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Autore: Anima97    20/12/2011    4 recensioni
Prendo il disegno tra le mani e lo avvicino ai miei occhi: E’ macabro. E’ molto scuro, triste. Ci sono tanti visi che urlano, in una smorfia di dolore. Sembrano fantasmi per quanto sono bianchi.
Ma non sono questi gli elementi più terribili.
Al centro, il busto di una ragazza svestita,circondata da una spina che le tagli la pelle. Il viso non le si vede, indossa una maschera mostruosa e deforme. E non ha i capelli.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La "piccola Freud"


16 Settembre.
 
Sei e mezza.
Dovrò farci l’abitudine, d’ora in poi.
Mi è sempre piaciuto svegliarmi presto… ma non così presto.
Fino a una settimana fa, non esisteva tempo prima delle otto e un quarto.
Ora invece, anche se mi sveglio due ore prima, il tempo non è mai abbastanza.
Meglio abbandonare il letto, prima che mi riaddormenti di nuovo.
E’ bello e allo stesso tempo strano: in questo momento anche tanti ragazzi si stanno alzando.
Adesso quei ragazzi si staranno dirigendo verso la cucina, per preparasi o il latte o il caffè.
Come me.
E dopo aver bevuto si staranno dirigendo in bagno, per lavarsi.
Come me.
Eppure siamo così lontane, viviamo realtà diverse, nonostante abbiamo stesse abitudini.
O forse è solo una mia impressione.
Forse, dico forse, l’unica differenza è un diploma e una laurea in più. 
Sono molto più grande rispetto a loro, ma sembra quasi che sia improvvisamente tornato adolescente.
Con qualche brufolo e un’ interrogazione da affrontare.
Invece eccomi qui, davanti lo specchio, con il mio solito barbone, i capelli lunghi e le prime rughe che cominciano ad apparire sul mio viso stanco.
Vestito come piace a me (e non come un professore dovrebbe).
-Eh si, sei un professore, Francesco-
Parlo da solo, dicono che non è da pazzi, anzi fa bene.
Perché tenersi tutto nella testa? Le parole e le idee devono essere espresse.
Anche quando sono da solo.
Anche se sembro uno stupido.
-Si, sei un professore-
Devo ancora farci l’abitudine.
Una volta odiavo il tizio seduto alla cattedra, facevo di tutto per innervosirlo.
Adesso… beh non sarebbe bello se i miei alunni facessero di tutto per darmi fastidio.
Ho passato i primi anni delle scuole superiori a fare niente.
O forse qualcosa facevo: infastidire fino all’esaurimento nervoso.
Poveri professori!
E povero preside!
Adesso, potrei avviare un processo di santificazione per tutti gli adulti che hanno dovuto sopportarmi.
Odiavo le autorità, ecco qual’era il mio problema.
Tutt’oggi è rimasto qualche rimasuglio del mio giovane animo “anarchico”.
Ma il passato è  passato.
Non si torna indietro.
Sono un professore.
Si, sono proprio un professore.
 
Scendo dall’auto e prendo la borsa.
Mi avvio verso il cancello della scuola.
Il giardinetto esterno è popolato dagli studenti, come al solito.
C’è sempre qualcuno che mi  guarda incuriosito, forse si staranno chiedendo chi sia.
Sono un professore, non gli è ancora arrivata la voce?
Però tra gli studenti riesco a distinguere qualche sorriso e qualche “buongiorno”.
Sono loro: i ragazzi di quinta B.
C’è Felice, che ha il suo solito sorrisetto, insieme a qualche amico.
Due del gruppo le conosco, sono Rossella “la bionda” e Melania “la gatta”, sempre della quinta B.
C’è Francesca, con la sigaretta in mano e gli occhi stanchi, con intorno quasi tutti i suoi compagni.
Al suo fianco c’è sempre lei: quella ragazzina bassa, magra e pallida, con quel taglio di capelli asimmetrico, mai visto prima d’ora.
Non riesco ad avvicinarmi molto, vengo fermato da Grazia.
-Ciao Francesco!-
-Ehy, come va?-
-Bene!-
Mentre chiacchiero con la mia amica assisto ad una scena incredibile.
La ragazzina che tanto m’incuriosisce si avvicina a un ragazzo moro, alto e muscoloso.
Parlano, lui è incazzato… vuole picchiare qualcuno, ma lei lo ferma e gli parla con calma.
I ragazzi della quinta assistono ammutoliti.
Solo Francesca ogni tanto interrompe, continuando a fumare la sua sigaretta.
Grazia sta parlando del suo orario mattiniero, ma io la fermo –Chi è quella ragazzina che discute?-
-Discute? Con chi?- lei si volta e la vede.
Vedo che il ragazzo moro si altera ancora di più e minaccia la ragazzina.
-Ah, è Melina!-
Ripeto il suo nome, per ricordarmelo meglio.
Continuo ad osservare la scena, ipnotizzato dalla calma di lei e dalla furia di lui.
-Ma che succede?-
-Rojdi… è un ex alunno della quinta B, come Melina del resto, ma lui è stato espulso-
Quindi quel ragazzo si chiama così.
-E’ violento, probabilmente ce l’ha con uno della classe, forse Roberto, come al solito-
Il nome non mi dice nulla.
Rojdi attacca Melina, prendendola per i polsi.
La classe si agita.
Grazia comincia a preoccuparsi –Qui finisce male, meglio intervenire-
I due litiganti continuano a parlottare, Rojdi urla, lo sento:
-Sta zitta!-
Melina gli dice qualcosa per provocarlo.
Lo spinge un po’ per allontanarlo, visto che è troppo vicino anche per i miei gusti...
mentre lui la minaccia alzando un pugno!
Non faccio in tempo nemmeno a rendermi conto di quel che faccio, che mi dirigo a grandi passi verso i due.
Così mi ritrovo il polso del ragazzo nella mia mano.
Vedo gli occhi del ragazzo iniettati di furia, mentre lei, dietro di me, non la vedo, bensì la sento ansimare.
Tutti intorno parlottonano o rimangono muti ad assistere.
Credo di aver evitato a Melina un cazzotto.
Probabilmente penserà che sono un pazzo.
-Non provare nemmeno a sfiorarla-
Sibilo le parole tra i denti, innervosito.
Animale.
Voleva picchiare una ragazzina forse più piccola di lui.
Per cosa poi? Per aver difeso un suo compagno di classe.
Rojdi mi fissa stupito e confuso.
Il suo polso rimane nel mio pugno, a mezz’aria.
Una voce bassa, tranquilla e pungente alle mie spalle, riempie il silenzio che si è creato.
-Già dal primo anno ho capito tutto di te.
Hai bisogno di affermare la tua superiorità, non so se c’è un evento nel tuo passato che abbia influito,
ma dato che oltre ad essere violento sei anche un morto di figa, 
posso affermare che è una caratteristica puramente caratteriale.
Avrei potuto biasimarti, ma no, oggi ne ho avuto la conferma:
Sei solo un animale.-
Volto il capo e osservo la piccola Freud alle mie spalle.
I suoi occhi verdognoli mi fissano, la bocca è tesa, come il suo animo, eppure la voce è tranquillissima.
Si volta verso gli amici, li saluta allegramente, poi mi sussurra un timido –Grazie- e se ne va, prendendo una strada secondaria, come se non fosse successo nulla.
Guardo accigliato le sue spalle, mentre la bestia si libera dalla mia presa.
 
Leggo la scritta sul foglio.
Prime due ore in quinta B.
Fantastico! Potrò avere un po’ di spiegazioni.
Ho un sacco di domande da porre a quei ragazzi!
Ciò che è successo stamattina mi ha un po’ scosso.
Non mi sono mai intromesso negli affari degli altri, figuriamoci di ragazzi che nemmeno conosco.
Eppure mi sono ritrovato a difendere una bizzarra ragazzina, di cui conosco solo il nome.
Forse avevo semplicemente pena per lei… con un livido in faccia non è uno spettacolo allegro.
Oppure… oppure niente, non può essere diversamente.
Grazia ha detto che è una ex alunna, però, a differenza di Rojdi, non è stata espulsa.
Allora si è ritirata?
E perché stava davanti la scuola?
Troppe domande, Francesco, ma tanto presto troverò le risposte che voglio.
Controllo anche il resto delle classi.
Ah, solo terza, quarta e quinta B, perfetto.
-Almeno non dovrò ricordare troppi nomi!-
-Che fortuna!- il professor Chita mi da una pacca sulla spalla.
E’ un omone, robusto e anziano, ma non lo dimostra.
Sembra che abbia quarant’anni, invece ne ha sessantatre.
Mi chiedo perché non sia andato in pensione.
-Lei quante classi ha, professore?- gli chiedo sorridendo.
-Troppe!- ridacchia e mi da un’altra pacca.
E’ simpatico, comincio a sentirmi a mio agio in questa scuola, nelle vesti di professore.
Sorrido, il solito rumore assordante della campanella invade i corridoi.
Mi volto verso Chita, che sta sistemando dei fogli nella borsa.
–Quanto tempo crede che i ragazzi ci mettano ad entrare, ogni mattina?-
-Il tempo di un caffè-
Quando hanno messo le macchinette per il caffè?
Mi guarda come per dire “Andiamo?” e non posso rifiutare!
 
Non ho mai bevuto così tanti caffè in sole 24 ore.
Butto la tazzina dentro a un cestino in corridoio e mi avvio verso la classe.
C’è sempre il solito chiacchiericcio, ma quando sono vicino ancora un urlo:
-O’ PROFFESSO’!-
Mi accoglieranno così per tutto l’anno?
-Giorno-
-Ehy prof scusate per prima!-
-Siete stato grande!-
-Mi fa un autografo?-
Le parole degli studenti diventano sempre più forti, accavallandosi una sull’altra.
In pratica vengo aggredito!
Mi siedo alla cattedra, nel vocio generale, tutti mi fissano mentre parlano.
Sembra una situazione davvero grottesca.
Rimango in silenzio, a fissare uno ad uno gli studenti, con viso serio.
Pian piano tacciono, rendendosi conto che non mi interessano i loro commenti.
Quando c’è silenzio, prendo parola –Finalmente-
Una ragazza scoppia a ridere improvvisamente.
Ecco, ci mancava solo questa!
A lei si unisce un piccolo gruppetto.
-Basta!-
Silenzio.
Potrò mai cominciare a parlare?
-Prima di cominciare, credo che dobbiamo chiarire un po’ di cose-
Prendo il registro e scelgo un nome a caso.
Un leggero vocio si alza.
-Che fa, prof?-
-Chi è Grazia Lamissa?- chiedo, alzando il capo.
Una ragazza alla prima fila di destra, vicino la finestra, alza la mano.
Ha i capelli rossicci, il sole li rende quasi biondi.
Il naso è dritto e gli occhi grandi.
Assomiglia lontanamente a… Jim Morrison?
-Sei tu Grazia?-
-Graziana, si- ha una voce acuta e un po’ nasale.
Parla con un sorriso nervoso e si maltratta le mani.
-Chi è..- merda non mi ricordo il nome di quella ragazzina!
Come si chiamava?!
Lina? No, era un nome strano… Alina?
-Proffiii?- la voce di Francesca, in prima fila, mi risveglia dai pensieri.
-Non ricordo il nome della ragazza che ho… che ho difeso stamattina!-
-Melina!- la classe sembra esplodere!
-Lei!- mi volto verso Grazia –Allora? Chi è?-
-E’ Freud!-
Un ragazzo, in fondo alla classe, interrompe.
Altre risate, soprattutto da quella ragazzina di prima.
-Posso sapere il nome di quest’allegra signorina?- chiedo, rivolgendomi a lei.
La ragazza ride un altro po’, poi si tranquillizza, si asciuga le lacrime e dice –Nunzia!-
Francesca allora esclama –Eh piacere! Il cognome!-
Zittisco il caos che intanto si sta creando in classe.
-Fate silenzio, altrimenti oggi non arriviamo alla sesta ora!-
-Nunzia Dimola- fa la ragazza asciugandosi le lacrime.
Annuisco e mi volto di nuovo verso Grazia che prende parola, con la solita voce tremante.
-Prima veniva in classe con noi…- ha un accento Montese.
–Però quest’anno non è venuta perché le hanno proposto un lavoro..-
Ma allora non doveva stare davanti scuola, oggi.. e nemmeno alla riunione con la preside!
-E perché è ancora da queste parti?-
Francesca, come al solito, s’intromette.
-E’ affezionata ed è rappresentante di classe, ecco la storia-
-Grazie del chiarimento, Francesca-
-Prego!-
Altri vocii.
Guardo Grazia supplichevole, speriamo che finisca presto questo strazio!
-Il ragazzo con cui litigava è stato cacciato tempo fa dalla scuola perché ha picchiato un tipo-
Non capisco da dove è arrivata l’ultima informazione.
Non è stata la rossa a parlare..
Ma che importa, tanto ormai sono nel caos assoluto.
 
-Natretta-
Si alza, saltella fino alla cattedra e cerca il suo disegno tra gli ormai pochi rimasti.
Come tutti ripete il rito e, in piedi, spiega.
-Eeeeh che posso dire?-
Guarda i compagni, guarda me, poi di nuovo i compagni.
Sempre con quella faccia spaesata.
Forse devo intervenire, ma sinceramente non ho da dirle molto 
–Quello che senti di dire, dillo. Altrimenti vai a posto e basta…-
Allora ritorna al posto, rivolgendomi uno sguardo stranito.
-Pellino-
Melania “La gatta” si avvicina, trascinandosi la lunga chioma nera.
Prende il suo disegno e va a posto –Non vuoi spiegare?-
Ridacchia un po’ –No no!-
Hanno un grande spirito di oratori questi ragazzi eh.
Sospiro e leggo il nome che segue sul registro.
-Petronella- ma nessuno si avvicina.
-Quella è Mel, professò-
Probabilmente non l’avranno eliminata dal registro.
Segno con una matita una “x” vicino al suo nome e continuo –Sinisi-
Nicla, una ragazza alta dai capelli corti, si avvicina.
Ma che fa?
Forse Sinisi non c’è… la fermo.
Noto che in mano ha il disegno di quella “Pamela”.
- Se Sinisi è assente devo tenerlo io il disegno-
La ragazza mi guarda titubante –Non è assente…-
-Allora che lo venisse a prender- un grido acutissimo mi interrompe.
-NO!-
Una ragazza, in fondo alla classe, si alza e comincia ad urlare.
Ma non è una ragazza qualsiasi, è LA ragazza!
Qualche suo compagno cerca di calmarla.
Io mi alzo dalla cattedra e mi avvicino.
Improvvisamente mi ricordo di quando ha cominciato a piangere quando l’ho toccata, ieri.
Quindi mi tengo lontano da lei, mi volto verso Nunzia e cerco di sovrastare le urla della ragazza.
-Vai a chiamare aiuto!-
La ragazza obbedisce, mentre Sinisi continua ad urlare come impazzita.
Sarà una lunga giornata.

 
Mondo Nutopiano:
Una lunga giornata?! E il tempo che ho messo per scrivere sto capitolo de merda!?!
Parliamone!
Anzi no.
Comunque, la "piccola Freud" sarei io.
E' il mio secondo soprannome a scuola, dopo Stronzona.
I motivi sono ovvi.
Adoro la psicologia, che ce posso fà? :3
[Devo smettere di parlare romano, sono pugliese, io D:]
Comunque (2) ho dovuto modificare i soprannomi per motivi di privacy...
Devo ammettere che adesso sono più ridicoli che mai, ma chissenferega!
Spero vi piaccia, a me non ispira ma pazienza!
Non mi va di riscriverlo.

Peace & Love.
MelinAnima.
[Si, ho tolto la faccina bimbominchiosa alla fine.]


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Le persone da sposavisitare sono:
_Martha!
Diami (ti ho scambiato per Dan. Uccidimi.)
Morning moon (<3)
e l'adorata Fujiko!!
Grazie, vi adoro, vi stimo e vi sposo!


 
  
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