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Autore: Aryapikkola    20/12/2011    1 recensioni
Allora questa storia è ambientata nel mondo che ha inventanto la Meyer, ma questa storia si concentra su personaggi diversi, la nostra protagonista è sempre una ragazza umana di nome Armony, vedremo come la sua storia la farà scontrare con una realtà che non conosceva ancora e che la sconvolgerà.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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La serata era andata meglio di quanto credessi, attribuivo il motivo al fatto che ero stata bene con le mie amiche. Ma sapevo che non era così, dentro di me cercavo di non pensarci.
Per fortuna non avevamo fatto molto tardi, avevamo fatto un pò di tutto: avevamo ballato, riso, chiaccherato, e bevuto. Beh diciamo che Mel aveva bevuto, per fortuna io ed Angie eravamo astemie, sennò a casa ci saremmo dovute tornare a piedi. 
 
Adesso ero intenta a capire dove avevo messo il pigiama, mentre mi pettinavo i capelli ripensavo alla serata in generale. William non lo avevo più visto, quando ero ritornata nel locale avevo sperato di rivederlo, anche da lontano invece non lo vidi più. 
 
Sbuffando e cercando di rilassarmi mi addormentai nel letto, con più stanchezza di quanto avevo immaginato.
 
 
 
Mi ero svegliata senza il suono della sveglia, avevo una strana sensazione di impazienza, che mi infastidiva lo stomaco. Mentre mi rigiravo nel letto, cercavo di capire il perchè, più ci pensavo, più avevo lucidità, la sonnolenza era completamente passata. 
 
Ricordai la scena con una fitta allo stomaco.
 
 
 
< Ci vediamo a scuola > lo guardavo con in imbarazzo.
 
E lui con quel suo sguardo divertito disse  < Va bene, magari a pranzo >
 
 
 
Oddio che scema, non potevo crederci, davvero avevo accettato? 
 
Ecco perchè il nervosismo! 
 
A mala pena riuscivo a guardarlo senza avere un infarto, e avevo accettato di pranzare con lui. Dovevo darmi un premio per la furbizia quello era sicuro. 
 
Magari era solo una frase di circostanza, ma mi ricordavo il suo sguardo, non stava scherzando quando me lo aveva chiesto. Guardai la sveglia con apprensione, era molto presto, almeno avrei potuto prepararmi con calma.
 
Dopo un buono quarto d'ora per decidere come vestirmi, mi feci un doccia veloce. Stamattina la nonna non c'era, e il nonno aveva fatto il caffè quindi feci colazione in fretta andai subito a scuola. Mancava ancora mezz'ora all'entrata così mi misi in una panchina nel parcheggio interno, mi ero portata un libro così avrei passato il tempo.
 
Mi distesi nella panchina, con il giubbotto mi coprii bene la schiena in modo da non congelarmi. 
 
Ruiscii a rilassarmi, ero completamente persa nella trama.
 
Mel interruppe i miei pensieri cercando di sedersi sopra di me. La guardai pensando se dargli un calcio o tirargli il libro, ma appena vidi il suo viso gli lascai un pò di posto.
 
< Oddio Mel, ma quanto hai bevuto ieri sera? Hai una faccia distrutta! >
 
< Lo so grazie, anche tu sei bellissima oggi > disse facendomi la linguaccia.  
 
< Dai tesoro lo sai che sei bella anche quando hai il dopo sbornia > L'abbracciai stritolandola, e la sentii ridere. Dovevo confidarmi almeno con lei.
 
< Umm... oggi non mangio con voi. > stavo farfugliando, questo non aiutava di certo.
 
< Perchè?? > Mi guardò con aria curiosa, come se sapesse che gli nascondevo qualcosa.
 
< Beh pranzo con qualcuno... > oddio sapevo già che se gli avessi detto quel nome avrebbe saltellato dalla felicità, speravo non la sentisse tutta la scuola almeno.
 
< Mi vuoi far morire?? Dimmi chi è daaaii !! > si era attaccata come un polipo al mio braccio.
 
< William > La guardai seria, sperando che capisse che era una cosa seria, e che non stavo scherzando. 
 
< Oddio >  Dire che aveva gli occhi fuori dalle orbite era poco ma almeno non stava gridando. La lasciai parlare ancora.
 
< Cioè tu pranzi con quel pezzo di figo, e me lo dici adesso? Quando te lo ha chiesto? Allora ti piace eh? Ok mi devi raccontare tutto nei minimi particolari! > 
 
Quando la fila di domande terminò, con calma gli spiegai che lo avevo visto ieri sera. Non gli raccontai tutto, non volevo che sapesse che ero in qualche modo attratta da  una persona che a mala pena conoscevo. Ancora non riuscivo a spiegarmelo senza darmi della pazza.
 
Alla fine del mio racconto, lei mi guardava con occhi pieni d'amore, come se già per lei fossimo gia innamorati pazzi e chissà che altro.
 
< Però Mel non farti viaggi mentali, non è niente di che pranziamo soltanto insieme, non farti venire strane idee ok? >
 
< Ok cercherò di contenermi, ma sappi che mi devi un resoconto dettagliato oggi pomeriggio ok? > 
 
< Umm.. >
 
Eravamo ancora nella panchina io continuavo leggere il libro lei mi guardava intensamente. Mi distraeva cosi abbassai il libro e la guardai del tipo  'devi dirmi qualcosa?'
 
Lei abbassò lo sguardo e già sapevo che stava per chiedermi qualcosa.
 
< Senti la prof di Inglese mi ha detto una cosa >
 
< Cioè? > il mio tono era sospettoso, sapevo che la sua proposta non mi sarebbe piaciuta quando aveva quell'aria così colpevole.
 
< Beh sai che non sono un genio a scuola, ho bisogno di crediti extra e purtroppo io non faccio nessun corso qui a scuola. Così la prof mi ha detto che mi sarei dovuta iscrivere a qualcosa sennò rischio sul serio l'anno. Allora ci ho iscritto ad un corso. >  concluse il discorso con un sorrisino malefico.
 
< Perche parli al plurale? >  già avevo i brividi, dimmi che è impazzita o che è uno scherzo, pensavo tra me.
 
< Dai non mi va di fare queste cose da sola, poi te sei la mia migliore amica, e neanche tu fai nessun corso. Almeno potremmo farlo insieme. Sembrerà meno orribile la cosa. >
 
< Oh dio > Avevo la faccia di una disperata, speravo almeno che non avesse scelto qualcosa di sportivo, già odiavo fare ginnastica il pensiero di fare qualche sport mi faceva stare peggio.
 
< Dai non ti preoccupare così, ne ho scelto uno leggero ed è bellissimo credimi. Ehi mi ascolti? Dai non vuoi sapere che corso è? >
 
< No guarda, dimmi solo l'ora e il luogo, non voglio pensarci tutto il giorno. Già sono nervosa, spero che tu non abbia scelto qualcosa che abbia che fare con lo sport > la guardavo minacciosa, lei era una tipa più sportiva di me ma speravo che non facesse una scelta del genere.
 
< Ma va, lo so che odi fare certe cose > aveva un sorriso sincero così gli credetti, già mi sentivo più sollevata.
 
Il suono della campanella mi colse alla sprovvista. Così ci alzammo e io rimisi dentro il mio libro, Mel si avvicinò a me.
 
< Dovresti smettere di pensare a Mr Darcy non ti fa bene >
 
Feci in sorrisino furbo e la guardai, aveva letto il titolo del mio libro.
 
< Cosa vuoi farci, è il tipico uomo che non incontrerò mai quindi mi piace troppo > dissi sconsolata.
 
Ci separammo lei aveva lezione all'aula vicino alla mia così mentre entrava gli chiesi il luogo e l'orario del corso.
 
< Secondo piano, aspettami vicino alla macchinetta del caffè > corse via tutta indaffarata.
 
Appena arrivai in classe mi ricordai che ero vicina di banco con una certa persona fianco fianco, non aiutò i miei ormoni. Ma come avevo fatto a dimenticarmi che la prima lezione l'avevo con lui? 
 
Il prof non era ancora arrivato ma lui si. Consapevole che non potevo rimandare l'invitabile mi misi accanto a lui. Appena mi notò, non ci salutammo ma ci stavamo semplicemente guardando, o meglio studiando. 
 
Mi misi seduta piano con calma, non volevo dargli l'impressione di essere tesa anche se il mio cuore che mi martellava nel petto. Mi girai e vedere i suoi occhi, così da vicino mi stordirono, così distolsi lo sguardo e facendo un leggero sorriso lo salutai
 
< Ciao. >
 
Lo vidi sorridere, sembrava che anche lui fosse teso. 
 
< Ciao > il saluto sembrava più caloroso del mio. Forse cercava di essere meno a disagio. Notai che quasi a distanza di sicurezza, e i muscoli del collo erano ben tesi. Cerano varie cose che su di lui non mi quadravano, il fatto stesso che fosse così pallido era strano. Solo i malati hanno quella tonalità ma lui non sembrava malato anzi sembrava essere in ottima forma, e quelle sue occhiaie non le aveva molto accennate ma gia nelle due volte che lo avevo visto le aveva sempre.
 
Tra me e me lo studiavo come se ci fosse qualcosa di sbagliato o di strano in lui.
 
Il prof entrò in quel momento, era un uomo sulla sessantina quasi del tutto calvo. Era solito essere abbastanza severo e stronzo se vogliamo dirla tutta e proprio a confermare questa mia teoria ci disse di avere un test a sorpresa pronto per noi.
 
Mi misi automaticamente una mano in fronte con aria sconsolata, non ero pronta. Per fare matematica mi ci volevano ore di studio, era l'unica materia in cui andavo male e i miei voti me lo ricordavano continuamente.
 
L'anno scorso me l'ero cavata perche come vicina di banco avevo Angie, mi faceva copiare di sana pianta. Il prof non era furbo in queste cose, si metteva sempre a leggere il giornale completamente assente durante i test. Così naturalmente ogni tanto la classe barava sempre copiando dal secchione di turno.
 
Sbuffai infastidita, perchè proprio a sorpresa doveva essere questo test?
 
Mi accorsi che William mi fissava serio.
 
< Preoccupata? > 
 
< Abbastanza > Naturalmente non pensai che non facevo una bella figura a dirgli che ero impreparata, ma non mi importava. Non mentivo quasi mai solo per fare bella figura, non avrei di certo iniziato adesso.
 
< Non ti preoccupare > Quel suo tono era sorpredente, era la serietà in persona. Mi diede l'aria di un uomo risoluto. Strano paragonarlo ad un uomo, aveva solo 18 anni. Ma quei suoi occhi e quella sua voce dimostravano il contrario, ebbi la chiara percezione che nascondeva più di quanto dava a vedere questo era certo. Come se avesse avuto molta più esperienza di vita di quanto potevo immmaginare, questa era una delle stranezze che dovevo aggiungere alla mia lista.
 
Cinque minuti dopo avevo il foglio del test sotto il naso, ero riuscita giusto a cavarmela solo con un esercizio, gli altri due cercavo di risolverli in un foglio di malacopia sperando di avere un'illuminazione divina. 
 
William mi prese il foglio dove scrivevo e scarabacchiavo, ci scrisse qualcosa e me lo restituì volecissimo. Esaminai il foglio incuriosita, notai che in fondo c'era una scritta che diceva:
 
' Ti darebbe fastidio se ti aiutassi ? ' 
 
Lo guardai sbalordita, davvero voleva farmi copiare? Ero un pò sospettosa così la presi un pò sullo scerzo e sotto alla sua bella grafia gli scrissi 
 
' Beh di solito si aiutano sempre le donzelle in difficoltà '
 
Gli diedi il foglio cercando di analizzare le sue espressioni, quando lesse la mia frase gli scappò una risata per fortuna non a voce troppo alta. Si tenne il mio foglio per due minuti, me lo restituì con un sorriso aperto, felice. Per prendere il foglio sfiorai le sue dita con le mie, fù così elettrizzante che mi fece venire una fitta allo stomaco, non potei evitare di guardarlo dritto negli occhi con uno sguardo emozionato.
 
Appena mi resi conto di essere ancora in quella posizione presi il foglio con velocità impressionante e guardai che aveva scritto.
 
In meno di due minuti aveva risolto tutti e due gli l’esercizi in cui io ci lavoravo per mezzora. Avrei dovuto essere invidiosa, ma non me ne fregava niente. Anzi grazie a lui non avrei avuto un’altro voto negativo, così ricopiai subito e mi sentii subito meglio. Anche se sapevo che nel pomeriggio mi sarei messa a lavorare su matematica a casa, sapevo che comunque certe cose avrei dovuto impararle lo stesso.
 
Avevamo finito tutti e due, mentre il resto della classe ancora cercavo di finire il test, così decisi che avrei indacato su ieri sera.
 
< Ieri sera non ti ho più visto > Non lo guardavo, mi concetrai con la sguardo verso il giornale del prof che lui continuava a leggere. Però sentii il suo sguardo su di me.
 
< Sono andato via subito dopo che ci siamo visti, sono andato li solo perchè le mie sorelle mi hanno costretto > aveva un tono divertito, si vedeva che gli faceva piacere il pensiero delle sue sorelle.
 
< Sono venute a trovarti? > sperai di non essere troppo invasiva
 
< Si ogni tanto passano di qua, quando vanno trovare dei parenti che abitano non lontano da qui >
 
< Quindi sono già andate via? >
 
< Si, ma non mi dispiace mi piace stare da solo > lo disse con tono incerto, quasi come si fosse pentito di quello che ha detto. Rise piano, leggero come a sciogliere la tensione. Sembrava il canto di un angelo. Mi metteva in completa soggezzione, non riuscivo a concedermi libertà in cui di solito ero abituata, il fatto di non guardarlo megli occhi ad esempio per me era strano. Quando parlavo con una persona ero sempre li a guardare i suoi occhi, ma con lui non era possibile, mi sentivo studiata e quasi troppo attratta e non volevo fare qualcosa di sbagliato.
 
Sapevo bene che una persona così bella, a fatica vede le ragazze anonime, come sono io, con interesse. Così cercavo di non fargli capire che mi attraeva, non volevo rendermi ridicola.
 
< Hai sempre abitato qui? > Il suo tono sembrava agitato, forse si sentiva in obbligo a fare conversazione. Forse era agitato come lo ero io per paura di essere troppo invasivi.
 
< Si, purtroppo si. Non che non mi piaccia stare qui. Però mi hanno sempre affascinato le grandi città, e le città straniere. > 
 
< Credimi dopo un pò ti stanchi di girovagare > la tristezza nella sua voce non me l’ero immaginata, e il suo sguardo me ne dava la conferma, guardavo un punto non preciso dell’aula. Non volevo fosse così, cercai di rovistare nel mio cervellino qualcosa da dire più leggero.
 
< Quindi immagino che dopo mi toccherà offrirti il pranzo > nel dirlo sollevai il mio test.
 
La sua attenzione fu di nuovo su di me, quasi a non credendo che lo avessi detto sul serio.
 
< Non se ne parla, di solito tocca all’uomo > il suo sorriso malizioso mi lasciò senza fiato. Così  di sicuro non sarei arrivata viva a pranzo, ancora non riuscivo a capire come non mi fosse scoppiato il cuore.
 
< Umm, però sono in debito troverò come sdebitarmi > ok ero completamente fusa, appena lo dissi mi accorsi che la mia frase poteva esserci un doppio senso che non avevo calcolato. Ma come si faceva a essere così stupidi? Già mi aspettavo che ridesse con il suo solito canto angelico, e invece mi guardava e io guardai nei suoi occhi, era un sguardo tenero e un sorriso dolce.
 
Non lo avevo mai visto guardarmi così.
 
< Non ti preoccupare, mi ha fatto piacere aiutarti >
 
Non parlammo più, cinque minuti dopo suonò la campanella. Ci alzammo nello stesso momento dalle nostre sedie, io guardavo fuori dalla finestra quando sentii che William mi aveva tirato leggermente lo zaino dalla sua parte. 
 
Mi girai a guardarlo sorridente, contenta che si fosse preso questa libertà. Nel guardarlo vidi il suo sguardo eco del mio, si avvicinò un più vicino al solito al mio viso, abbassai gli occhi per paura di avvicinarmi pure io involontariamente.
 
< Ci vediamo dopo a pranzo > Il suo respiro era fresco, e quasi ti faceva venire l’acquolina in bocca, ero shokkata averlo così vicino era bellissimo. Alzai lo sguardo presi un pò di coraggio e gli sorrisi dolce come lui aveva fatto poco prima.
 
< Va bene > 
 
Lui si allontanò e questa volta con un sorriso aperto e sinceramente di buon umore. Mi lasciò li ancora nel mio banco a cercare di respirare normalmente. 
 
Sì, di sicuro non sarei arrivata viva a pranzo.
  
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