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Autore: xBreathe    03/01/2012    10 recensioni
Ogni giorno migliaia di sogni vengono abbandonati perchè la gente smette di crederci. La stessa cosa succede a Dominique. Sta per abbandonare il suo sogno, crede sia la cosa migliore, finchè accade qualcosa che non si aspettava. Qualcosa che la fa ricominciare a sperare.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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This day I fight - Chapter 2
Is this real?


"Demi, Demi, Demi non illuderti anche questa volta. Apri gli occhi. Muoviti, cazzo!" - ma rimaneva tutto così com'era. Quel biondino mi stava guardando, come per scusarsi di essere proprio lì davanti a me, gli occhi che guardavo solitamente attraverso un pezzo di carta, ora guardavano me. I nostri corpi aderivano l'uno a quello dell'altra, l'unica cosa che ci separava era il sottile strato di vestiti che la pioggia rendeva fastidiosamente appiccicosi. Le sue mani mi cingevano ancora la vita e sembrava non avessero intenzione di spostarsi dal mio corpo. Non ci credevo, non era scientificamente possibile che il mio sogno si stesse reallizzando.
Tutte le emozioni si stavano coalizzando dentro di me, ogni sensazione cresceva, per poi esplodere improvvisamente da un momento all'altro. Stavo solo aspettando quel momento e nonostante tutto fu improvviso, non avrei mai pensato di poterlo fare, ma gli gettai le braccia al collo e lo abbracciai. Lo strinsi più forte che potevo e non so per quale oscuro motivo iniziai a piangere. Ero felice, Dio se lo ero. Non avevo parole, non avevo la forza di fare nient'altro, se non di rimanere legata a lui per sempre. Mi sentivo libera da ogni peso, come se nulla avesse più importanza, perchè ora avevo realizzato il mio sogno e sarei vissuta solo per ricordare quel momento. Ero stata stupida a smettere di crederci, ad essere convinta che sarebbe stato meglio lasciar perdere.


'
Nothing is impossible,
the word itself says
I'm possible'.


Audrey Hepburn era un puro genio, quanto avrei potuto amare quella donna? Amavo quella frase e ora potevo dire fosse vera.
Sentii la sorpresa di quel gesto in lui, con un po' di incertezza mi strinse a sua volta, ricambiando l'abbraccio, sempre più forte. Chiusi gli occhi, inspirai il suo profumo nell'incavo del suo collo. Sarebbe stato quello che avrei ricordato per tutta la vita, quello in cui avrei cercato conforto durante i momenti tristi, quello che mi diceva che era successo tutto realmente e che avrei sentito ovunque immaginando di averlo accanto. Un'altra lacrima scese involontariamente. Non riuscivo a capacitarmi di tutto questo.
Quando sciogliemmo l'abbraccio, si accorse di questa, avevo sperato di confonderla con la pioggia, ma lui non si fece ingannare facilmente, probabilmente era esperto di queste cose, probabilmente ripeteva la stessa azione che avvenne dopo milioni di volte al giorno con milioni di persone al giorno; così mi alzò il viso dolcemente e con un dolce tocco delle sue dita decise interrompere il percorso di questa. Il soffice contatto mi face provare una serie di brividi per tutto il corpo. Con l'altra mano prese la mia, come per rassicurarmi che lui non se ne sarebbe mai andato, come per difendermi e rimanere con me per sempre.
Potevo collassare?
Cercai di non guardare in quei suoi occhi così profondi per non provocarne altre; stampai un sorriso sulle mie labbra, rivolto solo a lui. Il sorriso che avevo nel sogno, il sorriso che aspettavo da tutta la vita. Quello che non pensavo mai di poter fare.
Con Luna avevo parlato spesso di questo momento: il momento in cui sarei stata felice. Me lo ero immaginato in tutti i modi, con tutte le persone possibili. Ma chi avrebbe mai pensato che quello più assurdo e lontano sarebbe stato poi effettivamente diventato reltà? 
A rompere la magia del mio paradiso fu un colpo di tosse di un ragazzo riccioluto. 
Ritrassi subito la mano, a malincuore, da quel ragazzo irlandese che amavo più della mia stessa vita.
Non mi ero accorta degli altri ragazzi. Li squdrai. Li fissai per un attimo e mi resi conto che erano loro. 
Il battito accelerava.
Loro che ascoltavo ogni giorno sull'iPod.
Le gambe tremavano.
Loro che mi facevano sorridere attraverso un video ogni volta che ne sentivo il bisogno.
Allargai il mio sorriso.
Loro che anche se non lo sapevano, c'erano sempre stati per me.
Volevo saltare, urlare, ballare. 
Improvvisamente avvampai, avevo già fatto la mia figura da fan idemoniata che non sapeva controllarsi. Abbassai lo sguardo e cercando di nascondermi mormorai al mio sogno in carne ed ossa un piccolo "Scusa".
Sperai avesse sentito.
"Allora ragazzi, due ragazze maldestre come loro dite che potrebbero essere delle buone guide per noi turisti?" annunciò Harry.
Stava parlando sul serio? Noi da guida a loro? Non poteva dire davvero. Il mio cuore non poteva reggere a tutti questi colpi.
"Ma che bella idea, Hazza! Dobbiamo solo stare attenti a dove mette i piedi la signorina abbracciatutti e poi direi che è un'idea meravigliosa" ribattè Louis riferendosi evidentemente alla sottoscritta. Ecco, mi avevano già catalogato come la persona che salta addosso alla gente. Brava Dominique, complimenti. Solo tu avresti potuto.
"Si, credo sia un'idea fantastica, non è vero Demi?" disse Luna riportandomi alla realtà e cercando di spronarmi a parlare. 
Annuì. Fu l'unica cosa che riuscii a fare. Ero sotto shock.
"Allora ti chiami Demi?" mi chiese Niall.
Passarono un paio di secondi prima che riuscissi a formulare la risposta.
"No, mi piacerebbe. Io sono Dominique, sempre e solo Dominique" ridendo pensando alla pronuncia che poteva prendere una volta uscito dalla loro bocca. Gli posi la mano e continuai "piacere di conoscervi, lei è Luna, la mia migliore amica".
"Allora ce l'hai una voce, orso abracciatutti. Iniziavo a temere l'avessi ingioiata" disse Zayn ammiccando uno sguardo alquanto attizzante. 
Lo fulminai. Non so cosa venne fuori, perchè il respiro mi fu mozzato dalla sua bellezza.
Oddio, stavo impazzendo.
"Allora, vogliamo partire per questo piccolo viaggio all'insegna della visita più veloce di sempre per Milano sotto la pioggia?" chiese Luna.
Un coro di "si, siamo pronti" si alzò dal nulla e mi venne da ridere.
La mia amica si divertiva a trascinarli da una parte all'altra, aveva ripreso la stessa vitalità ed energia di sempre. 
Li tempestava di domande, non  l'avevo mai vista così esaltata. Saltellava tra uno e l'altro, felice. Sembrava si conoscessero da una vita da sempre e la invidiavo. 
Io mi limitavo a dire qualche "si", a fare qualche sorriso e a perdermi nella bellezza di quell'accento britannico che tanto amavo. 
Dopo aver fatto il giro della città in tempo record Zayn e Liam comparvero dal nulla, circondando le mie spalle con le loro braccia dicendo: "Dopo tutto questo freddo perchè non ci rifugiamo tutti in un bel bar che vi offriamo una bella cioccolata?"
Demi, mantieni la calma. Devi solo dire che ti va e sembrare totalmente indifferente davanti a loro.
Come se fosse facile, no? 
E ricorda di respirare.
"Certo, perchè no?" 
Ce l'avevo fatta, ero fiera di me.
Ci incamminammo verso un bar vicino a noi; appena entrati si voltarono tutti a guardarci. Eravamo in uno stato pietoso, tutti bagnati e grondanti d'acqua, con i capelli appiccicati al viso e probabilmente noi ragazze con tutto il trucco sbavato. M a non importava a nessuno di noi e sospirammo di sollievo quando il calore ci venne incontro. Ci sedemmo e ordinammo sette cioccolate calde con panna. La più buona di tutta la mia vita. Soprattutto con i One Direction che sedevano davanti a me e mi chiedevano se mi fossi scaldata abbastanza. 
Mi rifiutavo di crederci.
Continuammo a parlare di noi, di loro, della ragione per la quale erano lì e della ragione per la quale eravamo lì, della scuola, di quanto fossero differenti le nostre vite. 
Mi liberai e riuscii ad entrare anche io nella conversazione. Passai il tempo a ridere, erano così adorabilmente buffi. 
Sarebbe stato difficile da credere una volta tornate a casa.
Rimanemmo lì per tutto il pomeriggio. Notai che Luna e Zayn continuavano a mandarsi occhiate incomprensibili, e in treno, quando avremmo poi sclerato e urlato, gli avrei chiesto spiegazioni.
Il tempo uggioso e quella meravigliosa avventura non mi permise di avvertire il passare del tempo. Per caso mi cadde lo sguardo sull'orologio dietro al bancone. 
No. No. No. No. No. No.
"Luna! Sono le 11, dobbiamo andare. Cavolo i miei non sanno neanche dove sono. Oddio, dobbiamo andare" esclamai in italiano, troppo sorpresa per formulare una frase di senso compiuto in inglese. Guardai il cellulare: otto chiamate perse di mia madre.
"Oh, merda".
Luna si occupò di giustificarci ai ragazzi spiegando cosa succedeva, mentre io raccoglievo le nostre cose.
Mia mdre mi avrebbe uccisa viva, mi avrebbe costretto ad ascoltare il suo solito discorso sulla responsabilità e bla bla bla.
La punizione era assicurata. Ero indecisa tra la possibilità di non poter più uscire e quella di non aver più il cellulare. Probabilmente tutte e due.
Non ebbi neanche il tempo di realizzare che il mio sogno stava per finire, mentre mi fiondavo sulla porta per uscire e andare di corsa alla stazione.
Stavo per andarmene di corsa quando mi sentii afferrare un braccio e una voce pronunciò il mio nome con un adorabile accento inglese: "Demi, aspetta".

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Sono cotta, ci ho messo due ore per copiarlo tutto AHAHAH
E' stato un capitolo difficile perchè avevo un milione di strade che potevo prendere e probabilmente ho preso anche quella più brutta, ma vedete voi.
Ditemi cosa ne pensate :3
Ci stiamo avviando verso il vero inizio, spero non vi abbia deluso.
Inoltre grazie a tutti i commenti su Twitter e le recensioni qua,
secondo me avete esagerato, ma accetto tutto molto volentieri AHAHAH
Beh, allora, al prossimo capitolo :3

  
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