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Autore: Le_Allegre_Comari    29/11/2011    3 recensioni
73 anni fa, la Grande Rinascita: una razza particolarmente avanzata e feroce di alieni, dalla figura antropomorfa, si è insediata sulla Terra prendendone possesso e riducendo in schiavitù l'intera umanità.
Oggi un nuovo anelito di tolleranza si diffonde ad Est, mentre nell'Ovest, dominato da idee schiaviste e conservatrici, per gli umani non c'è speranza di riscatto.
Lo capirà Erwan, giovane rampollo di una rinomata famiglia dell'Ovest, quando si imbatterà in un gruppo segreto che combatte per affermare l'uguaglianza di umani e alieni, nello sforzo di creare una Nuova Umanità.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2: UN AIUTO INASPETTATO

 

 

 

 

Erwan si avviò a grandi passi al suo nuovo alloggio, enormemente sollevato che il direttore avesse permesso il trasloco. Ne aveva fin sopra i capelli di quegli esseri repellenti, dalla carnagione e dal colore di occhi e capelli più scuri di quella aliena, che ciondolavano nei corridoi e seguivano le lezioni come se ne avessero diritto. Per lui era un’indecenza doverci avere a che fare.

La prima vacanza trascorsa a casa gli aveva concesso qualche tempo durante il quale riflettere sulle esperienze di quei primi due anni da studioso, ed egli s’era deciso a conseguire due obiettivi. Primo: nelle successive vacanze sarebbe rimasto all’Istituto, andando a casa solo per il NaÏg Kera, la principale festività aliena con cui si celebra l’anniversario della Grande Rinascita, guadagnandosi in minor tempo l’attestato. Quando aveva comunicato ai genitori tale intendimento, suo padre aveva lanciato uno dei suoi migliori ruggiti militari. E la madre, come prevedibile, era scoppiata in lacrime d’orgoglio.

Secondo obiettivo: s’era ripromesso di non tralasciare occasione per esibire la sua provenienza in caso di polemica con dei Bretan simpatizzanti per gli umani.

Non che Erwan avesse avuto vita facile nei rapporti con altri studiosi dell’Ovest. Durante tutto il primo anno era rimasto disgustato dalla volgarità grossolana prevalente nei suoi compatrioti. Né prendeva parte alle rinomate cacce agli Idùn,  intraprese dai suoi simili con tanto piacere quanta impetuosa violenza, e sempre disapprovate e proibite, ma invano, dal direttore. Erwan non avrebbe mai dimenticato la volta in cui  aveva assistito all’inseguimento di due studiosi umani con tanto di fucili ad energia diretta, la cui irradiazione era in grado di ustionare la vittima in modo estremamente preciso e, talvolta, micidiale. Lui s’era limitato ad una scrollata di spalle e ad un’occhiata di biasimo per una tale baraonda, ma nulla più. Spesso era testimone dei supplizi che alcuni Bretan, giacché audaci sostenitori di una presunta uguaglianza tra alieni e umani, dovevano subire, venendo importunati e mostrati a dito come traditori o folli.

Quella sera Erwan raggiunse la sala di studio e ricerca, ricolma di tavoli, poltrone e computer, portandosi parecchi T-doc, supporti di memorizzazione, per trasmettere gli appunti delle lezioni dai computer lì presenti a quello, altamente superiore,  della sua camera. Dopo aver lasciato i supporti su uno dei tavoli, si andò a prendere una tazza di tè. Al suo ritorno i T-doc erano spariti. Li cercò in giro per la sala senza arrabbiarsi, perché intuiva che il discutibile senso dell’umorismo di qualcuno non aveva trovato di meglio per estrinsecarsi. Dopo mezz’ora di inutili indagini, era visibilmente infuriato ed era sull’orlo di esplodere esasperato, quando un giovane compagno di corso, un grigio-argento occidentale come lui, proruppe in una risata di scherno.

«Ha! Hai perso i supporti! Ed ora cosa racconti a paparino?», non lasciò neppure la sua poltrona, ululando da avvinazzato a tutti i presenti.

«Sarà anche l’erede di mezzo Ovest, ma non gli piace mischiarsi con noi».

Erwan lo fissò con sommo disprezzo. «Chissà perché.» Si piantò deciso davanti al compagno e incrociò le braccia al petto; non intendeva scatenare una rissa, se poteva evitarlo, poco dopo aver lasciato l’ufficio del direttore.

Un altro alieno, un tipo robusto dai capelli grigi irti sulla testa, seduto accanto al primo ed evidentemente suo complice, puntò su Erwan una sguardo maligno e sollevò la mano che, chiaramente, stringeva i T-doc. Gli altri studiosi in sala seguivano la scena con sollecitudine, immobili nelle loro postazioni.

Prima che il giovane potesse fare alcunché, quello alticcio fece per versare il boccale ricolmo di Krian, un liquido potabile a tasso fortemente alcolico, sui T-doc. Inaspettatamente qualcuno li afferrò, strappandoli dalla stretta del secondo alieno, girò attorno alle due poltrone e ai loro occupanti colti alla sprovvista e restituì i supporti metallici al legittimo proprietario. Era una ragazza, un’aliena che risultò stranamente familiare ad Erwan.  Era alta, ma magra e molto pallida, e i suoi occhi luminosi non si spostavano dalle figure dei due alieni gabbati.

Erwan le lanciò un’occhiata sorpresa e, suo malgrado, incuriosita. Le labbra si incresparono appena in un sorriso ed il cipiglio s’attenuò , «Grazie». Lei chinò un poco il capo e stava per ricambiare il sorriso quando il tipo dai capelli spinosi balzò in piedi.

«Bella mossa, sudicia terrestre.», apostrofò la ragazza e poi aggiunse a mo’ di spiegazione con tono falsamente confidenziale verso Erwan «Perché, vedi senatorino, l’unica alleata che ti sei fatto è proprio una mezza Idùn. Curiosa la vita, eh?» rise come una iena della sua espressione irrigidita. Detto ciò si riaccomodò sulla poltrona, gongolando.

Stringendo ancora i T-doc recuperati dalla sconosciuta aliena, Erwan scrutò la giovane e, da sotto le sopracciglia corrugate, i suoi occhi d’un grigio slavato brillavano accesi, febbrili, superbi e penetranti. Lei stava diritta davanti a lui e, nonostante l’esame cui era sottoposta, un’assorta dignità permeava tutta la sua persona, si rispecchiava nitidamente, malinconicamente nei tratti delicati del volto, che era di una mitezza quasi infantile.

Dopo qualche istante, Erwan si volse e con passo risoluto lasciò la sala.

 

 

 

  
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