Life Unexpeted Bent or broken,
Chapter One
It's the family tree.
Bent or broken,
It's the family tree.
Each branch a part of a part of me.
This is my tree,
And it's a beautiful tree..
Beautiful Tree - Rain Perry
Through Bella
10/09/11
«Buon Giorno Portland! Al diavolo se siete a letto, io e Jacob siamo in piedi dalle cinque... » annunciò Victoria Cassidy con aria strafottente «Ma come al solito litighiamo dalle sei!» aggiunse il radiocronista nonché suo compare, Jacob Black.
Sorrisi mentre uscivo dalla doccia, era una bella sesazione fare la doccia e ascoltare una donna con gli attributi che prendeva il mondo a morsi.
Con un gesto veloce mi copro con l'accappatoio, in qualche modo riesco a percepire la presenza di Colin, mio "Fratello" che sbirciava dal buco della serratura. Per smascherarlo mi avvicino alla porta con fare naturale e... girando il pomello della porta Colin, un'orribile pre-adolescente con tantissimi foruncoli acneici, denti gialli e storti, cade a terra. Subito alza il volto da topo che si ritova e si sofferma su tutta la mia figura, ma Dio santo... un uomo può essere così porco?!
«Colin, smamma!» dico urlando mentre afferro un flacone di shampoo BonBon e lo tiro su di lui, centrandolo in pieno.
Finisco di vestirmi, indossando dei jeans strappati una maglietta a strisce con un una T-shirt gialla con una coccinella disegnata sopra. Sopra la coccinella una scritta rossa :"Don't buy Me". Mi rispecchia molto, sin da piccola sono stata sballottata da una famiglia all'altra, sino ad ora ho cambiato sette famiglie, trovando persino dei padri affidatari che ci provavano con la sottoscritta. Una cosa rivoltante! Ma da oggi non capiterà più... tra tre giorni avò sedici anni e chiederò l'emancipazione, bye bye famiglie affidatarie del cavolo!
Finisco di vestirmi e mi fiondo in cucina, dove Colin frigna come una bambina alla madre. Charline, la mia madre affidataria, mi guarda con occhi stanchi e spossati facendomi la solita parte... oramai non l'ascolto neanche più. Con fare esperto prendo un taxi, con quello arrivo dall'altro capo della città presso un Pub dal nome strano. Guardo l'orologio, sono le sette e mezza, me ne frego e suono il campanello, ad aprimi un palestrato mezzo tatuato e finto biondo.
«Hem, sto cercando un tizio... James Hunter?» dissi, tirando fuori il foglietto dove mi ero appuntata il nome del mio padre naturale. «Sì, sono io. Cosa succede?» chiede lui, poggiandosi allo stipite della porta. Il suo alito puzzava di birra e sigarette, disgustoso.
Sono comunque sorpresa, anzi sconvolta questo ubriacone sarebbe mio padre?! «Hem... -incomincio- io possiedo metà del tuo corredo genetico!» sbotto io, le guance arrossate dall'imbarazzo. «Tu cosa?» chiede lui confuso, come faccio ad impappinarmi anche in questo?! «Sono tua figlia» quasi vomito, maremma chi lo avrebbe mai detto che sarebbe stato così complicato ottenere l'emancipazione!
«Oddio! Lei è tua figlia?!» chiesero due tipi dietro James, inutile dire che erano sconvolti perché la faccia dell'uomo che avevo davanti era la peggiore di tutti.
«Allora -riprendo fiato dopo avergli spiegato per la millesima volta- tu hai avuto un rapporto con una, la quale è rimasta incinta. Io sono quella figlia!» vaneggio da più di mezzora con questo tipo, dopo una dozzina di caffé decaffeinato ed una presentazione disastrosa... siami giunti nel suo appartamento disastrato.
«Allora -inizia lui, mettendosi le mani nei capelli- tu mi stai chiedendo di non essere più tuo padre... legalmente. E per farlo devo apportare una firma su quel foglio?» finisce, mentre con la penna picchietta su quello stesso foglio, fino al firmarlo.
«Se intanto mi dai anche i nomi delle ragazze incinte... non sarebbe male» dico mentre mi rivesto e rimpiego il foglio, intanto James mi si avvicina con le mani messe a preghiera e con aria frastornata.
«Tua madre è...»
[To Be Continued...]