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Autore: Writer96    08/01/2012    17 recensioni
"Potter e l’essere interrotta mentre scriveva e la sua pergamena sbaffata..ma soprattutto (e questa era la cosa che la faceva imbestialire di più) il fatto che avesse riconosciuto la mano di Potter nell’esatto momento in cui l’aveva toccata. Pessima, pessima combinazione."
DALL'ULTIMO CAPITOLO:
"-Buffo, mi aspettavo un’accoglienza più in stile urla melodrammatiche...- commentò Lily, mentre il calore ormai familiare di James la calmava, rendendo tutta quella luce meno accecante. Aprire gli occhi non era stato troppo difficile, si rese conto. La parte difficile era stata capire perché voleva farlo.
Una risatina isterica le ricordò che l’essere che stava abbracciando era Potter e che effettivamente aveva fatto qualcosa di un po’ melodrammatico.
-Scusa, la parte alla Romeo e Giulietta me la riservo per la prossima volta...- commentò lui staccandosi piano da lei. La guardò negli occhi e per la prima volta si rese conto di quanto avevano rischiato. Aveva rischiato di non vederla più. Aveva rischiato di non esserci più una Lily da abbinare alla perfezione al suo cognome.
Rise anche lei, sollevata. Ci sarebbe stato un altro momento per pensare al dolore, si rese conto. La gioia di essere viva era talmente soffocante da minacciare di ucciderla. Ogni respiro era una conquista, qualcosa di imperdibile. E Potter era con lei."
Ecco qui... la prima long che pubblico, nel senso vero e proprio di storia a capitoli. Mi pare ovvio che si tratti di una James/Lily. Ma questa parte da un punto un po' più strano.. che ne direste voi se vi dicessi che Lily è già leggermente innamorata di James? Chissà come andrà a finire.. per ora.. un bacione, Writ
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Combinazioni'
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Probabilmente avrebbe iniziato a ringraziarla fintamente e se ne sarebbe andato via deluso.
E Lily odiava deludere le persone.

Forse fu per questo che lo baciò. Così, di scatto, senza aver fatto prima tutto il suo brillante discorso che si preparava da settimane. Lo baciò per qualche istante, giusto il tempo di sentire le sue labbra troppo sottili premute sulle sue.
-Buon Natale, Potter...-
 
 
Ci sono persone che, quando le baci per la prima volta, ti deludono, forse per una mancata reazione, forse per un contatto sbagliato. Non hanno, per così dire, il giusto modo di cambiarti e di farti accelerare il battito. Semplicemente, le baci e stanno lì, statiche, presenza inutili.
Baci con persone di questo tipo scivolano via come saponette bagnate, con l’unica differenza che dopo che avvengono non ti lasciano una sensazione di pulito, ma piuttosto una specie di disgusto.

E poi ci sono quelle che, quando ti baciano, anche solo sfiorandoti, rischiano di ucciderti.

Lily apparteneva sicuramente a questa categoria, pensò James quando lei si staccò da lui e si rifiutò di incrociare il suo sguardo. Il ragazzo riusciva ancora a sentire il peso leggero di quelle labbra sulle sue e il profumo di cioccolato della ragazza che gli aleggiava intorno al naso nonostante lei si fosse allontanata di circa un metro e guardasse verso il basso come una bambina timida.

-Lily?- le chiese, ritrovando finalmente la voce e cercando di darsi un contegno mentre lei lo snobbava, preferendo studiare il cordino sfilacciato della felpa. Si teneva il labbro inferiore tra i denti come quando era assorta in chissà quale cosa della massima importanza e se ne stava appoggiata al letto con le gambe incrociate.

-Mmm, dimmi.- disse lei con una certa esitazione, alzando contemporaneamente il volto e le sopracciglia.
Si sforzava di non sorridere come un’ebete, ma la cosa era difficile considerando che James aveva rinunciato a resistere e se ne stava lì a guardarla intensamente con le labbra sollevate.

-Buon Natale anche a te...- ribadì lui, avvicinandosi di nuovo e poggiando il naso contro il suo. Lily sorrise timidamente e gli poggiò una mano sul petto.
E poi lo spinse via.

-Potter. Solo perchè ti ho baciato non vuol dire che sei autorizzato a farmi gli occhi dolci.- disse seccamente lei, aprendosi in un altro sorriso e smentendo immediatamente la voce seria.

-Ci rifletterò su...- borbottò James, avvicinandosi e poggiando le labbra sulle sue nonostante le numerose proteste della ragazza. La sentì sorridere e poi lei si staccò ancora una volta, rossa in volto e il labbro nuovamente tra i denti. James si appuntò di ricordarle di usare qualcosa per evitare di romperlo.
Uno strano calore gli invase il petto e il ragazzo rimase per qualche secondo ad osservare Lily che cercava di non guardarlo e allo stesso tempo di rimanergli vicino. Si avvicinò e mosse un braccio, forse nel tentativo di passarglielo intorno alle spalle e abbracciarla, come faceva suo padre quando ancora era lì con loro e voleva tranquillizzare sua madre dopo una missione particolarmente difficile terminata tardi.

-Ragazzi! Venite a darmi una mano in cucina!-



                                                                                      ***



-On Aale a uhi!- bofonchiò Sirius, alzando il bicchiere pieno di Vino Elfico che aveva sottratto a Dorea con un ammiccante”Ma sono maggiorenne!”.
-Qualunque cosa tu abbia detto, la auguro anche io a te, Sirius....- disse serafica Lily, versandosi un’altra porzione di patate e facendo ridacchiare Remus accanto a lei.

Lily era scesa con una strana aria rilassata e per tutta la mattina aveva portato piatti da una parte all’altra della casa, a volte con, a volte senza magia. Il Natale era stato per lei un toccasana e si poteva vedere ogni tanto un piccolo sorriso incresparle le labbra, terribilmente simile a quelli che James si faceva sfuggire mentre apparecchiava.

-Come hai capito che era un augurio?- le chiese Mary con allegria, sorridendo a Sirius e rubando una patata dal piatto di Lily. Sirius deglutì con un grande sforzo e tossicchiò, rischiando di strozzarsi, prima di riuscire a ritrovare un colore facciale più tendente al rosa che al viola.

-Perché quando parlo io tutti mi capiscono, ovviamente.-
-Hai alzato il bicchiere, idiota. Quando uno alza un bicchiere, brinda. Quando uno brinda, di solito fa gli auguri.- lo zittì Lily, continuando a sorridere. Dorea scoppiò a ridere, seguita a ruota da James che se ne era stato stranamente zitto per molto tempo.
-E tu James non parli? Cos’è, hai finito le cartucce per Natale?- gli chiese Alice, facendolo sbuffare. Lanciò un’ultima occhiata a Lily, che aveva iniziato a sogghignare portandosi una mano davanti alla bocca e si era toccata il labbro con l’indice, probabilmente in maniera casuale.

-Io non finisco mai le cartucce, Prewett. Piuttosto, verifico come si senta la mia assenza...- rispose lui, dando il gomito a Sirius e facendo annuire frettolosamente Peter, che si era dimenticato di togliersi una coccarda intrappolata sulla sua testa, che quindi ondeggiò e gli scivolò sul naso.

-Ecco perché l’assenza di mal di testa, James...- brontolò Lily, strizzandogli un occhio e facendo sputacchiare un po’ di vino a Sirius, che cominciò a ridere senza ritegno. Anche Mary sghignazzò senza ritegno, guardando James che diventava sempre più rosso e veniva consolato da Dorea.

-Lily, oggi sei chiacchierina. Che succede, tesoro?- le chiese invece Alice a voce bassa. A nessuno era sfuggita l’incredibile allegria di Lily, ma solo lei aveva riconosciuto quello sguardo un po’ perso che la ragazza aveva nei momenti di silenzio. Si ricordava ancora il suo primo appuntamento con Frank, che l’aveva gettata nell’ansia e nella confusione e che per giorni l’aveva tenuta in uno strano stato a metà tra la frustrazione e la gioia più pura.
Sapeva cosa voleva dire voler sfuggire alle occhiate di tutti per potersi guardare dentro.
E se lei si era sentita confusa, nella sua semplicità di banale ragazza sedicenne, figurarsi come doveva sentirsi Lily, diciassettenne reduce da un’enorme sofferenza e impegnata nella guerra alle prese con qualcosa di nuovo.

-Niente. Solo... è Natale. Natale, semplice e chiaro. Natale, no?- farfugliò lei, facendo sorridere maternamente Alice, che mimò un “Dopo parliamo per bene” con le labbra, prima di tuffarsi in una nuova conversazione con la signora Potter, che era letteralmente entusiasta per la presenza di così tanta allegria e gente in quella casa.

Dopo la morte di Charles la vita in quella casa era scappata come la sabbia tra le dita di James quando lo portavano al mare da bambino. A guardarlo era così diverso, così cresciuto rispetto al bambino paffutello che lei e Charles avevano viziato e amato con tutto il cuore.
Se lo ricordava ancora a quattro anni con una mini-pluffa in mano che correva da una parte all’altra urlando “Io coquitteò il monno!” mentre Charles lo sollevava e lo lanciava in aria con quell’aria felice che gli avrebbe sempre ricordato addosso.

-Lily, mi aiuteresti, per favore con il dolce che con tanta cura hai preparato questa mattina? – le domandò James all’improvviso, facendole abbassare le spalle e alzare le sopracciglia e distraendo Dorea dal suo momento nostalgico.
-Uh, quel dolce. Certo. Che ovviamente io non posso aver cucinato perché non so cucinare. Una scusa meno banale per portarmi di là  firmare il biglietto no?- rispose Lily alzandosi e facendo aggrottare per qualche istante la fronte di James.
-Il biglietto?-
-Quel biglietto, Potter. Quello che non va detto per chi è.- inventò lei, cercando di non scoppiare a ridere ed entrando in cucina con parecchia nonchalance. James la seguì ridacchiando e chiuse con delicatezza la porta alle loro spalle.

-Certo che te ne inventi di tutti i colori...- le disse, appoggiandosi al tavolo e incrociando le caviglie, nella stessa identica posizione che aveva lei quella mattina. La guardò alzare gli occhi al cielo e avvicinarsi a passo di marcia, con le braccia piantate sui fianchi che però non le davano per niente l’aria austera che sicuramente avrebbe voluto ottenere.
-Io. Certo, io. Che non so cucinare e quindi faccio torte inesistenti...- brontolò la ragazza, sedendosi pesantemente sul tavolo e sbirciando nella sua direzione da sotto i capelli che le erano scivolati via dal cerchietto nero di seta. Aveva quasi paura che si vedesse il battito folle del suo cuore sotto il maglioncino messo al posto della felpa rossa di James, della quale sentiva però la mancanza.

-Volevo che venissi di qua.- si difese il ragazzo, con una semplicità disarmante che zittì Lily per qualche secondo. Il ragazzo approfittò di questa esitazione per avvicinarsi e passarle un braccio dietro la schiena, facendola voltare con gli occhi spalancati. Era una delle sensazioni più strane che Lily avesse mai provato, stare seduta su un tavolo il giorno di Natale con un braccio di Potter dietro la schiena. Le sembrò di vedersi da fuori mentre appoggiava la testa contro la sua spalla, borbottando qualcosa contro il fatto che lui non doveva farsi strane idee, aveva solo torcicollo.

James ridacchiò e chinò il volto per sfiorarle di nuovo le labbra, con quell’incertezza di chi non sa cosa accadrà dopo. Non gli batteva follemente il cuore, né tremava all’impazzata. Semplicemente, era come se da quel gesto dipendesse tutta la sua vita e ne era consapevole, mentre vedeva Lily trattenere il fiato e guardarlo con gli occhi più spalancati, senza però ritrarsi.
Quando lei rispose al bacio con la solita sfrontata timidezza, gli sembrò che tutto avesse ripreso a girare, scuotendosi da quel torpore che lo aveva invaso fino a qualche secondo prima. Sorrise inconsapevolmente mentre la sua mano cercava quella di Lily, in quella maniera che hanno i bambini alle prese con il primo, grande e platonico amore.

-Oh, mamma, lo sposerò un giorno. E’ così bello!-
-Lily, tesoro, ma è un cantante e poi è... beh, è vecchio per te...- brontola Sarah, passando un’ultima volta la spazzola tra i capelli annodati della figlia, che sorride, dondolando le gambette.
-Ma... Ma è bellissimo!- risponde Lily, imbronciandosi e incrociando le braccia magre sulla maglietta gialla sporca di gelato. Sarah ride e scuote la testa mentre la fa scendere dalla seggiola dello studio.
-Allora facciamo così. Quando avrai finalmente sposato Paul McCartney beh, dimmelo che ti faccio da damigella al matrimonio!- la prende in giro, guadagnandosi una linguaccia e uno storcimento di naso, così pieno di lentiggini da sembrare abbronzato.
-Lo farò. E se non sposerò lui, sarà un uomo comunque bello e famoso. E invecchieremo insieme e diventerò più rrugosa di te.- la sbeffeggia la bambina, arrotando la
r di rugosacosì da far intravedere la burla alla madre.


Lily si irrigidì e si staccò dal ragazzo, respirando profondamente. Avrebbe dovuto immaginarlo. Troppa... felicità. Troppa davvero. Si sentiva in colpa, ad essere così innaturalmente allegra dopo un avvenimento così orribile. Si portò una mano alla bocca e cominciò a mangiucchiarsi un’unghia fino a quando James non le prese la mano e gliela riportò sul tavolo, con uno sguardo preoccupato.

Sembra una di quelle soap-opera che vedeva mia madre, pensò Lily con amarezza, deglutendo e costringendosi a sorridere. Il bracciò di James era ancora lì, dietro alla sua
schiena, quando lei vi si appoggiò, cercando un sostegno. Chissà cosa sarebbe successo, ora.
Provare a definire lei e Potter sarebbe stato come provare a distinguere il sale mescolato dall’acqua. Impossibile. Faceva ridere solo a pensarci, lei che baciava James Potter senza sapere bene per quale motivo.
Era quasi certa che qualunque cosa potesse succedere in seguito, si sarebbe rivelata difficile o comunque complicata. E benchè lei non avesse la forza di complicarsi ancora di più la vita, se ne sarebbe fregata totalmente, si rese conto.
James era capace di renderla felice come nessun altro.

E questo era esattamente ciò che aveva scelto.

Si girò a sorridergli, avvicinando il vento a quello di lui. Stava diventando pian piano familiare il contatto fra la sua bocca e quella di James e la cosa la fece sorridere di nuovo. Non si vedeva nemmeno troppo male a camminare tenendolo per mano o con un braccio di lui posato semplicemente sulle sue spalle.
Invecchiare. Essere felici insieme, per tutta la vita.

La cosa non aveva nemmeno un sapore malsano, a dirla tutta.
Era complicato, questo sì.
Ma Lily amava, le cose complicate.
Il suo naso sfiorava ormai quello di James, era questione di attimi.
E poi...

-NO! Io non lo permetterò! Sono giovani! Troppo!- urlò Dorea nell’altra stanza.
Semplice e lineare.
-Torniamo di là?- domandò James con le sopracciglia aggrottate. Lily si limitò ad annuire.

Ah, beata tranquillità!


 
                                                                           ***


Quando James e Lily se ne andarono, Alice nascose il sorriso trionfante nel tovagliolo, mentre Mary si limitò a dare una gomitata a Sirius, che la diede a Remus, che la diede a Peter che fece cadere la salsa sopra la mano di Dorea.

-Ahi!- protestò Sirius, massaggiandosi il fianco. Mary era carina, simpatica e tutto. Ma aveva dei gomiti terribilmente affilati.
-James, hai visto cos’ha fatto?- domandò ad una sedia vuota e solo dopo cinque, estenuanti secondi, si rese conto che il suo migliore amico era sparito e con lui quella testa calda di Lily Evans. In quei cinque secondi, Alice abbassò il tovagliolo con aria soddisfatta, Mary si servì altre patate, Peter pigolò qualche scusa a Dorea e Remus cominciò a sbattere la testa contro la mano, con lentezza e tranquillità, conscio che affrettare i neuroni di Sirius sarebbe stato assolutamente inutile.
-Aspetta un secondo, James non c’è!- concluse Sirius, conquistando un piccolo applauso sarcastico da parte di Mary e un colpo più forte da parte di Remus, che aveva ormai perso sensibilità sulla mano.

-Sono lieta che tu non sia troppo ubriaco per capirlo, Sirius. Quindi, per favore, torna a mangiare, ora.- gli ordinò Alice con lo stesso tono che usava quando al club di Gobbiglie pretendeva il silenzio tombale, sortendo lo stesso effetto.
Cioè niente.

-Cioè, è sparito. Non mi ricordavo sapesse smaterializzarsi così silenziosamente. Accidenti, me lo deve proprio insegnare! Io, la prima volta che mi sono smaterializzato ho perso un alluce. Un alluce, vi rendete conto?- cominciò a ciarlare Sirius, muovendo animatamente le mani come a scacciare farfalle invisibili.
Non era ubriaco nemmeno un po’. Tutta la sua... apparente stupidità era dovuta al fatto che cercava di tenere lontano dall’attenzione generale l’allontanamento di James e Lily. Quella mattina il ragazzo era rientrato e aveva una faccia così piena di energia che sembrava avesse inghiottito uno Snaso in una stanza piena di Galeoni. Correva da una parte all’altra, sistemando coccarde, scartando regali, posando coperte sopra i comodini nel tentativo di fare il letto perché era Natale per tutti. Sirius sapeva fare due più due, nonostante la gente sostenesse il contrario, e non ci aveva messo molto a capire che James gli nascondeva qualcosa, anche se non sapeva cosa.

Probabilmente Remus l’avrebbe indovinato al primo sguardo, ma era così concentrato sull’imminente Luna Piena che a stento si accorgeva del colore dei calzini. In effetti, quella mattina era stato abbastanza allegro e loquace, ma era solo perché ancora non aveva realizzato la vicinanza della prossima Luna Piena.
Sirius sorrise, continuando a parlottare e scherzare con Mary e Alice, che lo guardava da sotto la fronte corrugata. Era troppo... troppo vago per essere ubriaco. E poi non si sarebbe ubriacato mai davanti a Dorea, no. Nascondeva qualcosa, Alice ne era certa, ma lo lasciò fare perché in fondo era Natale davvero per tutti.

Stava per rispondere ad una domanda particolarmente assurda quando si sentì bussare. Dorea li guardò tutti interrogativamente e infine andò ad aprire alla porta, la bacchetta alla mano e l’aria sospettosa.

-Fatti riconoscere!- urlò attraverso il portone. Il fatto che avessero trovato la casa denotava il fatto che doveva trattarsi o del Custode Segreto o di qualcuno che lo conosceva. Ma la prudenza non era mai troppa.
-Albus Percival Wulfic Brian Silente. Custode Segreto di questa casa, che appartiene a Dorea Potter. Sono il Preside della scuola di Magia dove va tuo figlio e venerdì scorso ti ho mandato una lettera sigillata per mandarti gli auguri e farti una comunicazione estremamente riservata ma solo per poco.- rispose l’uomo dall’altra parte della porta e Dorea aprì con l’aria leggermente meno preoccupata.
-Albus! Che piacere averti qui...- disse, stringendogli la mano con energia e aggiustandosi i capelli con un colpo deciso della mano. Il mago che le stava davanti aveva una lunga barba argentea intrecciata, per l’occasione, con alcuni nastrini rossi, intonati al mantello e al cappello a punta.
Il preside avanzò nella casa fino a raggiungere la Sala da pranzo, incontrando gli sguardi stupiti dei cinque ragazzi, che scattarono subito in piedi, guardandosi confusi l’un l’altro.

-Piacere mio, Dorea cara. E tanti auguri a te e alle signorine MacDonald e Prewett e ai signori Black, Lupin e Minus...- disse Silente, scostando la sedia di Lily dal tavolo sedendo visi sopra dopo aver chiesto il permesso a Dorea con un cenno del capo. I ragazzi risposero agli auguri e si sedettero con la schiena dritta e l’aria concentrata, tutti tranne Sirius che si sporse in avanti per ammirare i nastrini nella barba del preside, che gli strizzò l’occhio e sorrise.

-Se non erro mancano la signorina Evans e il signor Potter. Mi auguro arrivino presto, perché ciò che mi appresto a raccontar loro è assai importante. E’, come dire, essenziale.- disse lui, incrociando le dita davanti al naso ricurvo e guardandosi intorno con interesse. Dorea trattenne il respiro, cominciando a temere il peggio. Ogni volta che Albus le mandava una lettera o veniva a trovarla, temeva terribilmente che fosse per qualcosa di grave. E il più delle volte non si sbagliava. La guerra reclamava il suo prezzo e loro erano il più delle volte costretti ad andare a funerali che non dovevano essere celebrati, che erano sempre terribilmente in anticipo rispetto a quanto sarebbe stato giusto.

-Cosa, di preciso?- domandò Alice con serietà, sporgendosi in avanti per guardare negli occhi il preside. Quell’uomo aveva un’aria di potenza e importanza che la faceva spesso sentire piccola e indifesa, ma allo stesso tempo aveva quello sguardo sempre un po’ divertito che la faceva subito sorridere e sentire un po’più partecipe.

-Mi è stato riferito che voi volete combattere ed essere attivi. Sono venuto ad offrirvene l’opportunità.- rispose lui tranquillamente, giocando con il sale. A Dorea andò di traverso della saliva e si irrigidì sulla sedia, prima di rendersi conto di cosa lui stava per fare.
E lei non glielo avrebbe permesso.

-NO! Io non lo permetterò! Sono giovani! Troppo!- urlò, alzandosi improvvisamente e facendo sobbalzare tutti i ragazzi. Albus sorrise di nuovo e per un po’ nessuno parlò. La porta della cucina si aprì e ne uscì Lily seguita da James, che le teneva una mano sulla schiena. Il ragazzo salutò il preside con un cenno del capo e Lily fece lo stesso, avvicinandosi alla sedia di Mary e appoggiandosi allo schienale. James la seguì, fronteggiando però la madre.

-Permetterci cosa, mamma?- chiese, con una ruga di preoccupazione in fronte.
Fu Silente a rispondere, ancora una volta.

-Di unirvi all’Ordine della Fenice.-







Ahhh, fa schifoschifoschifo.
Non sono minimamente capace di descrivere le scene romantiche.
No. Quindi risulto malsana e il tutto sembra una soap opera di serie C1.
Pessima.
E vabbè.
Ci ho messo secoli a scrivere il capitolo quindi non ci si poteva aspettare niente di meglio, anche perchè l'ho finito a mezzanotte. Ma facciamo finta che sia tutto ok.
Sirius è troppo saggio? Probabile. Ma io non voglio vederlo solo come l'idiota di turno.
Io scappo, bellissimi.
Buona Scuola a tutti
(DDDDDD:)
Ah, ultima cosa.
Lemmie, so che ci sei.
Fermati e smettila di inseguirmi.
O meglio fallo pure, perchè il capitolo è veramente brutto.
   
 
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