Dedico questo Capitolo alle ragazze del gruppo Facebook "Cercando chi dà la roba alla Rowling"
A Viki-Chan, che ha accettato di aiutarmi. E alla mia Special One Argentlam. Grazie di tutto.
“L’amicizia
è un’anima sola che vive
in due corpi.”
(Aristotele)
Il
taxista, quando Hermione montò trafelata a bordo, le rivolse
un ampio sorriso.
<<
Southwark.>>
Pesanti
gocce di pioggia battevano ritmicamente sul tettuccio. Il Black Cab s’avviò
con un rombo di motore nel traffico cittadino,
immettendosi in fila dietro a un enorme autobus a due piani.
<<
La sua faccia non mi è nuova.>> disse il
taxista, che aveva un marcato
accento londinese ed un’insolita voce nasale, come se fosse
attanagliato da un
forte raffreddore.
Hermione
lo osservò attraverso lo specchietto retrovisore, e si
accorse che anche l’uomo
stava facendo lo stesso. I loro sguardi si incrociarono per un lungo,
interminabile istante.
<<
Dico sul serio. Devo averla già vista, da qualche parte. Sì. Sì. Abita a
Londra?>>
Hermione
scosse il capo, nascondendosi dietro una copia del London
Times.
Il
taxista comprese che non aveva voglia di intavolare una conversazione.
Si
schiarì la voce e si concentrò sulla guida,
facendo scivolare una mano
sull’autoradio per alzare il volume. La voce di un deejay
strepitò ansante
negli altoparlanti delle portiere posteriori.
<<…
dicono che il 21 dicembre 2012 finirà il mondo. Cazzate! Stanno solo cercando di
rincretinirci il cervelli, di
metterci paura. Maghi e Streghe? Alieni? Ma la smettiamo con queste stronzate, ragazzi?>>
Boujour
Finesse.
Pensò Hermione, accigliata.
<<
Vogliamo parlare degli avvistamenti di maghi? In questo periodo, amici
ascoltatori, i Network stanno guadagnando montagne di sterline con le stronzate dei maghi e delle streghe.
Dicono che esistono veramente, che è spuntato fuori un mago
impazzito dalle
parti di West Ham che si divertiva a correre per l’autostrada
su una Ducati
inseguito da un Drago! Un drago, ragazzi, avete presente? Sei metri di
bestia sputa
fuoco cagata nel centro di
Londra…>>
<<
Potrebbe abbassare il volume, per favore?>> Hermione
faticò a mantenere
un tono gentile ed educato. Un tono di voce che richiese parecchio
sforzo.
<<
Le da fastidio?>>
Certo
che no. Lo chiedo
così, per sport personale, tanto per fare.
Hermione
emerse dal London Times e gli regalò
un’occhiataccia torva.
<<
Non si tratta di gusti personali. Ma di volume, che trovo eccessivamente alto. Ho un gran mal di
testa.>>
Il
taxista obbedì e ruotò svogliatamente la manopola
del volume.
Hermione
accennò a un sorriso di circostanza e si sentì
irrimediabilmente sollevata. A
quanto pareva i Babbani avevano notato qualcosa. Gli Obliviatori si
stavano
massacrando di straordinari e probabilmente il loro operato non era
bastato per
nascondere l’Ungaro Spinato da occhi indiscreti.
<<…
è che questi ragazzi mi fanno proprio
impazzire.>> disse allegramente
lui, le mani premute sul volante. << Voglio dire,
c’è poca gente in giro
che dice la verità, che non ha paura di niente! Loro dicono
le cose come
stanno. Non gliene frega niente della politica e dei media. Dicono
semplicemente ciò che passa loro per la
testa.>>
Hermione
rispose con un altro sorriso di circostanza. Il suo viso, in effetti,
le parve
alquanto familiare. << Mi dispiace, ma non li
conosco.>>
<<
Come sarebbe?>>
Eccolo
che riattacca.
Hermione
sospirò, iniziando a spazientirsi. Stava cercando Vesper,
disperatamente. C’era
una taglia sulla testa di Harry e, in quel momento, la sua posizione al
Ministero era traballante quando quella di un piccione in bilico su un
filo
dell’alta tensione. Rita Skeeter stava compiendo una guerra
contro di lei, Ron
e Neville. L’avrebbe combattuta finché non fossero
stati scoperti.
Era
nella… merda. E
c’era dentro fino al
collo.
<< Mio padre
mi faceva sempre sentire Radio Londra 104
fin dai tempi del
vecchio Larry Cloverfield e delle sue gag sugli scozzesi. Mi faceva
morire.
Anche mio padre era taxista, sa? Ottenere la licenza non è
facile, io l’ho
ereditata quando ha deciso di andare in pensione. Con la crisi che
c’è al
giorno d’oggi, avere un lavoro è una manna dal
cielo.>>
Un
fulmine le abbagliò il cervello. Neil Jordan. Ecco chi era
quel ragazzo.
Era
ingrassato parecchio dall’ultima volta che l’aveva
visto, e quella che un tempo
era una folta chioma di capelli biondi dava già incipienti
segni di calvizia.
Neil Jordan, il bambino sognatore,
l’amico della porta accanto.
<<
La sapete l’ultima, ragazzi?>> fece la voce del
deejay, poco udibile.
<< A proposito di Maghi, Streghe, scope volanti e
Draghi… o di altre stronzate varie.
Ci ha telefonato un vecchio
amico ascoltatore: il nostro Andy
Rodwell, che dice di aver incontrato un Vampiro. Un Vampiro! Ci senti,
Andy?>>
Una
vocina stridula e un po’ titubante emerse
dall’altro capo della telefonata.
Sembrava fuoriuscire da un timido liceale occhialuto. <<
Salve,
ragazzi.>>
<<
Dicci tutto, Andy.>> lo esortò il deejay.
Hermione
si morse un labbro. Poi, d’improvviso, sobbalzò
sul sedile.
Andy
Rodwell.
Quella
voce. Era come se il ragazzino avesse intuito che lei fosse
all’ascolto di
quella maledetta radio. E non sapeva come, né quando, ma
associò Andy Rodwell
all’omonimo giornalista occhialuto che l’aveva
avvicinata durante una
Conferenza Stampa del Ministero per riconsegnarle la sua bacchetta. In
realtà
Andy Rodwell era Vesper sotto l’effetto della pozione
Polisucco. Era uno dei
suoi personaggi più sfruttati per mescolarsi nella folla.
<<
Ho visto un Vampiro.>> disse Andy in radio, e fece una
lunga pausa.
<< Si trovava nei pressi di casa mia, a Harrow on the
Hill. Lungo la
strada principale numero 36. Era abbastanza spaventoso, in effetti. E
aveva
tutta l’aria di volermi mangiare.>> Il suo tono
era scherzoso, ma senza
un motivo apparente aveva rimarcato con precisione
l’indirizzo di casa sua. Come
se, in segreto, volesse trasmettere qualcosa. Un messaggio. Un indizio.
Hermione
fu scossa da un fremito. Estrasse una penna dalla borsetta e
scarabocchiò
l’indirizzo sulla settima pagina del London
Times.
<<
Ho cambiato idea.>> proruppe, sentendosi elettrizzata. << Mi porti a Harrow on the Hill,
per
favore.>>
<<
Lei è una cacciatrice di vampiri?>> le chiese
il taxista, con tono
scherzoso.
<<
Una sognatrice che non si è mai arresa.>> la
corresse lei, e un sorriso
le inondò il volto. << Mi è venuto
in mente che lì abita un vecchio
amico.>>
Hermione
scelse saggiamente di non rivelarsi. Si nascose dietro il quotidiano e
attese
solerte che il taxi facesse inversione e imboccasse una trafficata asse
viaria
cittadina che conduceva dritta verso Nord, in direzione
dell’altura che
sovrastava la città.
Ogni
cosa del suo corpo era in subbuglio. Avrebbe voluto urlare, gridare
dalla
felicità al mondo che l’aveva trovato. Ma si
sforzò di rimanere lì, composta
sul sedile, immobile.
<<
E’ possibile che ci siamo già incontrati, da
qualche parte?>>
Ancora
con questa storia? Ti prego, ti prego.
Cerca di dimenticare, accantona la
verità, scambiami per qualcun altro. Per chiunque
altro che non avesse a
che fare con lei. Aveva ben altre cose a cui pensare e, con tutto il
rispetto
per l’amico della porta accanto, una Guerra fra Maghi e
Vampiri stava per
scoppiare da un momento all’altro e non c’erano
altre speranze al di fuori di Vesper.
<<
Mi perdoni, non volevo essere scortese. E’ solo
che… bè. Ha presente quando si
è convinti di conoscere da sempre
qualcuno?>>
<<
Sì. Vagamente.>>
<<
Che cosa fa di bello qui a Londra?>> incalzò
lui.
Hermione
lottò per controllare il suo tono di voce. <<
Sono una
rappresentante.>> buttò lì,
inventando la prima professione che le passò
per la mente. Se non diceva qualcosa, qualunque cosa, non le avrebbe
mai dato
tregua fino all’arrivo a destinazione.
<<
Oh, forte.>> fece lui. << E di cosa ti
occupi?>>
Ora
le dava del “tu”? Da dov’era uscita tutta
quella confidenza? Sì, okay, era Neil
Jordan. Ma lui che cosa diavolo ne sapeva che lei era Hermione, la ragazzina della porta accanto?
<<
E’ amica di quell’Andy Rodwell della Radio?
E’ proprio un pazzo, sa? Un fuori
di testa. Mi sta davvero
simpatico. Lo adoro. Chiama ogni giorno Radio Londra 104 e racconta
storie
folli che accadono attorno a quella
strada. E’ un fottuto genio.>>
Bingo.
Il cuore di Hermione fece un altro balzo.
Il
taxi si fermò a destinazione venti minuti più
tardi.
<<
Siamo arrivati?>> domandò freddamente
Hermione.
<<
Sì, è questo l’indirizzo. E’
casa di Andy Rodwell?>>
<<
Non lo so.>> sbottò lei, che mise mano al
portafoglio e si preparò a
liquidarlo il prima possibile dalla sua vita. La piccola Hermione
dentro di lei
le suggerì che era un modo meschino per trattare un vecchio
compagno di scuola.
Ma l’Hermione Auror la sovrastò con un urlo
stridulo, lontano.
Paga
e vattene.
Subito.
Pochi
istanti dopo, più leggera di trentatré sterline,
Hermione si ritrovò in una
vecchia via londinese affiancata da strette e minuscole casette in
mattoni
rossi. La strada principale del quartiere. Doveva solo cercare il
numero 36 e
sperare che la fortuna giocasse dalla sua parte. Il taxi alle sue
spalle era
ancora fermo. Si voltò e lo scrutò per qualche
istante finché Neil Jordan,
colto sul fatto, non partì sgommando con un sorriso ebete
dipinto sul volto.
36…
36… 36!
Un
colpo di fortuna così non lo ricordava da secoli. Il taxi
l’aveva scaricata
pressoché dinnanzi alla sua meta: una vecchia palazzina di
tre piani, dove al
terreno era collocato un vecchio pub dalle imposte di legno verniciate
di
bianco e la scritta “Oldest Bucanier”
sulla porta d’ingresso.
Diede
un’occhiata al citofono del numero 36. Nessun nome che le
ricordasse in qualche
modo Harry comparve nell’elenco della pulsantiera.
Rifletté qualche minuto, poi
rise. Un certo Dursley compariva
all’interno tre. Valeva la pena rischiare. Hermione premette
due volte sul
citofono. Fu l’attesa più lunga della sua vita.
Le
rispose la voce esile di una ragazza. Non doveva avere nemmeno quindici
anni.
<<
Sto cercando il signor Andy Rodwell.>> mormorò
Hermione, che si sentì
un’idiota.
Inspiegabilmente
ci fu il click della serratura del
portone.
<<
Piano terra. Cortile sulla sinistra.>> disse lei. E
riattaccò.
Hermione
si ritrovò a vagare da sola nel cortile dal prato ben potato
che seguitava al
minuscolo ingresso della palazzina. Era un posto del tutto insolito per
un’abitazione nel centro di Londra. Riportò alla
mente le parole ascoltate in
un programma televisivo, qualche mese prima, secondo cui molti attori e
calciatori inglesi usavano quei trucchetti
per poter vivere in pace, trincerandosi dietro falsi condomini per non
dare
nell’occhio. La facciata del palazzo altro non era che una
maschera, una vile
barriera che impediva ai passanti di individuare le villette nascoste
al di là del
cortile.
Camminò
con passo svelto alla ricerca della sua meta. Notò una
palazzina in mattoni
rossi dalla porta metallica, poco più in là, con
una Audi A1 nero pastello
parcheggiata davanti e lo zerbino dall’aria intonsa.
Hermione
si sporse per rimirare il resto del giardino. La serranda del garage
era
semiaperta e il pavimento era cosparso di attrezzi da lavoro. Il muso
aggressivo di un’Audi R8 bianca come la neve faceva capolino
dal retro,
affiancato da un telone antigelo e da una tanica di olio motore Shell
W.Power
abbandonato sul selciato.
E’
lei. Quella era senz’altro la sua tana.
O
quella di un fighetto sciupafemmine
londinese con la fissa per le Audi.
Hermione
bussò tre volte, trattenendo il fiato.
Con
sua immensa sorpresa, ad aprirle la porta fu una ragazzina dal viso
d’angelo e
i capelli raccolti dietro la nuca in una coda di cavallo. La stessa,
probabilmente, che le aveva risposto al citofono. Indossava una felpa
Adidas da
jogging e una minigonna verde bottiglia. Aveva le gambe lunghe e
sinuose.
<< Ciao.>> disse lei, come se attendesse da
giorni il suo arrivo. Le
sorrise e si scansò di lato, facendole cenno di entrare.
<<
Accomodati.>>
<<
Grazie.>> rispose gelidamente Hermione. Mise piede dentro
l’appartamento
e un profumo di muschio bianco, il suo
profumo, le invase le narici. Non ci stava capendo nulla, ma
qualcosa
dentro di lei le disse che quello era il posto giusto.
La
ragazza con la felpa da jogging le appese la giacca
nell’attaccapanni
dell’ingresso e le fece cenno di accomodarsi sul divano.
<< Fa freddo
oggi, vero?>>
<<
Sì. Direi proprio di sì.>>
<<
Vuoi qualcosa da bere? Del caffè, una tazza di
tè, un Baileys?>>
<<
Una tazza di tè, grazie.>>
La
ragazza le sorrise educatamente. Non doveva avere più di
quindici anni. Ed il
suo viso aveva
un’aria maledettamente familiare,
come se
l’avesse vista già da qualche parte. Era tutta una
strana coincidenza? Chi
diavolo era?
<<
Vado a chiamare Vesper. Torno
subito.>>
Lo
disse così, con un’insolita naturalezza, come se
abitasse lì da sempre. Hermione
la guardò sparire per le scale e il sorriso scomparve
immediatamente dal suo
volto, sostituito da un’espressione gelida e rabbiosa.
Chi
diavolo era quella ragazza? Era decisamente troppo
giovane, ma c’era qualcosa in lei che le ricordava
le movenze di un adulto.
Rimase
sola sul comodo divano color crema.
La
casa era meravigliosa, arredata con mobili moderni. Era un loft
disposto su tre
livelli, con il piano intermedio realizzato interamente in acciaio e
cristallo.
Pensili dalle linee high-tech, librerie trasparenti dalle forme
più strane alle
pareti e uno stendardo delle Fenici d’Argento completavano
l’opera del maestoso
soggiorno. Luci soffuse e faretti direzionali donavano
un’atmosfera fredda e
asettica all’ambiente.
<<
Eccomi qui!>> L’eco dei passi
echeggiò lungo i gradini in acciaio
incastonati nella parete. La quindicenne con la felpa da jogging
ricomparve
davanti ai suoi occhi con quell’odioso, stupido sorriso
dipinto sul volto
lentigginoso. << Arriva subito. Sta chiudendo una
telefonata. Tè mi aveva
detto, giusto?>>
Una
telefonata? Hermione si sforzò di annuire. Odiava le
chiacchiere di circostanza
e le attese. Per di più quando si trattava della persona che
amava.
<<
Posso chiederti il tuo nome?>> chiese
d’impulso, prima che la ragazzina
scomparisse di nuovo. Lei si fermò e voltò rapida
sui tacchi, portandosi una
mano nei capelli come se quella semplice domanda la imbarazzasse
profondamente.
Un timido sorriso. I suoi occhi color acquamarina si animarono di un
bagliore
sorpreso.
<<
Il mio nome?>>
Hermione
annuì. In che pianeta viveva?
<<
Mi chiamo Sophie-Anne. Ma tutti quanti mi chiamano Pye.>>
<<
Io sono Hermione Granger. Sono…>>
<<
So chi sei.>> disse lei, e si morse un labbro come se si
fosse pentita
della sua irruenza. Tornò a scompigliarsi i capelli con una
mano. << Sei
il Comandante del Quartier Generale.>>
Era
una Strega. Conosceva il mondo dei maghi. Il suo cuore parve sospirare
dal
sollievo.
<<
Non credo che rimarrò Comandante ancora per molto,
Pye.>>
<<
Ho sentito quel che dicono i giornali.>> disse la
ragazza. << Lo
trovo ingiusto. Quella Skeeter dice solo delle
stronzate.>> Silenzio. Si
portò istintivamente una mano sulla bocca. Poi
sparì in cucina a prepararle la
tazza di tè. << Vesper,
maledizione, vuoi scendere?>> La sentì urlare,
sollevandosi sulle punte
per sferrare un pugno sul soppalco d’acciaio sopra la sua
testa. << C’è
Hermione! Hermione, tipo la tua ragazza. Hai presente?>>
Altro
silenzio, seguito da un rumore sordo, come se qualcuno avesse preso una
sonora
testata da qualche parte. Hermione aveva il cuore a mille e tenne gli
occhi
fissi su ogni spostamento d’aria proveniente dal soppalco
d’acciaio. Tutto d’un
tratto non le importò nulla di quella ragazzina. Qualcuno si
stava muovendo là
sopra. Udì il rumore di un televisore e il beep
familiare di una Play Station 3 che veniva spenta. Dei passi
salterrarono
rapidi giù per i gradini.
Un
attimo dopo, eccolo lì.
Era…
diverso. Qualcosa, nel suo aspetto,
le trasmise l’idea di un’altra persona rispetto
all’essere tormentato che
l’aveva abbandonata al Maniero Malfoy ai piedi del cadavere
di Honorius Azazel.
I suoi occhi erano di un delicato verde smeraldo, i capelli tagliati e
arruffati in una cresta con il gel, il volto pulito, un lieve accenno
di barba
sul mento. Aveva acquistato peso, il suo fisico appariva tonico e sano.
Anche i
vestiti erano puliti. Indossava una t-shirt color crema
dell’Arsenal e degli
shorts dall’aria comoda. Era scalzo.
Per
un attimo rimasero immobili, impalati come due idioti, a osservarsi a
vicenda
senza osare a compiere un solo passo per avvicinarsi.
Era
davvero lui? Quello non era Vesper. Era semplicemente un ragazzo normale, con gli occhi normali,
con la pelle normale. Poteva quasi sembrare tenero e indifeso, con
quella maglietta da calcio. Un
ventisettenne come tanti altri. Niente a che fare con un pluriomicida
ricercato. Proprio no.
<<
Hermione.>> disse lui. La voce gli si congelò
in gola.
Lei
annuì. Non seppe che altro fare. Aveva le lacrime appese
alle ciglia e un
profondo vuoto allo stomaco. Fece due passi nella sua direzione,
abbandonando
la borsa sul parquet laccato del pavimento. I ruoli si erano come
invertiti:
era lei ad avere un aspetto terribile, i capelli arruffati e le
occhiaie
profonde.
<<
Sei… sei davvero tu, lì
dentro?>>
Harry
la guardò, come intontito. Poi, con un sorriso,
annuì. << In Audi e ossa,
Comandante.>>
Bastò
quella battuta idiota a farle capire che sì, era davvero
lui. Chi altro avrebbe
potuto dire una cosa del genere? Un misto di gioia e sorpresa le
attanagliò le
viscere. Hermione non riuscì a controllarsi e
lasciò che le lacrime che
sgorgassero libere sulle guancie. Poi, con uno slancio, lo
abbracciò. E fu come
ritornare a casa dopo un lungo viaggio. Harry la strinse forte e lei
inspirò il
suo odore di muschio bianco, di nuovo a contatto con la sua pelle.
<<
Cosa… cosa ci fai qui?>> sussurrò
debolmente Harry, che le raccolse il
volto fra le mani.
<<
Potrei chiederti la stessa cosa.>>
<<
Io sono Vesper, tesoro. Mi sto
nascondendo dai tuoi amici del Ministero. Ho tutto il diritto di
starmene
qui.>> Le strizzò l’occhio e, senza
darle il tempo di replicare, le
attirò delicatamente il volto verso di sé e la
baciò. Fu un bacio strano,
delicato e intenso al tempo stesso, e maledettamente breve. Un attimo
dopo
riecco i suoi occhi, troppo distanti,
a scrutarla divertiti. Attraverso la colorazione verde smeraldo delle
sue iridi
Hermione intravide delle impercettibili striatura rossastre. Erano
lenti a
contatto.
<<
Non mi guardare come se fossi uno Schiopodo Sparacoda. Ho solo cercato
di
mangiare, di rimettermi in forze. Di riprendere un po’ di colorito.>> Fece una pausa.
Rise di nuovo, con quella solita
smorfia ironica e tagliente. << Sto scherzando.
E’ solo un trucco per
illudere i babbani. Sembro un mostro, come
sempre.>>
Hermione
sorrise e gli gettò le braccia al collo ed
affondò il viso nell’incavo fra il
collo e la spalla di Harry. Lo strinse così forte da
soffocarlo.
<<
Ecco la tazza di tè.>> disse la voce della
ragazzina alle loro spalle.
Maledetta.
Piccola. Stupida.
<<
Grazie, Sophie-Anne.>> disse Harry, ironico. Il loro
abbraccio si sciolse
e Harry raccolse la tazza di tè bollente dal vassoio, che
depositò
delicatamente fra le mani di Hermione. <<
Il tuo tempismo mi commuove.>>
<<
Va al diavolo.>> ruggì lei, velenifera. E
scomparve per l’ennesima volta
in cucina.
<<
E’ un’amica.>> si
preoccupò di precisare, mentre Hermione soffiava
pigramente sulla tazza fumante. << Voglio dire, ha
cinquantaquattro anni.
Sarebbe un po’ troppo vecchia, no?>>
E
scoppiò a ridere.
Fu
l’unico a farlo.
<<
Cinquantaquattro che cosa?>>
<<
Anni.>> asserì Harry, tranquillo, con
un’alzata di spalle. << Pye è
un vampiro.>>
Oh.
Un Vampiro. Ora sì che
è tutto chiaro.
Perfetto. Cosa c’era di male a convivere in un loft al fianco
di una vampira
tredicenne che in realtà avrebbe potuto avere
l’età dei loro padri?
Cinquantaquattro anni. Maledizione.
<<
Sophie-Anne è un Vampiro?>> ripeté
Hermione, sbigottita.
Harry
annuì. << E’ tutto sotto controllo.
Devi fidarti di me.>>
<<
L’ultima volta che l’ho fatto mi hai abbandonata
davanti al cadavere di Azazel,
dicendo che un giorno il Mondo Magico avrebbe avuto bisogno di
te.>>
<<
Forse è arrivato quel giorno.>>
Stop.
Aveva bisogno di riflettere. Hermione si portò una mano nei
capelli. Sorseggiò
il tè e si pentì di non aver chiesto un bicchiere
di Baileys forte, che
l’avrebbe risvegliata dal coma. << Come puoi
fidarti di un Vampiro? Ci
hanno quasi ammazzato,
ricordi?>>
<<
Lo so, piccola. Lo so. Ti hai tutte le ragioni del mondo per non
credermi, ma
ti assicuro che è tutto sotto controllo. So quello che sto
facendo.>>
<<
Oh, certo.>> fece lei, velenifera. Bevve un altro sorso.
Immaginò che
fosse Whisky incendiario. << Giocate a bervi il sangue a
vicenda, per
caso?>>
<<
Hermione, ti prego, smettila.>> Harry, risoluto, la
trattenne per le
spalle. << Io mi sono infiltrato
nel loro mondo. Non puoi estinguere un problema se non lo combatti alla
radice.
Volevo capire cosa fossero, come si muovessero.
E…>>
<<
E poi sei finito nella merda.>> concluse la voce di
Sophie-Anne, alle
loro spalle. Il suo portamento le parve più consono a una
cinquantenne, in
effetti, ed era buffo che quel tono di voce appartenesse a una
ragazzina.
Stringeva in mano un vassoio di sandwich e stava rosicchiando con gusto
un’oliva. << Senti, mi sono sforzata di
recitare la parte della bambina rincoglionita.
Ma non fa per me,
okay?>>
<<
Non ti ho chiesto di recitare nessuna
parte.>> sbottò Harry. << Hai
fatto tutto da sola, a dire il
vero.>>
Lei
sembrò incollerirsi. << Cosa diavolo avrei
dovuto dirle, allora? Questa lavora
al Ministero, crede ancora
allo Yeti e a Babbo Natale. E da quel che ho letto sui giornali sta
facendo di
tutto per farsi ritirare il suo distintivo del cavolo.>>
<<
E’ una situazione critica.>>
<<
Critica un cazzo.>> sbottò il vampiro, con un
riso sprezzante. << Compromessa
è il termine più appropriato,
Vesper. Diglielo, alla tua Principessa delle Favole, che il lupo
cattivo non esiste e non ci sarà nessun Principe eroico che
giungerà a
salvarli.>>
Harry
strinse la labbra in una smorfia e rimase in silenzio.
Come
osava parlare di lei come se non fosse presente? Come se
fosse… un’umana
qualsiasi.
Hermione
rimase spiazzata dal comportamento di quella ragazza. Di quella donna.
O cosa
diavolo fosse. Un attimo prima le era sembrava una timida liceale, ed
ora aveva
l’aspetto di una sboccata e razionale cinquantenne con
problemi di raucedine.
La sua voce era cambiata completamente.
Sophie-Anne
scoppiò in una risata tetra. << Mi dispiace
deluderti, Bella Swan. Hai solo
ritrovato il tuo ragazzo.
Non certo la speranza di vincere contro la mia Razza. Qualsiasi cosa
abbiano in
mente, ci riusciranno.>>
<<
Che cosa sta dicendo, Harry?>>
Il
vampiro sembrò più divertito che mai, e
morì dalla voglia di ripeterle
all’infinito che il suo tentativo di era rivelato un buco
nell’acqua. Hermione
desiderò più di ogni altra cosa voltarsi ad
assestarle un pugno nello stomaco.
<<
Pye sta cercando di dirti che non esiste tutt’oggi nessun
modo per uccidere un
Vampiro, o quantomeno per eliminarlo. Possiamo solo indebolirli
temporaneamente. E ciò significa che un gran numero di
Vampiri sarebbe una
minaccia incontrollabile, nel caso decidano di
ribellarsi.>>
Hermione
incassò il colpo in silenzio. Ma fu peggio di ricevere una
coltellata nella
schiena. Annuì a stento, aggrappandosi al braccio di Harry.
Non seppe cosa
dire.
<<
Sandwich, tesoro?>> le chiese Pye, dolcemente.
Harry
le strappò il vassoio di mano. Poi fece scorrere un braccio
attorno alle spalle
di Hermione. << Vieni. Andiamo di sopra.>>
disse. << Ti racconterò
tutto con calma.>>
*°*°*°*°*
Hermione
masticò a stento un sandwich, senza preoccuparsi nemmeno di
capire che cosa
stava mangiando. Si rannicchiò contro il petto di Harry,
avvolta fra le coperte
calde, e mise a tacere il suo stomaco che emetteva sinistri gorgoglii
dal
pomeriggio. La luce attraverso le finestre si spense, sostituita dal
pallido e
gioco chiarore lunare di una notte serena.
Harry
dormiva in una stanza spaziosa e asettica, con un grosso monitor al
plasma
appeso alla parete; circondato da quadri di arte moderna, luci soffuse
e
penombre.
<<
Come stanno gli altri?>> domandò Harry.
<<
Ti stanno dando la caccia.>>
<<
Forte.>>
<<
E’ stato Ryo a contattarmi, al matrimonio di
Ginny.>> disse Hermione. E
dallo sguardo attonito che lui le riservò, capì
che era totalmente all’oscuro
del matrimonio. Nell’ora seguente si perse nel racconto della
festa, delle
lacrime della signora Weasley e dei divertenti tentativi di abbordaggio
di
George con le cugine Veela francesi. Il ricordo di quella splendida
giornata
trascorsa lontano dall’ufficio le riscaldò il
cuore. Per qualche ora era stata
felice.
<<…
poi ho visto quella moto, nel cortile. Credevo fossi tu. Lo speravo
davvero. Ma
poi si è tolto il casco e ho scoperto che era Miyiachi.
Voleva parlarci. Ci ha
raccontato che eri a Edimburgo e ti eri cacciato nei guai con i Vampiri
del
posto.>>
<<
E tu hai capito che era giunto il momento di cercarmi.>>
<<
Sì.>>
Lui
rise. Si chinò su di lei e le baciò la fronte.
<< Neville?>>
<<
Ansioso, come al solito. Luna sta per partorire, il che dovrebbe
accadere a
giorni. Sarà una femmina. Ma non hanno ancora deciso il
nome.>>
<<
Conoscendo la mamma, sarà un nome insolito.>>
<<
Malfoy è sparito. Nessuno ha idea di dove sia cacciato.
Stewart dell’Ufficio
per la Cooperazione Magica Internazionale ha sentito i colleghi di Las
Vegas.
Dicono che non è nel giro dei casinò da tempo, ha
smesso di rubare e tutto il resto.
E’
completamente scomparso nel nulla.>>
<<
Tornerà.>> disse Harry, con un pallido
sorriso.
<<
Noi invece siamo nel caos. Rita Skeeter sospetta qualcosa, pubblica
ogni giorno
articoli in cui sostiene che faccio il lavoro sporco, che la tua caccia
è in
realtà una grossa presa in giro per nascondere una nostra
collaborazione
segreta. Dio. Non sai quanto vorrei ucciderla.>>
<<
Se vuoi posso occuparmene io.>>
<<
Pensa al tuo sandwich, Vesper. Dico sul serio.>>
Harry
rise, masticando il boccone. I suoi lineamenti distesi e puliti avevano
spostato l’orologio indietro di qualche anno, facendolo
sembrare più giovane.
Spensierato. Sereno. Non aveva la benché minima idea dei
guai che aveva passato
in Scozia, ma nell’arco di un mese si trovava davanti a una
persona rinata.
<<
Pye, quel vampiro. Come vi siete conosciuti?>>
<<
Oh. Lunga storia.>> Harry si servì di un altro
sandwich al prosciutto,
tirandosi su fra le lenzuola in posizione seduta. La testa di Hermione
scivolò
delicatamente sulle sue ginocchia, e lui prese meccanicamente ad
accarezzarle i
capelli, lo sguardo altrove, come se cercasse le parole giuste per
farle
inghiottire meno amaramente un acido boccone.
<<
Lei è… un’amica.>> disse
infine, con un sospiro. << E’ il Capo Clan
dei Lupi Scozzesi, un gruppo di Vampiri che vive nei dintorni di
Edimburgo.
Loro non sono come gli altri. Loro… vorrebbero integrarsi con gli umani. Sono
considerati dal resto dei loro
simili come folli visionari o, nel peggiore dei casi, potenziali
nemici. Per
questo Pye ha scelto di aiutarmi: lei vede in me uno dei pochi Maghi in
grado
di opporsi alla Ribellione dei Vampiri.>>
Hermione
scosse il capo, frastornata. << Azazel non era il loro
capo?>>
<<
Lui era una misera pedina che cantava fuori dal coro. Là
fuori, Hermione, ci
sono creature pronte a rovesciare le sorti del mondo per poter imporre
una
nuova società immortale. I tempi sono ormai maturi per una
loro ribellione.
Azazel ha dato il via a un piano ben più esteso di quello
che potevamo
immaginarci. Sono molti. Troppi. E
presto ci attaccheranno.>>
<<
Non esiste nessun modo per
fermarli?>>
La
sua domanda ricadde nel vuoto. Harry si morse un labbro. Le
accarezzò piano i
capelli e volse lo sguardo fuori dalla finestra, le iridi verdi
smeraldo
tinteggiate di un bagliore cupo. << Ho parlato con molte
persone, con
maghi esperti. Il mese scorso sono stato a Hogwarts per approfondire le
mie
ricerche. Ma non ho trovato niente di utile.>>
<<
Hagrid mi ha raccontato tutto quanto.>>
<<
Sapevo che prima o poi l’avresti fatto
ubriacare.>>
<<
Sei così prevedibile, Vesper.>>
<<
Volevo che mi trovassi.>>
<<
Sì. E io sono Dolores Umbridge.>>
<<
Ancora con questa storia?>>
Harry
rise e la trascinò giù con sé sul
materasso, infilandosi sotto le coperte.
Risero e lottarono come due bambini finché Harry non
riuscì a immobilizzarla,
trattenendola per i polsi. Il suo tocco era leggero e sfuggente, ma non
sembrò
avere alcuna intenzione di lasciarla andare. I loro sguardi si
incrociarono per
un lungo istante.
<<
Amami.>> gli disse Hermione, sfacciata. E si sorprese
delle sue parole,
come se le fossero fuoriuscite di getto dalla bocca. Ma lo voleva. Lo
voleva
maledettamente.
E
Vesper, quella notte, la accontentò.
*°*°*°*°*
`•.¸¸.•´´¯`••._.• THE APPLE'S CORNER `•.¸¸.•´´¯`••._.•
Auror mie adorate, grazie. Grazie immensamente per le emozioni che mi regalate con le vostre recensioni. Non smetterò mai di ripeterlo.Perdonate gli eventuali errori di battitura. Ho postato un po' troppo di fretta per la gioia dell'esame andato per il verso giusto.
Finalmente ce l'ho fatta. Posso fregiarmi del titolo di "Geometra abilitato alla professione". Dopo una belle selezione, tanto studio (e un po' di fortuna) sono stata promossa.
Grazie a tutti. A tutti coloro che hanno recensito, letto, commentato, e chi più ne ha più ne metta. =)
Non ho davvero idea di quando aggiornerò, ma sarà sicuramente entro la prossima settimana. Quindi fate un salto ogni tanto, se avete piacere.
Un abbraccio
La vostra Anima Nera, Geometra
AUROR POWER!