RIVELAZIONI
E SEGRETI.
“Torna
quando la luna non c’è, se lo vuoi!”:
gli aveva detto questo la voce prima di
colpirlo…molto forte. Si toccò con la mano il
bernoccolo che gli si era formato
e cavolo se non faceva male.
Sbadigliò
e
si grattò la testa, gli sfuggiva qualcosa.
Giusto!
Nel
pomeriggio doveva aiutare i contadini del villaggio a sistemare il
grano che
loro avevano raccolto nella mattinata. Doveva subito tornare a casa,
così si
alzò e si incamminò verso la fattoria. Prima di
tutto avrebbe fatto una bella
dormita: di certo non sarebbe stato di grande aiuto se non avesse fatto
sparire
il mal di testa. Inoltre, il suo letto, lo avrebbe aiutato a mettere a
tacere i
dubbi che lo attanagliavano: non sapeva proprio se accettare
l’invito della
voce; lui era andato nella radura per cercare la fanciulla e, invece,
si era
imbattuto in una misteriosa voce proveniente da una figura di luce.
Aaah! Che
confusione! Per adesso avrebbe pensato solo a dormire.
Si alzò e
mise qualcosa sotto i denti: il suo stomaco reclamava cibo. Poi si
preparò e
andò al villaggio: lo aspettava un duro lavoro.
Quella sera
tornò distrutto. Si addormentò immediatamente,
senza trovare neanche il tempo
di sedersi sotto l’albero per parlare alla luna. Ma quel
giorno, almeno, aveva
deciso di accettare l’invito della voce: forse avrebbe potuto
sapere qualcosa
sulla fanciulla, dopo tutto la prima volta che l’aveva vista
era proprio nella
stessa radura dove aveva sentito per la prima volta la voce e, inoltre,
l’appuntamento era proprio in una notte di luna nuova.
Arrivò la
prima notte di luna nuova.
Anche quel
giorno il ragazzo aveva lavorato duramente, ma appena giunta la sera,
prese in
mano una candela e si incamminò nella foresta: non si
sarebbe addormentato per
nulla al mondo, doveva riuscire a sapere qualcosa sulla fanciulla.
Camminò in
silenzio e con una certa fretta.
“Chissà se
la radura sarà vuota questa volta?” si
ritrovò a domandarsi con la voce della
mente, lui un pochino sperava di ritrovare lo splendido lago.
Mancava
poco all’arrivo quando una luce si fece strada tra gli
alberi.
“Sono le
lucciole!” pensò entusiasta.
Speranzoso
il ragazzo arrivò all’ultimo albero al limitare
della radura. Aveva intravisto
un grande masso tra gli alberi, ma ancora non ci credeva. Chiuse gli
occhi e
prese un bel respiro.
Sentì lo
scorrere dell’acqua.
Si affacciò
e aprì gli occhi.
Il ragazzo
stava fissando estasiato la figura che gli sembrava così
familiare quando
quella sollevò le spalle come a prendere un profondo respiro
e si girò.
Il ragazzo
smise di respirare. Era la sua fanciulla e lo stava guardando, dritto
negli
occhi, con uno sguardo pieno di dolcezza e felicità. Lei
iniziò a muoversi
verso di lui e lui…lui era lì, fermo immobile
senza niente che lo proteggeva
dalla vista della fanciulla. Poteva confondersi benissimamente con gli
alberi
per quanto era rigido, peccato non fosse completamente marrone e con i
capelli
verdi.
“Se quella
era un battuta faceva pena caro mio!” pensò.
Cavolo la
presenza della fanciulla mandava il suo cervello in cortocircuito.
Il suo
cuore batteva forte come non aveva mai battuto.
La
fanciulla continuava ad avanzare e ad un certo punto, con un lento
movimento
della mano, fece muovere l’acqua: un serpente di quel liquido
cristallino
iniziò a fuoriuscire dal lago, al suo interno
c’era una sostanza che lo rendeva
scuro, doveva essere terra. La fanciulla iniziò a farlo
girare intorno a lei in
modo da coprire la sua pelle nuda e quando ormai l’acqua le
arrivava al livello
delle ginocchia, il serpente le copriva il seno, per poi scendere lungo
il
ventre e girare intorno alla vita. In tutto quel tempo lei non aveva
mai smesso
di guardare negli occhi il ragazzo. Quando il suo piede
toccò la terra le
labbra si curvarono in un delicato sorriso
e a quel punto, ad ogni suo passo, la fanciulla sembrava non toccare
terra.
Il ragazzo
iniziò ad indietreggiare, non sapeva proprio come
comportarsi, non si era mai
trovato in una situazione del genere.
La sua
schiena andò a sbattere sul tronco di un albero.
La
fanciulla lo aveva raggiunto e adesso era ad un passo da lui.
“Buonasera
Alessandro.” disse.
Come faceva
a conoscere il suo nome?
Le gambe
gli cedettero, un po’ per la stanchezza causata dal duro
lavoro, un po’ per la
tensione che lo attanagliava e, così, si ritrovò
con il sedere per terra.
La
fanciulla rise di una risata silenziosa e poi si abbassò
verso di lui,
avvicinando i loro volti.
I suoi
lunghi capelli sfiorarono il viso del ragazzo mentre piccole gocce
d’acqua
cadevano su di lui.
I loro
sguardi non avevano mai smesso di incontrarsi: gli occhi castani della
fanciulla studiavano quelli azzurro del ragazzo.
La
fanciulla si avvicinò sempre di più a lui e lo
baciò.
“E’ come
trovarsi al centro dell’universo circondati da un milione di
stelle” pensò
Alessandro “sa di cielo”.
“Ha un buon
sapore, di erba appena tagliata” pensò la
fanciulla.
“Wow!”
disse Alessandro e subito dopo le sue guance si colorarono di rosso. La
fanciulla rise ancora felice.
“Senti, non
è che potresti girarti. Sai, vorrei cambiarmi: questo
è un po’ scomodo” disse,
più per non imbarazzare Alessandro cambiandosi sotto i suoi
occhi che per
vergogna, indicando il serpente d’acqua.
“Oh!
Cert…certo, certo!” disse, già molto
imbarazzato.
Così la
fanciulla si avvicinò al lago, fece ritornare
l’acqua al suo posto e si rimise
il vestito.
“Fatto!”.
Alessandro
si girò.
“Sai”
iniziò a parlare la fanciulla “sono
così felice che tu sia venuto. Non ci
speravo più, non mi parli più
dall’ultima luna pien... Ops, forse ho detto
troppo”.
Nella mente
di Alessandro un groviglio fatto di confusione si andava espandendo.
“Hai detto
troppo? Io… io sto capendo sempre di meno” disse
lui sconsolato “Per
cominciare sono venuto qua perché una
voce mi ha invitato e io ho accettato solo perché speravo di
avere informazioni
su di…te”.
A quel
punto si rese veramente conto di quello che stava succedendo: aveva
trovato la
fanciulla che stava cercando da quasi due mesi e poi lei…lo
aveva baciato.
“Ehi!”
disse la fanciulla.
Si ridestò
“Co…cosa c’è?”.
“Hai smesso
di parlare all’improvviso! Avevi gli occhi persi nel vuoto! A
cosa stavi
pensando?”
“A niente”
rispose velocemente. Non era vero, stava pensando a lei.
Diventò rosso.
La
fanciulla lo guardò dubbiosa, così Alessandro
riprese a parlare per spostare la
sua attenzione altrove.
“Stavo
dicendo…la voce, giusto! Non è che per
caso hai sentito una voce aggirarsi nei dintorni? Vorrei sapere
perché mi ha
invitato.”
Intanto la
fanciulla si era seduta vicino al lago, aveva messo le gambe
nell’acqua e gli
stava facendo segno di sedersi accanto a lei. Quando Alessandro le si
fu seduto
accanto, iniziò a parlare.
“Devi sapere
che io e la voce siamo la stessa persona e… mi dispiace
averti colpito, ti ha
fatto molto male?” disse con uno sguardo dispiaciuto, ma un
po’ malizioso nel
fondo.
Eh? La
fanciulla che lui aveva visto fragile e delicata l’aveva
colpito e, cavolo, se
non gli aveva fatto male.
“No no, non
ti preoccupare.” mentì “Io, comunque,
non ci capisco niente ugualmente. Quindi
tu e la figura di luce siete la stessa persona. Allora
perché mi hai colpito,
mentre adesso parliamo come vecchi amici?”
Lo guardò
seria “Nessuno deve vedermi quando sono coperta di luce.
Perderei i miei poteri
e l’albero di amamelide morirebbe e stanne certo, non
è una cosa positiva. E
giusto per concludere allegramente morirei anch’io”.
“Perché?”.
Silenzio.
“Va bene.
Ho capito, non me lo puoi dire. Di una cosa sono certo : questo posto
è
magico!” disse fiero di sé.
“Ragazzo
sei un genio!” rise “Stai attento, però,
non è semplice magia. E’ la magia
della natura: è antica e potente”.
Annuì
serio.
“Quindi tu
non sei umana. Cosa sei?”
“Non te lo
posso dire, mi dispiace”.
“Tutti
questi segreti e allora perché mi stai parlando
così tranquillamente, non hai
paura che possa gridarlo al mondo?” disse come un bimbo
capriccioso.
“Non puoi
dirlo”.
“Eh?”.
“Anche se
lo vuoi, non puoi parlare a nessuno di me. C’è un
antica magia che lo impedisce
per proteggermi”.
“Fantastico,
! E io che pensavo ti fidassi, in qualche modo, di me!”.
“Ma io mi
fido di te. So che non verrai con la luna piena per non mettermi in
pericolo”.
“Scusami,
non ci avevo pensato” disse mortificato.
“Almeno
posso sapere il tuo nome? Tu sai il mio e ancora non ho capito
come”.
Si alzò in
piedi e guardandolo dall’alto gli disse: “Il mio
nome è il segreto più grande
di tutti. Alcuni sanno che esisto, pochi chi sono, ma nessuno sa il mio
nome”.
Si
rattristò.
“Scusami,
non volevo essere inopportuno”.
“Smettila
di scusarti. E’ legittimo fare domande. E poi”
continuò con un tono che la
diceva lunga “io ti conosco meglio di quanto credi. Ah, non
posso dirti perché,
se vuoi saperlo scoprilo!”.
Alessandro
sbuffò e si stese sull’erba.
“Suonami il
flauto.” disse all’improvviso “Sei
davvero brava. Lo puoi fare, almeno questo,
per me?”
La faccia
della fanciulla fu immediatamente a un centimetro dalla sua.
“Solo se mi
dai un bacio”.
Il suo
cuore iniziò ad accelerare i battiti ed era sicuro che ormai
la sua faccia era
completamente rossa. Gli mancavano le parole. Cavolo, quella ragazza
era stata
davvero audace, se non dire anche un po’ sfacciata, a
chiedere una cosa del
genere, ma lui in fondo voleva la stessa cosa.
Cavolo, era
davvero imbarazzato, ma si fece coraggio e le diede un leggero bacio
sulle
labbra e, così, sentì quelle della fanciulla
allargarsi in un sorriso.
Poi lei si
mise a sedere e con un gesto della mano fece uscire dal lago una teca
di vetro
che le si appoggiò in grembo. L’aprì,
prese il flauto e iniziò a suonare.
Alessandro
la ascoltava rapito e si beava di quel momento, ma nonostante tutti i
suoi
sforzi la stanchezza prese il sopravvento e si addormentò
con un pensiero nella
mente: quella fanciulla non gli piaceva e basta, stava proprio
iniziando a
capire che si era innamorato di lei e non ne poteva fare a meno.
L’amore è
proprio qualcosa di bello e irrazionale.
Lui non lo
sapeva, ma lei era completamente innamorata di lui. Un colpo di
fulmine, non le
era mai successo. Si, era stata interessata a qualche altro ragazzo e a
volte
aveva creduto di aver trovato l’amore, ma purtroppo nessuno
era quello giusto.
O meglio, per fortuna, perché poi aveva trovato Alessandro e
senza alcun motivo
non riusciva più a toglierselo dalla testa.
L’aveva osservato per un anno: era
un ragazzo dolce, altruista, e anche molto solo, come lei. Poi quella
notte
aveva scoperto che era così impacciato quando si parlava di
sentimenti, le
aveva fatto tenerezza.
Adesso
sperava con tutta l’anima che fosse lui a svelare il suo
segreto e ringraziò
mentalmente il cielo che, sopraffatto dalla stanchezza, si fosse
dimenticato di
chiederle il perché di quell’invito. Certo lo
aveva baciato, e tra parentesi
era stato stupendo, ma le era proibito rivelare i suoi sentimenti per
prima,
doveva farsi avanti lui. Maledette regole della magia, lei voleva
semplicemente
dirgli: “Ti ho invitato perché mi sono innamorata
di te!”. Era una cosa così
difficile da confessare, ma state certi che quanto questo è
proibito ci si
sente scoppiare.
La fanciulla
sospirò senza mai smettere di guardarlo. Gli prese una mano:
era così grande in
confronto alla sua. Aveva desiderato così tanto
l’intimità di quel gesto:
adesso era sua.
Il cuore le
batteva forte: non aveva mai contenuto tanto amore. Una lacrima le
scese lungo
il viso brillando di luce argentea: avrebbe fatto di tutto per quel
ragazzo
dall’animo puro.
Sospirò
ancora.
Si stese
accanto a lui e per tutta la notte non fece altro che guardarlo mentre
dormiva
serenamente.
Ed
eccomi con il terzo capitolo! Finalmente Alessandro
e la fanciulla si parlano!
Io mi sono emozionata
quando ho scritto la parte
finale! La fanciulla è tanto innamorata…e neanche
Alessandro scherza, si sta
innamorando lentamente e dolcemente.
Spero in qualche
recensione, almeno una!!! Secondo voi
chi è la misteriosa fanciulla?