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Autore: GallagherBlack    02/01/2012    5 recensioni
Provate ad immaginare, solo per un istante, come sia essere catapultati, in meno di due ore, dalla persona che odiate di più al mondo, per un tempo indeterminato, perché i tuoi genitori devono fare “un viaggio di lavoro, e non possono portarti con loro”.
Immaginate poi, di scoprire questo inquietante e orribile fatto, solo il giorno prima della partenza, con viaggio già prenotato, e con l'altra persona già avvisata del tuo arrivo. Tu non puoi fare altro che stare zitta per qualche secondo, prima di scoppiare in una marea di ragioni (validissime, tengo a sottolineare) sul perché non ci sia più ragione di vivere, e che i tuoi genitori avrebbero fatto prima a puntarti addosso a turno la bacchetta, lanciandoti maledizioni a caso e portandoti ad una morte lenta e dolorosa, che di sicuro -sostenni irritata- sarebbe stato molto, ma molto meglio.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Rose/Scorpius
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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E' vero: le esperienze importanti ti cambiano la vita.

Perché sì, davvero imparai qualcosa in quei giorni, quando passai una delle estati più strane di sempre.

Purtroppo non imparai ad accendere un fuoco senza magia, o a costruirmi un riparo in assenza di essa, ma fu comunque qualcosa

Le persone cambiano, se davvero hanno buon motivo per farlo.

Io per prima, non mi sarei mai aspettata di poter cambiare così, mai e poi mai. Ma a quanto pare, tutto è possibile. E credetemi se vi dico che cambiare le mie idee su Malfoy, poteva benissimo essere ritenuta, una delle imprese più ardue a questo mondo, parola mia.

 

___________________________________________

 

Passai la notte insonne. Un po' per il dolore alla caviglia, che si stava rimettendo lentamente, e un po' per la tensione in generale.

Roxanne aveva fortunatamente un divano in camera, dove mi fece accomodare per la notte.

Mi aveva prestato un pigiama, e avevano fatto lo stesso con Malfoy, con uno di Fred (ringraziando il fatto che non avessero tutta questa differenza, come corporatura).

Roxanne aveva una camera ampia e luminosa, che mi ricordava un po' la mia.

Mi voltai verso di lei. Era completamente immersa nei suoi sogni, e si capiva dal suo dolce russare. Mi coprii la testa con il cuscino, e le lanciai addosso quello che era ai miei piedi. Lei si girò dall'altra parte, probabilmente senza smettere di dormire, ma smise di russare.

Almeno quello.

Sbadigliando, gettai una veloce occhiata all'orologio in camera sua. Erano le 7.00 di mattina. Sapendo che non sarei riuscita a riposarmi più di quanto non avessi già fatto, decisi di alzarmi, e andare in cucina.

Appoggiai un piede a terra, e poi l'altro, per poi alzarmi con cautela. Notai con una certa soddisfazione, che la caviglia non mi procurava altro che un leggero fastidio.

Sollevata, mi diressi verso la porta a piedi scalzi e a passo leggero, per poi chiuderla con delicatezza alle mie spalle.

Passai per il corridoio guardandomi intorno, mentre la luce matutina lo illuminava attraverso le finestre.

Scesi le scale a chiocciola e mi ritrovai nel corridoio del piano terra.

Avanzai senza troppe esitazioni, e aprii una porta (la prima che mi ritrovai davanti). Sfortunatamente, non era la cucina, bensì la sala. Stavo per chiudere di nuovo la porta, quando qualcosa di … brillante, attirò la mia attenzione. Inizialmente non capii, ma avvicinandomi, mi si formò un piccolo sorriso sul volto.

Scorpius Malfoy stava dormendo beatamente su un divano, i capelli al sole, che emanavano un certo bagliore.

Scossi la testa ridacchiando, e ammirando per l'ennesima volta la mia opera.

Feci per girarmi, ma qualcosa mi impediva di distogliere uno sguardo. Rimasi come immobilizzata per alcuni secondi, a scrutare il rosso e dorato ragazzo, prima di chiudere gli occhi e voltarmi di scatto.

Ma che diavolo mi stava succedendo?

Scossi la testa una seconda volta, ma senza ridere, e presi un profondo respiro, per poi uscire a passo deciso, dalla sala.

Mi diressi verso un'altra porta, e sperando di non trovare la stanza degli zii (rabbrividendo solo all'idea, visto che dormivano nello stesso letto e già avevano due figli) la aprii.

Per mia fortuna, trovai la cucina, e vi entrai subito.

Mi guardai per un attimo intornoe dopo alcuni secondi di esitazione mi riempii un bicchiere con dell'acqua, più per convincermi di aver avuto un motivo per andare lì, che per altro.

Mi sedetti al tavolo e iniziai a sfogliare La Gazzetta Del Profeta, che si trovava lì accanto.

-Leggono ancora questa robaccia?- mi chiesi, saltando così tante pagine, da arrivare alla fine dopo quelli che sarebbero dovuti essere tre fogli.

-Vizio di famiglia. Anche a casa tua si fa così, non dirmi che non è vero, o che te lo sei già dimenticata.- tutto mi sarei aspettata, tranne la voce di zio George.

Io sobbalzai facendo cadere un paio di gocce d'acqua sul tavolo.

-Zio! Eviteresti di.. fare così poco rumore?- chiesi, stupidamente.

Lui mi rivolse un sorriso divertito. -Sei riuscita a dormire?- chiese diventando un po' più serio, o almeno, quel tanto che bastava per farmi capire che aveva già intuito la risposta.

Scossi la testa stringendomi nelle spalle.

Lui annuì -Già, hai due occhiaie da far spavento- commentò. -Ma so cosa si prova. Una volta mi sono rotto una gamba. Angie è brava con gli incantesimi, ma al San Mungo provi molto meno dolore, credimi.- mi disse, in un sussurro, guardandosi intorno, come per sperare che la zia non si trovasse nei paraggi.
Io ridacchiai rannicchiandomi su una sedia, avvolsi le braccia intorno alle gambe e vi appoggiai la testa sopra.

-E' uno strano posto per vivere. Non ti dà fastidio tutto questo... verde?- chiesi, guardando fuori dalla finestra.

Forse era perché ci ero rimasta intrappolata per giorni, con una caviglia rotta e a digiuno, ma l'idea di vivere dentro a quella foresta mi fece rabbrividire.

Zio George sospirò. Sembrava preoccupato.

Dopo qualche minuto, parlò, ma sembrava molto più serio.

-Non siamo qui perché è un bel luogo, per quanto lo possa essere. Viviamo qui per altri motivi.- continuò, e io spostai lo sguardo su di lui.

-In che senso?- chiesi, e non potei non notare quanto fosse teso. Certo non era da lui.

-Nel senso che siamo qui per proteggerci, Ros.- fece lui, passandosi una mano sul viso. -Lo sai anche tu che non ci si può smaterializzare o materializzare da un punto in poi di questa foresta.- spiegò, stancamente. -Per questo non riuscivate ad andarvene. E' un luogo strano. Ci sono voluti mesi per poterlo rendere così, con incantesimi di magia più che avanzata.- ad un tratto si illuminò. - Ad Hogwarts, quando andavo a scuola, c'era una stanza. Una stanza.. particolare. Nella quale ci si poteva sentire protetti. Purtroppo è stata distrutta, ma noi la usavamo parecchio, sai..- ad un tratto capii. Il professor Paciock ce ne aveva parlato, e io James, Sirius, Albus, Victorie e Roxanne ne avevamo trovata una simile, un giorno, mentre scappavamo da un gruppo di Serpeverde del settimo anno, ai quali avevamo fatto scherzi non molto.. amichevoli, ecco.

Era apparsa una porta, vicino al dormitorio, e noi ci siamo entrati. Una delle stanze migliori di Hogwarts (forse la seconda, dopo la cucina).

-Intendi la stanza “Vai-e-Vieni?”- chiesi, spalancando gli occhi. -A Hogwarts ce n'è una!- esclamai. Lui mi guardò.

-Intendi dire che è stata “ricostruita”?- chiese stupito. -Questa sì che è una notizia! Noi la chiamavamo la “Stanza Delle Necessità”. Beh, diciamo che qui è come quella stanza, solo più ampio e un po' meno sicuro.- concluse, con una veloce occhiata alla foresta, fuori.

Io mi sentivo ancora più confusa.

-Okay, ma... perché?- chiesi..

-Perché? Beh, è semplice. Un tempo, quando Voldemort era ancora in vita, c'erano dei suoi... sostenitori. Erano chiamati “Mangiamorte”, credo che tu lo sappia. - fece una pausa, e io annuii, impaziente. -Alcuni di loro, però, non hanno abbandonato neanche oggi la loro sete di vendetta, e così, cercano ancora di terrorizzare la gente. E.. beh.. diciamo che ci hanno presi di mira. Quindi, per il momento, preferiamo rimanere qui, al riparo.-

Ad un tratto un'orribile consapevolezza si fece strada tra i miei pensieri, sempre più grande, e sperai di sbagliarmi di grosso.

-Mamma e papà sono andati via per combatterli, non è così?- chiesi, guardando in basso.

-Già- confermò lui, e io mi sentii una stretta al cuore. - Credimi, hanno affrontato di peggio. Staranno bene e non sono in pericolo- e accennò un sorriso.

Io annuii, ma preferii cambiare discorso.

-Ma se non potete smaterializzarvi, come fate ad.. uscire di qui?- chiesi, guardandolo.

-Abbiamo i nostri metodi. Oh, a proposito, oggi credo che vi riporteremo a casa. Il tuo ragazzo mi ha detto che stai da lui. - io spalancai gli occhi e sputai quel poco di acqua che mi mancava per finirla.

-Lui non è il mio ragazzo! Tu.. come diavolo ti è saltato in testa?- chiesi, e per poco non caddi dalla sedia.

Lui ridacchiò. -Sai, vi guardate in modo strano, e poi Angie mi ha detto che quando siete arrivati eravate piuttosto.. avvinghiati, ecco- il suo tono era un misto tra il divertito e il malizioso. Dire che mi irritò sarebbe poco.

-Avevo-una-caviglia-rotta! E noi non ci.. guardiamo in nessun modo!- scattai, sulla difensiva.

-Okay, okay, non è il tuo ragazzo. Però lo sembravate..- fece, con un sorrisetto. Io gli diedi una spinta e lo guardai assottigliando gli occhi.

-Non ripetere MAI PIU' una cosa simile.- inghiai. Lui rise e scosse la testa.

Ad un tratto la porta alle nostre spalle di aprì.

-Buongiorno- Malfoy avanzò con calma per la cucina e si sedette vicino a me. Si era già cambiato con i propri vestiti, lavati dalla zia e mi sentii stranamente in imbarazzo, con solo una lunga maglietta rossa di Roxanne.

Mi alzai di scatto.

-Vado a cambiarmi.- annunciai, e sentii lo sguardo di Malfoy posarsi su di me.

-Emh.. bene, a dopo.- balbettai, serrando gli occhi per un secondo. Era proprio il caso di dirlo? Sospirai e mi diressi verso la porta.

E mentre stavo per chiudermela alle spalle, vidi lo zio sorridere con aria soddisfatta, mentre le mie orecchie iniziavano a scaldarsi e -probabilmente- a colorarsi di un rosso acceso.

 

_____________________________________­_________

 

Dopo lunghe riflessioni, decisi di concedere a Malfoy la pozione per tornare “del suo colore naturale”, anche se con una stretta al cuore. Fu un po' il mio modo di digli “grazie” per avermi fatto da stampella per tutto quel tempo. Lui apprezzò il gesto, ma fui sorpresa di notare che lo usò solo qualche ora dopo. Che si fosse affezionato al suo nuovo colore di pelle?

 

 

Passammo la mattinata a riposarci. Roxanne e Fred giocavano agli scacchi dei maghi, zio George e zia Angelina erano andati a fare un giro (probabilmente nella foresta, visto che non c'erano molte alternative).

Così io ne approfittai per spiegare a Malfoy la situazione, ma evitai accuratamente di parlargli della Stanza Vai-e-Vieni ad Hogwarts.

-E quindi- concluse lui, aggrottando la fronte -ci riporteranno a casa oggi. Giusto?-

-Giusto- annuii io.

-Bene- lui si rilassò appena.

Rimanemmo in silenzio. Ne approfittai per riflettere sulla chiacchierata di quella mattina con lo zio.

Di scatto mi alzai e mi diressi verso la porta, senza dire una parola.

Entrai nella cucina e andai a sedermi vicino alla finestra, lontano da tutto e da tutti.

I miei genitori erano da qualche parte là fuori, a combattere e a rischiare la vita. Come avevo potuto dirgli che li odiavo?

No. Loro mi avevano costretta ad andare dai Malfoy, alla fine. Allora perché a quel punto non mi pareva più una tragedia così grande?

Sospirai e mi sentii pizzicare gli occhi. Era già successo troppe volte, quell'estate, per i miei gusti. Riuscii a trattenermi quasi del tutto, tranne che per una piccola lacrima, che riuscì a sopraffare tutta la mia buona forza di volontà per apparire forte, e si fece strada tra le lentiggini della mia guancia destra.

Non ebbi neanche la forza di asciugarla. La lasciai lì e basta, come se non me ne fossi accorta. Purtroppo se ne accorse qualcun altro, al mio posto.

- Comunque, ho notato che la caviglia non ti fa più male, o sbaglio?- la voce di Malfoy si fece sempre più vicina, e io rimasi pietrificata, senza riuscire a fare nulla. -Weasley?- mi chiamò, in attesa di una minima risposta.

Entrò in cucina, e rimase a guardarmi per un attimo, come se avesse capito che c'era qualcosa che non andava, ma non ancora cosa. Poi, presumibilmente, notò la mia guancia umida, e io mi affrettai ad asciugarla con una manica della felpa che Roxanne mi aveva prestato.

- Ti fa.. ancora male?- chiese incerto. Io scossi la testa.

-No. Tutto a posto.- e mi alzai. Rimasi un attimo in piedi, poi mi diressi verso la porta. Quando passai vicino a lui, mi afferrò delicatamente per un braccio.

Io rimasi a fissare il pavimento, come se d'un tratto fosse l'unica cosa che mi importasse.

-Che cos'hai?- chiese, guardandomi.

-Cos'è, adesso ti preoccupi per me?- chiesi, con una rabbia che non sapevo neanche da dove venisse.

L'avevo preso in contropiede. Lui si schiarì la voce, ma non mollò la presa, piuttosto la strinse.

-Non ti ho mai vista piangere in cinque anni, e credo proprio di averti detto di tutto. Mai una sola lacrima, o che ti avessi ferita. Cos'è questa novità, allora? Anche tu piangi?- chiese, e la sua voce parve decisa. Non si sarebbe accontentato del silenzio, poco ma sicuro.

Io sbuffai, ma non aggiunsi altro. Aveva ragione, ma non avevo voglia di parlarne. Più che altro, perché sapevo che se lo avessi fatto, quella lacrima sarebbe stata solo la prima di tante altre.

-Weasley?- mi chiamò, alzando le sopracciglia.

-Cosa vuoi?- chiesi. O meglio, borbottai.

-Sapere cosa mai sia riuscito a far piangere te.- e marcò per bene quest'ultima parola.

-Io non sto piangendo.- ecco. Ecco ciò che mi uscii, e ciò rese ancora più palese che io lo avessi appena fatto.

-Certo. So quello che ho visto. E si vede anche.- il suo sguardo non si spostava dal mio volto, cosa che rendeva il tutto ancora più complicato.

-Non prendermi in giro, Weasley. Non riusciresti ad ingannarmi.-

E poi, accadde tutto troppo velocemente, tanto da farmi venire le vertigini. Malfoy stava avvicinando il suo volto al mio, e io facevo altrettanto, pur esitando parecchio.

Tenevo gli occhi bassi, e lui allentò la presa al mio braccio, per poi alzare la mano e sfiorarmi il viso. Sentivo la gola secca, e non riuscii a reagire in nessun modo. I nostri nasi già si sfioravano, e percepii un vuoto allo stomaco, mentre uno strano formicolio mi invadeva il petto. Le nostre labbra erano a pochi centimetri di distanza, quando..

BAM! La porta d'ingresso si spalancò ed entrò lo zio, con il fiatone, seguito dalla zia.

-Stanno arrivando! Gli ex-mangiamorte!- entrò in cucina -dovete scappare! Prima che..- si sentì un tonfo. Poi un altro.

Zio George sbiancò.

Io afferrai la bacchetta e mi allontanai da Malfoy – anche se un po' a malincuore- per vedere al di là della finestra. Sagome nere sfrecciavano intorno alla casa, colpendola di tanto in tanto con dei colpi di bacchetta.

Mi voltai e vidi il ragazzo scambiarsi un'occhiata con mio zio, e annuì.

Mi si avvicinò e mi prese una mano. -Dobbiamo andarcene.- e mi trascinò fino alla sala.

Era per caso impazzito? -Cosa? NO! E lo zio? E Roxanne e..-

-Andate- disse lo zio, mentre Roxanne e Fred si avvicinavano a lui. -Ti spiegherà.- e detto questo, mi sentii trascinare via con tanta violenza,da non riuscire ad opporre resistenza.

-No!- urlai, mentre venivo letteralmente trascinata da Malfoy al di fuori della porta. Lui aveva un'espressione tesa e si voltò verso di me, mentre una figura nera ci passava davanti.

-Corri- mi disse solo, e senza lasciarmi la mano, fuggì all'interno della foresta.

Io lo seguii. Corremmo tra gli alberi. Mi ritenni fortunata ad aver messo un paio di scarpe (indovinate di chi) e almeno per quella volta avrei potuto evitare di rompermi qualcosa.

Quando fummo abbastanza lontani da non sentire più nessun rumore, rallentammo.

Con il fiato corto, mi distesi a terra.

-Oh mio Dio- feci, prendendomi il volto fra le mani. -Io... oh mio Dio.- non mi usciva nient'altro.

Possibile che stesse accadendo tutto davvero?

-Io... non ci posso credere. Cosa.. che cosa? Oh mio Dio.- iniziavo a sentire l'ansia salire, e a respirare un po' più faticosamente del solito.

-Calmati.- Malfoy mi si avvicinò lentamente.

-No che non mi calmo! Noi.. che cosa.. perché?- poi mi tornarono in mente le parole di zio George. -Cosa mi devi spiegare?- chiesi, con voce tremante.

-Oh.- lui esitò, poi si schiarì la voce – tuo zio mi aveva già spiegato degli ex-Mangiamorte. Mi aveva detto di scappare se succedeva una cosa simile. Loro potevano smaterializzarsi ma noi no. Non ho capito bene come ha fatto, ma pare che di qui possa uscire e entrare solo chi ci abita. Però, mi ha spiegato come arrivare in città, e credo di aver afferrato. Se mi segui, arriveremo lì in poche ore.- concluse, in tono pratico.

-Come fai a dire che sono vivi? Li hai visti quei.. cosi? Non sembravano neanche umani! Tu...- non riuscivo a dire niente. Rimasi a fissare le foglie ai miei piedi.

Mi sorprese non sertire ribattere Malfoy. Solitamente aveva sempre la risposta pronta, sia per provocarmi che in situazioni serie.

Invece, si avvicinò a me e mi si sedette vicino, rimanendo in silezio per qualche minuto.

-Allora... perché piangevi, prima?- a quante pare non pareva voler arrendersi così facilmente.

-Io-non-piangevo.- borbottai irata.

-Tu piangevi eccome.- commentò. -E non è da te.- aggiunse.

-Come fai a sapere cos'è da me e cosa no?- lo istigai, senza spostare lo sguardo da terra.

Lui si agitò appena, e si passò una mano tra i capelli biondi. Lo faceva spesso, da quando era tornato al suo colore naturale.

-Non è questo il punto- disse, dopo alcuni secondi di esitazioni. -Il punto è che vorrei sapere cosa ti a spinta a... stare male.- questo termine mi piaceva già di più.

Io rimasi in silenzio per un po', poi, deglutendo, mormorai.

-I miei genitori stanno combattendo con quelli- risposi, riferendomi alle figure di poco prima -E potrebbero anche rimanerci secchi.- tagliai corto, perché la mia voce iniziava già a tremare di nuovo.

Non so perché mi aprii con lui, ma forse, in fondo, avevo bisogno di parlarne con qualcuno. Anche se questo qualcuno era Malfoy.

Malfoy che tra l'altro avevo quasi baciato, neanche mezz'ora prima- mi resi conto solo in quel momento.

Spostai velocemente lo sguardo su di lui. Era vicino. Molto vicino. In circostanze normali mi sarei allontanata e l'avrei anche guardato male. Ma lì.. era come se non riuscissi a muovermi.

Lui rimase in silenzio, e quando spostò lo sguardo su di me, io feci altrettanto sui miei piedi.

-Io..- cominciò. Credevo che volesse dirmi che gli dispiaceva, e magari che era stato inopportuno. Di certo non mi aspettavo che mi dicesse proprio quello. -..so cosa provi, sai.-

Lo guardai.

-Davvero?- chiesi, aggrottando la fronte.

-Sì.- rispose, e si fece un po' più rigido del solito.

-Vuoi...parlarne?- chiederlo fu strano, visto che poco prima io avevo fatto la testarda con lui appunto perché non volevo parlargli dei fatti miei.

Lui mi guardò a lungo, come se si chiedesse se davvero potesse fidarsi di me.

-Mia madre.- cominciò e la voce gli tremò come aveva fatto la mia. - Un anno fa circa, mia madre è andata a combattere loro. La sua.. famiglia era coinvolta con... quelli, molti erano uniti a Voldemort, un tempo. Ma sua sorella, Daphnee, no. Si era rifiutata di unirsi a loro, ed è stata uccisa per questo. Mia madre non ha mai dimenticato questa faccenda, e credeva che combattendoli avrebbe potuto vendicare il nome dell'unica persona che la pensava come lei e a cui teneva più di sé stessa. Non la vedo da allora, ma a volte ci scrive.

Adesso a da parecchio che non lo fa più e.. beh.. io..- non riuscì a terminare la frase, ma sapevo perfettamente cosa temeva. Eravamo circa nella stessa situazione. E il fatto di avere qualcosa in comune con Scorpius Malfoy mi fece trasalire.

-Mi.. mi dispiace.- mi sentii stupida a dirgli quello, ma era la verità.

Lui serrò la mascella. Era il suo modo di dire “anche a me”? Evitai di chiederlo.

Rimanemmo per un po' in silenzio, senza avere il coraggio di guardarci, o anche solo di dirci qualcosa. Fu lui il primo ad alzare lo sguardo.

Aprì bocca per dire qualcosa, la la richiuse quasi subito.

-Mi dispiace per.. i tuoi.- disse. Stava davvero cercando di confortarmi? D'un tratto mi chiesi che fine avesse fatto il Malfoy di Hogwarts. Quello cinico e strafottente. Quello che se avesse saputo questo genere di informazioni, le avrebbe usate per ferirmi e prendermi in giro con i suoi adorabili amici.

Sembrava che fosse stato semplicemente sostituito da qualcun altro. E sinceramente, non mi dispiaceva poi così tanto.

Io annuii ed evitai di aggiungere altro.

-E' bello avere di nuovo il proprio colore di pelle.- commentò, dopo qualche secondo di silenzio. Riuscì a strapparmi un piccolo sorriso.

-Nah, guarda che lo so che ti piaceva, in fondo.- commentai, e fui sorpresa di riuscire a scherzare.

-Sei impazzita? Quei colori sono semplicemente il demonio.- commentò.

Non so come ci riuscii, ma scoppiai a ridere. -il...demonio?- commentai, tra una risata e l'altra.

Lui sorrise. -Assolutamente. Vedi, tu sei una Grifondoro. Direi che è tutto dire.- mi punzecchiò.

Io sbuffai e tornai a concentrarmi sulle scarpe di Roxanne. Mi guardai intorno. Eravamo di nuovo intrappolati lì dentro. Solo che questa sapevamo dove andare. O meglio, Malfoy diceva di saperlo.

Ma subito la consapevolezza di tutto ciò che stava accadendo mi ricadde addosso, e il mio sorriso svanii.

-E li avessero presi?- chiesi, allarmata.

Lui sospirò. -Si sono smaterializzati, te l'ho detto. Fidati, Rose.- non mi accorsi di nient'altro. La sua frase evaporò, nella mia testa, tranne una sola parola, che rimase lì. Rose. Mi aveva chiamata per nome. Non era davvero mai successo. Parve accorgersene anche lui, solo in quel momento.

Ci scambiammo uno sguardo.

-Non montarti la testa- fece lui.

-Mi hai solo chiamata per nome- gli feci notare, con un sorrisetto

-Non mi riferivo a quello.- mi rispose.

Per un attimo -un lungo attimo- rimasi spiazzata, poi Malfoy mi si avvicinò per la seconda volta quel giorno, e io di nuovo feci lo stesso.

Non ci sarebbero stati ex-Mangiamorte ad interromperci. Nulla e nessuno.

Stavo per baciare Scorpius Malfoy, ovvero la persona che odiavo più di tutti.

Ma mentre i nostri volti si stavano per sfiorare, mi resi conto che ciò che provavo per lui poteva non essere odio. Poteva essere qualcos'altro, che entrambi avevamo cercato di interpretare in modo diverso. Forse per mentire a noi stessi? O forse perché eravamo stati solo degli idioti?

Ma in quel momento niente sembrava avere importanza, tranne il presente.

Nessuna preoccupazione, nessuna ansia particolare. Solo noi due.

E dopo circa un secondo di esitazione, che parve infinito, le nostre labbra, finalmente, si incontrarono.   /

 

  
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