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Autore: Kaho    05/08/2006    5 recensioni
[Fanfic a quattro mani scritta da Kaho e Samy]
Dopo il preludio in “Harry Potter e il Principe Mezzosangue” la Seconda Guerra si scatena ancora più violenta con terribili ripercussioni sul mondo babbano. Tra un’inarrestabile colonia di Dissennatori, squadroni di Inferi, draghi, giganti e sanguinolenti Lupi Mannari Harry Potter inizia la disperata ricerca di R.A.B. e degli Horcrux rinunciando al suo settimo anno. Ma nel bel mezzo di questo mondo travagliato dalle continue battaglie non manca il romanticismo e lo humor con l’amore inconfessato tra Ron e Hermione, l’affetto che nasce tra Harry e Ginny ostacolato dalla guerra e l’ambigua relazione tra Draco e una Mangiamorte.
“Ti ho disarmato, Harry Potter. Ora sei morto… ma prima…”
[Main Couples Hermione/Ron, Harry/Ginny, Draco/Samantha. Altre: Remus/Tonks]
Questo è un'ipotetica fine di Harry Potter, e tutto ciò che vi è narrato è un'invenzione delle autrici, perciò non vi sono Spoiler del vero settimo libro. Se qualche elemento coincide, è un puro caso.
Genere: Romantico, Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Past Legacy'
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La giovane Mangiamorte si smaterializzò nel covo di Voldemort, un luogo oscuro e appartato di cui non possono rivelare l’ubica

Scuse esemplari per l’increscioso ritardo: ci sono stati alcuni imprevisti vacanzieri (del tipo: “Non c’è il computer in spiaggia”) Scusate ancora e promettiamo solennemente di non ritardare mai più con la pubblicazione dei capitoli

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Capitolo 3 – “Godric’s Hollow

 

Harry aprì gli occhi e fissò Ron che russava a bocca aperta stravaccato sul letto. Fuori dalla finestra il cielo era oscuro, come sempre. L’orologio appeso alla parete segnava le sette e mezza; era ancora presto ma il buio era frutto della nebbia che tormentava costantemente tutti i risvegli di Harry Potter: l’ultimo risveglio alla Tana.

 

Quella mattina sarebbe partito alla ricerca degli Horcruxes.

 

Il matrimonio di Fleur e Bill si era concluso in bellezza con una danza ed Harry era stato costretto a soffrire mezz’ora di Ronald Weasley che simulava di invitare Hermione a ballare. Alla fine era stata proprio lei ad invitare il rosso. Per una volta Harry poteva dirsi soddisfatto mentre osservava i due volteggiare felicemente. Certo, sarebbe stato meglio se anche lui avesse avuto una partner, ma Ginny era irreperibile. Al solo pensarci Harry era caduto nello sconforto e a migliorare la situazione era sopraggiunta una battutina di cattivo gusto che Ron aveva fatto su Victor Krum. Così la magica atmosfera che aveva portato il matrimonio (e che era riuscita addirittura a riappacificare, anche se per poco, Percy e Arthur Weasley) venne spezzata da cuori infranti ed Harry si era ritrovato a rimuginare su Ginny…

 

Che dire? Escludendo la complessità psicologica di tutte le adolescenti, la giovane di casa Weasley aveva una mente piuttosto enigmatica: Ginevra Weasley era l’essere più incomprensibile che potesse esistere nell’universo di Harry Potter.

 

Harry si stropicciò gli occhi e tirò fuori da sotto il letto la valigia che aveva preparato la notte prima, senza fare rumore. Si cambiò velocemente e scese le scale mantenendo intatto il silenzio in casa Weasley. Depositò sopra il tavolo della cucina la lettera di addio e si precipitò fuori dalla casa stando ben attento a non sbattere la porta. Hermione e Ron si erano offerti di accompagnarlo a Godric’s Hollow, Harry aveva accettato la loro compagnia, ma, dopo quello che era successo alla Signora Figg, anche una semplice visita alla tomba dei genitori di Harry poteva rappresentare un pericolo mortale per i suoi migliori amici. Harry Potter aveva deciso: tutte le persone a lui care dovevano stargli ad almeno un chilometro di distanza, senza eccezioni e in qualunque situazione. La solitudine sarebbe stata la chiave per garantire la sicurezza dei suoi cari, anche se nessun posto poteva dirsi sicuro dopo la presa di potere di Voldemort, neanche e soprattutto Hogwarts.

 

Non aveva mai visto Godric’s Hollow e quindi non poteva ricorrere alla Smaterializzazione con efficienza in mancanza di una delle D: destinazione. Il mezzo di trasporto più conveniente in quella situazione era la Firebolt, la più conveniente, ma la meno sicura. In cielo avrebbe potuto incontrare di tutto: Dissennatori, Mangiamorte, il Ministero… Ma l’istinto di Harry Potter lo guidava alla tomba dei suoi genitori: il suo sesto senso era come la Felix Felicis, escludendo la sicura riuscita del risultato.

 

Evocò la sua scopa con un incantesimo di appello e vi salì a bordo. Non si voltò per guardare la Tana, avrebbe avuto altre occasioni di vederla; così sperava il suo cuore.

 

Aveva già percorso un quarto della distanza totale che lo separava da Godric’s Hollow e tutto filava liscio. Ringraziò la nebbia perché almeno non avrebbe dovuto preoccuparsi di avvistamenti Babbani coperto da una massa spessa di fumo grigio; per grazia divina, non aveva incontrato nessun Dissennatore.

 

Cinque minuti dopo gli sembrò di udire un rumore, anche se piuttosto fievole: il suo istinto drizzò le antenne, c’era qualcosa che lo osservava. Rallentò ed estrasse discretamente la bacchetta, senza farsi vedere dal suo ignoto osservatore. D’improvviso arrestò la corsa, stese il braccio impugnando saldamente la bacchetta pronto a difendersi con il fedele cervo argentato. Vide tre figure oscure che avanzavano verso di lui. Aprì la bocca per pronunciare l’incantesimo, ma…

 

“Sei sicura che sia da queste parti? Con questa nebbia non si vede un accidente!”

 

“Ne sono certa, si è diretto da questa parte! E anche se non fosse potremmo sempre raggiungerlo a Godric’s Hollow.”

 

Harry tirò un sospiro di sollievo: erano Ron e Hermione. Ma il sollievo durò ben poco: lo avevano pedinato incuranti del pericolo? Ora Harry doveva accollarsi le loro vite, non avrebbe permesso che gli accadesse qualcosa, ma questo avrebbe rallentato la sua missione.

 

La voce di Ron echeggiò nella coltre di nebbia: “Guarda, Hermione! Davanti a noi! Pensi che sia Harry?”

 

“Potrebbe essere lui o anche un Dissennatore: tieniti pronto con la bacchetta!”

 

“Sono già pronto con la bacchetta! Non c’è bisogno che mi ordini di fare le cose come ad un bambino di cinque anni!”

 

Hermione ribatté aspra: “Il mio voleva solo essere un consiglio, Ron! Quanto sei suscettibile!”

 

“Ohh, parla Miss Tranquillità! Prima ti avevo detto di svoltare a destra e invece ora, grazie a te, dobbiamo batterci contro un Dissennatore!” abbaiò Ron.

 

Per fortuna di entrambi Harry non era un Dissennatore. Il giovane dubitava che un vero Dissennatore avrebbe atteso che i due finissero di discutere prima di attaccarli e a quel punto, sia Ron che Hermione, sarebbero stati disarcionati dalle scope e, dopo una caduta di una trentina di metri, sarebbero finiti spiaccicati contro il terreno, proprio come Silente…

 

Harry agitò la testa abbandonando quei macabri pensieri e  puntò verso i due litiganti: “Ron, Hermione! Sono io! Abbassate quelle bacchette, non c’è pericolo!”

 

Harry si morse la lingua, pentendosi di ciò che aveva detto: le figure erano tre, non due; chi poteva essere il terzo sconosciuto che galleggiava sopra Ron e Hermione. Harry riuscì a distinguere dei brandelli di stoffa che fluttuavano e l’aria si fece d’improvviso più gelida. Spronò al massimo la Firebolt per gettarsi tra la terza figura e quelle dei suoi amici.

 

Mentre si avvicinava a tutta velocità udì la voce di Hermione: “Non ti sembra che sia più freddo di prima?”

 

“Sì, può darsi. Ma non ti preoccupare. Hai sentito anche tu, si tratta di Harry. Metti via la bacchetta!” ribatté Ron.

 

“No, no!” l’esclamazione di Harry uscì troppo debole dalla sua bocca; era senza fiato a causa dello sforzo che stava facendo per portare la scopa alla massima velocità.

 

I suoi timori si concretizzarono quando vide la terza figura scendere freneticamente contro le altre due. Ma era abbastanza vicino da poter vedere le facce dei suoi amici. Quando incontrò lo sguardo di Ron, questi gli disse: “Harry!” ma la sua voce fu subito mozzata dal rantolo di terrore di Hermione che vide il Dissennatore avvicinarsi in picchiata.

 

Harry tentò una brusca frenata, ma per farlo, dovette usare entrambe le mani abbassando la bacchetta, e, a causa dell’alta velocità, riuscì ad arrestarsi del tutto solo qualche metro più in là.

 

Sentì Ron imprecare ed Hermione urlare qualcosa: la loro sorte era segnata come quella di Silente? Harry voltò la scopa tenendo gli occhi chiusi, non riuscendo a trovare il coraggio di aprirli, per paura di quello che avrebbe potuto vedere. Si sentiva vile ed inutile: non era stato in grado di difendere i suoi amici. Qualche anno prima non si sarebbe arreso, convinto di poter fare tutto, ma non era così e il suo intervento sarebbe comunque stato inutile: era troppo tardi per salvarli; forse poteva gettarsi all’inseguimento dei loro corpi che cadevano nel vuoto. Sarebbe riuscito a fare almeno questo? Ma indugiò e riaprì gli occhi titubante.

 

Un’accecante luce argentata dominava la scena. Harry vide una gigantesca lontra assalire il Dissenatore che venne ricacciato nel cuore della coltre di nebbia. Tirò un estasiato sospiro di sollievo e planò incontro ai suoi amici che vedendolo arrivare lo accolsero con una certa ostilità:

 

“Harry!” enfatizzò il rosso “Ma come ti è venuto in mente di dirci che non c’era pericolo? Non hai notato il Dissennatore sopra le nostre teste? Fortuna che Hermione aveva ancora la bacchetta in mano!”

 

Hermione guardò Ron torva: “Veramente tu mi hai ordinato di metterla via! E’ grazie alla mia provvidenza se siamo ancora vivi!” poi si voltò verso Harry: “Harry! Avevo pensato che venissi per difenderci e invece ci hai oltrepassato a tutta velocità!”

 

Il rimorso di Harry crebbe vertiginosamente: “Scusate! Stavo andando al massimo con la Firebolt e ho fatto fatica a frenare” il rimorso fu subito sostituito dal rimprovero: “Ma, voi due! Come vi è venuto in mente di seguirmi? Ci sarà stato un motivo se me ne sono andato furtivamente dalla Tana: è perché non volevo che veniste con me! E’ troppo pericoloso!”

 

I due si scambiarono un’occhiata complice, ma fu Hermione a parlare: “Scusaci, Harry! Ma ce lo avevi promesso e noi siamo tuoi amici: non abbiamo intenzione di abbandonarti proprio quando ne hai più bisogno. So che la morte della signora Figg ti ha turbato parecchio, per non parlare della scomparsa di Silente… Ascoltaci! Noi abbiamo scelto spontaneamente di seguirti e non per fare le belle statuine o le vittime indifese, ma per darti una mano quando ne avrai bisogno. Siamo qui per aiutarti e non vogliamo esserti di peso.”

 

Ron accennò energicamente con la testa: “Hermione ha ragione: noi non ti saremo di peso. Hai visto anche prima, siamo stati in grado di difenderci da un Dissennatore senza il tuo aiuto.” Ron cambiò soggetto alla frase minacciato dallo sguardo burbero di Hermione “Lei è riuscita a scacciare il Dissennatore usando l’Incanto Patronum, quello che ci hai insegnato tu. Sai come si dice: l’allievo supera il maestro!”

 

Hermione sorrise candidamente inclinando la testa fino a poggiarla sulla spalla, un tenero atteggiamento d’imbarazzo e di compiacimento, molto inusuale per Hermione Granger: “Ti ringrazio, Ron. Sei troppo gentile!”

 

“Hm?” gorgogliò Ron “Oh… non stavo parlando di te, ma di me” concluse con vanto.

 

L’espressione di Hermione riprese la consueta ed intransigente durezza mentre fissava il rosso che, tutto impettito ridacchiava a cavallo della scopa. Sbuffò socchiudendo gli occhi domandandosi ironicamente: perché mi sono voluta illudere?

 

Harry osservava i due divertito e al quanto pensieroso: Mi sono mai comportato così con Ginny senza rendermene conto? Nah, non può essere.

 

Quando Ron terminò la sua performance e il colorito del viso di Hermione tornò ad una tonalità di rosso più bassa, Harry sentenziò: “Coraggio, allora! Ci andremo tutti assieme a Godric’s Hollow. So che siete capaci di difendervi e scusatemi tanto per prima; devo essere stato un tantino arrogante e presuntuoso.”

 

“Arrogante e presuntuoso?” fece Hermione voltandosi con enfasi all’indirizzo di Ron: “Non sei l’unico, non ti preoccupare!”

 

E, aspettato che i due amici terminassero quel breve scambio di insulti, Harry Potter, Hermione Granger e Ronald Weasley partirono, finalmente, per Godric’s Hollow.

 

*^*^*^*^*^*^*

 

La giovane Mangiamorte si smaterializzò nel covo di Voldemort, un luogo insospettabile e ben nascosto da occhi indiscreti e dai membri dell’Ordine della Fenice.

 

Per molti Mangiamorte di cui era ben noto il nome, quel covo era diventato la dimora fissa, ma per la giovane Drake era solo un luogo di raccolta e ristoro dove poteva incontrare sempre il Signore Oscuro.

 

“Samantha, il Signore Oscuro ti ha convocata; vuole sapere se hai portato a termine la missione come ordinato” le venne incontro una figura massiccia agghindata come uno zombi “Sbaglio o sei leggermente in ritardo?”

 

La ragazza gli rispose con un ghigno impertinente: “Non sbagli, Rodolphus. Ma questo è il mio stile: meglio eseguire le missioni con calma piuttosto che…” e gli rivolse un’occhiata eloquente “… non portarle a termine.”

 

Lestrange sghignazzò: “Buon per te, allora, ma datti una mossa. Il Signore Oscuro non ama attendere i comodi di una ragazzina” e pronunciò quest’ultima parola con particolare enfasi.

 

Samantha lo oltrepassò tenendo la testa ritta: “Allora farò meglio a sbrigarmi” aprì la porta del salone dei ricevimenti “Ma prima ti vorrei dire una cosa: cambiati quella tunica, vai in giro come un pezzente, persino i Dissennatori sono vestiti meglio di te” e, messo piede nella sala, chiuse rapidamente la porta lasciando fuori un contrariato Rodolphus Lestrange che imprecava a denti stretti.

 

La sala dei ricevimenti era un ambiente lugubre come il resto del covo: oscuro e pericoloso.

 

“Vieni avanti, Samantha” la voce dell’Oscuro Signore risuonò nel locale vuoto facendo rabbrividire persino i muri di pietra.

 

La Mangiamorte avanzò decisa e si inchinò di fronte all’essere biancastro che stava in piedi nel centro della stanza.

 

Voldemort la scrutò con i suoi occhi rossi: “Dunque hai portato a termine la missione, riesco a leggertelo nella mente. Hai accertato la presenza di quell’oggetto dove pensavo che fosse?”

 

“Sì, mio signore. Non avrei mai potuto deluderla” confesso Samantha con grande rispetto.

 

Voldemort sospirò: “Se tutti i Mangiamorte potessero dire lo stesso a quest’ora sarei già padrone del mondo!”

 

Samantha rise, pur mantenendo la sua sommissione: “Mi creda, tra non molto lei sarà il padrone del mondo, o almeno dell’Inghilterra e potrà contare sull’appoggio degli Stati Uniti.”

 

“E’ stato molto generoso da parte dei tuoi compatrioti contribuire al progetto D.I.O.”

 

“Non si deve sorprendere, signore, molte famiglie americane di purosangue la pensano esattamente come lei: Babbani e Babbanofili alla sedia elettrica!”

 

Voldemort si stuzzicò il mento rugoso: “Carino questo motto”

 

“Lo penso anch’io, ma l’hanno inventato dei maghi texani.”

 

Voldemort si concesse un leggero sorriso: “Devo ammetterlo, tra tutti i maghi stranieri che ho avuto a mio servizio tu sei la migliore.”

 

Samantha chinò la testa in segno di gratitudine: “La ringrazio molto, ma sbaglio o sono l’unica strega straniera che abbia mia avuto a suo servizio.”

 

“Strega, sì. Se non conto quello smidollato di Igor Karkaroff.”

 

“Ho sentito parlare di lui, sbaglio o è il preside di Durmstrang?”

 

Voldemort sogghignò: “Sbagli solo in parte, Samantha. Igor Karkaroff era il preside di Durmstrang. Ormai quella scuola è in decadimento e farò in modo che anche Beauxbattons subisca la stessa sorte, ma l’obiettivo finale sarà Hogwarts.”

 

“Intende davvero distruggerla, signore?” chiese Samantha con voce incolore.

 

“Oh, sì, troppi sudici Mezzosangue hanno contaminato quel castello. Lo distruggerò risparmiando la Camera dei Segreti e lo ricostruirò come voleva Salazar Serpeverde” le iridi rosse di Voldemort brillavano perfidi come quelli di un serpente.

 

Un ammasso di spire serpeggianti si avvicinò alle ginocchia della ragazza per strofinarsi alle sue caviglie. Samantha avvertì la fredde scaglie del serpente strisciare contro le gambe: “Nagini, come stai?”

 

Il serpente sibilò in risposta.

 

 “Ti ha detto che hai un bel corpo” intervenne Voldemort.

 

“Ma…Nagini non è una femmina?”

 

Voldemort accarezzò il suo animaletto domestico che nel frattempo gli era strisciato accanto: “Oh, sì. Ed è un fantastico esemplare di femmina.”

 

Nagini emise un sibilo che somigliava molto ad un gemito sensuale.

 

“Potrei sapere cosa ha detto?” chiese Samantha.

 

“Meglio di no. Sei ancora troppo innocente per capire queste cose.” Voldemort sollevò il serpente e se lo mise attorno alle spalle e questo prese a strusciare le spire contro il collo “Comunque penso che sia solo gelosa della tua bellezza, ma più che gelosa dovrei dire… nostalgica.”

 

Samantha osservava i due, Voldemort e Nagini, appartati in quello che poteva essere un contatto passionale.

 

“Ti puoi ritirare” disse il Signore Oscuro mentre baciava delicatamente la coda del serpente “Ma prima rendimi il rubino.”

 

Samantha poggiò il ciondolo rosso su uno dei numerosi mobili antichi presenti nella stanza, ritenendo saggio non disturbare i due, quindi fece un inchino.

 

Con un certo sconcerto Samantha uscì dalla sala: “Grazie e arrivederci, mio signore.” E lasciò che i due “amanti” si crogiolassero in qualunque cosa stessero facendo.

 

Era ancora piuttosto stordita a causa della scena a cui aveva assistito: il freddo Signore Oscuro che sbaciucchia un serpente? Doveva esserci qualcosa sotto, ma cosa?

 

“Che cosa ti ha detto, ragazzina?” era di nuovo Lestrange: l’aveva attesa fuori dalla sala delle riunioni.

 

“Niente di particolare, si è solo complimentato con me.”

 

Rodolphus la guardò dubbioso: “Niente di particolare? Sei uscita con una faccia molto pensierosa; che cosa è successo là dentro?”

 

Samantha esitò ma alla fine decise che non c’era niente di male nel dire a Lestrange ciò che aveva visto; forse era una normale routine per il Signore Oscuro amoreggiare con Nagini davanti ai Mangiamorte: “Mi ha fatto i complimenti, poi è arrivata Nagini e si è messo a baciarle la coda.”

 

Inspiegabilmente, Lestrange divenne pallido come un morto, fece un sorrisetto ironico tra sé e sé e poi aggiunse: “E così non gli è ancora passata la voglia, dopo quello che gli ha fatto… bisogna essere proprio scemi!”

 

Samantha lo guardò sconcertata.

 

Rodolphus si affrettò a correggersi: “Non stavo parlando del nostro signore, ovviamente.”

 

E allora di chi? Non di Nagini, non può essere scema, è un serpente. Pensò la giovane mentre Lestrange gli voltava le spalle con aria imbarazzata. Forse mi ha detto qualcosa che non avrebbe dovuto dirmi.

 

Ma il Mangiamorte era già sparito. Era facile perdere di vista qualcuno in quei corridoi oscuri.

 

Samantha stava ancora rimuginando sul bizzarro comportamento di Lord Voldemort quando gli venne l’improvvisa voglia di fare visita a qualcuno. Prese la bacchetta ed eseguì l’incantesimo dei punti cardinali per orientarsi nel buio e raggiungere l’infermeria del covo, in pratica la sua base operativa dato che era stata nominata la “dottoressa dei Mangiamorte”.

 

Arrivata davanti alla porta dell’infermeria si sistemò la tunica nera lisciandosela sul corpo e si levò la maschera e il cappuccio lasciando libera una chioma ribelle di capelli ramati a tratti biondi. Aprì la porta dell’infermeria schiarendosi la gola:

 

“Ehm, ehm, buonasera Draco! Stai meglio? Ti sei ripreso dal Cruciatus?”

 

Un ragazzo biondo completamente vestito di nero se ne stava accoccolato su uno dei letti. Sentita la voce della ragazza si stiracchio e sbuffò scocciato:

 

“Cosa vuoi, Drake? Non hai notato che stavo dormendo?”

 

“Non agitarti troppo, bambinetto.”

 

Il viso di Draco riprese la consueta espressione scocciata: “Se smetti di chiamarmi bambinetto, io smetterò di chiamarti vecchia. Ti conviene accettare, non è facile che io mi abbassi a fare dei compromessi. Beh, in fondo non sei molto più grande di me.”

 

“In effetti ho solo cinque anni in più, ma almeno sono maggiorenne” dichiarò lei orgogliosa.

 

“Anch’io sono maggiorenne.”

 

Samantha piegò le labbra, scettica “Ero convinta che avessi sedici anni.”

 

“Ne ho compiuti diciassette due giorni fa.”

“Oh, auguri in ritardo. Hai passato un bel compleanno?”

“Smettila, Drake. Lo sai benissimo come ho passato il compleanno: agonizzando sul pavimento dei sotterranei.”

 

Samantha mormorò un sincero “Scusa” che Malfoy accolse di buon grado.

 

La giovane continuò a parlare con aria giocosa: “Allora sei un uomo! Beh, per così dire. Quando i Mangiamorte più grandi mi avevano detto che tra di loro c’era un sedicenne mi ero immaginata un tipo robusto e tarchiato con cicatrici e tatuaggi… e invece…”

Malfoy sogghignò: “Un tatuaggio ce l’ho, per così dire. Ma le cicatrici non mi piacciono. Mi farebbero troppo Sfregiato e questo titolo è già coraggiosamente difeso da San Potter, quindi…”

 

“Ti sta proprio antipatico questo Harry Potter. Gelosia o invidia repressa?”

 

“Niente affatto” sbottò Draco “Lo odio perché ha mandato mio padre in prigione.”

 

“Già, tuo padre è ad Azkaban. Credi che sarebbe felice di vederti così?” domandò Samantha con indifferenza.

 

“Sarebbe orgoglioso di me perché sono un Mangiamorte come lui” dichiarò fieramente Draco.

 

“E per quanto riguarda la faccenda del Cruciatus? Avresti potuto resistere di più prima di stramazzare al suolo dolorante. Tuo padre non ti ha insegnato a sopportare l’incantesimo Crucio?”

 

“Mio padre non è quel genere di padre!” esclamò Draco “Lui non ha mai usato nessuna delle Maledizioni senza Perdono su di me. Anche se è severo a volte…” si interruppe abbassando lo sguardo “Comunque cosa ci fai qui? Non è che la tua presenza mi sia molto gradita.”

 

“Ero solo venuta a vedere se stavi meglio, dovresti ringraziare invece di lamentarti. Ma sembra che tu sia capace di fare solo quello.”

 

 “Io mi lamento quanto mi pare, ne ho il diritto!” esclamò Draco all’improvviso “Ti rendi conto di quello che mi ha fatto passare. Ho eseguito i suoi ordini e grazie a me adesso Silente è morto, ma invece di ringraziarmi, mi ha…beh, lo sai…” disse il biondo adirato e poi aggiunse con una punta di imbarazzo “… dato che mi hai salvato.”

 

“Invece non hai eseguito i suoi ordini!” lo rimproverò la ragazza senza però apparire in alcun modo imperiosa o accusatrice: “Il Signore Oscuro ti aveva ordinato di uccidere Silente e tu non l’hai fatto e adesso Severus Piton si sta godendo la gloria mentre tu stai qui in infermeria a riprenderti da un Cruciatus.” Samantha si interruppe per poi continuare più dolcemente “E’ stata la tua prima volta? La prima volta che subivi un Cruciatus?”

 

Il fagotto nero sul letto si raggomitolò ancora di più: “Sì”

 

“Beh, mi dispiace, ma avresti dovuto obbedirgli.”

 

Draco si sedette sul letto fissando Samantha con aria inquisitoria “Quindi avrei dovuto uccidere Silente?”

 

La ragazza piegò le labbra in un gesto di noncuranza: “Esatto, ma perché non l’hai fatto?”

 

Malfoy distolse lo sguardo, sbuffando col suo tipico fare altezzoso: “Non lo so perché. Non ci sono riuscito, punto e basta.”

 

“Quindi non hai mai ucciso nessuno.”

 

“No!” sbottò Draco.

 

“Guarda che non volevo rimproverarti, è solo che non capisco perché tu sia voluto diventare un Mangiamorte se non riesci ad uccidere.”

 

Draco la guardò ed alzò un sopracciglio pallido: “Chi ha detto che ho voluto?”

 

“Lo sapevo” fece Samantha con aria trionfante “Ti hanno costretto, infatti tu non ce l’hai la faccia del Mangiamorte.”

 

“Che intendi dire?” le chiese Draco.

 

“Beh, tu non mi sembri un assassino.”

 

“Se è solo per le apparenze, allora anche tu non sembri un’assassina.”

 

“Io ho già ucciso e più di una persona, se è questo che volevi sapere” disse Samantha con distacco “Ma tu non riesci ad uccidere, vero?” proseguì la ragazza con aria divertita “Proprio un novellino… ma d’altronde, uccidere non è così facile come pensano gli innocenti.”

 

Malfoy ebbe la sgradevole sensazione di aver già sentito quelle parole e infatti gli balenò alla mente la disputa con Silente sulla Torre di Astronomia: “Non mi interessa quello che credete. Io riesco ad uccidere. E’ stata solo una stupida esitazione quella volta e non riaccadrà mai più.”

“Quella volta? Intendi quando hai quasi vanificato l’accuratissimo piano segreto del Signore Oscuro? ”

 

Draco si alzò di scatto dal letto, ignorando gli acuti dolori che aveva alle gambe: “Io non ho vanificato niente del Signore Oscuro! IO ho fatto tutto quanto, sono IO che ho sviluppato il piano segreto e se proprio stavo per vanificare qualcosa era solo il MIO piano. Lui non ha fatto proprio un bel niente, niente!”

 

“Tranne minacciare di uccidere te e la tua famiglia se rifiutavi” aggiunse Samantha con calma.

 

“Esatto” confermò Draco acquietando il tono della voce.

 

“Ma ti rendi conto” disse Samantha “Che se qualche Mangiamorte ti avesse sentito pochi attimi fa, quando parlavi con tanta enfasi del niente del Signore Oscuro, ora saresti di nuovo nei sotterranei a fare un altro round di resistenza al Cruciatus con Cortess?”

 

Draco impallidì di colpo “Sei una Mangiamorte e quindi presumo che andrai a dire tutto al Signore Oscuro, vero?”

 

Samantha sogghignò “No, non mi piace fare la spia.”

 

Draco sospirò “Vuoi dire che non dirai nulla?”

 

“Infatti” rispose Samantha “Ma se ti chiedessi qualcosa in cambio del mio silenzio, cosa diresti?”

 

“Dipende” rispose Draco, confuso.

 

“Se fosse qualcosa di umiliante come lavarmi la tunica ogni volta che si sporca? Ricorda che è tessuto nero e che quindi richiede una costante pulizia e…”

 

“Non ci penso proprio” eruppe Draco “Non sono un Elfo Domestico e non mi abbasserei a fare il domestico per nessuno.”

 

“Non lo faresti per nessuno?”

 

“No” sbottò Draco.

 

“Affinché tu lo sappia un sinonimo di Mangiamorte è domestico o servo del Signore Oscuro” disse Samantha con noncuranza “Devo andare a dire al nostro signore che non gradisci la tua posizione di domestico?”

 

Draco la guardò con odio “Avevi detto che non ti piaceva fare la spia, giusto?”

 

“Infatti, e non mi piace neanche fare ricatti” confermò Samantha “Volevo solo testare il tuo orgoglio. Complimenti, massimi voti. Soffrire come un cane invece che abbassarsi a fare un lavoro umile è davvero ammirevole, beh anche un po’ stupido ma…”

 

“Cosa credi di fare?” la interruppe Draco di botto “Tu non mi fai nessun test e non mi rigiri come un giocattolo solo per fare i tuoi comodi, chiaro?”

 

“Scusami. Mi dispiace di averti fatto precipitare nell’ansia più assoluta, ma sta pur certo che da me il Signore Oscuro non saprà niente. Te l’ho già detto, non mi piace fare la spia, infatti ho stipulato il contratto da Mangiamorte proprio con questa postilla: non disposta a fare la spia.”

 

“Fai poco la spiritosa e comunque non capisco perché non corri dal Signore Oscuro a raccontare tutto quanto. Sei una novellina e acquisteresti prestigio agli occhi del Signore Oscuro.”

“Ho già molto prestigio e, cosa fai?, ora sei tu che testi la mia sete di potere? In effetti, ora che mi hai fatto notare questa piccola faccenda del prestigio potrei anche andare a spettegolare tutto.”

Draco trattenne il respiro e si diede mentalmente dello stupido.

 

“Scherzo di nuovo” disse Samantha con una risata “Non potrei mai permettere che Cortess ti faccia ancora del male.”

 

Draco era piuttosto stupito dalla confessione della ragazza e gli venne d’istinto fare una domanda “Perché?”

 

Il sorriso di Samantha si piegò in un’espressione seria ma ridivenne quasi subito ironica “Hai idea di quanto tempo occorre ad un medico per curare contusioni ed effetti post Cruciatus? Butterei via troppo tempo.”

 

“Capisco” disse Draco “E quindi, dopo questo grande giro di parole, la conclusione è che non andrai a fare la spia?”

 

Samantha fece spallucce sorridendo con aria divertita “Non si sa.”

 

Malfoy la guardò con un ghigno: “Certo che sei strana tu, non riesco a capire quale sia la vera Samantha Drake: quella pazza sorridente o quella killer che ghigna perfida e che ci prova con tutti.”

 

“Cosa?” fece Samantha stranita “Perché ci dovrei provare con tutti?”

 

“E’ quello che ha detto il Signore Oscuro all’Investitura” rispose Draco “Giuri di mettere a disposizione il tuo corpo per il volere del tuo Signore? Ricordo molto bene la mia Investitura e questa parte non c’era.”

 

“Che cosa vorresti dire?” gli chiese Samantha indignata.

 

“Non sei qui per quello, per mettere a disposizione il tuo corpo? Sei un bravo medico, questo te lo riconosco, ma credo che tu sia qui per fare ben altre cose. E’ tipico nelle guerre che ci si porti dietro una che, diciamo, solleva il morale dei combattenti quando sono un po’ depres…”

 

Samantha schiaffeggiò Draco con quanta più forza gli riuscisse. Lui barcollò all’indietro e, ancora un po’ stordito, cozzò con le gambe sul bordo del letto e il pungente dolore del Cruciatus riapparve.

 

“Sei uno schifoso marmocchio viziato e incompetente” disse Samantha digrignando i denti e si avviò a grandi passi verso l’uscita dell’infermeria. Chiuse violentemente la porta alle sue spalle non prima di sentire:

 

“E tu sei una puttana."

 

*^*^*^*^*^*^*^*^*

 

“Io penso che i ragazzi abbiano la delicatezza di un Troll molto goffo e maldestro quando si tratta di parlare ad una ragazza” sbottò Hermione al termine di un’altra discussione che si era venuta a creare tra lei e Ron a causa della relazione tra Harry e Ginny.

 

Come mai ogni volta che quei due aprono bocca su storie sentimentali finiscono sempre a vagheggiare sui loro sentimenti inconfessati? Pensò Harry mentre avanzava sulla Firebolt al fianco di Ron e Hermione, molto vicino alla meta.

 

“Lascia stare Hermione! Non sono affari tuoi, sono affari di Harry e di Ginny!” disse Ron.

 

Hermione accennò col capo: “Giusto, ma io pensavo ad un’altra coppia di Grifondoro”

 

“Stai parlando di Lavanda Brown e Dean Thomas? Loro si sono lasciati  neanche due settimane dopo il fidanzamento” dichiarò Ron, ignaro del guaio in cui si era andato a cacciare.

 

Harry strinse gli occhi e scosse la testa: Oh, no! Non devi nominare Lavanda Brown davanti ad Hermione e nemmeno Dean Thomas davanti a me: lo sai che l’ho visto pomiciare con Ginny!

 

Hermione ridacchiò piano e aggiunse con una nota di rancore nella voce: “No, Ron. Sto parlando di un’altra coppia di Grifondoro e i due non si sono ancora fidanzati dopo sei anni che si conoscono perché il ragazzo è troppo impedito sentimentalmente per chiederlo alla ragazza e la ragazza è troppo restia a chiedergli di mettersi insieme perché non è abituata a fare certe cose, sebbene sia già stata assieme ad un ragazzo, anche se questa era una relazione fasulla e priva di profondi sentimenti”

 

Ron si grattò il mento, riflettendo: “Mi dai altri indizi?”

 

“L’ex-fidanzato della ragazza è un campione di Quidditch” sibilò Hermione. Possibile che non ci fosse arrivato? O era solo un’abile mossa per temporeggiare?

 

“Hm? Quale ruolo gioca?” chiese Ron con un’incredibile non chalance.

 

“Il cercatore” rispose Hermione abbassando lo sguardo con desolazione.

 

“Ho capito!” esultò Ron.

 

Se ha capito non dovrebbe essere così felice. Rifletté Harry.

 

“Davvero!” l’esclamazione di Hermione era carica di speranza.

 

“Sì! Il campione di Quidditch cercatore è ovviamente Harry, quindi la ragazza è Ginny e tu stai ficcando il naso in faccende che non ti riguardano!” disse Ron sicuro, incurante del fatto che le dita di Hermione si erano serrate a tenaglia attorno al manico della scopa per la rabbia repressa.

 

La scopa di Hermione fece una virata improvvisa fino a pararsi di fronte a Ron: “Non mi riguardano?” domandò Hermione con un po’ troppa enfasi per i gusti del rosso.

 

Se solo Ron sapesse! Pensò Harry mentre il viso di Hermione si accendeva di un minaccioso rosso vermiglio.

 

Ron fissava Hermione al quanto sconcertato, sia per l’incredibile abilità che la ragazza aveva dimostrato a cavallo della scopa, sia per l’espressione adirata che portava sul viso e di cui non conosceva la causa: “Esattamente. Mi dispiace molto, Harry. Non sapevo che la storia tra te e Ginny andasse male e fosse priva di profondi sentimenti, ma non ti abbattere, amico. Intendo prendere a pugni quello sfigato che non è in grado di dichiararsi a mia sorella!”

 

Harry si passò una mano sulla faccia, esasperato.

 

Il capo di Hermione si agitò mentre lei ridacchiava istericamente: “Intendi prendere a pugni quello sfigato che non è in grado di dichiararsi?”

 

“Esattamente! Perché? Hai qualche problema? Forse quel tipo ti piace?” chiese Ron terrorizzato dal bizzarro comportamento di Hermione che si agitava davanti a lui come un’indemoniata.

 

“Stai scherzando? Io quel tipo lo odio e ha tutto il mio disprezzo” gridò Hermione in faccia a Ron “E’ talmente ottuso che non riesce a capire una semplice allusione e… potresti farmi un piacere, Ron?” gli chiese con falso tono mieloso.

 

“Certo” disse Ron, poi, vedendo una scintilla perfida brillare negli occhi della ragazza, riprese con un filino di voce: “Beh, dipende. Qual è il favore?”

 

“Prendi a pugni quell’infame” sussurrò Hermione riducendo gli occhi a due fessure.

 

Ron non badò al suo tono imperioso e carico di risentimento: “Lo farei volentieri, ma non conosco il suo nome.”

 

Harry temeva che Hermione avrebbe chiesto a Ron di tirarsi una manata in faccia.

 

Sul viso della ragazza apparve un sogghigno: “Te lo dico io il suo nome! È…”

 

“Guardate! Siamo arrivati a Godric’s Hollow!” esclamò Harry a pieni polmoni. Quello non era il momento più adatto per rendere conscio Ron dei sentimenti di Hermione anche perché la loro relazione non sarebbe partita con le migliori premesse.

 

Hermione, sospirante, fissò Harry e gli inviò un chiaro messaggio: Sei un buon amico.

 

I tre iniziarono la discesa mentre Ron si crucciava con un enorme dubbio:

 

“Allora, Hermione, qual è il suo nome?” chiese il rosso. La ragazza fece un movimento convulso sulla scopa e rischiò di scivolare a terra. Per fortuna di Hermione, i pronti riflessi da cercatore di Harry riuscirono a salvarle l’osso del collo e a riacciuffarla prima che toccasse terra malamente.

 

Harry aiutò Hermione a ricomporsi dalla caduta e lanciò un’occhiata di sbieco a Ron. “Lascia perdere, Ron. Non vale la pena scoprire la verità. Potrebbe rivelarsi molto dolorosa” dichiarò saggiamente Harry.

 

Ron preferì non approfondire oltre, vista la reazione di Hermione, anche se la curiosità si faceva sempre più pressante.

 

Harry si guardò intorno: erano giunti a Godric’s Hollow, un agglomerato di case rustiche e antichi casolari con giardini soffocati dalle erbacce e naturalmente la consueta nebbiolina che opprimeva il paesaggio. Quella città fantasma era lugubre e cupa; com’era possibile che i suoi genitori avessero vissuto gli ultimi e felici anni della loro vita in quel luogo desolato? Era successo qualcosa di orribile a Godric’s Hollow dopo la caduta di Voldemort: era come marcita. Qualcosa di agghiacciante, un pericolo in agguato, si nascondeva negli angoli più oscuri del paese.

 

“Accidenti. Pensavo che Godric’s Hollow fosse un pochino più allegra” disse Ron guardandosi attorno con aria desolata.

 

Harry scrutò ogni centimetro del paese che non fosse coperto dalla nebbia; una goccia di sudore freddo gli scese lungo la schiena: “A chi lo dici.”

 

I tre si avviarono lungo le viuzze deserte di Godric’s Hollow, bacchetta alla mano, stando ben attenti a non incappare in qualcosa di oscuro. Harry era il più angosciato dei tre ed ansimava pesantemente agitando la bacchetta ogni qualvolta udiva un rumore: “Lo sentite anche voi?” disse con il fiato mozzato dall’affanno.

 

“Harry cosa c’è? Mi sembri un tantino...” disse Ron “…spettrale” aggiunse vedendo il colorito del viso dell’amico.

 

Harry sbirciò i dintorni, scavando negli angoli più oscuri con sguardo furtivo: “Ho la sensazione che qualcosa di orribile stia per spuntare fuori e aggredirmi, ma è più di una sensazione, è una certezza!” E si voltò fulmineamente urlando a squarciagola un incantesimo per colpire un paio di mani artigliate che si protendevano verso di lui, minacciose; ma non erano mani, era solo l’ombra dei rami di un albero. “Cosa mi succede? Non mi sono mai sentito così angosciato in vita mia! Ho un terrificante senso di oppressione che mi attanaglia le viscere; è orribile!” Harry si piegò in due sotto il peso di un’inquietante apprensione.

 

“Smettila, Harry! Mi stai spaventando! Ti comporti in modo strano!” esclamò Ron tentando di rialzare Harry che se ne stava ostinatamente accucciato a terra.

 

Hermione fissò Harry rannicchiato mentre tentava di proteggersi da un pericolo invisibile agitando freneticamente la bacchetta: “Ron ha ragione, ti stai comportando in modo troppo strano. Devi essere vittima di un incantesimo, tu non sei il tipo che si spaventa così facilmente.”

 

Harry parlò con una voce talmente fioca e spenta da far impallidire i suoi due amici: “Ma come è possibile che mi abbiano lanciato un incantesimo? Sono stato tutto il tempo alla Tana e poi sono venuto qui con voi…”

 

Hermione insistette: “Ma prima che ti raggiungessimo con le scope, cosa è successo? Non ti sei sentito strano?”

 

Prima, quando Ron e Hermione erano stati attaccati dal Dissennatore aveva avuto una chiara visione della loro morte e quella era la medesima sensazione che provava ora, solo che a Gocric’s Hollow il pessimismo sembrava centuplicarsi rispetto al normale; c’era qualcosa nell’aria di quel luogo e nei dintorni che lo faceva stare profondamente male. Ma cosa?

 

Harry accennò con un debole colpo del capo.

“Lo sapevo” disse Hermione “Ti devono aver lanciato un anatema, ma se ti senti così scoraggiato potrebbe anche essere qualche effetto ritardato del Dissennatore, ma non riesco a capire. A meno che…” Hermione agitò Harry afferrandolo dal mantello: “Avanti, Harry! Alzati! Credo che tu abbia addosso qualche oggetto che ti sta risucchiando energia, devi toglierlo subito.”

 

Harry abbandonò la sua posizione fetale anche se l’angoscia non se ne andò. Si tirò in piedi a fatica e, per un breve istante, gli parve di essere in un altro luogo, una stanza puzzolente e fetida, e gli parve di vedere… una fenice nera?

 

“Harry, Harry!” la voce di Hermione lo riscosse dal suo sogno a occhi aperti: “Devi cercare di reagire! Intanto io e Ron tenteremo di trovare l’oggetto incantato che ti causa tanto dolore. Forza, Ron!”

 

Ron protese le mani verso Harry un poco spaesato: “Dove devo cercare?”

 

Hermione alzò gli occhi al cielo: “Credi che se lo sapessi non l’avrei già tolto da sola?”

“Non lo so. Sei tu il cervello del Magico Trio” disse Ron.

 

Hermione arrossì lievemente e tutta la rabbia che aveva provato per Ron si sciolse come neve al sole: “D’accordo. Dobbiamo cercare un amuleto o un braccialetto, qualunque cosa.”

 

Harry fissava i due amici che parlavano, ma le orecchie con cui ascoltava i loro discorsi non erano le sue. Un terribile dubbio si insinuò nella mente di Harry: Voldemort! Poteva aver preso il controllo del suo corpo attraverso la cicatrice che aveva in fronte e aver avuto libero accesso a tutti i suoi pensieri, ma lui non poteva ricorrere all’Occlumanzia come difesa per tre buone ragioni: 1) non avrebbe mai messo in pratica un insegnamento di Piton; 2) durante le poche lezione di Piton aveva imparato poco o niente 3) si era completamente dimenticato gli insegnamenti di Piton.

 

Hermione spinse Ron a cercare sotto il mantello di Harry, ma il rosso sembrava piuttosto restio a ficcare le mani sotto i vestiti di qualcun altro. Hermione si stava spazientendo.

 

“Coraggio, Ron! Altrimenti Harry starà sempre peggio. Avanti, è tuo amico.”

 

Ron si teneva ben a distanza dal corpo di Harry: “Scusa tanto Hermione, ma anche se siamo amici mi sento un pochino a disagio a mettergli le mani addosso. Non sono abituato a fare certe cose… insomma non lo faccio tutti i giorni…”

 

Hermione aveva perso del tutto la pazienza e le parole gli uscirono dalla bocca come un’eruzione esplosiva esce da un vulcano: “Ma figuriamoci! Devi fare esattamente come con Lavanda Brown.”

 

La mente di Harry era lontana, quasi assente dal suo corpo, come se non avesse potere sulle sue azioni, eppure rimaneva quel vago sentore di guai in arrivo e la consueta sensazione di essere il terzo incomodo tra due draghi in calore che sputano fuoco e fiamme.

 

Ron reagì d’istinto: “Giusto, come tu con Victor Krum.”

 

Ed Harry seppe di essere perduto, era stato completamente obliato dalle menti dei due, concentrati nello scagionarsi dalle loro tresche amorose.

 

Lo so, sono solo, ma devo reagire per il bene di tutti! Questo pensiero sembrava venire dal fuori, come una coscienza amica, ma Harry aveva giurato di adempiere il suo dovere: nessuno gli avrebbe rubato lo spirito.

 

“Aspetta, Ron!” esclamò Hermione “Harry!”

 

Harry riprese colorito e la ragione gli ripiombò nel corpo assieme alla tranquillità: l’anatema era svanito. Harry dubitava che fosse stata la sua impavida responsabilità ad annullare l’incantesimo, ma per ora il problema era risolto e non era indispensabile indagare oltre.

 

“Ora sto bene” disse Harry, riprendendo fiato.

 

Hermione lo guardava preoccupata: “Forse dovremmo andarcene, qui non sei al sicuro.”

 

“No, non possiamo. Qualcosa mi ha spinto a venire a Godric’s Hollow per un motivo ben preciso e ora so dove andare.” Harry riprese a marciare svoltando senza indugi ad ogni incrocio, come se conoscesse a memoria la strada che doveva percorrere. Ron e Hermione lo seguirono senza fiatare.

 

Poi Harry si fermò davanti a un cumulo di macerie: calce, mattoni spezzati e vetri rotti. Di fronte a quel cumulo di macerie restava in piedi solo la cassetta delle lettere, arrugginita e cigolante, su di essa si poteva ancora leggere una scritta sbiadita, il nome degli antichi proprietari di quella casa devastata: “Potter”.

 

Ron ebbe l’ardire di interrompere quel silenzio solenne: “Questa è la casa dei tuoi genitori... o meglio quello che ne resta.”

 

Harry accennò col capo e si girò verso i suoi amici con un’evidente spossatezza sul volto.

 

“Questo posto è come una foto di tanto tempo fa. E’ un ricordo piuttosto vago, ma reale, come quello dei miei genitori. Prima che andassi via con Hagrid sulla moto di Sirius ho guardato la mia casa e ho visto queste rovine, sono nell’esatta posizione in cui le ho lasciate. E’ tutto uguale, ma perché?” Harry parlava con una voce incolore, quasi fosse ancora posseduto da quella forza estranea, ma amica, che lo aveva condotto alla casa dei suoi genitori.

 

“Harry, va tutto bene?” chiese Ron, preoccupato e allo stesso tempo intimorito dal vacuo comportamento di Harry.

 

Hermione parve non curarsi dei bizzarri gesti di quell’Harry automa perché sapeva essere gli ovvi effetti di un anatema: “Queste macerie sono un simbolo, ecco perché non le hanno toccate. Sono il simbolo della caduta di Voldemort. E tutta questa città è un diretto affronto a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, ecco perché quando ha ripreso potere tutti gli abitanti di Godric’s Hollow sono fuggiti, avevano paura di un attacco dei Mangiamorte.”

 

La risposta della ragazza parve appagare Harry che però si trovò spinto, sempre da quella forza estranea, a rovistare tra le rovine della casa, anche se questo significava dissacrare la tomba dei suoi genitori e il suo nido d’infanzia per troppo poco tempo.

 

“Quindi qui non è rimasto nessuno. Meglio verificare: ehilà!” esclamò Ron incurante degli ammonimenti di Hermione.

 

La ragazza ebbe di che ribattere anche se lo fece a voce troppo alta: “Smettila di urlare!”

 

“Tu stai urlando!” gridò Ron, gareggiando con Hermione a chi riusciva a sfoderare la voce più alta e penetrante.

 

Hermione raccolse la sfida ed alzò di una decina di decibel il tono della voce: “Sto urlando per farti smettere di urlare!”

 

“Shhh!” Harry emise un verso simile al sibilo di un serpente a sonagli, imperioso e carico di altero rimprovero. Harry si rese conto che quel suono non apparteneva alla sua voce, e lo fece uscire dalle labbra controvoglia. Ron e Hermione lo ignoravano, forse non l’avevano neppure udito, ma quel sibilo apparteneva ad un Rettilofono, il sinistro timbro, viscido e oscuro della forza estranea e… amica? Un Rettilofono, come poteva essere amichevole? E poi, quanti Rettilofoni conosceva escluso lui? Solo Voldemort.

 

Ma Harry sapeva che non poteva essere lui. Già una volta la sua mente era stata strapazzata dal Signore Oscuro e la sensazione non era la stessa, era totalmente diversa. Inoltre, Harry riusciva a leggere, seppure molto confusamente, nella testa del suo “aggressore” e quella con cui stava in collegamento non era la testa di Voldemort. Troppo vile, timorosa, dubbiosa; avrebbe potuto essere Codaliscia, ma si scorgeva un chiaro barlume di fierezza, di orgoglio e uno sfrenato sentimento di vendetta (Codaliscia non si sarebbe mai permesso di provare risentimenti verso qualcuno; la vendetta era troppo ardita per il suo animo debole e febbrilmente pauroso).

 

Hermione e Ron intervennero all’unisco con la medesima domanda: “Harry, cosa c’è?”

 

“Restate qui. Vado a controllare. Se vedete delle scintille venite ad aiutarmi, ma per ora restate qui” e di nuovo a parlare fu quella voce sentenziosa e burbera che non concedeva risposte di alcun genere; era un comando chiaro e conciso.

 

I due non osarono ribattere intimoriti dal quel tono imperioso anche se Ron aveva il suo bel dire sulle condizioni mentali dell’amico, ma Hermione lo fermò assicurandogli che ad Harry serviva del tempo per smaltire gli effetti dell’anatema; era Harry con cui stavano parlando, non un parassita che si era infiltrato nella sua mente.

 

Incredibile a dirsi, Hermione si era sbagliata.

 

Harry si lasciò guidare dalla forza estranea; per qualche strana ragione si fidava di quell’invasore. Anche lui, chiunque fosse, voleva la stessa cosa che voleva Harry: uccidere Voldemort. Harry era riuscito a leggerglielo chiaramente in testa: la vendetta era tutta contro Voldemort.

 

Aprì la porta di una delle case disabitate di Godric’s Hollow, la più vicina a quella dei suoi genitori, e scoprì che era ancora abitata. I proprietari erano riversi sul pavimento dell’atrio e portavano sul volto i chiari segni di una maledizione: terrore di una morte improvvisa e dolorosa. I corpi erano ancora integri, perfettamente normali escludendo il colorito grigiastro della pelle: neppure il tempo e i piccoli animaletti spazzini osavano toccare una vittima dell’Avada Kedavra.

 

Alla vista di quei morti la mente di Harry fu sbattuta da parte e al suo posto vi entrò quella dell’estraneo: “Diavolo! Questi morti sono recenti. Ciò significa che Riddle ha spedito i suoi Mangiamorte a recuperare l’Horcrux, ma scommetto che non l’hanno trovato. Avranno rovistato nelle case di tutti i vicini e non hanno concluso niente, se non una bella carneficina. Eh, poveri gli abitanti di Godric’Hollow, troppo presuntuosi nel credere di poter sfuggire alla morte in questo posto.”

 

Harry aveva percepito tutto e si era impresso quelle parole a marchio di fuoco nella memoria. Lo sconosciuto era convinto di non essere ascoltato, il ragazzo poteva leggerglielo nella mente. Non sospettava minimamente delle abilità Legimens di Harry, abilità che anche il ragazzo aveva scoperto solo in quel momento.

 

Un’altra cosa che mi accomuna a Voldemort. Pensò Harry mentre la mente veniva risbattuta dentro la sua testa. L’invasore se n’era andato, definitivamente. Quello che aveva bisogno di vedere lo aveva visto e aveva sfruttato gli occhi di Harry per vedere. Ma cosa aveva usato per controllare il suo corpo? Harry non aveva alcun tipo di legame con quello sconosciuto e la cicatrice non gli aveva fatto male durante la possessione.

 

Sospettava di qualcosa; Hermione aveva detto che poteva trattarsi di un oggetto magico, allora forse…

 

“Hermione, Ron!” finalmente Harry riuscì a parlare con la sua voce: “Dobbiamo andarcene di qui, subito.”

 

“Abbandoniamo così Godric’s Hollow. Ma come?” gli chiese Ron scettico: “Dopo che hai insistito così tanto per rimanere. Non vuoi neanche andare a vedere la tomba dei tuoi genitori? Credo sia nel cimitero della città.”

 

“Ron, questa intera città è un cimitero” disse Harry facendo raggelare i due. “Hermione aveva torto: gli abitanti di Godric’s Hollow non sono fuggiti per paura di una ritorsione dei Mangiamorte, sono rimasti qui e ci rimarranno per sempre.”

 

Ron mandò giù a fatica il groppo che aveva in gola: “Che cosa vuoi dire? Che sono tutti…”

 

“Morti. Credo di sì” concluse Harry desolato.

 

“Allora non c’è problema” intervenne Hermione. I due ragazzi la fissarono perplessi.

 

Hermione si giustificò: “Beh, se i Mangiamorte sono già venuti una volta non credo che ci ritorneranno. Ma cosa saranno venuti a fare qui?”

 

“Come hai detto tu prima: per dissacrare l’affronto al Signore Oscuro” disse Ron.

 

“No, cercavano un Horcrux, ma non l’hanno trovato” dichiarò Harry.

 

“Come fai a saperlo?” chiese Hermione.

 

“Me l’ha detto un… informatore”

 

Hermione non adorava le persone misteriose, men che meno gli informatori: “Ci possiamo fidare?”

 

“Sì, assolutamente” Harry accennò vigorosamente e poi proseguì con tono più incalzante: “Dobbiamo andarcene. Lui è convinto che ci sia qualcosa a Godric’s Hollow, qualcosa che i Mangiamorte hanno lasciato a guardia della città, ecco perché ero così in allerta prima.”

 

“Che cosa intendi dire? Che il tuo misterioso informatore è l’essere che ti ha… controllato la mente prima?” domandò la ragazza sempre più diffidente e meno amichevole nei confronti del misterioso “informatore”.

 

“Sì, ma ci possiamo fidare. Anzi, sono quasi certo di sapere chi è” ribatté Harry riuscendo a convincere Ron delle buone intenzione dell’informatore, ma lasciando Hermione nel dubbio.

 

“E come fai a sapere chi è? E soprattutto, come fai a fidarti di lui dopo quello che ti ha fatto?” gli chiese Hermione sempre più invadente.

 

“Perché è stato lui a guidarmi alla casa dei miei genitori, voleva che cercassi qualcosa, almeno credo. Non sono tanto sicuro che l’abbia fatto volontariamente.”

 

Harry non aveva tempo di convincere Hermione. Prima che l’informatore interrompesse il contatto mentale era riuscito a captare un chiaro pensiero: a Godric’s Hollow si nascondeva tuttora un pericolo mortale ed Harry sapeva benissimo qual era. Già una volta si era trovato faccia a faccia con quelle creature e non avrebbe più voluto ripetere l’esperienza.

 

“Che cos’è che devi cercare?” Hermione continuava a fare domande incessantemente.

 

“Non lo so con precisione, ma mi ha mandato un flash confuso dell’oggetto che devo trovare; lo riconoscerò quando lo vedrò” rispose Harry.

 

Hermione non si arrese; la cocciutaggine è un vizio degli intellettuali: “Non hai ancora risposto alla prima domanda, Harry: come fai a sapere chi è?”

 

Harry tirò un sospiro esasperato; qualcosa si stava muovendo nelle case, un suono sinistro di corpi in putrefazione che strisciano sui pavimenti: “Ricordi prima, quando mi hai detto che potevo essere sotto l’influsso di qualche oggetto magico?”

 

Hermione rispose: “Sì, ma ho scartato quell’ipotesi quando l’effetto è svanito da solo. Solo un anatema può comportarsi così, a meno che l’oggetto sia controllato tramite il pensiero da un doppio legame e questo spiegherebbe anche perché ti comportavi in quel modo prima; il proprietario di quell’oggetto deve averlo utilizzato come tramite per controllare il tuo corpo e usarlo a proprio piacimento, come faceva Voldemort con la cicatrice, solo che lui poteva solo insinuarsi nei tuoi pensieri, mentre il tuo informatore può controllare tutto il tuo corpo.”

 

“Può leggermi nel pensiero come faceva Voldemort?” chiese Harry.

 

Hermione negò: “No, a meno che lui sia un Legimens e la stessa cosa vale per te.”

 

“Allora tutto a posto, lui non è un Legimens, gliel’ho letto nei pensieri.”

 

“Come gliel’hai letto?” domandò Hermione incuriosita.

 

“Beh, credo di essere un Legimens” concluse Harry senza particolare orgoglio.

 

“Congratulazioni” si complimentò Hermione un tantino poco entusiasta; Ron lo fissò col tipico sguardo da “ci mancava solo questa”.

 

“Accidenti… più il tempo passa, più io tendo ad assomigliare a Voldemort” dichiarò Harry melanconico, guadagnandosi lo sguardo cupo di Ron.

 

“Non dirlo neanche per scherzo, Harry, sei diverso da… lui.” Lo rassicurò il rosso, che faticava ancora a pronunciare il nome di Voldemort.

 

“Ma chi è il tuo informatore?” insistette Hermione.

 

“Il nome non lo conosco.”

 

“Allora, chi è? Che cosa fa?”

 

“Non so neanche questo” rispose Harry.

 

“Com’è fatto fisicamente?”

 

Harry scosse il capo: non ne aveva la minima idea.

 

“Ma allora…?” iniziò Hermione.

 

Harry pensò che era meglio troncare sul nascere le domande di Hermione: “E’ R.A.B., almeno credo. Questo è il falso Horcrux” ed estrasse dal taschino un ciondolo: “Quello che io e Silente credevamo essere il medaglione di Serpeverde. Da quando ce l’ho mi comporto in modo… pessimistico.”

 

Ron inarcò le sopracciglia chiare con espressione divertita: “Abbiamo notato.”

 

“Ma allora R.A.B. è ancora vivo?” chiese Hermione.

 

“Già! Credevo fosse morto, ma evidentemente non è così” confermò Harry.

 

“E quindi ora ce ne andiamo. Hai detto che R.A.B. credeva che i Mangiamorte avessero lasciato qualcosa qui” affermò Hermione.

 

Harry udì distintamente lo stesso suono sinistro, il cigolio di porte che si aprivano e il rumore di passi di esseri fetidi che si trascinavano da soli per le vie di Godric’s Hollow, verso di loro: “In effetti i Mangiamorte hanno lasciato qualcosa a Godric’s Hollow: è pieno di cadaveri.”

 

“Non è consolatorio sapere che i Mangiamorte hanno sterminato tante persone, ma almeno dei cadaveri non possono farci niente” intervenne Ron.

 

“Già, almeno che…” Hermione ebbe un sospetto che Harry confermò accennando col capo: “Sì, esatto. Ma aspettiamo ad andarcene, prima devo recuperare una cosa” e detto questo Harry si precipitò tra le macerie per cercare l’oggetto misterioso indicatogli da R.A.B., o almeno chi pensava fosse R.A.B.

 

“Almeno che cosa, Hermione?” domandò Ron, trepidante per conoscere maggiori dettagli sul pericolo a cui andavano incontro rimanendo a Godric’s Hollow.

 

Hermione non ebbe tempo di ribattere. La casa più vicina a quella dei Potter (quella dove Harry era stato prima) ebbe un fremito, come se fosse stata scossa da un terremoto circoscritto a quella zona. Un terribile e straziante lamento umano si levò nell’aria.

 

“Cos’è stato?” chiese Ron con un filino di voce estraendo prontamente la bacchetta.

 

Hermione si avvicinò il più possibile a Ron stando ben attenta a non strofinarsi contro il suo corpo e disse con voce tremula: “Inferi. I Mangiamorte hanno lanciato una specie di incantesimo che costringesse gli Inferi a risvegliarsi se e solo quando qualcuno si fosse avventurato a Godric’s Hollow.”

 

“Harry, santo Merlino, sbrigati!” esclamò Ron con la sua classica voce da panico estremo: un Inferus maschio, così sembrava, era uscito con gambe malferme dalla casa vicina seguito da un altro Inferus agghindato con uno straccio somigliante ad un vestito da femmina, forse questa era stata sua moglie nella vita passata.

 

Harry vide i due esseri avvicinarsi e prese a scavare tra le macerie più velocemente, mettendo da parte il rispetto che nutriva verso le rovine della casa dei suoi genitori; arrancò per qualche minuto tra la calce e i mattoni, ma non trovò nulla che attirò la sua attenzione. E intanto dalle vie di Godric’s Hollow i lamenti degli Inferi si facevano sempre più vicini e inquietanti.

 

Harry estrasse la bacchetta e disse: “Accio oggetto!” ma non accadde nulla come era prevedibile.

 

Harry guardava Ron e Hermione serrati in posizione di difesa; ormai alla ragazza non importava più di stare appiccicata a Ron: gli Inferi marciavano verso di loro. Ma Harry non poteva andarsene senza recuperare l’oggetto. Lasciò scivolare la bacchetta a terra, chiuse gli occhi e si concentrò sul frammento di immagine che R.A.B. gli aveva mostrato volontariamente o involontariamente; Harry sapeva solo che doveva recuperarlo: era importante, poteva essere l’Horcrux che i Mangiamorte non avevano trovato.

 

Visualizzò l’oggetto ed eseguì un incantesimo senza bacchetta e funzionò. Harry afferrò il pezzo di carta che gli era volato contro e senza neanche degnarlo di uno sguardo gridò: “L’ho trovato! Ora andiamocene.”

 

“Siamo circondati!” strillò Hermione.

 

Harry aveva la soluzione: “Non è un problema: Accio Firebolt!”

 

Ron e Hermione fecero la stessa cosa con le loro scope mentre Harry respingeva un paio di Inferi con degli schiantesimi.

 

“Quanto ci mettono ad arrivare quelle dannate scope!” strepitò Ron.

 

“Dovrebbero esser qui tra poco, Rictusempra!” Hermione colpì un Inferus che le si parava a pochi metri di distanza; il corpo putrefatto ricadde all’indietro sulla via sassosa, ma ci mise poco a rialzarsi.

 

Nel frattempo le tre scope stavano sfrecciando verso i rispettivi proprietari che le afferrarono.

 

“Montiamo sulle scope, avanti!” gridò Harry.

 

Hermione, anche a causa dell’agitazione, era piuttosto impacciata sulla scopa e la sua insicurezza permise ad un Inferus di afferrarle la caviglia.

 

“Ron!” Singolare che Hermione avesse invocato il nome del timoroso Weasley quando c’era disponibile l’impavido Potter.

 

“Arrivo, Hermione!”

 

E come in un classico dei film cavallereschi Ron si fiondò contro l’Inferus con un impeto e un coraggio degni di Godric Grifondoro. Sferrò in faccia al mostro un calcio talmente brutale da costringerlo a mollare la presa e a chinarsi per raccogliere i denti che gli erano caduti a causa del violento urto.

 

Approfittando della distrazione dell’Inferus, Ron portò in salvo Hermione facendola salire sulla sua scopa. Come alla conclusione di un epico racconto si allontanarono dal campo di battaglia stretti l’uno all’altro, in sella al nobile destriero, cioè alla scopa; mancava solo il bacio e il “vissero felici e contenti”, ma Ron, prontamente, rovinò tutto.

 

Mentre teneva tra le braccia Hermione, il cui collo si stava già protendendo per ricevere l’attesissimo bacio, disse, convinto di sdrammatizzare l’atmosfera romantica: “Non avrei mai permesso che quegli Inferi ti toccassero, Hermione, altrimenti chi mi suggerirebbe agli esami? Potrei dire addio ai M.A.G.O.” e concluse con una breve risata.

 

Poco più avanti Harry Potter contemplava con enorme delusione la disfatta di quell’ennesimo cult romantico, sfumato da Ron, tanto per cambiare.

 

La battutina di Ron non sortì l’effetto desiderato. Hermione prese a divincolarsi sulla scopa: “Lasciami andare, razza di cafone, preferisco finire in pasto agli Inferi!” E ci sarebbe finita davvero se Ron non avesse preso la strenua decisione di afferrarla per i fianchi e stringersela forte al petto.

 

Harry si compiacque della saggia mossa dell’amico: Forza, Ron! Ce la puoi fare, io credo in te!

 

“Sta ferma Hermione! Se fai così cadrai dalla scopa e io ci tengo troppo a te, capito? Non farmi brutti scherzi!” disse Ron accarezzando i riccioli di Hermione.

 

La ragazza rimase spiazzata da questa confessione: per la prima volta la sua ferrea sicurezza vacillò e crollò completamente; non era più padrona della situazione e non riusciva a dosare le sue reazioni, che fare? Hermione reagì da vera “intellettuale”: “Ci tieni più a me o a Lavanda Borwn?”

 

Harry credeva che i due si divertissero a lanciare frecciatine, ma la reazione di Hermione era in parte giustificata, dopo tutte le bidonate che le aveva dato Ron doveva pur prendersi una rivincita. Il giovane Potter aveva appreso che nella pseudo-relazione tra quei due la pazienza e la prontezza di nervi erano alla base di una convivenza pacifica.

 

“Hermione, tu…” iniziò Ron.

 

Dal tono di voce Harry capì che stava per iniziare un’altra delle loro discussioni, ma aveva qualcosa di più importante che stare a sentire Ron che accusava Hermione di gelosia e Hermione che accusava Ron di alto tradimento: l’Horcrux che aveva appena recuperato.

 

Tirò fuori dal mantello il pezzo di carta che fino a quel momento aveva gelosamente custodito: era una foto abbastanza vecchia a giudicare dai bordi consumati e dall’odore di stantio che emanava. Era piuttosto sciupata ma si potevano vedere chiaramente i soggetti messi in posa sorridenti e allegri nel giorno più felice della loro vita: il matrimonio dei suoi genitori. In primo piano James stringeva possessivamente Lily che, avvolta in un abito da sposa semplice ma incredibilmente elegante, salutava il fotografo con un largo sorriso e poi rivolgeva una linguaccia dispettosa al neo-marito. In secondo piano, ma non certo rimasto inosservato, un giovane e affascinante Sirius Balck saltellava allegramente cercando di attirare l’attenzione dell’amico impegnato a svolgere i doveri matrimoniali; per un attimo Sirius e James si scambiarono la classica occhiata malandrina e si volsero entrambi verso il fotografo che a giudicare dalle loro espressioni, sembrò ricambiare il gesto. In quei quattro, fotografo compreso (Harry era quasi certo che si trattasse di Lupin) niente era triste e cupo, sprizzavano pura energia da tutto il corpo, sembrava che niente potesse intaccare la loro somma felicità; sembrava…

 

Harry strinse la foto al petto e, per un attimo, riuscì a dimenticare tutto, la morte di Sirius, quella di Silente, Ginny, persino Ron e Hermione che litigavano; stava lì, fluttuava a mezz’aria sulla Firebolt, e godeva di quell’allegria contagiosa che sapeva avrebbe avuto un tragico epilogo.

 

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Apple: troppe lusinghe ci fanno arrossire (^////^), ma ovviamente siamo semplicemente estasiate di ricevere complimenti così incoraggianti; appena pubblicherai la tua versione sul 7° libro andremo di corsa di corsa a recensire (con altrettanti complimenti) grazie e non mancare al prox chap KS

 

Charlotte Doyle: Per quanto riguarda i nomi la precisione è molto scarsa (non prestiamo attenzione ai dettagli). Ci hai dato l’ispirazione: nel 5° cap (dato che gli altri sono già zeppi di cose) aggiungeremo lo spin-off su Herm e Gin. La storia sarà comunque vista dal punto di vista di Harry (ma ci saranno tanti fuori programma). Percy (simpaticamente) non lo riteniamo affatto simpatico e degno delle nostre parole (ma lo utilizzeremo in futuro per tramare un piano oscuro…) Sam di sicuro non è Mary Sue (capirai più in là quando si conoscerà meglio) si sentirà spesso parlare di lei perché avrà un ruolo chiave nell’”evoluzione” di Draco; soprattutto nel cap 4 (ke abbiamo appena stuccato) ci sarà un discorso abbastanza esistenziale tra Sam e Draco per quanto riguarda la guerra; ma non può mancare all’inizio un pizzico di contrasto ironico tra i due (ed entrerà in campo anke la gelosia ecc…) I punti esclamativi sono un problema di Kaho (lei stessa lo ammette) quindi Samy si assumerà il compito di frenare il suo impeto. I tuoi commenti ci devono sempre essere perché (davvero, ma davvero) ci aiutano a migliorare. We love i commenti costruttivi: i prox quattro cap sono già finiti ma vedremo di rivederli in certi punti ^__^ Grazie 10000 KS

 

Hermione CH: ormai sei una fedele recensitrice e sia Kaho ke Samy sono molto onorate (inchino) no preoccupa!… Gin e Harry ne faranno di cotte e di crude poi… (anke Ron e Herm ^_^) Kiss KS

 

Siangel187: un’altra fedele recensitrice; speriamo di non deluderti coi prox chap anke se, modestamente, speriamo di no.... in futuro aspettati tanta avventura e azione e ovviamente love Kiss KS

 

Evanescense87: grazie, grazie!! ^__^ un miticissimo davvero apprezzato; continua a recensire! Kiss KS

 

James e Lily: in qst cap si è chiarito (+ o -) ke cs succede al povero Harry… speriamo ke rinsavisca; grazie 1000 per la recensione… non mancare (scuse prostranti x il ritardo di qst cap) KS

 

  
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