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Autore: AgnesDayle    29/12/2011    2 recensioni
Un leggero brusio proveniente dalla platea mostrò di riconoscere il celebre passo dell'opera Shakespeariana.
Il giovane, il cui volto era in parte celato da una maschera, si inchinò rigidamente per posare un bacio sulla tremula mano della ragazza che gli stava di fronte.
-Buon pellegrino, non disprezzate...-
Un violento fragore, accompagnato da un abbagliante lampo, impedì all'incerta giovane di proseguire la famosa risposta di Giulietta.
Mentre il pubblico confabulava, cercando di capire l'origine di quello strano fenomeno, si udì distintamente un suono di passi. Un uomo irruppe sul palco. Alto forse più di due metri e dalla corporatura possente, si guardava intorno alla ricerca di qualcosa. Posò lo sguardo sugli attori, i cui volti gli erano nascosti dalle maschere.
-Dove sei Biancaurora?-
[Seconda Classificata al Contest "In sei ore" indetto da Vienne]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Luce 3






Neferius non poteva credere di essere stato così fortunato. Aveva dovuto attendere solo qualche minuto e la stessa Rajilica era venuta fuori dal suo nascondiglio. Aveva affrontato solo due guardie, che si erano accorte della sua presenza quando ormai era troppo tardi. La stessa fanciulla, che ora teneva stretta a sè mentre cavalcava, non aveva fatto praticamente nulla per fuggirgli.
Sentendola tremare contro il suo corpo, non trattenne l'impulso di guardarla. Così abbassò lo sguardo e qualcosa di ciò che vide lo colpì dritto al petto.
Biancaurora...
Non conosceva altro nome per descrivere la bellezza di quel profilo che adesso riusciva solo a intravedere.
Ogni cosa di quel volto emanava luce. Una luce delicata che, anziché accecare il suo osservatore, ne riscaldava l'animo. E lui, così abituato a vivere nell'oscurità, si sentiva profondamente toccato da tale chiarore, delicato e fermo allo stesso tempo.
Nonostante la maschera gli celasse in parte la vista di quel volto, riuscì comunque a scorgere il terrore negli occhi della fanciulla. E questo lo fece sentire malvagio e meschino. Da un lato perché sentiva di disonorare qualcosa di sacro, una preziosa reliquia che avrebbe dovuto proteggere e non annientare. Dall'altro perché tra le sue rudi braccia di uomo teneva stretta una fanciulla indifesa.
Si chiese che fine avesse fatto lo sguardo caparbio e arrogante di un tempo. Forse, pensò turbato, fino a quel momento la sua mente era stata annebbiata dal pregiudizio o, ancora peggio, influenzata dalla volontà del padre.
Nonostante questi pensieri pericolosi, non accennò a rallentare il passo. Il palazzo reale distava dall'Antico Tempio un'ora e doveva tenere quell'andatura se non voleva farsi raggiungere dalla Guardia Reale.
Mentre era assorto nei suoi pensieri, la giovane riprese a dimenarsi con forza. Nonostante il suo esile corpo, riuscì a farlo scivolare sul lato sinistro del cavallo. Di conseguenza Neferius, per evitare la caduta, fu costretto a lasciare la vita della ragazza così da poter tornare in sella.
La fanciulla approfittò di quella distrazione per gettarsi stupidamente a terra.
Orripilato, la vide ruzzolare vicino agli zoccoli del cavallo. Non potè fare altro che attendere che il pericolo passasse, nella speranza che quella sprovveduta non si fosse ferita.
Quando il cavallo ebbe superato quel fagotto steso a terra, Neferius lo costrinse a fermarsi e tornò lentamente indietro.
-Dannazione. Si può sapere cosa ti passa per la testa, stupida ragazza?- chiese alterato, senza sapere bene perché il suo cuore battesse così forte.
Quando vide che la giovane non dava segno di vita, un orribile presagio gli attraversò la mente.
-Biancaurora?-

***

Biancaurora sentì una voce angosciata fare il suo nome. Subito percepì che il suo corpo veniva voltato e il suo capo posto su qualcosa di morbido.
-Biancaurora?-
La ragazza provò il bisogno di rassicurare la voce e di rimuovere da essa qualsiasi nota di apprensione.
Si costrinse quindi ad aprire gli occhi, i quali in un primo momento si mossero senza vedere ciò che avevano di fronte. Poi si posarono su un paio di occhi grigi.
-Neferius- sussurrò Biancaurora, riconoscendo nell'uomo il figlio di Vicious.
Si ricordò di un bambino dai capelli albini che veniva all'Antico Tempio insieme al Rajil degli Invidi. Ricordò anche che, mentre i genitori concordavano scambi tra i due popoli, lei provava a giocare con quel bambino di qualche anno più piccolo. Dapprima distaccato e scontroso, in poco tempo Neferius si era trasformato nel suo compagno di giochi.
Mentre Neferius continuava a fissarla, Biancaurora sollevò una mano e accarezzò una guancia del giovane.
Se in un primo momento sembrò accettare quel gesto, tanto che socchiuse gli occhi e avvicinò la guancia alla mano, un attimo dopo sembrò realizzare la portata di quella carezza e di scatto si scostò da lei.
-Neferius- ripetè con voce rotta.
-Come osi pronunciare il mio nome?- domandò con cattiveria. -Non ne hai diritto!-
A quelle parole un'antica ira la scosse dentro. Biancaurora si alzò, subito seguita dal giovane.
Nonostante il guerriero fosse molto più alto di lei, non si lasciò scoraggiare dalla sua stazza. Sollevò il capo, assottigliò lo sguardo e gli parlò con sdegno.
-Come osi tu, semplice guerriero, pronunciare il nome della legittima Rajilica di Animata?-
Neferius le si avvicinò con fare minaccioso, rivolgendole uno sguardo carico di odio.
-Ora ti riconosco, Rajilica- le disse mentre le labbra si stendevano in un sorriso sarcastico e minaccioso. -Arrogante e superba, come sei sempre stata-
Quelle parole resero ancora più vividi i ricordi di Biancaurora.
La prematura e misteriosa morte dei suoi genitori. La dolorosa ascesa al trono e il costante bisogno di dimostarsi all'altezza, nonostante la sua giovane età. Le pressanti richieste di Vicious e i suoi ricatti senza scrupoli. L'ingenua affezione e il candido attaccamento a due occhi grigi. La guerra, che aveva determinato la fine della pace e di ogni possibilità per quell'amore appena sbocciato.
Se avesse avuto di fronte Vicious, non avrebbe esitato un solo momento a rispondere a tali provocazioni con il medesimo tono sprezzante che le era stato usato. Ma davanti a lei c'era Neferius, il giovane che più di diciotto anni prima le aveva rubato il cuore e non l'aveva mai saputo.
-Hai perso la voce o non riesci a negare la verità?- la stuzzicò compiaciuto.
All'improvviso l'algido sorriso del giovane si incrinò e si trasformò in una smorfia di dolore. Iniziò ad ansimare e portò entrambe le mani sulle tempie. Biancaurora quasi sentì la terra tremare quando Neferius cadde in ginocchio ai suoi piedi. Cacciò fuori un urlo straziante mentre i suoi pugni stringevano invano la fievole nebbia.
-Padre- singhiozzò disperato.
Quando sollevò il capo per prendere aria, Biancaurora intuì subito cosa fosse successo.
La maschera di Neferius, dapprima quasi invisibile, si era trasformata. Le decorazioni erano diventate più fitte e variegate e avevano acquisito il colore dell'argento.
Vicious era morto e Neferius era appena diventato il Rajil degli Invidi.
L'immagine disperata di quel giovane portò con sé nuovi ricordi della sua precedente vita ad Animata, così da poter comprendere lo stato in cui si trovava Neferius. Al dolore per la perdita del genitore si univa quello fisico causato dalla maschera, che mutava per diventare più salda e resistente, degna di un sovrano di Animata.
Biancaurora sentì il bisogno di inginocchiarsi accanto a lui, per consolarlo e rassicurarlo. Ma quando il giovane sollevò di nuovo il capo, Biancaurora fu terrorizzata dai suoi occhi cupi e furibondi.
Si voltò e prese a correre con tutte le sue forze.
Intenta com'era a guardarsi le spalle, non si rese conto del luogo verso cui si stava dirigendo.

***

Neferius era disteso a terra, il corpo ancora scosso da ansiti e mugolii. La pelle intorno agli occhi bruciava come se l'avessero appena marchiato con un ferro incandescente. Ma questo era un fastidio insignificante se paragonato al buco nero che aveva sostituito il suo cuore.
Vicious aveva lasciato Animata mentre suo figlio era lontano.
Il bambino che era in lui piangeva disperato la perdita del padre, gridando a gran voce di ritornare a Palazzo per scoprire la verità.
Il guerriero, invece, voleva rendere onore al padre, adempiendo all'ultimo dovere che gli aveva assegnato.
Prevalse quest'ultima voce, così decise che avrebbe tolto lui stesso la maschera a Biancaurora e l'avrebbe fatta a pezzi.
Lo doveva a suo padre e al suo popolo.
Nonostante il dolore al viso e al petto, si sollevò alla ricerca della fanciulla, che pochi minuti prima aveva osato osservarlo mentre era in preda alle sue sofferenze.
Attonito, la vide correre in direzione di una coltre di nebbia. Quella stupida si stava dirigendo verso il Confine tra i due regni e da come si muoveva era chiaro che non stesse usando la dovuta cautela.
-Biancaurora-
Cercò di gridare il nome della fanciulla ma la sua voce, già di per sé bassa, risuonò ancora più rauca a causa dell'umiliante pianto che lo aveva scosso fino a un momento prima.
Dimentico del cavallo, si mise a correre anche lui. Nell'istante in cui Biancaurora fu avvolta dalle tenebre, l'impulso di fermarla si fece ancora più pressante. In quel momento, preso com'era dai suoi intenti, non si rese conto che a spingerlo verso quel luogo minaccioso non era più la devozione al padre e al suo popolo. Era l'angoscia, un intenso brivido che gli aveva trasmesso l'immagine del corpo lucente di Biancaurora inghiottito dall'oscurità.

***

Un tonfo accompagnò l'ennesima caduta di Biancaurora. Come le volte precedenti, non perse tempo ad alzarsi e continuò ad avanzare con le braccia tese in avanti, nel vano tentativo di cogliere nuovi ostacoli.
La nebbia intorno a lei era talmente fitta da avvolgerla completamente; la foschia talmente densa da impedire ai pallidi raggi del sole di penetrarvi.
Ogni cosa di quel luogo tetro era avvolto da un velo impalpabile e fumoso, così da rendere invisibili agli occhi rami sporgenti, radici e cespugli. E tutte le volte che inciampava o scivolava, non riusciva a trattenere strilli acuti e ansiti angosciati.
Fu quasi sollevata quando finalmente potè scorgere un movimento a pochi passi da lei. La sostanza che ricopriva il suolo era attraversata da increspature, che presero a ingrossarsi sempre di più, fino a superare di parecchi centimentri Biancaurora.
Atterrita, guardò la minacciosa sostanza modellarsi e assumere fattezze umane. Un guerriero dai tratti sfumati, ma non per questo meno crudeli, incombeva su di lei.
Quando finalmente si riscosse dal suo terrore e provò a fuggire, capì che non sarebbe andata da nessuna parte.
Un altro guerriero era posizionato alle sue spalle.
Come guidati dalla stessa volontà, presero a muoversi nello stesso momento. Gli occhi fumosi e il volto privo di sentimenti erano identici, mentre le venivano incontro.
Due mani gelide si posizionarono sulle sue spalle. La presa non era opprimente ma salda e le trasmetteva profondi brividi, come se rivoli di acqua gelida le scivolassero lungo le braccia.
Quando vide il guerriero davanti a lei brandire una spada della stessa sostanza fumosa di cui erano fatti i loro corpi, si dimenò disperata.

***

Gli occhi di Neferius si mossero frenetici sulla scena: due guerrieri dai volti impassibili tenevano imprigionato il corpo di Biancaurora.
Nascosto tra le ombre, l'aveva osservata mentre si muoveva tra la nebbia. Gli era bastato appena qualche minuto per raggiungerla. Anziché rivelare subito la sua presenza, aveva però deciso di attendere un momento più propizio.
Era una menzogna. Ma avrebbe detto e fatto qualsiasi cosa pur di giustificare la sua debolezza.
Quando l'avrebbe avuta davanti, infatti, avrebbe dovuto fare ciò che andava fatto. Per suo padre e per Animata. E sebbene ripetesse a se stesso questo pensiero in maniera ossessiva, i suoi occhi non avevano voluto lasciare quella figura sottile e lucente.
Un fugace sorriso gli aveva increspato le labbra all'ennesima caduta della fanciulla. Un ansito preoccupato gli era sfuggito quando un ramo le aveva graffiato la pelle serica del braccio. Un lampo di tenerezza lo aveva attraversato quando aveva intravisto la sua espressione sperduta.
Erano sensazioni nuove, intense e piacevoli. Ma allo stesso tempo dolorose, perché contrastate dall'astio e dal rancore che lo avevano cresciuto ed educato.
Contrasto, questo, che aveva perso ogni significato quando Neferius aveva visto la minaccia incombere su quella innocente reliquia.
Il suo avventato spirito guerriero annebbiò la ragione e lo spinse ad attaccare le due ombre minacciose, con la spada sguainata e senza alcuna cautela.
Approfittando del fattore sorpresa, Neferius riuscì subito ad allontanare il guerriero con la spada dal corpo di Biancaurora. L'avversario, dopo un attimo di smarrimento, posò i suoi occhi gelidi su di lui e con un sorriso diabolico tentò un fendente ai suoi danni. La sua innata agilità gli consentì di schivarlo, così da provare subito dopo un colpo al fianco dell'avversario. Il colpo andò a segno ma l'ombra sembrò non curarsene e tornò ad attaccare.
In quel momento Neferius pensò alle voci che giravano su quel luogo misterioso. Se davanti a lui c'erano davvero due spiriti, non aveva alcuna speranza di sconfiggerli.
E poiché il guerriero che era in lui non poteva accettare una simile umiliazione, i suoi attacchi si fecero più pressanti e carichi di odio. E ciò non fece altro che peggiorare la situazione: il guerriero rimasto inerme fino a quel momento fu in qualche modo attratto dalla sua tenacia e si unì al combattimento.
Dopo diversi minuti, in cui aveva dovuto difendersi dai colpi perfettamente sincronizzati dei suoi nemici, Neferius iniziò a cedere. La sua difesa era meno salda, cosicché la spada vibrava quando si scontrava con le due gemelle fumose; le sue stoccate meno frequenti e decise.
Poi cadde in un fatale tranello. Con un colpo ben assestato allontanò da sè un avversario; e, quando vide che il petto dell'altro era rimasto scoperto da ogni difesa, tentò un preciso affondo. L'avversario si spostò all'ultimo istante, facendolo sbilanciare in avanti cosicché il suo fianco fosse ben esposto all'attacco dell'altro.
Una fitta gelida lo colpì al fianco, facendolo rovinare a terra.
La vista si fece meno chiara e precisa, così da poter percepire solo vagamente che i due avversari si stavano accingendo a sferrare il colpo finale.
La vista si fece ancora più nebulosa e intrisa di ombre scure. Ma, un momento dopo, quel mondo di ombre fu attraversato da un lampo luminoso. I suoi occhi, come due pellegrini bisognosi, cercarono la fonte di quella luce e, non appena la trovarono, si dilatarono per il calore che infondeva loro.
Biancaurora stava dritta vicino a lui. I suoi occhi erano fissi in maniera minacciosa e decisa sui guerrieri che le stavano di fronte e le rivolgevano sguardi incerti.
-Voi non lo toccherete- ordinò imperiosa.
-Perché non dovremmo farlo?- chiese uno dei guerrieri con voce soffusa ed eterea.
-Perché ve lo comanda la vostra Rajilica- spiegò con tono sprezzante e definitivo, che costrinse le due indomabili ombre a inginocchiarsi al suo cospetto.
-Perdonateci, mia signora. Non conoscevamo la vostra identità né quella del vostro compagno.-
Neferius percepì una sottile mano sulla sua guancia.
-Morirà?- Domandò dura, nonostante la mano stesse tremando lungo il profilo del suo volto.
-No- rispose uno dei guerrieri. -Si riprenderà in poco tempo-
-Bene- rispose la giovane in un sussurro, -Bene- ripetè con più convinzione.
Neferius sentì la carezza farsi più decisa e un senso di piacere lo attraversò.
-Neferius- lo chiamò con voce calda e affettuosa.
I due guerrieri trattennero il respiro e si sollevarono da terra con ferocia.
-Neferius?- disse con un sibilo uno di loro.
-State proteggendo l'erede di Vicious?- domandò l'altro sconcertato.
-Non sono affari vostri- replicò dura mentre si sollevava per fronteggiarli, per ridurli di nuovo ad ubbidienza.
-Non sono affari nostri- ripetè sdegnoso il guerriero.
-Gli Invidi hanno decimato il vostro popolo e noi abbiamo dato la vita per voi, Rajilica-
Quel tono non lasciava spazio a dubbi. A breve i guerrieri si sarebbero ribellati al potere che Biancaurora esercitava su di loro e l'avrebbero attaccata. Questo pensiero destò Neferius dallo stato semicosciente in cui era sprofondato. Si concentrò sulle voci e attese il momento più favorevole per agire.

***

 Biancaurora conosceva l'astuzia dei suoi guerrieri e sapeva bene che si apprestavano a colpire. Quello alla sua sinistra avrebbe allungato un braccio immobilizzandola e con un piede avrebbe bloccato al suolo Neferius. L'altro gli avrebbe inferto il colpo fatale e forse avrebbe risparmiato lei.
Solo il suo smisurato orgoglio le impedì di mettersi a urlare e a singhiozzare.
Non ora. Si ripeteva continuamente. Non ora.
Lui era intervenuto per salvarla, aveva messo la sua vita a repentaglio per lei. Non sapeva spiegarsene la ragione. Ma forse non la disprezzava come le aveva fatto credere poco prima. Forse c'era una possibilità per quell'amore acerbo che in quelle poche ore si era risvegliato.
Voleva sapere se quel forse poteva trasformarsi in qualcosa di certo. E più di tutto voleva che Neferius si salvasse.
Come aveva previsto, uno dei guerrieri mise la pesante mano sulla sua spalla, impedendole qualsiasi movimento.
Potè soltanto abbassare lo sguardo spaventato verso la figura inerme di Neferius. Guardandolo, ricordò di nuovo il bambino imbronciato e il sorriso esitante che era riuscita a strappargli con la sua gioia fanciullesca. Ricordò l'emozione nel sentirgli pronunciare il suo nome. Nessun altro bambino lo aveva mai fatto, perché nessuno a parte lui aveva il permesso. Ed era così bello il suo nome nella voce timida di quel bambino biondo.
-Vi prego, non fatelo.-
Non era momento per l'orgoglio quello. E così lasciò scorrere le lacrime e le preghiere. Quando li vide avvicinarsi ancora di più a Neferius, i suoi singhiozzi si fecero più forti e cacciò un urlo disperato.
Non si rese nemmeno conto dei rapidi movimenti con cui Neferius riuscì a far cadere uno degli avversari. Percepì solo la stretta al polso e qualcuno che la sollevava e se la caricava sulle spalle, dandosi alla fuga.




Note:
Ciao a tutte! Prima di pubblicare questo capitolo ho preferito attendere l'esito del Contest. La Luce di Animata si è classificata al secondo posto. Per me è qualcosa di stupefacente. Anni fa qualcuno mi disse che non ero tagliata per la scrittura e per cinque anni non sono più riuscita a mettere per iscritto i mondi e i personaggi ideati dalla mia fantasia. Grazie a EFP la voglia di scrivere e soprattutto la voglia di mettermi in gioco sono tornate. So bene che il mio stile è ancora acerbo e devo ancora migliorare, ma non è questo il punto. Il fatto è che sono grata di aver trovato un angolo di mondo per la mia fantasia e voglio ringraziare le persone che mi permettono di condividerla con loro, che leggendo le mie storie accettano di 'ascoltarmi'.
Il prossimo capitolo concluderà questo breve racconto.
A presto,
Agnes.
   
 
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