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Autore: Yuki Delleran    01/12/2011    0 recensioni
Una raccolta di one-shot AU in cui i personaggi di Hetalia vivono le loro vite in una New York in stile "Friends", dove le storie si intrecciano, le amicizie nascono e le passioni si alternano tra gli inquilini del condominio dell'amministratore Francis.
[coppie citate: FraGna, FrUk, Spamano, Prungheria etc...]
cap. 8 "One of the boys" (young!Ungheria/young!Prussia)
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo: One of the Boys
Fandom: Axis Powers Hetalia
Rating: verde
Personaggi: Elizaveta Héderváry (young!Ungheria), Gilbert Weillschmidt (young!Prussia), citata: Bella (young!Belgio)
Pairing: Prussia/Ungheria
Riassunto: Ai tempi della scuola Elizaveta era un maschiaccio e Gilbert il ragazzo più ammirato. Ma basta poco perchè il Magnifico si renda conto che un suo "territorio" sta per essere invaso.
Disclaimer:  Hetalia e tutti i personaggi appartengono a Hidekaz Himaruya.
Il titolo e l'intera struttura della fic devono la loro ispirazione alla canzone One of the boys di Katy Perry.
Note: Uno dei tanti prequel dell'Hetalia F.R.I.E.N.D.S project. La frase finale è un'autocitazione del capitolo Marry you.
In realtà non è niente di che, l'ho scritta solo perchè avevo voglia di riprendere in mano questa parte della storia. Il linguaggio colloquiale è usato volutamente anche nelle parti discorsive.



One of the boys
di
Yuki Delleran


Ogni volta che lo vedeva sfilare nei corridoi come se si trattasse di un palcoscenico, i sentimenti che provava erano decisamente contrastanti: irritazione, disgusto e irrazionale invidia. Perché Gilbert Weillschmidt, il suo vecchio vicino di casa ottuso e prepotente, appena entrato al liceo era diventato uno dei ragazzi se non il ragazzo più ammirato dell’istituto. Aveva fatto di quello che avrebbe rischiato di diventare motivo di scherno, vale a dire il suo essere albino, il suo punto di forza. Non esisteva ragazza in tutta la scuola che non ammirasse la sua pelle lattea, non desiderasse sfiorarne i capelli argentei o potesse sfuggire al suo sguardo color del sangue. E lei, Elizaveta, non faceva eccezione, anche se i capelli da piccola glieli aveva tirati, la pelle riempita di lividi mentre giocavano a calcio nel campetto sotto casa, e gli occhi, più spesso che non, aveva desiderato cavarglieli a causa dell’irritazione che le provocava la sua espressione perennemente strafottente. Gilbert piaceva, sapeva di piacere, e questo gonfiava a dismisura il suo già non indifferente ego, finendo per urtare i nervi della ragazza. Perché quell’idiota faceva lo splendido con tutte tranne che con lei, si pavoneggiava davanti a quei gruppetti di oche adoranti mentre a lei rifilava una misera pacca sulla spalla ed un casuale: «Ehilà, Héd! »
Era frustrante vivere nella consapevolezza che lui la considerasse ancora alla stregua dell’amico con cui giocare in cortile. L’amico maschio. Non che Elizaveta avesse mai assunto atteggiamenti particolarmente femminili: non strillava quando vedeva un insetto, non prendeva lezioni di danza come la maggior parte delle coetanee, si divertiva a giocare a calcio e non si vergognava minimamente ad avere a che fare con i ragazzi, anzi, se l’avessero infastidita oltremisura, non si sarebbe fatta scrupoli a picchiarli. Portava i capelli lunghi, ma costantemente legati in una coda, e prediligeva l’abbigliamento comodo con jeans e maglioncini morbidi piuttosto che abitini decorati con nastri e pizzi. Si rendeva conto che questo non contribuiva affatto ad accomunarla alle ragazze carine che bazzicavano i corridoi, ma non ci teneva nemmeno a rientrare nel gruppo di quelle galline tutte uguali che sembravano fatte con lo stampino.
L’unica a conoscenza di questi sentimenti contraddittori era l’amica Bella, una belga rotondetta e con gli occhiali che Gilbert chiamava “il brutto anatroccolo” e che nemmeno considerava, eccezion fatta per quando doveva rubarle i compiti di matematica. Forse non era un tipo appariscente, ma la sapeva lunga ed era la migliore spalla che Elizaveta potesse desiderare quando si trattava a fare comunella contro il crucco. Inoltre conosceva le sue frustrazioni e si era posta come obiettivo quello di far cadere Gilbert ai piedi della bella (a suo parere) ungherese. Già una volta, durante le vacanze estive, si era impegnata a tirare fuori da quel maschiaccio la fanciulla che si nascondeva sotto strati di felpe e ironia pungente, ma la vera svolta era giunta con l’iscrizione a scuola di un nuovo ragazzo.
«Che cosa?! » esclamò Bella strabuzzando gli occhi. «Quello nuovo ti ha chiesto di uscire? »
«Beh, che c’è di strano? Non ho nessuna malattia infettiva che tenga la gente lontana da me. » rispose Elizaveta con aria perplessa.
«E… E Gilbert? »
Questa volta la ragazza s’incupì e distolse lo sguardo dal volto dell’amica.
«Fatti suoi. »
Elizaveta però non uscì mai con quell’affascinante e molto promettente ragazzo. Il giorno dopo, infatti, si presentò da lei con un vistoso occhio nero e la scusa di un “impegno improvviso” che spostava a data da destinarsi un loro ipotetico appuntamento. La ragazza andò su tutte le furie, a maggior ragione quando si diffuse la voce che Gilbert aveva picchiato quello nuovo.
«Legittima difesa. » si giustificava l’albino con aria strafottente, pavoneggiandosi davanti alle sue ammiratrici adoranti. «Nessuno deve osare invadere il territorio del Magnifico. »
Elizaveta, giunta sul posto per protestare di quella violenza gratuita, ricevette la consueta pacca sulla spalla e un sorrisetto complice.
«Una seccatura in meno, dico bene, Héd? A proposito, nel pomeriggio abbiamo organizzato una partita di basket ma ci manca un giocatore. Conto su di te! »
E così, quello che avrebbe dovuto essere un pomeriggio romantico in cui dimostrava al mondo quanto anche lei sapesse essere carina e femminile, si trasformò in uno scapestrato gioco in compagnia del suo “peggior nemico”. Di nuovo.
Ma, ne era certa, prima o poi sarebbe riuscita a mostrare a quell’idiota che era una donna, non uno dei suoi stupidi amici ma una fanciulla da lusingare e corteggiare. Prima o poi.

***
«Sono innamorato di te da sempre! Da piccolo, per colpa tua, pensavo di avere strane tendenze! Tutta la storia del damerino e del matrimonio mi stava distruggendo. Non ti lascerò scappare di nuovo. »
   
 
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