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Autore: Jo_March_95    27/11/2011    1 recensioni
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Primavera:
Una donna con la manicure appena fatta mi si avvicina, e mi prende il palmo della mano nelle sue, per vedere cosa non và. Le sorrido e la mando via con un gesto. I suoi occhi castani mi guardano gentili. Sono verdi quelli che vorrei vedere. Ancora un po’ di pazienza mi ripeto. Aspetto con ansia che il sole faccia il suo giro nel cielo e che firmi la mia uscita. Aspetto il momento in cui potrò tornare a casa, aspetto il momento in cui le mie mani non saranno più vuote.
Estate:
<< Promettimi che un giorno ti sforzerai, che terrai una delle mie rose. >>
<< Si, Francis-san. Un giorno terrò una delle tue rose. >>
<< Merci Kiku! >> Gli sorrido, contento e orgoglioso.
<< Il giorno del mio funerale potrai poggiare una rosa sulla mia tomba, e non la toglierò mai più. >>
Autunno:
E vorrei che la mia morte fosSe come quella delle foglie, non un’esPerienza dOlorosa, ma il Semplice ritorno Al mittente, al quale bacerò i piedi e le Mani per ringraziarlo di avermI inviato a te. E infine vorrei che tu rileggessi le ultime frasi della lettera e facessi particolare attenzione ai caratteri scritti in grassetto, e vorrei tanto che rispondessi non con le parole, ma permettendomi di insidiarmi una volta e per sempre nel tuo cuore, di scavarmi senza farti troppo male un posticino caldo e confortevole dal quale poter essere tutto ciò di cui hai bisogno e tutto ciò che ami.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3: Autunno

Sono uno scrittore, lo so. L’immaginazione non dovrebbe mai mancarmi, le frasi romantiche sono le mie preghiere, le recito diligentemente mattina e sera.
A volte anche a pranzo. Prima o dopo aver lavato i denti, non importa.
Sono molto votato a Cupido. Gli devo tanto per avermi fatto innamorare di Arthùr.
Oggi è il primo giorno di Autunno, e c’è una domanda che preme per uscire dalle mie labbra screpolate, ma deve attendere perché non è ancora il momento adatto.
Arthùr non se lo aspetta, e se avesse la più pallida idee di quali sono le mie intenzioni probabilmente mi chiuderebbe la bocca con un lucchetto.
Ma l’amore non può essere taciuto, e frenare la lingua non serve ad arrestare il suo corso. Ho preparato tutto.
L’ho architettato di notte e mi è costato tanta fatica, ma non importa.
Sono grato per il mio affaticamento, perché vuol dire che sono vivo. A sentire il dottore sembra che non passerà molto tempo prima che io finalmente trovi il riposo per eccellenza.
Non posso evitarlo, ma voglio godermi il tempo che mi rimane.
Che frase banale, eh?
Sono uno scrittore, dovrei essere un po’ più originale. Purtroppo però l’originalità chiede un prezzo che io non posso pagare.
Per come stanno le cose ora dormirei tutto il giorno. Ma non sarebbe molto produttiva, come occupazione.
Ho scelto questa canzone come sottofondo, che con il suo significato spiega perfettamente i miei sentimenti.
Gliela canterei se potessi, ma il mio accento inglese fa schifo. E non ho abbastanza forza.
La radio non mi sarà mai così utile.

Forever can never be long enough for me
Feel like I’ve had long enough with you
Forget the world now we won’t let them see
But there’s one thing left to do
Now that the weight has lifted Love has surely shifted my way
Marry Me Today and every day
Marry Me If I ever get the nerve to say
Hello in this cafe Say you will Mm-hmm
Say you will Mm-hmm
Together can never be close enough for me
Feel like I am close enough to you
You wear white and I’ll wear out the words
I love And you’re beautiful
Now that the wait is over
And love and has finally shown her my way
Marry me Today and every day
Marry me If I ever get the nerve to say hello in this cafe
Say you will Mm-hmm
Say you will Promise me
You’ll always be Happy by my side I promise to Sing to you
When all the music dies
And marry me Today and everyday
Marry me If I ever get the nerve to say hello in this cafe
Say you will Mm-hmm
Say you will Marry me


 

Con questa canzone in sottofondo reciterò la mia promessa.

<< Bonjour amour. >>
Sono sveglio da circa quattro ore, stanotte non sono riuscito a chiudere occhio.
Oggi è un giorno troppo importante, mi sento frenetico come un bambino il primo giorno di scuola.
Istintivamente mi porto le mani al capo come a voler aggiustarmi una ciocca dietro le orecchie, ma l’unica cosa che tocco è pelle liscia e fredda.
<< Un giorno mi spiegherai cosa diavolo ci vedi di bello in queste giornate infernali. >>
Lui si è appena svegliato e ha subito iniziato a lamentarsi, quel suo carattere da brontolone proprio non lo vuole abbandonare.
Con fatica allungo la mano sul comodino e afferro uno specchio. L’unico che non ho avuto il coraggio di buttare.
Mia madre ne collezionava a bizzeffe, ma non ne ha potuto portare nessuno con sé.
Avvicino la superficie riflettente al volto del mio amato inglesino imbronciato e sorrido.
Ecco cosa ci vedo di bello in ogni maledetta giornata.
Ecco l’unico punto luminoso che riesce ad annullare il buio di quest’agonia.
Lui arrossisce e mi spinge via la mia mano, ma subito dopo se ne pente, preoccupato di avermi fatto male. Non riesce più ad essere sé stesso ormai.
Eppure tutto quello che desidero è un po’ di normalità.
<< Alors, cosa prevede il nostro tour ce matin? >>
Arthùr non possiede il mio stesso senso dell’umorismo.
I suoi occhi verdi si riempiono di lacrime che il suo orgoglio gli impedisce di lasciare libere.
La manica della sua camicia, già abbastanza stropicciata, si avvicina diligente per asciugare quel dolore che non può essere assorbito.
Mi pento subito di quello che ho detto.
Le mie labbra dovrebbero tacere, ma a volte è difficile farlo, quando penso che non mi resta molto da dire.
<< Arthùr non fare così. Stavo solo scherzando. Je t’aime, Arthùr, se tu piangi.. io… peggioro. Sei tu la mia medicina, non farmi prendere una cura andata a male. >>
Questa mia frase non lo rincuora.
Vedo la sua testa bionda uscire dalla porta. Vedo le sue mani – con le unghie rosicchiate – sul suo viso. Vedo che esce dalla stanza perché non può sopportare la mia presenza.
O perché crede imminente la mia assenza.
Non voglio piangere.
Oggi devo prepararmi per un matrimonio.

Arthùr non è ancora tornato. Credo che sia meglio così, la sua presenza in questo momento non mi sarebbe d’aiuto.
Guardo fuori dalla finestra gli alberi. Cercano di tenersi stretti le foglie, illudendosi di non doverle mai perdere.
Che sciocchi. Eppure la loro audacia mi lascia ogni anno sempre più sorpreso.
Se credessi nella reincarnazione spererei di rinascere albero.
Gli alberi non soffrono il freddo, possono godersi l’Inverno; non si lamentano del caldo e ci aiutano a rallegrarci dell’estate.
Per loro perdere le foglie è doloroso ma normale, perché sanno che ritorneranno in Primavera.
Gli alberi si godono la vita meglio di noi uomini, e nonostante vengano sfruttati o maltrattati non ci odiano, ma aspettano il momento in cui capiremo da soli come agire.
Sì, invidio la vita degli alberi adesso, ma se loro conoscessero le dimensioni del mio amore per Arthùr scommetto che darebbero via tutto pur di vivere un giorno nella mia pelle, che trasuda riconoscenza da ogni poro, per aver avuto la possibilità di incontrarlo.
Impugno una penna e cerco di ricopiare le parole impresse sul mio cuore su questo foglio di carta, sperando che non ceda sotto il loro peso.
So già che parole usare per la mia proposta di matrimonio, le conosco a memoria da quando ero un bambino.
Solo che allora mi mancava la persona a cui dirle. Ora tutto è perfetto, perché tutto ha una collocazione precisa.
Le mie parole, il viso di Arthùr, l’anello, il bacio e poi.. le nozze. Sarà fantastico.
Ma devo iniziare a scrivere questa lettera perché non so quanto tempo mi resta per farlo.
E vorrei finirla, per non lasciare nulla di incompiuto, nulla che possa essere frainteso. Arthùr deve sapere, deve sapere tutto di me.

 

Ho visto una foglia cadere, oggi. Nessuno si è disperato per lei, nessuno ha pianto. Le foglie nascono, vivono la loro vita e cadono, donandoci con la loro morte uno degli spettacoli più straordinari dell’Autunno. Sarei voluto nascere vento per poterti accarezzare ogni qualvolta volessi, sarei voluto nascere acqua per poter lavare il tuo viso dalle lacrime, sarei voluto nascere sole per poterti baciare ogni giorno senza ricevere occhiate maligne o schiaffi di disappunto. Sarebbe stato bello nascere fiore e decorare il tuo mondo, sarebbe stato bello nascere stella e sapere che ogni sera mi guardi alzando gli occhi al cielo. Sarebbe stato bello nascere nuvola e donarti lo spettacolo della pioggia, sarebbe stato bello nascere fuoco e farti conoscere l’immensità del mio calore. Avrei voluto vederti desiderare le mie ali da uccello senza sapere quanto io desiderassi invece le tue mani da umano, avrei voluto conoscerti prima, in ogni tua forma, in ogni tua vita precedente, per poterti amare meglio. E invece sono nato umano. E ho sempre saputo che un giorno ti avrei incontrato. Da piccolo le mie mani erano sempre vuote, il mio cuore talmente pieno d’amore da farmi star male non sapendo a chi darlo. Crescendo le cose non sono cambiate. Francis è sempre stato quello strano, quello che scrive tutto il giorno cose che nessuno leggerà, quello che non sa trattenersi e cerca sempre compagnia. Quello che non sa cosa sia essere fedele ad una persona e non ha ben chiara neppure la propria sessualità. Francis è quello che spende i suoi risparmi in rose e beve vino a tutte le ore. Francis è un fornicatore, Francis è un ubriacone, Francis è uno sciupa femmine, Francis è uno gigolò, Francis è un adultero, Francis non è una persona affidabile, Francis fa soffrire, Francis.. Francis. Tutti sono sempre stati pronti a descrivermi e a parlare di me come se mi conoscessero. E per me va bene così, voglio dire, ognuno è libero di avere la propria idea. Ma quello che mi faceva soffrire era che nessuno venisse mai a chiedermi: Francis, cosa sei? Io avrei saputo rispondergli meglio. Io gli avrei spiegato che quello che ero non riguardava solo me. Gli avrei svelato di essere un semplice messaggero. Gli avrei fatto poggiare una mano sul mio cuore e gli avrei chiesto se sentisse il peso dei sentimenti che porto dentro. Se lo percepisse e se potesse aiutarmi ad alleggerire il mio carico. Perché a dispetto di quello che dice la gente a Francis non piace fare la figura dell’idiota mettendosi a frignare davanti a tutti quando si rende conto di che razza di posto sia il mondo, a Francis non piace passare per sciocco quando cerca di far sorridere la gente che vorrebbe piangere, a Francis non piace essere considerato un maniaco quando tenta di avvicinare la gente che si sente sola. A Francis non piace avere il cuore così pesante. O meglio, a Francis non /piaceva/. Perché ora Francis è contento, ora che tutto è perfetto. Ora che ho trovato la persona giusta. Da adolescente mi chiedevo spesso che posto avrei mai potuto occupare io nella società. La bussola del mio cuore mi indirizzava verso le persone, ma la loro prudenza le spingeva ad allontanarsi da me. Nessuno era disposto a condividere con me il mio carico, ero un messaggero senza destinatario. Finché non ho incontrato te, finché la mia bussola non ha finalmente smesso di puntare a caso ma è stata attratta dal vero Nord. E lì ho trovato te, con le tue stranezze, con il tuo caratteraccio, con la tua presunzione, il tuo essere così infantile e saggio nello stesso tempo. Con la tua fiducia sospettosa, con i tuoi sguardi pieni di nulla che io ho sentito di dover riempire. Il mio cuore si è finalmente aperto, ma il tuo era difficile da ammorbidire, perché troppe delusioni lo avevano indurito. E così è iniziata la nostra relazione, la nostra eterna battaglia, nella quale odio e amore hanno la stessa faccia e sono facilmente intercambiabili. Tante volte ho creduto di non farcela ma non ho mai dubitato del fatto che tu fossi la persona a me destinata. Lo sentivo nei tuoi silenzi, lo vedevo nei tuoi comportamenti che nonostante essere te ti nauseasse con me riuscivi a sentirti una persona migliore. Perché noi siamo lo ying e lo yang del nostro universo, siamo le forse motrici opposte che si completano e che per quanto siano diverse e cerchino di allontanarsi non trovano altro posto dove stare che non sia l’una accanto all’altra. Molte volte ti ho deluso, molte volte mi hai urlato contro, troppe volte il silenzio è stato il nostro unico mezzo di comunicazione e non sono abbastanza le volte in cui abbiamo chiesto scusa all’altro, ma tutto questo non ha importanza perché non ci ha mai impedito di stare insieme e trovare la nostra felicità anche nei litigi, per il semplice fatto di renderci insieme partecipi. Voglio continuare a starti accanto, voglio poterti baciare con i miei raggi pur non essendo il sole, voglio soffiare sul tuo viso e accarezzarti i capelli pur non essendo vento, voglio rendere migliori le tue giornate pur non essendo un fiore, vorrei lavare via il tuo dolore pur non essendo acqua, vorrei che tu mi guardassi anche se non mi trovo nel cosmo, vorrei far piovere lacrime di gioia sul tuo viso ormai arido di felicità anche se il mio nome non è nuvola, vorrei riscaldarti con il mio calore pur non essendo fuoco e vorrei farti volare con me anche senza avere le ali. Vorrei conoscerti di nuovo, in ogni tua forma futura e in tutte le tue prossime vite, per poter continuare ad amarti. E vorrei che la mia morte fosSe come quella delle foglie, non un’esPerienza dOlorosa, ma il Semplice ritorno Al mittente, al quale bacerò i piedi e le Mani per ringraziarlo di avermI inviato a te. E infine vorrei che tu rileggessi le ultime frasi della lettera e facessi particolare attenzione ai caratteri scritti in grassetto, e vorrei tanto che rispondessi non con le parole, ma permettendomi di insidiarmi una volta e per sempre nel tuo cuore, di scavarmi senza farti troppo male un posticino caldo e confortevole dal quale poter essere tutto ciò di cui hai bisogno e tutto ciò che ami.
 

 
Poggio la penna, sfinito. Mi sento come se non potessi più reggere nulla, come se tutto fosse troppo pesante per me, persino la gravità mi ostacola.
Non trovo la forza di piegare la lettera e metterla nella busta dorata che ho fatto comprare da un’infermiera per l’occasione.
Resto lì a contemplarla, impotente e un senso di smarrimento mi raggiunge.
Come posso pretendere di proporre ad Arthùr di sposarmi, giurandogli di prendermi cura di lui, quando persino scrivere una lettera mi lascia senza energia?
Come posso credere di essere all’altezza?
All’improvviso tutto quello che ho scritto mi sembra una sciocchezza, essere un messaggero.. io che non sopporto neppure il peso di una penna come posso credere di avere un quantità spropositata di amore nel petto?
Vorrei piangere, vorrei avere ancora lacrime in corpo da far uscire, ma il mio dolore ormai non può più essere liquido, non può più essere espulso. Il mio dolore fa parte di me, è in ogni fibra del mio essere, mi divora, mi stanca, mi uccide.
E io muoio.

Sento la testa che vaga per conto suo, che si stacca dal resto del corpo e vaga in circolo per la stanza, sempre più veloce, senza meta, senza limiti; sento le mani di qualcuno che mi afferrano, sento i denti battere, li sento scheggiarsi, ma non fa male; sento le mie braccia che si muovono disorganizzate, sento la schiena piegata in modo innaturale. Sento che nessuno può aiutarmi, nessuno può fare niente. E sento che Arthùr ha paura di tutto questo, Arthùr ha paura di me. Il mondo diventa un posto indefinito, su tutto regna il bianco, i colori si immischiano veloci, non riesco a distinguerli, il nero li assorbe ma il tutto diviene niente e io vedo bianco. Bianco intorno a me, bianco dietro di me, bianco dentro di me. Bianchi i miei occhi, bianche le mie parole. Nessuno le leggerà, nessuno saprà mai cosa si prova a morire, se di questo si tratta. I miei pensieri diventano bianchi.



Angolino in manicomio :D
Per prima cosa mi scuso per essere stata così assente, ma tutti attraversano quel momento di crisi in cui si chiedono: MA CHE CAZZO SCRIVO A FARE?
Giusto?
Bè apparte questo vorrei ringraziare tutti quelli che seguono la storia e scusarmi se non è all'altezza delle vostre aspettative.
Il fatto è che neanche io so ancora come andrà a finire perchè anche se mi faccio una scaletta alla fine non la rispetto perchè i personaggi fanno quello che vogliono e io sono solo un mezzo.
Bon detto questo vi ricordo che manca solo un capitolo alla conclusione della storia, quindi potete anche tirare un sospiro di sollievo.
Aspetto le vostre critiche :D
Ah, la canzone scritta nel testo è Marry Me dei Train, vi consiglio di ascoltarla, è caruccia :3
Mentre scrivevo la parte della lettera io mi sono fatta ispirare però da: Leaves on the Sein di David Lanz. Potete ascoltarla su youtube se volete, però non c'è l'originale (la ho solo io muahahahah >8D) ma c'è una versione di Yiruma che è meglio di niente.
Poi cos'altro... ah si per l'ultima parte invece mi ha ispirata Tears of an Angel di RyanDan.
Poi bho ho scoperto che scrivere con l'evidenziatore rende tutto più bello :D Adieu <3



 

  
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