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Autore: cleomery    29/11/2011    6 recensioni
Harry Potter era un abitudinario. Ma cosa succede quando la routine si spezza? E cosa può combinare quando si trova di fronte la sua migliore amica e si rende conto che qualcosa in lui è irrimediabilmente cambiato? Storia partecipante al contest "A caccia di spaccio".
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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A caccia di spaccio
Questa storia partecipa al contest "A caccia di spaccio" indetto dal gruppo Cercando chi dà la roba alla Rowling [Team Harry/Hermione].

Titolo: Appuntamento del venerdì
Team: Grattastinchi
Rating: Giallo-Arancio
Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley.
Prompt utilizzato nel capitolo: Fragilità




Appuntamento del venerdì




Passeggiava sulla battigia Harry Potter, le mani in tasca, il capo rivolto al cielo.
Più volte nel corso della sua vita, si era chiesto se sarebbe mai riuscito a trovare un po' di pace: prima i suoi zii, poi il senso di vuoto lasciato dalla scoperta della vera storia di James e Lily, l'odio per Voldemort, l'affannata ricerca degli Horcrux, c'era sempre stato qualcosa a disturbare il suoi io.
Sospirò pesantemente realizzando a pieno quel pensiero. Non avrebbe trovato la pace, non così.
Con la coda dell'occhio scorse Villa Conchiglia e una muta tristezza gli attraversò gli occhi. Era già arrivato.
Bill e Fleur, che lo ospitavano da qualche giorno, dovevano essere appena rientrati perché anche da quella distanza poteva distinguere le luci accese.
Rallentò il passo per godersi ancora qualche attimo di solitudine. Anni prima non l'avrebbe mai detto ma arrivato a quel punto aveva imparato ad apprezzare il silenzio, ad amare quei pochi istani in cui riusciva a rimanere da solo.
Un piede dopo l'altro, lasciava che le onde si infrangessero sulla sabbia e sulla pelle, osservava l'acqua incresparsi col vento, si riempiva i polmoni del profumo del mare.
Si illudeva semplicemente che il tempo si potesse fermare, rimanendo intrappolato in quel momento.
Era piacevole il sogno, l'illusione.
Entrò in casa dove il fratello di Ron aiutava la moglie a sistemare la spesa.
La vista di quei due che si sorridevano teneramente ad ogni contatto riuscì ad innervosirlo.  Erano innamorati, si ripeteva, era normalissimo che si scambiassero effusioni e sorridessero come degli idioti.
Eppure non riusciva a non provare un moto di rabbia di fronte a quelle scene.
Cercare di mettere a tacere quella bestia che gli ruggiva nel petto era diventato sempre più difficile, soprattutto se la sua mente sostituiva Hermione e Ron con i veri protagonisti.
Chissà se anche loro due sorridevano in quel modo ogni volta che si sfioravano. Riusciva ad immaginare persino i loro sguardi carichi di ricordi e allusioni.
Credette di vedere gli occhi di lei per un istante, quegli occhi che guardando l'oggetto del proprio amore ricordavano qualche serata passata tra le lenzuola, baci rubati e altre cose che si sforzò di non figurarsi.
Qualcosa dentro di lui andò in pezzi, percepì nitdamente il rumore dei frammenti che si infrangevano all'interno del suo petto.
Hermione aveva un sorriso eccezionale, lo immaginava in modo nitido, come se fosse di fronte a lui con quella fila di denti bianchi in bella vista davanti ai suoi occhi.
Da quando l'aveva baciata non riusciva a smettere di pensare a lei.
Era stato uno stupido e lei era scappata via senza dire una parola. A cosa diamine stava pensando in quel momento? Credeva davvero di poterla avere per lui, di portarla via al suo migliore amico, di sconvolgerle la vita così?
Chissà cosa aveva pensato di lui in quel momento.
Salutò i coniugi Weasley con un sorriso forzato e cercò di filare nella sua stanza ma Fleur lo fermò.
-Arrì, ti è arrivato un gufo oggi, je pense che è importante, è di nuovo di Hermione.- gli disse con la sua voce flautata.
Harry prese la lettera e ringraziò la bionda, poi corse via prima che si perdesse in altre chiacchiere. Non voleva vedere nessuno, per quello era scappato lì.
Voleva solo rimanere da solo con i suoi tormenti.
Si chiuse la porta alle spalle e gettò la missiva su una pila di buste identiche, tutte con la firma di Hermione.


La voce di Ron le arrivava chiara e limpida alle orecchie nonostante lo scrosciare intenso dell'acqua.
Inveiva contro i Puddlemere United ogni volta che segnavano.
Hermione finì di sciacquare il balsamo dai capelli e girò il rubinetto, serrando le dita intorno all'acciacio in una morsa feroce.
Rimase lì, nuda, ascoltando il rumore delle gocce che le cadevano dai ricci. Rimbombavano nel box di vetro non appena cadevano sul piatto di marmo sotto i suoi piedi.
Non si curò dei brividi di freddo che le salirono per il corpo in assenza dell'acqua, né della voce del suo ragazzo che continuava ad arrivarle fastidiosamente addosso.
Odiava i suoi modi di dire, odiava quel timbro un po' infantile, odiava persino sentire il proprio nome pronunciato da lui ormai.
L'assenza di quel tepore che l'aveva coccolata fino a pochi istanti prima la intristì.
Si diede della sciocca, non era quell'assenza a farla sentire in quel modo, non era quello che le aveva tolto il sonno per quasi una settimana.
Era l'assenza di Harry a ridurla in quello stato. Era il continuo brontolare di Ron, il carico disumano di lavoro, il venerdì sera passato in ufficio per non tornare a casa, era il taglio sul dito che si era procurata con la carta dell'ultimo biglietto che aveva inviato al suo migliore amico, la sua voce che non sentiva da troppi giorni.
Ecco, Harry in quel momento l'avrebbe tranquillizzata, l'avrebbe fatta ridere ed emozionare con quella sua risata un po' roca.
Si avvolse nell'accappatoio bianco e uscì dalla doccia con passo lento.
Era come se le cedessero le gambe e non avesse più nulla intorno a cui appoggiarsi, ecco cos'era che la faceva stare male.
Harry era sempre stato il suo bastone, l'aveva sempre aiutata, era sempre riuscito a consolarla nonostante fosse lui quello più bisognoso d'aiuto.
Le mancava terribilmente, si sentiva un'idiota per come l'aveva trattato. Era fuggita senza nemmeno dargli una spiegazione.
Quel cretino avrebbe sicuramente pensato di averla sconvolta, di aver fatto un'enorme cazzata. Lo conosceva bene, sicuramente pensava che lei non volesse più vederlo.
E invece non sapeva quante volte aveva sognato che lui la baciasse, non si era mai reso conto di quanto aveva aspettato quel momento.
E allora, perché sei scappata?
Non riusciva a rispondersi, non sapeva perché aveva reagito in quel modo, forse per paura, forse perché non voleva sentirsi dire "E' stato un errore".
Perché in fondo lo sapeva, Harry si era lasciato trasportare dal momento, non voleva baciarla davvero.
Chi mai avrebbe scelto lei dopo aver avuto i meravigliosi occhi a mandorla di Cho Chang o la bellezza naturale e disarmante di Ginny Weasley?
Si guardò allo specchio e riuscì solo a vedere il rimmel che le era colato dagli occhi e i capelli che stavano iniziando a gonfiarsi.
Si era sempre sentita un gradino più in basso delle altre: era carina certo, ma non alla loro altezza.
Queste sue insicurezze la spaventavano ancora di più. In fondo lei era stata sempre e solo la migliore amica dell'eroe, quella che lo aveva salvato in un paio di occasioni,  lo aveva aiutato a scrivere i temi di Pozioni, lo aveva ascoltato mentre ripeteva la sua tesi di diploma, aveva visto centinaia di film con lui e poi lo aveva riaccompagnato a casa quando, dopo qualche birra di troppo, non era riuscito a camminare in linea retta.
Harry non voleva altro da lei.
Eppure si sentiva così fragile, così insicura.
Un po' ci aveva sperato, solo un po'.
Chissà quanto si sentiva in imbarazzo Harry in quel momento, pensando a come giustificare quel gesto folle. Aveva provato a scrivergli ma l'essere stata ignorata per giorni la diceva lunga.
Con un colpo di bacchetta si asciugò i capelli e tentò di dar loro una forma.
Ron non si era nemmeno accorto di quanto stesse male. Aveva continuato a gorgogliare come una pentola a pressione per tutta la settimana. Non l'aveva degnata di uno sguardo o era troppo cieco per accorgersi che soffriva? Forse nemmeno gli importava.
Ad un certo punto si chiese perché, perché portare avanti quella relazione che non si reggeva più, l'amore non bastava più, l'amore non c'era più e forse non c'era mai stato realmente.
Ron era sempre stato la sua unica scelta. E l'aveva amata, per un po' certo, ma l'aveva amata.
Hermione chiedeva solo quello d'altronde: chiedeva di essere amata, di sentirsi protetta, meno fragile.
Forse il suo ragazzo lo aveva capito prima di lei che non erano fatti l'uno per l'altra.
Si accasciò sul pavimento mentre le lacrime le bagnavano il viso.
Nonostante tutto faceva male, faceva male perché senza l'amore di Ron sentiva che era rimasta da sola.
Ma era Hermione Granger dannazione! Lei non si lasciava andare, non lasciava le cose a metà e soprattutto non teneva dentro quello che aveva da dire.
Guardò la sveglia poggiata sul comodino e rimase stupita. Era venerdì ed erano le otto e mezza.
A quell'ora di solito usciva per raggiungere Harry.
Andò a passo spedito verso il soggiorno dove Ronald continuava a strepitare contro la radio. I Cannoni avevano sicuramente perso di nuovo la pluffa.
-Ron dobbiamo parlare.- gli disse cercando di non far trapelare quanto fosse nervosa.
-Sì tesoro, dimmi pure. Oh Morgana! Ma non è possibile, che Baston possa prendere un bolide in testa.- urlò ancora Ron verso la radio senza prestarle il minimo ascolto.
-Potresti spegnere per un secondo per cercare di capire cosa voglio da te?
-Dopo la partita Herm, appena finisce possiamo parlare di quello che vuoi.
Basta, ne aveva fin sopra i capelli di quel suo atteggiamento. I Cannoni di Chudley erano più importanti di lei e questo era sufficiente a farle capire che non aveva nemmeno senso parlare.
Indossò il cappotto e fissò le chiavi poggiate sulla mensola per un secondo: non le sarebbero più servite, tanto valeva lasciarle lì dov'erano.







Nota autore:

Spulciando Wikipedia ho letto che Oliver Baston era entrato a far parte della sqadra dei Puddlemere United, come riserva. Diciamo che l'averlo inserito come titolare è una mia licenza poetica. ^^
In questo capitolo ho cercato di fare un parallelo tra Hermione ed Harry, per far notare le loro reazioni a confronto. Mi sono ritrovata a pensare che probabilmente pensavano più o meno le stesse cose, viste da una prospettiva diversa. E chiedo scusa alle fan che shippano Romione ma io ormai sono Auror nel cuore, sono stata portata a pensare che Hermione in fondo, abbia sempre amato Harry. Ho cercato di spiegare i motivi per cui non si è mai fatta avanti anche se non credo di essere stata poi così originale (come al solito! XD ).
Spero che abbiate apprezzato comunque.
Baci, Marian! ^^






   
 
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