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Autore: Afaneia    09/01/2012    1 recensioni
Chi è Luisa? Un tempo non era nessuno, era solo una piccola ragazza di provincia, una piccola allenatrice di Borgo Foglianova partita all'avventura come tanti, come tutti. E ora? Ora è la Campionessa di Kanto e Johto, dopo aver superato sfide e pericoli e aver sconfitto, dopo anni di viaggio e allenamento, Lance e Rosso, il Presidente della Lega Pokémon e il vero Campione delle due regioni.
Ma la vita continua a cambiare. La piccola ragazza di provincia ora è quasi una donna e i suoi nemici (Rosso, Argento, quel ladro che conobbe il primo giorno del suo viaggio) stanno cambiando e le loro relazioni mutano con loro. E soprattutto, ciò che cambierà definitivamente la sua vita sarà l'arrivo di Ho-Oh, la fenice di fuoco delle leggende, che discenderà dal cielo ad annunciarle una grande verità...
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Lance, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga della Prescelta Creatura'
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Buonasera a tutti!

Sono stata lieta di vedere che le reazioni alla mia storia non sono poi state negative come mi aspettavo. Un affettuoso ringraziamento a nihil no kami e a I_AnDrY_I per le loro recensioni.

Ebbene, non ho poi molto da dire circa questo capitolo, o quantomeno non mi viene in mente, ma vi prego di chiedere qualora qualcosa non dovesse essere chiaro!

Un caro abbraccio e un augurio di buona lettura. A presto!

Afaneia


La Torre era alta e vi soffiava il vento. E si disse: “Io sono già stata qui.”

V’erano Suicune, Entei, Raikou, Lugia, Mew, Mewtwo, Articuno, Moltres, Zapdos. S’inchinarono. Luisa li guardò e s’inchinò anche lei.

“Ci siamo già incontrati” disse, rivolta a Suicune. Questi annuì e le sorrise.

“Sono felice che tu sia di nuovo qui.”

“Lo sono anch’io.”

“Siete i benvenuti” disse Mewtwo con la bella voce profonda, senza per questo muovere le labbra. Luisa lo guardò, silenziosa.

“Avrei voluto vederti…”

“Lo so. Ora sono qui. Sono qui per te.”

Con la coda dell’occhio, scorse una punta rosa accanto a lei. Si voltò. Era Mew.

“È una donna” disse egli guardando Ho-Oh.

“Sì.”

“È bella.”

“Sì. Ti aspettavi altro?”

“No, ma è…diversa.”

Mew la guardò, ma non rispose. Allora lei vide Raikou.

“Quante volte t’ho inseguito…”

“Corri veloce, Prescelta Creatura. E insegui con rabbia.

“Perché noi?” chiese a un tratto Argento, forte. Lo guardarono ed egli indicò la ragazza. “Noi non siamo come lei, siamo diversi da lei, allora perché noi?”

“Perché così è stato scelto” rispose Ho-Oh, semplicemente.

“Ma noi non siamo forti come lei” disse Lance. C’era tristezza nel suo volto e nei suoi occhi d’oceano profondo. “Ci ha sconfitti, ci ha sempre sconfitti ogni volta. Allora perché noi?”

Mew si portò dietro di lui e girò intorno alle sue spalle, bellissimo e magico come nelle incisioni.

“Voi non siete deboli…siete forti e l’aiuterete. Potrete aiutarla quando sarà in difficoltà.”

“Abbiamo osservato a lungo la tua crescita, Prescelta Creatura” disse Zapdos. “E anche la vostra. E siamo soddisfatti.”

“Non ci avete spiegato perché siamo qui” osservò Luisa. “Io sono la Prescelta Creatura, ma perché esisto? E loro? Perché loro?”

“Per essere la creatura che unisce i Pokémon agli uomini” disse Ho-Oh.

“E voi esistete per essere come lei ed esserle accanto” soggiunse Articuno.

Piano, Ho-Oh si avvicinò. Era bello e odorava di vita. Li toccò.

“Possiate essere uniti e benedetti.”

Era una benedizione. Luisa seppe di essere al sicuro, insieme a loro.

“Siate uniti e sereni nel futuro. Nulla andrà storto” promise Mew, volando ancora attorno a loro.

“Noi saremo sempre qui per guidarvi” aggiunse Suicune.

Era una promessa. Seppero che sarebbe stata mantenuta.

 

Si riebbero più tardi, nell’Arena. Si ritrovarono, stesi l’uno vicino all’altra, sul terreno.

Tacquero prima di parlarsi.

“È stato un sogno?” chiese Luisa, piano. Nessuno ebbe il coraggio di rispondere.

“Io conosco il tuo nome” fece a un tratto Lance, voltandosi verso Argento. “Tu sei Argento. Ma se fosse stato un sogno, come potrei conoscerlo?”

Cadde il silenzio.

“È troppo assurdo” disse Argento, prendendosi il capo con le mani. “È  una storia assurda, troppo assurda per crederci.”

“Ma se non crediamo a questo, a che cosa crediamo?” domandò Luisa, chinando il mento.

“Lance! Lance!”

“Mi cercano” disse il giovane alzandosi. Luci danzavano sulle tribune, alla sua ricerca.

“Vai” disse Argento, distogliendo lo sguardo.

Lance non si mosse. Ciascuno di loro sapeva che, se se ne fosse andato, non avrebbero più avuto la forza d’incontrarsi.

“Venite con me” disse infine Lance a forza. “Andremo in un posto dove potremo parlare. In fretta, prima che ci trovino e ci chiedano dove eravamo finiti!”

Luisa e Argento si alzarono. Lance li precedette di corsa fino a uno dei sottopassaggi principali, quello dei Superquattro. Nel muro, nascosta, c’era una porta. L’aprì e li fece entrare. Furono al buio.

“Lance, cos’è questo posto?” chiese Luisa.

“Per sfuggire ai giornalisti dopo la Lega” spiegò il ragazzo. “La fece costruire mio padre.”

“Stai chiuso qui dopo la Lega? Qui finché non se ne vanno i giornalisti, senza luce né aria?” insisté Luisa, perplessa. Allungando un braccio, toccò vicinissima una parete.

Lance rise. “Questo è un passaggio segreto. Vi faccio vedere dove porta, ora. Seguitemi: siamo al buio, ma la strada sarà dritta finché non ve lo dirò io.”

I tre proseguirono per qualche decina di metri, quando Lance disse loro di fare attenzione. “Qui comincia una scala. Va verso l’alto, non è molto ripida e i gradini hanno tutti esattamente la stessa altezza. Non c’è corrimano, ma non è molto difficile salire se volete appoggiarvi al muro.

Luisa appoggiò una mano sulla parete fredda e cominciò a salire.

“Tuo padre era un genio” disse Argento rivolto a Lance. “Non solo ha costruito un impero immenso per lasciarlo a te, ma ha anche costruito un passaggio così geniale!”

“E non è la sola cosa che abbia costruito” replicò il ragazzo, ridendo.

La scala era facile a salirsi, ma era lunga, e Luisa considerò che dovevano essere quasi in cima alla Sede della Lega. Finalmente, Lance spinse una porta nel buio, e i tre furono acciecati da un fiotto di luce.

“Dove siamo finiti?” protestò Argento riparandosi gli occhi.

“In teoria, tu non avresti il diritto di entrare, ma vista la situazione, non credo che abbia importanza” spiegò Lance. “Questa è la Sala d’Onore.”

Luisa la ricordava bene: la sala immensa, piastrellata di marrone, la grande piattaforma centrale..

“Perché qui?” chiese, vedendo Lance richiudere il passaggio spingendo un pannello.

“Vengo qui, dopo la Lega. È il diritto dei Campioni. Salvo me, nessuno può entrare qui: non saremo disturbati. È insonorizzata e potremo parlare quanto desideriamo.”

Argento sbuffò. “Parlare? Di cosa? Io so quello che ho visto: la Torre di Latta e i Pokémon Leggendari. E so che avete visto le stesse cose anche voi. Altrimenti non saremmo qui.”

Ci fu un silenzio imbarazzato.

“Per quanto siamo stati via?” chiese Lance d’un tratto. Guardò il proprio Pokégear e sbatté le palpebre. “Da quando sono venuto a chiamarvi sono passate più di quattro ore.”

“Abbiamo dormito a lungo” ragionò Luisa. “Anche ammettendo che siamo stati un’ora sulla Torre e in viaggio.”

Lance la scrutò a lungo in silenzio, riflettendo sulle sue parole. Poi, con uno sbuffo, si lasciò scivolare lungo la parete fino sul pavimento. “È assurdo, è ridicolo, chi ci crederebbe, se dicessimo che Ho-Oh è venuto a chiamarci per dirci che lei è la Prescelta Creatura e noi i suoi compagni?”

“Chi ci crederebbe, se noi stessi non vogliamo crederci?” replicò Argento amaramente, seduto per terra poco distante da lui.

Il silenzio cadde nuovamente nella Sala troppo bella. Luisa si stese a guardare il soffitto nero.

“Sulla Torre” iniziò dopo un poco “Ho-Oh, Mewtwo e gli altri comunicavano con noi…telepaticamente.”

“Nell’Arena stessa, Ho-Oh ha parlato mentalmente con noi” osservò Lance.

“Stavo solo pensando che forse, impegnandoci, potremmo essere in gradi di chiamarli anche da qui.”

Non vi fu risposta alle sue parole. Allora si tirò seduta e li guardò.

“Non credete?”

“È tutto così strano” sospirò Argento. “Tutto. forse non dovremmo provarci affatto. Forse resteremmo solo delusi.”

“Solo delusi” rispose Luisa. “Ma se non proviamo, cosa facciamo? Restiamo chiusi qui dentro in eterno?”

Si guardarono in silenzio.

“Hai idea di come fare?” chiese infine Lance.

“Forse concentrandosi…”

Non ebbero modo di provare, non in quell’occasione. D’un tratto un gran frastuono attirò la loro attenzione.

“Da dove viene?” gridò Lance balzando in piedi.

“Da fuori” rispose Argento. “Credo dalla Via Vittoria.”

“Andiamo a vedere” esclamò Luisa. “Potrebbe c’entrare qualcosa con noi.”

Spiccarono una corsa e, usciti dalla Sala d’Onore per la porta principale, percorsero di getto le varie rampe di scale che li separavano dal piano terra.

“Lance! Quanto è alto questo posto?” gridò Argento.

“Dodici piani” rispose quegli continuando a correre.

“E ora siamo…?”

“All’ottavo!”

“Dannazione” imprecò Argento.

Continuarono a correre giù per le scale finché, stanchi e doloranti, non giunsero al piano terra e uscirono dalla porta principale.

In cima alla strada rocciosa conosciuta come Via Vittoria, Suicune, Entei e Raikou erano fermi, immobili e statuari, sulle rocce. Attorno a loro, i tre videro il resto dei Superquattro.

“Tre contro tre” mormorò Lance vedendo i compagni, Lorelei, Agata, Bruno.

“Peccato che non sia uno scontro alla pari” soggiunse Argento a bassa voce.

I Superquattro attaccavano con forza, ma i tre non parevano neppure accorgersi degli attacchi.

“Sono venuti per noi” esclamò Luisa. “Le bestie leggendarie non vengono mai in Kanto, mai!”

Aveva ragione. Quando li videro, i tre avanzarono in silenzio per schierarsi di fronte a loro.

“Non abbiamo avuto modo di salutarvi com’è degno che sia” disse Suicune, chinando il capo nobile e maestoso.

“Abbiamo creduto” soggiunse Entei, piano “che ancora voi foste increduli sul vostro destino."

“Lo eravamo” disse Luisa a fatica “ma ora non più.”

Parlava con la mente. Sentì increduli i suoi compagni alle proprie spalle.

“Siamo arrivati in tempo, dunque” disse Raikou. “Lasciate che andiamo, ora. Abbiate fiducia. Tutto andrà bene.”

I tre Pokémon s’inchinarono ancora una volta. Poi, veloci come voleva la leggenda, corsero via.

“Qualche anno fa” disse Lance dopo qualche istante “Diedi il permesso di costruire un treno che corresse più veloce di qualsiasi Pokémon. Ora so che mi sono sbagliato.

“Corre più veloce di qualsiasi Pokémon…tranne Suicune.”

Luisa non poté aggiungere altro. I Superquattro si avvicinarono loro.

“Dove sei stato?” gridò Lorelei rivolta verso Lance.

Il ragazzo chinò gli occhi. “Sono affari miei.”

“Sei scomparso per quasi cinque ore! Quasi cinque ore, Lance! E quando ricompari, arrivano i Pokémon leggendari e s’inchinano!”

“Lance, da quando sono ricomparsi, i Pokémon leggendari non si sono mai fatti vedere fuori dei confini di Johto” disse Bruno in tono ragionevole.

“Non li ho chiamati io, va bene?” sbottò Lance, volgendosi verso il proprio sottoposto.

“Devi spiegarcelo, Lance!” insistette Lorelei, furiosa.

“Non so cosa dirti, Lorelei!” gridò il giovane spazientito.

“Voi due ragazzi c’entrate qualcosa?” chiese allora Agata.

Luisa arrossì, ma non seppe cosa rispondere.

“Sì” tagliò corto Lance “Ma sono affari solo nostri.”

“In tutta la mia vita ho visto cose molto strane” disse Agata lentamente “Ma davvero non avrei mai pensato di vedere una cosa del genere. Il Presidente della Lega Pokémon, la Campionessa e un giovane ricercato” e guardò Argento, che indietreggiò “ricevere gli onori di Suicune, Entei e Raikou.”

“Che per porgerli raggiungono addirittura l’Altopiano Blu nella regione di Kanto” soggiunse Bruno.

“Basta ora!” sbottò Lance. “Sono stanco di questa storia. Sono affari che non vi riguardano. Non siamo stati noi a chiamarli. Lasciateci stare.”

“Non puoi nasconderti dietro un dito, Lance!” lo avvertì Lorelei, infuriata.

“Neanche tu puoi nasconderti, Luisa!”

Si voltarono. Seduto in alto, su una roccia della Via Vittoria, Rosso li guardava.

“Cosa vuoi, Rosso?” gridò la ragazza.

Il giovane agitò la mano in segno di saluto. “Buonasera, Lance. Sono contento di rivederti.”

“Rosso! Dicci cosa vuoi e vattene!” sbottò Lance muovendo un passo avanti.

“Volevo solo avvertirvi, e in particolar modo te, Luisa che sconfiggesti Suicune” pronunciò in tono di scherno queste parole “Che tra undici giorni, dopo la Lega, sarò al solito posto per sfidare il Campione. Non tenetelo nascosto come facesti tu l’altra volta, Lance” soggiunse guardando il ragazzo. “Attenderò a Monte Argento finché sarà necessario, foss’anche un anno. Luisa…” si rivolse direttamente a lei. “So che sarai tu a venire da me. Lo so e ti aspetterò. Non metterci troppo. O crederò che hai paura di me.”

“Non ne ebbi quando sfidai Suicune, perché dovrei averne di te?” replicò la ragazza in risposta.

“A proposito di Suicune… un giorno mi spiegherai perché i tre cani leggendari sono venuti qui, nella regione di Kanto. So che erano qui per te. Forse sei troppo forte anche per loro?”

“Vai al diavolo!” urlò Luisa, infuriata.

Rosso assentì col capo. Era bello come il peccato e come il peccato pericoloso.

“Ci rivedremo presto” disse prima di scivolare all’indietro sulla roccia. Poco dopo, un Charizardi si levava in volo verso sud-est.

“Va a Biancavilla” disse Argento freddamente.

Lance scosse il capo. “Va a Isola Cannella.”

“E tu come lo sai?”

Lance alzò le spalle e chiuse gli occhi. Era stanco. “È là che va. Anche Blu va là. È per questo che ci va.”

Luisa sospirò, rivedendo nella propria mente il volto triste del capo di Smeraldopoli. “Per quanto possano dire di odiarsi, lo sanno tutti che non smetteranno mai di cercare di vedersi.”

Nessuno ebbe più il coraggio di parlare per qualche secondo.

“Abbiamo qualche stanza per loro?” chiese infine Lance, riscuotendosi.

“Credo di sì” balbettò Lorelei, prestando di nuovo attenzione.

“Allora dormiranno qui.” Con queste parole, egli fece per rientrare.

“Lance! Non abbiamo ancora finito!” gli urlò dietro la ragazza.

“Lorelei, basta. Non posso dirti quel che è successo e neppure lo capiresti. Sono stanco e ho solo voglia di dormire. Andiamo.”

Lance rientrò nella Sede e i due lo seguirono, stupiti. Lo seguirono lungo le scale fino al quinto piano.

“Qui ci sono le camere. Anche i Superquattro dormono qui. Le loro camere sono le ultime tre in fondo al corridoio, ma le prime sono tutte vuote.” Spinse due porte, una di fianco all’altra. Ai loro occhi apparvero due ampie stanze quasi identiche, arredate in bianco. “Potete dormire qui. Non è molto, ma è tutto ciò che posso offrirvi.”

“Sono bellissime” disse Argento.

Lance sorrise. “Sono lieto che siano di vostro gradimento. Chiudetevi a chiave dall’interno perché nessuno possa darvi fastidio. La mia camera è all’undicesimo piano, nel caso aveste bisogno di me.”

Luisa sospirò. “Credo che, vista la situazione, dovremo sempre rimanere insieme.”

“L’ha detto anche Mew: siate uniti e sereni nel futuro.” Ricordò Argento.

Era la prima volta che parlavano apertamente di quanto era successo. Si sorrisero, stanchi e imbarazzati, prima di salutarsi.

 

   
 
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