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Autore: Apple90    08/01/2012    9 recensioni
[Questa FF è il Sequel di "Anima Nera"]
Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera.
Lo sa bene il Comandante del Quartier Generale degli Auror, Hermione Granger, che da cinque lunghi mesi ha intrapreso una spietata caccia all'uomo per catturare il Principe Oscuro.
Ma di Vesper e dei suoi pipistrelli non sembra esservi alcuna traccia; dissolto nel nulla, insieme alla verità.
Solo il ViceComandante sa cosa nasconde.
Ma, mentre cercano entrambi di districarsi tra apparenze ingannevoli e sentimenti confusi, una nuova minaccia compare all'orizzonte: il popolo degli Immortali tenta di attaccare il Mondo Magico dall'interno. Vesper è costretto a farsi avanti, per proteggere il suo Mondo da un pericolo ben peggiore di Voldemort.
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Neville Paciock, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Anima Nera_prologo





 

"La vita è piacevole. La morte è pacifica. E' la transizione che crea dei problemi."

                                                                                                                                (Isaac Asimov)

<< Non ti conviene girare da queste parti, Ojos Rojos.>>

Una voce rauca, alle loro spalle, risuonò nel vociare sordo delle baraccopoli di periferia. Un inglese stentato, masticato, di un alto e smilzo quarantenne dal cranio pelato armato di una mazza da baseball. Aveva piercing e orecchini dovunque, la pelle olivastra e due occhietti color pece iniettati di sangue. Un Pirata.

<< Dico a te, Ojos Rojos!>> urlò.

Ne seguirono delle risate sguaiate. Qualcuno ringhiò parole sconosciute nel dialetto del posto, un altro sputò rumorosamente per terra.

<< Non ti voltare.>> disse Harry, nervoso. Strinse le dita attorno all’avambraccio di Hermione e la guidò lungo i vicoli, sforzandosi di ricordare il percorso che collegava la casupola di Malfoy con la via principale.

<< Bella chica, Ojos Rojos!>> ululò un altro, dietro di loro.

<< Ignorali.>> ripeté Harry, con un tono abbastanza alto da risultare udibile nelle vicinanze. << Loro… non sanno cosa stanno facendo.>>

Doveva stare calmo. Lui e Vesper. Lui e il diavolo che aveva preso possesso del suo stomaco, ogni volta che qualcuno si azzardava a mettergli i bastoni fra le ruote.

No. Loro non meritavano di morire.

Il suo Credo gli impedì di voltarsi, sfoderare la bacchetta e vederli stramazzare a terra, uno per uno. Avrebbe riso. Sì. Non si vergognò di pensarlo.

<< Harry.>> mormorò Hermione. Agitò la pochette che le pendeva a tracolla. << Ho un’idea. Forse potremmo…>>

<< Dobbiamo muoverci.>> proruppe lui. << Non… voltarti. Ti prego.>>

<< Ma io…>>

<< Tienes miedo, Ojos Rojos?>> sibilò uno degli uomini, che rassomigliava ad un Pirata.

Sì, stronzo. Aveva paura. Paura di non controllarsi, di schizzare contro di loro come un toro rabbioso, mandando definitivamente all’aria la sua copertura.

<< Harry, sto cercando di dirti che…>>

Ma uno dei cileni fu più rapido: balzò giù da una vecchia roulotte e sbarrò loro la strada armato di un fucile a canne mozze, di quelli che usavano i marines durante le battute di caccia ai terroristi. Chiunque fosse, non era un semplice e povero abitante delle favelas: quella banda di criminali era lì per un motivo preciso. Ucciderlo e incassare la taglia che pendeva sulla sua testa. Ojos Rojos o Vesper, o comunque l’avessero chiamato, Harry iniziò a perdere la pazienza. Sfoderò la bacchetta di Sambuco e schiantò sul posto il primo bersaglio.

Hermione si portò una mano sulla bocca. << Niente magia, maledizione!>>

<< Come vuoi tu.>>

Harry intercettò il secondo bandito. Lo agguantò per la collottola e lo spiantò con la schiena premuta contro una parete di lamiera, sferrandogli un violento pugno nello stomaco. L’uomo guaì e si piegò in due dal dolore, e Vesper lo finì con un calcio nel basso ventre. << Sono troppi.>> disse. Prese il fucile a canne mozze e lo gettò in un tombino scoperchiato.

Fuori Uno.

Si preoccupò per l’incolumità di Hermione, che nel giro di pochi istanti si era ritrovata circondata. Ma lei era il Comandante del Quartier Generale, era perfettamente a suo agio in quel genere di situazioni. Rifilò un calcio ben assestato nelle parti basse del primo pirata che le capitò a tiro, poi usò la bacchetta dalla parte del manico per ficcarla negli occhi di un altro suo compare.

Altro sangue. Altre grida.

<< Ne avete abbastanza?>> ululò Hermione, che era in preda a una specie di attacco isterico. Si riversò come una leonessa addosso al terzo nemico, e nessuno poté in qualche modo aiutarlo. Harry vide un paio di denti roteare nell’aria in una scia di sangue, poi il suo corpo precipitare a terra inerme come un sacco di patate.

<< Stavo dicendo, Harry.>> disse Hermione, tranquilla, quando il vicolo fu sgombro. Sollevò la pochette di perline e gliela fece scorrere davanti agli occhi. << Ho una cosa che ti appartiene. Se solo mi avessi lasciato spiegare...>> Aprì la cerniera e ne estrasse un minuscolo modellino di moto, simile a un giocattolo per bambini. Le bastò un colpo di bacchetta e ci fu uno schiocco sonoro. Un istante dopo, davanti agli occhi stupefatti di Harry, la sua Ducati 1199 era lì, davanti a loro, rossa e ruggente come non mai. Bella. Bellissima. Non seppe che altro dire.

<< Non abbiamo i caschi.>> obiettò Harry, con un mezzo sorriso.

<< Oh, al diavolo. Portami fuori di qui!>>

Prima che altri cercatori di taglie li intercettassero, balzarono in sella alla Ducati e Harry fece girare le chiavi nel quadro. Un sibilo, simile al ruggito di un giaguaro, si diffuse a macchia d’olio nella baraccopoli, seguito dal fischio delle gomme che scricchiolavano sul terreno sterrato. La moto partì con un guizzo ruggente.

Hermione si incollò con le mani legate alla sua vita e non trattenne un urlo stridulo quando Harry svoltò rapido una curva, piegando la moto verso destra. Percorsero un lungo viottolo fiancheggiato da baracche, poi passarono a ridosso di un piccolo spiazzo affollato. Dei proiettili volarono nell’aria, qualcuno urlò epiteti in spagnolo. Un istante dopo Harry svoltò di nuovo rapido e finirono diritti addosso a un Pirata. Lo video tuffarsi di lato evitando all’ultimo di essere colpito dal muso affilato della moto. Meno sei.

<< Tutto bene, lì dietro?>>

Silenzio. No, non andava tutto bene. Se solo avesse parlato, Hermione gli avrebbe vomitato addosso. Ma non disse nulla e si strinse forte a lui, gli occhi chiusi e i capelli scompigliati dal vento.

Harry puntò un piede a terra, facendo perno per riuscire a superare un’altura di lamiere altrimenti inaccessibile. Compirono un piccolo balzo, poi di nuovo lungo un altro vicolo. I Pirati erano una cinquantina ed avevano circondato l’intera baraccopoli per intercettarlo.

Come avrebbero fatto a cavarsela senza l’uso della Magia?

Hermione lo anticipò. Mise mano alla bacchetta, artigliandosi con l’altra alla schiena di Harry. Mentre sfrecciarono in prossimità della via principale, compì un movimento elaborato e una grossa bolla protettiva avvolse la Ducati, impedendo ai colpi di raggiungergli. Decine di centinaia di proiettili ribalzarono contro la cupola creando un violento picchiettio metallico che rimbombò loro nelle orecchie.

L’euforia di Harry venne interrotta da altre urla sguaiate. Un gruppo di Rivoltosi era spuntato dalle baraccopoli e si era gettato sui Pirati. Approfittò della guerriglia interna per sgommare rapido in avanti, portandosi a debita distanza dal conflitto.

Quella gente lo conosceva come “Occhi Rossi”: qualcuno gli aveva offerto un’ingente somma di denaro per toglierselo dai piedi. E in quei posti il denaro era l’unico Dio tangibile, l’unico futuro per il quale le persone pregavano. No. Vesper non avrebbe mosso un dito, né torto un solo altro misero capello in quel posto dimenticato.

Si lasciarono alle spalle la guerriglia delle baraccopoli di Iquique e fecero ritorno, sporchi ed ormai esausti, all’Hotel nel centro città dove Hermione aveva prenotato una stanza, con la triste consapevolezza che avrebbero fatto ritorno a Londra a mani vuote.

 

*°*°*°*°*°*

 

Dalla loro visita in Cile e in Malesia trascorsero quattro lunghe settimane.

Giorni d’inferno per il Comandante del Quartier Generale e per i suoi Auror: costretti a lavorare nella bufera mediatica inscenata da Rita Skeeter in merito alle ipotesi di una possibile collaborazione fra Hermione e il Principe Oscuro.

Il martedì successivo il Profeta pubblicò un articolo al vetriolo sui fondi ministeriali concessi al Quartier Generale negli ultimi cinque anni, dimostrando che almeno diecimila galeoni pubblici erano stati sprecati per acquistare una serie limitata di Nimbus 4014, che alcuni Auror avrebbero utilizzato per scopi personali. Il Responsabile delle Finanze Ministeriali Edigius Locker, colpito dallo scandalo, fu costretto a presentare le dimissioni il giorno seguente.

<< Maledetta, stupida, cagna schifosa.>> commentò amaramente Ron, in un freddo pomeriggio di fine ottobre, mentre lui, Neville e Hermione scesero nella Sala Comune del Quartier Generale per bere una tazza di caffè caldo. << Sta facendo di tutto per gettarci nella…>>

<< Bufera.>> Hermione lo mise a tacere con un sorriso forzato. Strinse fra le dita la sua tazza di Cappuccino bollente e rimirò senza troppa enfasi il panorama magico fuori dalle grandi finestre della stanza. << Il Rapporto in merito all’Operazione “StellaFreccia” è stato inviato al Ministro?>>

<< Altroché.>> la rassicurò Neville, che bevve un sorso di Coca Cola. Ne aveva fatto scorta in un negozio babbano: era una droga, per lui. << Kingsley è entusiasta del nostro operato. Mi ha detto di tenere duro, che è solo una moda temporanea quella di darci la caccia. Dopo tutto, la penso come lui: la Skeeter si calmerà. Ce l’ha a morte con noi perché non riesce a corromperci.>>

<< Notizie dell’Uomo Pipistrello?>> intervenne Ron, vago.

<< E’ a Londra, con la sua amica.>> Hermione finse disinteresse, mescolando il contenuto della tazza con il cucchiaino. << L’ho sentito un paio di giorni fa, dopo la Conferenza Stampa. Mi ha detto che non hanno ancora trovato nulla di utile, né tantomeno sono riusciti a capire chi ci sia dietro tutto questo.>> Si diede un’occhiata guardinga in giro, e tornò a parlare solo quando si fu assicurata che non ci fosse nessuno nei paraggi. << I Vampiri, se davvero hanno intenzione di rivoltarsi com’è accaduto in Cile, stanno temporeggiando fin troppo. Voglio dire, è passato quasi un mese. Un mese, maledizione. E non è successo un bel niente.>>

<< Certo che no.>> le fece eco Ron, con tono affabile. << Avete solo rischiato di essere linciati da una banda di cacciatori di taglie. Cose da tutti i giorni.>>

<< Il fatto è che Malfoy non vuole collaborare.>>

<< Sai che gran perdita.>> Ron e Neville si scambiarono un’occhiata complice. Poi Ron soffocò una risatina. << Voglio dire, sentiremo la sua mancanza ogni giorno.>>

<< Uno di meno, Ronald. Lo vuoi capire?>> lo rimbeccò Hermione. << Uno di meno.>>

<< Ho visto un film che davano in televisione, qualche giorno fa. Mio padre adora la televisione. Si chiamava quattrocento, o una roba del genere. Anche gli Spartani erano in minoranza, in questo film, ma si sono battuti con gran ferocia.>>

<< E sono morti tutti.>> osservò Neville.

<< Forse dovremo darci un taglio.>> propose infine Ron, che sorvolò l’argomento. Bevve un sorso di caffè amaro e fece una smorfia, poi agguantò il sacchetto dello zucchero e ne versò due generose zollette all’interno della sua tazza. << Vesper potrebbe essersi sbagliato.>>

<< Fin’ora non è mai successo.>> sibilò Hermione, velenifera.

<< Ma potrebbe accadere!>> insistette Neville. << E’ umano. E, se mi permetti, anche se so che ciò potrebbe costarmi il distintivo: trovo che un Comandante non debba mescolare la sua vita sentimentale con la sua professione. Rischierebbe di… ecco… compromettere il suo operato.>>

Hermione incassò il colpo il silenzio, ma dentro di sé fu come se delle fiamme infernali le avessero arso le viscere. Rabbiosa, con una smorfia indispettita dipinta sul volto, regalò il suo peggior sguardo velenifero ai due Auror, per poi voltare sui tacchi ed avviarsi a grandi passi verso l’uscita.

<< Non è forse vero?>> ribadì Ron, che alzò la voce per farsi udire.

Ma in risposta ricevette solo il mero tonfo della porta che si richiudeva.

 

 

*°*°*°*°*

 

Come si uccideva un Vampiro?

Una domanda semplice, ingenua, il suo incubo peggiore.

Dal tetto del Nike Town affacciato su Oxford Circus, Harry godé della piena visione circostante. L’orizzonte rossastro si affievolì alle spalle della linea frastagliata di tetti londinesi che si susseguivano in rapida successione, formando un tappeto urbano punteggiato di grattacieli e dal campanile lontano di St.Paul. Il freddo era pungente, e una brezza gelida gli scompigliò i capelli corvini.

Trascorse l’ora seguente a sfogliare il pesante volume rilegato derubato dal Reparto Proibito intitolato “Creature Notturne della Mitologia Classica” di Newt Scamandro. Dalle notte di Madama Prince trascritte al margine dell’intestazione, Harry venne a conoscenza che il volume era stato trasferito nella Sezione Proibita nel 1975, quasi cinquant’anni dopo la sua pubblicazione. Perché?

A prima vista era un libro come tanti altri, un semplice trattato scolastico utilizzato durante le lezione di Difesa Contro le Arti Oscure. Eppure qualcosa nelle sue descrizioni attirò tutta la sua attenzione. In particolare, Harry si soffermò a leggere la descrizione dei Vampiri a pagina 110.

 

Un Vampiro è un essere mitologico e immortale la cui sopravvivenza è dettata dall’assunzione di linfa vitale (sangue) a ignare prede. L’esistenza dei Vampiri è stata conclamata ufficialmente dall’esploratore Erbert il Coraggioso nel Secolo XVI, durante una battuta di caccia nell’Europa dell’Est, anche se svariate leggende sul conto dei Vampiri si sono diffuse fra i maghi fin dal Medioevo.

 

Gli occhi rossi di Vesper saettarono al margine della pagina, dove qualcuno aveva scarabocchiato con inchiostro rosso una scritta.

 

Vedere pagina 256.

 

Harry sfogliò velocemente, il cuore in gola, tenendo la bacchetta illuminata orientata sopra di sé per illuminare le pagine consunte e ingiallite. La pagina mostrava per intero la fotografia di un antico castello medievale immerso nella brughiera e la didascalia recava la scritta “Fortezza di Edimburgo”.

Sfiorò impercettibilmente la superficie della pagina con un dito, e lettere scarlatte comparvero dal nulla all’interno della fotografia.

 

Per il signor Harry James Potter.

 

Qualche simpaticone si era divertito a stregare il libro in modo che riconoscesse il tocco di ogni suo possessore, e probabilmente aveva attirato abbastanza l’attenzione degli studenti da obbligare Silente a relegarlo nel Reparto Proibito. Quel genere di incanti erano la specialità di Fred e George.

La risata sprezzante di Harry si spense quando altre lettere iniziarono a comparire sulla pergamena ingiallita.

 

Se vuoi sapere come si uccide un vampiro, cerca Ranulf Flambard.

Buona fortuna.

 

Vesper

 

<< Che cosa?>> tuonò, da solo, sentendosi un idiota.

Capovolse il libro, lo ispezionò a fondo. Non c’era nessuna maledizione, nessun incantesimo scherzo dei Tiri Vispi, nessun segno di effrazione. Quel maledetto libro aveva attirato la sua attenzione nel Reparto Proibito, ma mai si sarebbe immaginato un esito del genere. Con il cuore in gola, Harry rilesse un paio di volte il messaggio. Chi diavolo era Ranulf Flambard? E perché un altro Vesper avrebbe dovuto contattarlo?

<< Vesper.>>

Una voce, alle sue spalle, lo fece trasalire.

Un nemico. Un cattivo dei film che pretendeva di entrare in scena ridacchiando e perdendo gran parte del suo tempo in chiacchiere inutile, spiegando nei dettagli al protagonista di turno il suo piano diabolico per conquistare il mondo. O forse qualche Auror in ricognizione. Un nemico, per l’appunto.

Quel breve viaggio mentale ebbe termine, e Harry osservò la figura alta e dinoccolata di Avery, il vampiro del Pub di Edimburgo, farsi avanti nella semioscurità dell’imbrunire, fiancheggiato da due loschi energumeni dall’aspetto decadente. Mentre lui vestiva formale, quantomeno elegante, i suoi scagnozzi parevano dei relitti umani intrisi di abiti luridi, sporchi, laceri di sangue. Erano tre Vampiri, non v’era dubbio, e un brivido freddo gli percorse la schiena.

<< ‘Sera, ragazzi.>> Harry si rialzò con il libro sotto il braccio e si sforzò di calzare un sorriso smagliante. << Passata una bella estate?>>

<< Consegnami quel libro, Potter.>> ringhiò Avery, senza mezzi termini. Tentava di apparire autoritario e minaccioso, ma il suo tono di voce acuto e cantilenante lo rendeva un Vampiro fuori dall’ordinario. E, in minor parte, ridicolo. << Credevi che non m’ero accorto che eri tu, quella notte?>>

<< In effetti, credo tu non abbia minimamente pensato all’idea di brindare al fianco del tuo incubo peggiore. Un po’ come se un muto dicesse a un sordo che un cieco li sta spiando.>>

<< Taci, lurido mortale!>> ringhiò lui. << La tua insolenza prima o poi verrà messa a tacere. Per sempre.>>

<< Oh, ne sono convinto. Mi illudo di essere divertente, a volte.>>

Harry si diede una rapida occhiata attorno. La Bacchetta di Sambuco fremette con foga all’interno dei suoi jeans, e non attese un solo istante per sguainarla in direzione dei tre Vampiri. Le vibrazioni divennero così forti che, quando le sue dita si serrarono attorno alla sua superficie, fu come se due pezzi dello stesso puzzle si fossero saldamente incastrati.

<< Avada Kedavra!>> ruggì Harry. E un fiotto di luce verde scaturì dalla bacchetta, investendo il terzetto con la sua devastante potenza. Ne seguì un urlo roco. Uno dei due scagnozzi compì un passo indietro e iniziò a liquefarsi davanti ai loro occhi, urlando e gemendo, finché il suo corpo non fu scomparso in un cumulo di cenere.

La Bacchetta di Sambuco era l’unica bacchetta in grado di uccidere un Vampiro.

Harry la abbassò, furente. Un sorriso tronfio e sprezzante illuminò il suo volto pallido. << A chi tocca, di voi due?>> chiese, cortese.

Ma Avery era scomparso.

Ricomparve alle sue spalle, con una velocità imprevedibile, e lo colpì duramente alla schiena con un calcio. Harry ruzzolò in avanti, perdendo il contatto con la bacchetta. Un colpo. Un altro ancora. Cacciò un urlo di dolore e tentò di rotolare di lato, evitando gli altri calci inferti dal Vampiro, che a quanto pareva aveva un’insana voglia di divertirsi.

Harry riuscì a mettersi in piedi. Afferrò il libro e lo rovesciò con violenza sul volto dello scagnozzo di Avery, e si udì nettamente lo stridore delle ossa del naso che si spezzavano. Poi, approfittando di quell’espediente per distrarre l’attenzione di Avery, iniziò a correre finché non giunse al limitare del parapetto. Poi si gettò nel vuoto.

Mi Smaterializzerò. Addio, stupidi idioti.

E invece ciò non accadde. Niente Pipistrelli, niente strappo dietro l’ombelico.

Harry si rese presto conto di non tastare nient’altro che l’aria, e precipitò sonoramente nel vuoto per svariate decine di metri. Il vicolo gli parve sempre più vicino. Poi, con la gamba sinistra, senza sapere nemmeno come, si appigliò a una corda da bucato che collegava due poggioli. Harry ebbe uno strattone e si sentì proiettare di nuovo verso l’altro, ma i tiranti della corda si spezzarono e si ritrovò nuovamente a penzolare nel vuoto come se fosse appeso ad una liana. Tracciò un semiarco lungo il vicolo, precipitando in caduta libera verso la facciata in mattoni dell’edificio opposto. Devo mollare la presa. Pensò, in preda al panico. Ma tale decisione lo gettò a velocità elevata in prossimità di una finestra, che divenne sempre più vicina…

Bang!

Harry bucò il vetro precipitando all’interno di una minuscola veranda in un fragore di schegge. Scosso e sanguinante, si rimise barcollante in piedi e si sporse per controllare dove si trovassero i Vampiri. Dal vicolo non si vedeva nessuno.

Li aveva seminati. Era salvo.

O forse no.

No, decisamente no.

Avery si lasciò cadere nel vuoto del vicolo e si artigliò con le sue unghie affilate alla veranda, issandosi all’interno dell’appartamento con il ghigno beffardo stampato sul volto. Harry raggelò. Come diavolo aveva fatto? Iniziò a correre all’impazzata, senza più guardarsi indietro: attraversò un corridoio fiocamente illuminato, percorrendo a zigzag un vasto soggiorno dove una coppia di anziani semiaddormentata sul divano stava guardando un programma di cucina in televisione. Harry li sorpassò di corsa e udì lo stridio acuto della moglie, che si destò dal sonno e si ritrovò inerme spettatrice di uno dramma penosamente comico.

<< Scusate.>> sbottò Harry, trafelato. E, nella corsa, urtò e mandò in frantumi un vaso cinese in precario equilibrio nell’ingresso. << Ripagherò tutto, se quelli non mi ammazzano prima!>>

<< Quelli chi?>> gracchiò il marito, che già aveva impugnato il cordless sul comodino per chiamare soccorsi.

Ed in quell’istante Avery e il suo scagnozzo attraversarono difilati il soggiorno. Si precipitarono alle sue calcagna come cani feroci, tentando di agguantarlo per le caviglie, ma la loro mossa risultò vana. Harry sgattaiolò nella cucina, avvertendo i loro ringhi sinistri a pochi centimetri dalla sua schiena. Spalancò con veemenza la porta del frigorifero in corsa e udì il tonfo secco di Avery che veniva colpito in pieno al volto.

Harry ne approfittò per guadagnare vantaggio: spalancò la finestra e spiccò un salto, appigliandosi al terrazzo di fronte. Era al terzo piano. Una decina di metri lo separava dal suolo, e sarebbe stato poco intelligente precipitare e rompersi l’osso del collo. Perché diamine i Pipistrelli, in presenza di quelle dannate creature, non volevano aiutarlo?

Avery e il suo scagnozzo lo seguirono librandosi in aria con un balzo controllato, atterrando a piè pari alle sue spalle, agili come due falene notturne. Maledetti.

Harry sfondò l’imposta con una spallata, si fiondò all’interno di un corridoio buio e svoltò rapido a destra, alla cieca, muovendosi in quello che gli parve un edificio disabitato. Il pavimento era inzaccherato di polvere e i suoi passi rimbombarono rumorosamente, nel rapido susseguirsi di ringhi e respiri affannosi.

Poi qualcosa lo afferrò alle spalle, e Harry si ritrovò proiettato a terra con i denti affilati del Vampiro a qualche generosa decina di millimetri dal suo collo. Urlò. Lotto per scrollarselo di dosso e riuscì a spedirlo con un calcio contro la parete opposta. Si rialzò a stento, ma Avery lo agguantò da dietro e, con una forza sovrumana, lo sollevò da terra trattenendolo per la collottola. << Non potrai farci niente, stupido umano.>> ringhiò. << Perciò evita di metterti in mezzo, a meno che tu non vorrai fare la stessa fine della tua ragazza.>>

<< La mia ragazza?>> sussurrò Harry. E il gelo più profondo gli investì il cuore, che prese a battere all’impazzata nel suo petto così forte da fargli male. << Che cos’avete fatto? CHE COS’AVETE…>>

Avery rise. Con un gesto naturale, come se volesse gettare a terra un misero sacchetto della spesa, lo sospinse in avanti e lo gettò attraverso al corridoio con una forza feroce. Harry si sentì proiettare nel vuoto. Roteò scoordinato fino a cozzare duramente contro una parete ammuffita, che cedette sotto il suo stesso peso in un fiume di polvere. Harry non ebbe modo di toccare terra: una generosa porzione di pavimento fu investita dal crollo, e si ritrovò inghiottito al piano di sotto insieme ai calcinacci. Il fragore fu così forte da destare l’attenzione di tutti gli abitanti dello stabile.

Un tonfo. Nebbia e detriti dovunque. L’aria irresponsabile e densa di polvere gli penetrò nei polmoni come la lama di un coltello, e Harry urlò. Era intrappolato nei resti del crollo, nei cumuli di materiale addensati al piano sottostante. Udì delle urla e la figura di una donna avvolta in un camice bianco che accorreva nella sua direzione. Poi qualcosa sotto i suoi piedi cedette, Harry venne inghiottito nei calcinacci.

Non seppe quando rimase lì sotto. Si sentiva male, in un turbinio di dolore e dormiveglia senza rendersi conto che cosa stava succedendo. Una sola parola, nella sua testa: Hermione.

Hermione. Hermione. 

Voleva liberarsi, correre da lei. Doveva aiutarla.

Dall’altra parte provennero altre urla. La voce roca di un uomo disse qualcosa di incomprensibile, poi ci fu il sordo rumore di mattoni che cozzavano l’uno con l’altro. Qualcuno stava scavando per liberarlo. Un cono di luce illuminò i suoi occhi e Harry, debole e dolorante, mosse impercettibilmente la mano, tentando di allungarla in quella direzione per farsi notare. Pochi istanti dopo delle dita grandi e bollenti incrociarono le sue, tirando con forza verso la superficie.

Lentamente, mattone dopo mattone, lo liberarono.

<< Diavolo santo, il soffitto è crollato!>> gemette una voce.

<< Grazie dell’informazione, Pete.>> lo rimbeccò un’altra, che sembrava appartenere ad una rauca fumatrice di mezza età. << Aiutami a scavare. Veloce. C’è qualcuno, lì sotto!>>

<< Dottore!>> ululò Pete. Ne seguì un frenetico rumore di passi.

<< Vai a chiamare i soccorsi.>> disse una terza voce, maschile e risoluta. << State tutti bene?>>

<< Noi sì, per fortuna. Ma c’è qualcuno qui… respira, dottore!>>

La donna sembrava in preda a una crisi di panico.

In tutto quel trambusto, Harry aveva la vista annebbiata e faticò a individuare i volti dei suoi salvatori babbani. Due braccia forti lo sorressero per il busto e lo issarono in alto, in superficie, e finalmente i suoi polmoni respirarono aria fresca. Fu come essere annegati in un mare di cemento.

<< Riesci a camminare, ragazzo?>> domandò quello che gli parve un dottore. Indossava un camice bianco, perlomeno. L’uomo lo aiutò a stare in piedi, facendosi scorrere un braccio di Harry attorno alle spalle; ad una risposta affermativa, lo incoraggiò ad avviarsi lontano dall’incidente.

<< Vieni. Il mio collaboratore sta chiamando i soccorsi.>>

<< G-grazie.>> balbettò Harry, che si sentì profondamente inebetito.

Il dottore lo condusse in un ambiente più piccolo, semibuio. Lo fece sedere di una poltroncina da dentista e gli posò una mano sulla spalla, mentre faceva scattare l’altra su una lampada operatoria che orientò nella sua direzione. Una luce abbagliante lo investì, e Harry strizzò gli occhi coprendosi il volto con le mani.

Il medico controllò le sue pupille, poi passò a tastarti le pulsazioni del polso. << Cosa ci facevi là dentro,?>> domandò a bruciapelo. << Quella casa è disabitata da almeno dieci anni.>>

<< Io…>> boccheggiò Harry.

<< C’era qualcuno con te? Sono state coinvolte altre persone nel crollo?>>

Troppe domande. Troppi dettagli.

Sì, certo, c’era qualcuno con me. Tre Vampiri assetati di sangue. Uno l’ho schiantato sul tetto mentre studiavo una formula magica che mi consentisse di uccidere una creatura immortale. Gli altri due mi hanno inseguito da un terrazzo all’altro finché non mi sono ritrovato coperto dalle macerie. 

E grazie tante Vesper e i suoi pipistrelli.

In quel momento Harry si sentì debole e penosamente umano.

<< Sono solo.>>

Il medico corrugò la fronte. Era un uomo alto sulla sessantina, con un fisico atletico e robusto. Il suo volto era piuttosto serioso, la mascella squadrata, e una chioma rada di capelli grigi faceva capolino sulla sua testa, nella penombra, accompagnata da un paio di occhiali dalla rigida montatura d’acciaio.

<< Quanti anni hai, ragazzo?>>

Era forse un interrogatorio?

<< La prego.>> Harry strinse la bocca in una smorfia. Una fitta di dolore gli si ramificò lungo la schiena, diffondendosi sino alla punta dei piedi. Si tastò istintivamente la tasche alla ricerca vana della sua Bacchetta, ma ricordò troppo tardi di averla smarrita nella fuga rocambolesca dai vampiri. Doveva recuperarla al più presto. << Non chiami i soccorsi. Io… me la so cavare da solo.>>

<< Sei ricercato, per caso?>>

Non v’era ironia nel suo tono di voce. Solo una professionale sete di informazioni.

Harry iniziò a sudare. La vista divenne sempre più annebbiata e ricadde debolmente all’indietro sulla sedia.

<< Non ti agitare. E’ inutile. Il tuo corpo sta reagendo allo shock dell’incidente.>> L’uomo agguantò senza troppa grazia il suo polso e lo tastò di nuovo. Sospirò. << Stai collassando.>>

Harry lo ignorò. Voleva alzarsi in piedi e fuggire. Tentò inutilmente di alzarsi dal lettino da dentista, proiettando le mani in avanti alla cieca. Le sue dita si strinsero attorno al camice del dottore e fece pressione per sospingerlo indietro, il suo cartellino di riconoscimento appuntato al taschino oscillò a pochi centimetri dai suoi occhi.

Ciò che vi lesse, identificando le lettere annebbiate, lo sconvolse.

Poi il buio.

 

*°*°*°*°*°*

 

`•.¸¸.•´´¯`••._.• THE APPLE'S CORNER `•.¸¸.•´´¯`••._.•

Ciao a tutti/e, sono di ritorno dopo "un periodo di crisi letteraria", e dopo le enormi quantità di pranzi e cene delle festività.

Spero che Anima Bianca continui a piacervi. Nell'attendere ansiosamente le vostre recensioni in merito, vi auguro un buon 2012 (anche se in ritardo)

E non dimenticate:


AUROR POWER!
   
 
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