Salve
gente! Ecco il terzo capitolo. Qui verranno svelate un po’ di
cose (ma verranno fuori anche altre domande :3 hihi).
Lasciate
che vi consigli una canzone anche per questa lettura ^^ http://www.youtube.com/watch?v=IfLoCG1MLqI&ob=av2e
come già detto potrebbe disturbare la lettura quindi se vi
infastidisce troppo
abbassate il volume, oppure non mettetela (ç_ç).
Vi
avviso però… A
me questo capitolo non mi ha soddisfatto per niente,
ma almeno sono
riuscita a pubblicarlo antro la scadenza che mi ero prefissata,
fiù.
Ancora
una cosa (e avrei bisogno di un vostro consiglio), avrei intenzione di
pubblicare –magari dal prossimo capitolo- il passato della
ragazza magari alternandolo con capitoli in cui la storia ttuale va
avanti… Che dite? Altrimenti
è difficile per me farvi capire per bene tutta la
pappardella u.u.
Bene,
con questo è tutto, aspetto vostre recensioni, sia positive
che negative,
ringrazio chi si prende la briga di recensire (quali la mia amata
Raen91 :D e
Jo Shepherd, grazie ancora. *.*)
Non
mi resta che augurarvi Buona lettura. :D
Capitolo
3 – Sospiri di ghiaccio.
2°
Anno del Crepuscolo.
“Se
l' esistenza di un nemico, può essere la tua ragione
per continuare a vivere.”
[Matsuri Hino.]
Il
selciato era fradicio e le pietre erano scivolose, per le strade non
c’ era
nessuno nonostante fossero appena le nove di mattina. La pioggia
continuava a
scendere con forza sulla città deserta.
I
suoi passi erano lenti e silenziosi. Sapeva bene dove andare prima di
lasciare
la città. Un’ ultima visita alla casa di Rhygen,
doveva prendere un paio di
cose, poi avrebbe potuto dirgli davvero addio.
La
sua abitazione non era che un misero appartamento schiacciato tra due
case.
La
porta rovinata in legno scuro, la maniglia traballante e arrugginita
nascondevano una sala più o meno ampia, con una scrivania in
legno scuro
strapiena di fogli scritti e un letto dalla parte opposta, per terra, a
fianco
a quest’ ultimo c’ era un ammasso di coperte. In
fondo alla sala c’ era il
caminetto, spento, e sopra di esso attaccato con un chiodo un foglietto
scritto
con inchiostro scuro, ma le parole erano illeggibili, perché
cancellate da
macchie di inchiostro.
La
ragazza entrò e si abbassò il cappuccio
guardandosi intorno, la casa era
esattamente come se la ricordava, solo un po’ più
in disordine.
Con
passo sicuro si diresse verso le coperte ammassate accanto al letto e
le spostò
per poi sfilare dal pavimento una trave di legno, non molto diversa
dalle
altre.
Ed
eccola, li sotto, tra polvere e paglia, la sua spada.
Ghiaccio.
Era
l’ impressione che aveva avuto sentendo la mano della ragazza
sulla sua testa.
Il suo corpo era ancora percorso da brividi.
Anche
se ora si stava riparando sotto il salice, quello dell’
“appuntamento” , e le
gocce lo raggiungevano a malapena i brividi continuavano a corrergli
per la
schiena.
Angoscia.
Gli
sembrava di avere ancora la sua mano sulla testa, fredda come ghiaccio
e
leggera come una piuma, ma pesante, tanto quanto un fardello sul cuore.
E
ora si trovava seduto con la schiena attaccata al tronco rugoso e
umido, aveva
paura, doveva ammetterlo. Ma doveva andare avanti per realizzare il suo
sogno,
e quello era un buon modo per fare il primo passo verso un mondo unito.
Tornò
al passato sorvolando sull’ infanzia rubata.
Speranza.
Fin
da piccolo sperava che un giorno, umani e creature Oscure non sarebbero
state
razze tanto diverse come era normale in quegli anni, era certo che
tutti la
pensassero così, ma si sbagliava, col passare degli anni la
situazione non era
cambiata, anzi, sembrava essere peggiorata. Tanto che, una volta
fattosi
grande, decise di parlarne con il padre, discussero a lungo fino a che
non
giunsero a un accordo, tanto conveniente al padre quanto poco
favorevole ai
propositi del giovane.
Suo
padre, il re Eiron strinse un’ alleanza con il popolo delle
Viere, tanto abili
nell’ arte dell’ arco quanto belle. Presto
l’ alleanza divenne un pretesto per ingaggiare
guerriere in battaglia. Le giovani donne furono costrette a battersi
contro le
creature Oscure, contro la propria famiglia, il proprio popolo a costo
di avere
salva la pelle.
Ma
lui voleva cambiare tutto, voleva una convivenza facile, non forzata
come aveva
imposto suo padre.
Sospirò,
pensando al mondo unito che tanto desiderava e il flusso di pensieri lo
portò a
quello che sarebbe successo da lì a circa un’ ora.
Paura.
Si,
aveva paura, molta. La cosa che lo preoccupava di più era il
fatto di non aver
capito chi era la ragazza e la sensazione di aver commesso un grosso
sbaglio.
Se
ne sarebbe potuto andare in quello stesso istante e fingere che non
fosse
successo niente.
E
lasciare perdere i suoi buoni propositi? No, mai.
Il
suo sguardo vagò per il cimitero silenzioso e deserto
soffermandosi sulla
lapide per cui si era celebrata da poco la cerimonia, ricordava il
momento in
cui la ragazza aveva posato quel misero mazzo di lavanda e gli era
sembrato di
vederla fragile, tanto quanto un semplice umano, era stato quello a
dargli la
speranza, la certezza che umani e creature Oscure non fossero tanto
dissimili.
La
pioggia continuava a scendere insistente e non si accorse della
presenza dietro
di sé.
La
ragazza era arrivata ed era appoggiata con la spalla destra al tronco,
con un’
espressione insofferente e sorpresa, probabilmente non si aspettava di
trovarlo
lì.
Aveva
il cappuccio abbassato e la lunga treccia scura si appoggiava al suo
petto,
ciuffi di capelli scuri le incorniciavano il volto pallido. Si perse a
osservare i suoi lineamenti e notò qualcosa di diverso
rispetto a prima, gli occhi,
ma prima che potesse parlare la ragazza prese parola.
“Non
hai ancora risposto alla mia domanda” L’
espressione del ragazzo di fece
momentaneamente dubbiosa, poi ricordò l’ unica
cosa che gli aveva chiesto.
“Sono
Rhies figlio del re Eiron” La ragazza fu piacevolmente
sorpresa.
Il
viaggio per raggiungere la reggia sarebbe stato lungo e l’
idea di dover vivere
in un ambiente del genere la infastidiva, e non poco, temeva che troppi
ricordi
sarebbero tornati a farle visita. Vivere in una reggia, circondata da
gente
boriosa, che entusiasmo. Avrebbe preferito vivere in una mezza
catapecchia come
era successo da lì a due anni prima.
“Tu
invece dovresti essere un mutaforma” Disse lui con aria
risoluta.
“Da
cosa l’ hai dedotto?” Disse lei infastidita.
“I
tuoi occhi, prima erano del colore dell’ ambra, mentre ora
sono neri” La
ragazza si portò la mano al viso e con il pollice si
accarezzò un paio di volte
il labbro inferiore voltandosi leggermente, stava riflettendo e
sembrava
annuire impercettibilmente. Cosa che fece illudere il figlio del re.
“Sei
totalmente fuori strada” Quest’ affermazione
spiazzò il principe, se era
davvero così non aveva la più pallida idea di chi
lei fosse.
Si
aspettava che la ragazza si rivelasse, cosa che non fece, e questo lo
fece
irritare.
“Tu
invece? Si può sapere chi sei?” Chiese lui con
arroganza. Lei si voltò e
guardandolo male, non rispose.
“Beh,
ho il diritto di saperlo.” Il suo tono si era alzato e lei
era visibilmente
infastidita. Si avvicinò al ragazzo e lo prese per il bavero
attirandolo più
vicino a sé.
“La
prossima volta che fai un’ offerta del genere assicurati
prima con chi tu stia
parlando, questa volta hai fatto un grave errore e ora ne pagherai le
conseguenze.” Gli sussurrò lei. Il ragazzo
tentò di liberarsi dalla stretta
della ragazza, inutilmente
“Non
osare toccarmi! Sono il figlio del re!” A quel punto la
rabbia della ragazza
trabocco e scuotendolo gli rispose.
“Ascoltami
bene, insulso umano, se qui c’ è qualcuno che deve
portare rispetto allora
quello sei proprio tu.” Ringhiò lei.
E
proprio in quel momento vide ciò che non si sarebbe mai
immaginato.
Gli
occhi della ragazza si tinsero di rosso cremisi. Ma aveva notato
un’ altra
cosa, mentre lei parlava aveva visto i suoi canini fin troppo lunghi,
anzi,
sembrava che lei glieli avesse mostrati di proposito.
Che
fosse un vampiro? Possibile? Eppure sapeva che si erano estinti tutti.
Non
poteva crederci.
La
ragazza sembrò notare la sua espressione e i suoi occhi si
velarono di
tristezza poco prima di lasciare il ragazzino, che perse quasi
l’ equilibrio.
“Sei…
davvero un vampiro?” Lei sospirò.
“Si,
uno dei pochi rimasti.” Rispose tristemente, la storia del
suo popolo era alquanto
drammatica e non poteva dire che non fosse a causa sua.
“Ero
certo che si fossero estinti tutti.” Alla ragazza quella
parola non piacque, estinti, sembrava
parlasse di animali.
“Siamo
rimasti in pochi,” In effetti erano solo in due, o massimo
tre. “molto pochi.”
Ma lei ormai non si considerava più un vampiro, era stata
rinnegata dai suoi
simili e da sé stessa, ma di certo non era neanche umana,
né avrebbe mai voluto
esserlo.
Il
silenzio si fece pesante.
“Che
strana spada.” Disse lui per interrompere il silenzio e
cambiare argomento, in
effetti aveva notato la sua particolare spada, la portava sulla schiena
a
tracolla ed era lunghissima.
“Da
che parte dobbiamo andare?” Chiese lei ignorando totalmente
la domanda che le
era stata fatta.
Quella
spada faceva parte del suo oscuro passato, e quello non era il momento
per
ricordare.
Il
ragazzo rimase un attimo interdetto, poi pensando che non sarebbe stato
saggio
insistere rispose alla sua domanda.
“Dobbiamo
andare a Nord, uscire da questa città, proseguire per la
Foresta Nera ed
entrare a Ethis. La reggia è nel centro-città,
quindi non impiegheremmo molto
tempo per raggiungerla” Immaginò l’
intero viaggio e pensare di farlo accanto
ad una creatura Oscura, più precisamente con uno degli
ultimi vampiri, non lo
rassicurava affatto.
“Posso
almeno sapere il tuo nome?”
“Neah.”
Rispose lei dopo un lieve sospiro.
Camminarono
tutto il giorno, praticamente senza mai fermarsi. La pioggia si era
fatta
leggera ma continuava, incessante, a scendere.
Si
era fatta quasi sera quando raggiunsero una squallida locanda al
confine della
città.
Un’
omaccione sedeva dietro al bancone con un boccale di birra in mano e
quando li
vide quasi cadde dalla sedia per la sorpresa di avere dei clienti che
non
fossero i topi.
“Come
posso servirvi?” Nonostante le apparenze i suoi modi non
erano affatto bruschi.
“Vorremmo
un posto per mangiare e una stanza per dormire questa notte.”
Rispose il
principe mentre la ragazza si scrollava dall’ acqua.
“Certamente,
accomodatevi al tavolo che preferite” Disse alzandosi per
prendere un paio di
chiavi da sotto il bancone. “Ecco le chiavi.”
Spera
solo che ci siano i letti separati
altrimenti… Oh, Andhera, non ne posso più.
Pensò la ragazza prendendo dalle mani
del grassone le chiavi, pronta a dirigersi verso la stanza senza
mangiare.
“Aspetta
Neah, non mangi?” Lei, che già aveva messo un
piede sul primo scalino, si voltò
e guardò il principe con un sopracciglio alzato, senza dire
niente, sperando
che capisse la stupidata che aveva appena detto.
“Ah.”
Disse solo, abbassando lo sguardo sul tavolo ancora vuoto e il viso in
fiamme,
lo rialzò quando sentì i passi della ragazza
iniziare a salire le scale, rimase
a fissare la sua schiena scura interrotta solo dal fodero bianco della
lunga spada
fino a che non scomparve dalla sua vista.
Solo
in quel momento, dopo parecchie ore, riuscì a rilassarsi e a
stendere tutti gli
arti contratti.
Sospirò
quando gli venne messo sotto il naso una scodella di minestra fumante.
Era deciso
in quello che faceva, voleva raggiungere il suo obbiettivo, anche a
costo di
andare contri i prìncipi del padre.
Ma
stava davvero facendo la cosa giusta?