Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |       
Autore: groffgasm    24/11/2011    5 recensioni
FanFiction St. Berry. Dopo il diploma Rachel si traferisce con Kurt a NY per frequentare la NYADA (New York Academy of Dramatic Arts). Jesse St. James vive a NY già da più di un anno, esattamente da dopo le Nazionali del 2011 e ha ottenuto un importante ruolo a Broadway. Il destino li farà rincontrare. È inevitabile che Rachel sarebbe stata accettata alla NYADA. È inevitabile che Jesse sarebbe riuscito a calcare i palcoscenici di Broadway. Un sacco di cose sono inevitabili... sarà l'amore tra Jesse e Rachel una di queste?
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jessie St. James, Rachel Berry | Coppie: Jessie/Rachel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

9:00

Don't tell me not to live,
Just sit and putter,
Life's candy and the sun's
A ball of butter.
Don't bring around a cloud
To rain on my parade.

 

Kurt si alzò di scatto. Rachel allungò la mano per disattivare la sveglia sul suo cellulare e poi guardò Kurt sorridendo.

“Don't rain on my parade come sveglia, Rachel? Davvero? Ma qualcosa di più lento, no eh? Per carità, lo sai che l'adoro ma questo non lo definirei proprio il più dolce dei risvegli. A momenti non avevo un infarto!”

“Rilassati, Kurt. È la canzone perfetta per svegliarsi al mattino. Ti da la giusta carica per cominciare una nuova giornata! Barbra ci sta sempre. E adesso alzati! Non c'è tempo da perdere... New York ci aspetta!”

 

New York ci aspetta. Ancora non riusciva a crederci. Era a New York. L'aveva da sempre sognato. I suoi papà le avevano raccontato che i suoi primi passi furono mossi proprio mentre ascoltavano New York, New York di Frank Sinatra. Era stato un segno. Era destinata a camminare per quelle strade, sotto quel cielo. Era inevitabile che un giorno avrebbe vissuto lì. Non avrebbe potuto immaginare la sua vita da nessun'altra parte. Certo, il suo ultimo anno di scuola aveva dubitato. La ragione: Finn Hudson. Tante volte avevano litigato a causa delle loro diverse prospettive future. Finn non voleva andare a New York con lei. Lui stava bene a Lima. Per un periodo aveva pensato che non ce l'avrebbe fatta senza di lui. Una relazione a distanza l'aveva esclusa, non credeva nelle relazioni a distanza. Prima o poi uno dei due avrebbe finito col stancarsi e avrebbe tradito l'altro e si sarebbero solamente fatti del male. Lui le aveva chiesto di non partire. Secondo lui avrebbero potuto avere una vita felice insieme a Lima. Ma questi non erano i piani di Rachel. Non poteva restare a Lima. Lasciare Finn era stata una decisione non facile, certamente. Erano stati insieme per tanto tempo ma dopo essersi diplomati era giunto il tempo di andare ognuno per la propria strada. Era stata la decisione giusta da prendere.

Mentre guardava la città dalla sua finestra si odiò per aver pensato anche solo per un istante di rinunciare a tutto ciò che New York le offriva per un ragazzo. Mai più avrebbe permesso a se stessa di mettere in dubbio il futuro che lei sognava da sempre. Mai più avrebbe permesso ad un ragazzo di mettersi tra lei e i suoi sogni.

 

“Kurt, sei pronto? Sei chiuso in bagno da un'ora! Ma quanto ci metti per prepararti?”

Kurt uscì dal bagno saltellando “Mi stanno divinamente questi pantaloni! Farò strage di cuori oggi in Central Park. Presto tutti sapranno il mio nome come sinonimo di eleganza e raffinatezza.”

Rachel scoppiò a ridere e abbracciò Kurt.

“Sei stupendo, te lo concedo. Ma devi lavorare sui tempi, tesoro.”

Poi gli prese la mano e lo trascinò alla finestra.

“Guarda, Kurt. Non è bellissimo?”

Gli occhi di Kurt brillarono alla vista di quel panorama.

“È stupendo.”

Rachel sapeva che non avrebbe potuto condividere questo nuovo capitolo della sua vita con una persona migliore. Kurt era il suo migliore amico. Ricordò il giorno in cui ricevettero la risposta alla loro domanda d'ammissione alla NYADA (New York Academy of Dramatic Arts). Aprirono insieme le loro lettere e dopo qualche secondo di tensione lanciarono un grido di gioia tale da allarmare tutto il vicinato. Erano stati presi entrambi. Ce l'avevano messa tutta nelle audizioni che avevano sostenuto. Giorni e notti passati a provare insieme. I loro genitori avevano lavorato duro per mettere da parte tutti i soldi necessari affinchè i due ragazzi potessero realizzare il loro sogno. Era stato un lavoro di squadra, insomma. E i loro sforzi erano stati ripagati. Quel giorno in cui lesse di essere stata ammessa ad una scuola di tale livello dove avevano studiato artisti del calibro di Robert Redford e Danny Devito era stato uno dei giorni più belli della sua vita. Era così felice e i suoi papà erano così soddisfatti di lei. Era un piccolo passo verso il successo. Un piccolo passo nel costruire il proprio futuro. Un piccolo passo verso Broadway. Un piccolo passo verso il lavoro dei suoi sogni. Verso la vita dei suoi sogni. Verso la felicità.

 

Era la prima mattinata che Rachel e Kurt spendevano nella grande mela. Erano arrivati in tarda serata del giorno prima ed erano praticamente crollati sul letto non appena arrivati nella loro stanza. I dormitori non erano niente male. I corridoi pieni di ragazzi e ragazze che provenivano da varie parti degli Stati Uniti. Le stanze molto accoglienti. Lei divideva la sua con Kurt. I corsi sarebbero cominciati la settimana successiva per cui avevano qualche giorno libero per godersi pienamente New York. Avevano deciso di passare la prima mattinata a passeggiare in Central Park e il pomeriggio tra i teatri di Broadway. Non era la prima volta che Rachel camminava tra quelle strade ammirando le insegne luminose dei teatri ma ogni volta era come la prima volta. Era una sensazione indescrivibile. Si sentiva a casa. Sentiva di appartenere lì. Si sentiva felice.

 

“Un giorno saremo le star di questi teatri, Kurt. Costi quel che costi. Ce la faremo. È inevitabile.

Kurt annuì e abbracciò la sua migliore amica.

 

Non sarebbe stato facile, Rachel lo sapeva bene. La strada era tutta in salita. Non era più una ragazzina ormai, era tempo di rimboccarsi le maniche se davvero voleva veder realizzati i suoi sogni. Nessuna interferenza. Nessuna distrazione. Doveva concentrasi solo su se stessa. Un nuovo capitolo della sua vita stava cominciando. E lei era pronta.

 


 

 

 

12:30

 

Risponde la segreteria telefonica di Jesse. Lasciate un messaggio dopo il bip.

 

“Jesse! È la decima volta che ti chiamo, non so nemmeno quanti messaggi ti ho lasciato in segreteria! Dovevamo vederci per l'aperitivo alle 12! Spero che il motivo della tua buca sia la biondina con cui hai lasciato la festa ieri! Ci hai dato dentro tutta la notte, eh?! Voglio i dettagli! In ogni caso, richiamami quando ti riprendi!”

 

 

13:00

 

“Cazzo! La mia testa!” Jesse aprì gli occhi quando il sole illuminava ormai tutto l'appartamento. Si alzò dal letto e guardò l'orologio. “Cazzo! È l'una!” Spalancò le finestre e andò verso il bagno. Si guardò allo specchio. Non era proprio il suo aspetto migliore. I suoi ricci erano tutti arruffati e quelle occhiaie non gli donavano per niente. Si passò le mani tra i capelli. “È ora di darsi una ripulita” disse a se stesso nello specchio. Si diresse verso la sua scrivania e accese il suo mac. Aprì Itunes e FutureSex/LoveSounds di Justin Timberlake partì. Alzò il volume e poi tornò in bagno. Si tolse la t-shirt e lasciò cadere i boxer per terra. Si buttò sotto la doccia. L'acqua fredda cominciò a scendere sul suo corpo nudo. Una doccia fredda lo aiutava sempre ad alleviare i postumi di una sbronza e di una nottata come quella che aveva passato. E quelle nottate erano molto frequenti nella vita di Jesse. Uscì dalla doccia dieci minuti dopo. Dopo essersi asciugato aprì il suo armadio. Scelse un paio di jeans e una camicia nera e si vestì con calma. “Ma dove diamine ho messo il cellulare?” pensò mentre perlustrava la camera. Finalmente quando infilò una mano nella giacca che indossava la sera prima lo trovò. Poi trovò un bigliettino “Ho passato una notte stupenda. Chiamami.” E una serie di numeri a seguire. “Sì, come no!” Pensò Jesse mentre strappava quel bigliettino e ne gettava i resti nel cestino. Poi si concentrò sul cellulare. 10 chiamate senza risposta e 3 messaggi in segreteria. Tutti di Matt.

“Buongiorno!”

“Cazzo, Jesse! Alla buon ora!”

“Amico, un metro di gambe, non se mi spiego.”

“Jesse, mi hai dato buca per l'aperitivo, non so se mi spiego!”

“Sì lo so Matt, mi dispiace. Sei ancora fuori? Pranziamo insieme? Hai detto che volevi i dettagli, no?”

“Sì sono ancora in giro, stronzo. Muoviti a raggiungermi. Ci vediamo tra mezz'ora al solito posto.”

“Perfetto. A dopo.”

Jesse mise un po' di ordine in giro prima di lasciare la camera. Non gli piaceva avere troppa confusione in giro. Prese il portafoglio, il cellulare e le chiavi e si specchiò per l'ultima volta prima di uscire. “Decisamente meglio”, pensò guardandosi allo specchio.

 

 

 

Jesse entrò nel ristorante e vide subito il suo amico Matt seduto ad un tavolo che lo aspettava. Matt era incredibile. Era stata la prima persona che aveva conosciuto a New York. Frequentavano lo stesso corso di recitazione. Lui era nato e cresciuto a Manhattan. Gli era sembrato un tipo in gamba da subito. Jesse ripensò a quante ne avevano combinate insieme. Tante, davvero tante. Con Matt non ci si annoiava mai. Lui l'aveva portato con sé alle prima feste, l'aveva introdotto nel suo giro e gli aveva mostrato le bellezze dell' Upper East Side e i divertimenti che poteva offrire. Il lato cattivo e quello buono. Matt parlava sempre così dell'elitè di Manhattan. E poi aggiungeva “Noi siamo nel mezzo, Jesse. Non siamo santi ma non siamo nemmeno i cattivi. E qui di gente cattiva ce n'è tanta. È importante che tu capisca subito come funziona. Tanti ragazzi spendono i soldi dei loro genitori in feste da sballo, champagne e droghe. A molta gente qui interessa solo del conto in banca. Ma non disperarti, oltre a gente manipolatrice e superficiale c'è anche gente onesta e gentile qui. Noi siamo nel mezzo: andiamo alle feste da sballo, ci ubriachiamo, scopiamo con le ragazze che vogliamo ma ci teniamo fuori dai guai. Niente droghe o cazzate del genere. Allora che ne dici, Jesse? Sei pronto per iniziare la tua nuova vita a New York?” Jesse era rimasto senza parole quando Matt gli aveva parlato così dopo appena dieci minuti che si erano presentati. Gli aveva sorriso e aveva annuito. Ripensò alle prime feste insieme. Jesse non era assolutamente abituato a uno sfarzo del genere. Certo non ci mise molto ad abituarsi. Ricordava ancora benissimo il discorso che ebbero dopo la seconda festa. “Matt, perchè fai tutto questo per me? Voglio dire... mi porti a queste feste, mi hai da subito messo in guardia sulla gente che avremmo incontrato...”

“Non sono gay, se è questo che stai pensando.” E sorrise. “Vedi, Jesse, a dir la verità mi ricordi me stesso un po' di tempo fa.”

“Perchè?”

“Perchè avevo il tuo stesso sguardo infelice. Non sono cosa ti sei lasciato alle spalle prima di trasferirti qui o cosa ti abbia ferito prima che ci conoscessimo, ma deve aver lasciato un segno su di te. Per tanto tempo ho cercato di essere ciò che mio padre voleva che io fossi. Ho rotto i rapporti con lui da un po' di tempo. Ho smesso di studiare ingegneria, di cui francamente non mi fregava nulla, e ho cominciato a prendere lezioni di batteria. Vedi Jesse, io sono sempre stato affascinato dal mondo della musica. Ho sempre ammirato i batteristi in particolare. Guardavo le esibizioni di John Bonham, Roger Taylor e Nicko McBrain e le mie orecchie avevano un orgasmo. Da poco mi sono affezionato anche al mondo del teatro. Del resto quando vivi in una città come questa è naturale. -Roba da gay- diceva mio padre. -Non ti pagherai il futuro con questa roba-. Ora oltre a prendere lezioni di batteria seguo questo corso di recitazione con te, e sono felice, molto felice. Finalmente faccio qualcosa che mi piace fare. Il punto è, Jesse, che fino a qualche mese fa ero triste e vedo la stessa tristezza nei tuoi occhi. L'ho notata subito. E quindi ho pensato di aiutarti. Insomma sei a New York, una delle città più belle del mondo. E hai 20 anni. Non puoi passare la tua gioventù a tenere il broncio. Per cui, sorridi Jesse St. James. Ci divertiremo.”

“Grazie.”, era stata l'unica cosa che era riuscito a dire a quel tempo. Matt ci aveva preso in pieno. Tristezza nei suoi occhi. Sapeva bene chi l'aveva causata. Rachel Berry si chiamava. Campionati Nazionali di canto coreografato 2011. Umiliato davanti a più di tre mila persone. Ripensò a quel bacio sul palcoscenico. Che schifo. Umiliato e tradito. Ecco come si era sentito. Lui le aveva confessato il suo amore e questo era quello che aveva ottenuto. Stupida ragazzina e stupido Jesse per aver creduto che quella potesse essere la sua anima gemella. Quel giorno stesso promise a se stesso di non permettere mai più a nessuna ragazza di farlo sentire in quel modo. Certo qualcosa di buono ne era uscito da tutto ciò, aveva deciso di restare a New York e studiare lì, dopo l'insuccesso a Los Angeles. New York certamente era il posto giusto per lui. Conobbe Matt in quel corso di recitazione che aveva cominciato a seguire. Una delle persone più brave e gentili che avesse mai conosciuto. Un grande amico. Sincero e senza secondi fini. Fu grazie a lui che dopo un po' di tempo cominciò a tornare ad essere il Jesse di sempre. Quello allegro e spensierato, l'anima della festa, non quello depresso per pene d'amore seduto ad un angolino.

Ora più di un anno dopo, tante cose erano cambiate. Lui e Matt erano come fratelli ormai. Si divertivano da matti insieme. Feste in continuazione, champagne e belle ragazze. Proprio così come gli aveva promesso Matt dal primo giorno. Ed oltre a belle, molte. Non voleva impegnarsi con nessuna. Voleva divertirsi e basta. Voleva stare bene. Così ogni volta che qualcuna gli chiedeva di richiamarla dopo una notte di sesso, non lo faceva. Con uno schiocco di dita, avrebbe avuto una nuova ragazza con cui divertirsi il giorno dopo.

 

"Che cosa vi porto, ragazzi?"

"Due bistecche con patate per me e il mio amico, grazie."

La cameriera annuì sorridendo e si allontanò da loro tavolo.

"Matt, quella ci sta, amico. Hai visto come ti ha guardato mentre ordinavi? Ti stava mangiando con gli occhi!"

"Nah, non è il mio tipo. E poi non cercare di spostare la conversazione altrove. Sto ancora aspettando di sapere cos'hai combinato ieri sera dopo aver lasciato la festa con la bionda dalle gambe chilometriche... Come si chiamava?"

"Natalie... No, Natasha... No... qualcosa con la N... o con la M...forse..."

"Che gran bastardo!"

Jesse rise. "Ho imparato dal migliore."

"Anche questo è vero". Matt non potè trattenere la risata e poi continuò. "Allora?"

"Allora... eravamo tutti presi a ballare e ad un certo punto mi infila la mano nei pantaloni e mi sussurra all'orecchio -Dovremmo spostare la festa nel mio appartamento a soli due isolati da qui-. A quel punto non me lo son fatto ripetere due volte."

"Jesse St. James sei un ragazzo fottutamente fortunato."

"Hey, che posso farci se le donne semplicemente cadono ai miei piedi. Non è mica colpa mia se sono così affascinante" E poi continuò. "Due bottiglie di champagne e dopo 10 minuti ci stavamo già dando dentro sulla sua scrivania, contro il muro, sul letto... Insomma per dirla breve, quando abbiamo finito il suo appartamento era più in disordine del tuo."

"Sei un coglione."

"Siamo in vena di complimenti stamattina."

Scoppiarono a ridere e poi Jesse continuò. "Sono tornato nel mio appartamento stamattina alle sei. Mi dispiace di averti dato buca per l'aperitivo.”

"Almeno hai avuto un buon motivo per darmi buca."

"Già" rispose Jesse sorridendo.

 

 

Si stava godendo la sua vita, Jesse St. James. Stava bene, molto bene. E soprattutto era arrivata da poco la grande notizia. Dopo una serie di provini era stato scelto per il remake di Hairspray nel ruolo di Link Larkin. Il suo debutto a Broadway. Avrebbe cominciato le prove la settimana successiva. Un sogno che diventava realtà. Sapeva che prima o poi ce l'avrebbe fatta. Aveva avuto i suoi dubbi quando Los Angeles si era rivelata un fallimento ma in cuor suo sapeva che non doveva mollare. Sapeva che esibirsi su un palcoscenico era quello per cui era nato. Era inevitabile.

 

 

 

Nota dell'autore:

Ciao a tutti! Questo è il mio primo tentativo di fanfiction. Sono emozionata XD È dedicata alla mia OTP: St. Berry. L'amore che provo per questa coppia è così grande che ho deciso di cominciare a scrivere una mia storia su di loro dato che gli scrittori di Glee non hanno saputo sfruttare il potenziale di questa magnifica coppia. Vorrei ringraziare tutti quelli che leggeranno questo primo capitolo e decideranno di seguire questa fanfiction. Spero che piaccia a qualcuno :) Questo primo capitolo è una sorta di introduzione alla storia. Ho dato un po' più spazio a Jesse, ma dal prossimo capitolo lo spazio sarà diviso meglio :) Fatemi sapere cosa ne pensate :)

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: groffgasm