Fumetti/Cartoni americani > Adventure Time
Segui la storia  |       
Autore: Sparrowhawk    04/12/2011    4 recensioni
[Adventure Time: Marceline x Marshall Lee]
Se non avessero saputo che era impossibile, per un attimo avrebbero giurato di essere veramente lì, stretti l’uno all’altra, a scambiarsi un bacio che si era decisamente lasciato alle spalle la dolcezza, tramutandosi in qualcosa di più sentito, di più appassionato.
A Marceline parve di sentire la camicia di Marshall sotto alle mani mentre, presa dal tutto, le aveva spostate dalla loro postazione.
A Marshall invece, neanche a farlo apposta, capitò la stessa cosa con i capelli di lei: erano proprio come se li era sognati, setosi, perfetti, ne sentiva addirittura il profumo!
Cosa significava?

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Perché sono una persona crudele 8D
Genere: Romantico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Marshall abbassò lo sguardo, sorridendo melanconico. Ora stava tenendo entrambe le mani appoggiate allo specchio, perfino la fronte stava toccando quella superficie gelida. Orribile. La sua peggior nemica, da un po’ di tempo a quella parte.
«Mi basta saperti lì, a pensarci.»
Non poteva sentirlo, lei, però andava bene lo stesso.
«Anche se non ti ho mai parlato, io so che…» continuò, stringendo le mani in due pugni «So di averti aspettata per centinaia di anni. Te soltanto. E ti aspetterei per altri cento… di anni.»
Annuì, divertito, perché non stava mentendo.
 


 
Fosse stato per lei avrebbe continuato a tenergli il muso per sempre, senza alcuna difficoltà, ma siccome neanche lei voleva dirgli ‘ciao’ rimanendo così arrabbiata, Marceline decise di tornare a guardarlo. Si girò e, tirando un sospiro profondo, rialzò gli occhi scuri su di lui, apposta per trovarlo in quella strana posizione.
Corrugò la fronte, senza capire, avvicinandosi al vampiro quanto più poteva per cercare un indizio circa il dilemma che già la stava opprimendo: eh sì, perché oltre ad essere decisamente più depresso del solito, lui stava parlando. Le vedeva, quelle labbra, mentre si muovevano piano.
Lentamente.
Come le sue mai avevano fatto.
Si abbassò un poco sulle ginocchia, decisa a recepire il messaggio stavolta. Sentiva dentro che era qualcosa di importante, qualcosa che doveva sapere, qualcosa che non poteva in alcun modo perdersi.
E per fortuna che era una lettrice di labiale migliore di lui, perché altrimenti non avrebbe mai potuto comprendere niente di ciò che l’altro, senza notarla, stava dicendo.
«So di averti aspettata per centinaia di anni. Te soltanto. E ti aspetterei per altri cento… di anni.»
Marceline si portò una mano sul volto cinereo, respirando a fatica, la lunga frangia nera a coprirle completamente la faccia.
Non poteva essere serio.
Non poteva dire quelle cose, non quando sapeva che, anche aspettando per anni, non si sarebbero mai potuti incontrare se non così, come già stavano facendo.
Nessuno la aveva preparata a tanto. A sapere che, innamorarsi, sarebbe stato così penoso allora, forse, si sarebbe evitata di andare sempre a cercarlo in quella soffitta, ricolma di una curiosità che ora riusciva perfettamente ad identificare.
Amore.
Quello era amore.
Lo stesso sentimento che sempre aveva preso in giro, ora stava là, nel suo petto, a farla soffrire.
 


 
Marshall non voleva neanche vedere che genere di reazione, le sue parole, avessero scatenato in lei. Perché sapeva per certo che, la sua cara amica, avesse compreso alla perfezione ciò che aveva detto. Era troppo intelligente, e lui aveva parlato troppo piano per renderle impossibile il semplice compito di leggere le sue labbra.
Al momento non sapeva se aveva fatto bene o meno a dire quelle cose, però, facendoci il dovuto caso, già stava meglio.
«A volte mi domando che razza di privilegio sarebbe, il poter essere tuo.» continuò, senza smettere di fissare il pavimento, fermo ancora nella stessa posizione di prima «Immaginare di poter stare con te, per sempre, giorno dopo giorno. Di poter sorridere ogni volta che ho modo di vederti arrossire. Di poter osservare, più da vicino, il modo in cui arricci le labbra quando ti concentri.»
Scosse il capo, lasciando che i suoi capelli corti andassero un po’ ovunque, ribelli come il loro solito.
«Vivendo con te, finalmente capirei per che cosa ho vissuto sino ad ora.»
Avrebbe voluto rompere quel vetro, spaccarlo in mille pezzi se fosse servito in qualche modo a portarlo dall’altra parte, dove stava lei, dove Marceline viveva la sua vita senza di lui. Però, se mai lo avesse fatto, si sarebbe ritrovato di fronte ad uno specchio rotto, senza la possibilità di rivedere quel viso che tanto amava ancora una volta.
Era una tale pena, continuare così. Una pena a cui volentieri avrebbe rinunciato se non si fosse trattata della sua unica fonte d’energia.
Si svegliava la mattina pensando a lei, passava le sue giornate aspettando che arrivasse la sera, saliva in quella soffitta per vederla e poi, andando a dormire, la sognava.
Perderla avrebbe significato perdere ogni ragione d’esistere.

 


 
Pur volendo tornare a guardare da un’altra parte, Marceline non smise di osservare quelle labbra, lasciando che, lettera dopo lettera, ogni parola detta dal compagno le entrasse in testa.
Le ponderava, poi, rattristandosi sempre di più, sentendo un peso che, improvvisamente, stava minacciando di schiacciarla rovinosamente contro al pavimento sporco e polveroso della mansarda.
Era inquieta, dannatamente inquieta, e per quanto volesse fare la dura sapeva fin troppo bene a che cosa avrebbero portato quelle dolci, dolcissime frasi.
Di lì a poco sarebbe scoppiata in pianti.
C’era poco da fare.
Perfino una come lei, di tanto in tanto, doveva lasciarsi andare.
Il petto le faceva male.
Il cuore le faceva male. Batteva così forte che quasi quasi si aspettava di vederlo a schizzare fuori dalla sua gabbia toracica a breve, andando infine a schiantarsi contro allo stesso oggetto che, adesso, era diventato importante quanto la sua vita. Una vita imperfetta e che odiava, ma che le aveva permesso, alla fine, di intravedere un piccolo spiraglio di luce.
…peccato che anche quello le venisse precluso, sebbene non interamente.
«La penso come te.»
Le sarebbe piaciuto, dirlo, però non ci riusciva. Quella frase non sembrava intenzionata a mettere piede fuori dalla sua bocca, neanche se trascinata con la forza. Era strano, per lei, non avere niente da dire. Per la prima volta si ritrovava completamente senza voce.
Eppure c’erano così tante cose che avrebbe voluto fargli sapere, così tanti pensieri ad affollarle costantemente la mente.
Per esempio avrebbe potuto renderlo noto del fatto che, il suo amore, era divenuto così importante da cambiare tutto il suo modo di vivere. Alle volte era come se al mondo non esistessero che loro due, povere anime gemelle costrette ad essere divisi da una barriera tanto fragile quanto indispensabile.
 


 
Vinto da più coraggio, Marshall si mise bene diritto e, pur non staccando le mani dallo specchio, prese a guardare serio la ragazza che gli stava davanti.
Gli stessi occhioni che, per settimane, aveva visto solo pieni di certezze e dedizione, si erano riempiti di lacrime cristalline, tutte dovute a ciò che si era permesso di dire. Non si pentiva di aver parlato, il suo cuore non gli avrebbe lasciato omettere ancora cose tanto importanti, ma comunque un poco si rammaricava nel vederla ridotta in quello stato.
Piangeva. Per lui.
Non ricordava neanche chi era stata l’ultima persona ad averlo fatto.
Poteva benissimo non essere neanche mai successo.
«Io…credo che potrei rinunciare a tutto quello che sono stato, solo per te.»
Accidenti, il Re dei Vampiri non era mai stato un tipo molto loquace per quanto, in effetti, gli piacesse sempre un mondo elargire commenti poco felici circa chi lo circondava: adesso invece era tutto il contrario, e lo doveva solo a lei, solo a Marceline. Era stata la sua chiave di svolta, la nuova pagina di un libro in attesa di essere scritta, piena solo di amabili parole e giorni felici.
«Prima o poi…staremo insieme.» disse ancora, anche lui con gli occhi lucidi «Sono certo del fatto che…che ci sia un modo per riuscirci. Ci può sembrare di essere legati a questi destini infami ma…non è così.»
 


 
Appoggiò anche lei le mani al vetro e, annuendo fra le lacrime, si fece più vicina.
«Sì…hai ragione.» rispose, andando il piano possibile «Staremo insieme…io e te. »
 


 
Lui sorrise.
«Per sempre.»
 


 
«Affronteremo spavaldi anche le difficoltà più spaventose…» sorrise anche lei «…come l’oceano più sconfinato, tempestoso, alla ricerca delle sue prossime vittime.»
 

 
«Noi due, soli, contro il resto del mondo…all’apparenza innocui come due piume, ma inseparabili.» si mise a ridere qui, ponderando la cosa «Faremo tremare anche il più potente degli imperi, vedrai!»
 


 
«Marshall…»
Lei posò le labbra sullo specchio, sentendosi una sciocca sì, ma desiderosa di provare almeno a fare finta di poterlo baciare.
Sarebbe stato un po’ come quando si davano la mano, nonostante fosse tutto fittizio.
Sarebbe stato così.
 


 
Divenne rosso a vederla.
Capitelo, di baci non ne aveva mai dati. Neanche di virtuali.
Deglutì piano, avvicinandosi lentamente a lei. Prima di posare anche lui le labbra sullo specchio si prese un altro momento per riflettere e poi, sospirando, fece un’ultima preghiera mentale.
“Ti prego…fa che sia qualcosa di vero.”
 


 
E lo fu. Più vero di quanto non si sarebbe mai aspettato. Anzi, più di quanto entrambi si erano aspettati.
Se non avessero saputo che era impossibile, per un attimo avrebbero giurato di essere veramente lì, stretti l’uno all’altra, a scambiarsi un bacio che si era decisamente lasciato alle spalle la dolcezza, tramutandosi in qualcosa di più sentito, di più appassionato.
A Marceline parve di sentire la camicia di Marshall sotto alle mani mentre, presa dal tutto, le aveva spostate dalla loro postazione.
A Marshall invece, neanche a farlo apposta, capitò la stessa cosa con i capelli di lei: erano proprio come se li era sognati, setosi, perfetti, ne sentiva addirittura il profumo!
Cosa significava?
Avrebbero dovuto aprire gli occhi per scoprirlo ma…beh, non lo fecero.
Se era un sogno era abbastanza bello già così.




Spazio all'Autrice: L'ho divisa in due perché la prima parte è scritta attraverso i loro occhi, mentre la seconda, ovvero quella che avete appena finito di leggere, è scritta mediante gli occhi di Dio se vogliamo. Ovvero attraverso i miei.
Volevo dare due diverse interpretazione della cosa, pur parlando del medesimo fatto.
Un esperimento assai azzardato, temo.
Nel complesso però sono abbastanza felice di come è venuta questa fanfiction. Marceline e Marshall li adoro insieme. Mi piacciono davvero tanto.
Bye bye dears!
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Adventure Time / Vai alla pagina dell'autore: Sparrowhawk