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Autore: xGoWentGone    14/12/2011    0 recensioni
La fanciulla si mise carponi, strisciò in avanti e si adagiò al suo fianco. Il drago la cinse con una zampa e la trasse più vicino a sé. Appoggiò il muso accanto a lei e la guardò con un occhio solo; le narici fremevano emettendo aria calda.
- Dormi - disse perentorio; la voce le risuonò nel petto. - Chiudi gli occhi, mia cara -.
La fanciulla ubbidì. Tutto scomparve nelle tenebre.
Genere: Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La fanciulla venne svegliata dallo schiocco delle ossa che si spezzano. Socchiuse gli occhi nella penombra; si trovava in una caverna. Dire quanto fosse vasta era impossibile, il buio la rendeva infinita.
Non riusciva a muoversi, era ancora legata al palo. Si guardò attorno. Il drago se ne stava accucciato in corrispondenza dell’entrata della caverna, la sua sagoma si stagliava nera contro l’ingresso. Stava trangugiando uno dei buoi che trainavano il carro. Li aveva sventrati e masticava le loro interiora. L’odore metallico del sangue le diede la nausea.
Si mosse. Fece cigolare un’asse del carro.
Il drago si voltò di scatto e la guardò. La fanciulla rimase immobile, paralizzata dal terrore; la creatura emise uno sbuffo e scrollò il muso come un cavallo ombroso. Riprese a mangiare.
La fanciulla singhiozzò; si dibatté, agitò le spalle, ma le funi non si allentarono.
Il drago finì di mangiare il bue; quando si sollevò sulle zampe, la fanciulla intravide i resti spolpati abbandonati per terra. Le mosche ronzavano sulla carne. Non riuscì a trattenere un conato di vomito.
La creatura si avvicinò; era talmente grande da oscurare la luce proveniente dall’esterno. << Così piccola >> il suono della sua voce, simile al crepitio di un fuoco, fece trasalire la fanciulla; il drago la squadrò a lungo. Lei si specchiò nel suo occhio giallo, grande quanto la ruota di un carro. << Dovrei mangiarti? >>
Le giunse alle orecchie uno squittio. Forse nella grotta c’era un topo. Ci mise un po’ per accorgersi che quel suono veniva dalla sua gola.
Il drago allungò una zampa. La fanciulla trattenne il fiato e chiuse gli occhi, ma il dolore che si aspettava non arrivò; avvertì uno strappo e le corde che la tenevano prigioniera caddero sul fondo del carro con un tonfo. Riaprì gli occhi.
Il drago la stava fissando. << Sei un sacrificio? >>
Quando parlava faceva più paura di quando taceva. Il modo in cui dischiudeva le fauci, la maniera in cui faceva schioccare la lingua e le zanne … Sembrava azzannasse le parole.
La fanciulla si sfilò il bavaglio con mani tremanti e lo gettò via. << Pensano che io sia una strega >> disse piano, << ecco perché mi hanno portato qui >>.
<< E lo sei davvero? >>
La fanciulla tirò su col naso; la mente corse alle ceneri della sua casetta di legno. << No >>.
Il drago non parve affatto sorpreso. << Certo che no. Altrimenti non sarebbero riusciti a portarti fin quassù. Avrebbero dovuto notarlo >>. Si voltò e tornò ad accucciarsi di fronte all’ingresso. Inarcò il collo e strappò con un morso la testa del bue avanzato. Il sangue schizzò dappertutto.
La fanciulla lo osservò masticare con il cuore che batteva forte; non osava illudersi che si sarebbe dimenticato di lei, ma quella folle speranza le si insinuò dentro prima che potesse scacciarla. Forse sarebbe stato troppo impegnato a divorare i buoi per accorgersi di lei. Forse non avrebbe notato che scendeva dal carro.
Doveva allontanarsi, nascondersi; uscire dalla grotta era impossibile, ma poteva riuscire a scovare qualche altra via di fuga. Malferma sulle gambe, mosse qualche passo in avanti e si affacciò oltre il bordo del carro: il pavimento della caverna era tappezzato da ossa e teschi. Ce n’erano alcuni che non si erano ancora del tutto decomposti. E ce n’erano alcuni umani.
In preda al voltastomaco, indietreggiò e tornò ad appoggiarsi al palo. Lacrime calde le solcarono il volto, si lasciò sfuggire un sospiro tremante. Aveva la bocca gelata.
<< Continuerò a perseguitarli anche così >>. La fanciulla sussultò e si voltò a guardare il drago; il suo muso emerse dal ventre squarciato del bue. La creatura lanciò in aria un brano di carne e lo ingoiò al volo. << Ti ucciderò >> le gambe della fanciulla cedettero, le orecchie presero a fischiare, << ma senza mangiarti. Lascerò la tua carcassa nella piazza, così che tutti possano vederla. Ti sventrerò, così potranno riconoscere il tuo volto >> il drago strappò una zampa al bue e quel suono riecheggiò per tutta la caverna. << E poi incendierò tutto. E quando ricostruiranno il villaggio lo incendierò di nuovo >> tranciò un’altra zampa << e ancora >> ne staccò un’altra, portandosi appresso una buona parte della cassa toracica, << e ancora >>.
La fanciulla si accovacciò, serrò gli occhi e si tappò le orecchie, ma il rumore delle mandibole del drago che lavoravano era troppo forte e le giungeva chiaro anche con le mani premute contro le orecchie.
<< Prima o poi capiranno che non c’è scampo. Ottuse bestiacce! Avrebbero dovuto capirlo da un pezzo >>.
Avvertì dei movimenti attorno a lei, ma non ebbe la forza di guardare e rimase rannicchiata dov’era, battendo i denti. << Non uccidermi, ti prego >>. Fu solo un sussurro, ma il drago la udì ugualmente.
<< Che creatura patetica >> c’era qualcosa di ipnotico nel suono cavernoso della sua voce, qualcosa che spinse la fanciulla ad alzare il capo e ad incontrare i suoi occhi gialli. Scintillavano famelici e non c’era pietà nel suo sguardo. << Tu mi preghi? >> sembrava che stesse assaporando quella frase. << E dimmi: il tuo dio ascolta le tue preghiere? >>
La fanciulla schiuse le labbra per rispondere, ma le mancò la voce.
<< Ti ha forse dato ascolto mentre pregavi che ti lasciassero andare? Che non ti consegnassero a me? >> il drago inarcò le sopracciglia. << Ha fatto in modo che tu potessi fuggire e che ti mettessi in salvo? >> la osservò con dileggio attendendo la sua risposta. << No >>.
Quel no le strappò un singhiozzo; quella creatura era crudele, ma era ancora più crudele il fatto che avesse ragione.
<< Infatti ora sei qui. Se neppure il tuo dio presta orecchio alle tue invocazioni, perché dovrei farlo io? >>
La fanciulla boccheggiò, disperata. << Abbi pietà. Ti supplico, gli abitanti del villaggio mi odiano, sarebbero felici se tu mi uccidessi. Hanno ucciso la mia famiglia, distrutto la mia casa. Non farlo … non uccidermi … >> le sue parole si persero tra i singhiozzi.
<< Via, via >> disse il drago, << non piangere. Se ti disperi farà più male che se stai buona >>. Dischiuse le fauci, rivelando una chiostra di zanne che grondavano di bava; il suo fiato era bollente, puzzava di carcasse. Sbudellate, sventrate, squarciate. Grumi di interiora, bile. Sangue rappreso e sangue fresco. Lo stesso sangue che le pulsava nelle vene, che sentiva scorrere dentro di lei, e che presto sarebbe diventato freddo. Sangue morto. La fanciulla non riusciva ad urlare; era come se stesse evaporando, non si sentiva più le gambe, né le braccia.
<< Mi diletterei nel dilaniare le tue membra >> la creatura allungò il collo sinuoso, la costrinse con le spalle contro il palo e fiutò il suo odore con bramosia facendo fremere le narici.
Lei deglutì a fatica. << Ti … ti diletteresti di più se non mi uccidessi >> balbettò.
Il drago si raddrizzò e le lanciò un’occhiata incuriosita. << Ma davvero? E che cosa potresti fare per dilettarmi, sentiamo >>. Si passò la lingua sulle zanne producendo un schiocco che le fece tremare le ginocchia.
<< Io … io >> la fanciulla non sapeva cosa dire. Poi le venne in mente qualcosa, ciò che sapeva fare meglio. << Io potrei cantare >>.
<< Cantare >> ripeté il drago. Aggrottò la fronte squamosa. << Fammi sentire >>.
Quella era la sua unica possibilità e non poteva sprecarla. Si fece coraggio, prese un respiro profondo e iniziò a cantare; la sua voce risuonò contro le pareti di roccia della caverna.
Nel mio cuore solo tu ci sei
E spero che riposerai
Anche se tu sei lontan da me
E non ti posso più sfiorare
Sei andato via in silenzio,
Riposa all’ombra dei nostri fiori
Io muoio.
E tu muori.

Il canto si smorzò pian piano. Quando ebbe finito e rimase in silenzio il drago la guardava.
<< Come un usignolo >> disse. << Credo che non ti ucciderò, dopotutto >>.
Quella notizia avrebbe dovuto rallegrarla, ma il senso di nausea che l’attanagliava non accennò a diradarsi. << T-ti piace il canto degli usignoli? >>
Il drago ci pensò un attimo su. << Sì >> le sue zanne cozzarono. << Alquanto >>.
Lei deglutì. << Perché non ne catturi uno? >> la sua voce tremò appena. << Potresti ascoltarlo quando vuoi e … >>
Il drago increspò il muso sogghignando mellifluo. << Non ho bisogno di un usignolo per allietare le mie giornate, quando quei villici bifolchi mi regalano creature graziose come te >> si chinò su di lei, la circondò con la zampa e la sollevò dal carro. La fanciulla sussultò, ma non osò ribellarsi per timore di farlo arrabbiare. Gli artigli si serrarono attorno a lei come una gabbia. Il drago la posò a terra sana e salva. << Non posso ordinare ad un usignolo di cantare, vedi: non capirebbe, dovrei aspettare i suoi comodi o ucciderlo subito. Con te è diverso >> la scrutò con gli occhi gialli; divenne minaccioso. << Se non canti ti riduco a brandelli. Se tenti di fuggire ti strappo le gambe >> disse con calma. La fanciulla emise un gemito strozzato, atterrita.
<< Visto? >> chiese il drago. << Tu comprendi quel che ti dico. Un usignolo no. Avrei già dovuto schiacciarlo. Tu non vuoi che ti schiacci come un usignolo, vero? >> le lanciò un’occhiata.
La fanciulla scosse il capo, il labbro inferiore che tremava.
<< Se ti comporterai bene non ti schiaccerò, a meno che tu non perda la voce >> il drago si accucciò e appoggiò il muso sulle zampe anteriori. << Conosci molte canzoni? >>
Un brivido le corse lungo la schiena. Annuì.
<< E quando mi avrai cantato tutte quelle che conosci? >>
<< Ne inventerò di altre >> disse lei.
Il drago rise. Una risata profonda e gutturale, simile ad un ruggito, che fece sobbalzare la terra. << Ma che brava, una fanciulla zelante >> si passò di nuovo la lingua tra le zanne, come se stesse pregustando il suo sapore. Lei fece un passo indietro; stava piangendo a dirotto, senza emettere suono.
<< Hai paura? >> gli occhi del drago erano animati dallo scintillio di un divertimento feroce.
Lei abbassò lo sguardo. << Sì >> rispose con voce flebile.
Il drago emise un sospiro per nulla afflitto. << Be’, non ti biasimo. Avere paura è giusto, ti tiene lontano da situazioni spiacevoli >> fece una pausa e inclinò la testa cornuta da un lato. << Sai, io non so cantare, però sono piuttosto bravo ad accendere fuochi. Vuoi vedere? >>
Faceva freddo e lei aveva indosso soltanto una veste di lino. Fece di sì con la testa.
Il drago prese un respiro profondo e soffiò una sottile lingua di fuoco; non era come la fiammata che aveva vomitato quando era sceso dalla montagna. Era un serpente di scintille dorate che si arrampicò sinuoso nell’aria, crepitando e contorcendosi. Le pareti della caverna si illuminarono del bagliore tremulo prodotto dalle fiamme. La fanciulla sgranò gli occhi, affascinata; il fuoco le proiettava ombre danzanti sul volto.
<< Ti piace? >> il drago non stava osservando il falò; studiava la sua espressione guardandola di sottecchi. Il fuoco guizzò, assunse la forma di una farfalla che sbatteva le ali, poi divenne un coniglio saltellante e un pesce che agitava la coda. La fanciulla si sedette a gambe incrociate ed osservò quello spettacolo con gli occhi spalancati e le labbra socchiuse, un sorriso che si andava disegnando sul viso.
<< Oh, sì. E’ bellissimo >> sussurrò. Quel tepore la fece rendere conto di quanto fosse affaticata in realtà; sbadigliò, le palpebre pesanti, ma non riusciva a smettere di guardare il fuoco. Le fiamme divennero una rosa che sbocciava, due cigni che intrecciavano i lunghi colli, un gatto che balzava.
<< Povera bambina, tu hai sonno. Devi essere molto stanca >> il drago la guatò, il fuoco baluginava nei suoi occhi, li rendeva incandescenti.
Era vero: era molto stanca, così stanca che si dimenticò di avere paura, si dimenticò delle bestie e perfino della nonna. Voleva solo sdraiarsi e dormire, riposare un po’. << Sì >>. Tutto divenne sfocato, la testa si fece ovattata. Aveva sonno, tanto sonno.
<< Vieni a riposare accanto a me >> la voce del drago era suadente. << Vieni da me >>. Scostò una zampa; il suo petto squamoso si alzava e si abbassava ad ogni respiro. Sembrava un posto così accogliente dove distendersi … La fanciulla si mise carponi, strisciò in avanti e si adagiò al suo fianco. Il drago la cinse con una zampa e la trasse più vicino a sé. Appoggiò il muso accanto a lei e la guardò con un occhio solo; le narici fremevano emettendo aria calda.
<< Dormi >> disse perentorio; la voce le risuonò nel petto. << Chiudi gli occhi, mia cara >>.
La fanciulla ubbidì. Tutto scomparve nelle tenebre.
  
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