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Autore: Seren_alias Robin_    27/12/2011    13 recensioni
Chiedimelo.
Se ti fa stare così male,allora chiedimi di rimanere.
Per qualche strana coincidenza del destino Ron quasi la sentì,come una telepatia del cuore.
“Come posso chiederti di rimanere con me? Si tratta della tua vita.”
Hermione cercò i suoi occhi,combattendo con l’istinto di piangere. “Ma anche tu sei la mia vita adesso.”
***
La continuazione di "Nuvole Bianche".
Come nella mia prima ff si parla ancora del rapporto tra Ron e Hermione,e i nomi dei capitoli sono le canzoni che mi hanno ispirato.
"Ah la musica,una magia che supera tutte quelle che noi facciamo qui!" Non diceva così forse il più grande mago di tutti i tempi?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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She need somebody to hold
It looks to me like heaven
Sent this for your roughest night
She looks to me
She looks to me all right

 
 
Hogwarts non era mai stata meno accogliente, forse nemmeno durante le scintille della guerra magica, a dire di Hermione. Le mura del castello erano gelide, quasi opache, incolore. La ragazza trascorreva le sue giornate apaticamente, sempre più taciturna.
Ginny e Demelza provavano in tutti i modi a tirarle su il morale, coinvolgendola in ogni modo, ma inutilmente: non ne voleva sapere di svaghi o divertimenti, e la situazione non migliorò quando un freddo sabato di ottobre, scendendo dal dormitorio aveva trovato appeso sulle mura della sala comune un annuncio che recitava con fredde parole l’annullamento della prima gita ad Hogsmeade di quel giorno. Nessuno degli insegnanti si era preso la briga di dare una giustificazione alla cosa, e alla fine Hermione smise di chiedere spiegazioni in giro; la cosa che la preoccupava era dover dare la notizia a Ron. Scrisse poche frettolose righe di scusa e rimase a fissare la finestra in attesa di vedere ricomparire il barbagianni che gli aveva mandato, invano.
Il ragazzo rispose alla lettera solo dopo qualche giorno e seppur celata era comunque impossibile non notare la profonda delusione che trapelava dalle sue parole.
 
 
Cara Hermione,
non capisco questa decisione dei tuoi professori, ma non importa.
Ero già qui ad Hogsmeade ad aspettarti, vorrà dire che sarà per la prossima volta.
Ron
 
Nient’altro.
Sapeva che neanche lei era stata campionessa di dolcezza, ma si aspettava comunque qualche parola in più.
Era sicura che dietro quella freddezza, Ron stava soffrendo.
Ancora.
Un tardo pomeriggio Hermione se ne stava in biblioteca a finire un tema di cinquanta centimetri per Vitious sull’ultimo incantesimo che avevano studiato quella mattina.
Grattastinchi se ne stava accoccolato ai suoi piedi, da bravo compagno silenzioso. Ron glielo aveva fatto recapitare il giorno dopo il compleanno.
Fuori il cielo era ricoperto di enormi nuvole scure che avevano oscurato ogni cosa, tanto da sembrare già notte. Il freddo era arrivato ed Hermione portava sempre con se la sciarpa che la signora Weasley le aveva regalato. Poteva quasi sentire il profumo dei capelli di Ron.
In quel momento di distrazione qualcuno si sedette accanto a lei, spostandole una ciocca di capelli che le ricadeva sul viso.
“Al ballo del ceppo, al tuo quarto anno, avevi i capelli lisci. Ma io credo che tu stia meglio al naturale, se vuoi sapere come la penso.”
Hermione sobbalzò trattenendo il fiato.
“Credo che un gorgosprizzo abbia colpito anche te, Hermione. Sai, sono molto attratti dai cervelloni.”
“Luna! Mi hai fatto prendere un colpo.” Sussurrò Hermione, perchè Madama Pince stava già guardando torva verso la loro direzione.
“Oh mi spiace tantissimo…” rispose Luna. Sembrava seriamente dispiaciuta, ma dopo qualche secondo tornò a fissarla in silenzio con occhi spalancati, cosa che metteva tremendamente in imbarazzo Hermione.
“C’è qualche problema?” le chiese, cercando di essere quanto più dolce poteva.
“Oh, io nessun problema. Sei tu che hai un problema, vero?” rispose, mentre con una mano giocava con il proprio orecchino. Ne portava solo uno all’orecchio sinistro. La ragazza si accorse che Hermione la stava osservando.
“L’ho presa sulla spiaggia di Villa Conchiglia. È stata mia madre ad insegnarmi a fare gli orecchini, quando era ancora viva. Ne creavamo di bellissimi insieme, con qualunque oggetto riuscivamo a trovare. È bello no?”
Hermione lo osservò meglio e vide che era una piccola conchiglia bianca. Le sfuggì un leggero sospiro ricordando il suo compleanno, qualche settimana prima. Il mare, la spiaggia, i piccolissimi granelli di sabbia ancora intrappolati nel suo vestito chiaro…
“Si, bellissimo.”
Luna lo prese tra le mani e lo lasciò cadere sulla pergamena su cui Hermione stava lavorando.
“Tienilo pure, mi sono accorta solo adesso che non ti ho fatto nessun regalo di compleanno. Penso che questo vada bene.”
Hermione prese l’orecchino tra le mani. Era stato creato con cura da mani esperte, e la conchiglia era fredda e liscia a contatto con le sue dita. Non le uscivano le parole. Quell’oggetto significava qualcosa in più per lei, e sentiva che Luna lo sapeva, che glielo aveva donato appositamente.
“Luna io…” iniziò, combattendo con il groppo in gola che quasi le bloccava il respiro. Calde lacrime stavano salendo in direzione occhi, ma si trattenne.
“Prego.” rispose semplicemente Luna con un sorriso.
Calò di nuovo il silenzio, rotto solo dal rumore della piuma di Hermione che scivolava sulla pergamena. Aveva quasi finito il tema.
“Ti manca.”
“Cosa dici?” rispose Hermione, dopo un altro sussurro. Abituarsi a Luna era impossibile. Era piacevolmente esasperante.
La ragazza sorrideva ancora, anche se appena. “Ronald. Ti manca. Anche se non dovrei chiamarlo Ronald, so che lo odia.”
Hermione rimase in silenzio per alcuni secondi fissando la pergamena, senza però vederla veramente. Non sorrideva affatto.
“Si, mi manca.”
“Credo che dovresti dirglielo.”
“Tu-tu credi?”
“Certo. Quando una persona ci manca bisogna sempre trovare il modo di farglielo sapere.”
“Ma sono un po’ di giorni che non mi scrive più… credo che sia un po’ arrabbiato.”
“Mmm.” Luna la osservò in silenzio per qualche istante, gli enormi occhioni lucidi e brillanti. “Io non credo che lui sia veramente arrabbiato. Non con te. Ma dovresti guardarlo negli occhi per capirlo. Un foglio di pergamena non riflette i sentimenti. Ci vediamo Hermione!”
E detto questo si allontanò saltellando, senza lasciare il tempo ad Hermione anche solo di salutarla. La ragazza prese di nuovo tra le mani il regalo di Luna; era davvero un bellissimo orecchino. Decise che lo avrebbe indossato a mo’ di collana.
Le parole dell’amica risuonavano chiaramente nelle sue orecchie, quasi come se Luna fosse ancora lì a suggerirgliele.
Ma dovresti guardarlo negli occhi per capirlo. Un foglio di pergamena non riflette i sentimenti.
Le parole indossarono immediatamente un nuovo significato.
Lo aveva quasi dimenticato.
Prese tutta la sua roba velocemente e corse verso il suo dormitorio, con Grattastinchi al seguito. Era la prima volta che lasciava la biblioteca senza aver finito un tema.
Una volta in camera, lasciò cadere la sua borsa a terra e si mise a trafficare con il proprio baule, finchè non lo trovò.
Incartato con cura, un piccolo specchio aspettava solo di essere usato. Il cuore le batteva a mille all’ora mentre toglieva la carta con cui lo aveva protetto e lo prendeva tra le mani. In un primo istante vide solo il suo pallido riflesso infelice. Fece un gran respiro sedendosi sul letto e avvicinò un po’ le labbra allo specchio, prima di pronunciare il suo nome.
“Ron?”
Silenzio. Si schiarì la gola. “Ron, mi senti?”
Dopo pochi eterni istanti di silenzio un riflesso rosso illuminò il vetro che fino a poco prima ritraeva solo lei. Un timido sorriso strinse il cuore di Hermione.
“Mi aspettavo che prima o poi l’avresti usato. Te ne eri proprio dimenticata? Eppure è stata una tua idea.”
Ron era apparso nello specchio, gli occhi azzurri brillanti di felicità.
“Ron, sono così contenta di vederti.”
“Anche io.” Sorrise lui. “Mi dispiace, Hermione. Mi spiace così tanto Non volevo sparire così… ma ci sono rimasto così male…”
Hermione avrebbe voluto interrompere quelle parole confuse con un bacio.
“Anche io ci sono rimasta male.”
“Lo so…”
“Ma non avrei potuto fare nulla”
“So anche questo.”
“Eppure sei sparito lo stesso.” Sbottò Hermione con una punta di risentimento.
“Hai ragione, ma non volevo finire per litigare di nuovo.” rispose Ron sulla difensiva.
La ragazza abbassò gli occhi mordendosi il labbro inferiore. Era chiaro che la pensava anche lei un po’ come Ron.
“Stai cercando di dire che siamo solo in grado di litigare?” disse con un filino di voce.
Il cupo cipiglio di Ron si addolcì davanti alla voce tremante della ragazza. “Non mi sembra che io e te siamo in grado solo di litigare…”
Quelle parole risultarono un po’ ambigue, quasi maliziose per Hermione, che arrossì.
“Vorrei vederti.”
“Mi manchi anche tu piccola. Ci sono novità sulle gite di Hogsmeade?”
“Ancora niente. Credo che ci vorrà  novembre a questo punto.”
“Va bene.”
“Mi odierai per questo?”
“Perché dovrei odiare te?” sorrise per tranquillizzarla. “Odio quei signorotti dei tuoi professori e la tua amata preside che ti tiene lontana da me, ecco tutto.”
“Non è vero che mi tiene lontana da te, Ron! Detto così sembra quasi che lo faccia apposta. Non dimenticare che è stata lei a darti il permesso di vedermi il giorno del mio compleanno!”
Ron soffiò di rabbia. “Si comunque questa cosa non mi sta bene.”
“Non sta bene nemmeno a me.” Senza pensarci si era messa a giocare con le dita con la piccola conchiglia che Luna le aveva regalato, cosa che non sfuggì a Ron.
 “Ehi, cos’è quella?”
“Cosa?” chiese lei.
“Quell’oggettino che tieni in mano?”
“Oh questo?” sollevò la conchiglia in modo che Ron potesse vederla bene attraverso lo specchio. “Un regalo di Luna.”
“E’ abbastanza carino per i suoi standard.”disse con un ghigno.
“Mi piace tanto.”rispose semplicemente lei.
“Non lo so…”continuò Ron, osservandola meglio. “Ha qualcosa di familiare.”
Hermione sorrise ma non disse nulla. In quell’attimo di silenzio Grattastinchi le saltò sulle gambe con tanta foga che per poco non le fece cadere lo specchio.
“Hermione? Tutto bene?”
“Si, si scusami.”rispose lei. Dallo spavento le era venuto il fiatone. “E’ solo Grattastinchi.”
“Stupido gatto.”soffiò lui. “Devo imparargli un po’ di educazione quando tornate a casa.”
Sentì un peso al petto mentre Ron pronunciava quelle parole. Finire la scuola era quello che più aspettava, anche se era solo all’inizio dell’anno scolastico.
“Avanti, Mione. Sorridimi. Sei ancora più bella quando sorridi.”
“Stai facendo il galante solo perché hai paura che Grattastinchi possa rubarmi il cuore al posto tuo.”
Ron fece una smorfia che ben presto si trasformò in un sorriso davanti al viso di Hermione.
“Vedremo chi la spunterà.”
 
***
 
Ottobre era scivolato via senza troppi cambiamenti, sostituito da un freddo  e piovoso novembre che metteva una strana malinconia nell’animo degli studenti di Hogwarts. Ma questo sentimento venne scacciato via quando finalmente la prima gita ad Hogsmeade fu fissata senza ulteriori imprevisti.
Quel giorno Hermione si stava preparando con cura prima di vedersi con Ron, che l’aspettava ai Tre Manici di Scopa. Ginny affianco a lei sorrideva radiosa preparandosi anche lei.
“Spero che non facciano ritardo come al loro solito.”
“Non credo, altrimenti questa volta Ron lo affatturo.”rispose Hermione con un gran sorriso, mentre indossava la collana con appesa la conchiglia di Luna.
Demelza le osservava sdraiata sul suo letto con una smorfia divertita sul viso.
“Siete sempre così malfidate voi due?”
“Invece di criticare sei ancora dell’idea di non voler venire?”
“No grazie Ginny, preferisco rimanere ad allenarmi. Sarà per la prossima.”
“Sicura, sicura?” incalzò Hermione.
Demelza si limitò a sorridere e a fare un cenno con le mani come ad incitarle ad uscire. Le ragazze non se lo fecero ripetere. Si strinsero nei loro mantelli e uscirono dal dormitorio tenendosi per un mignolo. Ginny saltellava quasi per le scale.
Fuori il vento pungeva ed Hermione si strinse nella propria sciarpa profumata. Una scarica elettrica l’attraversò quando si accorse che in pochi istanti avrebbe potuto toccare quel profumo.
Le due ragazze si misero a correre una volta raggiunto il villaggio. In realtà era Ginny a correre, Hermione si limitava a seguirla a passo svelto.
“Andiamo Ginny, questo gioco è così idiota.”
“E’ idiota perché sei un’antisportiva amica mia.”
Hermione le fece la linguaccia.
“Andiamo Granger, questi gesti non sono da te!” E la rossa riprese a correre, i capelli che svolazzavano nel vento liberi e ribelli. Con un sospiro Hermione la seguì.
Una volta davanti ai Tre Manici di Scopa il cuore di Hermione batteva incontrollato. Si chiese se sarebbe mai riuscita a controllare quella reazione ogni volta che stava per vedere Ron.
“Sono così agitata.”
“Per mio fratello? Credevo che il fiatone fosse dovuto alla corsetta, mia cara secchiona.”
“Ginny per quale motivo sei così acida ultimamente?”
“Perché ho scoperto che mi vuoi bene lo stesso.” rispose lei sfiorandole la guancia con un bacio. “Andiamo, dai.”
E riacchiappandola per il mignolo la trascinò nel locale.
L’interno era affollato già da decine di studenti, ma gli occhi di Hermione avevano già individuato il tavolo di Ron e Harry, che non si erano ancora accorti di loro. Anche Ginny l’aveva visto e si stava già dirigendo verso la loro direzione. Hermione attaccata a lei la seguì con il cuore nello stomaco.
Quasi non si accorse nemmeno della reazione di Harry nel vedere l’amica, non vide più il legno del tavolo, non sentì più nemmeno il minimo mormorio. Ron la stava guardando e sorrideva. Tutto il resto la sua mente lo aveva dimenticato.
“Ciao Hermione…”
Anche lei sorrise e si lasciò cadere sulla sedia accanto a lui.
“Ron.”
Rimasero a fissarsi l’uno di fronte all’altra, mentre Hermione picchiettava con le dita sul tavolo. Ginny ed Harry, che erano riemersi dal loro saluto non verbale, li guardavano con aria interrogativa. Ron resistette ancora per una manciata di secondi, finchè non si lasciò sfuggire un sospiro.
“Ok, scusami. Ho perso.” E la attirò a se in un bacio mozzafiato.
Ad Hermione parve di sentire la voce di Harry  come se fosse in un’altra stanza. “Ma che diavolo…?”
Quando le loro labbra si staccarono con un piccolo sospiro doloroso, Ron sorrise all’amico senza però dire nulla; sembrava ubriaco. Hermione invece si schiarì la gola, rossa in viso.
“Ma niente. Una scommessa.” spiegò con finta noncuranza. “E ho vinto.”
“Forse perché io ti amo di più.” le sussurrò in un orecchio Ron in modo che solo lei sentisse.
Un brivido le percorse la schiena.
“Non c’entra niente.”rispose sussurrando anche lei vicinissima alle sue labbra.
“Andiamo smettetela con tutte queste romanticherie.” sospirò Ginny, con la testa poggiata sulla spalla di Harry.
“Ma che vuoi tu?”la aggredì Ron.
“Harry come vanno gli allenamenti da Auror?”buttò lì Hermione, tanto per cambiare argomento.
Harry lanciò un fugace sguardo a Ron prima di rispondere, che non passo inosservato ad Hermione.
“Procede tutto bene. E’ stancante, ma dà comunque tante soddisfazioni.”
“Sono contenta.”sorrise lei, sincera.
“E a scuola? Va tutto bene? Come va con il nuovo insegnante di Difesa?”
“Il professor Wilkinson? Oh beh”cercò le parole giuste. “Le sue lezioni sono abbastanza interessanti…”
“Una noia mortale vorrai dire.” la interruppe Ginny. “Sembra un po’ Rüf, solo che non è un fantasma e sputacchia un po’ quando parla. Nemmeno Hermione siede più al primo banco quando in classe c’è lui.”
Risero tutti, perfino Hermione.
“E tu Ron?” chiese sempre lei, avida di notizie. “Come vanno le cose al negozio?”
Per qualche motivo le orecchie di Ron erano pesantemente arrossite.
“Oh, tutto bene. Niente di nuovo. Si lavora tanto, questo si. Ormai passo gran parte della giornata giù in negozio.”
“Capisco.”
Qualcosa non andava nel tono di voce di Ron, ma Hermione decise di rimandare le domande.
“Ordiniamo qualcosa?” propose Harry.
Ginny gli sorrise. “Ci avete aspettato? Ma che gentili!”
“Con chi credi di avere a che fare?”rispose lui, stringendola a sé e rubandole un bacio a fior di labbra.
Ron da sotto il tavolo accarezzava piano la gamba di Hermione, che se ne stava tesa in silenzio. Solo quando le chiesero cosa volesse rispose che era a posto così.
“Va tutto bene Hermione?” le chiese Ron.
“Certo.”rispose lei cercando di non tradire emozioni.
Una volta che ebbero consumato le loro ordinazioni pagarono ed uscirono per il villaggio. Harry e Ginny si diressero verso Mielandia, probabilmente per lasciarli soli e dare modo ai ragazzi di chiarire, quindi Ron tirò per mano Hermione e presero a passeggiare senza pensare ad un posto preciso dove andare, in un pesante silenzio che gelava l’aria già fredda. La ragazza tremava.
“Freddo?”chiese lui.
“Un po’.”
“Vieni qua.”
La tirò a sé e la strinse un po’. Hermione decise che era arrivato il momento delle domande.
“Cosa avevi prima?”sbottò.
“Quando?”chiese Ron confuso.
“Prima. Quando eravamo ai Tre Manici di Scopa.”
La lasciò fermandosi e incrociò le braccia, guardandola corrucciato. “Sei tu quella che non  ha detto una parola.”
Anche Hermione incrociò le braccia.“Non mi stai nascondendo proprio niente?”
Di nuovo le orecchie di Ron si colorarono di porpora.
“Ok, va bene. Qualcosa c’è. Ma non c’è bisogno di scaldarsi subito.” Sorrise avvicinandosi di nuovo a lei, sfiorandole la testa con una carezza. “Prima che ti dica cosa riguarda sentiamo, posso sapere cosa hai pensato con quella tua testolina geniale?”
Hermione arrossì violentemente. Era chiaro che non voleva assolutamente confessare che i suoi pensieri erano molto sciocchi in realtà, dovuti più che altro alla sua gelosia.
“Niente. Mi ha solo dato fastidio il fatto che mi stavi nascondendo qualcosa. Tutto qui.” mentì con una certa disinvoltura.
“Mmm… sei proprio una streghetta gelosa.” sussurrò Ron sulle sue labbra. Non se l’era bevuta.
Hermione lo guardò con aria di sfida e Ron cedette davanti a quello sguardo.
“Ok, ok. Ascoltami bene.” Si lasciò cadere su una panchina lì vicino, facendola sedere sulle sue gambe e costringendola a guardarlo in faccia. “Ascoltami. Non c’è niente che ti nasconderei. Quello che devo dirti non è niente di grave o preoccupante. È… potrebbe essere anche una cosa bella.”
La curiosità di Hermione era alle stelle. Sorrise appena, incitandolo a continuare.
Ron si schiarì la gola “Harry lo sa, in parte è merito suo. Ecco, vedi, quello che sto cercando di dirti è che… non che io abbia abbandonato George e  il negozio ma…”
“Andiamo Ron, cosa stai cercando di dirmi?”chiese Hermione impaziente.
Un ultimo sospiro, poi sbottò. “Sto seguendo il corso di addestramento di Auror con Harry. Ecco, al ministero dicono che hanno bisogno di gente come noi, e per una volta non necessitano di diploma. Ecco, l’ho detto.”
Hermione notò che era arrossito completamente in viso. Non poté resistere più. Si chinò su di lui e lo baciò ripetutamente. Ron seppur sorpreso, la strinse a sé ancora di più e rispose al bacio.
“Oh Ron, sono così orgogliosa di te! Perché non me lo hai detto subito? Sono felicissima!”
L’appoggio di Hermione, sapere che lei gli sarebbe stata sempre vicino era la più grande vittoria per lui. Era la sua forza.
“Ma non sarà pericoloso?”urlò quasi lei ad un certo punto.
Ron la strinse a sé. “Ma no.”
“Certo che lo sarà. Non posso permetterlo.”
“Hermione, sto facendo tutto questo per me, ma anche per te. Per noi. Voglio essere sempre in grado di proteggerti.”
“Ma se ti succedesse qualcosa…”
“Non mi succederà niente Hermione. Voglio essere il tuo eroe, per una volta.”
Hermione alzò gli occhi verso di lui.
“TU SEI il mio eroe. Non sarà qualche allenamento a cambiare questo. Lo sei sempre stato e sempre lo sarai.”
Ron aveva perso le parole. C’era tanto amore e tanta luce nello sguardo della sua ragazza che avrebbe accecato chiunque. Tranne lui.
 
 ******
  
  
Ok. Non è un capitolo natalizio, ma purtroppo non scrivo a comando.
Magari ci rifacciamo a Capodanno, quest’anno il natale m’è preso male.
Ne approfitto per ringraziarvi tutti, in particolare
wingardium ed Emily Kingston per il loro splendido regalo di Natale. Un bacione immenso ad entrambe. Vi dedico ogni parola, ogni virgola, ogni spazio di questo capitolo. Ed è davvero troppo poco.
Buone feste a tutti quanti :* 


 
 
 
 

   
 
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