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Autore: Ageno    26/11/2011    5 recensioni
Electra, dai grandi e terribili poteri. Draco, incapace di prendere una decisone. Prigioniera e carceriere.
"Sola, in un mondo a lei sconosciuto, una diciassettenne impaurita in un posto che non è il suo."
"Possibile che lui fosse sempre l'ultimo a cui chiedevano cosa voleva fare della propria vita?"
Spero di tirarne fuori qualcosa di decente, ma ho bisogno del vostro aiuto. Ageno.
Genere: Avventura, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Narcissa Malfoy, Nuovo personaggio, Theodore Nott, Voldemort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 10


 

Un rumore costante, fastidioso, opprimente e sordo.

Vicino, veloce e dentro di lei.

La soffocava lentamente, la confondeva senza rimorso, l’assordava inconsapevolmente.

Il suo cuore sembrava batterle nelle orecchie.

Era viva.

 

Draco se ne stava in camera sua, solo. I pensieri si accalcavano senza remora nella sua mente, impedendogli di soffermarsi su uno solo di essi. Era stranamente calmo, i sentimenti sembravano averlo abbandonato una volta per tutte.

Fuori dalla finestra, il sole aveva cominciato a schiarire il cielo. Non aveva chiuso occhio tutta la notte, ma poco importava. Di sicuro in quella casa c’era qualcuno che stava peggio di lui, e questo bastava a evitare che lui si lamentasse.

Per la millesima volta quella notte, Draco rivide il secondo in cui Elettra era stramazzata a terra, in modo così poco umano da far sì che i suoi capelli la raggiungessero dopo, spargendosi intorno al suo volto, e che l’impatto contro il pavimento fosse completamente silenzioso, e delicato.

Era surreale. Era successo tutto così in fretta. E pensare che nemmeno poco più di due giorni prima era nel suo letto a Hogwarts, aveva appena litigato con Electra, e tutto gli era sembrato così normale, e quotidiano, e con un futuro. Ora invece, davanti a sé non vedeva nulla.

Dove si andava, da lì?

Qualcuno bussò alla porta, piano. Un piccolo elfo dalla veste logora mise la testa sproporzionata dentro la stanza, dopo che lui gli aveva concesso il permesso di entrare.

“La signorina si è svegliata”

 

Si era svegliata da un sonno senza sogni, per niente ristoratore, per poi trovarsi nel letto più grande che avesse mai visto. Le coperte smeraldine erano pesanti, e la bloccavano senza possibilità di sollevarsi.

Girò lentamente la testa, e quasi urlò incontrando lo sguardo di una creatura piccola, sporca, con enormi occhi scuri e orecchie a punta.

La craturina squittì deliziata vedendo che era finalmente sveglia.

“Signorina! La signorina si è svegliata! La signorina vuole mangiare?”

Rimase zitta, incurante della bestiolina agitata - che era certa fosse un elfo - e girò la testa verso una delle tre altissime finestre che occupavano il muro di pietra alla sua sinistra. Fuori il cielo era grigio chiaro, e il sole non era ancora sorto.

L’elfo la guardò preoccupato, e dopo qualche istante uscì zampettando.

Lei rimase in silenzio nel letto, cercando allo stesso tempo di ricordare cos’era successo e di dimenticare.

Strinse convulsamente i muscoli del braccio sinistro, come a controllare che fosse ancora lì. Non aveva il coraggio di sollevarlo. Sapeva fin troppo bene cosa avrebbe visto.

Un suono di passi leggeri e frettolosi le giunse alle orecchie, ma non si girò. Le importava poco del mondo al di fuori di quel letto, ora che il mondo in questione l’aveva tradita, gettata a terra e calpestata.

In ogni caso, non aveva bisogno di girarsi per sapere che era Draco. Il suo respiro, così elegante e aristocratico, era solo suo.

Continuò a guardare fuori, sfacciata e provocatoria.

“Flynn mi ha detto che sei sveglia”

Lei rimase zitta, senza guardarlo. Una lacrima minacciò di inumidirle gli occhi.

Con tutta la forza che aveva in corpo, si girò su un fianco, e tirò il braccio sinistro fin sopra le coperte. Con la coda dell’occhio riusciva a vedere il Marchio Nero, impresso irrevocabilmente e senza pietà sulla sua pelle di alabastro.

“Come ti senti?”

Un sorriso sarcastico le attraversò il volto. Rimase zitta. Si portò le dita della mano sinistra davanti agli occhi, e le osservò a lungo e silenziosamente. Tremavano visibilmente. Strinse il pugno stizzita.

“Una favola, Draco”

Una mano invisibile sembrò stringergli il cuore. Aveva parlato in modo così acido e tagliente, e il suo nome era come una bestemmia, pronunciato da lei. Il ragazzo si passò una mano stanca sul viso, e fece segno a Flynn di andarsene. L’elfo zampettò via silenziosamente.

Senza sapere cosa fare, si avvicinò alla poltrona di pelle marrone, accanto alla finestra. La guardò con la coda dell’occhio, senza voler però incontrare il suo sguardo magnetico. Poi si concentrò sul vapore che si era formato agli angoli della finestra. Cominciò a parlare, senza sapere nemmeno lui cosa volesse dire.

“Lo sapevo sin dal primo giorno che ti ho incontrata che il Signore Oscuro ti voleva fra le sue schiere. Il mio compito era esserti amico, e trovare il momento giusto per portarti qui secondo la tua volontà. Non era un compito difficile, mi stavi simpatica e non parlavi troppo. Mi ero quasi dimenticato degli ordini dell’Oscuro Signore, quando mi ha chiesto di rapirti. Ero molto combattuto, perché avevamo stabilito un rapporto particolare e… non saprei come definirlo. Poi quella sera, la sera che hai usato quel tuo potere incomprensibile, Voldemort mi ha detto che avrei dovuto portarti qui il giorno dopo. E così è stato. La mia missione era finita. Ma oramai era troppo tardi: mi ero legato troppo a te. E vederti lì, sapendo di essere io la causa del tuo dolore, sapendo che mi odi con tutto il tuo cuore, e sapendo che non posso fare nulla per te mi logora dall’interno, mi annienta” arrossì quasi. Non era per niente abituato all’esternare ciò che provava. Ma almeno era riuscito a provare qualcosa.

Un sorriso tirato e cinico le deformò il bellissimo volto.

“Non riesco proprio a immaginare come tu ti senta, Draco. Deve essere proprio difficile per te non riuscire ad avere tutto ciò che desideri”.

Tutti gli occhi presenti in quella stanza si riempirono di lacrime, silenziose e nascoste.

Poi il silenzio cadde su entrambi. Electra si addormentò, e Draco fu sommerso dai pensieri che lo colmavano.

Scivolò lentamente in un sonno disturbato, con un’unica, costante immagine dominante: la testa di Electra che ricadeva all’indietro centinaia di volte, seguita dai lunghi capelli ricci, in quel modo tanto innaturale da sembrare finto.

Al suo risveglio, Electra non c’era.

 

Gettò a terra le coperte, sperando di trovarla rannicchiata lì sotto. Poi corse fuori dalla stanza, chiamando Flynn a gran voce, conscio del fatto che quell’ala del maniero era deserta, e che solo lui avrebbe potuto sentirlo. Il piccolo elfo si materializzò all’improvviso.

“Dov’è Electra?” chiese con il fiato mozzato dalla paura.

L’elfo tremò da capo a piedi. “Non è nella sua stanza, Padrone?” balbettò.

“No, razza d’imbecille! Cercala!” disse, cominciando ad aprire una a una le porte delle tante stanze che componevano Malfoy Manor, per poi gettarci un’inutile occhiata veloce. Era quasi giunto alla fine del corridoio, quando una delle porte gli fece resistenza. All’inizio pensò a un incantesimo, ma poi si rese conto che l’unico intralcio era la forte corrente d’aria gelida che entrava da una delle finestre.

Corse con un brutto presentimento verso la vetrata, e incapace di ragionare guardò verso terra. Di Electra non c’era traccia, eppure si trovavano al secondo piano. Le sue ossa non avrebbero certo retto un impatto del genere. Poi, sporgendosi più in avanti, vide che il cornicione sporgeva di almeno di venti centimetri. Seguì con l’occhio il camminamento che con ogni probabilità Electra aveva percorso, fino all’angolo della casa. Da lì, vide sventolare una tenda nera, che era stata legata due volte attorno alla grondaia.

Si precipitò verso la cucina, che stava nel piano sotto, e uscì da lì, scacciando gli elfi che si prostravano ai suoi piedi.

Fuori, il freddo più completo gli penetrò fin dentro le ossa. Più preoccupato che mai per la ragazza, si mise a vagare con lo sguardo per gli sterminati campi che facevano parte della sua proprietà. La luce solare era ormai agli sgoccioli, il sole stava per cadere oltre le colline verde scuro, nonostante fosse pomeriggio, e di Electra non c’era traccia. Poi, correndo a perdifiato lontano dal maniero, vide delle impronte nel fango causato dalla poca pioggia che era caduta quel giorno, e che presto si sarebbe congelata.

Corse ancora e ancora, forse per un secondo, forse per tutta la vita, e alla fine, come in un miraggio, la vide sdraiata in mezzo all’erba verde, più pallida della sua sottoveste candida, un braccio abbandonato lungo il fianco sinistro, l’altro all’altezza dello sterno, e le gambe appoggiate malamente sul terreno umido e gelido.

Urlò il suo nome con quanto fiato aveva in corpo, correndo verso di lei. Era cianotica, la pelle del volto incrostata di lacrime e fango, bagnata fino al midollo, ma ancora cosciente. Respirava a malapena.

“Electra, Electra parlami! Electra mi senti?” gridava mente la raccoglieva da terra, stringendola al petto, e cercava la bacchetta nella tasca dei pantaloni. Si smaterializzò appena ne ebbe toccato il legno, pregando che lei non si Spaccasse.

Non fece nemmeno in tempo a orientarsi per capire se era arrivato tutto intero dove voleva, che l’anziana elfa Gothel stava già spogliando Electra dei vestiti bagnati. La asciugò con uno schiocco di dita, e l’avvolse in calde coperte, strofinandole i piedi bluastri.

Flynn nel frattempo lo aveva accompagnato, fedele e silenzioso, alla poltrona che aveva occupato per tutto il giorno, versandogli del te bollente in una grande tazza che prese a stringere convulsamente per scaldarsi.

Lui rimase lì tutto il giorno, a guardare quel fagotto di coperte calde che era Electra. Il giorno dopo, Draco aveva una brutta tosse, ed Electra era febbricitante. Draco la abbandonò solo per preparare un qualche intruglio miracoloso, che nascose i sintomi, ma non guarì la causa.

Lui guarì in fretta, mentre Electra rimase incosciente per più di una settimana, e in seguito convalescente fino alla fine di gennaio.

Il suo corpo stava bene sotto tutti gli effetti, a parte una costante debolezza. Ma sembrava alienata rispetto al resto del mondo. Passava le giornate a guardare fuori dalla finestra, senza realmente vedere nulla, a cantare sottovoce fra sé e sé, ad accarezzarsi i capelli con fare estremamente infantile, e a piangere silenziosamente.

Era completamente esterna a se stessa, e a stento riconosceva il proprio nome.

Non sembrava riconoscere nessuno, non si accorse nemmeno di quando Theo arrivò di corsa il giorno di Natale per vederla, tanto che alla fine il ragazzo dalla rabbia tirò un sonoro pugno in faccia a Draco, che non disse nulla, perché sapeva benissimo di meritarlo.

Era certo che lo shock di non essere riuscita a scappare, o forse di ammazzarsi, l’avesse ridotta a poco più di un vegetale. Draco, trovandola, le aveva tolto l’ultima speranza di fuggire a quell’incubo. Ma le aveva anche dato la speranza di vivere abbastanza a lungo da vedere quell’incubo finito.

Si rifiutava di mangiare qualsiasi cosa, e Gothel era costretta a somministrarle una pozione dietro l’altra da addormentata, altrimenti lei si sarebbe lasciata morire.

Le mani le tremavano costantemente, senza nemmeno che se ne accorgesse.

Draco raccontò dell’accaduto solo alla madre, che nascose la fuga della ragazza, e disse a tutti che le lunghe torture l’avevano sfinita. Cosa vera, almeno in parte.

Era il 21 gennaio quando Electra, più magra e pallida che mai, trattenne il respiro, e per la prima volta sembrò vedere realmente ciò che le stava intorno.

Si era svegliata dal suo lungo sogno.

 

 

Ta-dà! Pensavate fossi morta eh?

Scusate davvero per l'enorme ritardo, ma per colpa di un mix di mancanza di voglia, ispirazione e temp, i tempi di percorrenza sono stati lunghissimi. Non penso ci siano precisazioni da fare sul capitolo, ma se avete dubbì, perplessità, domande o pomodori potete chiedere senza problema! Grazie a tutte le lettrici e spero anche lettori che mi seguono, e un bacione speciale a quelle anime pie che commentano ogni volta! GRAZIE!

 

  
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