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Autore: Djali    21/07/2006    3 recensioni
I Malandrini, le sorelle Black, Lily, Lucius e Severus vissero un anno speciale a Hogwarts, e perché il suo ricordo non sbiadisca ci racconteranno, uno per uno, quello che provarono nei più intensi e magici giorni della loro adolescenza...
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bellatrix Lestrange, I Malandrini, Lily Evans, Lucius Malfoy, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavo camminando per il corridoio insieme a Remus Lupin. Eravamo appena usciti dal vagone dei prefetti, diretti ai nostri scompartimenti. Bellatrix e Andromeda erano rimaste indietro a chiacchierare con gli altri prefetti delle loro case, e così Remus mi chiese se volevo fare la strada con lui fino al suo scompartimento, che era pochi metri prima del mio. Naturalmente dissi di sì. Mi stava molto simpatico Remus, per quanto lo conoscessi da poco tempo: frequentavo il quinto, e quindi era il mio primo viaggio verso Hogwarts come prefetto.

-Come prefetto vorrei anche proporre agli insegnanti di inserire della attività pomeridiane che ci permettano di conoscere meglio non solo la tecnologia dei babbani ma anche la loro psicologia, il loro modo di vivere. Insomma, io vengo da una famiglia babbana, ma alcuni studenti vengono da famiglie di purosangue e non conoscono i babbani neppure un po'. Come possiamo sperare che non siano razzisti nei nostri confronti? Li disgustiamo un po' perché ci temono. Secondo me,il modo migliore di affrontare il problema è cercare di far capire a questi studenti che i babbani e i mezzosangue non sono tanto diversi dai maghi. Tu che ne dici?- chiesi. Era dalle undici di quella mattina che non facevo che parlargli delle mie idee rivoluzionarie, ma lui non sembrava affatto stanco; sembrava, anzi, molto interessato.

-Non è affatto un'idea cattiva. Tuttavia non credo che sarebbe molto utile. Insomma, prendi qualcuno come Lucius Malfoy: non accetterebbe mai di prendere parte ad un'attività del genere. E' fermo nelle sue credenze razziste, e in lui sono ormai troppo saldamente radicate per poterle cambiare. E purtroppo non è il solo- concluse tristemente. Eravamo arrivati davanti al suo scompartimento. Sentii il cuore sobbalzare violentemente nella gola. Remus tese una mano verso la maniglia a aprì la porta.

Vidi tre persone sedute nello scompartimento, ma a due di loro non rivolsi che uno sguardo. Uno era un ragazzo che ricordavo vagamente si chiamasse Peter Minus; aveva i capelli color topo e gli occhi inespressivi rivolti al pavimento, come se si vergognasse di incontrare lo sguardo degli altri. Sentii un po' di dispiacere nel guardarlo, ma distolsi lo sguardo subito. Difronte a lui, proprio vicino alla porta, stava seduto James Potter, con i suoi ciuffi disordinati sparsi sulla fronte e gli occhiali attorno agli occhi neri e luccicanti. Notai che aveva le guance leggermente rosse, probabilmente per il caldo.

-Ehi, bentornato!- esclamò la voce del ragazzo seduto vicino al finestrino. Il cuore mi sobbalzò nel petto con ancora più potenza nel sentire quella voce forte e allo stesso tempo dolce. Sollevai lo sguardo sul ragazzo che aveva parlato: i capelli neri che superavano di poco il mento erano spettinati ai lati del viso dalla carnagione abbastanza scura; le sopraccilgia arcuate e scure davano al viso affascinante un'espressione ironica e spavalda. Vidi il lampo bianco dei suoi denti quando sorrise, e mi accorsi dolorosamente che mi stava guardando. Spostai immediatamente lo sguardo sul finestrino accanto a lui, fingendo indifferenza. Cercavo di dominarmi per non arrossire, e non so come feci a riuscirci. Il cuore mi si agitava nel petto come una farfalla impazzita.

-Ciao...- mormorò la voce più vicina di Potter. Non so se quel saluto fosse rivolto solo al suo amico o anche a me. Comunque risposi al saluto e tornai a guardare il finestrino. Non lo guardai neppure bene in faccia.

Salutai Remus e richiusi la porta scorrevole. Dentro di me, qualcosa urlava di allontarmi da quello scompartimento, da Sirius Black, i suoi denti candidi, la sua voce suadente. Percorsi velocemente i pochi metri che mi separavano dal mio scomprtimento e, una volta entrata, richiusi con violenza la porta dietro di me. Mi sentii molto imbarazzata nel notare di avere sorpreso Lucius Malfoy e Narcissa Black intenti in un atteggiamento molto tenero. Retrocessi di un passo per tornare fuori, ma, arrossendo lievemente, Narcissa mi fermò.

-Siediti, Evans. Stanno arrivando le mie sorelle, vero?- chiese, con una voce melodiosa ma distaccata, come il suono piacevole ma freddo del flauto traverso.

-Sì, si sono fermate a fare due chiacchiere nel vagone dei prefetti, ma ora arrivano sia loro che Piton-

Narcissa assunse un'aria indifferente e iniziò a verificare lo stato delle sue unghie; erano lunghe, limate e rese lucide da un velo di smalto. Lily non poteva non riconoscere che, nonostante non andasse molto d'accordo con lei, fosse una ragazza molto bella ed elegante, coi suoi lunghi capelli biondo platino e gli occhi azzurri lucenti come due laghi ghiacciati sotto le ciglia lunghissime.

Accanto a lei, Lucius sfoggiava invece un'espressione estremamente infastidita. Io lo disgustavo per via dei miei genitori babbani, lo sapevo bene. Per lui doveva essere una vera sofferenza trascorrere quei pochi minuti restanti del viaggio nel mio stesso vagone, ma sapeva che mi aveva invitato Andromeda a stare con lei, e, non potendo fare altrimenti, dovesse rassegnarsi a fingere di non vedermi. I lunghi capelli biondi incorniciavano un viso dalla pelle diafana; le sopracciglia, invece, erano scure. Davano molto carattere al suo viso e conferivano grande espressività alla bocca seria e agli occhi crudeli.

Corsi a sedermi difronte a Narcissa, accanto al finestrino. Appoggiai il viso alla mano aperta e guardai fuori, senza vedere niente. Aveva ancora davanti a me il volto di Sirius, il suo sorriso seducente che mi faceva fremere l'anima. Ricordavo perfettamente la prima volta che mi ero veramente accorta di lui. Molte volte lo avevo visto in giro e spesso mi ero intromessa nelle sue liti con Lucius o Severus, ma ero troppo intenta a vederlo come un attaccabrighe disgustoso per dargli solo un'occhiata un po' più approfondita. L'anno precedente, verso maggio, mi sembra, stavo comminando per il corridoio del terzo piano, diretta alla sala comune dei Grifondoro. Mi era attardata in sala grande a parlare con il preside, il professor Albus Silente, al riguardo della possibilità di creare un Club dei Duellanti dove avremmo potuto esercitarci con gli incantesimi di attacco e soprattutto di difesa. Ad un tratto, mentre camminavo, venni attirata da delle voci che si lanciavano minaccie ed insulti. Avevo già riconosciuto le tre persone a cui appartenevano, e mi lanciai in avanti per interrompere l'ennesima lite di Potter e Black contro Piton. Quando arrivai, le cose di Piton erano alte sopra la sua testa e lui tentava disperatamente di ricondurle giù. Ero furiosa, non solo perché quei due piccoli bastardi se la prendevano sempre con lui, ma soprattutto perché erano in due contro uno. Coi capelli arruffati per la corsa e il viso rosso di rabbia gli urlai il mio disprezzo, e gli intimai di lasciarlo stare. Mi ascoltarono e Potter lasciò cadere le cose di Severus a terra. Lui le raccolse e corse via senza dirmi una parola, come faceva sempre; non desideravo la sua gratitudine. Guardai ancora per un po' Potter, i suoi occhiali scintillanti e i capelli scompigliati. Accanto a lui vidi Sirius, e fu la prima volta che lo vidi veramente.

La camicia bianca era sbottonata fino al petto ed era fuori dai pantaloni; la cravatta, priva di nodo, lasciava pendere due strisce di stoffa rossa e gialla ai lati del collo. Le maniche erano rimboccate fino ai gomiti, rivelando due avambracci lisci e muscolosi. I capelli neri sfioravano il collo sottile dove pulsava una vena, e le labbra, fresche e morbide, erano schiuse a rivelare un ringhio minaccioso ma non privo di fascino. Assecondai il desiderio improvviso di darmi alla fuga, ma continuavo a rivedere sempre davanti a me la sua immagine.

Fui riscossa dai miei pensieri dal rumore della porta scorrevole che si apriva. Entrarono Andromeda, con la sua folta chioma nera costellata di fermaglietti luccicanti, e Bellatrix, coi capelli castani raccolti in una coda selvaggia, le palpebre truccate pesantemente e la divisa sostituita da un abbigliamento molto più trasgressivo, che lasciava nudo l'addome piatto e muscoloso e le gambe fino a mezza coscia. Dietro di loro entrò Severus Piton, coi lunghi, unti capelli neri e il naso adunco come il becco di un'aquila. Come sempre, mi rivolse uno sguardo indecifrabile prima di sedersi accanto a Lucius, mentre Andromeda si accomodava vicino a me. Non potemmo scambiare che poche parole che il fischio e la brusca frenata dell'Espresso ci comunicarono che eravamo giunti a destinazione.

   
 
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