"Demi, Demi, Demi non illuderti anche questa volta.
Apri gli occhi. Muoviti, cazzo!" - ma rimaneva tutto così com'era. Quel biondino mi stava guardando, come per
scusarsi di essere proprio lì davanti a me, gli occhi che guardavo solitamente
attraverso un pezzo di carta, ora guardavano me. I nostri corpi aderivano l'uno
a quello dell'altra, l'unica cosa che ci separava era il sottile strato di
vestiti che la pioggia rendeva fastidiosamente appiccicosi. Le sue mani mi
cingevano ancora la vita e sembrava non avessero intenzione di spostarsi dal
mio corpo. Non ci credevo, non era scientificamente possibile che il mio sogno
si stesse reallizzando.
Tutte le emozioni si stavano coalizzando dentro di me, ogni sensazione
cresceva, per poi esplodere improvvisamente da un momento all'altro. Stavo solo
aspettando quel momento e nonostante tutto fu improvviso, non avrei mai pensato
di poterlo fare, ma gli gettai le braccia al collo e lo abbracciai. Lo strinsi
più forte che potevo e non so per quale oscuro motivo iniziai a piangere. Ero
felice, Dio se lo ero. Non avevo parole, non avevo la forza di fare nient'altro,
se non di rimanere legata a lui per sempre. Mi sentivo libera da ogni peso,
come se nulla avesse più importanza, perchè ora avevo realizzato il mio sogno e
sarei vissuta solo per ricordare quel momento. Ero stata stupida a smettere di
crederci, ad essere convinta che sarebbe stato meglio lasciar perdere.
'Nothing is
impossible,
the word itself says
I'm possible'.
Audrey Hepburn
era un puro genio, quanto avrei potuto amare quella donna? Amavo quella frase e
ora potevo dire fosse vera.
Quando sciogliemmo l'abbraccio, si accorse di questa, avevo sperato di
confonderla con la pioggia, ma lui non si fece ingannare facilmente,
probabilmente era esperto di queste cose, probabilmente ripeteva la
stessa azione che avvenne dopo milioni di volte al giorno con milioni
di persone al giorno; così mi
alzò il viso dolcemente e con un dolce tocco delle sue dita
decise interrompere il percorso di questa. Il soffice contatto mi face
provare una serie di brividi per tutto il corpo. Con l'altra mano prese
la mia, come per rassicurarmi che lui non se ne sarebbe mai andato,
come per difendermi e rimanere con me per sempre.
Potevo collassare?
Cercai di non guardare in
quei suoi occhi così profondi per non provocarne altre;
stampai un sorriso sulle mie labbra, rivolto solo a lui. Il sorriso che avevo
nel sogno, il sorriso che aspettavo da tutta la vita. Quello che non pensavo mai di poter fare.
Con Luna avevo parlato spesso di questo momento: il momento in cui
sarei stata felice. Me lo ero immaginato in tutti i modi, con tutte le
persone possibili. Ma chi avrebbe mai pensato che quello più
assurdo e lontano sarebbe stato poi effettivamente diventato
reltà?
A rompere la magia del mio paradiso fu un colpo di tosse di un ragazzo riccioluto.
Ritrassi subito la mano, a malincuore, da quel ragazzo irlandese che amavo più della mia stessa vita.
Non mi ero accorta degli altri ragazzi. Li squdrai. Li fissai per un attimo e mi resi conto che erano loro.
Il battito accelerava.
Loro che ascoltavo ogni giorno sull'iPod.
Le gambe tremavano.
Loro che mi facevano sorridere attraverso un video ogni volta che ne sentivo il bisogno.
Allargai il mio sorriso.
Loro che anche se non lo sapevano, c'erano sempre stati per me.
Volevo saltare, urlare, ballare.
Improvvisamente avvampai, avevo già fatto la mia figura da fan
idemoniata che non sapeva controllarsi. Abbassai lo sguardo e cercando
di nascondermi mormorai al mio sogno in carne ed ossa un piccolo
"Scusa".
Sperai avesse sentito.
"Allora ragazzi, due ragazze maldestre come loro dite che potrebbero
essere delle buone guide per noi turisti?" annunciò Harry.
Stava parlando sul serio? Noi da guida a loro? Non poteva dire davvero. Il mio cuore non poteva reggere a tutti questi colpi.
"Ma che bella idea, Hazza! Dobbiamo solo stare attenti a dove mette i
piedi la signorina abbracciatutti e poi direi che è un'idea
meravigliosa" ribattè Louis riferendosi evidentemente alla
sottoscritta. Ecco, mi avevano già catalogato come la persona
che salta addosso alla gente. Brava Dominique, complimenti. Solo tu
avresti potuto.
"Si, credo sia un'idea fantastica, non è vero Demi?" disse Luna
riportandomi alla realtà e cercando di spronarmi a parlare.
Annuì. Fu l'unica cosa che riuscii a fare. Ero sotto shock.
"Allora ti chiami Demi?" mi chiese Niall.
Passarono un paio di secondi prima che riuscissi a formulare la risposta.
"No, mi piacerebbe. Io sono Dominique, sempre e solo Dominique" ridendo
pensando alla pronuncia che poteva prendere una volta uscito dalla loro
bocca. Gli posi la mano e continuai "piacere di conoscervi, lei
è Luna, la mia migliore amica".
"Allora ce l'hai una voce, orso abracciatutti. Iniziavo a temere
l'avessi ingioiata" disse Zayn ammiccando uno sguardo alquanto
attizzante.
Lo fulminai. Non so cosa venne fuori, perchè il respiro mi fu mozzato dalla sua bellezza.
Oddio, stavo impazzendo.
"Allora, vogliamo partire per questo piccolo viaggio all'insegna della
visita più veloce di sempre per Milano sotto la pioggia?" chiese
Luna.
Un coro di "si, siamo pronti" si alzò dal nulla e mi venne da ridere.
La mia amica si divertiva a trascinarli da una parte all'altra, aveva
ripreso la stessa vitalità ed energia di sempre.
Li tempestava di domande, non l'avevo mai vista così
esaltata. Saltellava tra uno e l'altro, felice. Sembrava si
conoscessero da una vita da sempre e la invidiavo.
Io mi limitavo a dire qualche "si", a fare qualche sorriso e a perdermi
nella bellezza di quell'accento britannico che tanto amavo.
Dopo aver fatto il giro della città in tempo record Zayn e Liam
comparvero dal nulla, circondando le mie spalle con le loro braccia
dicendo: "Dopo tutto questo freddo perchè non ci rifugiamo tutti
in un bel bar che vi offriamo una bella cioccolata?"
Demi, mantieni la calma. Devi solo dire che ti va e sembrare totalmente indifferente davanti a loro.
Come se fosse facile, no?
E ricorda di respirare.
"Certo, perchè no?"
Ce l'avevo fatta, ero fiera di me.
Ci incamminammo verso un bar vicino a noi; appena entrati si voltarono
tutti a guardarci. Eravamo in uno stato pietoso, tutti bagnati e
grondanti d'acqua, con i capelli appiccicati al viso e probabilmente
noi ragazze con tutto il trucco sbavato. M a non importava a nessuno di
noi e sospirammo di sollievo quando il calore ci venne incontro. Ci
sedemmo e ordinammo sette cioccolate calde con panna. La più
buona di tutta la mia vita. Soprattutto con i One Direction che
sedevano davanti a me e mi chiedevano se mi fossi scaldata
abbastanza.
Mi rifiutavo di crederci.
Continuammo a parlare di noi, di loro, della ragione per la quale erano
lì e della ragione per la quale eravamo lì, della scuola,
di quanto fossero differenti le nostre vite.
Mi liberai e riuscii ad entrare anche io nella conversazione. Passai il
tempo a ridere, erano così adorabilmente buffi.
Sarebbe stato difficile da credere una volta tornate a casa.
Rimanemmo lì per tutto il pomeriggio. Notai che Luna e Zayn
continuavano a mandarsi occhiate incomprensibili, e in treno, quando
avremmo poi sclerato e urlato, gli avrei chiesto spiegazioni.
Il tempo uggioso e quella meravigliosa avventura non mi permise di
avvertire il passare del tempo. Per caso mi cadde lo sguardo
sull'orologio dietro al bancone.
No. No. No. No. No. No.
"Luna! Sono le 11, dobbiamo andare. Cavolo i miei non sanno neanche
dove sono. Oddio, dobbiamo andare" esclamai in italiano, troppo
sorpresa per formulare una frase di senso compiuto in inglese. Guardai
il cellulare: otto chiamate perse di mia madre.
"Oh, merda".
Luna si occupò di giustificarci ai ragazzi spiegando cosa succedeva, mentre io raccoglievo le nostre cose.
Mia mdre mi avrebbe uccisa viva, mi avrebbe costretto ad ascoltare il
suo solito discorso sulla responsabilità e bla bla bla.
La punizione era assicurata. Ero indecisa tra la possibilità di
non poter più uscire e quella di non aver più il
cellulare. Probabilmente tutte e due.
Non ebbi neanche il tempo di realizzare che il mio sogno stava per
finire, mentre mi fiondavo sulla porta per uscire e andare di corsa
alla stazione.
Stavo per andarmene di corsa quando mi sentii afferrare un braccio e
una voce pronunciò il mio nome con un adorabile accento inglese:
"Demi, aspetta".
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Sono cotta, ci ho messo due ore per copiarlo tutto AHAHAHE' stato un capitolo difficile perchè avevo un milione di strade che potevo prendere e probabilmente ho preso anche quella più brutta, ma vedete voi.
Ditemi cosa ne pensate :3
Ci stiamo avviando verso il vero inizio, spero non vi abbia deluso.
Inoltre grazie a tutti i commenti su Twitter e le recensioni qua,
secondo me avete esagerato, ma accetto tutto molto volentieri AHAHAH
Beh, allora, al prossimo capitolo :3