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Autore: Marti_Stark    02/12/2011    0 recensioni
Parigi, 1787. Seattle, 1939. Los Angeles, 2009.
Tre luoghi, tre storie, tre epoche.
Ma soprattutto tre uomini.
Tre uomini la cui vita è inevitabilmente legata da un sottile filo rosso sangue...
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiornooo! Allora so di essere immensamente in ritardo (come al solito) quindi è inutile che mi scuso perché comunque sono imperdonabile, lo so xD... Comuuunque niente, questo è il nuovo capitolo... So che può sembrare noioso però questi iniziali mi servono per dare il via alla storia... prometto che più avanti si faranno sempre più interessanti!

Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! Accetto qualsiasi critica purché sia costruttiva ;)! Ah vi dico solo che i discorsi sono un po' corti perché io mi immagino le scene come in un film... anche perché teniamo presente che Christopher è un timidone e se dice quattro parole con senso compiuto è già tanto xD... e Bliss è misteriosa e anche un po' sbadata quindi deve fare attenzione a quello che dice ;)!

Comunque buona lettura!

BF93

25 Settembre 2009

Jefferson High School, Los Angeles

(continuazione capitolo precedente)

Quel tocco gelido lo aveva spaventato. Era stato come un flash: buio, silenzio, freddo.

Quei due secondi lo avevano catapultato in un'altra dimensione lontana, cupa.

Non aveva mai provato niente di simile. Era una sensazione terribile, che gli stringeva il cuore in una morsa d'acciaio, stretta fino a quasi fargli diminuire il battito.

Cercò di convincersi che si era trattato dell'impatto contro il terreno, che era disorientato e confuso. Ma più cercava di convincersene, più si rendeva conto di quanto aveva avuto paura.

Ora la mano di Bliss gli circondava la vita, protetta dalla maglietta, e quella sensazione gli sembrava un ricordo lontano... Ma impiegò qualche minuto a riprendersi dallo shock, continuando a fissare il vuoto, mentre la ragazza lo accompagnava sugli spalti dello stadio.

“Christopher stai bene? Ti sei fatto male? Non mi sembra che tu abbia battuto la testa...”

Bliss gli toccò la fronte, esaminando con lo sguardo la testa in cerca di ferite. Non provò più quella sensazione, anche se la mano della ragazza era ancora dannatamente fredda.

“Sto... sto bene. Non ti preoccupare...” delicatamente prese tra le sue mani quella di Bliss e gliela posò in grembo. Per qualche ragione la sua presenza lo inquietava... anche se ne era ancora indubbiamente attratto, ora a quell'aura di sensualità che la circondava, sembrava essersi aggiunto qualcos'altro, qualcosa di terribile...

Bliss sembrò turbata da quel gesto, così delicato ma che aveva un significato ben preciso...

“Va bene... Io pensavo ti fossi fatto male... Comunque... Mi sa che la prof ha iniziato la lezione. Forse è meglio che vada... Ci vediamo, Christopher...”

Scese le scale quasi correndo, sempre con quella sua delicatezza e perfezione, come se stesse danzando.

Non appena la ragazza scomparve dalla sua vista, Christopher sembrò recuperare un po' di lucidità e, non appena di accorse di quello che aveva fatto, si maledisse mentalmente per la sua maleducazione.

Lui era caduto per terra e lei lo aveva rialzato! Insomma avrebbe almeno potuto ringraziarla...

Sembrò quasi dimenticarsi della sensazione opprimente di qualche minuto prima...

Un sogno oscurato dal risveglio...


27 Settembre 2009



Quella mattina sembrava quasi che qualsiasi frase intelligente Christopher pensasse, non fosse adatta per chiedere scusa a Bliss. Ci aveva ragionato tutto il sabato pomeriggio e la domenica ma l'unica parola che gli veniva in mente era “scusa” e di certo non bastava.

Oltre a sentirsi un grandissimo idiota, non riusciva a smettere di sentirsi in colpa per come aveva trattato la ragazza. In fin dei conti l'aveva aiutato in un momento imbarazzante, in cui tutti probabilmente si sarebbero girati dall'altra parte per ridere. Invece lei gli aveva teso la mano e lo aveva cinto con il braccio per accompagnarlo lontano da quel luogo di vergogna per lui.

E lui l'aveva mandata via.

Per l'ennesima volta si insultò mentalmente da solo, tanto impegnato nell'atto, da dimenticarsi di guardare davanti a sé. E l'impatto fu inevitabile.

Decine di fogli volarono ondeggianti per il corridoio, facendo diventare bianco il pavimento sudicio. Christopher era ancora in piedi con gli occhi chiusi, quando aprendo un occhio, poi l'altro, si accorse della figura minuta ai suoi piedi, agitata per disastro appena accaduto.

“Mi dispiace! Non ti avevo visto.... aspetta, ti aiuto!”

Il ragazzo si chinò per dare una mano alla testolina scura china sui fogli caduti e, quando i loro sguardi si incrociarono, rimase sorpreso: sotto quel taglio disordinato di folti capelli scuri, splendevano due occhi verde smeraldo. E la testolina che pensava fosse di un ragazzino, era bensì di una ragazza. L'aspetto minuto e il fisico asciutto la facevano sembrare un ragazzo di quindici anni, ma appena la si vedeva in viso, non si poteva non rimanere colpiti da quegli occhi così caldi e particolari. Il naso minuto lasciava al centro della scena una bocca carnosa e rosea, leggermente dischiusa per la fatica della posizione.

Christopher si fermò qualche secondo, rapito dalla simmetria di quel viso sconosciuto. Nonostante conoscesse la maggior parte degli studenti, era sicuro che quella ragazza non faceva parte della sua scuola. Era impopolare è vero, ma aveva un grande spirito d'osservazione.

“Non c'è problema... faccio io... sono io che dovrei imparare a guardare davanti a me quando cammino... e dovrei anche incominciare a tenere i fogli in una cartelletta e...”

“Ma figurati! Aspetta che li raccolgo anche io... comunque sei nuova? Non ti ho mai vista qui...”

“Ehm, sì... mi sono appena trasferita... e oggi è il primo giorno... si nota vero?”

Christopher si fermò qualche secondo per raccogliere le parole giuste: il nervosismo le stava facendo tremare le labbra e gli occhi le guizzavano da una parte all'altra del corridoio.

“No, tranquilla... Non si vede. Comunque io sono Christopher, piacere.” I due, dopo aver raccolto tutti i fogli, si alzarono in piedi... solo in quel momento il ragazzo di accorse che la ragazza non poteva assolutamente essere scambiata per un ragazzino: la fronte di lei gli arrivava quasi agli occhi, cosa che quasi mai gli era successa nella vita. Era sempre stato il più alto della classe, sul metro e novanta, ma quella ragazza doveva essere più alta di un metro e ottanta! Oltretutto i pantaloncini corti lasciavano vedere delle gambe lunghe e sottili, di certo troppo glabre per essere quelle di un ragazzo.

Quella ragazza era il concentrato degli opposti fatto persona.

“Io sono Liz. E il piacere è tutto mio!” Quando si accorse di ciò che aveva detto, diventò improvvisamente porpora sulle guance e si strinse i fogli al petto, stropicciandoli tutti.

“Sono sicuro che i tuoi fogli non la penserebbero allo stesso modo! Comunque vuoi una mano? A che lezione devi andare? Se vuoi ti posso accompagnare io...”

“Ehm...” Liz guardò i fogli con gli occhi spalancati, come se non riuscisse a leggere ciò che vi era scritto... poi li girò, scorrendo nervosamente lo sguardo sulla lista che aveva in mano... “è possibile che io abbia chimica con il professor Portman?”

“Purtroppo sì... quell'uomo è un grandissimo stronzo. Comunque anche io ho chimica adesso... ti accompagno!”

“Grazie...” Liz sorrise timidamente, arrossendo leggermente.

Insieme si avviarono verso l'aula di chimica, ignari di qualcuno a pochi passi da loro...



Nei pochi passi dal corridoio all'aula, Liz sembrava essersi sciolta un po', ma appena entrò nella stanza piena di studenti, si irrigidì nuovamente, concentrandosi sui suoi fogli.

Christopher non se ne accorse neanche, troppo impegnato a scrutare l'aula per trovare Bliss. Non ci volle molto.

La ragazza era seduta vicino alla finestra, e la luce debole e pallida del mattino le illuminava il viso d'avorio e i capelli di una luce argentea, quasi innaturale. I suoi occhi grigi erano rivolti fuori dall'aula, in un tempo lontano... in chissà quali ricordi.

“Liz io vado a sedermi... tu aspetta qui il prof così ti presenta agli altri...”

“Ma io...”

Christopher non le lasciò neanche il tempo di rispondere che già si era fiondato verso il fondo dell'aula, preparandosi mentalmente il discorso.

Mentre si avvicinava, Bliss si riscosse dalla posa marmorea che aveva assunto fino a poco prima, e inspirò profondamente...

Quando le fu accanto, tutto ciò che poteva aver pensato svanì in una nuvola di fumo...

“Ciao Bliss...”

Lei si voltò verso di lui, rigida come una statua.

“Ciao Christopher.”

Christopher si sedette sulla sedia vuota, accanto a lei.

“è occupata?”

“Anche se lo fosse, ti sei già seduto.” Concluse Bliss, con noncuranza e freddezza. Christopher non era il tipo di persona che si faceva pregare per farsi perdonare: se si fosse trattato di qualsiasi altra persona, ci avrebbe rinunciato e sarebbe andato a sedersi da un'altra parte.

Ma con lei era diverso.

“Senti io... devo chiederti scusa. Sono stato uno stronzo sabato a trattarti così. Tu sei stata... molto gentile con me e io non avrei dovuto risponderti in quel modo...”

Era convinto che avrebbe iniziato a balbettare. Eppure tutto sommato non se l'era cavata così male: era riuscito a dire una frase di senso compiuto senza intoppi...

“Io volevo solo aiutarti Christopher. E tu mi hai trattata come se ti desse fastidio che io ti stavo vicino... anche io ho sofferto a vederti così, non credere che non me ne importi...”

Si creò una situazione imbarazzante: da un lato il fatto che a Bliss importasse di lui lo rendeva euforico, ma dall'altra parte temeva che dopo quello che era successo, se mai le era importato qualcosa di lui, beh quel qualcosa sarebbe andato a farsi fottere. Ma anziché mollare, come avrebbe fatto di solito, rischiò, dicendo una frase che mai avrebbe detto...

“Perché? Te ne importa?”

Lei lo guardò, con le sopracciglia corrugate, come se fosse la domanda più stupida del mondo.

“Secondo te adesso sarei qui ad aspettarti altrimenti? Ho minacciato due ragazze che erano qui prima di me di calpestargli il portachiavi di Hello Kitty se non mi lasciavano questi posti. È il posto dove mi sono seduta quando abbiamo fatto la prima lezione... insieme.”

L'espressione rigida di qualche minuto prima si era trasformata in un sorriso. Un sorriso dei suoi. Mai Christopher se ne sarebbe stancato.

“Beh grazie allora...” con un coraggio, che non aveva mai avuto, le strinse la mano che aveva sul banco tra la sua... ancora una volta quella sensazione lo colpì. Ma non ci fece caso. Una sensazione più forte, più calda, proveniente dal petto, spazzò via il freddo dell'immagine che si era formata nella sua mente.

Bliss, inizialmente sembrò stupita dal gesto, ma poi strinse a sua volta la mano in quella più grande del ragazzo.

“Comunque secondo me avresti dovuto calpestargli il portachiavi a priori, anche se ti hanno lasciato il banco libero!” scherzò Christopher, più rilassato.

“Oh beh non ho detto che non l'avrei fatto! Devono aspettarsi un agguato un giorno o l'altro... e credimi: non mi sentirebbero arrivare.” quando aggiunse l'ultima frase, si fermò improvvisamente, come se avesse detto qualcosa che non doveva dire. Si guardò in giro, in cerca di un appiglio per tirarsi fuori dalla situazione.

“Oh ne sono sicuro. Soprattutto sei metti gli stivali fino al ginocchio. Quelli sì che sono silenziosi! L'altro giorno mi hai fatto venire un colpo!”

“Hai ragione... scusa!” Bliss ridacchiò nervosamente, saltando con lo sguardo da Christopher ai suoi stivali...

“Figurati... a me fa sempre piacere averti in giro... Comunque senti una cosa... allora giovedì facciamo ripetizioni di chimica?”

“Ah, sì è vero! Ti verrebbe di venire da me?”

“Sì, certo. Dove abiti?”

“Al Rose Manor.. quello vicino al centro estetico... sulla East...”

Christopher sembrò rifletterci un po', con un occhio chiuso e l'altro aperto, concentrato sulla geografia della città. Poi quando realizzò, sgranò gli occhi fino a farli diventare delle dimensioni di due arance...

“Rose Manor? QUEL Rose Manor? Quello bianco, in stile neoclassico, con i cespugli di rose rosse tutte intorno ai muri? Quello con la fontana sul vialetto principale e i sassolini bianchi come ghiaia?”

“Sì è proprio quello. Ci abito lì con... mia... zia.

“Wow.” Christopher era senza parole: quella casa, se così si poteva definire, era una delle più belle che avesse mai visto; per anni, passandoci davanti aveva desiderato poterci entrare per vederla meglio. Ma il nonno, ogni volta che il nipote esprimeva quel desiderio, scuoteva violentemente la testa borbottando cose come “mai più, mai più”. In quel momento comunque non gli interessavano vecchie fissazioni del nonno. Quello che più importava era che era riuscito ad avere un appuntamento con la ragazza dei suoi sogni. Diciamo una sorta di appuntamento.

“Già... sai è proprietà di famiglia... comunque... chi è quella ragazza con cui sei entrato?”

“Oh, è una ragazza nuova... si chiama Liz... è timidissima... ancora più timida di me!”

“Caspita, allora davvero è la timidezza fatta persona... pensi che riuscirà a spostarsi dallo stipite della porta?”

Christopher si era completamente dimenticato di Liz, troppo felice per ciò che era appena successo. Si voltò verso l'ingresso dell'aula e la trovò lì, immobile, con lo sguardo terrorizzato...

Fece per alzarsi ma in quel momento entrò il professor Portman, che la fece sedere e tranquillizzare, per quanto possibile.

“Quando finirà la lezione vado a vedere come sta...”

“Sì mi sembra una buona idea... magari se conosce qualcuno può sentirsi un po' più a suo agio... la capisco perfettamente... essere in una scuola nuova è difficile...”

“Già...”

I sensi di colpa di Christopher furono ben presto messi da parte per lasciare spazio alla chimica organica...



  
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