Mano
nella mano camminavano pel le strade di Hogsmeade guardando qua e là
qualche vetrina e
mangiucchiando
api frizzole e rotelle di liquirizia appena comprate da Mielandia. “Ti
prego, solo un’occhiatina,
non ci
fermeremo molto” sbatté le ciglia qualche volta, sapeva che lui a
quell’espressione non riusciva a
resistere
“Lo sai che sono allergico ai libri, non puoi trascinarmi in una libreria
ogni volta che uscia…” “Dai, ti
prego!
Magari trovi qualcosa che ti interessa, tipo un libro sul Quidditch, oppure
potresti sederti e aspettarmi”
occhi
da cucciolo bisognoso d’affetto “oh, e va bene, però al
massimo dieci minuti. E comunque non vale che
tu usi
i tuoi dolci occhini per farmi cedere” lui mise un tenero broncio
“Altrimenti a cosa mi servono questi
“dolci
occhini”?!?” gli diede un casto bacio a fior di labbra e
continuarono a camminare verso una meta ben
precisa.
Il
rumore di uno schiaffo ben assestato risuonò nell’aria. “I
miei più sinceri ringraziamenti Ronald Weasley per
avermi
accompagnato in biblioteca e avermi fatto assistere a questa stupenda
scenetta”. Evidente, sulla guancia
del
ragazzo, spiccava l’impronta di una mano sempre più rossa. Dire
che Lavanda Brown, in quel momento
immobile
accanto a lui, somigliasse a una fontana sarebbe un eufemismo. Caldi lacrimoni
le rigavano le guance
senza
aver sosta, le braccia erano abbandonate lungo i fianchi e il corpo scosso da
violenti singulti. Fissava il
rosso,
più spaventato che sconvolto.
Pochi minuti prima
Lavanda Brown, fiera Grifondoro del sesto
anno, intenta ad osservare le vetrine sfavillanti del centro di
Hogsmeade fu colta alla sprovvista da un
attacco di gelosia: Ron Weasley ed Hermione Granger
chiacchieravano vicini, troppo vicini,
così vicini da tenersi per mano, dall’altro lato della strada,
mentre
varcavano la soglia del Ghirigoro. Calmati Lavanda, sono solo ottimi amici
[ottimi amici che si tengono
per
mano?!?] taci tu, vocina maligna, il mio Ron Ron non
mi farebbe mai nulla di male, figurarsi uscire
con
un’altra [ma i tuoi occhi sanno cos’hanno visto…]. Presa dal suo dibattito interiore non si accorse
che
si stava dirigendo proprio nel luogo in cui
pochi attimi prima si era apprestata a entrare la coppia.
E così si erano ritrovati in quella
situazione: Hermione, lasciato da pochi minuti Ron all’ingresso del
Ghirigoro, aveva avuto fortuna nel trovare
subito il libro che cercava e, effettuato il suo acquisto,
camminava tra gli scaffali cercando con lo
sguardo il suo ragazzo.
Pietrificata, l’unica reazione che ebbe
alla vista della scena che le si
presentava: il suo ragazzo e una delle sue amiche più fidate si stavano
scambiando teneri ma appassionati baci alla
flebile luce che rischiarava l’aria polverosa degli scaffali
pieni di libri che arredavano la libreria.
Troppo impegnati per accorgersi della sua presenza, continuarono
ignari del cataclisma che di lì a
poco si sarebbe abbattuto su di loro. Solo quando la mancanza di ossigeno
li costrinse a staccarsi, Ron
avvertì un fastidioso formicolio all’altezza della nuca che ben
presto capì essere
uno sguardo furibondo che lanciava saette
inceneritrici in sua direzione. “Oh…” tipico da Ron, classica
espressione sorpresa dopo essere stato
colto con le mani nel sacco, o più precisamente con la lingua in
bocca altrui “Hai trovato ciò
che cercavi? Andiamo?” dopo la sorpresa l’indifferenza.
Senza nemmeno badare
all’indecifrabile espressione dipinta sul volto di Lavanda, si
avvicinò con passo
sostenuto a quello che sarebbe dovuto
essere il suo ragazzo.
“Non
è come sembra!” aveva esclamato Ron senza pensarci su, spinto dal
terrore. Curiosa di sentire quale fosse
il
perché il suo ragazzo, ormai ex-ragazzo, stesse provvedendo a innalzarle
un paio di stupende e ramificate
corna
sulla testa facendo la respirazione bocca a bocca a una sanissima Lavanda nel
bel mezzo di una libreria a
pochi
passi da lei, Hermione si fermò dinanzi al rosso con le mani sui fianchi
in una tipica posa Made in Molly
Weasley.
Ripensandoci,
il ragazzo capì d’aver
sparato proprio una grossa cazzata. In effetti era come sembrava,
esattamente
ed inesorabilmente come sembrava. Imbarazzato passò con lo sguardo
dall’una all’altra ragazza,
cercando
accuratamente nel suo dizionario mentale le parole adatte da utilizzare.
Hermione
fissò per qualche istante Lavanda: sembrava essere a pezzi, lo sguardo
vuoto e vacuo e le copiose
lacrime
lo confermavano; probabilmente anche lei era caduta dalle nuvole scoprendo la
doppia vita del rosso.
Tirò
fuori dalla borsa un fazzolettino e glielo porse: solo allora la bionda parve
riprendersi dal momentaneo
shock e
riuscì ad articolare un flebile “grazie” in risposta.
Ron
continuava a rimuginare su cosa avrebbe potuto salvarlo da quella situazione,
torturandosi le mani
“Aehm…Mi dispiace” le orecchie avevano assunto
una colorazione vermiglia “Non era così
che…insomma…che
doveva andare” Lavanda singhiozzò più forte e Hermione lo
guardò, scioccata “Non era
così
che doveva andare?!?”ripeté scettica “Cos’è? Il
tuo piano non è andato come avevi previsto?” aggiunse
mentre
le lacrime che fino ad allora non aveva versato premevano per uscire. A questo
repentino cambio
d’umore
Ron le si avvicinò cauto ma la riccia arretrò di un passo e
voltò la testa mentre il suo cuore
sanguinava
a quella triste verità: il tradimento. “Sentite, mi dispiace,
è successo tutto prima che me ne potessi
accorgere.
No Herm, aspetta…fammi finire” interruppe la mora proprio un
istante prima che aprisse bocca
“Quello
stesso giorno quando Lavanda mi
aveva baciato, dopo la schiacciante vittoria contro le
Serpi…beh…proprio
la sera di quel giorno ti ho trovata tutta sola in Sala Comune e
così…quando ti ho
vista…così
assorta nei tuoi pensieri, un non so cosa è scattato in me e sono
riuscito finalmente a dirti ciò che
provavo
da anni ormai e, senza accorgermene, in quel momento avevo rimosso
l’avvenimento con Lavanda.
Poi,
pensandoci un po’ su, sono arrivato alla conclusione che volevo bene ad
entrambe e non m sarei mai
potuto
perdonare di avervi spezzato il cuore, così ho rimandato
all’infinito l’inevitabile, non accorgendomi che
se
fosse successo questo avreste sofferto ancora di più” e abbasso lo
sguardo rivolgendolo al pavimento in una
muta
richiesta di scuse. E sulle ultime parole del rosso si sarebbe potuto sentire
un rumore di cocci, il cuore di
Hermione
ridotto in frantumi. Ricacciando indietro le lacrime e usando tutto il
disprezzo che aveva in corpo,
sibilò
“Ronald Weasley sei un verme, un invertebrato essere strisciante” e
scappò via senza lasciargli il tempo
di
controbattere.
Un
minuto. Mezz’ora. Un’ora. Una vita. Non sapeva da quanto stava
correndo né sapeva dove i piedi la stavano
portando,
sapeva solo di provare un dolore sordo nel petto, proprio lì dove ci
sarebbe dovuto essere il cuore. Si.
Ci
sarebbe dovuto essere perché era sicura che non c’era più:
o era fuggito lontano dal quel ricordo ancora così
fresco
e tagliente o era finito in frantumi ed ora le sue briciole giacevano proprio
là, oltre l’ingresso del
Ghirigoro,
a metà tra la sezione dei romanzi rosa e lo strabiliante mondo dei libri
Fantasy, in un piccolo
mucchietto
di cenere rosa.
Il
freddo pungente, naturale in quel periodo dell’anno, le pizzicava le
guance e le coloriva di un rosso quasi
innaturale,
vista la sua pelle lattea, e le lacrime, che sgorgavano senza sosta da quegli
occhi ormai gonfi e rossi
che un
tempo erano stati brillanti e caldi, gelavano al contatto con
quell’invernale mondo esterno.
Poi, ad
un tratto, un sasso. E rovinosamente e inesorabilmente lei perse
l’equilibrio. Ad attutire quella caduta
uno
spesso e fresco strato di neve. Il libro appena acquistato a pochi passi da lei
che ora si ritrovava in
ginocchio
con le mani a coprirsi il volto, cercando invano di asciugare quelle lacrime
che non avevano nessuna
intenzione
di fermarsi, con la bieca speranza prima o poi di riuscire ad alzarsi per
recuperare almeno un briciolo
d’orgoglio
e cercare di colmare quella sensazione di vuoto che aveva dentro.
“Spostati
lurida mezzosangue. Stai insudiciando la mia strada!” taglienti come
lame, queste poche parole
vennero
pronunziate con voce melliflua e sprezzante. Hermione alzò lentamente i
tristi occhi castani per poi
puntarli
in quelli glaciali del rampollo di casa Malfoy. E fu un attimo: il biondo per
la prima volta in vita sua
rimase
senza parole. Come poteva Hermione Jane Granger, fiera sanguesporco Grifondoro,
colei che tutto sa e
non si
lascia intimorire da nulla, quella che al terzo anno per un paio
d’insulti gli aveva mollato un bel ceffone,
l’unica
ad “avere le palle” nel terzetto più famoso di Hogwarts,
stare inginocchiata a piangere e a mostrare la
sua
fragilità di fronte al suo più acerrimo e fedele nemico?
Mille
pensieri e possibili reazioni vorticarono nella sua testa mentre la Grifondoro
tornava a versare lacrime
amare
nelle proprie palme.
Perché
la sua sfortuna doveva accompagnarla ovunque? Prima la rottura con Ronald, ora
l’incontro con
Malfoy.
Non poteva farsi vedere in quello stato pietoso da lui, il principe delle
Serpi. Cercò invano di asciugare
le
perle salate che le rigavano le guance e le offuscavano la vista ma quelle
continuarono a scendere
copiosamente.
Poi un rumore ovattato le giunse alle orecchie e pochi attimi dopo un tocco
gentile sulle spalle
la fece
sobbalzare. Invano si guardò intorno per capire cosa fosse successo:
Malfoy non era più di fronte a lei e
di lui
restavano solo delle impronte nella neve. Poi si accorse che qualcuno le aveva
posato un mantello sulle
spalle;
finemente ricamato con preziosi fili di seta, sul davanti spiccava lo stemma
delle Serpi. E stranamente,
senza
un motivo, il suo cuore mancò un battito.
Hellooo! Da quanto non scrivevo una fanfiction...premetto
che non so se continuare o meno questa storia anche perché non so
nemmeno com’è venuta. Recensite e fatemi sapere se è il
caso di continuarla, tutto dipenderà dai commenti.
Baci8
a tuttiii, anche a chi legge e non lascia un
commentino (anche se sapete che ne sarei feliiiiice J)