Capitolo
III
Il
ragazzo di Villa Rosa
Noelene
non ci poteva credere.
Villa
Rosa non era altro che una splendida casa di legno circondata da capi di grano.
La padrona era una simpatica anziana (Enola), che la aveva fatta accomodare in
una stanza, che faceva invidia al suo salotto.
In
quel momento a Villa Rosa c’erano solo lei e una ragazza.
Ma
la ragazza non si fece mai vedere per tutto il giorno.
E
così arrivò la notte.
Noelene
però non dormiva.
Un ragazzo stava suonando una triste melodia su un pianoforte inconsistente. Aveva corti capelli biondi, quasi bianchi e la schiena rigidamente dritta.
“Perché
l’hai fatto?”
Era
la voce di donna.
Una
voce triste.
“Dovevo...”
La musica continuò e il corpo di una signora bellissima si materializzò vicino alla finestra.
“E ora? Credi di poter sfuggire al Suo
castigo?”
“Mamma, dimmi solo che mi vuoi bene.”
La
donna singhiozzò, nascondendo il viso tra le mani. La musica cambiò
improvvisamente, diventando allegra.
Sembrava
che il ragazzo volesse far sorridere sua madre.
“Ti
vogl...”
Noelene
si spostò nell’enorme letto finendo dall’altra parte. E dove prima c’era
lei, la donna bionda stava sdraiata.
Sorrideva
allegra e i biondi capelli erano ben pettinati in un elaborata acconciatura.
“Ormai
sei grande Draco, non puoi aver paura di rimanere da solo.”
E
un bambino di quattro anni dai corti capelli biondi, quasi bianchi le saltò
addosso. “Ma, mamma, tu domani te ne vai per tanto, tanto, tanto tempo.”
Sul
suo viso pallido si disegnò un tenero broncio.
Noelene
scese di scatto dal letto. Gli occhi sgranati che fissavano il corpo
inconsistente dei due che piano, piano scomparivano accompagnati dalla dolce
risata della donna.
E
ancora vide il bambino, più grande di qualche anno che stava seduto sulla sedia
imbottita.
Lo
sguardo arrabbiato.
“Ma
padre! Pansy non mi piace nemmeno! Perché dovrei passare l’estate con lei?”
Noelene
corse verso la porta della stanza, proprio quando un uomo dagli occhi glaciali
si avvicinava al bambino.
“Perché
sarà tua moglie!”
E
chiuse la porta dietro le spalle.
Ma
Noelene non riuscì a non vedere il ragazzo che prima suonava il piano,
camminare con velocità nel corridoio.
“Signorino!
Signorino Malfoy!” un tesserino verde che lo seguiva.“Signorino, non può lasciare la maschera su un
comò dove tutti possono vederla!” sembrava preoccupato.
Il
giovane si era girato furioso verso la piccola creatura, e strappando la
maschera argentea la lanciò contro il muro.
Si
frantumò.
"Non me ne frega un cazzo!"
E
come se niente fosse entrò nella sua stanza passando su Noelene.