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Autore: ryuzaki eru    20/12/2011    6 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 

16. Il The old docks

 
(Dal cap. precedente)
Lui sollevò appena lo sguardo sull’alta ragazza che aveva davanti…
Sopra la maglietta nera Emma indossava una semplice t-shirt bianca...
Con al centro la stampa di una grossa L nera in stile gotico…
E sul fianco, in basso, verso il bordo della maglietta, c’era stampata una piccola scritta nera…
“Io sono la giustizia”…
Il volto di Elle era nella penombra.
La semioscurità di tutto il locale era diffusa, eccettuando le zone illuminate vicino al bancone, e si estendeva in quell’enorme unico ambiente, con soffitti altissimi e finestre sottili ed irraggiungibili  appena sotto le imposte del tetto. I grossi tubi metallici e le reti elettrosaldate sospese a grandi altezze palesavano la sua precedente funzione di capannone industriale, ora abbandonato, ma mantenuto vivo…
I ragazzi aumentavano ogni minuto e si affollavano in quel gigantesco ex-magazzino ristrutturato e volutamente poco illuminato, vicino al porto, ed incredibilmente amato da tutti coloro che non volevano frequentare i soliti locali. Il The old docks andava alla grande…
La musica saliva ed i bassi arrivavano a smuovere il petto, nonostante le dimensioni di quell’ambiente permettessero di allontanarsi dalle casse assordanti, di chiacchierare e passare una serata in compagnia senza necessariamente buttarsi nella mischia del ballo. Ognuno era libero di decidere come trascorrere la propria serata. Il bello di quel posto era proprio questo.
Le luci dell’alto bancone alle spalle di Emma illuminavano i capelli corvini di Elle, lucidi e spettinati…
Ma il suo volto era nella penombra… leggermente chino e adombrato dagli stessi capelli…
Soprattutto, i suoi occhi erano nella penombra…ed erano sgranati…
Ma Emma non riusciva a scorgerli… E tuttavia lo guardava, seria e prorompente.
Mentre lui fissava quella scritta.
Dopo qualche istante e senza alzare lo sguardo, Elle le disse, con tono basso, quasi intimidatorio e ostile… «Questo è per Elle?! Credi che debba sconvolgermi?!!» E continuò a fissare la scritta in basso.
«Sì, è per Elle. E credo che poche cose ti sconvolgano.» gli rispose Emma, gelida. Incredibilmente gelida.
Le parti sembravano invertite? Davvero era così?
«Tu stai giocando… Stai giocando. C’è stato un momento in cui non lo hai fatto?!» disse lui, sempre senza guardarla negli occhi e con una voce che, appena incrinandosi, lasciò percepire una vaga irritazione…
Era stato un colpo basso, quello di Emma.
Come faceva quella ragazza a conoscere quella frase? Come poteva collegarla ad Elle? Chi poteva conoscere l’indole di Elle? Chi sapeva che lui era così tremendamente combattivo ed eccentrico da dire quella frase? Neppure Watari lo aveva sentito!!!
Elle questa volta era veramente rimasto colpito?
Elle era infastidito?
Poi però, con calma, sollevò lo sguardo su di lei…
E le sue pupille enormi e nere la trafissero.
La trafissero veramente, forse per la prima volta…
Perché lei si lasciò trafiggere…
Forse accadde perché fino a quel momento Emma aveva considerato quegli sguardi normali e conosciuti. Forse perché lei non aveva palesato, fino ad allora, una verità così incredibile e segreta. Forse perché Emma non era Elle, non era un pezzo di ghiaccio e, a differenza di lui, si sconvolgeva. O forse, semplicemente, perché Emma, ora, era vulnerabile in un modo in cui non si era aspettata di poter essere…
La forte, decisa e ardita Emma, in quel momento, si fece trafiggere da quello sguardo… Si perse in esso…
«…Giocando…? …Io? ... No… non sto giocando… Tuttavia potrei bruciarmi ugualmente… col fuoco…» disse Emma, sincera, come sempre, e non più così irruente…
«Credi che Elle possa dire qualcosa del genere?» le chiese lui, ora non più ostile, riacquisendo quel tono pacato ed incolore…
Un controllo incredibile…
«Sì… Credo che potrebbe dirlo… Anzi, credo proprio che lo abbia detto o lo abbia almeno pensato.» Si stava di nuovo facendo coraggio, continuando a dire le verità…
«Tu non menti. Tu non menti mai. Ed in questo preciso momento hai bisogno ancora di un po’ di tempo per riacquisire il tuo coraggio. Ora stai vacillando. Non ti capita così spesso.» Le disse lui candidamente.
Spiazzante.
Quello era esattamente lo stato d’animo di Emma in quell’istante! Lei in quel momento stava ricercando ed attendendo il ritorno della forza d’animo, che aveva vacillato dopo lo sguardo inquietante, diretto, profondo ed affascinante di Elle…
Ed Elle lo aveva colto… aveva colto un suo intimo e personale sentimento… E poi glielo aveva comunicato senza problemi… Lasciandola “nuda”.
Non c’è colpo che lui non renda…
È sempre così.
Lei gli aveva palesato qualcosa che lo riguardava profondamente, aveva spiattellato su una leggera t-shirt di cotone gli intimi, nascosti e segreti pensieri di Elle. Nessuno lo aveva mai fatto. Nessuno. I pensieri intimi di Elle, erano solo di Elle!
E lui aveva fatto lo stesso, rendendole il colpo, istintivamente e senza tatto…
Solo che Emma l’aveva potuto fare perché sapeva.
Elle l’aveva potuto fare perché intuiva ciò che pochi riescono ad intuire…
Ma questo intuito… questo intuito sugli stati d’animo ed il carattere delle persone cos’è?
Emma tirò fuori quello che pensava «Tu… tu… come fai a capire le persone?» Tu hai capito che tipo di persona fosse Aizawa, indipendentemente dalle sue capacità come poliziotto… Tu hai capito che gli occhi di Light erano cambiati, dentro quella cella… che lui era diventato un altro, dopo aver rinunciato al quaderno… Tu hai letto dentro di loro… Cos’è questa cosa? Si può chiamare “sensibilità”?
L’intuito, la parte più recondita dell’intelligenza umana, gli inconsci e velocissimi collegamenti di un cervello superiore, possono essere anche chiamati “sensibilità”? Oppure, anche la “sensibilità”, se molto sviluppata, può essere parte dell’intelligenza ed incrementarla?

Emma continuò «… Tu in fondo riesci a penetrare cosa c’è nel profondo delle persone… E questo non dipende solo dal fatto che sei intelligente… tanti geni non capiscono le persone…Tu le capisci, ma non lo dai a vedere. Tu lo nascondi!» concluse, con maggiore veemenza.
Lo aveva fatto di nuovo.
Lo aveva colpito di nuovo.
Emma stava di nuovo parlando di lui… apertamente.
Elle “sensibile”?
Una follia…
«Sono gli altri il fulcro delle mie costanti attenzioni. Le considerazioni e le elucubrazioni sulla mia personalità non mi interessano.» rispose lui lapidario.
Tuttavia? Emma aveva ragione? Quella ragazza aveva ragione?
«A me interessano invece!» si accanì Emma. «A me interessa tantissimo sapere cosa pensi!»
Elle portò il pollice sulle labbra e cominciò morderlo… «Uhm. A te interessa. E perché ti interessa sapere cosa penso? E ti interessa sapere cosa penso io veramente oppure come ragiono riguardo a determinate questioni?»
«Mi interessa cosa pensi veramente.» rispose lei senza dubbi.
«E perché?» la interrogò lui, impassibile.
«Perché sei una persona incredibile… Indipendentemente da tutto…»
«Indipendentemente da tutto cosa?» continuò a incalzarla.
«Indipendentemente da tutto quello di cui ti circondi, da tutti i rischi che corri, da tutti coloro che devono ringraziarti e non possono farlo, da quelli che sono vivi grazie a te… Indipendentemente da tutto questo, che pure ammiro in te, mi interessa sapere cosa pensi…»
Stava parlando di lui. Stava parlando della sua immensa stima per lui e del suo innegabile desiderio di conoscerlo veramente…
E, chiaramente, non stava parlando di “Ryuga”…
Stava parlando di “Elle”… di quell’Elle incognito, segreto, senza volto, senza nome e senza voce…
«Tu mi conosci. Tu sai.» disse lui serio, essenziale e gelido…
«Ragazzi, che fate, vi state confessando?» li interruppe Kei gioiosamente… «Lasciate stare gli argomenti seri, cosa bevete? Il primo giro lo offro io! ...Wow! Vedo che non hai più remore a mostrare la tua evidente preferenza per Elle!» disse ad Emma notando la sua t-shirt…
Kei. Un genio del momento inopportuno.
Emma rimase ferma, non lo guardò neppure, ma sollevò appena gli occhi al cielo…
Elle si girò molto lentamente verso di lui e lo osservò annoiato «Mi ricordi incredibilmente qualcuno che ho conosciuto di recente. Hai un’inquietante capacità nell’aprire bocca in modo concitato ed in momenti singolari.»
Gli ricorda Matsuda?! Per forza… Le “solite cretinate di Matsuda”…
«Oh… davvero? Ho interrotto qualcosa?» sorrise Kei malizioso.
Emma finalmente si girò verso di lui «No Kei… Lascia stare… Dunque, vediamo un po’… Cosa beviamo? Io una vodka-orange, per iniziare…» poi guardò di nuovo Elle «Qui non fanno dolci… questo è un problema in effetti… Fammi pensare… Innanzitutto, reggi l’alcol?» gli chiese a bruciapelo.
Elle sbatté le palpebre «È utile saperlo?»
«Be’, il punto è che se gli chiedi un tè o un caffé ti rideranno in faccia…» rispose Emma ridacchiando.
«Credo di essere in grado di bere anche altro. Non sono un alieno.» commentò Elle con gli occhioni ben aperti e ingenui.
Solo un minuto prima si stavano scontrando a suon di parole e domande inquietanti… Erano gli stessi?
«Perfetto! Allora, hai preferenze? Secondo me potresti prendere una crema di whisky… è dolce e disgustosa al punto giusto…» disse Emma.
«Sì. Va bene.» concluse Elle.
«Bene! Allora mettiamoci tutti al bancone, finché c’è posto per sedersi!» si intromise Kei contento.
E si sedettero tutti e tre.
Emma osservò lo sgabello rotondo affianco al suo, dove si stava sedendo Elle... Ora ti voglio ad appollaiarti su questo…
Ma ci riuscì.
Un contorsionista.
Un vero mago dell’accovacciarsi a pieni nudi ovunque.
Il barman preparò i loro drink.
Misao, Kei, Emma, Elle, in fila, uno affianco all’altro…
Misao sollevò il bicchiere «La prima la dedichiamo a Ryuga!» e avvicinò il calice a quello di Elle, alzandosi in piedi sui pioli dello sgabello per raggiungerlo.
«Sì, a Ryuga!» esclamò Kei ripetendo il gesto di Misao.
Emma si voltò semplicemente verso Elle, che le era direttamente al fianco… Lo guardò negli occhi e accostò il suo bicchiere a quello di lui «A te!».
Elle ricambiò lo sguardo e le disse freddamente «Non riprenderò il discorso ora. Ma io non ho finito con te.»
«Lo so. Neanche io ho finito con te.» rispose Emma.
«Perfetto.» e tenendo il bicchiere al bordo Elle lo avvicinò alle labbra chiare e morbide…
Sorseggiò la crema di whisky…
Emma osservò il suo collo…
Il pomo scese e poi risalì sotto la pelle candida, quando deglutì…
Lo sguardo le cadde sulle ossa dello sterno appena visibili dal girocollo della maglietta bianca…
Perché è così dannatamente sensuale?
«Buono.» commentò Elle senza scomporsi.
Poi Kei intavolò una discussione sulle idol, cui Emma partecipò attivamente ed Elle un po’ più passivamente, mentre continuava a sorseggiare la sua crema di whisky, scoperta della serata…
Il locale finì di riempirsi.
Iniziava a fare parecchio caldo.
Emma sfilò la t-shirt e la maglietta a maniche lunghe e rimase in canottiera.
E il primo giro finì.
«Vado un attimo al bagno» disse Misao, alzandosi.
Kei la seguì mentre si allontanava… La osservò tutta… Vestitino leggero, a maniche corte e molto succinto, tenuto con una larga e scesa cintura sui fianchi, parigine nere e stivali…
«È perfetta.» disse Emma, osservando il ghiaccio nel proprio bicchiere.
«Sì.» ammise serio Kei, continuando a guardare Misao che si faceva largo tra la folla e poi spariva dietro una porta.
«E tu Emma? Almeno al compleanno di Misao dovrai sfoggiare!!!!» cambiò subito argomento Kei.
«Be’, certamente lo farò, anche io ogni tanto lo faccio! Il punto è: a te cosa importa? Misao è sufficientemente curata per entrambe!» rise Emma.
«Ma io lo dico per te!» esclamò Kei. «Guarda che gli uomini guardano con altri occhi le donne vestite in un certo modo!»
«Lo so. Ma io non sono attualmente in cerca.» e gli strizzò l’occhio «e poi bisogna vedere quali uomini si accalappiano a vestirsi in “un certo modo”. Guarda Misao cos’ha combinato?! Si è accalappiata te!!!»
Ed iniziarono la polemica di battute, mentre Elle se li guardava…
O guardava Emma? Oppure “studiava” Emma?
Ad un certo punto però le si rivolse, con un tono di voce basso e incolore «E’ molto che Misao è in bagno. Troppo.»
Emma non ci aveva fatto caso… Ma era vero… Era parecchio…
Ad Elle non sfuggiva nulla… Era attentissimo a ogni dettaglio.
«Speriamo che non si sia sentita male. Vado a vedere.» disse Emma e si alzò diretta verso la porta, sgomitando in mezzo ai ragazzi…
 
I bagni erano esterni al capannone del locale ed erano disseminati in corrispondenza di tutte le uscite di emergenza.
Quella porta dava su un vicolo, alle spalle dell’entrata del The old docks.
Emma la richiuse.
E si girò.
E vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere…
Il vicolo era deserto in quel momento…
Misao era in piedi… Piccola, indifesa…
Un ragazzo la teneva da dietro e le bloccava i polsi, mentre un altro le tappava la bocca…
Erano entrambi perfetti, quei due. Capelli perfetti, abiti perfetti e alla moda. Sbarbati.
Una voce arrogante uscì dalla bocca di quello che la bloccava alle spalle e che Emma non poteva vedere bene in faccia «Sei carina… Ti vesti così e poi non ci stai? Molto male bambina…» e rise.
Emma rimase ferma solo per un istante, sbigottita, cercando di realizzare…
E poi… «Brutti stronzi rivestiti…» quasi sussurrò tra sé e sé «Non provate nemmeno a toccarla!!!!» urlò con tutto il fiato che aveva in corpo e si avvicinò, camminando lentamente e serrando i pugni, con lo sguardo fisso su di loro…
«Oh oh oh! Guarda un po’ chi abbiamo qui… L’amichetta… Sei carina anche tu… meno succinta, ma… quella canottierina “a pelle” sul “davanti” mi fa pensare che anche tu sia in cerca…» le disse l’altro, quello che Emma poteva vedere in faccia, il quale lasciò la bocca di Misao, lasciandola sola nelle grinfie di quello che la bloccava da dietro… e si avvicinò sorridendo spavaldamente ad Emma, mostrandole una dentatura perfetta e brillante…
«Cosa vuoi fare? Ti unisci a noi? O la vuoi salvare…?» proseguì quello ridendo.
Emma rimase seria e calma, almeno apparentemente «Lasciala andare.»
«Come?» le chiese quello facendo il finto tonto.
«La-scia-la an-da-re.» sillabò Emma «è più chiaro così?»
«No che non è chiaro!» le disse quello, vicino… Allungò una mano, afferrò il polso di Emma, violentemente…
Merda!
E solo allora le uscì la forza…
Sferrò un rapido calcio basso all’altezza delle ginocchia.
Quello si accasciò appena ed allentò la presa del polso.
Lei si liberò e sgattaiolò per allontanarsi.
«Brutta bastarda! Sei manesca eh?!» esclamò l’altro, che mollò Misao, innocua, e si diresse verso Emma….
 
«Kei. Dov’è il bagno in questo locale?» chiese Elle in modo indifferente, dopo poco che Emma era uscita.
«All’esterno, su un vicoletto qui dietro, almeno quello cui si è diretta Misao. Perché?» rispose Kei perplesso alla domanda di Elle…
«Perché allora dobbiamo raggiungerle, subito.» gli rispose lui serio, alzandosi.
 
«Non provare a toccarmi!» gridò Emma contro quello che le si avvicinava.
«Perché, se no cosa mi fai?» le disse quello arrabbiato, appropinquandosi ancora. Era alto…
«Non toccarmi!» Ripetè urlando Emma.
Misao iniziò a gridare, sotto shock «Emmaaaaaaaaaaa!!!»
I bassi della musica all’interno rimbombavano…
Quello allungò il passo e diede ad Emma una violenta spinta che la scaraventò addosso al muro, ferendole i gomiti…
«Lo avevo detto che non mi dovevi toccare, maledetto schifoso…» sussurrò Emma, mentre quello si avvicinava ancora e l’altro si rialzava dopo il calcio alle ginocchia e mollava un potente schiaffo a Misao, che cadde… Lo fece senza un motivo, semplicemente perché era arrabbiato e si doveva sfogare…
Emma allora non ci vide più… «Avevo anche detto che non dovevate toccare neppure lei…»
Fece un sospiro e partì con un calcio laterale alto e rapidissimo che buttò violentemente a terra quello che aveva schiaffeggiato Misao, prendendolo in pieno volto.
L’altro la prese per il polso di nuovo e le torse il braccio con forza.
Emma si allontanò, svolgendo la spalla, inclinò il busto e gli sferrò un calcio da dietro.
Quello accusò e la lasciò, ma poi la schiaffeggiò, ferendole il volto col cinturino di metallo dell’orologio...
E lei allora fece partire un diretto e poi, finalmente, lo colpì alle parti basse con una ginocchiata… ed anche quello si accasciò a terra…
Il tutto durò pochi minuti…pochissimi minuti…
La porta si aprì.
«Ma che diavolo succede????» disse Kei sbigottito dopo un primo sguardo alla situazione.
«Succede che bisogna chiamare la polizia.» disse calmo Elle, sfilando il cellulare dalla tasca posteriore dei jeans con le dita sottili. «Io rimango qui, tu fai venire immediatamente la “sicurezza” del locale.»
 
Poco dopo il vicolo era pieno di gente…
Il proprietario del locale, i “gorilla” dell’entrata… Aspettavano tutti la polizia, tenendo a bada i due ragazzi malmenati…
La piccola Misao aveva gli occhi sgranati e gonfi di lacrime e si abbracciava ad Emma, nascondendosi sotto la sua spalla…
Emma invece era seria, quasi spenta e si stringeva il busto con un braccio, nervosamente…
«Misao… Siediti un attimo, stai tremando come una foglia…» le disse Emma.
Misao annuì, come un gattino bagnato, e si sedette sui gradini poco distanti…
«E ora? Cosa dobbiamo fare?» disse Kei, sconvolto.
Emma lo guardò e lo fulminò arrabbiata «Cosa dobbiamo fare? Accidenti, Kei! Vai da lei!!! Non lo vedi che ha bisogno di te???!!!» forse troppo arrabbiata…
Ma Kei non le rispose e si avvicinò a Misao, che lo abbracciò con tutta se stessa…
Emma si allontanò da loro, si appoggiò al muro e si lasciò scivolare a terra, chinando il capo sulle ginocchia piegate ed abbracciandole… Ed iniziò a tremare…
«Anche tu stai tremando.» la raggiunse una voce fluida, bassa e conosciuta.
Emma alzò gli occhi.
Elle.
Le si affiancò e le si rannicchiò accanto.
«Sì… fa freddo qui fuori solo con la canottiera…ma ho lasciato la maglia dentro…» Non stava tremando perché faceva freddo… stava nascondendo a se stessa che rabbrividiva perché le stava piombando addosso tutto quello che non aveva potuto permettersi di provare prima, quando aveva dovuto agire senza abbandonarsi a paura o panico…
«Cosa è successo precisamente?» le chiese lui. La guardava, da vicino.
«Oddio… non mi va di parlarne…» sbuffò Emma.
«La polizia arriverà tra poco e a loro dovrai raccontare tutto dettagliatamente.» ribatté Elle, serio.
«Lo so…» mugugnò Emma.
Poi buttò uno sguardo gelido verso i due ragazzi che aveva steso e cominciò «Quella feccia laggiù, quei due individui pietosi, stavano aggredendo Misao perché lei non “ci stava”! Ed io non gli ho permesso di fare quello che volevano fare. Tutto qui.»
«Uhm. Tutto qui?» le chiese Elle, fissandola negli occhi, impenetrabile…
Ed Emma allora si sciolse…
Lui era così vicino ora… Quasi sentiva il suo respiro…
Emma alzò lo sguardo e vide Misao che si stringeva a Kei e piangeva…
Sospirò… «Io…io… non volevo farlo… Gliel’ho detto più di una volta di non avvicinarsi… ma quei due schifosi… se ci ripenso mi sale una rabbia che… Ma perché è capitata questa cosa? Queste cose capitano solo nei film! E se nella realtà avvengono non finiscono così… Non mi sembra vero!!! È assurdo!!! Io non sono una “guerriera della notte”! Io non le reggo queste cose! Non sono un poliziotto! Non è bello picchiare una persona, lo sai? È una cosa orribile! Io non ci sono abituata e non voglio abituarmi! Che schifo… che schifo di persone… Come si fa a… come si fa a…» e le vennero le lacrime…
Le salirono così…
Un crollo. Ebbe finalmente un crollo dopo quello che aveva fatto. Dopo la tensione che aveva accumulato…
Ed Elle le rimase al fianco, con le mani poggiate morbidamente sulle ginocchia, senza parlare…
«Ahi…» il sale le finì sul taglio che aveva sul volto… Tirò su col naso… E si sfiorò la mascella, sporcandosi la mano di sangue… «…Cavolo… non me ne ero accorta… Ho un taglio… ha anche macchiato la canottiera, maledizione…»
Elle la guardava… e strinse la dita della mano sulle ginocchia, facendo arricciare lievemente la stoffa dei jeans… Ma Emma non se ne accorse…
Era irritato e si sentiva impotente per quella "ingiustizia" di poco conto? Aveva assistito per la prima volta alle ordinarie e normali ingiustizie del mondo, cui non si era mai interessato, che non implicavano una ventina di morti ammazzati e che ora avevano invece sfiorato qualcuno che "conosceva" direttamente? O si trattava di altro?
«Sì. Hai un taglio.» disse poi lapidario. «E ti sei slogata anche un braccio, mi sembra.» lapidario e… arrabbiato?
E continuava a premere sul ginocchio con la mano in tensione…
Emma si sentì in colpa… «… Sei arrabbiato? Credi che io abbia sbagliato…?» Si sentiva in colpa per aver picchiato quei due… Aveva paura di aver fatto una cosa sbagliata ed avventata e di essere giudicata per questo da lui…
«Arrabbiato perché hai difeso Misao e te stessa da due rifiuti della società ed arrabbiato perché facendo questo sei stata ferita?» le chiese impassibile.
«… Non lo so… però mi sembri arrabbiato…» farfugliò Emma.
«Non sono arrabbiato con te.»
Emma sentì che questa non era una bugia…
«Ora cosa dovremo fare? Dovremo andare alla centrale di polizia per la denuncia? Mi creeranno problemi perché li ho picchiati?» gli chiese Emma, all’improvviso spaurita come Misao.
«Sì, dovrai andare alla centrale. Ma non oggi. Ora prenderanno i tuoi dati ed una prima breve deposizione. Domani andrete. Ma non si permetteranno mai di farti problemi.» le disse lui sicuro.
«Tu… tu… verrai con noi…?» le chiese Emma, in un momento di debolezza… Quanto desiderava che lui andasse con loro…
«Sì. È naturale.» disse Elle con tutta la tranquillità del mondo.
«Allora non mi faranno problemi sicuramente…»
«Già.» e la guardò meglio e più intensamente. «Possiamo andare a prendere le tue maglie dentro.»
Emma sorrise. “Possiamo”?! Noi… Non era "sola"... Si alzò e lui la seguì all’interno…
 
La polizia arrivò e tutto avvenne così come aveva detto Elle.
«Ok ragazze, vi riaccompagno a casa…» disse Kei esausto.
«Emma deve andare in ospedale.» disse Elle.
«Ma io non ho bisogno dell’ospedale!!!» si ribellò Emma.
«No, tu devi andare in ospedale.» ripetè freddamente Elle senza ammettere repliche.
«Sì, Ryuga ha ragione… Il taglio sulla mascella, il braccio contuso, le ferite sui gomiti…» disse Misao.
«La accompagnerò io e poi la riporterò a casa.» si impose di nuovo Elle con il suo naturale tono di comando.
Kei alzò le mani, nel gesto di resa. «Possiamo fidarci di te, Ryuga?» gli chiese, tra il serio e lo scherzoso e guardando contemporaneamente Emma, attendendo un suo assenso…
Non era così sciocco e poco attento agli altri come voleva apparire...
«Sì. Potete fidarvi ciecamente di lui.» disse Emma sicura.
La Rolls Royce nera girò l’angolo in quel momento e si fermò davanti a loro.
Misao e Kei sgranarono gli occhi nel vederla.
E poi si salutarono.
Emma salì in macchina…
Quanto volte aveva sognato ed immaginato di essere in quell’auto…
Elle si arrampicò e accovacciò sul sedile «All’ospedale.» disse a Watari.
«Buonasera, io sono Emma.» si presentò lei all’anziano signore.
«Buonasera Miss Emma. Piacere di parlarle.» rispose lui cordiale e caldo.
«Il piacere è tutto mio. Lo desideravo da tempo…» disse Emma, accennando un lieve sorriso sincero.
L’auto si mise in moto.
Poi Elle ruotò il capo verso di lei. «Tu hai picchiato quei due sconosciuti. E ora sali tranquillamente in macchina con me. Non è molto coerente e responsabile da parte tua.» le fece notare con semplicità.
«Invece lo è. Io non mi sono mai sentita più sicura in tutta la mia vita come in questo momento…» e abbassò lo sguardo verso la L stampata sulla sua t-shirt e poi ritornò su di lui… «Ma ora non ce la faccio a parlare di questo… Ora non ce la faccio davvero…» e lo osservò con occhi affaticati,  innocenti e veri…
«Non ho intenzione di parlarne ora.» ribattè asciutto Ryuzaki.
Emma sorrise, stanca e arrendevole…
Si appoggiò allo schienale del sedile e chiuse gli occhi, raggomitolando il suo corpo sottile nel cappotto… Divenne minuscola nonostante fosse alta...
«Grazie, Ryuzaki…» le uscì come un sussurro mentre le forze finalmente la abbandonavano in quell'atmosfera tranquilla e sicura… Le uscì quel nome con cui lo aveva sempre nominato… e lo stato di veglia la lasciò cadere in quel sonno profondo senza sogni e senza emozioni cui aveva imparato ad abituarsi...E poi il respiro le si appesantì appena…
Watari osservò Elle dallo specchietto retrovisore.
Era immobile, con lo sguardo fisso davanti a sé e stringeva convulsamente le ginocchia con le dita di entrambe le mani…
Rabbia? Frustrazione perché non capiva a quale gioco lei stesse giocando? O magari qualcos’altro?
 


Ho tanta paura che non vi piaccia più…
Ma spiaccico le ansie sotto una pressa e vado avanti ;D
Spero che si intuisca come il rapporto tra Emma ed Elle stia crescendo… lentamente… a forza di parlare…
Non so se riuscirò a postare un capitolo prima del Natale. Ma certamente le vacanze saranno un momento per scrivere!!!! E non vedo l’ora di poterlo fare, dedicandomi solo a questo!!! Comunque se non lo farò prima del 24, potrò solo dopo il 27, perchè partirò e sarò senza connessione internet... :(
Quindi, mi anticipo, nel caso in cui io non possa postare nulla prima…
BUON NATALE A TUTTIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!
E poi…grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!
È fantastico che mi leggiate!!! E naturalmente un grazie particolare a Kiara-Nana per il supporto, alla mia Lauretta-pulcino che ho ribattezzato “il mio editor”, e a Saretta che so essere molto impegnata, ma è stata sempre colei che mi ha spinto a pubblicare :D

 

Eru

   
 
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