Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Flaqui    12/12/2011    6 recensioni
Non avevo la minima idea che, se avessi davvero preso il viale alberato sarei riuscita a liberarmi di ogni mio problema, che se non li avessi seguiti non mi sarei incasinata fino al collo.
Ma in quel momento un'unica cosa mi era chiara e tenendola bene a mente giunsi ad una conclusione.
A Privet Drive giravano strane voci su Harry Potter. Si diceva che fosse un pazzo, un genio, un mentecatto, un idiota, un assassino. Ma sola una cosa era certa. Harry Potter nascondeva un segreto. E io avrei scoperto di cosa si trattava.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dudley Dursley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

DEDICATO A  _Valerie_96 bess_Black Puffolapigmea90   Marciu96 _Haru_chan_ Alexiel94 TittiGranger  fede15498  Miriam G F J Potter  E  dierrevi
NOTE ALLA FINE DEL CAPITOLO!




2 – Tenersi pronti

 
I rami spogli degli alberi che costeggiavano il vialetto dove si stavano dirigendo i due erano soltanto dei graffi un po’ più scuri contro il cielo nero. Mi fermai, rimanendo indietro, in modo che non si accorgessero di me, lasciando qualche metro di distanza fra di noi.
Poi un tuono più forte ruppe il silenzio carico di tensione e loro iniziarono a correre, infilandosi in un cunicolo, buio e stretto. Nonostante la luce fioca dei lampioni, che illuminava a malapena le figure dei cespugli e del muretto e, in lontananza, del parco giochi, riuscii a distinguerlo come il vecchio passaggio che dava su Privet Drive e, dopo poche centinaia di metri, su casa mia.
Lì dentro era buio. Come se non bastasse il pavimento bagnato e scivoloso e la mia inesauribile leggerezza da elefante a farmi inciampare. Proseguii a tentoni, strofinandomi con forza le mani e cercando di non pensare alla faccia con cui mi avrebbero accolta a casa.
Mia madre avrebbe iniziato ad urlare come una pazza, gridando che se mi fossi presa una polmonite me lo sarei meritato. Poi avrebbe realizzato che, se mi fossi ammalata sul serio, non sarebbe potuta uscire con il suo fidanzato e mi avrebbe spedita in bagno a fare una doccia calda.
Quanto a mia sorella, bhe, lei si sarebbe limitata a osservarmi con fare sprezzante, sollevando il capo con fare superiore e cercando di farmi sentire più bassa di quanto già non fossi. Fortuna che nel giro di poche settimane, almeno lei, si sarebbe levata dai piedi.
Avendo terminato la scuola superiore quell’inverno, Nathalie, aveva deciso di prendersi un anno sabbatico prima di decidere a quale facoltà universitaria iscriversi. Sarebbe andata a New York, a casa dei nonni di Piper, la sua migliore amica, una ragazza dai lunghi capelli rossi e il viso completamente ricoperto di lentiggini.
Ovviamente quella era la versione ufficiale che aveva presentato a mia madre. In realtà, il vero progetto di quelle due svitate era di occupare il monolocale dei poveri signori Stone, che ignari di quello a cui andavano incontro avevano offerto loro l’appartamentino adiacente al proprio e, dopo aver tranquillizzato le famiglie su quanto fosse stimolante ed altamente educativa l’atmosfera lì, se la sarebbero spassata.
-Basta che non rimani incinta- le avevo detto –Non voglio diventare zia a quindici anni-
Nathalie mi aveva fissato con quello sguardo vagamente inquietante e aveva alzato il sopracciglio, in una chiara espressione di rimprovero. Poi mi aveva gentilmente risposto con epiteti che non intendo riportare.
Persa in questi pensieri non mi ricordai della presenza dei due cugini di fronte a me fino a quando non sentii un urlo agghiacciante perforarmi i timpani. Dudley singhiozzava, ansimava, si contorceva, agitava le braccia come se stesse combattendo contro un qualcosa di invisibile.
E poi eccola. Come una folata di vento gelido, una delle tante in quella terribile notte, una sensazione orribile mi percorse, facendomi tremare convulsamente.
Il sapore amaro e salato delle lacrime. L’odore fastidiosamente acuto di spirito. Il freddo che mi gelava le ossa come quando, durante la notte, ti scivola la coperta dalle spalle, lasciandoti scoperta. La sensazione di vuoto che mi si propagava nel petto.
Come se mi stessero strappando via il cuore e l’anima. Come se qualcosa di invisibile mi stesse stringendo in un abbraccio fatale e velenoso, trascinandomi in un vortice di dolore e disperazione, nell’occhio del ciclone di terrore, desolazione, vuoto e solitudine.
E in quel momento faceva così freddo che mi dimenticai di tutto. Mi dimenticai di Dudley, riverso sull’asfalto bagnato, mi dimenticai di Harry che aveva estratto qualcosa dalla tasca e stava urlando delle parole che non riuscivo a comprendere, mi dimenticai di mia madre e mia sorella che mi aspettavano a casa, mi dimenticai persino di vivere.
E mentre il mio respiro diventava sempre più affannoso sentii l’orribile presentimento che, dopo quell’esperienza, non sarei mai, mai più, riuscita ad essere felice. Era un sentimento assurdo, in quel momento, la felicità.
Il freddo, la desolazione, la solitudine, l’odio, il rancore, il silenzio. Quelli erano reali, erano con me, ci sarebbero sempre stati. Quel vento gelido che mi si abbatteva contro, quasi mi stesse stringendo in un abbraccio letale, sembrava ricordarmelo.
Una luce bianca.
E poi il buio.
 

***

 
Deve essere il freddo, ad avermi svegliato. Un freddo lancinante, di quelli che ti bucano la pelle e ti entrano nelle ossa ghiacciandoti il cuore. O forse è il pulsante dolore al petto, che mi blocca il respiro appena mi rendo conto di essere ancora viva.
Sono quasi tentata di girarmi verso Nathalie e urlarle di chiudere quella dannata finestra, non mi importa se vuole farsi vedere dai passanti in mutande e reggiseno, io sto morendo di freddo qui!
Spalanco gli occhi, di botto. Ma non c’è nessuna Nathalie che gironzola per la stanza, nessuna finestra aperta e nessun passante per strada. Cerco di alzarmi, velocemente, ma qualcosa me lo impedisce: una sorta di peso sul petto, un macigno che mi rende difficile persino respirare.
Riesco a girare la testa da una parte e ricominciare a respirare, anche se mi sembra che l’aria che inalo non vada proprio giù dove deve. Ho la strana sensazione di non sapere come siano girate le mie gambe. La stranissima sensazione di non avercele più le gambe.
Provo a sollevarmi, ma non ci riesco, ricado per terra con poca grazia. Sono troppo pesante. Credo che dovrei davvero dare ascolto a Spencer quando mi dice che dovrei mettermi a dieta. Ma, dopotutto Spencer è una schizzofrenica con le sembianze di una top model e lo stomaco di un camionista. E io, a quanto pare, sono riversa sull’asfalto bagnato di un cavolo di cunicolo, al freddo e sotto una pioggia torrenziale, senza nemmeno la forza di gridare e chiamare aiuto.
Assolutamente fantastico.
 

***

 
Se la vita ti da dei limoni, dice un vecchio proverbio, tu fatti una limonata. Ora ditemi, se la vita ti fa seguire due cugini psicopatici (andiamo, non era mica solo Potter quello svitato!), facendovi perdere in un vicolo buio, scivoloso, e, probabilmente facendovi scivolare e sbattere con forza la testa, questa parte era tutta una supposizione visto che, senza alcun dubbio a causa di un trauma cranico, non ricordavo il motivo per il quale mi trovavo riversa per terra, cosa dovresti farti?
Di certo non una limonata.
No, devi semplicemente rimanere lì, a chiederti cosa hai fatto di male per meritarti un simile trattamento. E magari crogiolarti nell’immaginare una possibile reazione di tua madre in un tuo eventuale ritorno a casa, e dico eventuale perché, nella situazione in cui mi trovavo, avrei potuto ritenermi fortunata se non mi fossi rotta entrambe le gambe.
Perché me lo sentivo che si erano rotte. Altrimenti sarei riuscita a muovermi, giusto? O magari avevo preso una storta. Una storta di quelle che ti fa un male cane. E per poi cosa? Per seguire quei due?
Assolutamente fantastico.
 

***

 
Io non credo nel destino.
Non leggo gli oroscopi e non scruto ogni sera il cielo per interpretare il volere delle stelle. Non sono superstiziosa, non credo nella sfortuna o nella fortuna. Ho una mente aperta e razionale.
Credo semplicemente che esista sempre un momento giusto e uno sbagliato. Poi tocca a noi utilizzarli.
Quando avevo undici anni mio padre mi obbligò a iscrivermi agli scout. Ero un completo disastro con i nodi ma credo di aver afferrato il concetto di base. La signora Grass dice sempre che non importa quanto tu possa essere seriamente interessato ad una cosa o quanto tu possa essere bravo a farla, se non comprendi il concetto base, l’idea di fondo, allora non concluderai mai niente.
Ed essendo la signora Grass una donna che, secondo il mio modesto parere, ha capito tutto della vita, non mi resta altro da fare che darle ragione.
E il concetto base di tutti quei campeggi, ore passate intorno al fuoco a cantare allegre canzoni, magari gettando nel lago i tuoi compagni è solo uno.
Tenersi pronti.
Perché la vita non aspetta altro che un tuo piccolo segno di cedimento, un tuo piccolo tentennamento per ficcartela in… Ok, sto diventando volgare e sopratutto sto divagando. Ricominciamo.
Mi chiamo Elisabeth Carren, ho quindici anni, sto per cominciare il terzo anno alla Jefferson High School, mia sorella è una sgualdrina esaltata, la mia migliore amica pure, sono perdutamente innamorata di Liam Cole e, soprattutto, non credo nel destino.
Infondo penso che credere nel destino sia inutile. Cioè se le cose succedono, succedono. Non c’è mica bisogno del destino per complicare tutto.
D’altra parte, però, se le cose vanno proprio male, con chi te la puoi prendere, se non con il destino?



 
 

Piccolo Angolo Buio e Tempestoso Dell’Autrice

Volete uccidermi?
Lo so che volete uccidermi! E avete ragione, davvero!
Saranno più di due mesi che non aggiorno!
Sono imperdonabile davvero, ma posso spiegare!
Davvero!
Allora, innanzitutto bisogna dire che scrivere questo capitolo è stato un parto. All’inizio volevo che la nostra bella ragazza non ricordasse nulla, poi però, ho cambiato idea e poi mi è venuto un altro colpo di genio, e dopo ancora ho rinunciato eccetera, eccetera…
Ero nel bel mezzo di sentimenti contrastanti, e alla fine è uscita questa schifezza qui!
Poi è giunto il problema del nome. Per un pezzo della storia che arriverà in seguito, avevo bisogno che la mia ragazza avesse un nome particolare, poi, però, non volendo segnarla a vita con nomi ottocenteschi ho deciso di chiamarla così… Che ne dite, va bene?
Spero davvero che possiate accettarla, nonostante la dubbia bellezza e il ritardo abnorme!
Mi dispiace davvero moltissimo ma questo è un periodo caotico per me e non riesco proprio ad avere un andamento regolare… ma, se questo può far contenti voi lettori, sempre che, dopo questo enorme ritardo, io ne abbia ancora, il prossimo capitolo è già in fase di lavorazione e dovrei postarlo a breve…
Detto questo vi rinnovo le mie più sentite scuse (mi sento Percy a parlare così! XD) e vi prego in ginocchio, con umili e dolci parole, di manifestare il vostro parere (anche lamentele, idiozie e cruciatus se vi fa sentire meglio) sul suddetto capitolo e sulla mia umile persona…
Un bacio abnorme
Fra
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Flaqui