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Autore: Ikumi91    24/11/2011    5 recensioni
[Remake della fanfiction "Obscure"]
Due anni sono passati dalla morte del dio Hades, ormai la pace regnava sulla Terra.
Almeno così sembrerebbe...
Un nemico ormai dimenticato da tempo reclamerà vendetta.
I Saint di Athena riusciranno a far ritornare la pace sul loro amato pianeta?
Genere: Generale, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Erano ormai le dieci di sera ad Hallein, in Austria, e Edgard aveva invitato il suo amico Michael a passare una serata insieme a casa, o meglio: Michael aveva forzatamente chiesto, dopo esasperanti richieste, di essere invitato per far sì che il suo amico studiasse. Così avrebbe recuperato il votaccio che aveva ricevuto nella verifica di economia.
Ormai il castano non ne poteva più di studiare; non era il tipo, avrebbe preferito fare tutt’altro, tipo uscire e divertirsi, che rimanere rintanato in casa ad arrovellarsi il cervello, ormai gli stava per scoppiare la testa!
Però Michael era un ragazzo dotato di grande pazienza, di conseguenza non badava più di molto a quello che diceva o alle lamentele del suo amico, per cui continuava a fargli ripetere la materia in questione, anche se certe volte era veramente una vera e propria impresa. E chissà se sarebbe riuscito a fargli entrare qualche cosa di economia, pensò il povero biondo.

“Bene, per ora abbiamo finito. Mi raccomando Ed, ripassa domani, eh?” Chiuse il libro che teneva in mano e lo poggiò sulla scrivania. Dopo di che si alzò e si stiracchiò siccome era rimasto quasi tutto il tempo seduto.

Edgard invece era rimasto ad osservare i fogli davanti a lui, ma con sguardo vuoto, stava pensando  non alla materia, ma a tutt’altro. Chissà a cosa, si disse mentalmente Michael. Dopo qualche minuto gli rispose: “Evviva! Non ne potevo più!” Si alzò di scatto e buttò con mala grazia la penna che teneva in mano sulla scrivania.
“A cosa pensavi?” Chiese curioso Michael mentre si liberava dell’elastico, lasciando cadere i capelli che gli arrivavano fino alle spalle.
“Mah, a nulla; le solite cose” Fece un gesto di stizza.
Micheal fece spallucce. “Comunque io vado Ed, ci sentiamo domani a scuola, notte” Prese lo zaino e salutò con mano il castano.
“Aspetta, ti accompagno.”
“Ma la conosco la strada, tranquillo” Disse gentilmente, non voleva scomodare il suo amico.
“Nono, ti accompagno o mi offendo!” inclinò lievemente la testa e lo guardò con uno sguardo semi serio per via del suo sorrisetto.
“Va bene” Rise sommessamente.

Anche se Edgard non era il massimo della cordialità in alcune occasioni, con Micheal tentava di esserlo, in fondo era l’amico a cui teneva maggiormente e sarebbe stato terribile se l’avrebbe perso per via dei suoi modi. Così l’accompagnò alla porta e lo salutò, poi il moro se ne andò in cucina a sgranocchiarsi qualcosa.


Notte fonda.

Gli unici rumori che si potevano percepire erano quelli delle lancette della sveglia del ragazzo che dormiva beatamente sul proprio letto, la stanza era sommersa nel buio completo, se non per la piccola luce proveniente dal televisore e quella dei lampioni che filtrava tra le tapparelle.

Edgard in quegli istanti sembrava un piccolo bambino indifeso, rilassato com’era tra le calde coperte del proprio letto; come quando era piccolo, dove il suo unico problema erano se i suoi genitori gli compravano quello che desiderava o no. E non doveva andare a scuola, soprattutto quello.
Qualche minuto più tardi Edgard si svegliò tranquillamente e si scompigliò maggiormente i capelli dopo essersi grattato la testa, gli occhi li teneva ancora socchiusi e si stiracchiò facendo un grosso sbadiglio che andò a riempire la camera.
Dopo aver aperto gli occhi cercando di vedere nell’oscurità della stanza, andò a sbirciare la sveglia per scoprire che orario era e prendendola tra le mani si accorse che erano quasi le tre del mattino. Si lamentò tramite un piccolo sbuffo, dopo di che si alzò dal letto per andare in cucina a bersi un bicchiere d’acqua.
Anche per il resto della casa non si udiva nulla, era una calma quasi irreale poiché durante il giorno c’era sempre un po’ di trambusto, anche se magari a livelli molto bassi. Dopo essersi dissetato ritornò nella sua amata stanza a riprendere il sonno, appena si mise sotto le coperte dal nulla gli apparve la sagoma di un volto a qualche centimetro di distanza tra la fine del letto e la sponda destra.
Edgard si prese un mezzo infarto che gli fece mancare l’aria per qualche secondo, e si sedette di scatto. Sembrava che il suo cuore da un momento all’altro stesse per esplodere da quanto batteva forte, eppure era un allucinazione, si disse mentalmente; cose di questo tipo non gli comportavano mai reazioni del genere. Forse lo era causato perché era notte fonda, forse…
Una manciata di minuti dopo che si fu calmato ed ebbe controllato la stanza guardando sia a destra che a sinistra, si sdraiò cercando di addormentarsi, sperando di non avere nuove allucinazioni.

Il mattino e buona parte della giornata procedettero normalmente come le altre, se non per  una strana sensazione di pesante dalla parte del collo e schiena che gli facevano perdere la concentrazione più del solito. All’inizio non sapeva come spiegare il perché, ma alla fine optò per il fatto che aveva dormito male o che stava iniziando a covare l’influenza.

A inizio del secondo intervallo appoggiò la testa sulla superficie del proprio banco, anche se era già occupata dal quaderno e libri vari e cercò di rilassarsi, nonostante il chiasso.
Micheal invece non si accorse dello stato del suo amico, anche perché non si notava molto ed era stato impegnato a seguire la lezione  o per altre faccende, perciò appena iniziò la pausa uscì dall’aula per farsi una piccola passeggiatina per i corridoi, finché non si imbatté su Anna.

“Ehy” Fu la ragazza a parlare per prima, fermando Micheal per la spalla.

Il giovane si voltò tranquillamente e rimase sorpreso: “A-Anna” Non era solito per loro due parlarsi, specie se non erano in compagnia di Edgard, per questo era un po’ imbarazzato. “Tutto bene?”
“Sìsì… E che… è da stamattina che non vedo Edgard… Gli è successo qualcosa?” Chiese.
“Ehm.. non ti ha ancora importunato oggi?” beh, in fondo era il termine giusto da usare; da quando la ragazza davanti a lui gli aveva urlato di tutto Edgard cercava in tutti i modi di riappacificarsi con lei, anche se con scarsi risultati.
“No. E’ per questo che ti ho fermato; sai com’è dopo un po’ ti ci fai l’abitudine.” Spiegò tranquillamente facendo spallucce. Poi le venne un’idea un po’ ridicola, ma la disse lo stesso: “Non è che ha iniziato a frequentare un’altra ragazza?” Guardò in maniera molto seria Micheal.
“Cos-No! Non lo farebbe mai…. E poi… magari è solo per oggi. Dai.” Anche se non lo mostrava Micheal ne era felice poiché c’era ancora qualche speranza per il suo amico.
Annuì a quelle parole “Mh, mi fido. Vabbeh, ti lascio, ci si vede in giro” E si allontanò per ritornare dalle sue amiche.
Il biondo fece un sospiro di sollievo e fece dietro front per ritornare in aula e parlare con Edgard, appena si avvicinò a lui lo scosse lievemente, in modo da richiedere la propria attenzione “Ehy Ed, tutto bene?”
“Mh, lasciami” Con la mano sinistra cercò di  scacciarlo via infastidito nell’essere disturbato.
Micheal non ci rimase male perciò continuò ugualmente: “ Sai... Anna mi ha cercato e chiesto di te, forse è la volta buona che ti perdona!” Disse con entusiasmo.
“Ah… bene… Però ora lasciami che son stanco.” Cercò di farlo allontanare.
“Ma tra pochi minuti inizia la lezione…” Disse con un tono un po’ rattristato.
“Fa lo stesso; vorrà dire che mi sveglierò a quel tempo.” Lo liquidò.
Il biondo fece un’espressione preoccupata e si allontanò fino ad arrivare al proprio banco e si sedette. Rimase ad osservare il moro, non era da lui comportarsi in quel modo se si trattava di Anna, forse si era svegliato col piede sbagliato. Pensò.

Kanon quel giorno aveva deciso di allenarsi da solo e poiché non voleva nessuno trai piedi pensò che il posto migliore per fare un po' di allenamento fosse la prateria, una modesta area verde nei confini ovest del Santuario. Un luogo adatto per lui in quanto non amante della compagnia.
Era una giornata mite: poche nuvole coprivano il cielo azzurro e la quiete veniva interrotta solo dagli cinguettii degli uccelli.
Poggiò una bottiglietta d'acqua sotto l'ombra di un albero ed iniziò ad allenarsi, man mano che il tempo passava il sole saliva più in alto in cielo facendo capire che ormai era mezzogiorno, ma non se ne preoccupò poiché aveva deciso di saltare il pranzo, per pensare esclusivamente agli allenamenti.
In quel momento della giornata il sole picchiava più forte e, di conseguenza, il cavaliere di Gemini sudava maggiormente. I ciuffi di capelli davanti erano appiccicati al viso e la maglietta bianca era ormai aderente e facevano mostrare il corpo scolpito frutto dei vari anni di allenamento e battaglie. Nonostante il male fosse stato sconfitto dopo la morte di Hades, Kanon preferiva non poltrire anche perché non gli si addiceva per nulla.
Se fosse stata una persona socievole, forse, avrebbe fatto conoscenza di altre persone anziché fare l'asociale e starsene lì da solo, ma era difficile per lui rapportarsi con gli altri. Saga era quello più socievole e cordiale.
Saga... Era da molto che non pensava a lui; avrebbe preferito che avesse vissuto lui al suo posto, sicuramente se lo meritava più lui questa vita di pace, ma il fato aveva deciso così e non restava che andare avanti.
Ad un certo punto sentì un cosmo familiare avvicinarsi al posto e quando la figura uscì dalla boscaglia ebbe conferma: era il cavaliere di Andromeda.

“Oh.... Scusa...” Disse mortificato il giovane dai capelli verdi.
Kanon, che nel frattempo aveva smesso di allenarsi, stava raggiungendo un albero dove aveva posto vicino la bottiglietta d'acqua “ E perché?” Aprì la bottiglia e ne bevve un sorso.
“Per aver interrotto l'allenamento...” Rispose.
“Mft... Non c'era bisogno. Avevo deciso di prendermi una pausa.” Posò la bottiglietta a terra e si tolse la maglietta sporca di sudore “Non sapevo che venissi in questo posto”
“In effetti non ci vengo molto spesso, di solito quando ho voglia di starmene un po' da solo per conto mio.” Spiegò tranquillamente.
“Capisco” Si allontanò dal tronco e si rimise ad allenarsi.

Shun invece si sedette all'ombra di un albero rimanendo a guardare il Gold Saint in silenzio. Come altri giorni, aveva preferito rimanersene da solo e dato che si trovava da quelle parti andò nella prateria a pensare.
Appoggiò la schiena sul tronco dell'albero ed osservò Kanon allenarsi e lo studiò.
Shun immaginava che sotto quella scorza di durezza ci fosse in fondo una persona gentile, un po' come Shaina, anche se lei quel suo lato lo aveva dimostrato diverse volte, soprattutto per la difesa di Seiya.
Per quando potessero essere simili, o almeno così la pensava Shun, Shaina e Kanon non si potevano soffrire e questo era ormai un dato di fatto al Santuario e alle nuove reclute: venivano persino avvisati dai loro compagni d'addestramento più anziani.
Da due anni ormai  andava questa storia e si domandava se mai un giorno avrebbero risolto le loro divergenze, ci aveva provato pure lui una volta ma fu invano. Ma di certo non aveva  perso la speranza.
Beh, un fatto positivo c'era: movimentavano la vita al Grande Tempio. Non che fossero noiose le giornate sia chiaro, ma a volte erano pure divertenti.
Chiuse gli occhi e poco dopo si addormentò.

 
Verso il tramonto Shun si svegliò a causa della voce dell'ex Generale Sea Dragon che lo invitava ad alzarsi, quando aprì gli occhi si ritrovò davanti un Kanon circondato dalla luce del sole che stava tramontando, e tutta quell'aurea di luce sembrava un dio disceso dal cielo. Sebbene Kanon avesse trent'anni ne dimostrava meno, quasi ventisei, almeno era quello che pensava il Bronze Saint.
Il ragazzo rimase ad osservarlo per diversi secondi arrossendo leggermente.

 “Tutto bene?” Chiese il Gold Saint.
“Eh? Oh sì...” Si alzò da terrà pulendosi i pantaloni dall'erba. “Come si è fatto tardi, grazie per avermi svegliato”
“Di nulla.” Sorpassò l'adolescente per dirigersi  verso la sua casa, Shun lo seguì poco dopo.

Mentre camminavano alcune sacerdotesse guerriero si imbambolarono alla vista di Kanon a petto nudo e mezzo sudato, il Gold Saint era indubbiamente uno dei uomini più belli che calpestavano il Santuario e in quello stato era qualcosa di irresistibile per le donne, beh, una buona parte. A parte Shaina che stava passando da quelle parti per andare nella sua stanza nel dormitorio femminile.
Cosa ci provavano  quelle donne per un tipo come lui doveva ancora capirlo, però almeno da quel che sapeva non era un tipo come Milo. Qualcosa di positivo almeno ce l'aveva.
Nel breve istante in cui incrociarono gli sguardi, Kanon diede sfoggio ad un sorriso beffardo, come una sorta di sfida personale.
Shaina, con uno sonoro sbuffo se ne andò a passo svelto verso il dormitorio.




Note dell'autrice:
Lo so che questo capitolo è molto pro Kanon o almeno dal punto di vista di una fangirl, ma non ho saputo trattenermi u__u. La storia inizia lievemente a smuoversi e spero che vi piaccia! E Anna non doveva neanche comparire in questo cap, vabbeh °_°' E mi scuso del cap corto, ma non sapevo che scriverci ;O; e non mi piace neanche molto com'è venuto, vabbeh D: Alla prossima E come sempre ringrazio chi recensisce, legge, la mette tra le Preferite/Seguite/Ricordate, un grazie di cuore, mi rendete felice ç_ç

   
 
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