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Autore: lispeth_    10/12/2011    3 recensioni
Dimenticare completamente una persona per colpa di uno stupido incantesimo. Questo era successo a Silver Riddle, la figlia nascosta del Signore Oscuro.
Dopo essere scappata dalla propria casa, Silver cerca di colmare quel vuoto mentale che le è stato rimosso.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Prima lezione di Cure delle Creature magiche. Silver non si era mai avvicinata così tanto a un Augurey. Quando era piccola pensava che quel tipo di uccello portasse la morte. Suo padre si divertiva a spaventarla con questo genere di storie, quando era ancora una persona normale. Rimpiangeva i suoi primi anni di vita quando suo padre la portava fuori a fare passeggiate e le insegnava a suonare il piano forte. Era quel periodo prima della nascita del conflitto con Harry Potter, quando Tom Riddle sedeva tranquillamente sul divano di casa sapendo che non aveva nulla di cui preoccuparsi.
L’uccello dalle piume nere verdacee cominciò a starnazzare in continuazione poiché uno studente di Tassorosso gli aveva accidentalmente pestato la coda. I versi diventarono un canto, un bellissimo canto che affascinò chiunque nel circondario, perfino quel ragazzo dagli strani capelli biondi che continuava a fissarla, stava diventando una sua mania.
Improvvisamente le nuvole cominciarono ad addensarsi nascondendo il cielo celeste come tende di un palcoscenico.
Allora era vero. Gli Augurey portavano la pioggia. Nel giro di cinque minuti tutti gli studenti rientrarono nel castello urlando e giocando con la pioggia. Silver rimase ancora all’aperto quasi come se non avesse mai visto la pioggia. Si lasciò bagnare completamente fino a quando non fu richiamata dalla Professoressa Belfleur, insegnante di Aritmanzia.
“Credi che pioverà per molto?” le chiese una voce famigliare alle sue spalle. Silver sorrise sfiorò immediatamente le labbra del ragazzo dietro di lei.
“La pioggia è bella…è in grado di pulire bugie e malvagità in un solo colpo” disse Silver sfiorando la guancia di Mike Monogan con la punta delle dita.
“Sempre queste frasi prese dai film, stai diventando monotona” disse il giovane con un sorriso smagliante che ogni volta faceva sciogliere il cuoricino ancora intatto di Silver.
“No, non è vero lo sai”
“Era solo per prenderti in giro, una volta lo facevamo molto spesso”
“Ma questo lo facevi solamente per andare direttamente al sodo nel tuo letto, qui siamo in una scuola ti ricordo”
“Si ma questo non vuol dire che debba stare in astinenza di te, che ne dici della stanza delle scope? So per certo che il vecchio è al quarto piano a pulire un casino che il sottoscritto ha creato solamente per tenerlo occupato per un po’”
Silver guardò la porta alle sue spalle per poi rivoltarsi nuovamente verso il suo ragazzo dal sorriso decisamente troppo malizioso. Non aveva voglia di entrare in quella stanza polverosa, umida e probabilmente piena di topi. Mike non riusciva a capire che lei preferisse posti decisamente posti più comodi e farlo in uno stanzino di scope magiche lo faceva sembrare squallido.
“Magari più tardi, adesso voglio andare a farmi un giro del castello” disse allontanandosi da quel sorriso compiaciuto che si trasformò immediatamente in pura e semplice delusione. Per quanto Mike non apprezzasse la sua decisione lo abbandonò ugualmente nel corridoio prendendo una direzione a caso. Si trovò a girovagare per il castello senza sapere esattamente dove andare. Quel posto era enorme, ci si poteva perdere solamente facendo due passi. Silver non aveva mai avuto un buon orientamento e i continui cambiamenti di posizione delle scale non facevano altro che confonderla sempre di più. Avrebbe voluto raggiungere la biblioteca e perdersi nella storia di qualcun’altro giusto per dimenticarsi per qualche minuto della sua. Sembrava che nel castello non si parlasse d'altro. La figlia del demonio. Progenia oscura. Male dentro. Tutto quello che si era preparata a sentire ma che non riusciva a gestire fino in fondo. Si trovava spesso a piangere in bagno non sapendo come andare avanti. Guardava la sua figura riflessa nello specchio e vedeva solamente i suoi occhi così uguali a quelli di suo padre e tremava. Aveva paura di diventare come lui. Di essere ciò per cui era stata cresciuta. Il suo destino. Il destino di essere una Riddle sembrava essere ormai una maledizione che scorreva nelle vene senza la possibilità di trovare un controincantesimo. Una cura. Qualcosa che l’avesse resa uguale agli altri una volta per tutte. Reclamava la normalità a tutti i costi ma essa non le veniva donata.
“Ti sei persa?” chiese una voce alle sue spalle facendola sobbalzare. Con la mano sul cuore ancora agitato si voltò alle sue spalle e scorse il ragazzo della prima sera in cui era arrivata in quella scuola. Il ragazzo dai capelli biondi splendenti la guardava con fare preoccupato nonostante le sue preoccupazioni fossero rivolte ad altro e non alla stessa Silver.
“Credo proprio di si, stavo cercando la biblioteca ma la scale hanno deciso di avercela con me quest’oggi. Tu mi dai l’idea di uno che conosca abbastanza il castello da aiutarmi, mi sbaglio?” gli disse con tutta la naturalezza del mondo come se conoscesse quel ragazzo da sempre.
Draco Malfoy tremò al suono della sua voce. Era sempre la stessa con qualche punta di maturità. Aveva sognato quel momento per quattro anni ed in quel momento lei era davanti a lui ma non poteva riconoscerlo, si era dimenticata di lui e non poteva farci niente.
“Non aiuto certo i novellini a trovare la strada” disse con il suo solito disprezzo fasullo che costruiva bene la sua maschera. Scomparve nello stesso modo in cui era apparso e Silver si trovò nuovamente perduta in quel castello troppo grande. Alzò le spalle con indifferenza pensando a quanto fosse strano quel ragazzo. Riprese a camminare nonostante non sapesse dove poteva trovare la biblioteca, fortunatamente però si trovò davanti alla sala comune dei Grifondoro. La sfortuna era l’assenza della Signora Grassa in esso.
“E’ andata a mangiare da qualche parte nel castello, si è arrabbiata perchè ho dimenticato la parola d’ordine come al solito”
“Dovresti scrivertela da qualche parte Neville, anche io ogni tanto ho dei problemi con la memoria”
“Dopo però perderò anche il foglio dove l’ho scritta, sono un completo disastro”
“Per ogni incapacità c’è sempre un talento, sicuramente sarai bravo in qualcos’altro. Per esempio io non riesco a tenermi a mente i nomi delle piante in Erbologia mentre tu sei un asso”
“Grazie Silver”
“Prego, mi faresti un favore?”
“C-certamente che cosa ti serve?”
“Una semplice indicazione per la biblioteca” disse Silver tirando un largo sorriso che fece leggermente arrossire il ragazzo. Adorava Neville, era così diverso dagli altri proprio come lei, certo lui lo era in un modo tutto suo totalmente diverso dalla sua situazione ma lo rendeva comunque oggetto di chiacchiere o di derisioni. Un po’ come Harry Potter. Il ragazzo che era sopravvissuto. O meglio il Ragazzo che aveva fatto impazzire suo padre.


Silver sospirò passando l’indice su una scritta incisa sul banco della classe di Trasfigurazione. C’era qualcosa di assolutamente inutile in quella materia, non riusciva a coglierne la sua importanza. Che gusto c’era nel trasformare oggetti in animali? Sarebbe potuto diventare un passatempo perfetto per le vecchie zitelle.
“Ma tu ascoltare qualcosa di diverso dalla tua mente mai eh?”
“Will hai intenzione di entrare nella mia testa sempre in questo modo improvviso?”
“Oh bè è divertente vederti sobbalzare in quel modo” disse ridacchiando mostrando i suoi denti perfetti uguali a quelli del fratello. Ecco l’unica cosa che accumunava i fratelli Monogan era quel tratto distintivo del loro viso: il sorriso della madre, così luminoso e contagioso che avrebbe potuto far ridere di gioia perfino Lord Voldemort stesso. Per il resto loro restavano sempre due lati opposti di uno specchio: uno il riflesso dell’altro ma nello stesso momento uno l’opposto dell’altro. Silver diede una leggera spintarella al suo improvvisato compagno di banco che aveva la sua stessa voglia di ascoltare la lezione.
“Ho incontrato Mike per strada e sembrava leggermente irritato è successo qualcosa tra di voi?”
“Ho solo rifiutato di strusciarmi con lui nello stanzino delle scope del vecchio gamba di legno”
“Oh ora capisco il suo umore allora, quando si toglie il sesso a Mike Monogan si scatena l’inferno”
“Non potrà mai essere peggiore della mia vita”
“Andiamo Silver smettila di fare la martire. Sei libera ora. Non sei più rinchiusa in quella casa,dovresti essere contenta di questo”
“Si ma questo non cambia quello che la gente pensa di me, mi crede una sorta di cucciolo di mostro”
“Vuoi farmi credere che ora ti interessa davvero quello che pensa la gente di te?” le chiese infine puntando i suoi occhi verdi in quelli di Silver convincendola che aveva ragione e che non c’erano altre discussioni a riguardo.
Aveva ragione e lei lo sapeva benissimo. Se c’era una cosa che non aveva mai toccato Silver Riddle era il giudizio degli altri. Era sempre stata controcorrente e non si era mai fatta il problema di non essere nella giusta linea della vita. Ma qualcosa in quegli sguardi riuscivano a metterla in soggezione.
Lei era un mostro. Era pericolosa. Letale. E quella ormai era la sua etichetta.
Finita la lezione si lasciò guidare da Will al cortile della scuola, doveva essere il cortile est ma non ne era del tutto sicura. Aveva smesso di piovere e in un attimo il sole aveva fatto capolino immediatamente spazzando via le ultime nuvole. Silver si sedette vicino ad una colonna tentando di guardare il sole fino a quasi accecarsi, era un gioco stupido che lei e Will facevano da sempre nonostante non avesse un vero e proprio senso logico. Si divertivano con poco e stavano bene insieme.
Sarebbe stato più semplice per lei vedere il ragazzo sotto un altro aspetto, ma le sarebbe parso difficile non vederlo come amico, era sempre stato come un fratello.
Perchè Mike non poteva essere come Will? A volte si domandava perchè non la capisse come il fratello.
“Ancora con questi giochi stupidi voi due?” le pupille erano ancora troppo dilatate per capire chi fosse ma non appena le sue labbra vennero sfiorate dal sapore al cocco misto al quell’orrendo dopobarba maschile capì che si trattava esattamente di Mike. Era incredibile come comparisse nel momento stesso in cui lei stava pensando a lui. Erano telepatici?
“Non abbiamo niente di meglio da fare ... ti è passata l’incazzatura a quanto pare, mi sembri di buon umore”
“Sono stato un coglione come sempre. Senza nemmeno interessarmi a come stavi ti ho praticamente spinta a venire con me nello stanzino delle scope. Penso che migliorerò in questo campo dammi solamente del tempo”
“Penso di riuscire ad aspettare in fondo so che sei una testa di legno e hai bisogno dei tuoi lunghi tempi per capire una cosa” disse esprimendo tutto il suo sarcasmo con una linguaccia verso il suo ragazzo che immediatamente si mise a farle il solletico per vendetta. I due iniziarono a urlare come pazzi attirando l’attenzione di tutti. Risero insieme come avevano fatto la prima volta che si erano conosciuti. Risero veramente senza simulare assolutamente niente. E finalmente Silver riuscì a vedere negli occhi di Mike il ragazzo del quale si era innamorata due anni prima.
Aveva improvvisamente dimenticato gli sguardi del suo pubblico e doveva ringraziare Mike per quello. Si era resa conto che quando era insieme a lui riusciva ad essere meno spaventata del mondo. Lui le restituiva la sua forza,la sua spensieratezza. Lui le donava la felicità che meritava ma Silver non si sentiva ancora abbastanza per lui. Era come se fosse due gradini sotto di lui e non riuscisse a capire quale fosse il problema principale. Il suo sorriso amaro preoccupò Mike che smise immediatamente di ridacchiare rumorosamente.
“Ehi che cos’hai piccola?”
“Niente stavo solamente pensando a noi”
“Ok allora io me ne vado, mi sento decisamente di troppo” disse improvvisamente Will scappando a gambe levate all’interno della scuola. Era abituato a quel genere di discorsi tra Silver e Mike ed erano decisamente troppo pallosi per lui.
“A che pensavi?” Mike si sedette vicino a lei poggiando una mano sulla sua inziando a carezzarle il dorso dolcemente, era una cosa che sapeva farla rilassare immediatamente.
“Niente, stavo pensando che tu sia una ragazzo meraviglioso e io mi sento terribilmente inadatta”
“Andiamo Silver perchè non dovresti essere adatta a me? Sei perfetta”
“Non sono perfetta e questo lo sai”
“Ma ai miei occhi lo sei. Senti la gente può pensare quello che vuole può anche inventarsi dei nomignoli ma l’unica opinione di cui ti devi fidare è la mia: tu sei perfetta”
“Hai fatto carico di troppi zuccheri oggi?”
“Sono solo in vena di pura sincerità” disse tirando un sorriso fin troppo falso. Silver sapeva che Mike le stava mentendo. Certo lei sapeva quello che provava Mike per lei ma c’era sempre qualcosa di celato nei suoi discorsi come se la loro storia non poggiasse su qualcosa di solido. Prima o poi lo avrebbe scoperto, di quello ne era totalmente sicura.
Si avvicinò alle sue labbra ammirando l’azzurro dei suoi occhi. Come poteva un ragazzo avere degli occhi così sereni? Pareva che il cielo avesse regalato un po’ della sua vernice per dipingere quella sua perfezione personale. Sorrise senza nemmeno accorgersi passando le dita sulle sue labbra rosee ancora ruvide a causa del freddo.
“Mia madre prima di morire mi disse che ero una persona imperfetta a causa del gene di mio padre. Per quelle come me non c’era alcuna possibilità di salvezza. Ma ad ogni cosa c’è una sua eccezione. E io penso che tu Micheal Monogan sia la mia eccezione.”
“A quanto pare non solo l’unico ad aver mangiato troppi dolci oggi” le disse Mike con un sorriso finalmente sincero per poi appoggiare le sue labbra alle sue. Quella fusione di respiri fece battere il cuore di Silver sempre più forte, sembrava che stesse di nuovo correndo per le scale del castello. Le mancava il respiro ma nonostante tutto non voleva staccarsi dalle labbra del suo ragazzo. Quel momento nonostante non fosse del tutto perfetto riusciva a mettere in ordine alcuni pezzi della sua vita. Mike dava un senso a quello che lei aveva costruito fino a quel momento.
“Ti amo, qualsiasi cosa succeda ricordati che io ti amerò per sempre” le disse soffiando sulle sue labbra facendole venire i brividi di felicità
“Adesso stiamo esagerando non credi?”
“Si forse si, stiamo diventando decisamente da film strappalacrime, fermami prima che diventi qualcosa di assolutamente insopportabile”
“Tu sei sempre insopportabile, ma ti amo lo stesso”
Due sorrisi complici.
Due battiti diversi.
Due spiriti opposti.
Un sottile filo che li univa, pronto a spezzarsi da un momento all’altro.
Rappresentavo il ritratto dell’imperfezione. Ma erano ancora uniti.
  
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