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Autore: Nirvana    13/08/2006    3 recensioni
Voglio essere l’ aria che respiri, voglio essere il tuo coraggio quando hai paura, voglio essere la tua speranza, il tuo amore, il tuo desiderio, voglio essere il tuo sogno osceno. Sarò tutto quello di cui hai bisogno.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto è cominciato una sera di due settimane fa, in sala comune

N.d.A. : In questo capitolo ho usato il punto di vista di Harry, che racconterà cosa è successo con Hermione .

 

 

Tutto è cominciato una sera di due settimane fa, in sala comune.
Eravamo noi due da soli, lei era sdraiata sul pavimento accanto al camino acceso rileggendo il tema di storia della magia, mentre io fingevo di
scriverlo, ma in realtà la ammiravo furtivo.
Era davvero bellissima, china sul foglio con le sopracciglia leggermente
aggrottate, anche se i suoi occhi sembravano stranamente assenti, come se
stesse pensando ad altro, piuttosto che concentrati come al solito.
Tutto a un tratto raddrizzò la schiena, mi guardò con quel suo sguardo un
po' intimidatorio e mi chiese: " Tu ti sei mai innamorato veramente di
qualcuno? ".
" Cosa? " risposi io, mentre lo mio stomaco si contorceva spiacevolmente.
" Ti ho chiesto se sei mai stato innamorato di una persona" ripeté lei
paziente, come se stesse spiegando una cosa molto semplice a un bambino di
tre anni.
" Non una cotta, proprio innamorato per davvero. Quando una persona diventa
così importante per te da non riuscire a farne a meno. Il suo sorriso, la
sua voce, i suoi gesti, i suoi modi di fare, cose di cui gli altri nemmeno
si accorgono, ma che tu noti e che ti fanno impazzire. E alla fine tu hai un modo tutto tuo di vedere questa persona, non vedi più i suoi difetti e se li vedi ti sembrano insignificanti rispetto al resto, e saresti pronto a perdonargli tutto. Non
credo esista una persona perfetta, ma quando ti innamori di qualcuno pensi
che lo sia. "
Detto questo si fermò un secondo fissando il vuoto davanti a lei, come se
ripensasse alle parole che aveva appena pronunciato.
Poi mi richiese: " Allora? Pensi di esserti mai innamorato? ".
" Be' io..." cominciai balbettando intimidito, mentre il mio stomaco che
prima si contorceva, ora sembrava volermi uscire dalla bocca.
Quelle sue parole mi avevano turbato profondamente. Al momento, pensai che
se mi aveva appena fatto un discorso del genere significava che era
innamorata di qualcuno, ma se ne parlava con me, non era certo di me che si
era innamorata.
Allora a chi si riferiva?
La risposta mi arrivò come una mazzata in testa: Ron.
Ma certo era ovvio.
Lei e Ron passavano tutto il tempo a litigare e stuzzicarsi, ma sotto sotto
si piacevano.
" ... io davvero non so Herm. Non credo" dissi evasivo, mentre il suo sguardo mi perforava la fronte e sembrava leggermi nel pensiero.
Mi squadrò dall’ alto in basso, come per trovare la prova che non le stessi mentendo.
Avrei giurato di scorgere un' ombra di delusione sul suo volto nel
constatare che probabilmente non le mentivo, e che davvero non mi ero mai
innamorato.
" Be' allora buonanotte Harry, io vado a letto" esclamò alla fine con un
tono un po' brusco, alzandosi e dirigendosi verso il dormitorio femminile.
Credo che in quel momento, con quelle parole, avesse cercato di farmi capire
che provava qualcosa per me.
Peccato che io ci arrivai troppo tardi.





Trentacinque, trentasei, trentasette...
Contare le pecore non serviva più a nulla.
Avevo passato tutto il giorno seguente pensando a quello che Hermione mi
aveva detto la sera prima, così durante un allenamento di Quidditch mi ero
distratto e un bolide mi aveva colpito una gamba.
Non solo non riuscivo ad addormentarmi,ma avevo anche un dolore atroce, come
se qualcuno ci stesse infilando un coltello rovente.
Quella era la quarta volta che mi ritrovavo in infermeria a causa di un
incidente da Quidditch.
A un tratto, ricordo di aver sentito un rumore che sembrava provenire dalla
porta d' entrata.
Al momento pensai che fosse Madama Chips che usciva o entrava dall'
infermeria.
Dei passi leggeri si stavano avvicinando, mentre intravedevo una sagoma
scura non molto alta e decisamente magra.
Qualcuno si sedette sulla sedia accanto al mio letto.
" Harry? " sentii sussurrare.
Avrei riconosciuto quella voce tra un milione di altre.
" Hermione? Che ci fai qui a quest' ora?" domandai sorpreso.
" Non riuscivo a dormire. Avevo voglia di vederti così ho pensato di venire
da te".
Lo disse come se fosse una cosa normale fare visita a un amico in infermeria
alle tre e mezza del mattino.
" Posso restare qui con te? Prometto che non ti darò fastidio" mi chiese.
" Certo" . Le parole mi erano uscite dalla bocca senza il mio consenso.
Lei si alzò dalla sedia, sollevò le coperte, ci si infilò sotto e si
accucciò accanto a me cingendomi con un braccio.
Il suo viso era appoggiato contro il mio collo, così vicino che sentivo il
suo respiro che lo percorreva e si infrangeva sulla mia spalla.
Era così stretta a me, il suo corpo così caldo, il suo odore così familiare
e così inebriante, e io avevo così tanta paura che il mio cuore scoppiasse
tanto batteva forte.
Volevo tanto che fosse lei a fare la prima mossa, in fondo era stata lei a
infilarsi nel mio letto nel cuore della notte, dove voleva arrivare?
Forse pensava di aver già fatto abbastanza e si aspettava che ora fossi io a
fare qualcosa, e giuro che avrei tanto voluto, ma il coraggio mi mancava
come mai in tutta la mia vita.
Le braccia e le gambe mi formicolavano, le orecchie mi rombavano, il cuore
mi andava a mille e il mio stomaco sembrava posseduto da milioni di
farfalle.
Amore e nausea devono essere strettamente connessi.
E fu mentre il corpo sembrava di piombo e si rifiutava di obbedire a
qualsiasi mio ordine, e la mia mente mi ripeteva furiosa di fare qualcosa,
che successe.
Qualcosa di estremamente caldo e bagnato mi stava percorrendo il collo dall'
alto verso il basso.
Dopo qualche secondo mi resi conto con un pizzico di panico ed euforia che
quella cosa umida era la sua lingua.
Hermione Granger mi stava leccando il collo.
E lo faceva davvero bene.
Due piccoli baci e poi prese a succhiarmelo come se qualcuno ci avesse
spalmato sopra del gelato.
Dio quanto ho sperato che mi rimanesse il segno.
Dio quanto doveva essere idiota la mia espressione in quel momento.
Poi senza capire come, riuscì a voltare la testa verso di lei e la baciai.
Non ero mai stato così felice di essermi rotto una gamba.

  
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