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Autore: SeleneLightwood    18/12/2011    11 recensioni
Oliver Baston è innamorato di Katie Bell da una vita intera. Insomma, se non si conta il fatto che ha solo sedici anni.
Tra una squadra non sempre normale, i gemelli Weasley nel pieno della loro gloria e un tentativo di affogarsi nelle docce dopo ogni due allenamenti Oliver sarà costretto ad affrontare i suoi sentimenti, che tiene nascosti da tanto tempo.
{cit.}
Coloro che bighellonavano intorno al campo di Quidditch, quel giorno, si stupirono non poco nel vedere la squadra di Grifondoro uscire dagli spogliatoi con calma piatta, l’aria estremamente depressa, mentre da dentro non proveniva suono alcuno.
Che Oliver Baston fosse stato ucciso da un Bolide e fosse intento a suonare la sua marcia funebre altrove?
D’altro canto, era ovvio che sarebbe tornato come fantasma. Non c’era nessuna garanzia dell’esistenza del Quidditch nell’aldilà, e Baston non avrebbe certo perso l’occasione di tormentare per sempre Fred e George Weasley, probabilmente per non averlo colpito con il sopraccitato Bolide con la violenza che si addice a due suoi Battitori.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Katie, Bell, Oliver, Wood/Baston
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Oliver

Capitolo 8 - parte 1

Capitolo 8

-Se proprio devo lasciarci le penne…-

 

 

 

Oliver aprì gli occhi lentamente e cercò di mettere a fuoco la sveglia nel buio della stanza, nonostante lo sguardo appannato di qualcuno appena svegliato.

Voltò la testa sul cuscino e riuscì finalmente a vedere le lancette.

Le cinque e dieci.

Per Godric, pensò. E’ già l’alba.

Ebbene sì, gente, oggi è il giorno. Chiamatelo fato, destino, karma, sfiga nera: come preferite. In ogni caso, oggi è il giorno della mia funesta e prevedibile dipartita.

Le cinque e undici.

I segni ci sono tutti, pensò Oliver. Minacciosi presagi di morte giunti per mano di Fred e George, alleati temporanei del cupo mietitore; tetri epitaffi privi di amore, gufi che mi svolazzano intorno, corvi che aleggiano alle mie spalle; la Cooman ha predetto la mia morte due volte nella stessa mattinata; il gramo nel parco…

Le cinque e dodici.

Ovvio, perché non era sufficiente essere Oliver Baston, lo sfigatissimo Capitano dei Grifonodoro, ragionò Oliver. No, dovevo addirittura vedere un maledettissimo gramo. Come potrei non tirare le cuoia proprio oggi? E’ il quattordici febbraio!

Strizzò gli occhi con fare melodrammatico.

Chissà, magari mi centrerà un bolide dritto in testa. Ho sempre desiderato morire sul campo di Quidditch, dopotutto.

Le cinque e tredici.

Devo dare disposizioni per il mio funerale, davvero.

 

Oliver si riscosse dai funesti pensieri scuotendo vigorosamente la testa, facendo ondeggiare i capelli scuri sparati in tutte le direzioni.  Si alzò svogliatamente dal letto, sentendosi estremamente depresso.

Spalancò il baule con uno scatto e si mise a rovistare in cerca di un paio di calzini decenti con cui morire.

Dal letto di Percy si levò un mormorio irritato e il Caposcuola aprì un occhio nel buio per scrutarlo con malevolenza – per quanto possa essere malevolo lo sguardo di Percy Weasley all’alba.

«Che stai combinando, per Merlino? E’ l’alba!» borbottò con la voce impastata dal sonno prima di girarsi dall’altra parte e rimettersi a dormire senza nemmeno aspettare una risposta.

Che fosse sonnambulo?

Oliver rimase fermo ad osservarlo per un minuto intero, prendendo seriamente in considerazione l’idea di svegliarlo e inscenare un lacrimoso ma efficace addio, giusto per farlo sentire un po’ in colpa.

Dopo una lunga ponderazione optò per lasciargli un biglietto in cui dichiarava di lasciarli in eredità i suoi preziosi schemi di Quidditch e la sua collezione di saponette a forma di scope da corsa, raccomandandogli inoltre di non essere estremamente petulante, o Penelope lo avrebbe sicuramente scaricato.

Scarabocchiò in fondo al foglio un frettoloso “Ti voglio bene, Perce” – non si è mai virili abbastanza – e si affrettò a lasciare la stanza, scopa in resta, senza guardarsi indietro.

Molto melodrammatico, davvero.

Le cinque e trenta.

La Sala Comune era deserta, a quell’ora della mattina, fatta eccezione per una figura minuta accucciata su una poltrona.

Oliver sprofondò ancora di più nell’abisso delle sue funebri convinzioni: stava per morire.

Per qualche altro assurdo motivo, altrimenti, spuntava proprio Katie Bell addormentata in Sala Comune?

Che il karma gli avesse dichiarato definitivamente guerra, o era semplicemente uno dei tanti funesti presagi?

Le cinque e trentuno.

Katie dormiva placidamente con la testa appena chinata in avanti e un ciuffo di capelli neri calato sugli occhi. Il libro di Trasfigurazione era ancora aperto sulle ginocchia al capitolo della mutazione degli oggetti in animali.

Doveva essersi addormentata lì la sera prima, studiando Trasfigurazione.

Sorrise teneramente mentre osservava la sua espressione rilassata dal sonno e ci mise un istante a decidere. Se proprio doveva lasciarci le penne, tanto valeva farlo in grande stile, no?

Si piegò sulle ginocchia, accucciandosi davanti alla poltrona dove era arrotolata la ragazza e, prima che il buonsenso gli facesse cambiare idea, si sporse verso di lei per sfiorarle una guancia calda con il dorso della mano.

Chiuse gli occhi e sorrise. Cosa non avrebbe dato per passare un po’ di tempo con lei prima di trapassare…

Eppure Katie se ne stava lì e dormiva placidamente di fronte a lui, e baciarla adesso, mentre non poteva sentirlo, non sarebbe stata mai la stessa cosa.

Si risolse così a fare la stupidaggine numero due della mattinata: si sporse di nuovo verso di lei e le sfiorò la fronte con le labbra. I capelli della ragazza gli scivolarono sul naso mentre si tirava indietro con il cuore in gola e lo stomaco ridotto ad un groviglio inutile, e smise rumorosamente di respirare quando incontrò i suoi occhi, più azzurri del solito, fissi nei suoi.

Desiderò ardentemente di sprofondare, o al massimo essere risucchiato dal pavimento – veloce e indolore – mentre si arrabattava a cercare una scusa vagamente plausibile per il suo comportamento da maniaco; cercò disperatamente di non arrossire, ma era sicuro che persino Percy  dal dormitorio avrebbe potuto sentire la sua faccia andare a fuoco.

Stava per dire qualcosa – qualsiasi cosa, del tipo “sono le cinque e trentaquattro!” – invece di starsene lì a boccheggiare come un merluzzo, quando Katie decise di zittirlo ancora prima che emettesse alcun suono nell’unico modo – secondo l’opinione di Oliver, che forse era un po’ di parte – che fosse possibile in quel momento.

Quando sentì le labbra della ragazza muoversi delicate sulle sue pensò che sarebbe esploso da un’istante all’altro. Cercò di abbracciarla, metterle una mano tra i capelli, qualsiasi cosa, ma lei sembrava sempre più lontana e sfuggente, evanescente come nebbia.

Lei si separò appena dalle sue labbra e mormorò «Le cinque e trentasette, Oliver».

Lui aggrottò le sopracciglia e cercò di guardarla negli occhi per capire che accidente stesse succedendo – perché davvero non ci arrivava – quando una voce vagamente familiare, alle sue spalle, esclamò: «Ti ho detto le cinque e trentasette, Baston!»

Oliver si voltò di scatto. Sean McGregor era proprio dietro di lui, l’aria terribilmente divertita sul volto scuro.

Sia l’Allenatore che Katie scoppiarono a ridere di gusto, e mentre qualcuno borbottava il suo nome Olive precipitò nel vuoto.

Sospeso nel buio e freddo si guardò  intorno cercando di gridare, ma non riuscì a far uscire alcun suono. Poi comparve Silente. L’anziano mago indossava una veste di un bianco candido e aveva l’aria tranquilla. Stava amabilmente conversando con il vuoto attorno a loro e lo ignorava.

«Sì» disse a nessuno in particolare. «Purtroppo un bolide lo ha centrato dritto in faccia e non ce l’ha fatta. Ma sa com’è, aveva visto un gramo…»

Oliver ebbe giusto il tempo di inorridire a quella notizia che qualcuno lo colpì violentemente in faccia e il suo subconscio riemerse.

 

Si svegliò di scatto, saltando a sedere sul letto con aria terrorizzata e confusa. Era un incubo, solo un incubo.

Di fronte a lui c’era un preoccupatissimo Percy, i capelli sconvolti e gli occhiali spalmati sul naso che gli facevano sembrare gli occhi grandi come quelli di una civetta. Erano spalancati dalla preoccupazione e dalla sorpresa. 

«Stai bene? Mi hai fatto venire un infarto!» esclamò, sospirando di sollievo. Oliver lo fissò con aria alienata.

«Incubo» biascicò.

Percy gli lanciò uno sguardo comprensivo e assunse la sua adorabile aria da professorino, modalità mattutina.

«Certo» mormorò. «Entrare in fase REM quando si è così sotto stress può essere distruttivo, infatti il tuo cervello…» .

Oliver smise di ascoltarlo e buttò un’occhiata alla sveglia mentre cercava di regolarizzare il respiro – ancora ansimava per via del panico – e strabuzzò gli occhi nel buio non appena mise a fuoco le lancette.

Le cinque e trentasette.

Soffocò un grido di panico e ricadde indietro sul cuscino, sfinito.

E la giornata non era nemmeno iniziata.

 

 

*

 

 

Era fermo davanti al gargoyle che faceva la guardia allo studio del preside da una decina di minuti circa. Aveva uno sguardo estremamente perplesso stampato in volto e il biglietto ricevuto la sera prima stretto tra le mani.

Rilesse l’incriminato pezzetto di pergamena ancora una volta – la sedicesima, probabilmente – nel vano tentativo di venire a capo dell’enigma.

 

“Domani mattina raggiungerai il campo di allenamento del Puddlemore United tramite una passaporta. Trovati nell’ufficio del preside alle sei e trenta, per favore. Silente.

P.S.: Alla gargoyle piacciono le Gelatine Tuttigusti + 1.”

 

Oliver tornò a fissare la gargoyle, indeciso. Doveva aver frainteso il biglietto di Silente, perché corrompere la statua con delle Gelatine non aveva propriamente funzionato, ed ora un’offesissima creatura in marmo o chissà che si rifiutava di farlo entrare nell’ufficio del preside e gli aveva giurato odio eterno.

Si guardò intorno con aria disperata.  Probabilmente era in ritardo, e magari aveva persino perso la Passaporta, e il provino era saltato, e allora il gramo…

«Baston, che Godric staresti facendo?» esclamò una voce femminile alle sue spalle.

Oliver sobbalzò – per nulla dimentico dell’incubo di quella mattina – e si voltò di scatto. Alle sue spalle stava arrivando velocemente la McGranitt, vestita di tutto punto, i capelli stretti nella consueta crocchia.

Quando lo raggiunse il suo sguardo balzò dalla scatola di gelatine stretta nelle sue mani alla sua faccia imbarazzata, alla statua di pietra che stava cercando di fulminarlo con lo sguardo.

Sorprendendolo, alzò gli occhi al cielo e sospirò. «Ho detto chissà quante volte al professor Silente che quasi nessuno capisce la parola d’ordine, ma lui trova questo metodo così divertente…» commentò con evidente disappunto nella voce.

Si voltò poi verso la statua, sorridendole. «Gelatine Tuttigusti + 1» disse con chiarezza. Il gargoyle si spostò di lato, borbottando «Finalmente!» e lasciando loro il passaggio libero.

Ah, ecco.

Imbarazzatissimo, imboccò la via per lo studio del Preside, dandosi mentalmente dell’idiota. C’era già stato, sapeva come arrivarci. Dove cavolo aveva la testa?

Il panico iniziò ad impossessarsi di lui mentre bussava alla porta dell’ufficio, con la professoressa McGranitt alle sue spalle.

E adesso? Era pronto per affrontare l’ignoto?

Le porte si spalancarono e fece un paio di passi avanti, guardandosi intorno: la stanza era esattamente come la ricordava dalla sua precedente visita. Oggetti dall’aria fragile erano disseminati ovunque, una libreria gigantesca occupava metà della stanza e l’enorme uccello color fuoco con il quale, a quanto pareva, era solito fare amabilmente due chiacchiere il preside, era docilmente appollaiato sul suo trespolo.

«Oh, Minerva, signor Baston, benvenuti!» esclamò il preside, comparendo alle loro spalle.

Oliver si girò di scatto, colto di nuovo di sorpresa. Ma perché gli arrivavano tutti alle spalle, quella mattina?

«Buondì, Albus. Ho trovato il povero signor Baston che procrastinava davanti al tuo ufficio e ho pensato bene di recuperarlo » fece, lanciando all’anziano preside un’occhiata di rimprovero, chiaramente trasmettendo con gli occhi il seguente messaggio: se-gli-studenti-si-perdono-è-sempre-colpa-tua”.

Quello fece un sorriso soddisfatto – malvagio assai – e sospirò. «Ah, la gioventù!»

Indicò loro il vassoio appoggiato alla sua scrivania.

«Api Frizzole?» offrì con un gesto blando della mano.

Oliver alzò con aria depressa la sua scatola di Gelatine. «La ringrazio, ma ho già mangiato».

 

Il preside ridacchiò, divertito – Oliver sospettava che lo stesse volutamente prendendo in giro – e iniziò a misurare la stanza a grandi passi, lisciandosi la punta della lunga barba argentea.

«Minerva» chiamò infine, e sia Oliver che la professoressa McGranitt si voltarono verso di lui. «Perché non accompagni tu il signor Baston al provino? Non c’è lezione, oggi»

Oliver sgranò gli occhi stupito, ma se la McGranitt era sorpresa, non lo diede a vedere.

«Ma certo, Preside. Sarebbe un onore» disse, altera come sempre.

Silente batté le mani allegramente, esclamando: «Ottimo! Svelti, ora, la Passaporta

Si voltò e con uno svolazzo elegante del mantello si mise a rovistare alle sue spalle, esclamando di tanto in tanto: «Oh, ecco dov’era finito!»

Sia Oliver che l’insegnante lo osservarono con aria perplessa, fino a che non emerse con in mano un vecchio oggetto in pelle, sgualcito, che Oliver catalogò come “scarpa”.

Estremamente soddisfatto, Silente estrasse la bacchetta dalla manica, la picchiettò sullo stivale e disse: «Portus»

Quello si illuminò di una lieve luce azzurrina, come se fosse effettivamente entrato in funzione.

«Presto, prima che la perdiate»

Oliver si affrettò a poggiarci la mano sopra. La professoressa McGranitt, invece, pareva particolarmente interdetta mentre appoggiava circospetta e con lentezza la mano sullaPassaporta.

«E’ uno stivale da Cowboy, Albus?» esalò infine, mentre la Passaporta si illuminava di nuovo, attivandosi. 

Il Preside sorrise. Prima di venire risucchiato dal vuoto, Oliver fece in tempo a sentire la sua risposta divertita.

«Andavano molto di moda, negli anni cinquanta»

 

 

*

 

 

La Sala Grande era invasa dal chiacchiericcio allegro degli studenti a colazione, finalmente rilassati dopo una lunga settimana particolarmente pesante. Le facce serie erano rare ma ben visibili, in mezzo alla folla ridente: un paio di primini depressi, l’intera squadra di Quidditch di Tassorosso, furiosa per gli allenamenti fissati proprio quel giorno. Primo tra tutti, poi, c’era Harry Potter, unico studente del terzo anno a non avere il permesso di visitare Hogsmeade.

E poi c’era Katie Bell, ovviamente.

Capiamoci, non è che fosse sull’orlo del suicidio; il suo carattere estremamente particolare – ereditato dal nonno, si vociferava – la rendevano strana agli occhi degli altri: dolce e cinica allo stesso tempo, era anche la persona più sfortunata dell’intera Inghilterra magica – dopo Harry Potter, ovviamente – tanto che ormai non si stupiva più di nulla di ciò che le succedeva.

Stava semplicemente cercando di non buttarsi tanto giù, insomma, – per così poco, poi! – e era intenzionata a passare una bella giornata ad Hogsmeade con Alicia, Lee e i gemelli. Sì, insomma, poteva farcela.

Peccato che Angelina stesse cercando in tutti i modi di rovinarle la giornata.

«…è davvero un fissato maniaco» stava dicendo proprio in quel momento, accompagnando la sua invettiva contro Oliver con ampi gesti delle braccia. «Figuriamoci ora che andrà a quel provino! Non ci darà tregua, ci tormenterà anche dopo che saremo stramazzati al suolo, stecchiti»

George lanciò ad Angelina uno sguardo sconcertato, sicuramente domandandosi perché diavolo fosse così insensibile. Alicia aveva alzato gli occhi al cielo, sconfitta, e Lee la fissava incantato.

Povero Lee.

Katie affogò la faccia nel suo piatto di bacon nel tentativo maldestro di evitare il discorso. Come poteva riuscire a non pensare ad Oliver – sì, era stata ottimista - per tutta la giornata se Angelina lo nominava in ogni istante per lamentarsene?

«Che poi» continuò quella, immune ai fulmini che lanciava George con gli occhi, come se non ci fosse mezzo tavolo dei Grifondoro a guardarla come se fosse un’idiota. «non dovevate tipo andare ad Hogsmeade insieme, Katie?»

Cinque paia di mascelle si schiantarono a terra e Fred si lasciò sfuggire un’imprecazione, mentre Katie soffocava con il suo uovo strapazzato che aveva violentemente aspirato. Hermione Granger, seduta come al solito alla sua destra, si piegò verso di lei per darle dei colpetti sulla schiena.

Quando Katie riprese a respirare in maniera quasi umana, Angelina si guardò intorno stupita.

«Che c’è?» domandò a Alicia, che la osservava come se fosse un insetto molto interessante. «Ho qualcosa in viso?»

Katie emise un gemito sommesso e si accasciò sul tavolo mentre Fred scuoteva la testa con cupa rassegnazione.

«Sarà una lunga giornata» commentò con un sospiro melodrammatico.

 

 

*

 

 

Oliver si rialzò velocemente da terra, spolverandosi le ginocchia e cercando di non vomitare la colazione che non aveva fatto addosso alla professoressa McGranitt, perfettamente in equilibrio di fronte a lui.

In effetti nel suo stomaco dimorava solitaria un’unica Gelatina Tuttigusti + 1 al limone, che poi aveva davvero mangiato in attesa che la gargoyle decidesse di perdonarlo per il suo affronto e per aver tentato di corromperla con delle gelatine su suggerimento del Preside.

«Beh» disse la McGranitt, raddrizzandosi il cappello da strega in testa e sistemando gli occhiali. «Eccoci qui»

 Certe volte somigliava nei modi così tanto a Percy – o lui a lei, ancora peggio – da farlo rabbrividire di terrore.

Quando Oliver alzò lo sguardo rimase a bocca spalancata per una manciata di secondi.

Il campo di Quidditch del Puddlemore United non era particolarmente bello – erano pur sempre i penultimi della classifica – ma era davvero enorme. Almeno centro metri lo dividevano dall’entrata del campo, che sembrava essere infinito. Non aveva mai visto nulla di simile in tutta la sua vita. Riuscì a distinguere delle sagome indistinte in volo, metri e metri sopra di lui, ma erano talmente in alto che dovette aspettare che scendessero di quota per capire i loro ruoli. Due giocatori armati di mazza sfrecciavano a destra e sinistra, provando colpi e frenate. Un terzo giocatore si stava lanciando in picchiata da almeno trecento metri, altezza impressionante per un essere umano, anche se mago. Sembrava si stesse letteralmente lasciando cadere, e Oliver pensò per una frazione di secondo che fosse davvero così.

Aveva aperto la bocca per gridare come una femminuccia quando il giocatore inchiodò bruscamente e si raddrizzò sulla scopa con una giravolta, alzando il braccio in aria in segno di vittoria.

La Finta Wronsky.

Oliver, in imbarazzo, serrò la bocca e riprese a camminare normalmente. Man mano che si avvicinavano lo osservò sempre più attentamente e lo riconobbe dal modo in cui si appiattiva sulla scopa come se volesse farne parte e dal brillio dorato che inseguiva.

Era un Cercatore.

Strizzò gli occhi fino a che non distinse la scritta dietro alla sua divisa: Numero dieci.

Il Cercatore scomparì di botto dietro agli spalti e Oliver lo perse di vista, così fu costretto a seguire la McGranitt all’interno dello stadio, invece di continuare a gingillarsi, scopa in resta.

Dentro c’erano almeno una decina di ragazzi, tutti con il naso in aria ad osservare terrorizzati i giocatori titolari del Puddlemore United che sfrecciavano in aria come saette.

Nessuno di loro sembrava accompagnato da qualcun altro e Oliver si sentì infastidito e in imbarazzo. Silente pensava forse che la professoressa McGranitt avrebbe dovuto riportare indietro il suo cadavere?

Quando una signora sulla cinquantina si buttò addosso al figlio per sistemargli i capelli, però, si sentì particolarmente fortunato.

In ogni caso, lui e la professoressa McGranitt rimasero lì impalati a girarsi i pollici o fissare il vuoto con moderato interesse fino a che un urlo belluino non si levò dall’altra parte del campo e tutti si voltarono terrorizzati. Sean McGregor si avvicinava a passo di marcia, il ghigno sadico ben impresso in viso, seguito a ruota dal saltellante arzillo vecchietto che era il presidente della squadra.

Solo quando l’arzillo nonnino amico di Silente arrivò per primo Oliver notò che McGregor si appoggiava pesantemente ad un bastone di legno e sembrava trascinarsi dietro una gamba come se quella fosse priva di vita.

Era un dettaglio che non aveva notato la prima volta che li aveva incontrati.

«Benvenuti, benvenuti!» esclamò Barnabas, saltellando.

Oliver lanciò un’occhiata di sbiego alla McGranitt e quasi scoppiò a ridere di fronte alle sue sopracciglia inarcate e alla sua espressione interdetta. Anche lei doveva aver notato la sua impressionante…vivacità.

«Siete tutti qui» continuò. «per fare il provino. Non preoccupatevi, andrà benone

Quando ricevette molte occhiate terrorizzate e  nessuna risposta lasciò il comando all’allenatore McGregor, sopraggiunto alle sue spalle.

Quello incrociò le braccia e ghignò. «Lo vedete questo?» domandò, indicandosi uno dei denti d’oro. «Mi sono rotto i denti, al mio primo provino»

L’atmosfera, da gelata che era, si ghiacciò all’istante.

Nessuno osò rispondere, così lui continuò a parlare, evidentemente soddisfatto per averli terrorizzati per bene.

«D’accordo, mezze calzette! Siete qui per essere analizzati come se foste Asticelli sott’aceto e io un interessato Medimago che vi curiosa tra le interiora, quindi vedete di non fare schifo, eh?»

Oliver riuscì quasi a sentire lo spostamento d’aria che fecero le sopracciglia della professoressa McGranitt mentre si inarcavano tanto da scomparire dietro l’attaccatura dei capelli: era interdetta, su questo non c’erano dubbi.

Sto per vomitare, pensò Oliver allegramente. Adesso vomito.

Anche McGregor dovette sentire uno spiffero dalle sue parti, perché si girò verso l’insegnante e piegò la testa, aggrottando la fronte.

«Lei non mi sembra abbastanza giovane da reggersi su una scopa» commentò.

Oliver non sapeva più se ridere o piangere, ma sarebbe volentieri scoppiato in lacrime lì sul posto, se quel poco di orgoglio virile che gli era rimasto non glie l’avesse impedito, strillando a gran voce nella sua testa.

Al di là di ciò che succedeva nel cervello di Oliver, comunque, la McGranitt aveva dilatato le narici in un’espressione offesa e sembrava che stesse cercando di lanciare AvadaKedavra con gli occhi, ma l’allenatore McGregor se ne stava lì calmo e placido, come se non avesse sul serio provocato una delle donne più potenti e pericolose dell’intero Mondo Magico. Forse non lo sapeva.

Barnabas si sentì in dovere di mettere tutti a proprio agio e sciogliere la tensione, perciò esclamò: «Non per mettervi pressione, ovviamente!»

Cominciamo meravigliosamente, pensò Oliver. Oh, beh. Tanto oggi muoio.

 

 

*

 

 

Non appena Oliver si alzò in volo, spingendo sul terreno con i piedi per far leva sulla scopa, la pressione alle tempie svanì di botto, sostituita da una scarica di adrenalina pura. Aveva assistito sofferente ai cinque provini prima di lui.

Due si erano presentati come Battitori ed erano andati discretamente bene fino a che uno non aveva accidentalmente – forse – colpito l’altro in testa con la propria mazza, tramortendolo.

Una ragazza grande come un armadio si era proposta come Cercatrice ma, escluso il fatto che non si teneva dritta sulla scopa, non era riuscita a prendere il Boccino nemmeno dopo che quello gli era svolazzato davanti al viso per un’ora.

Niente a che vedere con il Cercatore che Oliver aveva visto appena arrivato, numero dieci.

Il quarto e il quinto erano entrambi Portieri, ed erano stati davvero bravi. Troppo, perché Oliver sperasse di essere preso. Il primo aveva buona tecnica, ma aveva parato sette reti su undici, tecnicamente poche.

Il secondo ne aveva parati nove, di cui uno di spalle. Esibizionista.

Ad ogni tiro Oliver si era sentito sempre più teso.

Quando l’allenatore McGregor aveva sbraitato il suo nome al Magimegafono era sobbalzato, guardandosi freneticamente intorno, deciso a scappare via a gambe levate il più velocemente possibile. Non trovando nessuna valida via di fuga si era costretto a salire sulla scopa e sollevarsi in aria, tremando da capo a piedi.

Ora che la paura e la tensione erano scivolate via, però, si sentì finalmente nel suo elemento.

Prese velocemente posizione davanti ai tre anelli.  Aveva studiato le mosse dei due cacciatori per tutti i provini precedenti, e poteva dire con discreta sicurezza che tendevano a salire di quota piuttosto che a scendere. Così si mise non al centro esatto ma spostato verso l’alto, sempre coprendo l’anello inferiore. Se i cacciatori avessero mirato agli anelli in alto avrebbero lasciato da parte quello in basso, come sospettava che avrebbero fatto.

Da dov’era posizionato poteva raggiungere facilmente l’anello di sinistra e con una bella spinta quello di destra. Tutto stava nel capire dov’era che avrebbero mirato.

Il giocatore che aveva in mano la Pluffa, poi, era quasi sicuramente mancino.

Fu grazie alla sua strampalata strategia che Oliver parò, anche se con difficoltà, i primi sette tiri. Quando parò anche l’ottavo notò con la coda dell’occhio la McGranitt che esultava e si sbracciava, arrampicata sugli spalti. Sorrise esultante e si preparò al prossimo tiro.

Quell’eccesso di sicurezza, però, gli costò caro: quando si spostò sulla sinistra, convinto che era lì che avrebbe tirato il Cacciatore che lo fronteggiava, non notò l’altro Cacciatore risalire il campo a destra.

Il passaggio fu talmente veloce che faticò a vederlo, figuriamoci a pararlo. La Pluffa attraversò, veloce come un fulmine, l’anello in basso, che aveva lasciato stupidamente scoperto.

«Maledizione» mormorò.

Otto colpi su undici non erano male, ma erano meno del secondo ragazzo che si era presentato ai provini. Non aveva possibilità.

Doveva assolutamente parare i prossimi tiri, altrimenti…

Il Cacciatore sbucò alla sua sinistra e tirò. Oliver si lanciò verso l’alto e sfiorò la pluffa con la punta delle dita, ma non la prese: quella filò dritta dentro l’anello.

Imprecò a mezza voce e si fermò un attimo a ragionare. O parava il prossimo tiro, o i suoi sogni di avere una carriera nel Quidditch andavano in frantumi come pezzi di vetro.

Prese un respiro profondo, cercando di calmarsi – cosa impossibile – e di concentrarsi, mentre i Cacciatori recuperavano la Pluffa e si preparavano a lanciare di nuovo.

Quello a sinistra si avvicinava ma non era abbastanza vicino per un passaggio corto. Avrebbe sicuramente optato per un tiro lungo, appena presa la Pluffa. Quando la afferrò e si spostò verso destra Oliver fece l’esatto contrario di ciò che sarebbe stato logico fare: si lanciò a sinistra.

La pluffa gli finì dritta tra le braccia e lo spinse indietro di un paio di metri, per quando era stata lanciata con forza, ce l’aveva fatta. L’aveva presa, aveva raggiunto il secondo portiere.

Solo un tiro, e ce l’avrebbe fatta. Solo uno.

Chiuse gli occhi e per un istante le immagini di Katie e Percy che gli sorridevano esplosero nella sua mente. Lo stavano aspettando ad Hogwarts, a casa.

Quando sentì il fischio dell’ultimo tiro – un rigore, Pluffa ad effetto – riaprì gli occhi e si lanciò in avanti.

 

 

 

*

 

 

Il disinfettante sulla ferita bruciava da matti, e questa fu la prima cosa di cui si rese conto.

Spalancò gli occhi, agitato, ma una mano gli artigliò la spalla e lo tirò giù di nuovo. Si accorse quindi di essere steso su un lettino.

Era morto?

«Hai preso una bella botta» commentò la voce della professoressa McGranitt, il solito cipiglio severo leggermente incrinato da uno sguardo preoccupato.

«Cos’è successo?» domandò Oliver con voce flebile, cercando di nuovo di mettersi seduto.

«Hai preso la Pluffa. In testa» commentò qualcun altro dietro di lui. Ormai abituato alla comparsa di persone alle sue spalle col solo scopo di attentare alla sua vita, Oliver non perse tempo a sobbalzare e voltarsi di scatto. Si girò, sorpreso.

McGregor se ne stava appoggiato allo stipite della porta con l’aria di uno che ha assistito alla scena più esilarante della vita e deve ancora riprendersi dalle risate. Oliver lo guardò, ancora intontito dal feroce mal di testa.

Quello sostenne il suo sguardo per un istante, poi gonfiò le guance, diventò viola e scoppiò a ridere.

«M-mai vista una cosa del genere, ragazzo!» ruggì, piegato in due dalle risate, appoggiato al bastone di legno. «Era ovvio che l’avresti presa in faccia, poteva persino sfondarti il cranio, tu lo sapevi…e che cosa fai? Ti ci butti davanti lo stesso!»

La McGranitt fece volare scandalizzata lo sguardo dal viso rosso di Oliver a quello ormai paonazzo dell’allenatore McGregor. Decise infine di prendersela con quest’ultimo, ignorando il fatto che il Capitano della Squadra di Grifondoro si fosse praticamente offerto per farsi spaccare la testa.

«Ebbene» sibilò, dilatando le narici. Oliver si fece piccolo piccolo. «almeno è ancora vivo! Se non avessi lanciato quel Sortilegio di Arresto lo avreste lasciato sfracellare al suolo!»

McGregor sorrise sornione.

«Lei è una donna meravigliosa, perché non andiamo a cena insieme?»

La McGranitt parve voler spalancare la mascella dall’indignazione, ma ci controllò e si limitò a fulminarlo con l’Occhiata.

«Si comporti da persona seria» esclamò, voltandosi.

Quello sorrise, fece l’occhiolino ad Oliver e uscì zoppicando, lasciandolo pieno di domande.

La Professoressa McGranitt tornò ad occuparsi della ferita sulla sua tempia, che a quanto pare era particolarmente estesa, strapazzandolo per farlo star giù. Glie la disinfettò con particolare entusiasmo, però, perché quando ebbe finito Oliver aveva le lacrime agli occhi.

La professoressa McGranitt lo guardò severamente.

«Una parola su ciò, Baston,» minacciò stringendo gli occhi. «e ti trasfiguro in una tazzina»

Oliver annuì in fretta.

«Ma allora l’ho parata?» gracchiò ansioso, alzando lo sguardo sull’insegnante.

 

«Eccome se l’hai parata!»

Oliver alzò gli occhi al cielo e si voltò di scatto, tanto per dare enfasi alla cosa.

C’era qualcun altro che voleva aggredirlo alle spalle? Cos’era, un complotto?

La voce sconosciuta apparteneva ad un ragazzo fermo sulla porta dello spogliatoio, elegantemente appoggiato allo stipite. Aveva un sorriso largo che gli occupava praticamente tutto il volto, un po’ piegato a mo’ di ghigno – caratteristica sicuramente trasmessa da McGregor – e l’aria estremamente entusiasta.

Aveva i capelli scuri e non tanto lunghi, con dei ciuffi che gli ricadevano sugli occhi azzurri e allegri. Indossava la divisa del Puddlemore United e, quando si girò per afferrare una brocca d’acqua alle sue spalle, Oliver riuscì a leggere la scritta dietro la sua divisa.

 

Norton M. , 10.

 

Ah, pensò Oliver sorpreso. Numero dieci!

Il cercatore si voltò di nuovo verso di lui, porgendogli un bicchiere d’acqua e lanciandogli un altro sorriso smagliante.

«Parata stupenda, amico, davvero! McGregor era colpito» commentò entusiasta, avvicinandosi per dargli una pacca sulla spalla.

Oliver sorrise a sua volta, dubbioso. Che persona espansiva, quel Norton!

«Grazie» rispose.

Numero dieci lo osservò soddisfatto per altri due istanti, poi decise che forse era il caso di presentarsi. Gli allungò la mano e Oliver la strinse vigorosamente.

«Piacere, Matt Norton. Cercatore di riserva» esclamò, allegro.

Di riserva?, si stupì Oliver. Come sarà il Cercatore titolare, allora?

«Oliver Baston, aspirante Portiere» ripose allora, sorridendogli a sua volta.

«…e suicida» aggiunse la McGranitt, che a quanto pareva non aveva dimenticato la sua intenzione di rimproverarlo per essersi quasi fatto ammazzare. Numero dieci ridacchiò, sorridendo anche a lei. Certo che quel ragazzo sapeva come mettere a proprio agio le persone!

Oliver lo osservò attentamente. Dove lo aveva già visto?

«E’ un piacere rivederti, comunque, signor Norton» esclamò la McGranitt, scuotendo la testa.

«Professoressa, sempre in ottima forma!» rispose allora lui allegramente, alzando la mano in un cenno di saluta.

Di fronte allo sguardo perplesso di Oliver la McGranitt si affrettò a spiegare.

«Baston, ti presento Matt Norton, il peggior miglior studente che io abbia mai avuto»

Oliver continuò a fissarli perplesso, così Numero dieci pensò bene di intervenire.

«Ero ad Hogwarts anch’io, a Corvonero, e ho lasciato subito dopo i G.U.F.O. per entrare nel Puddlemore» spiegò. La McGranitt gli lanciò un’occhiataccia.

«Ricordo perfettamente i tuoi G.U.F.O., Norton. Tutti Eccezionale ed un Troll in Pozioni. Da record, credo»

Oliver rise e Matt lo guardò imbarazzato, grattandosi la nuca e arrossendo.

«Ho trasformato il mio vicino d’esame in un girino» ammise.

Oliver scoppiò definitivamente a ridere e la McGranitt comentò, bonaria.

«Il peggior studente che Piton abbia mai avuto, sono sicura. Ancora rabbrividisce quando ti nomino»

«Beh» cercò di difendersi Numero dieci, alzando le mani in segno di resa. «Piton era tutto inquietante e cupo»

Risero insieme per un attimo, ma vennero interrotti dagli altri aspiranti giocatori che si riversarono nello spogliatoio in massa, bianchi come cenci. Ad Oliver si ghiacciò il sangue nelle vene e persino la McGranitt parve più pallida. I provini dovevano essere finiti.

Oliver notò lo sguardo rancoroso degli altri due Portieri e si domandò se fosse un buon segno – e significava che aveva qualche speranza di essere preso – o se fosse un male – e loro reclamavano il suo scalpo – ma non ebbe il tempo di produrre altri pensieri insensati sulla sua dipartita, perché l’allenatore McGragor comparve di nuovo sulla porta con una pergamena stretta tra le mani.

Subito tutti gli occhi si puntarono su di lui.

«Bene» disse. «Su questo foglio c’è scritto il vostro futuro. Molti di voi torneranno a casa sull’orlo del suicidio, e sinceramente non mi importa un accidenti. Abbiamo preso quattro persone – una per ogni ruolo – per un altro provino tra qualche mese. Quindi, ora attacco in bacheca i nomi. E’ stato un piacere ridere di voi»

Nel silenzio traumatizzato che era calato sulla stanza e su tutti loro McGregor estrasse la bacchetta e la puntò contro la pergamena. Quella si alzò e andò ad attaccarsi con un sonoro schiocco sul muro alle sue spalle.

Numero dieci, di fianco ad Oliver, gli batté una mano tra le scapole in segno di incoraggiamento.

Oliver si avvicinò alla bacheca con le gambe che tremavano in maniera incontrollabile e il cuore in gola. Intorno a lui tutti avevano la stessa espressione. Sette o otto persone sarebbero tornate a casa, quella sera, e non avrebbero più avuto un sogno. Forse l’avrebbero ritrovato in pezzi piccolissimi e avrebbero sudato per rimetterlo in sesto, scheggia per scheggia, ma per molte delle persone presenti in quella stanza, Oliver lo sapeva, la carriera da giocatori di Quidditch finiva lì.

Probabilmente per lui stesso.

Trattenendo il fiato, sbirciò sul foglio i nomi dei quattro.

 

 

*

 

 

Se prima Katie non era sull’orlo del suicidio, ora avrebbe volentieri pregato un Drago di mangiarla e digerirla in fretta, tanto si sentiva depressa.

Quando aveva sperato di non pensare ad Oliver per tutta la giornata, come abbiamo già detto, era stata estremamente ottimista, sì, ma solo ora realizzava quanto stupido fossesperare di non pensare al ragazzo che ti piace il giorno di San Valentino, circondata da coppiette amorevoli.

Queste spuntavano come funghi ad ogni angolo di Hogsmeade, da dentro i negozi, dai vicoli bui e da sottoterra, tutti diretti da…

«Madama Piediburro!» esclamò Angelina con entusiasmo, indicando il vomitevole locale davanti al quale si stavano ammassando sempre più coppiete dai dubbi gusti in fatto di bevande, tutte estremamente felici all’idea di bere cioccolata calda piena di disgustosi coriandoli a forma di cuoricini rosa e passare ore a fissarsi smielatamene nelle palle degli occhi da sopra il tavolino coperto di centrini.

Katie represse un conato di vomito.

«Perché non ci facciamo un salto?» insistette Angelina, indispettita dal fatto che tutti avessero bellamente ignorato la sua folgorante idea.

«Preferirei infilarmi una scopa nel naso» borbottò Katie sottovoce per non farsi sentire dalla Cacciatrice.

«Quando sei depressa diventi acida» commentò Fred, arrivando alle sue spalle insieme ad Alicia e prendendola sottobraccio.

«Siamo nervosette, eh?» gli diede manforte Alicia.

Katie ringhiò nella loro direzione.

«Dai» cercò di consolarla l’amica. «Sono sicura che lui non ti avrebbe mai portata da Madama Piediburro»

Gli diede un buffetto sulla testa. «Probabilmente sareste andati ai Tre Manici di Scopa» considerò, fissando le nuvole con aria pensierosa.

Fred sbuffò. «Non so se ci sareste arrivati. Sulla strada per i Tre Manici c’è l’Emporio del Quidditch»

Alicia scoppiò a ridere, e la sua risata ridicola – tirava su col naso, più che altro – trascinò con sé anche Katie.

Si senti comunque in dovere di difendere Oliver.  «Non è così maniacale come credete» commentò, sfregando le mani per scaldarsi. «Cioè sì, fondamentalmente lo è, ma…»

George, sopraggiunto in quel momento, la interruppe. «Parli ancora di Oliver, Kat

Ecco, appunto.

Katie gli lanciò uno sguardo truce. «Potrei diventare molto violenta, Weasley»

Angelina la guardò, sorridendogli con aria cospiratoria, come se entrambe fossero a conoscenza di chissà quale verità mistica.

«Non ti fa mica star meglio, parlare sempre di lui» disse ostentando un’aria saggia.

Fred spalancò la bocca.

Katie la avrebbe volentieri azzannata, chiaro segno di quanto il ciclo mestruale ed Oliver Baston stessero nocendo alla sua salute mentale.

Abbassò gli occhi e non rispose. D’altro canto cercare di far capire ad Angelina che stava solo peggiorando la situazione non era minimamente contemplabile.

«Oliver?» ripete Alicia, sbalordita. Katie alzò la testa molleggiandola per lanciargli uno sguardo a metà tra il depresso e l’offeso che voleva signicare “Ti prego, non metterticianche tu”, e sbottò: «Alicia, infierisci sul mio cadavere? Ci manca solo che…»

La voce le morì in gola non appena mise a fuoco la figura che stava ferma impalata in mezzo alla via principale di Hogsmeade, l’aria soddisfatta che strabordava dagli occhi allegri e una grossa ferita sulla tempia.

La mascella le si spalancò e andò a sfiorare terra mentre fissava Oliver che fissava lei.

Oh. Mio. Dio.

E’ qui.

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’Autrice

 

 

Ohh, finalmente aggiusto le note d’Autore (per chi non l’avesse capito, prima erano diverse) e…beh, eccomi qui! :D

Dunque, immagino avrete notato che c’è una sorpresina per voi a inizio capitolo…

Un’immagine sulla storia!!! :D

Devo davvero ringraziare Mary_ che si è sentita ispirata e ha disegnato due splendidi pezzi di “Tazze di tè e gocce di pioggia”! :D

Quello che vedete è il primo, mentre invece il prossimo lo metterò sul capitolo 8 parte due, che dovrebbe arrivare prima del previsto, perché è scritto per metà! :D

Spero che non mi odiate per avervi fatto aspettare così tanto, mi dispiace!! :D

Comunque, sono curiosa di sapere cosa ne pensate di questo capitolo e di quello che è successo…ma soprattutto del provino!! :D

Che ve ne pare? :D

 

Ora, la cosa che mi preme di più: Matt. Matt è un OC e diventerà un personaggio molto importante nella storia, quindi tenetelo bene a mente e fate attenzione ai dettagli, ragazze, perché personalmente lo trovo adorabile, ma non si sa mai quali conseguenze la guerra porta con sé!

E poi che altro? Ah si! Sean McGregor sembra avere seri problemi fisici…come mai? :D

Lo scopriremo nei prossimi capitoli!

 

HO UNA DOMANDA!! Qualcuna di voi aveva capito che l’inizio era un sogno? Sono curiosa!

 

Per quanto riguarda Angelina, molte di voi hanno notato che è antipatica: sì, è vero, ma fidatevi di me, succederà qualcosa che la farà cambiare, presto :D

  

Comunque, questo è il capitolo parte uno. Arriverà una parte due, ovviamente, e stavolta aspettatevene davvero delle belle, perché (spero) vi terrò appiccicate allo schermo del computer. Eh si, ragazze, è IL CAPITOLO DELL’APPUNTAMENTO.

Ah, che bello! :D

 

Ora passiamo a rispondere alle recensioni!! :D

 

 

Beatrice_Black: Che bello, ho convertito un’altra ragazza all’Oliver/Katie! :D Non sai quanto mi rendi felice, ragazza! E’ meraviglioso vedere che riesco a trasmettere ciò che mi preme far passare da me a voi, ovvero la mia adorazione per questi personaggi purtroppo troppo poco conosciuti…Grazie mille per la recensione, spero di risentirti anche per questo capitolo! :D

 

Wynne_Sabia: Tesoro! :D Eh, non ti gasare così però!! :D Anche qui – aimè – niente Oliver mezzo nudo, sorry, ma nel prossimo facciamo il pieno, promesso! :D

Succederanno un sacco di cose, promise! :D

Ooooh, tranquilla, tu non lasci mai recensioni idiote… io le adoro tanto tanto tanto <3

Per la Snevans a quattro mani, appena mi viene un’idea di faccio un fischio, sul serio :D :D

Per quanto riguarda Oliver e il gramo”, come dici tu, sì, quello E’ decisamente l’uomo più figo del secolo, e sì, lo ha terrorizzato (con la sua figaggine. Uh, un’Oliver/Sirius, figo!!)

E come hai visto Oliver si è fatto condizionare un pochino da Sirius J Povero, (passami il francesismo) s’è cagato sotto :D

Sei davvero una recensitrice/collega/fanwriter/consorte eccezionale, ragazza, non so che avrei fatto se non ci fossi stata tu a fare la danza della pioggia :D

Oh beh, credo che sia di nuovo la risposta più lunga, ma tu scrivi tanto e io rispondo a tanto, no? :D

Grazie tantissime per la recensione, cara, e spero che vorrai bacchettarmi anche per questo capitolo per non avervi messo Oliver sotto la doccia, ma c’ho messo Matt che (nella mia testa) è terribilmente carino e sexy, quindi speravo bastasse :D Oliver tra un po’ si trasforma in un pesciolino, povero piccolo!!!!

 

Tigre p: Oddio che cosa macabra, povero Cedric :S Eh, cerca di capirlo, Oliver, era traumatizzato! :D

Comunque spero che questo capitolo ti sia piaciuto come il precedente!!

 

Mary_: Tu tu tu tu….tu sei una persona meravigliosa!!!! Ma i disegni, i disegni!! :D Non smetterò MAI di ripeterti che sono bellissimi e che ogni volta che ci penso mi emoziono, perché è una cosa stupenda sapere di aver trasmesso qualcosa a qualcuno che a sua volta lo ha riportato su carta. E’ meraviglioso, sono davvero onorata!! :D

Come vedi, il tuo disegno c’è, è la prima cosa che si vede <3

Eeeeh, sono contenta che ti piacciano i titoli, mi ci spasso a inventarli :D Che bello che qualcuno li ha notati! :D :D Per quanto riguarda Cedric….sì, persino io avrei voluto farlo secco! All’inizio volevo metterci Jack Sloper, ma poi ho pensato che trasformarlo in canarino fosse stato abbastanza, poverino!

Beh, spero che verrai di nuovo ispirata da questa storia, perché i disegni sono veramente meravigliosi!! :D

 

IlaSunnySmile: Ehilà, quanto tempo!!! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto!!! Si, la mia malvagia testolina ha in mente un sacco di cose, e se le metto in pratica tutte, probabilmente mi ammazzate! :D

Beh, spero di sentirti anche per questo capitolo! Dal prossimo il CRAB andrà in brodo di giuggiole, perché ci saranno taaante docce! :D

 

 

May_Z: Sono contenta che la storia ti piaccia, è bello far appassionare qualcuno ad una coppia così poco conosciuta in italia! :D

So che immaginavate che Oliver riuscisse a fare un casino, ma tranquille, lo sistemerà. Certo, può essere che poi incasini di nuovo, ma è un dettaglio ;)

Oliver è un personaggio pieno di manie, e andando avanti con la storia ne troveremo tante altre, così come alcune le perderà, anche molto presto :D

Comunque, quando si tratta di Quidditch, docce o Katie, assolutamente va fuori di testa.

E infatti in questo capitolo si è visto :D

Per la Fred/Hermione, ho iniziato a stendere la storia, e presto la pubblicherò, quindi ti farò sapere subito, e spero che l’apprezzerai come ti piace questa!! :D

 

Sprotte98: Aahah, non ci credo, praticamente avete commentato quasi tutte quanto Sirius sia figo, anche se fa un’apparizione di una riga! :D Santissimo Sirius, farò fare una doccia anche a lui! :D

Sono contenta che tu abbia trovato divertente la storia dell’epitaffio, io mi sono divertita un sacco a scriverla!! :D

Eh, brutta notizia: la zia Row ci dice che Oliver (e Katie, in teoria) arrivano alla battaglia, non che ne escono vivi! :D Ma tranquilla, non potrei mai uccidere Oliver. Forse. O Katie. Mhmmm…… xD

 

lisolachenonce: Ohh, sono contenta che la storia ti piaccia!! :D Eh, Fred e George torneranno presto alla carica, perché amplierò la storia con visioni dal punto di vista di altri personaggi, tra qualche capitolo! :D

Beh, spero di sentirti anche per questo capitolo!!! :D

 

 

 

Beh, ragazze, vi lascio, voi commentate e fatemi sapere se c’è qualcosa che non vi piace o che vi ha fatto schifo, o soprattutto che vorreste che succeda. Non si sa mai che non mi date qualche bella idea e stravolgo tutta la storia per seguirla! :D

 

 

 

 

 Bacissimi, <3

 

 

Selene

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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