- Quando mi feci un tatuaggio e rischiai di vomitare l'anima.
Ho sempre guardato le mani di una persona, dalle mani catturo un briciolo della sua vita. Lunghe, grandi, fine, affusolate.
Per questo probabilmente non sono mai riuscita a premere delle dita sulle vene sporgenti, senza sentirmi male da sola.
E' una cosa così bruta, premersi le dita sulle vene.
Tu lo facevi per farmi un dispetto e io mi coprivo gli occhi inorridita.
Ti accarezzavo le mani e le tenevo forte nelle mie. Hanno una tale nobiltà, le tue.
- Mi sono fatta un tatuaggio.
Dall'altra parte del mondo, tu rimanesti in silenzio. Forse avevi uno sguardo rassegnato, forse divertito, forse tutti e due.
- Fare salti mortali con una certa nonchalance è da te, si era capito.
- E' che mi manchi.
Forse i tuoi occhi si erano addolciti.
- Non farmi saltare sul primo aereo che trovo, amore. - Mi avevi supplicato, per me e per te. - Il tatuaggio?
- Too late, I already found what I was looking for, sul polso sinistro. E mi sono sentita davvero male, ti giuro, l'ago sulle vene è stata la mia morte ma dovevo farlo. Dovevo, amore.
Ero assonnata, cercavo di spiegarti. Tu ti sei commosso.
Non parlammo per un po', il telefono piangeva e noi pensavamo all'inutilità di esistere lontani.
Fissavo la frase immortalata al polso cercando di non ripensare al dolore, fisico e morale, che l'aveva fatta diventare mia.
Avrebbe cancellato tutti i dubbi e indicato quale bivio seguire, mi hai fatto notare prima che mi addormentassi di nuovo.
_