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Autore: Bloody Emily    30/12/2011    1 recensioni
Ginny Breston è una ragazza di quattordici anni. Molto normale, a dirsi, ma davvero speciale. Un giorno, un signore sconosciuto e vestito come un pinguino viene nella sua scuola, parlandole di una strana pro-zia Ginevra deceduta e di un'eredità che le appartiene. Che cosa scoprirà Ginny sulla sua eredità? Che cosa nascondeva la sua pro-zia Ginevra? E perchè ha lasciato questa incredibile eredità alla pro-nipote, di cui non sapeva nemmeno della sua esistenza? Se vi ho incuriositi almeno un pochino leggete
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Da ora il racconto è in prima persona perchè a parlare in terza persona non sono proprio capace, e non vorrei che venisse fuori una schifezza.
**Ho chiamato la "badante" Rosmarta, in ricordo (non è vero, non mi venivano in mente altri nomi) di Madama Rosmerta di Harry Potter.
 
CAPITOLO 2
 
-Si sta svegliando! Guardi signor Parsifal!- squittisce una signora, quando apro gli occhi. Devo essere svenuta per qualche strana ragione. Fatto sta che non ricodo nulla. Apparte uno strano signore, credo, e anche un volo dalla finestra... è una... materializzazione? Naaah, non può essere. Si, mi sono sognata tutto! E sto ancora sognando, dato che lo strano uomo-pinguino è ancora quì!
-Rosmarta si calmi...- dice l'uomo-pinguino, che da quel che ho capito si chiama Parsifal, guardando male la presunta Rosmarta. Che nomi strani, accipicchia!
-Dove sono?- chiedo stralunata, mettendomi a sedere sul letto nel quale ero sdraiata. Carino, come letto è carino. A baldacchino, con le tende arancioni che emanano calore e il materasso alto e molto idoneo allo sprofondarci dentro il sederino.
-A Villa Breston, signorina Breston.- mi spiega Parsifal. Ci metto un pò a metabolizzare il fatto che sono in una villa. Ma noi non eravamo davanti ad un castello prima?
-Siamo in un castello, ma è stato chiamato "villa" per problemi burocratici... non si preoccupi.- Ma wao, quì si che ti rispondono in fretta! Neanche il tempo di fare la domanda!
-E i miei genitori? Lo sanno che sono quì?- chiedo io, un pò spaventata da quello che penserebbero se scoprissero che mi sono buttata da una finestra e poi mi sono svegliata in un castello in compagnia di due estranei. 
-Rosmarta, la contessina Ginevra può alzarsi?- chiede Parsifal a Rosmarta.
-Certo, ma che non cammini troppo! Deve stare al caldo per ora!- continua a squittire la donna. Se non avesse quella voce così fastidiosa la troverei quasi materna...
Mi alzo lentamente; voglio che se ne vadano prima che anche io lo faccia. Capisco che il mio piano non verrà messo in atto quando Parsifal si mette davanti alla porta e me la tiene aperta e Rosmarta si mette accanto al mio letto, intenta a rifarlo. Sbuffo leggermente ed esco dalla stanza.
-Signorina Breston-
-Ginny- correggo subito la donna. Odio quel nome, anche se mi chiamano così da pochi minuti. Sempre che sia rimasta svenuta per pochi minuti; per quel che ne so posso anche aver dormito giorni interi!
-Ginny- e sembra fare uno sforzo immane per dirlo, data l'espressione frustrata e sofferente -Puoi andare a farti un bagno, i tuoi vestiti sono nella camera vicina allo studio rosso- annuisco, nonostante non abbia la più pallida idea di dove sia il bagno o lo studio rosso.
Vago per l'immenso castello, entrando ogni tanto in una stanza, tanto per controllare se sia rossa oppure dotata di doccia o vasca. Cammino a vuoto per circa un'ora, quando noto un piccolo omino che corre in tondo.
-Serve aiuto?- chiedo, nonsostante sappia bene che sono io quella che ha bisogno di qualcosa.
-La cena... La- La cena...!- balbetta esasperato.
-Si, la cena! La cena!- dice un altro, spuntndo dal nulla.
-La signorina Ginevra Breston è arrivata, e noi dobbiamo preparare la cena! Cosa piace alla signorina Breston? Tu lo sai ragazzina rossa?- mi chiede quello non-balbettante.
-Va matta per la pizza- dico abbassandomi al loro livello.
-P-p-pizza? C-c-co-os'è la pizza?- chiede il balbettante.
-E come il pane, solo che è piana e sopra c'è la salsa si pomodoro e la mozzarella- dico io, osservando i due che saltellano.
-Pane.... abbiamo il pane?!-
-S-si!-  e corrono lungo il corridio, scomparendo in un secondo. Grande, ora sono ancora più persa di prima! Cammino finchè non vedo una porta bianca. La attraverso e mi ritrovo in un enorme e sfarzoso bagno. Ci sono saponette azzurre e bianche poggiate sopra a piccoli porta-saponetta, bolle si sapone che si levano dalla vasca, piena ed emanante un odore buono e penetrante. Dal rubinetto color argento sgorga acqua calda, come se mi invitasse ad entrare. Il pavimento è di un bellissimo color argento, con delle strane sfumature di blu e bianco. Gli asciugamani sono appesi ad un piccolo gancio attaccato al muro, o ripiegati su qualche sagabello. Non esito un secondo a spogliarmi ed entrare nella vasca. Appena la mia pelle viene a contatto con il calore dell'acqua, rabbrividisco, e mi immergo ancora di più. E' davvero piacevole come sensazione. Potrei anche addormentarmi così. Dopo qualche minuto mi deci do ad uscire. Sono troppo curiosa di sapere che cosa sia lo studio rosso, e poi non ero così sporca da fare un bagno così lungo. Esco velocemente, mi asciugo con un accappatoio azzurro che poi indosso per andare in cerca del misterioso studio rosso.
Dopo un tempo che non saprei dire, passato a tremare, mi fermo davanti ad una porta rossa. Lo studio rosso deve per forza essere questo. Apro leggermente la porta, e, vedendo che non c'è nessuno al suo interno, la apro completamente. Vedo che la stanza è tutta (fino all'ultimo granello di polvere) rossa. Esclusi i foglio, di un bianco latte impressionante. E' un contrasto incredibile, sembra un fiocco di neve in un mare di sangue. Entro, e la porta si chiude alle mie spalle. Del tutto normale, se solo l'avessi chiusa io.
 
 
Nota dell'Autrice:
 
Ebbeno si, vi lascio sulle spine. Ringrazio tanto jekikika96 per aver recensito. 
  
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