Anime & Manga > Death Note
Segui la storia  |       
Autore: ryuzaki eru    29/12/2011    7 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Risorgo dal Natale!
Eccolo qui, speriamo di non deludere aspettative… ma mi sa tanto che succederà...
 
 
Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.  

17. Il lembo della maglietta

 
Quel sonno nebuloso e profondo lentamente iniziò ad abbandonare Emma e lei, ancora stordita, riaprì gli occhi…
Il motore dell’auto era silenzioso.
La città all’esterno era silenziosa.
Dietro al finestrino le luci dei lampioni e le insegne pubblicitarie sfavillanti degli alti palazzi di Tokyo apparivano e scomparivano, nella notte, lungo la strada, mentre la macchina procedeva.
L’abitacolo era caldo e accogliente.
Le sembrava di essere, ora, in un sogno…
Girò il capo senza fare rumore, col corpo ancora avvoltolato nel cappotto lasciato aperto.
Elle guardava fuori dal finestrino, in silenzio.
Era vicinissimo…
Lei era praticamente al centro del sedile posteriore…
E lui era veramente vicinissimo…
Era vero?
Era proprio lui?
Emma ne percorse i capelli bruni… si soffermò sull’incavo scolpito sotto il collo latteo… passò alle braccia incrociate languidamente sulle ginocchia e alle dita lunghe e sottili… poi tornò indietro, al busto asciutto, ma definito sotto la maglietta candida…
Era così vicino… la mano rilassata e abbandonata sul sedile quasi lo poteva toccare…
E a lei non sembrava reale più nulla in quel momento…
Si lasciò annebbiare da quella realtà, lasciò che quella dimensione strana ma reale la cogliesse, l’avvolgesse e si confondesse con la dimensione dei sogni, dei sogni che non faceva più…
Lentamente distese le dita e gli sfiorò la morbida e ampia t-shirt…
Ne racchiuse un lembo tra le dita…
Lui non si mosse. Forse non se ne accorse, perché Emma fu delicatissima… Forse… E continuò a guardare fuori dal finestrino…
E neppure lei si mosse…
Rimase così, abbandonata, rannicchiata al centro del sedile, col capo poggiato allo schienale e rivolto verso il suo Elle, vicina a lui e con un lembo della sua maglietta tra le dita…
Un sogno…
Forse per quello non sognava più…
Perché quello era un sogno…
Quello era già un sogno, una dimensione parallela, e lei ci stava vivendo…
Girò appena le pupille e nello specchietto retrovisore incrociò gli occhi di Watari, che le sorrisero caldi, come solo gli occhi di alcuni anziani possono fare, e poi ritornarono sulla strada…
Lui l’aveva colta mentre osservava il suo pupillo, mentre Emma stava osservando il suo Elle…
Lei sospirò, ma non lasciò la t-shirt, né Watari interruppe quel silenzio…
Fu Elle a girarsi dopo quel sospiro lento…
E la guardò negli occhi.
Spostò poi le nere ed enormi pupille in basso a guardare il lembo della sua maglietta stretto tra le dita di Emma…
E poi ritornò con gli occhi su quelli di lei, senza dire nulla, senza mutare espressione…
Emma sostenne quello sguardo ed inumidì appena il labbro inferiore nascondendolo per un attimo sotto quello superiore, e poi allentò la presa lentamente e lasciò il cotone, abbassando gli occhi per un attimo per poi ritornare di nuovo su di lui poco dopo, con uno sguardo trasparente e sincero che voleva semplicemente e candidamente dire: “Scusami…”. Scuse neppure sussurrate…
E allora Watari parlò.
Forse lo fece perché conosceva Elle meglio di chiunque altro e sapeva che in quel momento c’era “qualcosa” in quell’auto, qualcosa che il suo pupillo non era abituato a gestire, o forse perché voleva che lui potesse vivere e gestire quel “qualcosa”, quella strana a nuova atmosfera, da solo, senza gli occhi indiscreti di un anziano “autista”…
Ma questi erano i pensieri di Watari…
E quelli di Elle?
E così, il signor Wammy con voce dolce parlò, senza perdere di vista la strada «Come si sente Miss Emma? Spero un po’ meglio… Comunque siamo quasi arrivati.»
«Mi sento come prima…» rispose lei sorridendo «Fisicamente mi sento come prima… ma adesso aleggia intorno a me una specie di placida e quasi surreale serenità e da quando sono qui non mi era mai capitato… E questo dipende da voi… Grazie…» e guardò di nuovo Elle.
Era esattamente ciò che provava in quel momento, era esattamente la serenità che in quel mondo non aveva mai provato… e non ebbe alcun problema a comunicarlo… Questa era Emma.
Elle la guardava impenetrabile, ma non parlava…
Di fronte a questo non parlava.
Ed Emma ci fece caso.
«Non dici niente… » gli disse.
«No. Suppongo che non sia il momento adatto.» ribattè coerente e logico, come sempre.
Emma assottigliò appena gli occhi grigiastri, senza sollevare il capo adagiato e rilassato sullo schienale…
«…Tatto? Stai parlando di tatto?!» gli chiese un po’ stupita e riacquistando un po’ di quel vago tono pungente e di sfida che anche la caratterizzava. «Be’, in effetti a volte anche tu sembri averne…» concluse poi, ripensando a quando il padre di Light era finito all’ospedale ed Elle, al suo capezzale insieme a Light, si era comportato con un minimo di accortezza, apparendo anche quasi premuroso, quasi.
«Be’, pare proprio che tu ti sia ripresa.» disse allora Elle dopo l’ennesima battuta provocatoria ed ambigua di Emma.
Attese qualche istante, osservando il sorrisetto stanco, ma divertito che si stava formando sul viso cristallino di lei, e poi ricominciò «Quindi posso anche evitare il mio “rarissimo tatto”.»
Emma lo guardò con occhi interrogativi che lo spingevano a continuare.
E lui continuò «Credo che tu dica quello che pensi sempre, in modo alquanto poco comune.»
«La cosa ti dà fastidio?» gli chiese lei a bruciapelo.
«Se mi facessi finire il discorso, non avresti bisogno di interrompermi e fare domande.» la gelò lui placidamente.
Emma si morse il labbro e rimase zitta…
E lui proseguì, impassibile «Dici sempre quello che pensi, in modo alquanto poco comune, ma la cosa non mi disturba. Lo faccio anch’io, come del resto tu affermi di sapere bene. Tuttavia nello stesso tempo sei assolutamente enigmatica, sfacciatamente enigmatica senza mentire, ed ometti molto. Questo comportamento “misterioso” cozza violentemente con la tua “trasparenza”, è contrastante. Ma anche questo temo non mi disturbi.»
Elle si riconosceva anche in quest’ultimo aspetto di Emma?
Questo aspetto “enigmatico” di lei lo interessava e lo incuriosiva come una cosa nuova? In fondo era sempre stato lui a comunicare agli altri un’atmosfera di curiosità, mistero e sgomento…
Emma attese un po’ e poi rispose «Sì, so che questo comportamento non sembra “da me”, che contrasta con il mio atteggiamento a volte troppo schietto… e glisso sul come tu riesca ad intuire la mia personalità… Io non potrò dirti tutto quello che vuoi… Non ancora… So che devo aspettare…» e si fermò qualche istante.
Sì, Emma sapeva che doveva attendere… doveva attendere che lui fosse in qualche modo “predisposto” ad accettare quella rivelazione assurda, senza ruzzolare da una sedia e senza il rischio che potesse considerarla inattendibile… No, magari inattendibile no… Perché Emma sapeva troppe cose “vere” perché lui potesse stimarla inattendibile… Però sentiva che doveva attendere, perlomeno a raccontargli la faccenda della dimensione parallela del fumetto… Come si fa a dire ad una persona che respira, di sangue e carne, che in realtà è il personaggio di un manga di successo?
Poi ricominciò incalzante e diretta «Cosa vorresti chiedermi?»
Elle rimase a fissarla «Siamo arrivati in ospedale. Per il momento ti prego soltanto di non chiamarmi “Ryuzaki” o in nessun altro modo oltre “Ryuga”, perlomeno di fronte ad altre persone che non siano me.»
«… Oddio… sì… scusa… altre persone che non siano te e lui, naturalmente…» aggiunse Emma girando lo sguardo verso Watari.
«Sì, naturalmente. Oltre me e lui.»
Tacito assenso.
Tacito assenso tra due persone che “sapevano”.
Inaspettato tacito assenso tra due persone che sapevano.
Eppure Elle aveva affermato di “non avere finito” con Emma…
Perché lui non aveva insistito ora che Emma sarebbe stata quasi costretta a parlare?
Perché stava rimandando?
Veramente non aveva intenzione di torchiarla per “tatto”, dopo ciò che le era accaduto? Sembrava strano però, visto come era stato eccessivo e quasi disumano  nei confronti di Misa… Ma Misa era sospettata di essere il secondo Kira, un’accusa pesante, mentre Emma non era accusata di nulla…
Forse Elle aveva capito già molto più di quanto Emma non si aspettasse?
Voleva farla cuocere nel suo brodo, senza scucirsi?
Voleva ancora rimuginare con calma su quegli ultimi eventi per giungere ad una conclusione chiara prima di addentrarsi in una conversazione così delicata con lei?
O semplicemente non aveva alcuna intenzione di parlare, di intavolare una conversazione sul suo “essere Elle”, di dire qualcosa che potesse fornirle informazioni che magari lei non aveva veramente nella loro completezza?
Certamente per lui era ovvio che lei sapesse. Quanto sapesse era da definire…
Ma la sua incolumità ed il suo riserbo erano sempre al primo posto. E dopo aver deciso di entrare in ballo direttamente con Light, forse non aveva intenzione di farlo anche con lei… Forse…
Forse erano tutte queste cose insieme…o forse  non era nessuna di queste…
Entrarono nell’ospedale e Watari li attese in macchina.
Quando Emma uscì finalmente dall’ambulatorio era tardi. Aveva una benda sullo zigomo ed un tutore elastico che le sosteneva il braccio, nonché delle garze sui gomiti feriti, che però per fortuna non si vedevano perché sotto le maglie…
Trovò Elle rannicchiato come sempre su una panca del corridoio che l’aspettava.
Lei lo guardò e poi si guardò «… Sono un cerotto… È abbastanza evidente che non sono Wonder Woman! Meno male!» gli disse quasi ridendo «Ed è altrettanto ovvio che la prossima volta, ma mi auguro proprio che non ci sia una prossima volta, mi farò gli affari miei e andrò dritta a chiamare la sicurezza senza fare cavolate… Tutto ciò fa molto “dura dagli occhi di ghiaccio”… A ripensarci  adesso mi vergogno e mi sento ridicola…»
Elle si reinfilò le scarpe e si alzò. «Che non fossi Wonder Woman si era capito anche prima di venire in ospedale. È proprio il motivo per cui ci siamo venuti, in ospedale.» le rispose lui, vagamente ironico, nonostante il tono e l’espressione perennemente impassibili…
«Uhm… Già… Non infierire però!»
«Non sto infierendo, sto semplicemente dicendo come stanno le cose. Comunque, ti hanno dato un referto medico?» le chiese serio.
«Ah… Sì, certo.» gli rispose Emma un po’ confusa, tirando fuori dalla borsa un foglio.
«Perfetto. Domani sarà utilissimo in centrale, dovrai portarlo.» le disse con tono di comando mentre si incamminavano verso l’uscita.
«Agli ordini!» gli rispose Emma, ironica, poi proseguì «Sì… è giusto… Ecco  perché volevi che io venissi in ospedale… Secondo te anche i due energumeni ci saranno and…»
«Sì. A giudicare dal loro aspetto e dalle telefonate che hanno fatto dopo, hanno dei genitori con  ottimi avvocati-squali, che gli avranno certamente consigliato di andare al pronto soccorso.» la interruppe Elle.
«Giusto… Potrebbero riuscire a ritorcerla contro di me? Alla fine è la parola di loro due contro quella mia e di Misao…» gli chiese Emma preoccupata.
«Non accadrà.» le disse lui lapidario.
«Devo sentirmi “raccomandata”?» domandò Emma curiosa e storcendo il naso…
“Raccomandata” dal grande Elle…
«“Raccomandata”? Hai qualche avvocato-squalo nascosto sotto il cuscino che possa far valere le tue ragioni e la tua evidente versione dei fatti?» vagamente odioso…
«No che non ce l’ho…» disse Emma toccandosi il naso col dorso della mano come una ragazzina.
«Allora fatti “raccomandare”. Quei due sono feccia. Tu e Misao siete state aggredite e tu ti sei difesa. Questo è ciò che è accaduto, è evidente da ogni dettaglio e questo è ciò che verrà fuori.» chiuse gelido Elle.
Emma non commentò…
Tacito assenso di nuovo… “Raccomandata” dal grande Elle in persona. Lo sapevano entrambi.
E uscirono insieme dall’ospedale, senza più parlare.
Quando furono di nuovo nell’auto, Watari le disse «Miss Emma, dove dobbiamo accompagnarla?»
«Ah…ehm…sì dunque…» e gli disse l’indirizzo di Misao…
Ma… allora non sta indagando su di me!!! Sono certa che, se lo stesse facendo, ora Watari saprebbe esattamente dove abito… O magari fingono di non saperlo… Non lo so…
Tuttavia l’ospedale era lì vicino, nel quartiere dove viveva Misao e lontano dal The old doks
Perciò in breve tempo giunsero davanti alla casa.
Emma sospirò«Grazie di tutto… grazie anche a lei… » disse guardando Watari.
«Dovere, Miss Emma.» le disse Watari sorridendo.
«Già…» rispose Emma, “riconoscendo” bene anche lui in tutti quei modi cordiali e solo appena cerimoniosi «Allora domani ci vediamo alla centrale di polizia…?» disse rivolta ad Elle.
«Sì.» rispose lui con calma.
«Ehm… quando…? O proviamo a vedere se ci incontriamo lì, così per caso?» aggiunse Emma sollevando perplessa le sopracciglia in un sorrisetto appena accennato.
«Nel pomeriggio.»
«Uhm… Ho la sensazione che non verrai…» sempre sincera, ma senza alcuna pretesa…
«Non devi preoccuparti di niente.» le disse lui lapidario
«D’accordo… Mi fido… Grazie ancora, Ryuzaki…» e lo fissò.
«Non ringraziarmi, Emma, non ancora.» rispose lui enigmatico.
Fa quasi paura questa risposta… Cosa… cosa significa?
Watari allora uscì dall'auto ed aprì ad Emma la portiera.
Lei uscì e accennò un sorriso di ringraziamento.
Poi si avviò al portone.
La macchina di Kei era sotto il palazzo… Era rimasto con Misao che sicuramente era terrorizzata e scossa…
Doveva succedere una cosa del genere per smuovere quell’idiota!
Entrò nel palazzo, riaccompagnò il portone a vetri dell'ingresso e ne fece scattare la serratura. Solo allora la Rolls Royce ripartì… Emma, dall'androne e in piedi sull'uscio chiuso, sollevò la mano per salutare, ma i finestrini oscurati dell'auto erano un muro invalicabile, come sempre…
 
«Hai già predisposto per domani, così come ti ho detto?» chiese Elle a Watari.
«Certamente.» si arrestò per qualche istante e poi ricominciò «Ryuzaki, dunque ritieni che lei non menta?» disse Watari.
«No. Non sta mentendo e non sta giocando. Ma omette, omette spesso. E vuole qualcosa da Elle, la vuole fin dall’inizio.»
«Aiuto magari?»
«No Watari. Non vuole aiuto.» e si girò verso il finestrino.
 
Il giorno successivo tutti naturalmente ottennero dal prof. Usui il completo appoggio ed il sacrosanto permesso di non andare al lavoro per poter andare alla centrale di polizia.
Ma Elle non c’era.
Elle non arrivava.
Appena furono davanti all’agente mostrarono i loro documenti per iniziare le procedure.
Il poliziotto lesse i dati «Ah… Allora dovreste attendere solo qualche minuto.» disse loro alzandosi.
Poco dopo arrivò un altro agente, più anziano «Salve ragazzi. È una faccenda orrenda quella che è capitata alle ragazze. Ma non vi preoccupate, nessuno si permetterà di perpetrare ingiustizie. Potete stare tranquille, avete le spalle più che coperte da tutti gli agenti. E pare che, in ogni caso, il vostro avvocato sia uno tostissimo, con agganci molto in alto ed ovunque. Pochi si metterebbero contro di lui. Non capita praticamente mai.» e gli sorrise strizzandogli l’occhio e sedendosi davanti allo schermo per iniziare le consuete domande per la deposizione…
Misao e Kei si guardarono perplessi e poi guardarono Emma, la quale scosse appena il capo ad indicare che non sapeva cosa dire…
È lui… Se n’è occupato lui… Avvocato…?
E così uscirono indenni, sollevati e liberi dalla centrale.
Ne uscirono senza aver visto Elle…
«Emma… ma Ryuga?» chiese Kei.
«Ryuga… Non lo so… Ryuga è fatto così…» è un bugiardo… ci ha aiutato ma è un bugiardo… e perché lo adoro anche se è così, maledizione?! Ed accennò un sorriso spento e mesto.
E ora…? Oddio… Lo rivedrò…?
A Misao si strinse il cuore a vederla così. «Non hai nessun modo di rintracciarlo? Avrei voluto invitarlo al mio compleanno… Magari il signore che lo accompagna sempre lo puoi contattare… mi hai detto che lui è più disponibile e “normale”…» le disse dolcemente.
«No. Non ho nessun modo.» chiuse duramente il discorso Emma, continuando a camminare osservando la strada dritta davanti a sé.
Kei e Misao si guardarono, ma non dissero niente.
Non devo dimenticare chi sia Elle. Devo sempre tenere a mente cosa stia facendo qui e contro chi stia combattendo. Sono una sciocca. Una stupida sciocca!!!
Questo periodo di “assenza” del caso Kira mi sta portando fuori strada e mi sta facendo uscire fuori di testa… E' assolutamente ovvio e logico che non sia venuto. È stato strano invece che finora ci sia stato!

Era il 19 gennaio.
Ed Elle in quel momento era chissà dove, rannicchiato per terra davanti al suo portatile bianco, con la sola luce del monitor ad illuminargli il volto candido, in una grande suite impersonale, sperduto in qualche lussuoso albergo di Tokyo…
Irraggiungibile.
Irraggiungibile quasi come fosse ritornato ad essere il personaggio leggendario di un fumetto.
 
Era mattina presto.
Emma si strinse nella sciarpa, in piedi davanti alle bacheche dell’atrio della Todai.
Non erano ancora usciti.
I risultati del primo turno dell’esame di accesso alla Todai non erano ancora usciti.
E naturalmente non erano uscite nemmeno le date del secondo turno.
Era troppo presto.
Era il 22 gennaio. Erano passati solo cinque giorni dal test.
E ad Emma sembrava trascorsa un’eternità.
Kei entrò rabbrividendo nel cappuccio di pelliccia del piumino. «Ohi! Buongiorno Emma!» esclamò vedendola nell’atrio.
«Buongiorno Kei.» rispose Emma.
«Ho subito una news! L’ho letta stamattina fresca fresca sul giornale! Pare che Kira ieri abbia giustiziato BB, il cosiddetto serial killer di Los Angeles!»
«Ah, già… è vero…» sussurrò Emma.
«Ma lo sai che pare che il tuo amato Elle avesse collaborato alla sua cattura anni fa? Secondo te lui è stato toccato da questa cosa, ne è stato contento oppure no?»
«Sì, lo sapevo. Ma… Kei… Sbaglio o mi stai prendendo per i fondelli? Non hai bisogno della mia opinione per saperlo… Andiamo a lavorare che è meglio! Anzi, prendiamo un caffè al distributore, se no oggi non mi sveglierò!»
E si avviarono nel corridoio.
 
Ed Elle come avrà reagito alla morte di Beyond Birthday? Ve lo sarete certamente chiesto.
O forse no?
Emma certamente non l’ha fatto.
Emma non ha idea di quali siano le complicazioni ed i legami tra BB ed Elle…
Perché quella inquietante vicenda di invidia e follia non riguarda il manga Death Note.
Emma sa solo che a quel caso partecipò anche Naomi Misora.
E quindi, Elle, solo nella suite di quello sconosciuto albergo come starà reagendo alla morte di Beyond?

 
Data di svolgimento della seconda prova di ammissione: 13 Febbraio.
Elenco ammessi alla seconda prova: … Hidechi Ryuga … Yagami Light …
L’aveva controllato ogni giorno.
L’aveva controllato ogni mattina per due settimane.
I giorni erano trascorsi in modo monotono.
Il lavoro.
La palestra.
Qualche uscita in compagnia.
La ricerca di un appartamento per lasciare la stanza che aveva occupato a casa di Misao per il primo mese e mezzo della sua permanenza in Giappone.
Il trasbordo della sua roba nella nuova casa in affitto, cui l’università aveva contribuito coprendo una percentuale abbastanza alta. Fantascienza… In Italia è fantascienza… Aveva pensato Emma.
E ora era davanti a quella bacheca. I risultati erano usciti.
Avrebbe dovuto attendere ancora dieci giorni e poi, forse, lo avrebbe rivisto, forse…
«Allora, novità?» chiese Misao ad Emma appena entrò nel laboratorio.
«Il 13 Febbraio, la prossima prova è il 13 Febbraio.» disse secca Emma.
«E Ryuga è stato ammesso?» le chiese ancora.
«Certo che è stato ammesso.» e si sedette al tavolo, pronta per una nuova giornata di lavoro davanti al pc.
Nel primo pomeriggio bussarono alla porta.
«Avanti…» Misao alzò la testa perplessa, non bussava mai nessuno…
Emma invece non la alzò proprio la testa. Quando era concentrata non sentiva assolutamente nulla.
La porta si aprì.
Silenzio.
«Emma, cercano te....» la richiamò Misao con una voce strana...
Lei sollevò lo sguardo.
«Buon pomeriggio, Miss Emma.» la salutò una voce gentile.
Emma sgranò gli occhi e si alzò.
«Buona giornata a lei! Che bello rivederla!» esordì entusiasta, dopo la prima empasse di sorpresa.
«Felice di trovarla sorridente ed in buone condizioni di salute. Vedo che il suo braccio è ormai ritornato come prima ed anche il taglio sul volto è quasi scomparso.» commentò Watari sorridendo.
«Già.» rispose Emma sfiorandosi lo zigomo con la mano «Cosa la porta qui da noi?»
Misao e Kei osservavano Watari, che era rimasto in piedi.
«Prego! Si sieda qui!» Misao si alzò e gli offrì la sua sedia.
«La ringrazio infinitamente, Miss Misao. Non ce n’ é bisogno, non mi tratterrò molto. Lei è stata comunque veramente deliziosa.» era squisitamente sincero nella sua cordialità. «Sono qui per sincerarmi delle vostre condizioni e per scusarmi della nostra assenza alla centrale di polizia e per il periodo successivo. Sono stati giorni intensi e strani.»
Strani? … Perché strani…? Non succede niente in questo periodo… non succede assolutamente nulla di rilevante… A meno che… a meno che non abbia ragione Kei, in qualche modo, riguardo BB… 
Watari proseguì «Ma spero che sia andato tutto per il meglio riguardo la faccenda di quei due teppisti.» disse rivolgendosi a Misao ed Emma alternativamente.
«Sì, è andato tutto benissimo.» rispose Emma per entrambe «e vi dovremmo ringraziare, immagino, per l’interessamento.» continuò lasciando intendere ciò che solo lei, Watari ed Elle potevano sapere…
Misao si intromise «Oh, sì! Siete stati veramente gentili ad accompagnare Emma all’ospedale… Io ero sotto shock…»
«Dovere» rispose di nuovo il signor Wammy.
«Senta, magari le sembrerò sfacciata, ma mi farebbe tanto piacere chiederle una cosa…» continuò Misao.
«Prego, mi dica pure.» la esortò Watari.
«Sa… oggi è il mio compleanno e lo festeggeremo stasera… Mi farebbe felice se lei potesse comunicare a Ryuga il mio invito…» e le fece un sorrisino dolce.
«Riferirò senza dubbio. E tanti sentiti auguri, cara.» sorrise Watari.
Kei si alzò con un foglietto e lo porse all’anziano gentiluomo inglese «La festa si terrà a casa mia. È piuttosto grande. Questo è l’indirizzo.»
«Grazie infinite ragazzi, sono colpito dal vostro calore. Ora vi saluto e spero vivamente di rivedervi presto» e poi osservò Emma, sollevò il cappello e si inchinò lievemente col capo «Ancora auguri, Miss Misao.»
Si voltò e sparì dietro la porta.
Rimasero tutti e tre in piedi…
Misao, Kei ed Emma in piedi a guardare verso la porta.
«Verrà?» chiese Kei, senza spostare lo sguardo dalla maniglia.
«Non ne ho la più pallida idea...» rispose Misao, anche lei senza modificare la traiettoria dei suoi occhi.
Emma rimase in silenzio, ferma.
Perché è venuto?
È stata una scelta sua o l’ha deciso Elle?
Cosa vogliono?

 
«Sei… come dire… sei tu… sei bella! E poi il tuo tocco casual si nota sempre… Oh, Emma, dovresti vestire sempre così!» le disse Misao con gli occhi che le brillavano.
«Sì certo, come no? Sai che l’ho fatto per te. Questo è il mio secondo regalo di compleanno. Te l’avevo promesso! Ci tenevi troppo a che tutti fossero al meglio per questa serata! E poi alla fine soltanto i pantaloni sono  un “azzardo” per me.» le strizzò l’occhio Emma.
Un paio di pantaloni di pelle nera le aderivano morbidamente alle gambe lunghe e sottili ed una semplice t-shirt grigia le fasciava il seno contenuto con le immagini dei sottomarini colorati di yellow submarine dei Beatles. I capelli nerissimi erano raccolti in alto con un bastoncino e le ricadevano qui e lì in lunghe ciocche.
Tutto qui.
Il regalo di Emma a Misao era tutto qui.
«Io scendo intanto, tu sbrigati! D’accordo che sei la festeggiata, ma farsi aspettare troppo non va bene! E poi è tempo tolto al divertimento!» le disse Emma in modo squillante, aprendo la porta del bagno.
Kei aveva una villa enorme su due piani.
Anzi, i genitori di Kei avevano una villa enorme su due piani.
Ed era già piena di ragazzi.
Erano arrivati quasi tutti.
Erano le dieci passate.
Emma scese le scale.
Kei aveva lasciato aperta la porta d’ingresso, perché il campanello suonava in continuazione da circa mezz’ora e lui si era stufato di aprire a tutti.
E allora Emma lo vide.
Era ancora sulle scale quando lo vide e si bloccò.
Era assurdo che lui fosse lì.
Assurdo!
Elle varcò la soglia.
Non si guardò intorno.
Con le sue consuete mani in tasca avanzò nell’ampio ingresso e si diresse verso il salone da dove provenivano le voci e la musica.
Emma allora si riscosse e si affrettò per le scale.
Non lo chiamò.
Lo raggiunse semplicemente alle spalle.
Allungò una mano e delicatamente afferrò un lembo al lato del bordo della sua maglietta.
Lui si voltò.
Ed Emma non lo lasciò.
Lui osservò le dita di lei che stringevano il cotone, ma ancora una volta non disse nulla e rimase col capo chino, le spalle curve, le mani in tasca e gli occhi su di lei.
Fu Emma a parlare «Non capisco. Io non capisco! Tutto questo è assurdo… Vederti in questo contesto è ancora più assurdo che vederti al The old docks…» gli disse sconcertata.
«Sono d’accordo.» rispose lui.
«Perché sei qui?» gli chiese.
«Perché non ho finito con te. Mi sembrava di avertelo detto.» le rispose lui serio. «Comunque ciao, Emma» aggiunse alla fine con una vaga espressione di scherno…
 


 Dunque, non voglio annoiarvi, quindi vi dico solo che questo capitolo non mi convince, per niente :(  ma le feste mi hanno fatto produrre questo ed evidentemente hanno azzerato le mie capacità, se mai ce ne siano!!! ;)
La tensione scende sicuramente rispetto al precedente…
Ma non so…
Inserire Elle nel contesto festa mi sconvolge quanto Emma ;D e, come mi ha suggerito qualcuno, chi sa cosa ne penserebbe Ohba… Tremo al solo pensiero… Meno male che è una cosa di cui posso tranquillamente non preoccuparmi :D
Durante il Natale comunque la mia mente ha elucubrato ed ho pazzamente deciso anche di dedicarmi a qualche lavoretto su Photoshop… La fine del capitolo 11 vi darà un’idea di ciò che ho partorito e magari vi farà definitavemente realizzare che le feste sono state deleterie per me :D
Questa volta spero comunque di riuscire ad aggiornare prima di una settimana… Anche per recuperare al flop di questo capitolo che rimane sospeso, anche se probabilmente i passi avanti ci sono… bisogna osservare bene… ;)
Grazieeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Se non apparirò su questi lidi prima…
BUON ANNOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!
 
 

Eru

 

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Death Note / Vai alla pagina dell'autore: ryuzaki eru