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Autore: PanteraNera94    27/12/2011    1 recensioni
"Nell’alte vie dell’universo intero, che chiedo mai, che spero…
altro che gli occhi tuoi più vago, altro più dolce aver che il tuo pensiero?".
Fan-fiction scritta come seguito di Breaking Dawn e ambientata sei anni dopo la fine del romanzo che tutti amiamo e tutti conosciamo. Dal punto di vista di Renesmee, una storia che narra della sua crescita interiore ed esteriore, del suo crescende amore nei confronti di Jacob e delle reazione che esso comporterà nei suoi genitori...Enjoy!
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward, Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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Capitolo 12: Silenzi


Non avevo mai odiato così tanto la mia stanza e tutto quello che essa conteneva. Era diventata la mia prigione, mi ci ero rinchiusa volontariamente da quando mio padre aveva perso il lume della ragione e non ne uscivo mai, era da giorni che non mangiavo e che passavo il tempo a fissare il regalo natalizio di Jake. Aspettavo le sue telefonate come se fossero la medicina al mio male, ma non bastavano... non bastavano mai. Cercavo rifugio tra le mie lenzuola che avevano ancora l'aroma della sua pelle tra le pieghe che lo avevano ospitato durante le notti passate insieme. Di tanto in tanto le mie zie venivano a trovarmi, cercando di convincermi ad uscire dalla mia stanza oppure a consolare mia madre, oppressa da qualcosa che non riusciva a capire. Ero arrabbiata anche con lei. Non faceva niente per aiutarmi, non parlava con mio padre e non prendeva una posizione. Mio padre era sempre più indifferente e si comportava come se niente fosse, facendomi infuriare ancora di più, ormai non provava neanche a chiedermi scusa per lo schiaffo e sembrava non sentirsi neanche più in colpa. Chissà come non mi ero ancora messa a spaccare i mobili...

Quel giorno passava fiacco e lento come tutti gli altri, ormai i miei genitori avevano rinunciato a cercare di farmi uscire da camera mia o a farmi mangiare. Stesa sul letto, stringevo il cuscino, lasciando che la rabbia e la depressione si sfocassero come sempre in un pianto inutile. Stanca di quella routine mi alzai di malavoglia dal letto e mi diressi di fronte alla mia libreria. Feci scorrere piano il dito sulla copertina di tutti i libri e mi fermai ad “Orgoglio e pregiudizio”... sorrisi al ricordo, l'ultima volta che avevo preso quel libro ero con Jake ed era il giorno più bello della mia vita. Senza pensarci neanche lo presi dalla libreria e mi stesi sul letto, cominciando a sfogliarlo. Dopo che ebbi letto circa una decina di pagine, il cellulare vibrò. Praticamente, corsi a prenderlo, purtroppo era solo un messaggio. Beh, meglio di niente... Lo aprii e lessi sconcertata il testo: “Sto arrivando”. Non ebbi neanche il tempo di mandargli un messaggio per pregarlo di non farlo e di tornare a casa che sentii qualcuno che bussava alla porta. Sospirando, lasciai cadere il cellulare sul letto e corsi in soggiorno, uscendo dopo giorni dalla mia stanza.

Che ci fai tu qui?” ringhiò mio padre, appena ebbe aperto la porta.

Andiamo, Edward. È passata una settimana, la punizione è durata abbastanza” spiegò Jake, sperando che mio padre lo ascoltasse e cercando di entrare in casa.

Ma mio padre gli si parò subito davanti. “Non mi sembra che qualcuno ti abbia invitato ad entrare”.

Credo che quella regola valga solo per i vampiri” rispose Jake, cercando di alleggerire la situazione. Era bello sapere che neanche lui si era arreso al divieto di mio padre e vederlo lì a discutere con lui sapendo di non avere speranze mi faceva sentire ancora più sicura del suo amore. Era sempre bellissimo, anche se il suo viso portava i segni della tristezza e della depressione che lo affliggevano ormai da una settimana, cercava di nasconderlo con un sorriso ma la tensione che leggevo nei suoi occhi non poteva essere nascosta.

Vattene. Adesso” sibilò minaccioso mio padre, facendo aumentare ancora di più la mia rabbia. Mia madre gli si avvicinò, pensai che stesse per prendere una posizione, che volesse aiutarci, invece...

Jake, vai...” mormorò, quasi dispiaciuta.

Ma, Bella...” protestò debolmente Jake. Io rimasi in silenzio, avevo compreso le parole di mia madre e non riuscivo a capacitarmi di quello che stava facendo. Non era giusto, non poteva abbandonarmi anche lei, era l'unica su cui avevo contato fino ad un attimo prima. Stavo aspettando che reagisse e che mi aiutasse e invece, era questo il risultato? Ora mio padre aveva ragione?

Vai” continuò lei, decisa. Jacob rimase un attimo sorpreso da quelle parole, poi si arrese e guardando mia madre con un'occhiata che la incolpava di tutto quello che stava provando in quel momento.

Da te non me lo sarei aspettato” sibilò tra i denti e prima di uscire mi lanciò un'occhiata disperata che non potei fare altro che ricambiare con altrettanta disperazione. Quando la porta si chiuse, una rabbia ceca mi invase, mi diressi a grandi passi verso la mia stanza e con un moto di rabbia, senza neanche pensarci, strappai la collana di mia madre dal mio collo e la scagliai contro il muro. Prima di chiudermi la porta alle spalle e cominciare a piangere senza ritegno, non erano più lacrime silenziose quelle che scendevano dai miei occhi erano disperate e disperati erano i singhiozzi che non riuscivo più a trattenere. L'unico motivo che mi costringeva a lasciare la mia stanza erano le lezioni di mio nonno che si erano raddoppiate da quando aveva saputo che avrei dovuto incominciare la scuola. Come se non sapesse che avrei potuto affrontare la scuola senza neanche aprire un libro per tutto quello che mi aveva insegnato. Il viaggio a piedi per raggiungere casa Cullen non era affatto difficile da affrontare e quel giorno fu ancora più facile visto che mia madre aveva capito che doveva starmi lontana. Arrivati a casa Cullen non mi fermai neanche a salutare, subito raggiunsi mio nonno nella sua stanza e lui iniziò con la sua lezione. Argomento del giorno: la meiosi.

La meiosi è la divisione di una cellula madre diploide in quattro cellule figlie aploidi. Si dice cellula aploide quella cellula che ha il corredo cromosomico dimezzato rispetto a quello della cellula madre...”. Mio nonno parlava come un libro di scienze e di solito era anche affascinante per me perdermi tra atomi, cellule e organi vari, soprattutto quando mio nonno si perdeva in speculazioni su licantropi, vampiri o mezzi-vampiri. Ma quel giorno non ero proprio dell'umore adatto e sapevo che anche se mio nonno si fosse accorto della mia distrazione avrebbe continuato spedito senza farci troppo caso. Ma l'unico pensiero fisso quel giorno era Jacob, avrei dato di tutto pur di riuscire a vederlo anche solo un'ora. Non capivo come mio padre riuscisse ad infliggermi una tortura simile, senza neanche farsi venire i sensi di colpa o cercare di spiegarmi le sue assurde ragioni. Ero arrabbiatissima con lui e odiavo tutto quello che stava infliggendo a Jacob, ma ora la rabbia che provavo per lui era niente rispetto al rancore che portavo a mia madre, ancora non riuscivo a capacitarmi di quello che aveva fatto e non glielo avrei mai perdonato, almeno che non avesse fatto qualcosa per rimediare...

Cos’è una triade?” sibilò, improvvisamente, mio padre entrando nello studio di mio nonno.

Ehm, cosa?” risposi, disorientata, prima di accorgermi chi fosse a farmi al domanda. “Sto studiando con Carlisle, non con te!” continuai, furiosa.

Cerca di prestare più attenzione e di pensare meno al cane” mi rimproverò.

Non osare chiamarlo “cane”!” strillai, furiosa.

Calma” ci ammonì mio nonno. “Torniamo alla lezione. Nessie se qualcosa non ti è chiaro, dimmelo” aggiunse, ignorando mio padre che usciva a grandi passi dalla stanza.

Come va, Nessie?” sospirò mio nonno.

Male” risposi, senza neanche guardarlo. “Scusa se non ti sto ascoltando”.

Non preoccuparti, piccola” mi rassicurò. “Ripeteremo le lezioni appena starai meglio”.

Grazie” mormorai, riconoscente.

Vuoi parlarne?” domandò premuroso.

Cosa c'è da dire?” esplosi. “Non vedo Jacob da una settimana e mezzo e papà non vuole perdonarmi”.

Pensi ti serva il suo perdono?”.

No” risposi, sarcastica. “Mi serve il suo permesso”.

Forse dovresti cercare di importi” sussurrò, guardando verso la porta.

Come?” chiesi, curiosa.

Se non lo capisce con le buone...” lasciò la frase a metà e mi lanciò un sorriso eloquente. Tornati a casa mi richiusi nella mia camera e rifiutai di nuovo la cena, mentre pensavo a quello che mi aveva detto mio nonno. Dopotutto aveva ragione, dovevo dimostrare a mio padre che non mi sarei arresa e che avrei lottato per Jacob anche se ciò significava mettermi contro di lui... Purtroppo i giorni passavano senza che mi venissi niente in mente e le chiamate di Jake non mi bastavano più per andare avanti, così in un momento di disperazione e di rabbia lanciai contro il muro un portagioie. Si aprì appena tocco la parete lasciando cadere ogni singolo oggetto al suo interno e uno in particolare attirò la mia attenzione. Un bracciale dei Quileute intrecciato, mi chinai a raccoglierlo e lo riconobbi subito era il bracciale che Jake mi aveva regalato il mio primo Natale. Purtroppo non mi andava più, però visto che ero decisa a portarlo a tutti i costi decisi di cercare un modo per riuscire ad indossarlo di nuovo. Mentre mi adoperavo per il bracciale, mi accorsi solo vagamente che mia madre era uscita, lasciandomi sola in casa con mio padre. La cosa non mi preoccupava più tanto, non mi avrebbe dato fastidio, ormai ci aveva rinunciato. Mi chinai sul resto degli oggetti che erano rimasti a terra e raccolsi un bracciale di caucciù, lo portai sulla scrivania e attentamente gli sfilai i vari ciondoli che vi erano agganciati. Non avevo mai indossato quel bracciale, quindi non ne avrei sentito la mancanza, anche perché appena Alice lo avesse trovato, sarebbe finito nella spazzatura. Mi ci volle un bel po' per capire come fare ad unire i due bracciali, alla fine con calma e pazienza cercai di far scivolare il cordoncino nero tra gli intrecci del bracciale di Jacob. Ci misi molto tempo, visto che quando riuscii ad infilarmelo al polso, sentii mia madre rientrare. Ammirai per un attimo la mia opera, mi era venuto proprio bene e non sarei stata più costretta a toglierlo. Ad attirare la mia attenzione furono le urla improvvisa dei miei genitori dal soggiorno e mi avvicinai alla porta per ascoltarli.

Cosa dovrei fare? Rimangiarmi tutto e chiedere scusa per qualcosa che hanno fatto loro? Sapevano entrambi come avrei reagito ma ciò non li ha frenati da fare qualcosa di tanto stupido” urlò mio padre.

Stai dicendo che il primo bacio di nostra figlia è una cosa stupida?” sibilò mia madre, difendendomi, quasi mi fece venire i sensi di colpa per quello che avevo pensato prima di lei...

Sto dicendo che non lo sarebbe stato se fosse avvenuto con maggiore cognizione di causa”.

Sono stanca di discutere sempre di questo argomento” esplose mia madre.

Anch'io” sibilò mio padre.

Perfetto” continuò mia madre.

Anch'io” mormorai tra me e me. Ero stanca di stare alle sue regole, stanca di dover sopportare le sue paranoie, come aveva detto mio nonno era ora che mi imponessi, non mi ritenevo più una bambina era ora che lo dimostrassi a tutti... Approfittando della discussione che continuava tra i miei genitori, escogitai un piano, mio padre era troppo impegnato a discutere con mia madre per pensare a me. Sarei scappata, avrei aspettato che lui si distraesse e poi sarei andata via, avrei preso la mia macchina sul retro e poi avrei attraversato una parte di foresta, fino ad arrivare sulla strada principale e scappare a La Push. Presi le chiavi e me le infilai in tasca, nell'altra misi il cellulare, conscia che avrei risposto solo ad una persona se mi avesse chiamata. Poi presi un giubbotto nel caso avessi avuto freddo, anche se era improbabile a fine agosto. Non sapevo quanto sarebbe durata la mia fuga, ne quanto tempo ci avrebbe messo mio padre a scoprirmi, mentre mi perdevo nei miei pensieri fu lo squillo del mio cellulare...

Jake” risposi, rianimandomi.

Ciao, tesoro” mi salutò. “Cosa fai di bello?”.

Niente” mormorai, parlargli della mia fuga non era molto saggio da parte mia e poi adoravo l'effetto sorpresa. “E tu?”.

Niente” sussurrò, scoraggiato. “Mi manchi”.

Anche tu, Jake” biascicai, quasi in lacrime.

Ti amo”.

Anch'io” risposi, prima di chiudere la chiamata. Quando rimisi a posto il cellulare era quasi ora di cena, così ricominciai a leggere un libro per non insospettire mio padre.

Renesmee, la cena è pronta” mi chiamò mia madre, come se non conoscesse già la risposta a quell'affermazione.

Non ho fame” risposi, semplicemente.

Dai, amore... dovrai uscire dalla tua stanza prima o un poi...” si lamentò.

Ore non ne ho voglia” sibilai. Mia madre per fortuna si arrese e io ripresi a leggere il mio libro, finché non sentii mio padre uscire con qualcuno, Jasper probabilmente. Non persi tempo. In un attimo, saltai dalla finestra e raggiunsi la mia macchina, gettai il giubbotto sul sedile del passeggero e poi misi in moto. Silenziosa e veloce come solo una macchina nuova può essere cominciò a sfrecciare nella foresta. Non mi ci volle molto per arrivare sulla strada asfaltata e da lì il conta chilometri sfiorò i duecento chilometri orari, così arrivai a La Push in men che non si dica. Parcheggiai di fronte la casa del mio lupo, lasciando la macchina in bella mostra e corsi subito a bussare alla porta. Ci volle un po' prima che avvertissi il cigolare della sedia di Billy che veniva ad aprire.

Nessie?” chiese, assonnato appena ebbe aperto la porta. “Ma cosa ci fai qui?”.

Billy, non uccidermi” implorai. “Jake è in casa?”.

Si, ma cosa succede?” domandò.

Grazie” farfugliai mentre correvo nella stanza del mio licantropo. Aprii la porta e lo trovai addormentato sul suo letto, era così bello da non sembrare reale. Mi avvicinai piano a lui e cominciai scuotergli una spalla.

Jake? Jake?” mormoravo. “Sono Nessie! Avanti, svegliati!”.

Chi? Cosa?” sussurrò, ancora mezzo addormentato.

Sono io!” esclamai.

Jacob aprì gli occhi e poi si mise a sedere sul letto, guardandosi intorno confuso. “Ma che ore sono?” sibilò.

Jake!” urlai, buttandogli le braccia al collo.

Nessie?” chiese, sorpreso. “Renesmee, cosa ci fai qui?”.

Sono scappata” spiegai, fiera.

Si aprì subito in un grande sorriso e ricambiò l'abbraccio. “Sei grande!”.

Jake, mi sei mancato così tanto!” singhiozzai sulla sua spalla, mentre le prime lacrime cominciavano a farsi spazio sul mio viso.

Va tutto bene” mi consolò lui, accarezzandomi i capelli.

Cosa facciamo?” mormorai, calmandomi. Lui continuò ad accarezzarmi i capelli e poi mi attirò a se, poggiando le sue labbra sulle mie e poi, rispose: “Andiamo in spiaggia”.

Va bene”. Andammo insieme sulla spiaggia e cominciammo a passeggiare e a ritrovare il buon'umore, passò circa mezz'ora prima che lo squillo del suo cellulare ci interrompesse.

Pronto, Bella? Senti, prima che tu possa dire qualsiasi cosa...» rispose Jake, già pronto a scusarsi.

Jacob, sta’ zitto. Edward sta venendo lì ed è furioso. Non sono riuscita a coprire la fuga di Renesmee e dille che di questo faremo i conti più tardi...» controbbattè mia madre, sorprendendoci entrambi.

Dici sul serio?».

No, per finta! Jacob, sto arrivando. Non vi muovete da dove siete» scherzò lei, furiosa.

Okay, ciao» mormorò Jacob.

Ciao” rispose lei, chiudendo la chiamata.

Merda!” mi sfuggì.

Cosa sono queste parole, eh?” mi prese in girò Jacob.

Come fai ad essere così calmo ?!” gli chiesi. “Mi ucciderà!”.

No” esclamò lui, prendendomi per la vita. “Non glielo permetterò, ora sei con me e non riuscirà a separarci di nuovo”.

Grazie, Jake” sorrisi.

Di niente, piccola” mormorò, mentre si chinava su di me e mi stringeva forte tra le sue braccia. In quel momento, il rombo di due macchine attirarono la nostra attenzione. Prima arrivò mio padre che si

catapultò da Billy e quando non trovò Jacob si diresse verso di noi a velocità disumana. Jacob mi si parò d'avanti e cercò di calmare il tremore che lo avvolgeva.

Renesmee!” urlò mio padre. “Come hai osato disubbidirmi?!”.

Papà, calmati” mormorai, mentre mia madre si avvicinava a noi.

Edward, non ti permetterò di farle del male, non davanti a me!” intervenne Jacob, assicurandosi che fossi alle sue spalle.

Jacob, te l’ho detto. Non ripeto mai lo stesso errore due volte” sibilò mio padre.

Non mi sembra!” gli fece notare il mio lupo.

Lei è mia” ringhiò mio padre, con la voce bassa e minacciosa.

Lei è mia!” ribatté Jacob, mentre le braccia non la smettevano di tremargli.

Io non sono proprio di nessuno!” intervenni, offesa, scostandomi un po' da Jacob.

Renesmee, vieni subito a casa!” ordinò mio padre, furioso.

No!” urlai.

Lei fa ciò che vuole!” ringhiò Jacob, mentre mi avvicinavo ancora una volta a lui.

Lei fa ciò che dico io!”.

Ora basta!” intervenne mia madre, prendendoci tutti di sorpresa. “Renesmee può rimanere ma fino a mezzanotte. Non un minuto di più” decretò. “Edward, noi andiamo a casa”. Nessuno si mosse, ma io non

riuscii a trattenere l'impulso di correre verso mia madre e abbracciarla, dicendole: “Grazie, mamma”.

Non fare tardi” mormorò tra i miei capelli.

Te lo prometto”.

Grazie, Bells” la ringraziò il mio lupo riconoscente, prima di prendermi per mano e portarmi in casa.

Cosa sta succedendo?” chiese Billy, mentre entravamo.

Niente!” rispondemmo, ridendo io e Jake. Andammo nella sua stanza e ci stendemmo sul letto, come durante la settimana in cui i miei non c'erano.

Non ci credo che è finita” mormorai sul suo petto.

Invece è proprio così” esclamò lui contento, stringendomi a se. “Ora nessuno ci darà più fastidio”.

Puoi dirlo forte” risposi, prima di alzarmi e lasciare che mi baciasse ancora una volta, come aveva fatto la prima volta e come avrebbe potuto fare ancora tante e tante altre volte, perché ora nessuno avrebbe potuto più impedircelo...

NDA:  So di avervi fatto aspettare tanto per questo capitolo purtroppo la scuola mi ha tenuta occupata e mi ha costretta a rimandarne la pubblicazione varie volte ^^ comunque spero vi piaccia e fatemi sapere

cosa ne pensate!!

  
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