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Autore: Amy_    24/11/2011    1 recensioni
Un ragazzo sensibile e determinato, un albero di amamelide e una radura che compare solamente nelle notti di luna piena.
Siamo nel XVII secolo, in un piccolo paese sperduto nel verde che nasconde nella sua foresta la presenza di una misteriosa fanciulla.
Riuscirà Alessandro a scoprire cosa si nasconde dietro la luce della luna?
Dal 3° capitolo:
Alessandro sbuffò e si stese sull’erba.
“Suona il flauto. Sei davvero brava. Lo puoi fare, almeno questo, per me?”
La faccia della fanciulla fu immediatamente a un centimetro dalla sua.
“Solo se mi dai un bacio”.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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RIVELAZIONI E SEGRETI.

 Quando si risvegliò, un terribile mal di testa iniziò a farsi sentire. Aprì gli occhi e si mise a sedere lentamente per evitare di aumentare le pulsazioni che aveva in testa, si guardò intorno e naturalmente la radura era completamente vuota e, del meraviglioso albero, non vi era per niente traccia.
“Torna quando la luna non c’è, se lo vuoi!”: gli aveva detto questo la voce prima di colpirlo…molto forte. Si toccò con la mano il bernoccolo che gli si era formato e cavolo se non faceva male.
Sbadigliò e si grattò la testa, gli sfuggiva qualcosa.
Giusto! Nel pomeriggio doveva aiutare i contadini del villaggio a sistemare il grano che loro avevano raccolto nella mattinata. Doveva subito tornare a casa, così si alzò e si incamminò verso la fattoria. Prima di tutto avrebbe fatto una bella dormita: di certo non sarebbe stato di grande aiuto se non avesse fatto sparire il mal di testa. Inoltre, il suo letto, lo avrebbe aiutato a mettere a tacere i dubbi che lo attanagliavano: non sapeva proprio se accettare l’invito della voce; lui era andato nella radura per cercare la fanciulla e, invece, si era imbattuto in una misteriosa voce proveniente da una figura di luce. Aaah! Che confusione! Per adesso avrebbe pensato solo a dormire.

 L’incantevole fanciulla lo guardava negli occhi sorridendo per poi rivolgere lo sguardo alla luna piena che troneggiava nel cielo. Petali di amamelide volteggiavano nell’aria diventando sempre più numerosi fino a ricoprire completamente la fanciulla. Quando anche l’ultimo petalo si fu appoggiato la fanciulla scomparve, tutto divenne buio e nel vuoto riecheggiava la voce: “Torna quando la luna non c’è, se lo vuoi!”.

Si svegliò di soprassalto. Era stato un sogno davvero strano, molto strano. Cosa voleva dire?
Si alzò e mise qualcosa sotto i denti: il suo stomaco reclamava cibo. Poi si preparò e andò al villaggio: lo aspettava un duro lavoro.
Quella sera tornò distrutto. Si addormentò immediatamente, senza trovare neanche il tempo di sedersi sotto l’albero per parlare alla luna. Ma quel giorno, almeno, aveva deciso di accettare l’invito della voce: forse avrebbe potuto sapere qualcosa sulla fanciulla, dopo tutto la prima volta che l’aveva vista era proprio nella stessa radura dove aveva sentito per la prima volta la voce e, inoltre, l’appuntamento era proprio in una notte di luna nuova.

 I giorni passavano e il ragazzo era sempre più impegnato tra il lavoro in fattoria e quello in paese. Ogni sera crollava esausto e, sfortunatamente, non riusciva più a parlare con la sua amica dalla luce bianca e questo lo rattristava molto.
Arrivò la prima notte di luna nuova.
Anche quel giorno il ragazzo aveva lavorato duramente, ma appena giunta la sera, prese in mano una candela e si incamminò nella foresta: non si sarebbe addormentato per nulla al mondo, doveva riuscire a sapere qualcosa sulla fanciulla.
Camminò in silenzio e con una certa fretta.
“Chissà se la radura sarà vuota questa volta?” si ritrovò a domandarsi con la voce della mente, lui un pochino sperava di ritrovare lo splendido lago.
Mancava poco all’arrivo quando una luce si fece strada tra gli alberi.
“Sono le lucciole!” pensò entusiasta.
Speranzoso il ragazzo arrivò all’ultimo albero al limitare della radura. Aveva intravisto un grande masso tra gli alberi, ma ancora non ci credeva. Chiuse gli occhi e prese un bel respiro.
Sentì lo scorrere dell’acqua.
Si affacciò e aprì gli occhi.

Tutto era proprio là, esattamente come lui si ricordava! Adesso doveva solo trovare la voce e chiederle se… la sua attenzione fu attirata da una figura sul limitar del lago che gli dava le spalle. Con movimenti delicati, questa, si tolse il vestito e l’appoggiò ai suoi piedi e poi con piccoli e regolari passi entrò nel lago. Le gocce d’acqua brillavano sulla pelle diafana della sua schiena.
Il ragazzo stava fissando estasiato la figura che gli sembrava così familiare quando quella sollevò le spalle come a prendere un profondo respiro e si girò.
Il ragazzo smise di respirare. Era la sua fanciulla e lo stava guardando, dritto negli occhi, con uno sguardo pieno di dolcezza e felicità. Lei iniziò a muoversi verso di lui e lui…lui era lì, fermo immobile senza niente che lo proteggeva dalla vista della fanciulla. Poteva confondersi benissimamente con gli alberi per quanto era rigido, peccato non fosse completamente marrone e con i capelli verdi.
“Se quella era un battuta faceva pena caro mio!” pensò.
Cavolo la presenza della fanciulla mandava il suo cervello in cortocircuito.
Il suo cuore batteva forte come non aveva mai battuto.

La fanciulla continuava ad avanzare e ad un certo punto, con un lento movimento della mano, fece muovere l’acqua: un serpente di quel liquido cristallino iniziò a fuoriuscire dal lago, al suo interno c’era una sostanza che lo rendeva scuro, doveva essere terra. La fanciulla iniziò a farlo girare intorno a lei in modo da coprire la sua pelle nuda e quando ormai l’acqua le arrivava al livello delle ginocchia, il serpente le copriva il seno, per poi scendere lungo il ventre e girare intorno alla vita. In tutto quel tempo lei non aveva mai smesso di guardare negli occhi il ragazzo. Quando il suo piede toccò la terra  le labbra si curvarono in un delicato sorriso e a quel punto, ad ogni suo passo, la fanciulla sembrava non toccare terra.
Il ragazzo iniziò ad indietreggiare, non sapeva proprio come comportarsi, non si era mai trovato in una situazione del genere.
La sua schiena andò a sbattere sul tronco di un albero.
La fanciulla lo aveva raggiunto e adesso era ad un passo da lui.
“Buonasera Alessandro.” disse.
Come faceva a conoscere il suo nome?
Le gambe gli cedettero, un po’ per la stanchezza causata dal duro lavoro, un po’ per la tensione che lo attanagliava e, così, si ritrovò con il sedere per terra.
La fanciulla rise di una risata silenziosa e poi si abbassò verso di lui, avvicinando i loro volti.
I suoi lunghi capelli sfiorarono il viso del ragazzo mentre piccole gocce d’acqua cadevano su di lui.
I loro sguardi non avevano mai smesso di incontrarsi: gli occhi castani della fanciulla studiavano quelli azzurro del ragazzo.
La fanciulla si avvicinò sempre di più a lui e lo baciò.
“E’ come trovarsi al centro dell’universo circondati da un milione di stelle” pensò Alessandro “sa di cielo”.
“Ha un buon sapore, di erba appena tagliata” pensò la fanciulla.
“Wow!” disse Alessandro e subito dopo le sue guance si colorarono di rosso. La fanciulla rise ancora felice.
“Senti, non è che potresti girarti. Sai, vorrei cambiarmi: questo è un po’ scomodo” disse, più per non imbarazzare Alessandro cambiandosi sotto i suoi occhi che per vergogna, indicando il serpente d’acqua.
“Oh! Cert…certo, certo!” disse, già molto imbarazzato.
Così la fanciulla si avvicinò al lago, fece ritornare l’acqua al suo posto e si rimise il vestito.
“Fatto!”.
Alessandro si girò.
“Sai” iniziò a parlare la fanciulla “sono così felice che tu sia venuto. Non ci speravo più, non mi parli più dall’ultima luna pien... Ops, forse ho detto troppo”.
Nella mente di Alessandro un groviglio fatto di confusione si andava espandendo.
“Hai detto troppo? Io… io sto capendo sempre di meno” disse lui sconsolato  “Per cominciare sono venuto qua perché una voce mi ha invitato e io ho accettato solo perché speravo di avere informazioni su di…te”.
A quel punto si rese veramente conto di quello che stava succedendo: aveva trovato la fanciulla che stava cercando da quasi due mesi e poi lei…lo aveva baciato.
“Ehi!” disse la fanciulla.
Si ridestò “Co…cosa c’è?”.
“Hai smesso di parlare all’improvviso! Avevi gli occhi persi nel vuoto! A cosa stavi pensando?”
“A niente” rispose velocemente. Non era vero, stava pensando a lei. Diventò rosso.
La fanciulla lo guardò dubbiosa, così Alessandro riprese a parlare per spostare la sua attenzione altrove.
“Stavo dicendo…la voce, giusto! Non è che per caso hai sentito una voce aggirarsi nei dintorni? Vorrei sapere perché mi ha invitato.”
Intanto la fanciulla si era seduta vicino al lago, aveva messo le gambe nell’acqua e gli stava facendo segno di sedersi accanto a lei. Quando Alessandro le si fu seduto accanto, iniziò a parlare.
“Devi sapere che io e la voce siamo la stessa persona e… mi dispiace averti colpito, ti ha fatto molto male?” disse con uno sguardo dispiaciuto, ma un po’ malizioso nel fondo.
Eh? La fanciulla che lui aveva visto fragile e delicata l’aveva colpito e, cavolo, se non gli aveva fatto male.
“No no, non ti preoccupare.” mentì “Io, comunque, non ci capisco niente ugualmente. Quindi tu e la figura di luce siete la stessa persona. Allora perché mi hai colpito, mentre adesso parliamo come vecchi amici?”
Lo guardò seria “Nessuno deve vedermi quando sono coperta di luce. Perderei i miei poteri e l’albero di amamelide morirebbe e stanne certo, non è una cosa positiva. E giusto per concludere allegramente morirei anch’io”.
“Perché?”.
Silenzio.
“Va bene. Ho capito, non me lo puoi dire. Di una cosa sono certo : questo posto è magico!” disse fiero di sé.
“Ragazzo sei un genio!” rise “Stai attento, però, non è semplice magia. E’ la magia della natura: è antica e potente”.
Annuì serio.
“Quindi tu non sei umana. Cosa sei?”
“Non te lo posso dire, mi dispiace”.
“Tutti questi segreti e allora perché mi stai parlando così tranquillamente, non hai paura che possa gridarlo al mondo?” disse come un bimbo capriccioso.
“Non puoi dirlo”.
“Eh?”.
“Anche se lo vuoi, non puoi parlare a nessuno di me. C’è un antica magia che lo impedisce per proteggermi”.
“Fantastico, ! E io che pensavo ti fidassi, in qualche modo, di me!”.
“Ma io mi fido di te. So che non verrai con la luna piena per non mettermi in pericolo”.
“Scusami, non ci avevo pensato” disse mortificato.
“Almeno posso sapere il tuo nome? Tu sai il mio e ancora non ho capito come”.
Si alzò in piedi e guardandolo dall’alto gli disse: “Il mio nome è il segreto più grande di tutti. Alcuni sanno che esisto, pochi chi sono, ma nessuno sa il mio nome”.
Si rattristò.
“Scusami, non volevo essere inopportuno”.
“Smettila di scusarti. E’ legittimo fare domande. E poi” continuò con un tono che la diceva lunga “io ti conosco meglio di quanto credi. Ah, non posso dirti perché, se vuoi saperlo scoprilo!”.
Alessandro sbuffò e si stese sull’erba.
“Suonami il flauto.” disse all’improvviso “Sei davvero brava. Lo puoi fare, almeno questo, per me?”
La faccia della fanciulla fu immediatamente a un centimetro dalla sua.
“Solo se mi dai un bacio”.
Il suo cuore iniziò ad accelerare i battiti ed era sicuro che ormai la sua faccia era completamente rossa. Gli mancavano le parole. Cavolo, quella ragazza era stata davvero audace, se non dire anche un po’ sfacciata, a chiedere una cosa del genere, ma lui in fondo voleva la stessa cosa.
Cavolo, era davvero imbarazzato, ma si fece coraggio e le diede un leggero bacio sulle labbra e, così, sentì quelle della fanciulla allargarsi in un sorriso.
Poi lei si mise a sedere e con un gesto della mano fece uscire dal lago una teca di vetro che le si appoggiò in grembo. L’aprì, prese il flauto e iniziò a suonare.
Alessandro la ascoltava rapito e si beava di quel momento, ma nonostante tutti i suoi sforzi la stanchezza prese il sopravvento e si addormentò con un pensiero nella mente: quella fanciulla non gli piaceva e basta, stava proprio iniziando a capire che si era innamorato di lei e non ne poteva fare a meno.
L’amore è proprio qualcosa di bello e irrazionale.

Quando la fanciulla si rese conto che il ragazzo si era addormentato smise si suonare e si incantò a guardarlo. Era così bello: occhi azzurri come il cielo di giorno e capelli corvini come la notte.
Lui non lo sapeva, ma lei era completamente innamorata di lui. Un colpo di fulmine, non le era mai successo. Si, era stata interessata a qualche altro ragazzo e a volte aveva creduto di aver trovato l’amore, ma purtroppo nessuno era quello giusto. O meglio, per fortuna, perché poi aveva trovato Alessandro e senza alcun motivo non riusciva più a toglierselo dalla testa. L’aveva osservato per un anno: era un ragazzo dolce, altruista, e anche molto solo, come lei. Poi quella notte aveva scoperto che era così impacciato quando si parlava di sentimenti, le aveva fatto tenerezza.
Adesso sperava con tutta l’anima che fosse lui a svelare il suo segreto e ringraziò mentalmente il cielo che, sopraffatto dalla stanchezza, si fosse dimenticato di chiederle il perché di quell’invito. Certo lo aveva baciato, e tra parentesi era stato stupendo, ma le era proibito rivelare i suoi sentimenti per prima, doveva farsi avanti lui. Maledette regole della magia, lei voleva semplicemente dirgli: “Ti ho invitato perché mi sono innamorata di te!”. Era una cosa così difficile da confessare, ma state certi che quanto questo è proibito ci si sente scoppiare.
La fanciulla sospirò senza mai smettere di guardarlo. Gli prese una mano: era così grande in confronto alla sua. Aveva desiderato così tanto l’intimità di quel gesto: adesso era sua.
Il cuore le batteva forte: non aveva mai contenuto tanto amore. Una lacrima le scese lungo il viso brillando di luce argentea: avrebbe fatto di tutto per quel ragazzo dall’animo puro.
Sospirò ancora.
Si stese accanto a lui e per tutta la notte non fece altro che guardarlo mentre dormiva serenamente.

NOTE DELL’AUTRICE:
Ed eccomi con il terzo capitolo! Finalmente Alessandro e la fanciulla si parlano!
Io mi sono emozionata quando ho scritto la parte finale! La fanciulla è tanto innamorata…e neanche Alessandro scherza, si sta innamorando lentamente e dolcemente.
Spero in qualche recensione, almeno una!!! Secondo voi chi è la misteriosa fanciulla?

  
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