Murderer
«I
want Hermione Granger.
And
a Rocket ship.»
I passi frettolosi
risuonavano cupi lungo il corridoio deserto mentre lo
percorreva in fretta. A quell’ora della sera il sesto
piano era vuoto, come sperava, visto che il coprifuoco era calato da un pezzo.
Draco si passò una mano
sul viso per cercare di scacciare la stanchezza: un’altra infruttuosa giornata
spesa nella Stanza delle Necessità aveva portato con sé, come sempre, delusione
e paura. Come poteva portare i Mangiamorte nel
castello e uccidere Silente, quando nemmeno il Signore Oscuro in persona c’era
mai riuscito?
Era una follia, non
avrebbe trovato il modo di portare a termine quella missione neanche volendo.
Si strofinò il palmo sull’avambraccio
sinistro da sopra la manica. Il marchio nero prudeva sulla pelle. Chissà, forse
Lui era irritato.
Rabbrividì al ricordo del
volto dell’Oscuro Signore e quasi incespicò nei propri piedi. Era un ricordo
che si sarebbe volentieri strappato a forza dalla pelle, insieme a quel
maledettissimo marchio.
Il rumore di una porta
aperta lo mise in allarme. Estrasse in fretta la bacchetta dalla tasca interna
della divisa e la strinse. Se fosse stato un professore…
«Davvero non riesco a
capire» stava sussurrando qualcuno.
Draco si appiattì dietro l’angolo
e cercò di mimetizzarsi al buio per non farsi vedere. Non c’era tempo per fare
un incantesimo di disillusione.
«Non credo di capire neanch’io» rispose in un sussurro triste qualcun altro. Due
sagome scure comparirono da dietro l’angolo. Avanzavano al buio e non erano
armate di bacchetta. Man mano che si avvicinavano Draco distinse dei lunghi
capelli rossi. Era la ragazza Weasley, dietro alla quale quel cretino di Zabini sbavava in gran segreto. E se quella era
«Chi vorrebbe mai far del
male a Ron? Forse per colpire Harry…» ragionò
Draco capì di cosa stavano
parlando: l’amico pel di carota di San Potter era finito in infermeria dopo che
proprio San Potter gli aveva – di nuovo – salvato la pelle. Cos’era successo,
era inciampato su uno zellino?
«Se vuoi uccidere Ron non
avveleni dell’Idromele Barricato, avveleni il tacchino della domenica» borbottò
Si trattenne dallo
sbattere la testa sul muro, ma l’impulso di sfracellarsela sulla parete e non
dover più pensare a niente era forte. Le due ragazze si avvicinavano sempre di
più al punto in cui era nascosto.
«Quindi non credi che fosse diretto a Harry, Ron o Katie?»
Draco
trattenne il fiato:
«No,»
rispose lei infine, e Draco chiuse gli occhi. Poteva quasi sentire le rotelle
del suo cervello che macchinavano una spiegazione. «credo che, chiunque sia,
non sa come uccidere. O non vuole»
Draco spalancò gli occhi
chiari nel buio. Cosa?
Le due ragazze
oltrepassarono l’angolo in cui si trovava senza vederlo e
Svanirono in fretta lungo
le scale e l’eco dei loro mormorii le seguì velocemente, lasciando Draco solo
con il suo sgomento.
Le parole della Sanguesporco Granger gli
risuonavano fragorosamente nella mente e non riuscì più a togliersele dalla
testa.
…O non vuole.
Qualche mese dopo
Stringeva ancora
convulsamente la bacchetta tra le mani, senza sapere bene che farsene. Ormai
Silente era morto, Piton stesso l’aveva ucciso. Sentiva il marchio bruciare
sulla pelle: il Signore Oscuro gioiva della morte del suo nemico.
Silente se n’era andato e
la speranza era caduta con lui dalla torre di Astronomia. Per pochi,
meravigliosi istanti aveva creduto di essere salvo. La prospettiva di essere sotto la protezione dell’Ordine
della Fenice – di Silente – gli era parsa come un sogno. Non voleva uccidere, non voleva.
Scese le scale dalla Torre di Astronomia trascinato dal gruppo di Mangiamorte che fuggiva. Aveva perso di vista Piton dopo
che lui gli aveva gridato di correre.
Il fumo e la polvere gli
invasero i polmoni. Tossì una, due volte, stringendo
ancora la bacchetta e portandosi le mani al volto.
Scavalcò il corpo di
qualcuno e non si fermò a guardare cos’aveva causato. Non si fermò a guardare niente.
Poi la vide. Era in fondo
alle scale, dall’altra parte della barriera. Lei e
Scese l’ultimo gradino con
un balzo e si buttò nella mischia, deciso a raggiungerla. Se fosse stata
colpita, se fosse morta…
Lei lo vide e il suo
sguardo si indurì di colpo. Draco pensò di morire.
Pensava di poter reggere
le sue occhiate d’odio, di compassione e di tenerezza. Pensava di poter
sopportare, se lei l’avesse odiato di nuovo. Dio, quanto si sbagliava.
Aveva creduto che se ne sarebbero fatti entrambi una ragione. Era un Mangiamorte, dannazione, e anche nel caso in cui non fosse condannato a morte per una missione impossibile, non c’era
modo di stare insieme. Non potevano e pensava che avrebbero capito entrambi. Di
nuovo, si sbagliava.
Il ricordo di uno dei loro
numerosi incontri in biblioteca lo investì in pieno e quasi barcollò all’indietro.
*
La biblioteca era
illuminata dalla luce del sole di marzo. La ragazza seduta sul tavolino a
leggere un trattato di Pozioni ogni tanto gli lanciava qualche occhiata
infastidita, ma non c’era cattiveria nei suoi occhi. Non più, almeno.
«Hai dei capelli orribili»
commentò prendendo una ciocca della chioma ribelle di Hermione tra le dita.
Lei sbuffò. «Ha parlato il
biondo tinto» replicò stizzita.
Draco alzò un
sopracciglio. «Qualsiasi cosa tu abbia malignamente detto
su di me, non è vera» borbottò. Detestava quando lo
prendeva in giro in un modo che non poteva capire. Anche se sapeva che era
presuntuoso da parte sua, visto che aveva cominciato lui.
Hermione scosse la testa e
tornò al suo saggio, rileggendo a voce alta un paio di righe.
Draco riprese ad
indispettirla, non riuscendo a starsene zitto.
«Potresti usare un
balsamo. Non sarebbero così…gonfi. E elettrici.» borbottò.
Hermione alzò lo sguardo
su di lui e strinse gli occhi.
«Devi per forza stare qui
ad importunarmi, Malfoy?» sibilò. Si
guardò intorno e poi assunse la sua solita aria da saputella. «E comunque si
dice crespi, e non posso credere che
tu conosca l’esistenza del balsamo. Dì un po’, lo usi?»
Draco sorrise stancamente.
L’ennesima notte in bianco a tormentarsi sul piano l’aveva lasciato privo di energie, e lei se n’era accorta. Come
al solito, però, non aveva commentato. Il loro tacito
accordo era fingiamo di non essere nemici
mortali almeno per un po’, dai.
Non sapeva per quanto
avrebbero potuto continuare ad ignorare il marchio nero sul suo avambraccio,
comunque.
«Non ti vedo mai» si
lagnò. «Sei sempre con San Pott…Potter e Weasley» si
corresse ad una sua occhiataccia. Il loro tacito patto includeva anche non
insultare i suoi patetici amici. La fazione del bene, tra l’altro.
Lei alzò gli occhi al
cielo. «Non puoi avere sempre quello che desideri, tutto e subito, anche se sei
un Malfoy» commentò, mordicchiando la piuma.
Lui le lanciò un’occhiataccia.
«Ah no?» la provocò.
«No» gli rispose senza
degnarlo di un’occhiata. «Te l’ha mai detto nessuno che sei un viziato figlio
di papà, acido e ignobile?» domandò sarcastica.
Draco si costrinse a non
piccarsi come una donnicciola. Sapeva che lei lo
faceva per far passare tutti quei difetti in secondo piano. Era il suo modo di affrontare la loro curiosa
relazione segreta.
«Forse non l’hai notato, Granger, ma sono
un Serpeverde. Questo implica un certo livello di ambiguità da parte mia»
commentò ghignando. Almeno poteva godere di quei brevi dialoghi, di quei baci
rubati, prima di piombare di nuovo nell’orrore. Almeno lei non sospettava che
ci fosse lui dietro
alle aggressioni.
«Un piccolo, subdolo
Serpeverde» aggiunse Hermione, lanciandogli l’ennesima occhiataccia perché lui
le aveva tirato una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
Draco sorrise mesto. Si, subdolo era la parola giusta. Anche sporco traditore, in effetti. E magari
anche marrano, bastardo, voltafaccia, Mangiamorte…
«Ancora mi domando come
hai fatto a convincermi ad uscire con te» borbottò Hermione.
Draco alzò gli occhi su di
lei e notò che aveva un cipiglio arrabbiato, ma che sotto sotto
stava sorridendo.
Alzò un angolo delle
labbra in un sorriso infelice.
«Quattro mesi fa ci
odiavamo» disse. «Ed ora passi i tuoi pomeriggi chiusa
in biblioteca, dove sai che Potter e Weasley non ti verranno certo a cercare,
per stare qui ad insultarci amichevolmente. Coerente
da parte tua».
Hermione gli diede un
pugno sul braccio, nemmeno tanto piano. C’erano talmente tante questioni
irrisolte tra di loro, a partire dal primo anno…Aveva
desiderato che se ne andasse, che venisse fatta fuori da un basilisco, aveva
quasi distrutto la carriera del loro amico mezzogigante,
l’aveva insultata ad ogni angolo e l’aveva quasi fatta torturare dalla Umbridge. Com’era possibile che ora desiderasse la sua
compagnia più del lecito? Possibile che tutto quello in cui aveva creduto
iniziava a sembrare sbagliato? Aveva paura a pensarlo. Se il Signore Oscuro
avesse letto cose del genere nella sua mente – invaghito di una Sanguesporco, figuriamoci – sarebbero morti tutti.
«Già, quattro mesi fa mi
avresti voluto morta» gli fece eco lei. «E ora passi i tuoi dannatissimi
pomeriggi a importunarmi, cosicché io non possa più studiare in biblioteca in santa
pace» rise. «Dì la verità, Malfoy. E’ tutto un
malvagio piano per prendere il potere».
Sì,
avrebbe voluto rispondere. Eh, già,
proprio così.
Hermione scosse la testa e
tornò per l’ennesima volta a concentrarsi sul suo tema, ma quando vide che
Draco non aprì bocca per i seguenti dieci minuti, limitandosi ad osservarla mentre studiava, alzò il viso e piegò la testa di
lato.
«Va tutto bene?» domandò.
Draco parve riscosso dai suoi pensieri.
«Tutto ok»
mormorò cupo. «Stavo solo pensando a come è potuto succedere» spiegò, guardando
fuori dalla finestra.
Percepì Hermione alzarsi e
avvicinarsi a lui. Gli andò davanti e si piegò per avere il viso all’altezza di
quello del ragazzo. I capelli gonfi gli sfiorarono la fronte.
«La vita riserva tante
sorprese e tante sfide» mormorò lei accarezzandogli una guancia. «Bisogna solo
saperle accettare»
Draco posò la mano sopra
alla sua. «Anche se si è costretti a fare scelte difficili, immagino»
Hermione lo guardò per un
po’ negli occhi, ponderando la risposta.
Infine disse «Qualsiasi
cosa deciderai della tua vita, sarà una tua
scelta. Non ci sono decisioni imposte. Puoi piegarti al volere di qualcun altro
oppure combattere per ciò che ami. Anche se ti costringe a mettere da parte
qualcosa»
Draco avvicinò il viso al
suo. Lei aveva capito tutto e non aveva detto niente, lei sapeva.
«Hermione, io…» mormorò ad
un centimetro dalle sue labbra.
Lei scosse la testa e lo
baciò.
«Io so chi sei davvero» sussurrò. «Anche se tu non l’hai
ancora capito»
*
Scansò un Mangiamorte che veniva verso di lui e si abbassò per
evitare un lampo di luce rossa che si andò a schiantare sul muro alle sue
spalle, graffiando la parete. Quando si rialzò in piedi,
Forse sperava solo che
qualcuno lo riportasse indietro.
Quando arrivò di fronte a
lei la trascinò dietro al muro, e lei cercò di opporre resistenza.
Smise solo
quando lui la abbracciò di slancio, stringendola a sé.
«Vattene» disse lei con
voce dura. «Sta arrivando l’Ordine»
«Mi dispiace» mormorò lui.
«Non posso fare altrimenti, mi dispiace»
Negli occhi della ragazza
passò un lampo di rabbia. «Avresti potuto, ma hai fatto la tua scelta. Vattene,
prima che cambi idea» sibilò.
Draco chiuse gli occhi e
appoggiò la fronte alla sua. Fu allora che Hermione lo baciò. Quando si
separarono, un istante dopo, lei aveva gli occhi lucidi, ma non buttò una
lacrima. Non che se lo aspettasse. Non era il tipo di ragazza che si accucciava
in un angolino a disperarsi. Era azione pura. Forse
era per questo che si stava innamorando di lei.
«Hermione, io…» mormorò.
Voleva spiegarle, voleva che capisse. Forse pensava che avesse davvero ucciso Silente. Come se ne fosse
stato capace, tra l’altro. Era un vigliacco, sì. Stava scappando perché ora
stare dalla parte dell’Oscuro Signore era più facile, magari sarebbe stato
premiato per la missione che aveva portato a termine.
Aveva paura. Lui avrebbe ucciso tutta la sua famiglia
senza pensarci due volte. Ma non era un…
«Non sei un assassino»
mormorò Hermione sulle sue labbra. «Lo so che non sei un assassino»
Fu in quel momento che
riuscì ad agire. La guardò negli occhi un’ultima volta e si voltò. Corse via,
ritrovando Piton sulla strada.
Mentre correva aveva
ancora davanti il suo viso e i suoi occhi lucidi.
Non sei un assassino.
Note dell’Autrice
L’ho fatto. Ho scritto una
Dramione. Lo so, è deprimente. Non nel senso di
triste, ovviamente. Fa schifo. Non succede praticamente niente.
Oh, beh.
Ho cercato di mantenere i
personaggi più IC possibile – per quanto questo sia
generalmente impossibile in una Dramione – e questo
potrebbe andare contro la normale routine di EFP. Come avrete notato, non ci
sono migliori amici di colore ma pallidi, niente sesso
sfrenato senza motivo, nessun occhio cangiante o capelli da cartone
animato giapponese.
Draco è rimasto l’acido,
vigliacco, pauroso antipatico e fastidioso serpeverde di sempre – se si esclude
il fatto che, non si sa perché, inizia a frequentare Hermione – e lei è la
solita saputella che in fondo sotto all’acidità è dolce e capisce le persone
per come sono dentro. Ah, e non è Bella Swan, che si accuccia in un angolino a disperarsi, aspettando che il
principe azzurro – sbrilluccicante – la salvi.
Anche perché il lieto fine
non c’è. Draco sceglie i mangiamorte perché ha paura,
Hermione sceglie i suoi amici perché vuole fermare Voldemort.
Quindi Hermione rimane
Hermione e Draco rimane un vigliacco.
Fa tanto schifo? Ho
compiuto uno scempio?
Fatemi sapere se devo
darmi all’ippica. O magari al canon, chissà!
Selene
P.S.: La citazione all’inizio è tratta da A Very Potter Musical e sì, era d’obbligo.