"La vita è piacevole. La morte è pacifica. E' la transizione che crea dei problemi."
(Isaac Asimov)
<<
Non ti conviene girare da queste parti, Ojos
Rojos.>>
Una
voce rauca, alle loro spalle, risuonò nel vociare sordo
delle baraccopoli di
periferia. Un inglese stentato, masticato, di un alto e smilzo
quarantenne dal
cranio pelato armato di una mazza da baseball. Aveva piercing e
orecchini
dovunque, la pelle olivastra e due occhietti color pece iniettati di
sangue. Un
Pirata.
<<
Dico a te, Ojos Rojos!>>
urlò.
Ne
seguirono delle risate sguaiate. Qualcuno ringhiò parole
sconosciute nel
dialetto del posto, un altro sputò rumorosamente per terra.
<<
Non ti voltare.>> disse Harry, nervoso. Strinse le dita
attorno
all’avambraccio di Hermione e la guidò lungo i
vicoli, sforzandosi di ricordare
il percorso che collegava la casupola di Malfoy con la via principale.
<<
Bella chica, Ojos Rojos!>>
ululò un altro, dietro di loro.
<<
Ignorali.>> ripeté Harry, con un tono
abbastanza alto da risultare
udibile nelle vicinanze. << Loro… non sanno
cosa stanno facendo.>>
Doveva
stare calmo. Lui e Vesper. Lui e il diavolo che aveva preso possesso
del suo
stomaco, ogni volta che qualcuno si azzardava a mettergli i bastoni fra
le
ruote.
No.
Loro non meritavano di morire.
Il
suo Credo gli impedì di voltarsi, sfoderare la bacchetta e
vederli stramazzare
a terra, uno per uno. Avrebbe riso. Sì. Non si
vergognò di pensarlo.
<<
Harry.>> mormorò Hermione. Agitò la
pochette che le pendeva a tracolla.
<< Ho un’idea. Forse
potremmo…>>
<<
Dobbiamo muoverci.>> proruppe lui. <<
Non… voltarti. Ti
prego.>>
<<
Ma io…>>
<<
Tienes miedo, Ojos Rojos?>>
sibilò uno degli uomini, che rassomigliava ad un Pirata.
Sì,
stronzo.
Aveva paura. Paura di non controllarsi, di schizzare contro di loro
come un
toro rabbioso, mandando definitivamente all’aria la sua
copertura.
<<
Harry, sto cercando di dirti che…>>
Ma
uno dei cileni fu più rapido: balzò
giù da una vecchia roulotte e sbarrò loro
la strada armato di un fucile a canne mozze, di quelli che usavano i
marines
durante le battute di caccia ai terroristi. Chiunque fosse, non era un
semplice
e povero abitante delle favelas: quella banda di criminali era
lì per un motivo
preciso. Ucciderlo e incassare la taglia che pendeva sulla sua testa.
Ojos
Rojos o Vesper, o comunque l’avessero chiamato, Harry
iniziò a perdere la
pazienza. Sfoderò la bacchetta di Sambuco e
schiantò sul posto il primo
bersaglio.
Hermione
si portò una mano sulla bocca. << Niente
magia, maledizione!>>
<<
Come vuoi tu.>>
Harry
intercettò il secondo bandito. Lo agguantò per la
collottola e lo spiantò con
la schiena premuta contro una parete di lamiera, sferrandogli un
violento pugno
nello stomaco. L’uomo guaì e si piegò
in due dal dolore, e Vesper lo finì con
un calcio nel basso ventre. << Sono
troppi.>> disse. Prese il
fucile a canne mozze e lo gettò in un tombino scoperchiato.
Fuori
Uno.
Si
preoccupò per l’incolumità di Hermione,
che nel giro di pochi istanti si era
ritrovata circondata. Ma lei era il Comandante del Quartier Generale,
era
perfettamente a suo agio in quel genere di situazioni.
Rifilò un calcio ben
assestato nelle parti basse del primo pirata che le capitò a
tiro, poi usò la
bacchetta dalla parte del manico per ficcarla negli occhi di un altro
suo
compare.
Altro
sangue. Altre grida.
<<
Ne avete abbastanza?>> ululò Hermione, che era
in preda a una specie di
attacco isterico. Si riversò come una leonessa addosso al
terzo nemico, e
nessuno poté in qualche modo aiutarlo. Harry vide un paio di
denti roteare
nell’aria in una scia di sangue, poi il suo corpo precipitare
a terra inerme
come un sacco di patate.
<<
Stavo dicendo, Harry.>> disse Hermione, tranquilla,
quando il vicolo fu
sgombro. Sollevò la pochette di perline e gliela fece
scorrere davanti agli
occhi. << Ho una cosa che ti appartiene. Se solo mi
avessi lasciato
spiegare...>> Aprì la cerniera e ne estrasse
un minuscolo modellino di
moto, simile a un giocattolo per bambini. Le bastò un colpo
di bacchetta e ci
fu uno schiocco sonoro. Un istante dopo, davanti agli occhi stupefatti
di
Harry, la sua Ducati 1199 era lì, davanti a loro, rossa e
ruggente come non
mai. Bella. Bellissima. Non seppe
che
altro dire.
<<
Non abbiamo i caschi.>> obiettò Harry, con un
mezzo sorriso.
<<
Oh, al diavolo. Portami fuori di
qui!>>
Prima
che altri cercatori di taglie li intercettassero, balzarono in sella
alla
Ducati e Harry fece girare le chiavi nel quadro. Un sibilo, simile al
ruggito
di un giaguaro, si diffuse a macchia d’olio nella
baraccopoli, seguito dal
fischio delle gomme che scricchiolavano sul terreno sterrato. La moto
partì con
un guizzo ruggente.
Hermione
si incollò con le mani legate alla sua vita e non trattenne
un urlo stridulo
quando Harry svoltò rapido una curva, piegando la moto verso
destra. Percorsero
un lungo viottolo fiancheggiato da baracche, poi passarono a ridosso di
un
piccolo spiazzo affollato. Dei proiettili volarono nell’aria,
qualcuno urlò
epiteti in spagnolo. Un istante dopo Harry svoltò di nuovo
rapido e finirono
diritti addosso a un Pirata. Lo video tuffarsi di lato evitando
all’ultimo di
essere colpito dal muso affilato della moto. Meno
sei.
<<
Tutto bene, lì dietro?>>
Silenzio.
No, non andava tutto bene. Se solo avesse parlato, Hermione gli avrebbe
vomitato addosso. Ma non disse nulla e si strinse forte a lui, gli
occhi chiusi
e i capelli scompigliati dal vento.
Harry
puntò un piede a terra, facendo perno per riuscire a
superare un’altura di
lamiere altrimenti inaccessibile. Compirono un piccolo balzo, poi di
nuovo
lungo un altro vicolo. I Pirati erano una cinquantina ed avevano
circondato
l’intera baraccopoli per intercettarlo.
Come
avrebbero fatto a cavarsela senza l’uso della Magia?
Hermione
lo anticipò. Mise mano alla bacchetta, artigliandosi con
l’altra alla schiena
di Harry. Mentre sfrecciarono in prossimità della via
principale, compì un
movimento elaborato e una grossa bolla protettiva avvolse la Ducati,
impedendo
ai colpi di raggiungergli. Decine di centinaia di proiettili
ribalzarono contro
la cupola creando un violento picchiettio metallico che
rimbombò loro nelle
orecchie.
L’euforia
di Harry venne interrotta da altre urla sguaiate. Un gruppo di
Rivoltosi era
spuntato dalle baraccopoli e si era gettato sui Pirati.
Approfittò della
guerriglia interna per sgommare rapido in avanti, portandosi a debita
distanza
dal conflitto.
Quella
gente lo conosceva come “Occhi Rossi”:
qualcuno gli aveva offerto
un’ingente
somma di denaro per toglierselo dai piedi. E in quei posti il denaro
era
l’unico Dio tangibile, l’unico futuro
per il quale le persone pregavano. No. Vesper non avrebbe mosso un
dito, né
torto un solo altro misero capello in quel posto dimenticato.
Si
lasciarono alle spalle la guerriglia delle baraccopoli di Iquique e
fecero
ritorno, sporchi ed ormai esausti, all’Hotel nel centro
città dove Hermione
aveva prenotato una stanza, con la triste consapevolezza che avrebbero
fatto
ritorno a Londra a mani vuote.
*°*°*°*°*°*
Dalla
loro visita in Cile e in Malesia trascorsero quattro lunghe settimane.
Giorni
d’inferno per il Comandante del Quartier Generale e per i
suoi Auror: costretti
a lavorare nella bufera mediatica inscenata da Rita Skeeter in merito
alle
ipotesi di una possibile collaborazione fra Hermione e il Principe
Oscuro.
Il
martedì successivo il Profeta pubblicò un
articolo al vetriolo sui fondi
ministeriali concessi al Quartier Generale negli ultimi cinque anni,
dimostrando che almeno diecimila galeoni pubblici erano stati sprecati
per
acquistare una serie limitata di Nimbus 4014, che alcuni Auror
avrebbero
utilizzato per scopi personali. Il Responsabile delle Finanze
Ministeriali
Edigius Locker, colpito dallo scandalo, fu costretto a presentare le
dimissioni
il giorno seguente.
<<
Maledetta, stupida, cagna schifosa.>> commentò
amaramente Ron, in un
freddo pomeriggio di fine ottobre, mentre lui, Neville e Hermione
scesero nella
Sala Comune del Quartier Generale per bere una tazza di
caffè caldo. <<
Sta facendo di tutto per gettarci nella…>>
<<
Bufera.>> Hermione lo
mise a
tacere con un sorriso forzato. Strinse fra le dita la sua tazza di
Cappuccino
bollente e rimirò senza troppa enfasi il panorama magico
fuori dalle grandi
finestre della stanza. << Il Rapporto in merito
all’Operazione “StellaFreccia”
è stato inviato al
Ministro?>>
<<
Altroché.>> la rassicurò Neville,
che bevve un sorso di Coca Cola. Ne
aveva fatto scorta in un negozio babbano: era una droga, per lui.
<<
Kingsley è entusiasta del nostro operato. Mi ha detto di
tenere duro, che è
solo una moda temporanea quella di darci
la caccia. Dopo tutto, la penso come lui: la Skeeter si
calmerà. Ce l’ha a
morte con noi perché non riesce a
corromperci.>>
<<
Notizie dell’Uomo Pipistrello?>> intervenne
Ron, vago.
<<
E’ a Londra, con la sua amica.>>
Hermione finse disinteresse, mescolando il contenuto della tazza con il
cucchiaino. << L’ho sentito un paio di giorni
fa, dopo la Conferenza
Stampa. Mi ha detto che non hanno ancora trovato nulla di utile,
né tantomeno
sono riusciti a capire chi ci sia dietro tutto questo.>>
Si diede
un’occhiata guardinga in giro, e tornò a parlare
solo quando si fu assicurata
che non ci fosse nessuno nei paraggi. << I Vampiri, se
davvero hanno
intenzione di rivoltarsi com’è accaduto in Cile,
stanno temporeggiando fin
troppo. Voglio dire, è passato quasi un mese. Un
mese, maledizione. E non è successo un bel
niente.>>
<<
Certo che no.>> le fece eco Ron, con tono affabile.
<< Avete solo
rischiato di essere linciati da una banda di cacciatori di taglie. Cose
da tutti i giorni.>>
<<
Il fatto è che Malfoy non vuole collaborare.>>
<<
Sai che gran perdita.>> Ron e Neville si scambiarono
un’occhiata
complice. Poi Ron soffocò una risatina. <<
Voglio dire, sentiremo la sua mancanza
ogni giorno.>>
<<
Uno di meno, Ronald. Lo vuoi capire?>> lo
rimbeccò Hermione. << Uno
di meno.>>
<<
Ho visto un film che davano in televisione, qualche giorno fa. Mio
padre adora
la televisione. Si chiamava quattrocento, o una roba del genere.
Anche gli Spartani erano in minoranza, in questo film, ma si sono
battuti con
gran ferocia.>>
<<
E sono morti tutti.>> osservò Neville.
<<
Forse dovremo darci un taglio.>> propose infine Ron, che
sorvolò
l’argomento. Bevve un sorso di caffè amaro e fece
una smorfia, poi agguantò il
sacchetto dello zucchero e ne versò due generose zollette
all’interno della sua
tazza. << Vesper potrebbe essersi
sbagliato.>>
<<
Fin’ora non è mai successo.>>
sibilò Hermione, velenifera.
<<
Ma potrebbe accadere!>> insistette Neville.
<< E’ umano.
E, se mi permetti, anche se so
che ciò potrebbe costarmi il distintivo: trovo che un
Comandante non debba
mescolare la sua vita sentimentale
con la sua professione. Rischierebbe di… ecco…
compromettere il suo
operato.>>
Hermione
incassò il colpo il silenzio, ma dentro di sé fu
come se delle fiamme infernali
le avessero arso le viscere. Rabbiosa, con una smorfia indispettita
dipinta sul
volto, regalò il suo peggior sguardo velenifero ai due
Auror, per poi voltare
sui tacchi ed avviarsi a grandi passi verso l’uscita.
<<
Non è forse vero?>> ribadì Ron, che
alzò la voce per farsi udire.
Ma
in risposta ricevette solo il mero tonfo della porta che si richiudeva.
*°*°*°*°*
Come
si uccideva un Vampiro?
Una
domanda semplice, ingenua, il suo incubo peggiore.
Dal
tetto del Nike Town affacciato su Oxford Circus, Harry godé
della piena visione
circostante. L’orizzonte rossastro si affievolì
alle spalle della linea frastagliata
di tetti londinesi che si susseguivano in rapida successione, formando
un
tappeto urbano punteggiato di grattacieli e dal campanile lontano di
St.Paul.
Il freddo era pungente, e una brezza gelida gli scompigliò i
capelli corvini.
Trascorse
l’ora seguente a sfogliare il pesante volume rilegato
derubato dal Reparto
Proibito intitolato “Creature Notturne della Mitologia
Classica” di Newt
Scamandro. Dalle notte di Madama Prince trascritte al margine
dell’intestazione, Harry venne a conoscenza che il volume era
stato trasferito
nella Sezione Proibita nel 1975, quasi cinquant’anni dopo la
sua pubblicazione.
Perché?
A
prima vista era un libro come tanti altri, un semplice trattato
scolastico
utilizzato durante le lezione di Difesa Contro le Arti Oscure. Eppure
qualcosa
nelle sue descrizioni attirò tutta la sua attenzione. In
particolare, Harry si
soffermò a leggere la descrizione dei Vampiri a pagina 110.
Un
Vampiro è un essere
mitologico e immortale la cui sopravvivenza è dettata
dall’assunzione di linfa
vitale (sangue) a ignare prede. L’esistenza dei Vampiri
è stata conclamata
ufficialmente dall’esploratore Erbert il Coraggioso nel
Secolo XVI, durante una
battuta di caccia nell’Europa dell’Est, anche se
svariate leggende sul conto
dei Vampiri si sono diffuse fra i maghi fin dal Medioevo.
Gli
occhi rossi di Vesper saettarono al margine della pagina, dove qualcuno
aveva
scarabocchiato con inchiostro rosso una scritta.
Vedere
pagina 256.
Harry
sfogliò velocemente, il cuore in gola, tenendo la bacchetta
illuminata
orientata sopra di sé per illuminare le pagine consunte e
ingiallite. La pagina
mostrava per intero la fotografia di un antico castello medievale
immerso nella
brughiera e la didascalia recava la scritta “Fortezza
di Edimburgo”.
Sfiorò
impercettibilmente la superficie della pagina con un dito, e lettere
scarlatte
comparvero dal nulla all’interno della fotografia.
Per
il signor Harry James
Potter.
Qualche
simpaticone si era divertito a stregare il libro in modo che
riconoscesse il
tocco di ogni suo possessore, e probabilmente aveva attirato abbastanza
l’attenzione degli studenti da obbligare Silente a relegarlo
nel Reparto
Proibito. Quel genere di incanti erano la specialità di Fred
e George.
La
risata sprezzante di Harry si spense quando altre lettere iniziarono a
comparire sulla pergamena ingiallita.
Se
vuoi sapere come si
uccide un vampiro, cerca Ranulf Flambard.
Buona
fortuna.
Vesper
<<
Che cosa?>> tuonò, da solo, sentendosi un
idiota.
Capovolse
il libro, lo ispezionò a fondo. Non c’era nessuna
maledizione, nessun
incantesimo scherzo dei Tiri Vispi, nessun segno di effrazione. Quel
maledetto
libro aveva attirato la sua attenzione nel Reparto Proibito, ma mai si
sarebbe
immaginato un esito del genere. Con il cuore in gola, Harry rilesse un
paio di
volte il messaggio. Chi diavolo era Ranulf Flambard? E
perché un altro Vesper avrebbe
dovuto contattarlo?
<<
Vesper.>>
Una
voce, alle sue spalle, lo fece trasalire.
Un
nemico.
Un
cattivo dei film che pretendeva di entrare in scena ridacchiando e
perdendo
gran parte del suo tempo in chiacchiere inutile, spiegando nei dettagli
al protagonista
di turno il suo piano diabolico per conquistare il mondo. O forse
qualche Auror
in ricognizione. Un nemico, per l’appunto.
Quel
breve viaggio mentale ebbe termine, e Harry osservò la
figura alta e
dinoccolata di Avery, il vampiro del Pub di Edimburgo, farsi avanti
nella
semioscurità dell’imbrunire, fiancheggiato da due
loschi energumeni
dall’aspetto decadente. Mentre lui vestiva formale,
quantomeno elegante, i suoi
scagnozzi parevano dei relitti umani intrisi di abiti luridi, sporchi,
laceri
di sangue. Erano tre Vampiri, non v’era dubbio, e un brivido
freddo gli
percorse la schiena.
<<
‘Sera, ragazzi.>> Harry si rialzò
con il libro sotto il braccio e si
sforzò di calzare un sorriso smagliante. <<
Passata una bella
estate?>>
<<
Consegnami quel libro, Potter.>> ringhiò
Avery, senza mezzi termini.
Tentava di apparire autoritario e minaccioso, ma il suo tono di voce
acuto e
cantilenante lo rendeva un Vampiro fuori dall’ordinario. E,
in minor parte,
ridicolo. << Credevi che non m’ero accorto che
eri tu, quella
notte?>>
<<
In effetti, credo tu non abbia minimamente pensato all’idea
di brindare al
fianco del tuo incubo peggiore. Un po’ come se un muto
dicesse a un sordo che
un cieco li sta spiando.>>
<<
Taci, lurido mortale!>> ringhiò lui.
<< La tua insolenza prima o
poi verrà messa a tacere. Per
sempre.>>
<<
Oh, ne sono convinto. Mi illudo di essere divertente, a
volte.>>
Harry
si diede una rapida occhiata attorno. La Bacchetta di Sambuco fremette
con foga
all’interno dei suoi jeans, e non attese un solo istante per
sguainarla in
direzione dei tre Vampiri. Le vibrazioni divennero così
forti che, quando le
sue dita si serrarono attorno alla sua superficie, fu come se due pezzi
dello
stesso puzzle si fossero saldamente incastrati.
<<
Avada Kedavra!>> ruggì Harry. E un fiotto di
luce verde scaturì dalla
bacchetta, investendo il terzetto con la sua devastante potenza. Ne
seguì un
urlo roco. Uno dei due scagnozzi compì un passo indietro e
iniziò a liquefarsi
davanti ai loro occhi, urlando e gemendo, finché il suo
corpo non fu scomparso
in un cumulo di cenere.
La
Bacchetta di Sambuco era l’unica bacchetta in grado di
uccidere un Vampiro.
Harry
la abbassò, furente. Un sorriso tronfio e sprezzante
illuminò il suo volto
pallido. << A chi tocca, di voi due?>>
chiese, cortese.
Ma
Avery era scomparso.
Ricomparve
alle sue spalle, con una velocità imprevedibile, e lo
colpì duramente alla
schiena con un calcio. Harry ruzzolò in avanti, perdendo il
contatto con la
bacchetta. Un colpo. Un altro ancora. Cacciò un urlo di
dolore e tentò di
rotolare di lato, evitando gli altri calci inferti dal Vampiro, che a
quanto
pareva aveva un’insana voglia di divertirsi.
Harry
riuscì a mettersi in piedi. Afferrò il libro e lo
rovesciò con violenza sul
volto dello scagnozzo di Avery, e si udì nettamente lo
stridore delle ossa del
naso che si spezzavano. Poi, approfittando di
quell’espediente per distrarre
l’attenzione di Avery, iniziò a correre
finché non giunse al limitare del
parapetto. Poi si gettò nel vuoto.
Mi
Smaterializzerò. Addio,
stupidi idioti.
E
invece ciò non accadde. Niente Pipistrelli, niente strappo
dietro l’ombelico.
Harry
si rese presto conto di non tastare nient’altro che
l’aria, e precipitò
sonoramente nel vuoto per svariate decine di metri. Il vicolo gli parve
sempre
più vicino. Poi, con la gamba sinistra, senza sapere nemmeno
come, si appigliò
a una corda da bucato che collegava due poggioli. Harry ebbe uno
strattone e si
sentì proiettare di nuovo verso l’altro, ma i
tiranti della corda si spezzarono
e si ritrovò nuovamente a penzolare nel vuoto come se fosse
appeso ad una
liana. Tracciò un semiarco lungo il vicolo, precipitando in
caduta libera verso
la facciata in mattoni dell’edificio opposto. Devo
mollare la presa. Pensò, in preda al panico. Ma
tale decisione
lo gettò a velocità elevata in
prossimità di una finestra, che divenne sempre
più vicina…
Bang!
Harry
bucò il vetro precipitando all’interno di una
minuscola veranda in un fragore
di schegge. Scosso e sanguinante, si rimise barcollante in piedi e si
sporse per
controllare dove si trovassero i Vampiri. Dal vicolo non si vedeva
nessuno.
Li
aveva seminati. Era salvo.
O
forse no.
No,
decisamente no.
Avery
si lasciò cadere nel vuoto del vicolo e si
artigliò con le sue unghie affilate
alla veranda, issandosi all’interno
dell’appartamento con il ghigno beffardo
stampato sul volto. Harry raggelò. Come diavolo aveva fatto?
Iniziò a correre
all’impazzata, senza più guardarsi indietro:
attraversò un corridoio fiocamente
illuminato, percorrendo a zigzag un vasto soggiorno dove una coppia di
anziani
semiaddormentata sul divano stava guardando un programma di cucina in
televisione. Harry li sorpassò di corsa e udì lo
stridio acuto della moglie,
che si destò dal sonno e si ritrovò inerme
spettatrice di uno dramma penosamente comico.
<<
Scusate.>> sbottò Harry, trafelato. E, nella
corsa, urtò e mandò in
frantumi un vaso cinese in precario equilibrio nell’ingresso.
<<
Ripagherò tutto, se quelli
non mi
ammazzano prima!>>
<<
Quelli chi?>>
gracchiò il
marito, che già aveva impugnato il cordless sul comodino per
chiamare soccorsi.
Ed
in quell’istante Avery e il suo scagnozzo attraversarono
difilati il soggiorno.
Si precipitarono alle sue calcagna come cani feroci, tentando di
agguantarlo
per le caviglie, ma la loro mossa risultò vana. Harry
sgattaiolò nella cucina,
avvertendo i loro ringhi sinistri a pochi centimetri dalla sua schiena.
Spalancò con veemenza la porta del frigorifero in corsa e
udì il tonfo secco di
Avery che veniva colpito in pieno al volto.
Harry
ne approfittò per guadagnare vantaggio: spalancò
la finestra e spiccò un salto,
appigliandosi al terrazzo di fronte. Era al terzo piano. Una decina di
metri lo
separava dal suolo, e sarebbe stato poco intelligente precipitare e
rompersi
l’osso del collo. Perché diamine i Pipistrelli, in
presenza di quelle dannate
creature, non volevano aiutarlo?
Avery
e il suo scagnozzo lo seguirono librandosi in aria con un balzo
controllato,
atterrando a piè pari alle sue spalle, agili come due falene
notturne. Maledetti.
Harry
sfondò l’imposta con una spallata, si
fiondò all’interno di un corridoio buio e
svoltò rapido a destra, alla cieca, muovendosi in quello che
gli parve un
edificio disabitato. Il pavimento era inzaccherato di polvere e i suoi
passi
rimbombarono rumorosamente, nel rapido susseguirsi di ringhi e respiri
affannosi.
Poi
qualcosa lo afferrò alle spalle, e Harry si
ritrovò proiettato a terra con i
denti affilati del Vampiro a qualche generosa decina di millimetri dal
suo
collo. Urlò. Lotto per scrollarselo di dosso e
riuscì a spedirlo con un calcio
contro la parete opposta. Si rialzò a stento, ma Avery lo
agguantò da dietro e,
con una forza sovrumana, lo sollevò da terra trattenendolo
per la collottola.
<< Non potrai farci niente, stupido
umano.>> ringhiò. <<
Perciò evita di metterti in mezzo, a meno che tu non vorrai
fare la stessa fine
della tua ragazza.>>
<<
La mia ragazza?>>
sussurrò
Harry. E il gelo più profondo gli investì il
cuore, che prese a battere
all’impazzata nel suo petto così forte da fargli
male. << Che cos’avete
fatto? CHE COS’AVETE…>>
Avery
rise. Con un gesto naturale, come se volesse gettare a terra un misero
sacchetto della spesa, lo sospinse in avanti e lo gettò
attraverso al corridoio
con una forza feroce. Harry si sentì proiettare nel vuoto.
Roteò scoordinato
fino a cozzare duramente contro una parete ammuffita, che cedette sotto
il suo
stesso peso in un fiume di polvere. Harry non ebbe modo di toccare
terra: una
generosa porzione di pavimento fu investita dal crollo, e si
ritrovò
inghiottito al piano di sotto insieme ai calcinacci. Il fragore fu
così forte
da destare l’attenzione di tutti gli abitanti dello stabile.
Un
tonfo. Nebbia e detriti dovunque. L’aria irresponsabile e
densa di polvere gli
penetrò nei polmoni come la lama di un coltello, e Harry
urlò. Era intrappolato
nei resti del crollo, nei cumuli di materiale addensati al piano
sottostante.
Udì delle urla e la figura di una donna avvolta in un camice
bianco che
accorreva nella sua direzione. Poi qualcosa sotto i suoi piedi cedette,
Harry
venne inghiottito nei calcinacci.
Non
seppe quando rimase lì sotto. Si sentiva male, in un
turbinio di dolore e
dormiveglia senza rendersi conto che cosa stava succedendo. Una sola
parola,
nella sua testa: Hermione.
Hermione.
Hermione.
Voleva
liberarsi, correre da lei. Doveva aiutarla.
Dall’altra
parte provennero altre urla. La voce roca di un uomo disse qualcosa di
incomprensibile, poi ci fu il sordo rumore di mattoni che cozzavano
l’uno con
l’altro. Qualcuno stava scavando per liberarlo. Un cono di
luce illuminò i suoi
occhi e Harry, debole e dolorante, mosse impercettibilmente la mano,
tentando
di allungarla in quella direzione per farsi notare. Pochi istanti dopo
delle
dita grandi e bollenti incrociarono le sue, tirando con forza verso la
superficie.
Lentamente,
mattone dopo mattone, lo liberarono.
<<
Diavolo santo, il soffitto è crollato!>>
gemette una voce.
<<
Grazie dell’informazione, Pete.>> lo
rimbeccò un’altra, che sembrava
appartenere ad una rauca fumatrice di mezza età.
<< Aiutami a scavare. Veloce.
C’è qualcuno, lì sotto!>>
<<
Dottore!>> ululò Pete. Ne seguì un
frenetico rumore di passi.
<<
Vai a chiamare i soccorsi.>> disse una terza voce,
maschile e risoluta.
<< State tutti bene?>>
<<
Noi sì, per fortuna. Ma c’è qualcuno
qui… respira, dottore!>>
La
donna sembrava in preda a una crisi di panico.
In
tutto quel trambusto, Harry aveva la vista annebbiata e
faticò a individuare i
volti dei suoi salvatori babbani. Due braccia forti lo sorressero per
il busto
e lo issarono in alto, in superficie, e finalmente i suoi polmoni
respirarono
aria fresca. Fu come essere annegati in un mare di cemento.
<<
Riesci a camminare, ragazzo?>> domandò quello
che gli parve un dottore. Indossava
un camice bianco, perlomeno. L’uomo lo aiutò a
stare in piedi, facendosi
scorrere un braccio di Harry attorno alle spalle; ad una risposta
affermativa,
lo incoraggiò ad avviarsi lontano dall’incidente.
<<
Vieni. Il mio collaboratore sta chiamando i soccorsi.>>
<<
G-grazie.>> balbettò Harry, che si
sentì profondamente inebetito.
Il
dottore lo condusse in un ambiente più piccolo, semibuio. Lo
fece sedere di una
poltroncina da dentista e gli posò una mano sulla spalla,
mentre faceva
scattare l’altra su una lampada operatoria che
orientò nella sua direzione. Una
luce abbagliante lo investì, e Harry strizzò gli
occhi coprendosi il volto con
le mani.
Il
medico controllò le sue pupille, poi passò a
tastarti le pulsazioni del polso. <<
Cosa ci facevi là dentro,?>>
domandò a bruciapelo. << Quella casa
è
disabitata da almeno dieci anni.>>
<<
Io…>> boccheggiò Harry.
<<
C’era qualcuno con te? Sono state coinvolte altre persone nel
crollo?>>
Troppe
domande. Troppi dettagli.
Sì,
certo, c’era qualcuno
con me. Tre Vampiri assetati di sangue. Uno l’ho schiantato
sul tetto mentre
studiavo una formula magica che mi consentisse di uccidere una creatura
immortale. Gli altri due mi hanno inseguito da un terrazzo
all’altro finché non
mi sono ritrovato coperto dalle macerie.
E
grazie tante Vesper e i suoi pipistrelli.
In
quel momento Harry si sentì debole e penosamente umano.
<<
Sono solo.>>
Il
medico corrugò la fronte. Era un uomo alto sulla sessantina,
con un fisico
atletico e robusto. Il suo volto era piuttosto serioso, la mascella
squadrata,
e una chioma rada di capelli grigi faceva capolino sulla sua testa,
nella
penombra, accompagnata da un paio di occhiali dalla rigida montatura
d’acciaio.
<<
Quanti anni hai, ragazzo?>>
Era
forse un interrogatorio?
<<
La prego.>> Harry strinse la bocca in una smorfia. Una
fitta di dolore
gli si ramificò lungo la schiena, diffondendosi sino alla
punta dei piedi. Si
tastò istintivamente la tasche alla ricerca vana della sua
Bacchetta, ma
ricordò troppo tardi di averla smarrita nella fuga
rocambolesca dai vampiri.
Doveva recuperarla al più presto. << Non
chiami i soccorsi. Io… me la so
cavare da solo.>>
<<
Sei ricercato, per caso?>>
Non
v’era ironia nel suo tono di voce. Solo una professionale
sete di informazioni.
Harry
iniziò a sudare. La vista divenne sempre più
annebbiata e ricadde debolmente
all’indietro sulla sedia.
<<
Non ti agitare. E’ inutile. Il tuo corpo sta reagendo allo
shock
dell’incidente.>> L’uomo
agguantò senza troppa grazia il suo polso e lo
tastò di nuovo. Sospirò. << Stai
collassando.>>
Harry
lo ignorò. Voleva alzarsi in piedi e fuggire.
Tentò inutilmente di alzarsi dal
lettino da dentista, proiettando le mani in avanti alla cieca. Le sue
dita si
strinsero attorno al camice del dottore e fece pressione per
sospingerlo
indietro, il suo cartellino di riconoscimento appuntato al taschino
oscillò a
pochi centimetri dai suoi occhi.
Ciò
che vi lesse, identificando le lettere annebbiate, lo sconvolse.
Poi
il buio.
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`•.¸¸.•´´¯`••._.• THE APPLE'S CORNER `•.¸¸.•´´¯`••._.•
Ciao a tutti/e, sono di ritorno dopo "un periodo di crisi letteraria", e dopo le enormi quantità di pranzi e cene delle festività.Spero che Anima Bianca continui a piacervi. Nell'attendere ansiosamente le vostre recensioni in merito, vi auguro un buon 2012 (anche se in ritardo)
E non dimenticate:
AUROR POWER!