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Autore: ArchiviandoSogni_    28/11/2011    12 recensioni
Damon è un vampiro spietato, plasmato dal sarcasmo e dalla crudeltà della sua natura. Confinato ormai nella propria esistenza ricca di sangue e rimpianti, un giorno incontrerà una ragazza che pian piano gli farà riscoprire il piacere di amare. Amare ed essere amato : Riuscirà ad uscire dalla propria rassegnazione per riscoprire se stesso?
Soprattutto: Sconfiggerà definitivamente le tenebre che l'hanno ormai avvolto da troppo tempo?
A voi la piacevole scoperta.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Enemies become Lovers?

 






 








 
Damon avrebbe voluto uccidere e prosciugare l’essere umano che l’aveva appena distratto da quella affascinante preda. I suoi occhi glaciali scrutavano l’orizzonte, cercando quella chioma rosso fuoco con eccessivo interesse. Inutile rendere noti i scarsi risultati di quella veloce ricerca.
 
“Damon?”
Spostò lo sguardo con riluttanza verso lo scocciatore.
“Senti Alaric, capisco che tu ti senta attratto dal gene XY con i denti aguzzi, però ti devo ricordare che Buffy The Vampire Slayer è finito da un pezzo e con esso anche la mia pazienza.”
 
Gli occhi dell’altro uomo lo scrutarono attentamente.
 
“Pessima giornata?”
“Non una delle migliori, diciamo. Allora? Spero che la tua interruzione sia per lo meno necessaria. Mi hai fatto scappare il pranzo.”
 
Alaric sorrise tristemente all’amico. Era strano definire propriamente con quel nome Damon, che era sempre stato riluttante all’idea di avere qualcuno al proprio fianco. Eppure in quegli ultimi mesi si erano in qualche modo avvicinati e capiti. Dopo la perdita di Jenna, quel vampiro gli era stato accanto e l’aveva aiutato a superare quei lunghi mesi di sofferenza soffocante. Certo non aveva mai ricevuto un abbraccio e tantomeno parole dolci e rassicuranti; ma l’ironia e la continua presenza al suo fianco gli avevano fatto capire che quello era il modo di Damon per dire “Io ci sono, amico.” E lui l’aveva capito senza che Damon dicesse nulla. Per di più, anche per lui gli ultimi mesi erano stati atroci. La fuga di Klaus e Katherine, le torture psicologiche ed il ritorno di Stefan, avevano destabilizzato il precario equilibrio mentale del vampiro. Si era affezionato ad Elena ancora di più , consolandola a suo modo per la lontananza del fratello. Ora invece sembrava solo un brutto ricordo, perché Stefan era ritornato; e i due ci stavano riprovando con successo.
 
Cosa era rimasto a Damon?
 
Niente, come sempre. E quel vuoto aveva spaventato Alaric. Sentiva che il vampiro si sarebbe messo di nuovo nei guai pur di non dover vedere sotto ai propri occhi, sotto il suo  stesso tetto; l’amore disarmante che suo fratello e la sua ragazza stavano pian piano riscoprendo.
 
“Mi chiedevo se hai voglia di farti una delle nostre solite bevute, adesso.”
“Giornataccia eh, amico? Alle 11 del mattino già alla ricerca dell’alcool?!?”
 
Alaric non rispose, perché le parole tra loro due non erano mai servite. Vide solo Damon dargli le spalle e tornare dentro al locale e lui lo seguì con lentezza. Aveva visto per un momento uno strano scintillio nello sguardo dell’amico, quando gli aveva impedito di uccidere la ragazza pochi minuti prima.
Non sapeva cosa fosse, ma di certo; aveva evitato che la poveretta finisse uccisa così precocemente.
Scosse la testa, dimenticando l’infinità di pensieri che gli inondavano la testa e si precipitò verso il bancone, al suo posto d’onore.
 
 
***
 
“Decisamente, una giornata del cavolo!”
 
Jade entrò come un turbine nella stanza del piccolo albergo. Sbattendo la porta, si accorse che sua sorella era ancora sul suo letto, intenta a leggere con un sorriso dolce dipinto sulle labbra.
 
“Prima devo litigare con una vecchia snob, poi un pervertito con la scusa di essere il cugino figo di Edward Cullen, mi stava per portare chissà dove per farmi… Dio solo sa cosa! Ed ora, per giunta, ho anche finito la benzina della piccolaStorm. Aaaah! Decisamente una giornata nera.”
 
Togliendosi con forza le all star consumate, diede una veloce occhiata al suo riflesso nello specchio. Orribile. Non aveva mai avuto un colorito così smorto. I suoi capelli rossi fiammanti rigorosamente tinti, avevano addirittura perso la lucentezza che tanto lei amava. Quella mattina era da archiviare e da dimenticare al più presto.
 
“Sis, che è successo?”
Gli occhioni verdi di Nessy la osservavano stupiti e dolci. Sua sorella era così femminile e composta, così pacata ed imperturbabile. Erano così diverse ma dannatamente compatibili. Litigavano poco e si supportavano a vicenda, da sempre.
 
“Niente. Solite cose.. Senti che ne dici se andassimo a trovare Elena e Jeremy? Magari più tardi, verso le cinque. Oggi l’ho vista e non puoi immaginare com’era bella. Parlava tanto, sorrideva e scherzava quasi come prima. Finalmente, dopo la morta degli zii, l’ho rivista tornare l’Elena di una volta.”
 
Jade sorrise. Molti ricordi le sfiorarono la mente, ma decise di non soffermarsi su nessuno in particolare. Non le piaceva molto ricordare il passato, perché molti dolori nascosti potevano ritornare a farle visita, quando meno se l’aspettava. Soprattutto odiava scoprirsi davanti a qualcun altro che fosse sua sorella, cugina o un semplice sconosciuto.
Jade era così, riservata su se stessa ed esuberante contro la vita e con gli altri.
Certo non era facile capirla, solo una stretta cerchia di persone poteva vantarsi di conoscerla bene; ma a lei andava bene così.
 
Scosse la testa muovendo con lentezza i lunghi capelli mossi, gettandosi poi con poca grazia vicino alla sorella, sul morbido letto.
 
“Nes, ora dormo un po’. Sono distrutta.. Mannaggia a me e la mia voglia di andarmene in giro già dal mattino presto! Mi sta bene!”
Si avvicinò alla bionda chioma lunga e liscia della sorella, per accarezzarla gentilmente.
 
“Sogni d’oro Sis, ti chiamo io più tardi.”
E dopo che sua sorella le baciò gentilmente una guancia, Jade sprofondò con dolcezza nel cuscino e si concesse un sogno ristoratore, ricco di canini appuntiti, occhi azzurri e oceani di Bourbon.
 
***
Qualche ora dopo…
 
“Ah odio i taxi. Lenti, lenti e stra lenti. Anche spilorci fino all’ennesimo centesimo!”
“Calmanti, dai. Non potevamo mica prendere la moto, visto che era a secco.”
L’occhiata ironica della sorella la fece innervosire.
 
“Mi scusi, Signorinella. Le ricordo che campiamo con i miei soldi e devo trovare ancora uno schifo di lavoro qui.”
 
Jade prese a torturarsi un unghia dal nervoso, odiava avere problemi economici. Era una vita che lottava giorno dopo giorno per regalare una vita normale a Vanessa e a se stessa.
 
“Dai, Jady. Scherzo… Vedrai che lo troverai presto”
Sorridendo dolcemente, Vanessa accarezzò un braccio della sorella; calmandola all’istante.
 
Era proprio vero che il legame tra fratelli e sorelle, per quanto sia turbolento e litigioso, era qualcosa di indissolubile ed incomprensibile. Bastava un gesto od una parola e tutto passava all’istante.
 
“Ok, Nessy. Ma non chiamarmi Jady, sai che lo odio.”
 
Le due sorelle si ritrovarono così di fronte alla porta di casa Gilbert, suonando il campanello.
Leggeri passi sulle scale, qualche secondo di silenzio ed una sorridente Elena li aprì la porta.
 
“Finalmente!”
 
La mora abbracciò teneramente la piccola bionda e poi la rossa.
Il scintillio negli occhi delle tre ragazze era ben visibile. Erano tutte e tre felici di essere li in quel momento. Mille emozioni si risvegliarono, ricordi allegri ed altri dolorosi; ma l’importante era essere ancora li. Unite.
 
“Elena, chi è?”
Uno spettinato Jeremy si avvicinò alla porta. Aprì la bocca ed un sorriso si aprì fra le sue labbra. Anche lui abbracciò con dolcezza la due cugine, soffermandosi a salutare la rossa con una sorta di saluto militare.
 
“Ma quanto siete cambiate! Jade ma ti sei fatta rossa? Sei sempre la solita esibizionista..”
La ragazza alzò leggermente un sopracciglio.
“Senti un po’ da che pulpito viene la predica. Sembri il fratello di Action Man per la quantità spaventosa di muscoli. Speriamo che almeno quello basilare ti sia cresciuto in questi anni.. Povero Jemmy- boy!”
 
Il moro dopo un attimo di smarrimento, cominciò ad avvicinarsi lentamente e con aria di sfida alla cugina. “ Hey, aspetta un attimo Jady-Bean. Anche nella lotta sono migliorato in questi lunghi 4 anni.”
Lo scintillio di sfida si accese negli occhi verdi della rossa, che cominciò a mettersi in posizione d’attacco.
 
“Ma davvero? Quindi mi stai sfidando apertamente?”
“E se anche fosse?”
“Basta ragazzi. Possibile che non cambiate mai?”
 
Elena si frappose fra i due , riportando tranquillità.
 
“Entriamo? Fa freddo stasera.”
 
Seguendo la ragazza, tutti e tre entrarono nella piccola casa. Jade osservò tutto con malinconia. La scala sulla quale aveva rovesciato a 5 anni un enorme vasetto di miele, provocando l’ira della zia e dello zio. Proseguendo per il piccolo salotto, si ricordò di aver rovinato più volte il pavimento con il suo skateboard per tutta la sua adolescenza. Per fortuna la zia era sempre stata così comprensiva con lei. In fondo molti le dicevano che assomigliava a sua madre Lily quando aveva la sua età. Anima ribelle e cuore gentile. Per questo motivo nessuno aveva avuto mai il coraggio di rimproverarla, anche quando la sua insofferenza verso il mondo aumentò con la morte dei suoi genitori.
 
Appena Jade ritornò alla realtà, dopo quel breve tuffo nel passato, le venne quasi un colpo.
Sulla sua poltrona preferita era bellamente appollaiato quello stronzo che aveva incontrato poche ore prima.
 
Come si chiamava?
 
Ah Damon, Demonio.
 
Il sangue cominciò a ribollire nelle sue vene, senza che lei potesse farci niente. Quando qualcuno non le piaceva, non riusciva a fingere. Era uno specchio limpido senza increspature, da quel punto di vista.
 
Assottigliò lo sguardo finché gli si avvicinò senza pudore o vergogna. Quella era quasi casa sua  e non permetteva che un tale cafone e strafottente, se ne stesse così bellamente sdraiato a guardarla con prima stupore e poi aria di sfida.
 
Mani sulle anche e sguardo fisso di fronte a sé, cominciò a parlare senza sosta.
“Ancora tu? O mamma mia! Ti prego Elena, da quando frequenti gentaglia così volgare e maleducata? Chi diamine ci fai qua tu, eh? Damon.. se non ricordo male.”
Vide quegli occhi azzurri fissarla prima iracondi e poi estremamente divertiti.
 
“La neonata del Boubon. Ma che piacevole sorpresa rivederti. Non aspettavo altro.”
Poteva esserci più sarcasmo di quello che Jade percepiva? Lei sapeva fare di meglio.
 
 “L’onore è tutto tuo, grandissimo idiota. Sposta gentilmente il tuo delizioso didietro dalla mia poltrona, perché non indugerei due minuti a spedirti fuori a calci in faccia.”
 
Vide l’uomo alzarsi di colpo ma una mano gli si posò velocemente sul petto, trattenendolo.
 
“Damon, stai calmo.” Solo in quel momento, Jade si accorse della presenza di Stefan. Forse si era lasciata troppo trasportare dalla foga e dalla rabbia. Ma non avrebbe né chiesto scusa, né tantomeno si sarebbe zittita solo per far piacere agli altri. Scorrendo la stanza con lo sguardo, osservo i volti dei suoi famigliari che la guardavano con aria sorpresa e rassegnata.
 
In fondo lei era così, perché doveva cambiare? Per piacere agli altri?
 
No. Non l’avrebbe fatto; lei non era quel tipo di persona.
 
“Jade, ti sembra il caso? Conosci già Damon?”
“Certo che lo conosco, Elena! Stamattina mi ha bellamente insultata e mi stava per trascinare chissà dove. Per fortuna sono pronta di riflessi e sono riuscita a  scappare nel momento giusto.”
 
Quel verbo faceva male. Scappare non era da lei.
 
“Damon…” La mora lo osservò con infinita tristezza che quasi innervosì Jade.
Perché provare pietà per un essere simile? Lei non lo conosceva, ma bastavano pochi gesti e poche parole per capire certi tipi di persone. E Damon, certamente, non poteva classificarsi nella top 10 dei ragazzi più simpatici di Mystic Falls.
 
“Elena non è giusto prendersela solo con quel ragazzo. Mia sorella molto spesso provoca senza accorgersene.
“Ti assicuro che anche mio fratello lo fa.”
 
“Chi provoca chi?”La frase venne pronunciata nello stesso momento dai i due tirati in causa. Si scambiarono uno sguardo carico di elettricità, ma poco dopo il discorso venne dirottato su altri argomenti.
 
“Quindi in questi 4 anni avete viaggiato per l’Europa?”
“Si e no. Diciamo che ci siamo soffermate per lunghi periodi a Parigi, Milano e Londra. Una città più bella dell’altra. Abbiamo imparato due nuove lingue, più o meno. Ci siamo divertite molto anche se i momenti difficili ci sono stati, nonostante tutto. Purtroppo ho dovuto accontentarmi di lavoretti part time inutili e mal pagati. Però sai bene che con il mio semplice diploma non posso fare molto.”
 
Seduta sul ripiano della cucina, Jade addentava una mela con infinita noia. Non le piaceva raccontare le sue esperienze in presenza di estranei. Certo, Stefan poteva anche passare, ma Damon era di una strafottenza inimmaginabile. Appoggiato sul muretto nella parte opposta, la guardava alzando continuamente il sopracciglio e con qualche mezzo sorriso malizioso. Dio, avrebbe voluto ucciderlo. Farlo a pezzettini e darlo in pasto ai cani.
 
Ma si stava trattenendo egregiamente. Lo faceva soprattutto perché aveva visto lo sguardo di Elena che in qualche modo soffriva se la rossa insultava crudelmente quell’ammasso di muscoli e strafottenza.
 
“Capisco. Ed ora che hai intenzione di fare? Rimani qui con Nessy o ripartirai?”
La rossa addentrò un altro pezzo di mela con fare pensieroso. “E’ ancora tutto da decidere. Volevo concedere a Nes un attimo di pace e farle concludere gli studi qui a Mystic Falls. Se riuscissi a trovare un buon lavoro, potrei stabilirmi qui definitivamente.”
“Sarebbe magnifico, Jade. Potreste anche venire a vivere qua con noi. Ormai siamo soli e sentire di nuovo questa casa piena come una volta, sarebbe meraviglioso.”
 
La rossa scese dal ripiano e si avvicinò alla cugina seduta su una sedia. Inginocchiandosi le posò una mano sul ginocchio.
“Non ti preoccupare cugina cara. Nessy sarà felicissima solo all’idea di vivere qui tutti insieme. Sono io quella non riesce mai a stabilizzarsi. Sai come sono fatta, ho paura di stufarmi subito. E i ricordi non mi stanno molto simpatici.”
 
Elena scosse la testa ma poi il sorriso ritornò sul suo viso. “ Ti va di rimanere a cena? Non credo che questo ricordo ti stia antipatico, mi sbaglio?”
Con una leggera gomitata, la rossa sorrise prendendo per mano la cugina.
 
“Solo una cosa.”
“Cioè?”
“Quello li appoggiato al muro; non lo voglio. Stefan mi sta anche simpatico, ma Damon non lo digerisco.”
 
Un leggero spostamento d’ aria le arrivò alla schiena.
 
Prima che potesse rendersene conto, si spostò e posò una mano sul collo di Damon nello stesso istante in cui lui fece lo stesso sul collo di lei.
L’immagine era ironicamente erotica. Erano estremamente vicini, viso a viso, corpo a corpo. Ma lo sguardo di entrambi era ancora peggiore. Combattevano tra l’istinto di uccidersi od avvicinarsi.
L’ennesima interruzione di Stefan, li fece allontanare.
 
L’aria si era improvvisamente riempita di tensione.
 
“Jade, Damon. Mi spiace ma vi voglio entrambi a cena stasera. Comportatevi bene.” Così  dicendo Elena prese Jade per una mano e Stefan trascinò al piano di sopra suo fratello.
 
Per fortuna la preparazione della cena fu molto più tranquilla e allegra.
Elena e Jade parlavano di tutto, del tempo passato lontane, di quello passato a stretto contatto e di come fossero ormai diventate donne.
Il discorso, poi,  prese inevitabilmente una piega meno comoda e decisamente poco ben voluta dalla rossa.
 
“Comunque cerca di non provocare Damon. E’ davvero pericoloso e potrebbe farti davvero del male.”
 
Mentre girava la pasta nella pentola, per poco Jade non se la gettò addosso.
“Cosa? Ma è il classico tipo tutto fumo e niente arrosto, Elena! Dai, guardalo! Se gli rovini il bel visino poi non potrà più rimorchiare le 4 gallinette della serata. Suvvia, cugina! Quello che si farà del male, sarà lui. Io certamente no.”
“Non è come sembra. Fidati di me per una volta.”
“Non è questione di fidarsi o meno. Mi innervosisce ed è stato lui il maleducato di turno.” Prese a girare con prepotenza il mestolo nell’acqua perché sapeva di avere ragione e doversi giustificare a quel modo poi, non era da lei.
“Puoi almeno evitare per questa sera? Non ci vediamo da 4 lunghissimi anni. Perché rovinarci questo momento per Damon?”
Jane si perse in altri pensieri finché si convinse che Elena aveva ragione. In fondo doveva provare semplice indifferenza.
E ci sarebbe riuscita.
Lei era superiore.
 
***
 
La cena iniziò nei migliori dei modi. Per il bene di tutti lei si era seduta a capo tavola tra Elena e Stefan mentre il suo nemico giurato, era dall’altra parte del tavolo. Le occhiate cariche di odio e interesse le sentiva fin sotto la pelle.
 
Perché in qualche modo le faceva piacere?
 
Domanda che non necessitava di una risposta al momento. Voleva solo rilassarsi e sciogliere i nervi che durante quella giornata erano stati messi a dura prova.
 
“Vado a fumarmi una sigaretta in veranda, ragazzi. Torno subito.” Così dicendo Jade si allontanò. Armata di sigaretta e giubbino in pelle, uscì velocemente dalla porta principale. Il freddo della sera la investì dolcemente, placando il nervoso accumulato durante la giornata.
Terribile, sentiva che prima o poi sarebbe collassata davvero. Ma doveva tenere duro, doveva lottare giorno per giorno per Nessy. Lei meritava di avere una sorella migliore al proprio fianco, eppure lei si sentiva sempre un passo indietro.
Un passo indietro da raggiungerla e renderla davvero felice.
 
Aspirò profondamente una boccata tenendo il fumo in gola per parecchi secondi mentre osservava con invidia le stelle.
Loro si che erano fortunate. Sempre splendenti, desiderate  da tutti, lontane dal male.
Era un po’ quello che lei ricercava da una vita, ma non l’avrebbe mai ammesso.
Jade Gilbert non poteva.
 
Seduta sul dondolo, sentì improvvisamente una leggera vibrazione e Damon le si sedette accanto.
 
Addio pace.
 
“Ti sto così tanto simpatica che non riesci a starmi lontano nemmeno per il tempo di una sigaretta?”
“Esatto.”
“Wow. Dovrei per caso sciogliermi? E’ così che funzione, Damon?”
L’uomo spostò lo sguardo su di lei, alzando un sopracciglio.
“In teoria funziona che tu muori e io mangio. Però sai, Stefan mi ha trattenuto sopra mezz’ora a farmi la ramanzina, prima. Essere la cugina di Elena è la tua salvezza, diciamo. Anche se fossi in te, non farei tanto la sbruffona.”
“Ancora questa storia del vampiro stile Edward Cullen. Mamma mia, che noia. Senti facciamo che nessuno dei due calcola l’altro ed evitiamo di far star male Elena, ok? “
“E io cosa ci guadagno?”
Un ultima boccata e la sigaretta era già finita. Quell’uomo oltre a provocarle un nervoso inaudito sarebbe stato l’artefice di un cancro precoce ai polmoni.
 
“Ci guadagni che non ti spacco la faccia.”
“Uuuh. Che paura. Dai, fallo. Voglio proprio vedere quanta forza hai.”
“Non farlo Damon. Non ho una bella fama per essere una ragazza. Fidati.”
“No, invece ho voglia proprio di farmi male. Su, io sono qui.”
 
Jade non aspettò altro, si alzò e si mise di fronte a lui, vicinissima alle sue ginocchia.
“Alzati.”
“Non credo proprio. Ti sto già aiutando, non complicarti la vita.”
 
La rossa, si tese a quel commento. Non voleva nessun aiuto, nessun tipo di agevolazione. Voleva veramente spaccargli la faccia. O meglio magari lo stomaco, quel viso era troppo bello per essere sporcato.
 
Cosa?
 
Jade era in preda a una strana confusione, però cercò di riprendersi. Strinse la mano destra in un pugno e la sferrò con tutta la forza verso il mento del ragazzo, ancora seduto con il solito sorriso ironico.
Non fece in tempo nemmeno a sfiorarlo che il pugno venne catturato dalla mano dell’uomo e con un abile sgambetto, si ritrovò seduta sulle sue ginocchia.
 
“Ops. Mi sa che mi hai sottovalutato, piccola. Non trovi?”
 
Jade era un fascio di nervi, stava per rialzarsi ma l’uomo la racchiuse in una morsa quasi letale tra le sue braccia.
Decisamente c’era qualcosa che non andava.
Lei avrebbe dovuto difendersi, dimenarsi e magari urlare. Però dopo un primo momento, si sentì quasi bene tra quelle forti e dure braccia.
 
Che doveva fare? Ovvio quello che sapeva fare meglio. Usare le parole come arma, anche per nascondere l’imbarazzo.
 
“Mollami.”
“E perché? Sei scomoda?”
“Ti ho detti di LASCIARMI ANDARE.” Cominciò lei alterandosi.
“In realtà mi hai detto di mollarti, per essere pignoli.”
“Damon io ti..”
 
Damon le intrappolò il mento con una mano, la osservò lungamente negli occhi e poi passandosi una lingua sulle labbra, sussurrò flebilmente.
 
“Sei K.O.”
 
E  le labbra dell’uomo si avvicinarono fino a scontrarsi brutalmente con quelle della ragazza. Le assaggiò a piccoli morsi, le assaporò finché non riuscì ad avere il dritto accesso per la sua bocca. Le loro lingue si intrecciavano, si sfioravano e si ricercavano in quella lenta danza erotica. Jade dal canto suo, non poteva certamente opporsi. Non se quel bacio le stava piacendo più del consentito.
 
Mentre entrambi si mangiarono con avidità con le labbra e con gli occhi, nella mente dei due nacque un pensiero comune.
 
“Se il nemico ti attacca, tu attacca ancora più forte.”
 
E prendendo alla lettera quelle parole Jade e Damon si ritrovarono a lottare non fianco a fianco, ma uno contro l’altra.
 
Chi vincerà?
 
 
 
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Taaaaadaaaan!
Vi prego ditemi che non è venuta fuori un enorme schifezza! Non sono molto convinta, perché è difficile descrivere le reazioni di Damon. Cavolo è così imprevedibile e così figo.. Ok basta! XD che ve ne pare?
La continuo la storia?
Damon e Jade stanno bene insieme?
 
Beh attendo i vostri commenti che sono sempre graditissimi,cavolo!
 
Ringrazio che ha recensito lo scorso capitolo : Dreamer_on_earth, Mary 91, Chara, sabri92 e chantal sonzogni.
 
 
Grazie infinite!
 
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Ciao bellezze, alla prossima <3
 
 
 
 

   
 
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