Capitolo 8
-Se proprio devo lasciarci le penne…-
Oliver aprì gli occhi
lentamente e cercò di mettere a fuoco la sveglia nel buio della stanza,
nonostante lo sguardo appannato di qualcuno appena svegliato.
Voltò la testa sul cuscino
e riuscì finalmente a vedere le lancette.
Le cinque e dieci.
Per Godric,
pensò. E’ già l’alba.
Ebbene sì, gente, oggi è il giorno. Chiamatelo
fato, destino, karma, sfiga nera: come preferite. In ogni caso, oggi è il
giorno della mia funesta e prevedibile dipartita.
Le cinque e undici.
I segni ci sono tutti, pensò Oliver. Minacciosi presagi di morte giunti per mano
di Fred e George, alleati temporanei del cupo mietitore; tetri epitaffi privi
di amore, gufi che mi svolazzano intorno, corvi che aleggiano alle mie spalle;
Le cinque e dodici.
Ovvio, perché non era sufficiente essere Oliver
Baston, lo sfigatissimo Capitano dei Grifonodoro, ragionò Oliver. No, dovevo addirittura vedere un maledettissimo gramo. Come potrei non
tirare le cuoia proprio oggi? E’ il quattordici febbraio!
Strizzò gli occhi con fare
melodrammatico.
Chissà, magari mi centrerà un bolide dritto in
testa. Ho sempre desiderato morire sul campo di Quidditch, dopotutto.
Le cinque e tredici.
Devo dare disposizioni per il mio funerale, davvero.
Oliver si riscosse dai
funesti pensieri scuotendo vigorosamente la testa, facendo ondeggiare i capelli
scuri sparati in tutte le direzioni. Si
alzò svogliatamente dal letto, sentendosi estremamente depresso.
Spalancò il baule con uno
scatto e si mise a rovistare in cerca di un paio di calzini decenti con cui
morire.
Dal letto di Percy si levò
un mormorio irritato e il Caposcuola aprì un occhio nel buio per scrutarlo con
malevolenza – per quanto possa essere malevolo lo
sguardo di Percy Weasley all’alba.
«Che stai combinando, per Merlino? E’ l’alba!» borbottò con la
voce impastata dal sonno prima di girarsi dall’altra parte e rimettersi a
dormire senza nemmeno aspettare una risposta.
Che fosse sonnambulo?
Oliver rimase fermo ad
osservarlo per un minuto intero, prendendo seriamente in considerazione l’idea
di svegliarlo e inscenare un lacrimoso ma efficace addio, giusto per farlo
sentire un po’ in colpa.
Dopo una lunga
ponderazione optò per lasciargli un biglietto in cui dichiarava di lasciarli in
eredità i suoi preziosi schemi di Quidditch e la sua collezione di saponette a
forma di scope da corsa, raccomandandogli inoltre di non essere estremamente
petulante, o Penelope lo avrebbe sicuramente scaricato.
Scarabocchiò in fondo al
foglio un frettoloso “Ti voglio bene, Perce” – non si è mai virili abbastanza – e si affrettò
a lasciare la stanza, scopa in resta, senza guardarsi indietro.
Molto melodrammatico,
davvero.
Le cinque e trenta.
Oliver sprofondò ancora di
più nell’abisso delle sue funebri convinzioni: stava per morire.
Per qualche altro assurdo
motivo, altrimenti, spuntava proprio Katie Bell
addormentata in Sala Comune?
Che il karma gli avesse
dichiarato definitivamente guerra, o era semplicemente uno dei tanti funesti
presagi?
Le cinque e trentuno.
Katie dormiva placidamente
con la testa appena chinata in avanti e un ciuffo di capelli neri calato sugli
occhi. Il libro di Trasfigurazione era ancora aperto sulle ginocchia al
capitolo della mutazione degli oggetti in animali.
Doveva essersi
addormentata lì la sera prima, studiando Trasfigurazione.
Sorrise teneramente mentre
osservava la sua espressione rilassata dal sonno e ci mise un istante a
decidere. Se proprio doveva lasciarci le penne, tanto valeva farlo in grande
stile, no?
Si piegò sulle ginocchia,
accucciandosi davanti alla poltrona dove era arrotolata la ragazza e, prima che
il buonsenso gli facesse cambiare idea, si sporse verso di lei per sfiorarle
una guancia calda con il dorso della mano.
Chiuse gli occhi e
sorrise. Cosa non avrebbe dato per passare un po’ di tempo con lei prima di
trapassare…
Eppure Katie se ne stava
lì e dormiva placidamente di fronte a lui, e baciarla adesso, mentre non poteva
sentirlo, non sarebbe stata mai la
stessa cosa.
Si risolse così a fare la
stupidaggine numero due della mattinata: si sporse di nuovo verso di lei e le
sfiorò la fronte con le labbra. I capelli della ragazza gli scivolarono sul naso mentre si tirava indietro con il cuore in gola e lo
stomaco ridotto ad un groviglio inutile, e smise rumorosamente di respirare
quando incontrò i suoi occhi, più azzurri del solito, fissi nei suoi.
Desiderò ardentemente di
sprofondare, o al massimo essere risucchiato dal pavimento – veloce e indolore
– mentre si arrabattava a cercare una scusa vagamente plausibile per il suo
comportamento da maniaco; cercò disperatamente di non arrossire, ma era sicuro
che persino Percy dal
dormitorio avrebbe potuto sentire la sua faccia andare a fuoco.
Stava per dire qualcosa –
qualsiasi cosa, del tipo “sono le cinque e trentaquattro!” – invece di starsene
lì a boccheggiare come un merluzzo, quando Katie decise di zittirlo ancora
prima che emettesse alcun suono nell’unico modo – secondo l’opinione di Oliver,
che forse era un po’ di parte – che fosse possibile in quel momento.
Quando sentì
le labbra della ragazza muoversi delicate sulle sue pensò che sarebbe esploso
da un’istante all’altro. Cercò di abbracciarla,
metterle una mano tra i capelli, qualsiasi cosa, ma lei sembrava sempre più
lontana e sfuggente, evanescente come nebbia.
Lei si separò appena dalle
sue labbra e mormorò «Le cinque e trentasette, Oliver».
Lui aggrottò le
sopracciglia e cercò di guardarla negli occhi per capire che accidente
stesse succedendo – perché davvero non ci arrivava – quando una voce
vagamente familiare, alle sue spalle, esclamò: «Ti ho detto le cinque e
trentasette, Baston!»
Oliver si voltò di scatto.
Sean McGregor era proprio
dietro di lui, l’aria terribilmente divertita sul volto scuro.
Sia l’Allenatore che Katie
scoppiarono a ridere di gusto, e mentre qualcuno borbottava il suo nome Olive
precipitò nel vuoto.
Sospeso nel buio e freddo
si guardò intorno
cercando di gridare, ma non riuscì a far uscire alcun suono. Poi comparve
Silente. L’anziano mago indossava una veste di un bianco candido e aveva l’aria
tranquilla. Stava amabilmente conversando con il vuoto attorno a loro e lo
ignorava.
«Sì» disse a nessuno in
particolare. «Purtroppo un bolide lo ha centrato dritto in faccia e non ce l’ha fatta. Ma sa com’è, aveva visto un gramo…»
Oliver ebbe giusto il
tempo di inorridire a quella notizia che qualcuno lo colpì violentemente in
faccia e il suo subconscio riemerse.
Si svegliò di scatto,
saltando a sedere sul letto con aria terrorizzata e confusa. Era un incubo,
solo un incubo.
Di fronte a lui c’era un preoccupatissimo Percy, i capelli sconvolti e gli occhiali
spalmati sul naso che gli facevano sembrare gli occhi grandi come quelli di una
civetta. Erano spalancati dalla preoccupazione e dalla sorpresa.
«Stai bene? Mi hai fatto
venire un infarto!» esclamò, sospirando di sollievo. Oliver lo fissò con aria
alienata.
«Incubo» biascicò.
Percy gli lanciò uno
sguardo comprensivo e assunse la sua adorabile
aria da professorino, modalità mattutina.
«Certo» mormorò. «Entrare
in fase REM quando si è così sotto stress può essere distruttivo, infatti il tuo cervello…» .
Oliver smise di ascoltarlo
e buttò un’occhiata alla sveglia mentre cercava di
regolarizzare il respiro – ancora ansimava per via del panico – e strabuzzò gli
occhi nel buio non appena mise a fuoco le lancette.
Le cinque e trentasette.
Soffocò un grido di panico
e ricadde indietro sul cuscino, sfinito.
E la giornata non era
nemmeno iniziata.
*
Era fermo davanti al
gargoyle che faceva la guardia allo studio del preside da una decina di minuti
circa. Aveva uno sguardo estremamente perplesso stampato in volto e il
biglietto ricevuto la sera prima stretto tra le mani.
Rilesse l’incriminato
pezzetto di pergamena ancora una volta – la sedicesima, probabilmente – nel
vano tentativo di venire a capo dell’enigma.
“Domani mattina raggiungerai il campo di
allenamento del Puddlemore United
tramite una passaporta. Trovati nell’ufficio del
preside alle sei e trenta, per favore. Silente.
P.S.: Alla
gargoyle piacciono le Gelatine Tuttigusti +
Oliver tornò a fissare la
gargoyle, indeciso. Doveva aver frainteso il biglietto di Silente, perché
corrompere la statua con delle Gelatine non aveva propriamente funzionato, ed
ora un’offesissima creatura in marmo o chissà che si
rifiutava di farlo entrare nell’ufficio del preside e gli aveva giurato odio
eterno.
Si guardò intorno con aria
disperata. Probabilmente era in ritardo,
e magari aveva persino perso
«Baston, che Godric
staresti facendo?» esclamò una voce femminile alle sue spalle.
Oliver sobbalzò – per
nulla dimentico dell’incubo di quella mattina – e si voltò di scatto. Alle sue
spalle stava arrivando velocemente
Quando lo raggiunse il suo
sguardo balzò dalla scatola di gelatine stretta nelle sue mani alla sua faccia
imbarazzata, alla statua di pietra che stava cercando di fulminarlo con lo
sguardo.
Sorprendendolo, alzò gli
occhi al cielo e sospirò. «Ho detto chissà quante volte al professor Silente
che quasi nessuno capisce la parola d’ordine, ma lui trova questo metodo così
divertente…» commentò con evidente disappunto nella voce.
Si voltò poi verso la
statua, sorridendole. «Gelatine Tuttigusti + 1» disse
con chiarezza. Il gargoyle si spostò di lato, borbottando «Finalmente!» e
lasciando loro il passaggio libero.
Ah, ecco.
Imbarazzatissimo, imboccò la via per lo studio del Preside, dandosi
mentalmente dell’idiota. C’era già stato, sapeva come arrivarci. Dove cavolo
aveva la testa?
Il panico iniziò ad
impossessarsi di lui mentre bussava alla porta
dell’ufficio, con la professoressa McGranitt alle sue spalle.
E adesso? Era pronto per
affrontare l’ignoto?
Le porte si spalancarono e
fece un paio di passi avanti, guardandosi intorno: la stanza era esattamente
come la ricordava dalla sua precedente visita. Oggetti dall’aria fragile erano
disseminati ovunque, una libreria gigantesca occupava metà della stanza e
l’enorme uccello color fuoco con il quale, a quanto pareva, era solito fare
amabilmente due chiacchiere il preside, era docilmente appollaiato sul suo
trespolo.
«Oh, Minerva, signor
Baston, benvenuti!» esclamò il preside, comparendo alle loro spalle.
Oliver si girò di scatto,
colto di nuovo di sorpresa. Ma perché gli arrivavano tutti alle spalle, quella
mattina?
«Buondì, Albus. Ho trovato
il povero signor Baston che procrastinava davanti al tuo ufficio e ho pensato
bene di recuperarlo » fece, lanciando all’anziano preside un’occhiata di
rimprovero, chiaramente trasmettendo con gli occhi il seguente messaggio: se-gli-studenti-si-perdono-è-sempre-colpa-tua”.
Quello fece un sorriso
soddisfatto – malvagio assai – e sospirò. «Ah, la gioventù!»
Indicò loro il vassoio
appoggiato alla sua scrivania.
«Api Frizzole?»
offrì con un gesto blando della mano.
Oliver alzò con aria
depressa la sua scatola di Gelatine. «La ringrazio, ma ho già mangiato».
Il preside
ridacchiò, divertito – Oliver sospettava che lo stesse volutamente prendendo in
giro – e iniziò a misurare la stanza a grandi passi, lisciandosi la punta della
lunga barba argentea.
«Minerva»
chiamò infine, e sia Oliver che la professoressa McGranitt si voltarono verso
di lui. «Perché non accompagni tu il signor Baston al provino? Non c’è lezione,
oggi»
Oliver sgranò gli
occhi stupito, ma se
«Ma certo,
Preside. Sarebbe un onore» disse, altera come sempre.
Silente batté
le mani allegramente, esclamando: «Ottimo! Svelti, ora, la Passaporta!»
Si voltò e con
uno svolazzo elegante del mantello si mise a rovistare alle sue spalle,
esclamando di tanto in tanto: «Oh, ecco dov’era finito!»
Sia Oliver che
l’insegnante lo osservarono con aria perplessa, fino a che non
emerse con in mano un vecchio oggetto in pelle, sgualcito, che Oliver catalogò
come “scarpa”.
Estremamente
soddisfatto, Silente estrasse la bacchetta dalla manica, la picchiettò sullo
stivale e disse: «Portus»
Quello si
illuminò di una lieve luce azzurrina, come se fosse effettivamente entrato in
funzione.
«Presto, prima
che la perdiate»
Oliver si
affrettò a poggiarci la mano sopra. La professoressa McGranitt, invece, pareva
particolarmente interdetta mentre appoggiava circospetta e con lentezza
la mano sullaPassaporta.
«E’ uno
stivale da Cowboy, Albus?» esalò infine, mentre la Passaporta si illuminava di nuovo,
attivandosi.
Il Preside sorrise. Prima di venire risucchiato dal vuoto, Oliver fece in
tempo a sentire la sua risposta divertita.
«Andavano
molto di moda, negli anni cinquanta»
*
E poi c’era
Katie Bell, ovviamente.
Capiamoci, non
è che fosse sull’orlo
del suicidio; il suo carattere estremamente particolare – ereditato dal nonno,
si vociferava – la rendevano strana agli occhi degli altri: dolce e cinica allo
stesso tempo, era anche la persona più sfortunata dell’intera Inghilterra
magica – dopo Harry Potter, ovviamente – tanto che ormai non si stupiva più di
nulla di ciò che le succedeva.
Stava
semplicemente cercando di non buttarsi tanto giù, insomma, – per così poco,
poi! – e era intenzionata a passare una bella giornata ad Hogsmeade con Alicia, Lee e i gemelli.
Sì, insomma, poteva farcela.
Peccato che Angelina stesse cercando in tutti i modi di rovinarle
la giornata.
«…è davvero un
fissato maniaco» stava dicendo proprio in quel momento, accompagnando la sua
invettiva contro Oliver con ampi gesti delle braccia. «Figuriamoci ora che
andrà a quel provino! Non ci darà tregua, ci tormenterà anche dopo che saremo
stramazzati al suolo, stecchiti»
George lanciò
ad Angelina uno sguardo sconcertato, sicuramente domandandosi perché diavolo
fosse così insensibile. Alicia aveva alzato gli occhi al cielo, sconfitta, e
Lee la fissava incantato.
Povero Lee.
Katie affogò
la faccia nel suo piatto di bacon nel tentativo maldestro di evitare il
discorso. Come poteva riuscire a non pensare ad Oliver – sì, era stata
ottimista - per tutta la giornata se Angelina lo nominava in ogni istante per
lamentarsene?
«Che poi»
continuò quella, immune ai fulmini che lanciava George con gli occhi, come se
non ci fosse mezzo tavolo dei Grifondoro a guardarla come se fosse un’idiota.
«non dovevate tipo andare ad Hogsmeade insieme, Katie?»
Cinque paia di
mascelle si schiantarono a terra e Fred si lasciò sfuggire un’imprecazione,
mentre Katie soffocava con il suo uovo strapazzato che aveva violentemente
aspirato. Hermione Granger, seduta come al solito alla sua destra, si piegò verso
di lei per darle dei colpetti sulla schiena.
Quando Katie
riprese a respirare in maniera quasi umana, Angelina si guardò intorno
stupita.
«Che c’è?»
domandò a Alicia, che la osservava come se fosse un insetto molto interessante.
«Ho qualcosa in viso?»
Katie emise un
gemito sommesso e si accasciò sul tavolo mentre Fred scuoteva la testa con cupa
rassegnazione.
«Sarà una
lunga giornata» commentò con un sospiro melodrammatico.
*
Oliver si
rialzò velocemente da terra, spolverandosi le ginocchia e cercando di non
vomitare la colazione che non aveva fatto addosso alla professoressa
McGranitt, perfettamente in equilibrio di fronte a lui.
In effetti nel suo stomaco dimorava solitaria
un’unica Gelatina Tuttigusti + 1 al limone, che poi aveva davvero
mangiato in attesa che la gargoyle decidesse di perdonarlo per il suo
affronto e per aver tentato di corromperla con delle gelatine su suggerimento
del Preside.
«Beh» disse
Certe
volte somigliava nei modi così tanto a Percy – o lui a lei, ancora peggio –
da farlo rabbrividire di terrore.
Quando Oliver
alzò lo sguardo rimase a bocca spalancata per una manciata di secondi.
Il campo di
Quidditch del Puddlemore United non era particolarmente bello – erano
pur sempre i penultimi della classifica – ma era davvero enorme. Almeno centro
metri lo dividevano dall’entrata del campo, che sembrava essere infinito. Non
aveva mai visto nulla di simile in tutta la sua vita. Riuscì a distinguere
delle sagome indistinte in volo, metri e metri sopra di lui, ma erano talmente
in alto che dovette aspettare che scendessero di quota per capire i loro ruoli.
Due giocatori armati di mazza sfrecciavano a destra e sinistra, provando colpi
e frenate. Un terzo giocatore si stava lanciando in picchiata da almeno
trecento metri, altezza impressionante per un essere umano, anche se mago.
Sembrava si stesse letteralmente lasciando cadere, e Oliver pensò per una
frazione di secondo che fosse davvero così.
Aveva aperto
la bocca per gridare come una femminuccia quando il giocatore inchiodò bruscamente e si
raddrizzò sulla scopa con una giravolta, alzando il braccio in aria in segno di
vittoria.
Oliver, in
imbarazzo, serrò la bocca e riprese a camminare normalmente. Man mano che si
avvicinavano lo osservò sempre più attentamente e lo riconobbe dal modo in cui
si appiattiva sulla scopa come se volesse farne parte e dal brillio dorato che
inseguiva.
Era un
Cercatore.
Strizzò gli
occhi fino a che non distinse la scritta dietro alla sua divisa: Numero dieci.
Il Cercatore
scomparì di botto dietro agli spalti e Oliver lo perse di
vista, così fu costretto a seguire
Dentro c’erano
almeno una decina di ragazzi, tutti con il naso in aria ad osservare
terrorizzati i giocatori titolari del Puddlemore United che sfrecciavano in aria come saette.
Nessuno di
loro sembrava accompagnato da qualcun altro e Oliver si sentì infastidito e in
imbarazzo. Silente pensava forse che la professoressa McGranitt avrebbe dovuto
riportare indietro il suo cadavere?
Quando una
signora sulla cinquantina si buttò addosso al figlio per sistemargli i capelli,
però, si sentì particolarmente fortunato.
In ogni caso,
lui e la professoressa McGranitt rimasero lì impalati a girarsi i pollici o
fissare il vuoto con moderato interesse fino a che un urlo belluino non si levò
dall’altra parte del campo e tutti si voltarono terrorizzati. Sean McGregor si avvicinava a passo di marcia, il
ghigno sadico ben impresso in viso, seguito a ruota dal saltellante arzillo
vecchietto che era il presidente della squadra.
Solo quando
l’arzillo nonnino amico di Silente arrivò per primo Oliver notò che McGregor si appoggiava pesantemente ad un
bastone di legno e sembrava trascinarsi dietro una gamba come se quella fosse
priva di vita.
Era un
dettaglio che non aveva notato la prima volta che li aveva incontrati.
«Benvenuti,
benvenuti!» esclamò Barnabas, saltellando.
Oliver lanciò
un’occhiata di sbiego alla McGranitt e quasi scoppiò a
ridere di fronte alle sue sopracciglia inarcate e alla sua espressione
interdetta. Anche lei doveva aver notato la sua impressionante…vivacità.
«Siete tutti
qui» continuò. «per fare il provino. Non preoccupatevi, andrà benone!»
Quando
ricevette molte occhiate terrorizzate e nessuna risposta lasciò il comando
all’allenatore McGregor, sopraggiunto alle sue
spalle.
Quello
incrociò le braccia e ghignò. «Lo vedete questo?» domandò, indicandosi uno dei
denti d’oro. «Mi sono rotto i denti, al mio primo provino»
L’atmosfera,
da gelata che era, si ghiacciò all’istante.
Nessuno osò
rispondere, così lui continuò a parlare, evidentemente soddisfatto per averli
terrorizzati per bene.
«D’accordo,
mezze calzette! Siete qui per essere analizzati come se foste Asticelli sott’aceto e io un interessato Medimago che vi curiosa tra le interiora,
quindi vedete di non fare schifo, eh?»
Oliver riuscì
quasi a sentire lo spostamento d’aria che fecero le sopracciglia della
professoressa McGranitt mentre si
inarcavano tanto da scomparire dietro l’attaccatura dei capelli: era interdetta, su questo non
c’erano dubbi.
Sto per
vomitare, pensò Oliver
allegramente. Adesso vomito.
Anche McGregor dovette sentire uno spiffero dalle sue
parti, perché si girò verso l’insegnante e piegò la testa, aggrottando la
fronte.
«Lei non mi
sembra abbastanza giovane da reggersi su una scopa» commentò.
Oliver non
sapeva più se ridere o piangere, ma sarebbe volentieri scoppiato in lacrime lì
sul posto, se quel poco di orgoglio virile che gli era rimasto non glie
l’avesse impedito, strillando a gran voce nella sua testa.
Al di là di
ciò che succedeva nel cervello di Oliver, comunque,
Barnabas si sentì in dovere di mettere tutti a
proprio agio e sciogliere la tensione, perciò esclamò: «Non per mettervi
pressione, ovviamente!»
Cominciamo
meravigliosamente,
pensò Oliver. Oh, beh. Tanto
oggi muoio.
*
Non appena
Oliver si alzò in volo, spingendo sul terreno con i piedi per far leva sulla
scopa, la pressione alle tempie svanì di botto, sostituita da una scarica di
adrenalina pura. Aveva assistito sofferente ai cinque provini prima di lui.
Due si erano
presentati come Battitori ed erano andati discretamente bene fino a che uno non
aveva accidentalmente – forse – colpito l’altro in testa con la propria mazza,
tramortendolo.
Una ragazza
grande come un armadio si era proposta come Cercatrice ma, escluso il fatto che
non si teneva dritta sulla scopa, non era riuscita a prendere il Boccino
nemmeno dopo che quello gli era svolazzato davanti al viso per un’ora.
Niente a che
vedere con il Cercatore che Oliver aveva visto appena arrivato, numero dieci.
Il quarto e il
quinto erano entrambi Portieri, ed erano stati davvero bravi. Troppo, perché
Oliver sperasse di essere preso. Il primo aveva buona tecnica, ma aveva parato
sette reti su undici, tecnicamente poche.
Il secondo ne
aveva parati nove, di cui uno di spalle. Esibizionista.
Ad ogni tiro
Oliver si era sentito sempre più teso.
Quando l’allenatore McGregor aveva sbraitato il suo nome al Magimegafono era sobbalzato, guardandosi
freneticamente intorno, deciso a scappare via a gambe levate il più velocemente
possibile. Non trovando nessuna valida via di fuga si era costretto a salire
sulla scopa e sollevarsi in aria, tremando da capo a piedi.
Ora che la
paura e la tensione erano scivolate via, però, si sentì finalmente nel suo elemento.
Prese
velocemente posizione davanti ai tre anelli. Aveva studiato le mosse dei due
cacciatori per tutti i provini precedenti, e poteva dire con discreta sicurezza
che tendevano a salire di quota piuttosto che a scendere. Così si mise non al
centro esatto ma spostato verso l’alto, sempre coprendo l’anello inferiore. Se
i cacciatori avessero mirato agli anelli in alto avrebbero lasciato da parte
quello in basso, come sospettava che avrebbero fatto.
Da dov’era
posizionato poteva raggiungere facilmente l’anello di sinistra e con una bella
spinta quello di destra. Tutto stava nel capire dov’era che avrebbero mirato.
Il giocatore
che aveva in mano
Fu grazie alla
sua strampalata strategia che Oliver parò, anche se con difficoltà, i primi
sette tiri. Quando parò anche l’ottavo notò con la coda dell’occhio
Quell’eccesso di sicurezza, però, gli costò
caro: quando si spostò sulla sinistra, convinto che era lì che avrebbe tirato
il Cacciatore che lo fronteggiava, non notò l’altro Cacciatore risalire il
campo a destra.
Il passaggio
fu talmente veloce che faticò a vederlo, figuriamoci a pararlo.
«Maledizione»
mormorò.
Otto colpi su
undici non erano male, ma erano meno del secondo ragazzo che si era presentato
ai provini. Non aveva possibilità.
Doveva
assolutamente parare i prossimi tiri, altrimenti…
Il Cacciatore
sbucò alla sua sinistra e tirò. Oliver si lanciò verso l’alto e sfiorò la
pluffa con la punta delle dita, ma non la prese: quella filò dritta dentro
l’anello.
Imprecò a
mezza voce e si fermò un attimo a ragionare. O parava il prossimo tiro, o i
suoi sogni di avere una carriera nel Quidditch andavano in frantumi come pezzi
di vetro.
Prese un
respiro profondo, cercando di calmarsi – cosa impossibile – e di concentrarsi,
mentre i Cacciatori recuperavano
Quello a
sinistra si avvicinava ma non
era abbastanza vicino per un passaggio corto. Avrebbe sicuramente optato per un
tiro lungo, appena presa
La pluffa gli
finì dritta tra le braccia e lo spinse indietro di un paio di metri, per quando era
stata lanciata con forza, ce l’aveva fatta. L’aveva presa, aveva raggiunto il
secondo portiere.
Solo un tiro,
e ce l’avrebbe fatta. Solo
uno.
Chiuse gli
occhi e per un istante le immagini di Katie e Percy che gli sorridevano
esplosero nella sua mente. Lo stavano aspettando ad Hogwarts, a casa.
Quando sentì
il fischio dell’ultimo tiro – un rigore, Pluffa ad effetto – riaprì gli occhi e
si lanciò in avanti.
*
Il
disinfettante sulla ferita bruciava da matti, e questa fu la prima cosa di cui
si rese conto.
Spalancò gli
occhi, agitato, ma una mano gli artigliò la spalla e lo tirò giù di nuovo. Si
accorse quindi di essere steso su un lettino.
Era morto?
«Hai preso una
bella botta» commentò la voce della professoressa McGranitt, il solito cipiglio
severo leggermente incrinato da uno sguardo preoccupato.
«Cos’è
successo?» domandò Oliver con voce flebile, cercando di nuovo di mettersi
seduto.
«Hai preso
McGregor se ne stava appoggiato allo stipite
della porta con l’aria di uno che ha assistito alla scena più esilarante della
vita e deve ancora
riprendersi dalle risate. Oliver lo guardò, ancora intontito dal feroce mal di
testa.
Quello
sostenne il suo sguardo per un istante, poi gonfiò le guance, diventò viola e
scoppiò a ridere.
«M-mai vista una cosa del genere, ragazzo!»
ruggì, piegato in due dalle risate, appoggiato al bastone di legno. «Era ovvio
che l’avresti presa in faccia, poteva persino
sfondarti il cranio, tu lo
sapevi…e che cosa fai? Ti ci butti davanti lo stesso!»
«Ebbene»
sibilò, dilatando le narici. Oliver si fece piccolo piccolo. «almeno è ancora vivo! Se non avessi lanciato quel
Sortilegio di Arresto lo avreste lasciato sfracellare al suolo!»
McGregor sorrise sornione.
«Lei è una
donna meravigliosa, perché non andiamo a cena insieme?»
«Si comporti
da persona seria» esclamò, voltandosi.
Quello
sorrise, fece l’occhiolino ad Oliver e uscì zoppicando, lasciandolo pieno di
domande.
La
professoressa McGranitt lo guardò severamente.
«Una parola su
ciò, Baston,» minacciò
stringendo gli occhi. «e ti trasfiguro in una tazzina»
Oliver annuì
in fretta.
«Ma allora
l’ho parata?» gracchiò ansioso, alzando lo sguardo sull’insegnante.
«Eccome se
l’hai parata!»
Oliver alzò
gli occhi al cielo e si voltò di
scatto, tanto per dare enfasi alla cosa.
C’era qualcun
altro che voleva aggredirlo alle spalle? Cos’era, un complotto?
La voce
sconosciuta apparteneva ad un ragazzo fermo sulla porta dello spogliatoio,
elegantemente appoggiato allo stipite. Aveva un sorriso largo che gli occupava
praticamente tutto il volto, un po’ piegato a mo’ di ghigno – caratteristica sicuramente trasmessa da McGregor – e l’aria estremamente entusiasta.
Aveva i
capelli scuri e non tanto lunghi, con dei ciuffi che gli ricadevano sugli occhi
azzurri e allegri. Indossava la divisa del Puddlemore United e, quando si girò per afferrare una
brocca d’acqua alle sue spalle, Oliver riuscì a leggere la scritta dietro la
sua divisa.
Norton M. , 10.
Ah, pensò Oliver sorpreso. Numero dieci!
Il cercatore
si voltò di nuovo verso di lui, porgendogli un bicchiere d’acqua e lanciandogli
un altro sorriso smagliante.
«Parata
stupenda, amico, davvero! McGregor era colpito» commentò entusiasta,
avvicinandosi per dargli una pacca sulla spalla.
Oliver sorrise
a sua volta, dubbioso. Che persona espansiva, quel Norton!
«Grazie»
rispose.
Numero
dieci lo osservò soddisfatto per altri due
istanti, poi decise che forse era il caso di presentarsi. Gli
allungò la mano e Oliver la strinse vigorosamente.
«Piacere, Matt Norton.
Cercatore di riserva» esclamò, allegro.
Di riserva?, si stupì Oliver. Come sarà il Cercatore titolare,
allora?
«Oliver
Baston, aspirante Portiere» ripose allora, sorridendogli a sua volta.
«…e suicida»
aggiunse
Oliver lo
osservò attentamente. Dove lo aveva già visto?
«E’ un piacere
rivederti, comunque, signor Norton» esclamò
«Professoressa,
sempre in ottima forma!» rispose allora lui allegramente, alzando la mano in un
cenno di saluta.
Di fronte allo
sguardo perplesso di Oliver
«Baston, ti
presento Matt Norton, il peggior miglior studente che io abbia mai avuto»
Oliver
continuò a fissarli perplesso, così Numero dieci pensò bene di intervenire.
«Ero ad Hogwarts anch’io, a Corvonero, e ho
lasciato subito dopo i G.U.F.O. per entrare nel Puddlemore»
spiegò.
«Ricordo perfettamente i tuoi G.U.F.O., Norton.
Tutti Eccezionale ed un Troll in Pozioni. Da record, credo»
Oliver rise e Matt lo guardò imbarazzato, grattandosi la
nuca e arrossendo.
«Ho
trasformato il mio vicino d’esame in un girino» ammise.
Oliver scoppiò
definitivamente a ridere e
«Il peggior
studente che Piton abbia mai avuto, sono sicura.
Ancora rabbrividisce quando ti nomino»
«Beh» cercò di
difendersi Numero
dieci, alzando le mani in segno di
resa. «Piton era tutto
inquietante e cupo»
Risero insieme
per un attimo, ma vennero interrotti dagli altri aspiranti
giocatori che si riversarono nello spogliatoio in massa, bianchi come cenci. Ad
Oliver si ghiacciò il sangue nelle vene e persino
Oliver notò lo
sguardo rancoroso degli
altri due Portieri e si domandò se fosse un buon segno – e significava che
aveva qualche speranza di essere preso – o se fosse un male – e loro
reclamavano il suo scalpo – ma non ebbe il tempo di produrre altri pensieri
insensati sulla sua dipartita, perché l’allenatore McGragor comparve di nuovo sulla porta con una
pergamena stretta tra le mani.
Subito tutti
gli occhi si puntarono su di lui.
«Bene» disse.
«Su questo foglio c’è scritto il vostro futuro. Molti di voi torneranno a casa
sull’orlo del suicidio, e sinceramente non mi importa un accidenti. Abbiamo
preso quattro persone – una per ogni ruolo – per un altro provino tra qualche
mese. Quindi, ora attacco in bacheca i nomi. E’ stato un piacere ridere di voi»
Nel silenzio
traumatizzato che era calato sulla stanza e su tutti loro McGregor estrasse la bacchetta e la puntò
contro la pergamena. Quella si alzò e andò ad attaccarsi con un sonoro schiocco
sul muro alle sue spalle.
Numero dieci,
di fianco ad Oliver, gli batté una mano tra le scapole in segno di
incoraggiamento.
Oliver si
avvicinò alla bacheca con le gambe che tremavano in maniera incontrollabile e
il cuore in gola. Intorno a lui tutti avevano la stessa espressione. Sette o
otto persone sarebbero tornate a casa, quella sera, e non avrebbero più avuto
un sogno. Forse l’avrebbero ritrovato in pezzi piccolissimi e avrebbero sudato
per rimetterlo in sesto, scheggia per scheggia, ma per molte delle persone
presenti in quella stanza, Oliver lo sapeva, la carriera da giocatori di
Quidditch finiva lì.
Probabilmente
per lui stesso.
Trattenendo il
fiato, sbirciò sul foglio i nomi dei quattro.
*
Se prima Katie
non era sull’orlo
del suicidio, ora avrebbe volentieri pregato un Drago di mangiarla e digerirla
in fretta, tanto si sentiva depressa.
Quando aveva
sperato di non pensare ad Oliver per tutta la giornata, come abbiamo già detto,
era stata estremamente ottimista, sì, ma solo ora realizzava quanto stupido fossesperare
di non pensare al ragazzo che ti piace il giorno di San Valentino, circondata
da coppiette amorevoli.
Queste
spuntavano come funghi ad ogni angolo di Hogsmeade, da dentro i negozi, dai
vicoli bui e da sottoterra, tutti diretti da…
«Madama Piediburro!»
esclamò Angelina con entusiasmo, indicando il vomitevole locale davanti al
quale si stavano ammassando sempre più coppiete dai dubbi gusti in fatto di bevande,
tutte estremamente felici all’idea di bere cioccolata calda piena di disgustosi
coriandoli a forma di cuoricini rosa e passare ore a fissarsi smielatamene
nelle palle degli occhi da sopra il tavolino coperto di centrini.
Katie represse
un conato di vomito.
«Perché non ci
facciamo un salto?» insistette Angelina, indispettita dal fatto che tutti avessero
bellamente ignorato la sua folgorante idea.
«Preferirei
infilarmi una scopa nel naso» borbottò Katie sottovoce per non farsi sentire
dalla Cacciatrice.
«Quando sei
depressa diventi acida» commentò Fred, arrivando alle sue spalle insieme ad Alicia e prendendola sottobraccio.
«Siamo
nervosette, eh?» gli diede manforte Alicia.
Katie ringhiò
nella loro direzione.
«Dai» cercò di
consolarla l’amica. «Sono sicura che lui non ti avrebbe mai portata da Madama Piediburro»
Gli diede un
buffetto sulla testa. «Probabilmente sareste andati ai Tre Manici di Scopa»
considerò, fissando le nuvole con aria pensierosa.
Fred sbuffò.
«Non so se ci sareste arrivati. Sulla strada per i Tre Manici c’è
l’Emporio del Quidditch»
Alicia scoppiò
a ridere, e la sua risata ridicola – tirava su col naso, più che altro –
trascinò con sé anche Katie.
Si senti
comunque in dovere di difendere Oliver. «Non
è così maniacale come credete» commentò, sfregando le mani per scaldarsi. «Cioè
sì, fondamentalmente lo è, ma…»
George,
sopraggiunto in quel momento, la interruppe. «Parli ancora di Oliver, Kat?»
Ecco,
appunto.
Katie gli
lanciò uno sguardo truce. «Potrei diventare molto violenta, Weasley»
Angelina la
guardò, sorridendogli con aria cospiratoria, come se entrambe fossero a
conoscenza di chissà quale verità mistica.
«Non ti fa
mica star meglio, parlare sempre di lui» disse ostentando un’aria saggia.
Fred spalancò
la bocca.
Katie la
avrebbe volentieri azzannata, chiaro segno di quanto il ciclo mestruale ed
Oliver Baston stessero nocendo alla sua salute mentale.
Abbassò gli
occhi e non rispose. D’altro canto cercare di far capire ad Angelina che stava solo peggiorando la situazione non era
minimamente contemplabile.
«Oliver?»
ripete Alicia, sbalordita. Katie alzò la testa molleggiandola per lanciargli
uno sguardo a metà tra il depresso e l’offeso che voleva signicare “Ti prego, non metterticianche
tu”, e sbottò: «Alicia, infierisci sul mio cadavere? Ci manca solo che…»
La voce le
morì in gola non appena mise a fuoco la figura che stava ferma impalata in
mezzo alla via principale di Hogsmeade, l’aria soddisfatta che strabordava dagli occhi allegri e una grossa
ferita sulla tempia.
La mascella le
si spalancò e andò
a sfiorare terra mentre fissava Oliver che fissava lei.
Oh. Mio.
Dio.
E’ qui.
Note dell’Autrice
Ohh, finalmente
aggiusto le note d’Autore (per chi non l’avesse capito, prima erano diverse)
e…beh, eccomi qui! :D
Dunque, immagino avrete notato che c’è una sorpresina per voi a
inizio capitolo…
Un’immagine sulla storia!!! :D
Devo davvero ringraziare Mary_ che si è sentita ispirata e ha
disegnato due splendidi pezzi di “Tazze di tè e gocce di pioggia”! :D
Quello che vedete è il primo, mentre invece il prossimo lo metterò
sul capitolo 8 parte due, che dovrebbe arrivare prima
del previsto, perché è scritto per metà! :D
Spero che non mi odiate per avervi fatto aspettare così tanto, mi
dispiace!! :D
Comunque, sono curiosa di sapere cosa ne pensate di questo
capitolo e di quello che è successo…ma soprattutto del provino!! :D
Che ve ne pare? :D
Ora, la cosa
che mi preme di più: Matt. Matt è un OC e diventerà un personaggio molto
importante nella storia, quindi tenetelo bene a mente e fate attenzione ai
dettagli, ragazze, perché personalmente lo trovo adorabile,
ma non si sa mai quali conseguenze la guerra porta con sé!
E poi che altro? Ah si! Sean McGregor sembra avere seri problemi fisici…come mai? :D
Lo scopriremo nei prossimi capitoli!
HO UNA DOMANDA!!
Qualcuna di voi aveva capito che l’inizio era un sogno? Sono curiosa!
Per quanto
riguarda Angelina, molte di voi hanno notato che è antipatica: sì, è vero, ma
fidatevi di me, succederà qualcosa che la farà cambiare, presto :D
Comunque,
questo è il capitolo parte uno. Arriverà una parte due, ovviamente, e stavolta
aspettatevene davvero delle belle, perché (spero) vi terrò
appiccicate allo schermo del computer. Eh si, ragazze, è IL CAPITOLO
DELL’APPUNTAMENTO.
Ah, che bello! :D
Ora passiamo a rispondere alle recensioni!!
:D
Beatrice_Black: Che bello, ho
convertito un’altra ragazza all’Oliver/Katie! :D Non
sai quanto mi rendi felice, ragazza! E’ meraviglioso vedere che riesco a
trasmettere ciò che mi preme far passare da me a voi, ovvero la
mia adorazione per questi personaggi purtroppo troppo poco
conosciuti…Grazie mille per la recensione, spero di risentirti anche per questo
capitolo! :D
Wynne_Sabia: Tesoro! :D Eh, non ti gasare così però!! :D
Anche qui – aimè – niente Oliver mezzo nudo, sorry, ma nel prossimo facciamo il pieno, promesso! :D
Succederanno un sacco di cose, promise! :D
Ooooh, tranquilla, tu non lasci mai
recensioni idiote… io le adoro tanto tanto
tanto <3
Per
“Per quanto riguarda Oliver
e il gramo”, come dici tu, sì, quello E’ decisamente l’uomo più figo del secolo, e sì, lo ha terrorizzato (con la sua figaggine. Uh, un’Oliver/Sirius, figo!!)
E come hai visto Oliver si è fatto condizionare un pochino da
Sirius J Povero, (passami il
francesismo) s’è cagato sotto :D
Sei davvero una recensitrice/collega/fanwriter/consorte eccezionale, ragazza, non so che avrei fatto se non ci fossi stata tu a fare la danza della
pioggia :D
Oh beh, credo che sia di
nuovo la risposta più lunga, ma tu scrivi tanto e io rispondo a tanto, no? :D
Grazie tantissime per la recensione, cara, e spero che vorrai
bacchettarmi anche per questo capitolo per non avervi messo Oliver sotto la
doccia, ma c’ho messo Matt che (nella mia testa) è terribilmente
carino e sexy, quindi speravo bastasse :D Oliver tra
un po’ si trasforma in un pesciolino, povero piccolo!!!!
Tigre p: Oddio che cosa
macabra, povero Cedric :S
Eh, cerca di capirlo, Oliver, era traumatizzato! :D
Comunque spero che questo capitolo ti sia piaciuto come il
precedente!!
Mary_: Tu tu tu
tu….tu sei una persona
meravigliosa!!!! Ma i disegni, i disegni!! :D Non smetterò MAI di ripeterti che sono bellissimi e che
ogni volta che ci penso mi emoziono, perché è una cosa stupenda sapere di aver
trasmesso qualcosa a qualcuno che a sua volta lo ha riportato su carta. E’
meraviglioso, sono davvero onorata!! :D
Come vedi, il tuo disegno c’è, è la prima cosa che si vede <3
Eeeeh, sono contenta che ti piacciano i
titoli, mi ci spasso a inventarli :D Che bello che
qualcuno li ha notati! :D :D Per quanto riguarda Cedric….sì, persino io avrei voluto farlo secco! All’inizio
volevo metterci Jack Sloper, ma poi ho pensato che trasformarlo in canarino
fosse stato abbastanza, poverino!
Beh, spero che verrai di nuovo ispirata da questa storia, perché i
disegni sono veramente meravigliosi!! :D
IlaSunnySmile: Ehilà, quanto tempo!!!
Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!!! Si, la mia malvagia testolina
ha in mente un sacco di cose, e se le metto in pratica tutte, probabilmente mi
ammazzate! :D
Beh, spero di sentirti anche per questo capitolo! Dal prossimo il
CRAB andrà in brodo di giuggiole, perché ci saranno taaante
docce! :D
May_Z: Sono contenta che
la storia ti piaccia, è bello far appassionare qualcuno ad una
coppia così poco conosciuta in italia! :D
So che immaginavate che Oliver riuscisse a fare un casino, ma tranquille, lo sistemerà. Certo, può essere che
poi incasini di nuovo, ma è un dettaglio ;)
Oliver è un personaggio pieno di manie, e andando avanti con la
storia ne troveremo tante altre, così come alcune le perderà, anche molto
presto :D
Comunque, quando si tratta di Quidditch, docce o Katie,
assolutamente va fuori di testa.
E infatti in questo capitolo si è visto
:D
Per
Sprotte98: Aahah, non ci credo, praticamente avete commentato quasi
tutte quanto Sirius sia figo,
anche se fa un’apparizione di una riga! :D Santissimo Sirius,
farò fare una doccia anche a lui! :D
Sono contenta che tu abbia trovato divertente la storia dell’epitaffio,
io mi sono divertita un sacco a scriverla!! :D
Eh, brutta notizia: la zia Row ci dice
che Oliver (e Katie, in teoria) arrivano alla battaglia, non che ne escono
vivi! :D Ma tranquilla, non potrei mai uccidere
Oliver. Forse. O Katie. Mhmmm…… xD
lisolachenonce: Ohh, sono contenta
che la storia ti piaccia!! :D Eh, Fred e George
torneranno presto alla carica, perché amplierò la storia con visioni dal punto
di vista di altri personaggi, tra qualche capitolo! :D
Beh, spero di sentirti anche per questo capitolo!!! :D
Beh, ragazze, vi lascio, voi commentate e fatemi sapere se c’è
qualcosa che non vi piace o che vi ha fatto schifo, o soprattutto che vorreste che succeda. Non si sa mai che
non mi date qualche bella idea e stravolgo tutta la storia per seguirla! :D
Bacissimi, <3
Selene