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Autore: Hi Ban    26/12/2011    1 recensioni
Tutti – ed è bene sottolineare tutti, anche i pesci nel fiume Naka lì dietro – sapevano che Sasuke odiava il Natale e ogni augurio che gli veniva rivolto era quasi un atto suicida da parte di chi osava fare un simile affronto all’Uchiha.
Shisui, infatti, si spostò appena in tempo per schivare un kunai che si andò a piantare vicino al primo sulla parete. Non era chiamato Shisui il Fulmineo così, tanto per. Non ebbe il coraggio di voltarsi, il ragazzo avrebbe potuto attentare alla sua vita mentre era di spalle, molto poco lealmente.
Inarcò un sopracciglio: «Ah, Fugaku-san non apprezzerà proprio! Cos’è, Babbo Natale a te ha dato licenza di uccidere invece di un bel regalo da marmocchio quale sei?» chiese sorridendo.

Shisui. Natale. Shisui più Natale. Semplicemente i tre giorni più lunghi della vita di Sasuke Uchiha.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sasuke Uchiha, Shisui Uchiha
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
Capitoli:
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Io ho sempre ragione, marmocchio! – Shunsui e Shusuin Uchiha.



24 dicembre





In casa Uchiha quel mattino perseverava un clima tanto natalizio da costringere Sasuke ad esiliarsi in camera sua per più del previsto. E la cosa lo irritava parecchio; non perché standosene semplicemente seduto sul letto non faceva pressoché nulla, ma perché era più o meno la stessa scenetta che aveva imbastito la sera precedente quel demente di Shisui. Ovviamente le tende non erano tirate fino al punto di rottura.
Sasuke avrebbe scommesso che mai qualcosa detta dal cugino si sarebbe avverata, eppure lui era davvero seduto su quello stupido letto. Andare di sotto, però, non se ne parlava proprio, assolutamente no. Per tutta la mattinata sua madre lo aveva schiavizzato amorevolmente, costringendolo ad aiutarla a finire preparativi e a fare commissioni; non voleva incorrere nella stessa sorte anche per tutto il pomeriggio. In più era la vigilia; casa Uchiha era ovviamente piena di parenti che sua madre aveva invitato e già sentiva uno snervante brusio dal piano di sotto; presto la casa sarebbe stata gremita di gente e non era esattamente l’ambiente favorevole per Sasuke Uchiha, esemplare in potenziale via di estinzione.
Perciò era sul letto.
E pensava, cosa che di per sé tentava di non fare, perché spesso si trovava a cavillare lui stesso su questioni che nemmeno voleva affrontare. Come ad esempio il fatto che Shisui aveva avuto di nuovo ragione. Rettificò mentalmente: Shisui aveva sparato qualche altra cavolata che era risultata vera per una mera coincidenza.
Né Sakura né Naruto si erano fatti vedere per tutto il giorno.
Ma, in fondo, se lo era mai aspettato davvero?
Erano state tutte le stupidaggini di Shisui a mettergli in testa idee che differivano da quel che pensava lui. Probabilmente quel pomeriggio ci sarebbe andato spontaneamente lui da quei due, ma tutte le fandonie del cugino lo avevano irritato e maldisposto. E poi l’Haruno e l’Uzumaki non l’avevano nemmeno visto, perché doveva andare?
No, ora non aveva più intenzione di andarci. Per un attimo la sua mente formulò anche il pensiero ‘non se lo meritano’, ma si rese conto da solo che quello era parecchio infantile.
Come anche il resto del suo ragionamento, ma per lui filava, dov’era il problema?
No, lui se ne sarebbe rimasto sul letto, a godersi la sua adorata calma e la sua adorata quiete, al diavolo tutto quello che diceva quell’idiota e quei due, che evidentemente ritenevano praticamente invisibile la sua presenza.
Ecco, ora stava pensando anche secondo i ragionamenti idioti di Shisui.
Ringhiò nemmeno troppo sommessamente e si rese conto di essere più arrabbiato di quanto credesse. Aveva voglia di sfogare la sua rabbia in qualche modo, ma uscire e lanciare kunai contro un tronco era fuori discussione. Voleva le dita delle mani e quelle dei piedi attaccate rispettivamente a mani e piedi. Il freddo lo infastidiva particolarmente, ma ciò era in palese contrasto con la finestra aperta alle sue spalle. Controversie Uchiha, nemmeno loro sapevano spiegarle, ecco perché alla domanda della madre aveva solo risposto con un’alzata di spalle.
Itachi era nella sua camera che se le dormiva tranquillamente, perciò lui era di poco aiuto, ma aveva tutti i suoi motivi. Era tornato tardi da una missione piuttosto difficile, perciò riposarsi era qualcosa che gli andava concesso, al di là del fatto che ad Itachi Uchiha era concesso tutto.
E poi se dormiva Shisui non aveva il coraggio di disturbarlo, premura che di certo non si prendeva con Sasuke. Probabilmente lo avrebbe disturbato anche da morto, quel bastardo.
Probabilmente, comunque, aveva solo bisogno di starsene un po’ in tranquillità, viste le orribili visite non richieste degli ultimi due giorni.
Cosa che quel giorno non si sarebbe ripetuta, assolutamente no.
C’è da specificare che il ragazzo dava troppa poca importanza agli aforismi della vita quotidiana perché altrimenti in quel momento sarebbe stato logico pensare qualcosa come ‘non c’è due senza tre’.
Fu un solo attimo, ma Sasuke un secondo dopo stringeva già in mano un kunai – che teneva sapientemente sotto il cuscino – che puntava alla gola del cugino. Non era stata così silenzioso questa volta o forse era solo Sasuke che ormai stava anche fin troppo allerta.
«Ma buona vigilia di Natale, marmocchio!»
Con un sorriso a trentadue denti, Shisui Uchiha faceva ‘ciao ciao’ con la mano al cugino, per nulla intimorito dal kunai che aveva puntato al collo.
Sasuke lo diceva sempre che il cugino era totalmente sprovvisto di istinto di sopravvivenza. «Muori» sibilò l’Uchiha, ma non abbassò l’arma.
Una buona vigilia può forse essere esente di un omicidio in famiglia? Secondo le regole provvisorie di Sasuke Uchiha no.
« Possibile che debba insegnarti tutto io? Si dice ‘buona vigilia di Natale anche a te, Shisui-san, è un piacere vederti anche oggi, Shisui-san’» Sasuke ringhiò e premette leggermente di più la lama contro di lui. Lui deglutì questa volta. «’O-ora abbasso il kunai, Shisui-san’ massì, vanno bene anche i tuoi personalissimi auguri, chi sono io per– oh, diamine, abbassi ‘sto coso?»
Sasuke sbuffò e fece come aveva richiesto; poverino, gli aveva rovinato il giochino. Quel ragazzo faceva paura, Shisui se ne rendeva conto giorno dopo giorno, ma qualche minaccia ben piazzata sicuramente non poteva battere il prenderlo in giro.
«Che ci fai di nuovo qui?» borbottò esasperato, allontanandosi e rimettendo il kunai sotto il cuscino.
Shisui voleva davvero chiedergli se la notte lo toglieva prima di dormire o se amava invece il rischio di andare a letto rischiando di tagliuzzarsi un orecchio, ma quel pomeriggio non poteva proprio permettersi di divagare. Avevano poco tempo – erano già le sei e mezza! – e lui doveva ancora tentare di convincere quel testone che non poteva sempre avere ragione e che in quel caso era chiaro che la logica fosse dalla sua parte.
«Ma mi fai sempre le stesse domande? Muori, cosa ci fai qui, cosa vuoi, perché esisti… mmh, inizi ad essere noioso!»
«Tu lo sei sempre stato, spero tu ne sia consapevole» berciò stizzito.
«Oh, sei solo tu che mi trovi noioso, c’è un sacco di gente che mi descrive con aggettivi più lusinghieri» gli fece presente, incrociando le braccia al petto.
«Tua madre?» chiese scettico.
«No, lei pensa che io sia uno sfaticato ninja che vive di rendita» confessò con leggerezza e poi scosse la testa energicamente, colpito da chissà quale grande considerazione.
«Ah, piantiamola! Non abbiamo tempo per divagare! Non c’è tempo, tu sei tendenzialmente portato a ridurti sempre all’ultimo minuto, brutta testa di rapa!» lo rimproverò, probabilmente credendo anche che Sasuke sapesse di che diamine stesse parlando.
Ovviamente non era cosi.
«Ci sono ancora un sacco di cose che–»
«Se sei di nuovo qui per rifilarmi le stronzate di ieri puoi anche andartene, non ho intenzione di ascoltarti ancora» lo anticipò e in un attimo una grande irritazione si impossessò di nuovo di lui. Ripensò a prima, quando si era ritrovato a credere, anche solo per un attimo, che le parole di Shisui potessero essere vere.
Fu molto tentato dal riprendere il kunai sotto il cuscino.
Shisui aggrottò la fronte: «Sei veramente una grandissima merda, ma probabilmente non sono il primo a dirtelo. Naruto è passato oggi? Perché avrebbe potuto dirtelo lui, ma non credo sia venuto, no» disse candidamente, con un sorrisetto compiaciuto.
Credeva davvero che quella misera strategia di psicologia inversa avrebbe attaccato con lui? Illuso.
«Sakura è venuta a persuaderti ancora, stamani? Ma ovvio che no!» Era fin troppo bastardo quel giorno, più del solito e il sorrisetto sardonico che si trovava sul suo volto era ancora più irritante del normale.
«Credi che la cosa mi infastidisca particolarmente?» si informò con indifferenza.
«Ah-ah! Siamo di nuovo al punto di partenza!»
«Di che cosa stai parlando, adesso?» chiese con grande esasperazione. Quelle sue uscite profetiche da grande conoscitore del suo personale caso comportamentale lo infastidivano come non mai.
Non aveva qualcosa da fare a casa sua? Perfino Hiada-san se lo voleva così ardentemente togliere dalle scatole da accollare quel disastro deambulante di suo figlio a qualche altro povero esemplare del genere umano – che, guarda caso, era quasi sempre Sasuke? Non aveva nessuna coscienza materna, quella donna.
«Del fatto che hai detto che non ti importa! Non ti importa se loro vengono, non ti importa se loro ci sono né se non ci sono!» ribatté meravigliato quasi e anche con fare piuttosto ovvio. «Diamine, tappo! Questa non è apatia, è solo il tuo egocentrismo che ti porterà a convivere con il tuo solo naso, alla fine!»
«Io non ho– non sono egocentrico» chiarì subito, non sapendo nemmeno lui perché stesse realmente tentando di instaurare una discussione civile con quell’idiota. Le cose gli entravano da un orecchio e gli uscivano dall’altro; afferrava solo quel che voleva afferrare, il bastardo. «Sono stati loro a insistere e poi a far finta che non ci fossi, la colpa è loro.»
Ed era vero, dal modesto punto di vista di Sasuke Uchiha. Lui non aveva fatto assolutamente nulla oltre a rifiutare il loro invito ad una stupida festa; doveva forse fustigarsi sulla pubblica piazza se preferiva starsene tranquillo piuttosto che in mezzo a confusione e tutto il resto?
Davvero non si capacitava di come tutto potesse essersi venuto a creare partendo dal suo secco ‘no’ a quella semplice domanda che era stata ‘ehi, Sas’ke, ma tu ci sei alla festa, vero?’.
«Non disquisiremo oltre sulla tua errata percezione di te, perché è inutile» e qui si passò una mano tra i capelli con un gesto esasperatamente drammatico.
«Bene bene. La festa è questa sera, giusto? Allora questo è l’ultima tappa del mio brillante piano e per le otto di codesta magnifica giornata, tu farai la persona adulta, ti comporterai come tale e io avrò» si fermò di colpo, quasi fosse sul punto di farsi scappare più informazioni del necessario «la soddisfazione, sì, avrò la soddisfazione di aver… aiutato consapevolmente un piccolo esemplare di demente in fase adolescenziale con percezioni distorte della realtà circostante» concluse con fare ampolloso.
Shisui poi si sedette per terra con fare pratico; evidentemente stava per imbarcarsi in un’altra delle sue lunghe menate senza senso, in cui Sasuke si dimostrava completamente indifferente ed inconsapevole agli stimoli sociali e minacciava la sua stessa esistenza con il progressivo allontanamento da tutte le forme di vita che si erano dimostrate socialmente adatte alla sua personalità.
Questa era la descrizione che avrebbe dato Shisui del suo lungo discorso, ecco, e il fatto che Sasuke lo riprodusse mentalmente fin troppo fedele alla realtà lo inquietò parecchio.
Scosse impercettibilmente la testa e aggrottò le sopracciglia; si diresse verso la porta, perché quel giorno era davvero impensabile una qualsiasi discussione con quell’idiota.
Non aveva l’orrendo cappellino, quella era una cosa che giocava a suo favore, ma l’invece costante presenza della sua stupidità non aveva qualcosa con cui essere eguagliata.
«Fermo fermo fermo, marmocchio, non te ne puoi andare» lo informò pacatamente.
«E chi lo dice, di grazia?»
«Io, poi il fatto che fuori da quella porta ci sono più Uchiha di quanti tu ne possa contare sulla punta delle dita e in più c’è tua madre» sorrideva e osservava estasiato le reazioni di suo cugino. «E poi lo dico di nuovo io, sì, adoro questo senso di megalomania che mi pervade quando do ordini a destra e a manca, dovrei fare il capo di una squadra Anbu, sarei davvero la ciliegina sulla torta!»
«Dubito che a Konoha siano presenti squadre Anbu addestrate per missioni suicide» asserì sardonicamente.
E quel ragazzo voleva negare di essere tenero?
«Stupido itoko, lo sai benissimo che le mie missioni hanno sempre ottimi esiti» Sasuke non seppe se ad inquietarlo fu il tono basso e calcolatore poco da Shisui o lo scintillio malsano nei suoi occhi. Po tornò a sorridere felice; no, forse a spaventarlo erano i cambi d’umore.
«Questo è da vedere» borbottò tra i denti.
«Si vedrà molto presto, tranquillo! Ora, di grazia, vuoi farmi il santo favore di sederti o comunque stare immobile, così che possa portare avanti la mia opera di grande carità?» si informò, ma non si aspettava davvero una risposta.
Sasuke alzò gli occhi al cielo. Perché solo a lui toccava ritrovarselo costantemente tra i piedi? In quegli ultimi giorni, per di più, sbucava dal nulla come se niente fosse e si comportava come il peggiore dei mentori improvvisati. Cosa gliene importava delle sue relazioni sociali era qualcosa che non avrebbe mai capito, ma ora come ora non gli interessava davvero più. Voleva soltanto che se ne andasse. Subito possibilmente, era chiaro però che quella condizione poteva essere soddisfatta solo se stava ai suoi sciocchi giochetti.
«Dove eravamo rimasti? Ah, sì, giusto, alla tua stupidità e alla tua incapacità sociale!» l’argomento chiaramente lo metteva di buon umore e lo dimostrava l’entusiasmo spropositato con cui gesticolava.
«Cos’è, oggi toccherà al Natale futuro, visto che quello presente e quello passato li hai già brillantemente illustrati?» Sasuke commentò con leggerezza e sarcasmo disinteressato, ma quando lo vide annuire rimase particolarmente scioccato.
Ben inteso, scioccato come lo può rimanere l’Uchiha qual era, ovvero sopracciglia incarnate e senso di irritazione dilagante perché, se qualcosa lo aveva stupito, al novanta percento era qualcosa che non gli sarebbe andato a genio.
Logica sua, per lui filava benissimo, come tutti i suoi ragionamenti contorti del resto.
«Esaaaaatto, Sas’ke-chan, vedi che se ti applichi capisci? Sono orgoglioso di te, marmocchio» e tirò rumorosamente su col naso.
«Piantala. Tu non puoi conoscere il mio Natale futuro, idiota» lo rimbeccò scocciato.
Non sapeva nemmeno predire cosa avrebbe fatto di lì a pochi secondi, figurarsi il suo Natale tra un paio d’anni.
«Ovvio che posso, demente. Anzi, è piuttosto palese, visto e considerato il tuo status sociale attuale. Voglio dire, le tue azioni hanno delle conseguenze e si dà il caso che le tue attuali azioni ti procureranno solo un futuro deprimente e solitario» disse e annuì convinto.
Si guardarono, chi sorridendo chi con il peggior sguardo del proprio repertorio, ma non volava una mosca nella stanza.
C’era il brusio che proveniva dal piano di sotto, ma per il momento era ancora basso.
«Il mio futuro sono affari miei e smettila con tutte queste stronzate sul fatto che sarà deprimente, sicuramente sarà meglio del tuo presente, volto solo a rompermi le scatole» commentò velenosamente e assottigliando lo sguardo.
Se doveva essere sincero, Sasuke, a quel punto poteva davvero dire che tutte le cose dette da Shisui stavano davvero iniziando ad infastidirlo parecchio, sia per la convinzione con cui le diceva, sia per la remota possibilità che potesse aver ragione.
Per ovvi motivi, l’Uchiha non perdeva nemmeno tempo ad ascoltare quel che aveva da dire, darvi addirittura retta era impensabile; vuoi perché il giorno della vigilia di Natale si trovava davvero chiuso in camera, vuoi perché la sua psiche stava cedendo sotto il peso dello stress da festività non apprezzata, però in quel momento la possibilità non era poi più così remota.
E la cosa lo scocciava davvero.
In più quell’idiota di Shisui continuava a sorridere, cosa che lo snervava e pensare coerentemente gli risultava più difficile del previsto.
«Il mio presente è perfetto, grazie per l’interessamento, il tuo invece fa un po’ pena» e indicò con un gesto eloquente della mano la stanza in cui si trovava.
Per lui rigirare il coltello nella piaga doveva essere davvero emozionante e interessante.
«Se è perfetto perché te ne stai qui a far presente a tuo cugino quanto schifo fa la sua vita a causa della sua apatia?» sbottò e Shisui colse in quel breve sfogo, che Sasuke aveva tentato di mascherare con ira e sarcasmo, una punta di cedimento.
Il terzo giorno Sasuke stava davvero prendendo in considerazione quel che Shisui tentava di dirgli, ovvero che con il suo atteggiamento scontroso sarebbe rimasto solo e chi aveva tentato di avvicinarlo se ne sarebbe andato.
Stava iniziando a rendersi conto che non poteva dare per scontata la presenza altrui e che nessuno era qualcosa che poteva intendere come a discrezione della sua volontà.
Forse era il momento giusto per terminare il piano con la terza parte. Shisui sorrise con fin troppo entusiasmo e Sasuke non si lasciò sfuggire quel dettaglio.
«Itoko-chan, io voglio solo farti vedere il mondo da un punto di vista esterno al tuo» gli fece presente con una gentilezza nauseante.
Lo preferiva quando faceva il deficiente.
«Il tuo sarebbe un buon punto di vista?» chiese con sarcasmo.
«Sì, direi di sì, forse un po’ avanti a quello del resto del mondo» e si sorrise da solo, in tutta la sua stupidità «ma diciamo che è sicuramente più attendibile del tuo!»
Sasuke avrebbe voluto fargli notare che il punto di vista di qualcuno che sosteneva che l’acqua gelata di un fiume in inverno era fredda solo per un preconcetto mentale e dimostrava anche la sua tesi, immergendocisi a metà gennaio, non era attendibile nemmeno per finta – aveva dodici anni quando si era gettato nel fiume Naka e Itachi era dovuto andare a ripescarlo perché stava morendo per ipotermia.
«Ne dubito.»
«Vogliamo scommettere?»
«No» ringhiò in risposta, mentre Shisui sorrideva malandrino.
«Ma quanto sei diffidente, tappo! Su, non è che hai paura di scoprire che io ho ragione e tu torto, perciò questo porterebbe a credere che in realtà non sei poi tanto intelligente?» lo stuzzicò.
Era comunque un ragionamento abbastanza contorto da sembrare tipico di Sasuke.
«Si arriverebbe a credere che sono completamente idiota se ti dessi ascolto, qualunque sia l’ennesima stupidaggine che tiri fuori» asserì velenoso, ma il cugino non apparve minimamente scoraggiato dalla reazione.
Era chiaro che aveva una visione ben precisa della sua intelligenza e i commenti del cugino non lo scalfivano più di tanto.
«Beh, in caso avessi torto hai tutti i diritti di usarmi come bersaglio per i kunai, ma mi hai già ascoltato due giorni fa e ieri, che ti costa stare a sentire le mie congetture anche oggi, così che io possa portare a termine il mio brillantissimo piano?»
«Muori» si prese solo la briga di rispondergli, mentre prendeva ad osservare il pavimento, intento a trovarvi qualcosa di più interessante e coinvolgente della possibilità di uccidere l’idiota che si trovava nella stessa stanza con lui.
«Un sì un tantino personalizzato, ma ti voglio bene lo stesso, tappo!» e rise da solo, per poi passarsi una mano tra i capelli, quasi soddisfatto.
Dal suo punto di vista ce l’aveva in pugno, il ragazzo; dal punto di vista di Sasuke un pugno glielo avrebbe dato in faccia.
«Ehi, Sas’ke-chan, sai dove sarò io tra dieci anni?» chiese ad un tratto.
«Non me ne frega niente di dove sarai, anche se spero sotto terra da undici» sibilò irritato.
«Che gentilezza, credo che non mi ci abituerò mai» commentò sornione e poi riprese il suo discorso: «Sarò in giro per il mondo, come ninja dalla grande fama, una katana e un kunai come uniche armi e conoscenze in ogni villaggio!»
Gli brillavano gli occhi e Sasuke non faticò a capire di cosa stava parlando. Tutti sapevano che il sogno di quell’Uchiha era quello e forse un giorno lo avrebbe realizzato, magari anche solo iniziato: arrivato a Suna sarebbe tornato a Konoha per mancanza di vestiti puliti e cibo.
Era poco pragmatico, il ragazzo.
«E Itachi? Itachi sarà sempre in missione come miglior Uchiha di Konoha, capo di una ventina di squadre e tante altre cose degne del grande ninja che è» e probabilmente sarebbe stato davvero così. Il fratello era molto abile, si era fatto notare da subito e il suo futuro sarebbe stato all’altezza del ninja che era.
«E tu, Sas’ke? Mmh… Sakura viaggerà; sai quanto viaggiano i ninja medico? Taaaanto, o almeno Izumi-san viaggia un sacco!»
«E allora? »
«Silenzio!» lo interruppe e fece un gesto secco con la mano.
«Piantala di mettere in mezzo Sak–»
«Uchiha Sas’ke! Silenzio!» ululò e Sasuke fu tentato di piantargli un kunai in mezzo al petto.
«Dicevo… Naruto diventerà Hokage, se ne starà sempre in quel suo minuscolo ufficio a firmare scartoffie, con la sua amorevole mogliettina Hyuuga e boh, non è il suo futuro che mi interessa, ma il punto è un altro.»
«Esiste un punto? A me sembra solo il descrivere a grandi linee futuri che sono palesi a chiunque» sbottò, benché avesse provato con tutto se stesso ad ignorarlo. Era impossibile essergli indifferente, doveva rendergliene atto, benché fosse una grandissima disgrazia.
«Beh, tu lo vedi il tuo, di futuro?»
«Lontano da te» ribatté subito, certo che appena possibile se lo sarebbe tolto dai piedi.
Non lo vedeva assolutamente un futuro dove quell’idiota fosse presente, perciò meglio risolvere il problema non appena ne avesse avuto la possibilità.
«Molto onorato della tua bastardaggine nei miei confronti, ma non parlavo di quello. Come lo vedi il tuo futuro, ora come ora?»
«Che cos–»
«Te lo dico io» Sasuke avrebbe voluto interromperlo per insultarlo e chiedergli che diamine glielo avesse chiesto a fare, ma Shisui fu più veloce a continuare: «È vuoto. Spoglio. Perché hai allontanato tutti, hai fatto sì che si stancassero di correrti dietro e che si fermassero a riposare. Ti hanno perso di vista, hanno notato altro e hanno smesso di cercarti. È una possibilità più che logica, non convieni con me?»
Shisui poteva davvero ritenersi soddisfatto di se stesso; i discorsi che stava imbastendo erano degni di nota, pieni di charme, il carisma non gli mancava proprio e poi Sasuke non lo aveva ancora ucciso a suon di calci. Voleva dire che ci stava pensando sopra, stava meditando…
O forse stava cercando un insulto abbastanza pesante da fare crepare un santo, ma Shisui voleva davvero sperare che stesse riflettendo su quanto gli stava facendo notare.
Era necessario che riflettesse, di vitale importanza quasi.
«Loro non ci saranno, nel tuo futuro, questo è chiaro. Non ci saremo né Itachi né io, sarai solo. Ok, forse io e lui non ce ne andremo definitivamente, ma hai capito cosa intendo. E questo perché? Perché hai cacciato tutti! Non sono mica tutti resistenti come me alla tua stronzaggine e al tuo carattere bastardo, eh! Oh, oh, sai come sarà il tuo Natale, tra questi fantomatici dieci anni?»
«Ti ho detto prima che non lo voglio sapere né tu puoi saperlo, perciò dacci un taglio» esordì, sperando davvero che decidesse di stare zitto. Magari avrebbe accolto le sue vane richieste di silenzio, se ne sarebbe addirittura andato…
Ma anche no.
Si parlava di Shisui Uchiha, non di una persona qualunque, aveva la testa più dura di un muro.
«La mia non era una domanda che richiedeva una risposta, cugino cretino» gli fece presente con un largo sorriso. Sarebbe morto. Presto. Molto presto.
Ignorando i borbottii neanche troppo borbottati di Sasuke, Shisui prese ad illustrare il Natale futuro del cugino come piano ‘salviamo il ninja Sasuke’ comanda.
Ah ma che genio era quel ragazzo?
«Sakura e Naruto lo passeranno insieme, ovvio, le loro rispettive famigliole piene di marmocchi se ne staranno unite sotto uno stesso tetto ad ingozzarsi come porci– no, ok, gli altri mangeranno civilmente, solo Naruto sarà poco civilizzato e… e beh, saranno felici e tranquilli, a riposarsi dal loro stancante lavoro, le rughe dell’età nascoste dietro sorrisi felici e tutto il resto… mi segui, tappo?»
«È estremamente difficile ignorare il tuo continuo ciarlare» gli concesse soltanto, guardando il soffitto. Ignorare il contatto visivo con quell’idiota aiutava ad evitare stragi sanguinolente in camera sua. Sua madre probabilmente non avrebbe apprezzato le tinte cremisi con cui avrebbe provvisoriamente rimodernato le pareti. Personalmente trovava parecchio apprezzabili degli schizzi di sangue da contemplare prima di andare a dormire, specie se erano di Shisui; forse poteva davvero farci un pensierino su.
L’ignaro Shisui, intanto, continuava con la sua descrizione accurata: «Bene. Dicevamo. Ah, sì, i tuoi genitori, giustamente, non staranno a farti da balia per sempre. Passeranno un Natale alla Mikoto-san, pieno di biscotti e con un… con un… con Fugaku-san, ecco, che gironzola per casa burbero e spaventoso come sempre» sospirò e si fermò per un attimo, come a voler dare il tempo a Sasuke di prendere atto della sua grande narrazione.
«Non puoi dire di conoscere il Natale futuro altrui, stai solo facendo congetture fin troppo generali che anche un bambino dell’accademia può inventarsi senza problemi. Forse sarebbe anche più dettagliato di te» disse con fare indifferente, anche se lui stesso si rendeva conto che, generale o no che fosse quella sottospecie di racconto, le cose sarebbero benissimo potute essere così, un giorno. «Ah, ma stai sempre a cavillare allora! A noi poi non interessa cosa mangeranno Naruto, Sakura, marito, moglie e rispettiva prole né quante volte grugnirà zio Fugaku!» con la coda dell’occhio Sasuke lo vide muovere le mani con fare noncurante.
«Le risposte sarebbero sicuramente ramen e tante, ma a noi interessa il tuo, di Natale! Guarda, sono tanto magnanimo e clemente che salto la descrizione generale sì, generale, del mio Natale e di quello di Itachi» e poi non c’è quasi più tempo!, avrebbe voluto aggiungere, ma si trattenne. «Questo sarà il tuo ultimo Natale di questo passo» commentò lapidario e sembrava anche particolarmente intenzionato a far avverare quella probabilità.
«Oh, ma ti prego, non essere così gentile! Tutto questo amore nei miei confronti mi farà secco, sono serio» commentò con teatralità.
«Potrei abbracciarti, se il fine sarebbe la tua morte» commentò sprezzante e minimamente intenzionato ad avvicinarsi anche di un solo passo a quell’essere.
«Cooomunque, puoi smettere per cinque minuti di pianificare la mia morte e mi dai ascolto? Dico sempre cose interessantissime e verissime, dovresti saperlo!»
«L’ultima cosa che hai detto non lo è di certo.»
Shisui alzò gli occhi al cielo, ma nonostante l’esasperazione sorrise.
Ah, quel marmocchio era seriamente uno spasso. Le conversazioni con lui erano sempre illuminanti, sarebbe stato meglio comunque se poi non avesse tentato di freddarti in vari modi dopo due parole.
«Dicevamo. Il tuo Natale. Ah, che depressione che mi metti, cugino-chan! Già ti vedo, lì, seduto!»
«Seduto dove? Sulla tua tomba?» commentò sardonico e, come avrebbe fatto notare Mikoto-san, con poco spirito natalizio – «Non si parla di morti a Natale, Sas’ke-chan!»
«Ma quanto sei zuccheroso oggi! Davvero adorabile! E ora dacci un taglio con le tue fesserie e stammi a sentire!» ululò l’ultima parte, prendendo alla sprovvista anche Sasuke.
Quando si era evoluto ad un livello di scemenza ancora superiore? Era spaventoso quel ragazzo.
Comunque Sasuke non disse nulla.
«Bene. Allora! Tu avrai una casa tra dieci anni, sì? Non vivrai con i tuoi genitori fino ai quaranta, questo mi sembra logico. Ecco, avrai questa tua bellissima casa nel quartiere Uchiha, ma visto che si parla di te, sarà proprio al limitare del quartiere, nel punto più sperduto, lontano da tutto e tutti, in modo da potertene stare da solo, ad invecchiare senza rompiscatole. Magari in mezzo ad una palude su una collina!» gli brillavano gli occhi mentre parlava, segno che lui trovava estremamente emozionante il suo racconto senza senso.
«Non ci sono paludi qui, idiota–»
«Licenza poetica, tappo, licenza poetica! Comunque, lasciamo perdere la tua incapacità di vedere oltre i singoli dettagli e senti qua: di tanto in tanto uscirai anche da quella splendida casetta, che nessuno ha mai visto. A Konoha si crederà che ci sgozzi persone e le nascondi sotto i tatami, ma dettagli» aggiunse, notando l’occhiataccia di Sasuke e intuendo che forse stava sforando un pochino e che si stava facendo prendere un po’ troppo. «Bene. I tuoi unici contatti saranno i tuoi genitori, Itachi, probabilmente io e non fare quella faccia di merda per favore so che ne sarai immensamente felice e poi l’Hokage, che ti chiamerà per le missioni e per chiederti di distruggere la tua piantagione abusiva di pomodori ogm.»
«Dacci un taglio con questa stron–»
«Ti farai anche crescere la barba!»
«Cosa?»
«Massì, come un barbone, rende più l’idea della degradazione a cui porti la tua persona. Vivi da solo, mangi solo pomodori, non parli quasi il che vuol dire che per la metà ti esprimi a gesti e grugniti e non ti ricordi nemmeno più chi sono, Naruto e Sakura!»
Quello per Shisui era il colpo di scena.
«Tutto quello che stai dicendo non ha senso, perciò dacci un taglio e vattene. Ora. Cosa che avresti dovuto fare due giorni fa.»
«Oh, su, non te la prendere ora! Non siamo ancora arrivati al Natale! Poi ok, forse non è tanto credibile, ma se togli la palude e la barba è decisamente più vera e fattibile la cosa, no?»
Il cugino gli rivolse la peggior occhiataccia del suo repertorio.
«Ok, ok, la piantagione non sarà abusiva, va meglio ora?»
Sasuke sibilò esasperato: «Ma allora sei davvero–»
«No, no, aspetta, due secondi, solo due! Il Natale, eravamo partiti da lì, no? Ecco, lascia perdere il resto, non hai nemmeno la barba, tutto quello che ti pare, ma non muoverti, chiaro?» Shisui era saltato in piedi e ora teneva le mani avanti, come a voler tenere Sasuke fermo ed immobile da dove si trovava.
Non poteva mandare all’aria i suoi piano dopo due giorni e mezzo di lavorazione incessante, assolutamente no. Piuttosto lo avrebbe ucciso, nascondendo le prove. Molto Uchiha la cosa tra l’altro.
«Il tuo Natale sarà ancora più deprimente di quello di domani, chiuso in camera tua con le tende tirate e l’irascibilità alle stelle! Non ci sarò nemmeno io a darti lezioni comportamentali, renditi conto!»
Quella era sicuramente una tragedia, avrebbe voluto fargli notare con sarcasmo Sasuke, ma il cugino fu più veloce a continuare. Un giorno qualcuno gli avrebbe anche spiegato perché gliene importava tanto.
«Sarai da solo a casa tua, a mangiare pomodori cosa che fai sempre, ma a Natale è davvero tristissimo, visto che mangerai solo quelli, seduto davanti al caminetto. Ci sarà il ticchettio snervante dell’orologio a segnare il tempo che scorre, ma ad animare quella catapecchia in cui vivi non ci sarà nient’altro! E poi ti chiederai cosa farai domani e ti risponderai che non te ne frega. Ti chiederai allora cosa farai quella sera stessa. Ma la risposta sarà di nuovo quella di prima. E grugnirai da solo quando ti chiederai involontariamente ‘cosa farò tra dieci minuti?’»
«Ti ucciderò» commentò con indifferenza, mentre Shisui sbottava infastidito.
«Hai finito di ammazzarmi il pathos, razza di tappo? Comunque. Il tuo Natale sarà deprimente, perché non ci sarà nessuno, sarete solo tu e i pomodori, ma poi spariranno pure loro. Tu invece resterai a chiederti ‘e ora cosa faccio?’! E sai perché rispondi che non te ne frega?»
«Perché non mi interessa?» ribatté quasi con ovvietà.
Shisui voleva davvero ucciderlo, a quel punto del racconto.
«Ah, ma allora sei proprio stupido! Non fare l’idiota per cinque minuti, ti riesce?»
«Non sono io quello che deve smettere di far l’idiota, spero tu lo sappia.»
«Sei un caso perso, disperato. Mi dispiace che Itachi ti abbia come fratello, ora ho capito perché è tanto indulgente con te e non prova nemmeno a farti ragionare, i santi sono i primi a cedere con la stupidità umana!» borbottò esasperato.
«Strano che non sia già morto ad avere un cugino come te» sibilò infastidito da tutte quelle idiozie. Itachi semplicemente gli voleva bene, ecco perché non gli rompeva le scatole, c’entrava poco il non poter discutere con lui perché, in fin dei conti, era una grandissima testa dura.
«Stiamo perdendo tempo, dannazione!» ululò frustrato e si passò una mano tra i capelli. Riprese il discorso di prima, incurante degli sbuffi seccati del cugino: «Ti rispondi così perché non sai darti una vera risposta, perché non c’è niente da rispondere! Non hai nessuno con cui fare qualcosa, sei solo, non puoi programmare assolutamente nulla!»
Sasuke era al limite della sopportazione: «E tutto questo scenario apocalittico solo perché non vado a quella festa? Ti rendi conto delle stupidaggini che dici?»
«Ti rendi conto di quanto tu sia diventato stupido e cieco? Fatti portare da un oculista, forse a te lo sharingan ha effetti indesiderati! E ringrazia che non sia la caghetta!»
«Muori. Non da solo, ci penserò io ad ucciderti se non te ne vai immediatamente e se vedrò di nuovo la tua faccia.»
«Non farmi perdere tempo, tappo! Non è la festa in sé che c’entra, idiota! È la tua non considerazione degli altri che ti porterà a quella vita futura e a quel Natale desolato!»
Sasuke non ribatté quella volta e Shisui continuò a parlare, ignorando volontariamente le cause del suo silenzio: «Il non andare alla festa è solo un altro gesto con cui dimostri a Sakura e a Naruto che di loro non ti importa poi molto da poter fare qualche sacrificio per loro e forse ne seguiranno altri, forse gli basta questo, fatto sta che presto si stancheranno e tu resterai solo come ti ho mostrato!»
Shisui, dal canto suo, sapeva perfettamente di aver esagerato un pochino con le descrizioni, probabilmente non sarebbe rimasto davvero solo come un cane in una casa ai limiti del quartiere, sicuramente avrebbe mangiato qualcos’altro oltre ai pomodori e senza ombra di dubbio non si sarebbe lasciato crescere la barba, ma era necessario ai fini della trama del suo ingegnosissimo piano. Lui pensava anche ai dettagli, non era mica qualcuno che si faceva prendere alla sprovvista da possibili incongruenze, assolutamente no.
E poi se si parlava di Sasuke bisognava come minimo avere quarantanove piani di riserva, visto che era in grado di sventarli tutti e quarantanove.
«Ora hai capito?» si azzardò a chiedere, visto che il cugino non aveva ancora detto nulla e semplicemente se ne stava lì dov’era.
Si era addormentato? Era forse morto? Se era vera la seconda opzione era meglio che si buttasse dalla finestra e scappasse, cercando di crearsi un alibi perfetto, prima che arrivasse Fugaku-san e mobilitasse tutta la polizia di Konoha per scoprire chi fosse l’assassino.
Lo sentì espirare piano, quasi non volesse farsi sentire né da lui né da se stesso.
«Stai solo ingigantendo qualcosa che non ha importanza» ribatté Sasuke con calma, con lo sguardo di chi, però, non sa bene se credere lui stesso a quanto detto.
«Ah, non ricominciare! A parte che io non ho mai torto, posso farti notare che loro non sono venuti da te? Siamo a Natale, sai. Siamo psicologicamente e involontariamente tutti più buoni in questo periodo, tranne te e il tuo cuore di ghiaccio. Se davvero non avesse avuto valore sarebbero venuti, no?»
Non faceva una piega, avrebbe potuto convenire l’Uchiha, ma mai e poi mai gli avrebbe dato la soddisfazione di trovarsi d’accordo con le sue stupidaggini.
Sasuke, d’altra parte, doveva ammettere a se stesso di aver vagamente capito il concetto di fondo del discorso di Shisui che si era prolungato per tre lunghi ed estenuanti giorni. E forse il cugino aveva anche ragione. Chiaramente l’idiota aveva ingigantito tutto senza motivo, ma alla base di tutto c’era una mezza verità.
Mezza semplicemente perché Sasuke si rifiutava di dare una ragione intera a Shisui; contorti ragionamenti Uchiha, ordinaria amministrazione dopotutto.
«Lo so che hai capito, Sas’ke! Ora però tocca a te fare qualcosa! E sappi che è tardi, tardissimo, perciò ti consiglio di prendere la decisione giusta da solo, non ho tempo per farti ragionare nel modo giusto!» commentò ilare, mentre avrebbe davvero voluto stringersi la mano da solo.
Non solo il suo piano era andato a buon fine – sì, poteva permettersi di cantare vittoria prima del tempo, lui poteva eccome –, ma ora poteva vantare anche di essere riuscito a persuadere il piccolo Uchiha, facendogli cambiare idea – sì, continuava a cantare vittoria.
«Su, Sas’ke, cosa credi di dover fare ora?»
Probabilmente la risposta che Shisui voleva da lui era ‘andare alla festa’, ma Sasuke non lo avrebbe mai detto ad alta voce, anche perché non era ancora completamente certo di ciò che doveva effettivamente fare.
Tra le tante, comunque, vi era uccidere il cugino, ma forse per quella sera avrebbe dovuto rimandare.
Si mosse istintivamente verso la porta, con l’intento di uscire e andare a casa di Sakura; venne brutalmente fermato da uno Shisui confuso che gli arpionò un braccio.
«Mollami.»
Ovviamente non fece come gli era stato chiesto, anzi, lo ignorò, chiedendogli tutt’altro: «Dove stai andando, tappo? Non a prendere pomodori, spero! Voglio dire, in un momento di crisi esistenziale come questa tu mangi pomodori?»
«Cosa c’entrano adesso i pomodori?» ringhiò in risposta.
I suoi problemi dovevano essere davvero molto gravi, gravissimi. Forse se lo uccideva faceva un favore anche a lui.
«Beh, al piano di sotto ci sono solo quelli e tu stavi–»
«C’è anche la porta, al piano di sotto, idiota» sibilò con rabbia, per poi portare la sua attenzione sulla mano di Shisui che stringeva il suo braccio. Lui intese e lo lasciò. Poi scoppiò a ridere.
«Ah, Sas’ke-chan! Che tenerezza di ragazzo che sei! Allora stai davvero andando alla festa?»
Sasuke non seppe se essere offeso per il tono meravigliato o per il ‘tenerezza di ragazzo’.
«Muori.»
«Sì, ci sarebbe sempre questo tuo problema legato alla personalizzazione delle risposte, ma so che è un sì! Ah, come sono fiero di teeeeeee!»
Inaspettatamente, Shisui si lanciò direttamente su di lui e lo abbracciò. O meglio, lo stritolò tra le sue braccia, biascicando parole sconnesse tra le risate. Sasuke non riusciva a muoversi e nonostante i suoi tentativi di farlo staccare, continuava ad ritrovarsi con la testa premuta sotto al collo di Shisui e le braccia del cugino che lo stritolavano.
Una costola aveva fatto crack, ne era più che certo.
«Shisui» sibilò con una calma disumana e quest’ultimo parve ascoltarlo, perché allentò la presa di poco e smise di dondolarlo come un deficiente.
«Lasciami immediatamente» e in un attimo Shisui era dall’altra parte della stanza, allarmato dallo sfrigolio del millefalchi che Sasuke stava caricando nella mano destra. Si vedeva chiaramente che era imbarazzato, nonostante l’espressione particolarmente omicida sul suo volto. Shisui evitò di esclamare un ‘ma che tenero!’ perché in quel caso l’istinto di sopravvivenza c’era eccome.
«Ah-ahm, ok, non ti affaticare– cioè, il millefalchi non è… necessario, ecco. Su, non temere, non ti abbraccio più» quello non era un abbraccio, avrebbe voluto fargli presente Sasuke, era più una mossa di arti marziali mortale. «Se no poi Itachi-chan è geloso!»
Sasuke assottigliò lo sguardo e poco dopo la stanza smise di essere illuminata dal bagliore del millefalchi.
«Comunque, no. Non puoi passare dalla porta, mi sembra ovvio!»
«E perché, di grazia?»
«Ah, che ragazzo sconsiderato! Perché è tardi e sotto c’è mezza Konoha, oltre che più Uchiha di quelli che effettivamente esistono. Perciò se tu scendi ora Mikoto-san ti schiavizzerà dolcemente e non uscirai mai più di qui!»
Sasuke lo guardò con un misto tra la compassione per la sua stupidità e l’indifferenza; aveva ragione.
«Da dove dovrei uscire, allora?»
Effettivamente avrebbe potuto fare un sacco di cose per uscire di casa; diamine, era un ninja!
Ma in quel momento nessuno dei due Uchiha presenti sembrava in grado di usare il cervello, perciò nessuno dei due pensò a qualcosa come utilizzare le proprie abilità ninja per uscire senza passare dalla porta.
Che poi, probabilmente Shisui ci aveva anche pensato, ma per lui gli effetti speciali erano sicuramente più interessanti di noiose uscite di scena.
«Ah, non preoccuparti, ho pensato anche a questo!»
Stava sorridendo in quel modo inquietante che non prometteva nulla di buono, ma Sasuke non ebbe nemmeno tempo di registrare quel dettaglio che si ritrovò di nuovo il cugino addosso.
«Shisui!» ringhiò al limite della sopportazione, ma ormai lui l’aveva già portato davanti alla finestra aperta. «Cosa stai–»
«Ah, io ho sempre adorato le uscite ad effetto, tu no?» e così dicendo fece per lanciarlo di sotto. Sasuke si tenne al cornicione della finestra e gli mollò un calcio per farlo desistere.
«Che diavolo stai facendo, idiota?» ringhiò irato.
«Ti sto facendo uscire, non è ovvio?» rise e si spostò appena per evitare un altro calcio. «Lasciami.»
«Dalla porta non puoi uscire, ma da qualche parte devi pur andare fuori , su, non fare il pignolo! Non è nemmeno tanto alto!»
«Siamo al secondo piano» gli fece presente.
Forse non sarebbe morto, ma si sarebbe rotto sicuramente qualcosa.
«Ah, no, non è alto! Cioè, è questione di punti di vista! Da qui sopra pensi che per arrivare a terra ci siano un po’ di metri, ma chi è laggiù pensa che la terra gli stia addirittura sotto i piedi! E per un lombrico è addirittura sopra! Poi c’è la neve, attutisce.»
«Cosa?»
«Nya, Sas’ke-chan! Ricorda che i gatti atterrano sempre in piedi!» e prima che Sasuke potesse effettivamente capire cosa il cugino avesse detto, si ritrovò buttato di sotto.
Lo avrebbe ucciso.
Fortunatamente, nel momento del bisogno Sasuke il cervello lo attivava, perciò ebbe modo di ricordarsi che era un ninja e che probabilmente salti come quello non dovevano dargli poi questa grande preoccupazione.
Atterrò davvero sui piedi.
«Sei un bastardo, Shisui» sbottò con stizza e tutto intenzionato ad andare ad ucciderlo, ma guardando in su non vide nessuno affacciato alla finestra. Se n’era andato.
Lo avrebbe ucciso, dolorosamente, nella maniera più truculenta possibile e…
Un vecchietto dall’aria non troppo convinta lo osservava lì vicino.
«Konbanwa, Hyos’ke-san» borbottò con rispetto, mentre l’anziano lo osservava.
Lo guardò per un po’, cosa che infastidì Sasuke.
Poi il vecchio lo ignorò e tornò ad ispezionare il cespuglio innevato dietro di lui.
Ma non era morto?
Era stato un grande ninja, così dicevano, ma con la vecchiaia era completamente partito; Sasuke non voleva nemmeno pensare a come sarebbe diventato Shisui da vecchio.
Se ci sarebbe arrivato, alla vecchiaia, perché ormai Sasuke si era già votato anima e corpo alla causa ‘salviamo il mondo da Shisui’, che prevedeva la morte di quest’ultimo e si sarebbe impegnato con tutto se stesso per portarla a termine.
Sasuke lanciò un ultima occhiata a Hyosuke-san, dopodiché si incamminò verso la casa di Sakura. La raggiunse più in fretta di quanto si sarebbe aspettato e quando fu alla porta non seppe cosa fare. Non aveva capito nemmeno lui perché avesse deciso di andarci né sapeva lui stesso quali fossero le vere motivazioni, ma di certo non lo stava facendo perché aveva realmente dato ascolto alle stupidaggini di Shisui.
Ovviamente no.
Lo stava facendo perché forse era una cosa giusta, non voleva che Naruto e Sakura ci rimanessero troppo male – era sempre stato magnanimo, lui, chiaramente – e poi non aveva veramente voglia di starsene a casa tra parenti che credeva morti e la presenza di Shisui, ecco.
In più…
Non fece in tempo ad articolare l’ennesimo pensiero contorto che la porta si aprì e si ritrovò davanti un Naruto ed una Sakura sorridenti.
A quel punto Sasuke sapeva già come sarebbe andata avanti.
Un ‘ehilà, teme!’ di Naruto, un abbraccio di Sakura e poi…
Ma anche no, Sas’ke.
Il sorriso di Naruto si allargò, quello sì, ma Sasuke non aveva messo minimamente in conto un pugno forte e deciso di Sakura come quello che si abbatté sulla sua faccia.
Gli aveva rotto il naso!
«Sei veramente un idiota, Sas’ke-kun!» disse, sorridendo anche lei, come se non gli avesse appena mollato un pugno.
L’Uchiha non sapeva proprio cosa dire e non solo perché a parlare gli faceva un male cane tutta la faccia.
Poi Sakura mise la mano in prossimità del suo naso e lui non si ritrasse: glielo stava curando.
«Tieni, Sakura-chan!» e Naruto le porse un fazzoletto con cui gli pulì la faccia dal sangue.
Avevano già messo in conto che gli avrebbero rotto il naso?
Anche senza la faccia dolorante non sapeva cosa poteva dire a quei due.
«Sei un idiota perché avresti potuto dire sì subito invece di costringerci a inventare piani astrusi!» commentò allegra, finendo di pulirlo.
«Di che piano stai–»
«Ah, teme! Sei sempre così complicato, tu! Avevi proprio bisogno di una lezione!» Naruto se la rideva alla faccia sua, chiaramente.
«Su, ora vieni dentro, dobbiamo ancora incartare il regalo di Kakashi sensei!»
«Ma non lo avete–»
«E devi anche cambiarti! Sei venuto vestito normalmente! È una festa, Sas’ke-kun!» aggiunse la ragazza con fare ovvio.
Entrambi lo trascinarono dentro, mentre lui si chiedeva cosa prendeva a tutti, in quei giorni. Sembravano completamente impazziti. Forse lo erano.
Beh, ormai era lì.
«Sono felice che tu sia venuto, Sas’ke-kun!» sussurrò poi Sakura, tornando per un attimo l’Haruno di sempre, prima di trascinarlo in giro per la casa.
«Siamo, Sakura-chan, non dimenticarti di me!» ribatté Naruto, sorridente.
«Mpf.»
Lui era sempre Sasuke Uchiha, ovviamente. Beh, forse neanche troppo, visto che si era lasciato rompere il naso da Sakura senza fare niente e ora si stava lasciando trascinare a destra e a manca come un peluche.
Tutto merito della magia del Natale, probabilmente.
«Oh, Naruto! Non dimenticarti di portarle a Shisui-san, i patti sono patti!»
«Vado e torno!»
Sasuke non ebbe il coraggio di chiedere di che diamine stessero parlando.



«Ah, il ragazzo ha salvato il suo futuro! Che gioia!»
Shisui camminava al fianco di Itachi per il viale del quartiere Uchiha. Era buio, non nevicava più, ma sembrava in procinto di ricominciare da un momento all’altro.
«Probabilmente ti odierà a vita» gli fece presente l’unico Uchiha calmo e posato della famiglia.
«Oh, sì, è vero, ma ogni tanto bisogna fare dei sacrifici per ottenere qualcos’altro! Poi mi odia già» disse, ma senza perdere il tono allegro con cui stava continuando a parlare da un bel po’, più o meno da quando aveva incontrato Itachi e lo aveva gentilmente costretto ad accompagnalo a casa sua.
«Cosa stiamo andando a fare a casa tua?»
«Ti devo fare vedere una cosa! Tu non puoi immaginare! È la mia ricompensa per aver convinto Sasuke ad andare alla festa!»
«Lui lo sa che era un piano ideato da voi tre?»
«Ovvio che no!» era sereno e vivace, segno che non temeva minimamente la vendetta di Sasuke che sarebbe arrivata sicuramente perché altrettanto certamente avrebbe scoperto tutto.
Era un Uchiha, dopotutto.
«Però era necessario! Voglio dire, loro volevano che Sas’ke andasse a quella festa e io volevo qualcosa che loro mi hanno provvidenzialmente proposto in cambio. Potevo forse rifiutare?»
Itachi non rispose, ma sul suo volto vi era il fantasma di un sorriso.
«Poi era ovvio che loro c’entravano! Voglio dire, io che ne sapevo del Natale di settordici anni fa? Ed è ovvio che loro due non lo lasceranno mai, ma proprio mai mai! Bah, che credulone il ragazzo! Eravamo d’accordo e loro mi hanno fornito vari dettagli… anche sul litigio ovviamente. Per quanto mi faccia sentire potente assomigliare a Dio, non so proprio tutto» commentò quasi intristito dalla cosa.
«Quasi tutto» convenne Itachi e Shisui si poté ritenere soddisfatto della sua natura semi divina.
«Beh, tipo so che Sasuke è un tantino più scemo di quel che sembra, sono in pochi a saperlo. Tu per esempio lo sai ma fai finta di niente! Ah, manderai il mondo allo sconquasso!»
Itachi avrebbe voluto ribattere che no, Sasuke non era scemo, era solo poco incline a vedere il mondo da punti di vista diversi dal suo, ma questo non lo rendeva stupido. Egocentrico, sì, e anche un po’ anticonformista, ma non scemo.
Non lo fece solo per amor di pace, perché poteva dire di conoscere il cugino meglio di quanto lo conoscesse Hiada-san e quella discussione non avrebbe avuto più fine.
Shisui, dal canto suo, continuò con la descrizione dei mirabolanti eventi che avevano caratterizzato la sua brillante missione ‘salviamo il ninja Sasuke’.
«Oh, e Naruto e Sakura che non si girano quando eravamo sotto la finestra del soggiorno? Ovvio che fingevano, ma probabilmente il tuo caro fratellino avrà creduto davvero che fosse divenuto invisibile! Ah, dovevi proprio vedere la faccia di Sasuke, un vero spasso! Beh, poi ha anche tentato di sfondarla con il millefalchi… quel ragazzo non ha proprio giudizio, no» commentò con fare sconsolato.
«È solo poco paziente» ribatté Itachi.
«Ah, tutto questo amore fraterno mi ucciderà! Sei troppo clemente con lui!»
«È mio fratello» disse semplicemente, perché per lui era davvero una cosa ovvia.
«Ma io sono tuo cugino! Il cugino! Shisui! E non lo fermi mica quando tenta di uccidermi, eh» borbottò offeso, lanciandogli un’occhiataccia.
Itachi non rispose, ma Shisui sapeva perfettamente quale fosse la sua espressione.
Poi ebbe un lampo di genio e si batté una mano sulla fronte: «Ah! Ho capito perché fai così! È tutto un tuo piano contorto per far sì che Sas’ke non se la prenda con me se gli rubo il suo adorato fratello maggiore e perciò non ti schieri apertamente dalla mia parte, ma in fondo in fondo sì perché sono io e–»
«Shisui?»
«Sììììììì?»
«Siamo arrivati» gli disse soltanto, indicandogli casa sua con un semplice cenno della mano. Si voltò e in un attimo gli si illuminarono gli occhi.
Completamente dimentico dell’insensato discorso di poco prima, si voltò verso di lui e lo incitò a muoversi: «Su, sbrigati! Dovrebbero già essere qui se Naruto-chan ha fatto il suo dovere!»
Itachi inarcò un sopracciglio, ma non commentò, limitandosi a seguirlo.
Non entrarono in casa, infatti Shisui deviò per il retro dell’abitazione, dove avevano uno stagno forse perfino più grande di quello di cui si prendeva cura Mikoto-san. E la donna era nota per le cose in grande, come la scorta di biscotti che sarebbe durata fino al prossimo Natale.
La neve ai bordi non era ancora stata toccata, perciò era candida come appena caduta.
Non c’erano pesci da tempo, in quello stagno e quasi nessuno si curava di esso. Piaceva solo a Shisui e lui soltanto sapeva per quale ragione, dal momento che era vuoto da un bel po’ d’anni.
Ultimamente, poi, ne aveva parlato più del solito, ma comunque Itachi continuava a non capire il perché di quella visita inaspettata al laghetto alle nove di sera, al freddo e nella neve.
Andò sul bordo, Shisui, e si inginocchiò sulla neve, scrutando poi nello specchio d’acqua, come fosse stato alla ricerca di qualcosa.
Che alla fine trovò, perché saltò su e fece cenno ad Itachi di raggiungerlo.
«Vieni qui, ma non troppo velocemente. Cioè, non poggiarti troppo sui piedi quando cammini, o sentono e se ne vanno!» stava bisbigliando, continuando a tenere d’occhio l’acqua dinnanzi a sé.
Quando tre secondi dopo si ritrovò di fianco Itachi sbottò: «Se sei già qui vuol dire che non hai camminato lentamente e non mi hai dato ascolto! Che diamine, tu e tuo fratello ucciderete i miei piani!»
«Cosa c’è lì dentro, Shisui?» chiese pacatamente Itachi, ignorando le lamentele del cugino.
«Oh!» fece in fretta a dimenticarsi di quanto stava dicendo fino a poco prima, per riconcentrarsi nuovamente su quanto si trovava nell’acqua.
«Vorrai dire chi c’è lì dentro! Ci sono Shunsui e Shusuin!»
Per un attimo solo il genio di Itachi ebbe un mancamento, perché credette che nello stagno il cugino ci avesse messo due cadaveri di chissà quali ninja che, probabilmente, non gli stavano troppo simpatici. Poi comprese. E vide anche cosa ci sguazzava nell’acqua fredda.
«Carpe» commentò inespressivo, osservando i pesci che andavano avanti a indietro per lo stagno. Si inginocchio al fianco di Shisui.
«Ma quali carpe e carpe! Cioè, sì, sono carpe, ma un po’ di rispetto! Carpe-san se proprio! Comunque, Shunsui è una Shusui, infatti ha una linea blu sopra» e la indicò con il dito, mentre questa costeggiava il bordo destro.
«L’altra, Shusuin è una–»
«Showa Sanshoku» lo anticipò.
«Ah, si vede che hai preso tutto dal tuo sensei, allievo!» commentò teatralmente commosso, prima di puntare la sua attenzione sulla carpa nera con le macchie rosse e bianche. «Non ricordano vagamente gli Uchiha?» chiese ad un tratto.
«Stai dicendo che il nostro clan è un clan di carpe ornamentali?» si informò atono.
«Tu e tuo fratello per quanto riguarda la sagacia siete identicamente deprimenti. No, per i colori!»
«Ah.»
«Non sono bellissime? Sono adorabili! Il miglior regalo di Natale, assolutamente! Benvenute nel clan Uchiha, Shunsui e Shusuin Uchiha!»
Era completamente andato, ma Itachi non glielo fece notare per il rispetto che provava nei suoi confronti.
«Da quando ti piacciono così tanto le carpe?»
«Che domande, da sempre!»
Dopodiché nessuno dei due disse più nulla; Shisui osservava sorridendo le sue amate carpe, mentre Itachi attendeva che si stancasse di starsene lì a guardarle. Forse forse sarebbe andata per le lunghe.
«Shisui?»
«Sì?»
«Tu hai rischiato e rischi la tua vita infastidendo mio fratello per delle carpe?»
«Assolutamente sì! Sono il sogno di una vita!»
Itachi non ribatté, facendogli presente che fino a pochi giorni fa il sogno della sua vita era assaggiare un nuovo tipo di takoyaki, semplicemente annuì e attese insieme a Shisui.



*Le carpe Koi o le carpe giapponesi sono carpe ornamentali per gli stagni all’aperto o laghetti da giardino.
Shūsui (秋翠?) Il nome giapponese significa "verde autunnale". La Shusui venne creata nel 1910 da Yoshigoro Akiyama, incrociando la carpa giapponese Asagi con la carpa a specchio tedesca. Il pesce non ha scaglie ad eccezione di una singola linea dorsale che si estende dalla testa alla coda. Il tipo più comune si presenta con una colorazione base chiara con i fianchi rossi o arancio (molto raramente gialli) e la linea di scaglie blu sul dorso.
Shōwa Sanshoku (o Showa Sanke) (昭和三色?) È una carpa nera con macchie rosse (hi 赤) e bianche (shiroji 白地). La prima Showa Sanke venne creata nel 1927, durante il regno dell'Imperatore Showa. In occidente il nome viene solitamente abbreviato in "Showa".
[Wikipedia]



…Per favore non chiedetemi da dove ho tirato fuori le carpe, vi imploro!XDXD
No, davvero, non so da dove le ho tirate fuori, però trovavo carina l’idea di uno Shisui improvvisamente intenzionato a volere delle carpe ornamentali, perciò eccole qua, Shunsui e Shusuin!XDXD
Eh già, alla fine Sasuke si è lasciato convincere da Shisui con le sue descrizioni apocalittiche ed è andato alla festa, anche se non ammetterà mai di averlo fatto perché rimasto vagamente incupito da un possibile futuro desolato e senza i Sakura e Naruto. È ovvio che poi Shisui ha ingigantito fino all'esasperazione, anche se non lo vedo poi così strano un orticello di pomodori dietro casa!XDXD
Hyosuke-san me lo sono inventata alla grande, ma credo sia scontato dirlo!u__u’
La reazione di Sakura è quel che è, ma mi sarebbe sembrato davvero scontato un ‘oh ciao Sasuke che bello vederti oh che gioia infusa il miracolo del Natale’, ecco. Un bel pugno in faccia con un bel sorriso rende discretamente di più, non trovate?xD
Mh, chiaramente ho sforato nella pubblicazione, perciò il mio piano iniziale di postare giorno per giorno non ha avuto successo nemmeno per sbaglio, ma consoliamoci con il fatto che ho sforato di due giorni soltanto e non di un anno intero! Sì, sarebbe stato possibilissimo!u__u’
Causa di forse maggiori, siamo nelle feste, che volete farci?u__ù non aveva voglia di mettere l'html _-_
Che altro dire? Probabilmente Shisui dovrà imparare a dormire con un kunai sotto il cuscino come Sasuke, in caso quest’ultimo decida di vendicarsi per le bastardate subite!XDXD


Natsumi231: Shisui ha uno stile tutto suo, ammettiamolo!*___* Ok, di lui non sappiamo una mazza, ma sono felice di averlo descritto proprio come te lo immagini pure tu!XD Ahah, secondo me Fugaku lo fa apposta a spaventarlo, il povero nipote! Ma come dargli torto, si dovrà divertire pure lui, no?u__u’ Ah, questi Uchiha contorti! Spero che il capitolo ti piaccia e anche io, pure se in orribile ritardo, ti auguro buone feste!^^
Eikochan: ah, mettiti pure in fila cara, tutti vogliono un cugino come lui!*___*XD pomodoro-san… beh, l’encomio dovrebbe farlo Sasuke, ma ti direbbe che sarebbe stato un buon pomodoro succoso!XDXD Eccoti il terzo capitolo e spero che ti piaccia!^^
  
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