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Autore: voiceOFsoul    23/12/2011    6 recensioni
Bree, a causa di un incidente, ha perso momentaneamente la memoria. Dovrà ricostruire quello che le è successo in questi tre mesi "di buio" aiutata da qualsiasi cosa riesca a sollecitare in lei un ricordo, un "fulmine" come li definisce lei.
Cosa sarà successo e cosa succederà ancora?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Sono andato a casa tua. Volevo provare a parlarti dato che non rispondi alle mie chiamate. Tua madre mi ha detto che eri qui. - 
- Non hai pensato che magari non rispondevo alle tue chiamate perché non volevo parlarti? -
- So che è così, ma so anche che non posso evitare di provare ancora. -
- Cosa dovresti provare? -
- A convincerti ad ascoltarmi. -
Il senso di serenità che provavo è scomparso del tutto. - Sai perché sono qui Steve? -
- Tua madre mi ha accennato qualcosa. -
- Sono qui perché nella macchina che ha sbattuto contro la mia è morto un ragazzo ed era Daniel. Te lo ricordi, vero? - Annuisce. - Certo che te lo ricordi, è ovvio. E sai qual è la cosa più buffa? Che lui ci provava con me, ma nessuno dei due sapeva che eravamo fratelli! -
Steve sgrana gli occhi guardandomi stupito.
- Sì, hai sentito bene. Era figlio di mio padre. Ed io l'ho saputo solo oggi. Arrivo al punto dato che non credo che tu l'abbia afferrato. E' morto mio fratello. Credi che mi interessi ascoltarti? - 
Lo oltrepasso senza permettergli di rispondermi e vado spedita verso la macchina. Lo sento seguirmi. Si mantiene a pochi passi da me senza tentare di fermarmi. Mi blocco di colpo, voltandomi. Lo fisso in cagnesco. - Cos'è che non hai ancora ben compreso? Non voglio vederti mai più. Fai schifo! Mi hai mentito per tutto il tempo. Come se non fosse stato sufficiente tradirmi e mettere incinta quella troia. - 
- Bree non è come pensi. -
- Non è come sembra, giusto? Un po' scontata come scusa, non credi? - 
- Ma non è una scusa, Bree! Tu devi credermi, devi lasciarmi spiegare. Ti prego. -
- No. - Riprendo a camminare. Stavolta non mi segue.

Mamma è appallottolata sul divano a godersi le fusa di Black guardando in TV un vecchio film d'azione. Asciugo i piatti appena lavati osservandoli. Da quando papà è andato via ho sempre creduto che, nonostante noi due da sole stessimo bene, mancasse qualcosa a completare la nostra famiglia. Non avrei mai pensato che fosse una palla di pelo nero miagolante.
Suonano alla porta. 
- Vado io. - Dice mamma. Va verso l'entrata. Dopo poco torna. - E' per te. Rachele. - 
- Chi? - Faccio quasi cadere un piatto dallo stupore.
- Non la conosci? -
- Purtroppo sì. - Poggio il piatto ormai asciutto e lo strofinaccio ormai umido. - Che cacchio vorrà ora questa troia da me? -
- Bree! Modera il linguaggio. -
- Sì, mamma, sì. - Sapesse chi è alla porta, non me lo avrebbe detto. 
Rachele è sulla porta di casa ed espone la sua pancia, un po' troppo tonda per essere di un mese soltanto, in un vestitino premaman.
- Ciao. - Mi parla quasi timidamente, senza la sua solita spavalderia.
- Che cazzo ci fai qua? -
- Sono venuta a scusarmi con te. -
- Sai cosa mi ci pulisco con le tue scuse? Anzi no, non sono buone neanche per quello! -
- Sei incazzata ed è giustissimo. Ma non prendertela con Steve. Lui, lui non centra niente. -
- E quello sarebbe niente? - Indico la sua pancia respingendo indietro il magone che mi fa venire pensare che non molti mesi fa anche io avevo un bimbo dentro di me. 
- Non è di Steve. -
- Che significa? -
- Bree sono stata una stronza. Volevo farlo stare male, volevo fargliela pagare. E l'unica cosa che potevo togliergli, l'unica perdita che lo avrebbe fatto davvero soffrire, eri tu. Ma ti giuro che non pensavo di scatenare una cosa del genere. -
- Mi spieghi che cazzo stai dicendo? -
- Steve non ti ha mai tradito. Sono stata io a farglielo credere. - La ascolto mentre la confusione nella mia testa cresce in maniera esponenziale. - Una sera di circa due mesi fa il locale era totalmente vuoto. Il capo ha deciso di chiudere in anticipo e tutto lo staff è rimasto a passare la serata lì. Abbiamo bevuto come i dannati, eravamo tutti completamente persi. Steve non ricorda nulla di ciò che è successo, anche se in realtà avrebbe poco da ricordare. Si è addormentato sul bancone e Joshua l'ha portato a casa sua. Sono andata con lui per dargli una mano. E fortuna che c'ero! Durante il tragitto in macchina Steve ha vomitato quattro volte. -
- Arriva al punto! -
- Io ero già incinta. L'ho scoperto la settimana dopo, ma non ho detto nulla al lavoro perché mi avrebbero licenziato immediatamente. Nessuno vuole una ragazza incinta a servire alcool in una discoteca. Guardavo Steve ed ero rosa internamente. La gelosia e la rabbia mi distruggevano. Non sopportavo l'idea che mi avesse sempre rifiutato. Non sopportavo l'idea di vederlo schifarmi ed essere felice. Così quel giorno lo raggiunsi a mare per dirgli che dovevo parlargli di una cosa molto seria e molto importante che era successa la sera in cui ci eravamo ubriacati. La sera lo avevo chiamato per parlargli. Gli dissi che quella sera noi avevamo fatto sesso e che ero rimasta incinta. Era sconvolto. Molto più di te adesso. Mi disse di andare a casa sua e portare un test di gravidanza perché finché non l'avesse visto coi suoi occhi non mi avrebbe creduto. E quando sono arrivata tu eri lì e tutta la mia rabbia e la mia gelosia si sono scatenate. Ho pensato che era un'occasione d'oro da sfruttare, per affondarlo definitivamente e totalmente. Giuro che se avessi saputo tutto quello che ha scatenato, non lo avrei mai fatto. -
La guardo stupita. - Stai scherzando, vero? -
- No. Purtroppo no. -
- Hai inventato tutto? -
Annuisce, senza il coraggio di guardarmi in faccia. 
- Sai che sei una troia pezza di merda, vero? Che l'essere più ripugnante e schifoso sulla faccia della terra si offenderebbe se lo paragonassi a te, vero? -
Continua ad annuire. Stavolta mi guarda. Sta piangendo. Che siano lacrime vere, lacrime da attrice, lacrime di circostanza o lacrime da ormoni della gravidanza non mi interessa. - Rachele, ringrazia la vita che porti in grembo perché se sto riuscendo a non metterti le mani addosso è solo per lui. Ma adesso devi sparire. -
- Bree, io... -
- Sparisci! - Urlo con quanto fianto ho in corpo. Convoglio in quest'urlo tutta la rabbia, tutta la tristezza, tutto quello che ho dentro. Sbatto la porta prendendola quasi in piena faccia. 
Tutto quello che è successo, l'incidente, la perdita della memoria, la morte di Daniel, la separazione da Steve, tutto è stato generato da rabbia e gelosia, da una stupida oca che voleva vendicarsi di un ragazzo che non ha voluto cederle. L'idiozia di una persona ha causato una serie di reazioni a catena ed è andata ad intaccare la vita di persone che nemmeno la conoscevano. Sa molto di "The butterfly effect", un battito d'ali di farfalla che scatena un uragano dall'altra parte del mondo. Solo che io non ho il potere di tornare indietro e comportarmi in modo diverso. Non scapperei quella sera, non causerei l'incidente, non avrei perso la memoria, starei ancora con Steve e Daniel sarebbe ancora vivo. Non avrei fatto pace con mio padre, è vero. E chissà quante altre cose sarebbero andate diversamente. Inutile congetturare adesso. Il passato non può essere modificato. E' storia scritta che rimarrà immutabile. Ma il futuro no. Quello è ancora tutto da decidere. E stavolta lo deciderò io. Ehi tu, destino! Hai smesso di prenderti gioco di me. Da oggi comando io.
- Mamma, io esco. - Le urlo.
- Dove vai? - Non le rispondo. Ho già preso le chiavi e corro verso la macchina. Destinazione? Il mio futuro.

Viene ad aprirmi di nuovo il fratello di Steve, sempre con la console tra le mani. 
- Steve è a casa? -
- Cazzo, ma usateli i cellulari! - 
Sta per richiudermi la porta in faccia, ma stavolta non glielo permetto. La blocco con il piede e faccio pressione con la spalla per forzarla ad aprirsi di nuovo. - Senti, nano, ora mi dici dove è Steve oppure una bella dose di botte non te la toglie nessuno. Intesi? -
Mi guarda stupito. Alle sue spalle arriva una ragazzina. Il volto incredibilmente simile a quello della madre, così come il suo gemello, una lunga coda bionda e gli occhi verdi di Steve. - Bebo, chi è alla porta? -
- Una ragazza che cerca Steve, Beba. -
Odio i nomignoli tra gemelli! - Mi dite se è a casa? - Sto inizando a innervosirmi. 
- E' nella sua stanza. - Mi dice la ragazzina prima di scomparire nuovamente.
Non ringrazio, non saluto. Gli volto le spalle e mi dirigo verso la depandance. Busso piano, col cuore che arriva in gola. - Chi è? -
- Sono io. - Parlo così piano che sarebbe quasi impossibile sentirmi attraverso la porta. 
Lo vedo affacciarsi da dietro la tenda bianca. Vedendomi, resta impietrito. Viene ad aprirmi che è ancora palesemente sorpreso. - Cosa ci fai qui? -
- Non mi fai entrare? - Chiedo sorridendo imbarazzata. Mi sento in colpa per averlo trattato così male senza dargli la possibilità di darmi la sua versione. So che non gli avrei creduto comunque probabilmente, ma avrei almeno dovuto ascoltarlo. 
- Sì, certo. Scusami. - 
Entro nella sua stanza, osservandola quasi non la vedessi da anni. Le valigie di Alex non ci sono più. - Alex si è trasferito? -
- Sì, da qualche giorno. Ha trovato un monolocale con un affitto abbordabile ed è andato via. -
- Meno male. -
- Già. - 
Il silenzio imbarazzato è riempito solo dai nostri sguardi che si intrecciano. - Rachele è venuta a casa mia. - La butto lì così, senza preavviso. 
- Cosa? Che ti ha detto? -
- Tutto. Mi ha detto tutto. - Mi avvicino a lui che ha già gli occhi lucidi.
- E tu? -
- Io cosa? - Sorrido. Fermo le mie mani che vorrebbero gettarsi ad accarezzarlo. 
- Come hai reagito? - Non sa che dire. Glielo leggo in faccia.
- Secondo te? - Ridacchio. Ho il cuore che sta per impazzire. Una lacrima mi riga il viso mentre lo guardo rivedendo in lui ciò che è sempre stato. Non dice una parola, non riesce a smettere di torturarsi le dita. Ed io non riesco più a stare lontana da lui. Gli getto le braccia al collo, sorprendendolo ancora. Premo le labbra contro le sue. Pochi attimi, il tempo di realizzare che sta accadendo davvero. Poi ricambia il mio abbraccio e si getta anche lui in questo bacio, bacio di pace, bacio di amore. 

Abbiamo fatto l'amore. Sul serio stavolta. Ed è stato come volare, ma sul serio lo dico. Non è una frase fatta come tante altre. Era il momento perfetto. E' stato come la sottoscrizione di un patto, un patto che ci faceva tornare insieme, che consolidava tutto quello che abbiamo passato, che confermava il nostro appartenersi a vicenda. Abbracciati nel suo letto, avvolti da lenzuola fresche, sudati d'amore. Ci guardiamo negli occhi non riuscendo a smettere di sorridere.
- Sai che è proprio bello chiamarti Bree? -
- Perché? -
- Perché mi ricorda il suono di breath, respiro. E tu sei il mio respiro, il battito del mio cuore, la forza che mi fa andare avanti. -
- Mi fai arrossire. - 
- Sei ancora più bella così. -
Lo bacio ancora, assaporando la sicurezza che da oggi in poi ho in mano non solo il mio destino ma anche la mia felicità.
- Ti amo, Steve. -
- Ti amo, Bree. -
 

Fine

   
 
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