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Autore: MissysP    28/11/2011    2 recensioni
Può
un album
causare tanto scompiglio e dolore per una ragazza tormentata?
Può un album, di musica, provocare la morte di qualcuno?
Per
Hinata sembra che la vita riservi solamente sorprese amare e tristi.
Per lei, nella vita, non c'è spazio per l'amore. Un pensiero
che le è stato inculcato fin da piccola e che continua ad
essere verità.
Ma la sua vita sta per cambiare; dopo tanto ritornerà a "casa"
ed è proprio nella città in cui è nata che farà un incontro inaspettato che le scompiglierà la routine. Ma un incontro può
rivelarsi la sua ancora di salvezza oppure buttarla in un baratro
ancora più buio. Tuto sta nella sua decisione di come
cogliere la sua occasione per scappare dalla sua vita. Che cosa
deciderà di fare la povera, piccola ed indifesa Hinata? Come
finirà la sua vita?
[(cit. dal capitolo 3)  Erano
lì, tutti riuniti per il suo
ritorno e stavano aspettando la sua esibizione. Hinata si
allontanò dalla
tenda, facendo qualche passo indietro e sospirò. Non credeva
di potercela fare,
quel pubblico era diverso da tutti gli altri; era pieno di persone che non
vedeva da un sacco di tempo, pronta a giudicarla e lei non si sentiva
pronta. Non avrebbe dovuto assecondare la pazzia di un momento e chiedere a
Sakura di trovarle una sistemazione per il suo ritorno a Konoha. Alzò
una mano, stretta nuovamente a pugno, e si picchiettò la testa mormorando
“Stupida! Stupida!Stupida!” i suoi occhi erano assenti, fissi sul
parchè di legno dell’Auditorium. Una mano maschile fermò la sua,
prima che potesse colpirsi
nuovamente. Solo in quel momento lei ritornò in
sé e alzò lo sguardo per
guardare chi fossi il suo intruso. Sorrise nel vedere che si trattava
del suo biondo preferito.
“Naruto” lo chiamò dolcemente. Era felice
di vederlo in quel momento e sorrise ancora di più al
ricordo della giornata precedente.]
[4° classificata al concorso de "Il circolo dei promt indetto da Silvar Solli]
Genere: Dark, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sorpresa
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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A perfect melody

Capitolo 3

Il palcoscenico era illuminato con luci forti, quasi l’accecavano. Era in piedi a guardare, da dietro le grandi e pesanti tende rosse, il pubblico. In prima fila spiccava subito la figura austera di suo padre, che si guardava attorno, innervosito dal suo farsi attendere e anche disgustato nel ritrovarsi a stretto contatto con persone inferiori a lui. Hinata strinse le mani a pugno, stringendo anche la veste di seta nera del suo vestito, e innervosita da quel suo comportamento. Cercò d’ignorarlo, continuando ad esplorare il pubblico. C’erano molti volti famigliari e alcuni se li ricordava molto bene.

C’era suo cugino, Neji, con la sua fidanzata TenTen e il loro migliore amico Rock Lee, se non si sbagliava; poi c’era la sua assistente Sakura abbracciata al braccio di un ragazzo dai capelli neri e gli occhi dello stesso colore, molto probabilmente era il suo fidanzato a giudicare dall’espressione felice di lei; la sua vecchia insegnante di musica Kurenai e il suo compagno di corsi Shino e al suo fianco c’era Kiba. Kiba era stato il suo migliore amico, che rovinò tutto per essere qualcosa di più. Scosse la testa, era anche suo il motivo per cui se ne era andata da Konoha e da allora non si erano più parlati. Continuò la sua perlustrazione del pubblico riconoscendo altre persone di cui non si ricordava il nome, d’altronde era troppo timida per interagire con gli altri.

Erano lì, tutti riuniti per il suo ritorno e stavano aspettando la sua esibizione. Hinata si allontanò dalla tenda, facendo qualche passo indietro e sospirò. Non credeva di potercela fare, quel pubblico era diverso da tutti gli altri; era pieno di persone che non vedeva da un sacco di tempo, pronta a giudicarla e lei non si sentiva pronta. Non avrebbe dovuto assecondare la pazzia di un momento e chiedere a Sakura di trovarle una sistemazione per il suo ritorno a Konoha. Alzò una mano, stretta nuovamente a pugno, e si picchiettò la testa mormorando “Stupida! Stupida! Stupida!” i suoi occhi erano assenti, fissi sul parchè di legno dell’Auditorium. Una mano maschile fermò la sua, prima che potesse colpirsi nuovamente. Solo in quel momento lei ritornò in sé e alzò lo sguardo per guardare chi fossi il suo intruso. Sorrise nel vedere che si trattava del suo biondo preferito.

“Naruto” lo chiamò dolcemente. Era felice di vederlo in quel momento e sorrise ancora di più al ricordo della giornata precedente.

Avevano fatto la pace, lui si era scusato di averla accusata di pensare solamente al suo lavoro e lei si era scusata per non aver compreso il suo bisogno di passare del tempo insieme. Naruto aveva un effetto benefico su di lei e se n’era resa conto ritornando a casa. Infatti, aveva notato come la sua pelle aveva ripreso colore, per quanto possibile, e non sembrava più stanca e triste, ma radiosa. E per quello ne era felice. Ritornò al presente, per godersi quell’attimo di felicità, prima di sprofondare nuovamente nel baratro.

“Perché maltratti questa graziosa testolina viola?” domandò divertito. Le rivolse uno dei suoi sorrisi migliori, per risollevargli l’animo e funzionò.

“Sono nervosa. Sto per esibirmi davanti a persone con cui ho passato la mia infanzia” rispose, cercando di trattenere la malinconia e l’agitazione. Naruto non aveva bisogno di domandarle come stava, per lui Hinata era un libro aperto.

“Hinata lo sai che puoi contare su di me, vero?” domandò il biondino. La ragazza lo guardò negli occhi e annuì, sorridendogli grata per la sua presenza. Lo abbracciò, felice di quel momento; l’unica cosa buona che le era successo da quando era ritornata a casa.

 

Guardava ancora una volta il pubblico, individuando immediatamente Naruto. Era in seconda fila, ma lo vedeva molto bene. Era dietro suo padre, che la salutava con un sorriso e lei non esitò a rispondere con un cenno. L’uomo la guardò perplesso e si chinò verso il nipote per domandargli qualcosa. Hinata non se ne curò e si voltò verso la donna bionda, con un seno molto prosperoso, che era salita sul palco per annunciare la sua entrata. Strinse al petto l’album, quello in cui aveva trovato uno strano Requiem su leggio del suo piano in camera. Un brano che non si ricordava affatto di aver scritto. Erano da mesi che non aveva l’ispirazione giusta e non si ricordava di aver composto qualcosa.

La donna si portò un microfono vicino alla bocca e fece per parlare. Il suore della ragazza prese a battere furiosamente.

“Signori e signore, sono lieta di poter presentare a questa serata” esordì la donna.

Il suo corpo le sembrava esser fatto di pietra e non rispondeva ai suoi ordini. Perfino sollevare una mano le sembrava difficile. Continuava a guardare il sindaco di Konoha che sproloquiava sulla serata e sul suo concerto. Parole che non aveva voglia di ascoltare minimamente.

Al posto delle sue parole, udiva una strana melodia; famigliare ma nuova allo stesso tempo. Dove l’aveva sentita?

Che sciocca che sono stata, sapevo già cosa stava per accadere.

 

Fece un piccolo sforzo. Qualcosa era cambiato nel momento esatto che era ritornata a casa, sentiva quella macchia nera seguirla dovunque. Sgranò gli occhi meravigliata, un flash la stordì ancora di più. La musica che sentiva fischiargli nelle orecchie la percepiva ogni volta che stava per salire sul palco per esibirsi. Ogni volta che aveva un concerto quella melodia la soprafaceva. La prima volta che era accaduto era qualche anno dopo la sua fuga da Konoha: suo cugino Neji le aveva fatto un regalo di compleanno, un regalo che la metteva in soggezione ma che allo stesso tempo la ipnotizzava. Da quando aveva cominciato ad usare quell’album le sue musiche avevano un qualcosa di strano, di più triste. Nel momento esatto che quella melodia cessava, l’ombra che la seguiva invisibile e silenziosa colpiva. La morte prendeva il suo posto, uccidendo ogni persona presente al suo concerto. Era sicura che alla tv non comunicava tutti gli omicidi, ma Hinata era sicura che c’è ne erano molti di più.

Più ci pensava, più la testa gli scoppiava. Voleva che quella musica si fermasse. Il cranio le doleva, dolore. Solo questo, la sua vita era piena di dolore e non c’era spazio ad altri sentimenti.

“... non vi annoierò oltre. Ora diamo il ben ritornata a Miss Hyuuga” la presentò Tsunade.

Hinata si raddrizzò e a testa alta entrò sul palcoscenico. Guardava davanti a sé, senza degnare nessuno di uno sguardo, distratta com’era dalla sua canzone interiore. Sembrava acquetarsi, come ogni volta che si avvicinava al pianoforte. Poggiò l’album sul leggio e si sistemò, lisciandosi le pieghe del vestito. Rivolse un’occhiata alla donna, che annuì a sua volta. Le luci si affievolirono, sfumando su di lei. Si spensero pure le luci di emergenza, tutto per concedere tutta l’attenzione a lei, la stella di quella sera.

 

Le dita di lei incominciarono a scivolare sulla tastiera, veloci e silenziose, lasciando il posto a quelle note malinconiche e perfette. La melodia, provata nemmeno una volta, era stupenda. Perfino lei se ne rendeva conto, con stupore. Non credeva di aver scritto una simile canzone, ma ne fu orgogliosa immediatamente. La melodia che udiva nella sua mente si mescolò a quella che suonava. Forte e piano; triste e allegra; acuta e grave. Un connubio di opposti, perfetti fra loro che si completavano a vicenda. Ma solo lei poteva percepire una simile melodia perfetta, mentre gli altri non potevano che ascoltare un suono distorto e lontanissimo dalla perfezione che era.

Perché me?

 

Teneva gli occhi socchiusi, non aveva bisogno di guardare la tastiera. Conosceva l’esatta posizione di ogni tasto bianco e nero. Li suonava con decisione e passione. Sebbene il suo corpo vibrasse, ribellandosi all’idea di ubbidire a qualcun altro, eseguiva gli ordini che gli impartiva quell’ombra. Sembrava che solamente lei riuscisse a vederla; voleva avvertire gli altri, il suo pubblico, di quello che stava per succedere. Presto quell’ombra li avrebbe avvolti, destinandoli a una morte inevitabile. Le sue labbra, però, non si mossero e le sue mani continuavano a volare sulla tastiera, leggiadre e decise su quali pulsanti premere.

Ammettilo, ti è piaciuto. Quella sensazione di perfezione…

 

Nella sua mente quella nebbia di bellezza la costringeva a mettersi in ginocchio e a volerne sempre di più. I suoi occhi divennero opachi e assenti, mentre l’oscurità svolgeva il suo lavoro. Si avvolse attorno ad ogni singola persona presente in quella sala, buttandoli in un baratro buio e senza fondo. Presto sarebbero morti, inconsapevoli della causa. C’era un colpevole, ma proprio in quel momento erano ammaliati dalla sua musica.

Al proprietario di quest’album, che possa scrivere meravigliose melodie. Canzoni capace d’uccidere tutto il mondo.

Chiunque avesse scritto quella dedica aveva ragione. Le sue musiche uccidevano, uccidevano persone innocenti. Per questo aveva perso la sua vitalità di un tempo, troppe morti sulla coscienza e lei nemmeno provava a redimersi. Non sarebbe stato sufficiente, sarebbe andata all’inferno accettando la propria punizione; qualunque fosse stata.

Chiuse gli occhi assaporando ancora una volta lo stato di beatitudine che la circondava, lasciandosi avvolgere dall’ultima nota, Sol. E poi il silenzio. Il silenzio che precedeva il chiasso degli applausi, quasi ferendole l’udito. Si costrinse a sorridere, un’azione di cortesia. Con i suoi occhi perlacei, e ancora vuoti, guardò ogni conoscente, prima della sua morte. Si scontrò con gli occhi azzurri di una persona in particolare. Trasalì, nel guardarli. Anche a lui avrebbe detto addio?

 

Sciocca. Sei stata solamente una sciocca. A lui soprattutto avresti dovuto dire addio. Prima che l’inevitabile succedesse.

 

Con le labbra mimò <>, l’ultimo addio che poteva dargli, versando delle lacrime amare. Avrebbe dovuto impedirgli di assistere allo spettacolo. Lui era la persona che più la capiva, che più la faceva sentire amata. Ringraziava il cielo per quel dono e lei lo aveva appena condannato a morte. Lui ne parve confuso, perché dirglielo in quel momento? Non poteva rifiutargli il suo sorriso e annuire. Gli rispose a suo modo, come sempre. <> Una risata gutturale si divulgò sopra gli applausi e i fischi. Un paio di occhi viola la guardavano, contenti del suo dolore. Provava piacere dal suo dolore, ne traeva nutrimento. Hinata li osservava, ammaliata e desiderava correre verso di essi. Tuttavia, i suoi piedi erano ben piantati a terra, le impedivano di compiere un solo passo. Uno scricchiolio impercettibile attirò l’attenzione dell’artista. Spostò il suo sguardo verso l’alto, verso la trave principale della struttura. L’auditorium era vecchio, qualche asse poteva sempre cadere e coinvolgere le persone in un incidente. Tremò a quella prospettiva, lei si sarebbe salvata questa volta?

Certo, come tutte le altre volte in passato e in futuro.

 

Lo scricchiolio si fece più forte e la trave prese a cadere verso il basso, con lentezza esasperante. La vide cedere pian piano, minacciando di travolgere tutte le persone. Hinata guardò disperatamente i suoi amici, implorandoli con lo sguardo di scappare, di accorgersi di essere in pericolo. Nessuno, però, si accorse di quella supplica silenziosa. Erano intenti a richiedere il bis o a lodarla, per la sua bravura. La trave cedette e Hinata chiuse gli occhi, terrorizzata all’idea di rivivere tutto da capo.

 

Alla fine, uno si abitua a quelle situazioni e l’ho fatto anche io.

Sento ancora quella melodia, ma ormai ho smesso di ribellarmi. Maledetta, ecco cosa sono.

Come la melodia, risuonarmi nelle orecchie e precedere l’orrore a cui sono costretta ad assistere.

Ho pianto quel giorno; per i miei amici, per il mio Naruto, Neji e Hanabi e perfino per mio padre. Nulla li farà tornare. Sono destinata a restare sola e senza legami.

Perché temere la morte? Essa ci e’, eppure, sempre vicina”, mai parole furono più veritiere. 

Maledetta.





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 Angolo Autrice
Okay e questo è l'ultimo capitolo. Sniff!!! Mi dispiace aggiornare solamente ora e per di più mi dispiace anche mettere fine a questa storia... Non posso che continuare a sottolineare a quanto io sia affezionata a questa mini-long e mi dispiace che sia arrivata solamente 4° al concorso, ma mi accontento lo stesso. Stavo pensando, inoltre, che potrei scrivere un proseguito per questa storia magari una One-shot oppure un'altra mini-long... Sono indecisa e se voi vorreste dirmi la vostra opinione fate pure. Spero che vi sia piaciuto il capitolo e non vedo l'ora di leggere i vostri commenti. E spero anche che chi segue il manga di Death Note Image and video hosting by TinyPic, non sia stato un affronto leggere questo abominio xD
Mi resta solamente da dirvi: alla prossima.
Bacioni!
MissysP
  
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