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Autore: Eredel    10/01/2012    1 recensioni
Vi siete mai chiesti cosa sia successo alle Gocce Astrali? Dove siano finite, con quale aspetto, se si incontreranno ancora? Perché l'Oracolo ha fatto loro quei "segni" sulla spalla sinistra? E cosa dovranno fare, quando quel segno si sarà illuminato?
Questa fanfic vuole essere una tra le tante possibili risposte.
E' tempo che le Gocce Astrali scrivano la loro storia e vivano finalmente la loro vita!
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, The Oracle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lewis Avenue, 104.
La casa, o meglio, la villa, si ergeva in tutta la sua magnificenza da dietro il cancello in ferro battuto. A bocca aperta, Talia e Ione si appoggiarono alle sbarre del cancello nero per poter sbirciare dentro.
Il cortile era grande, l’erba del prato tagliata alla perfezione era attraversata da due sentieri di ghiaia, uno, più sottile, che andava dalla porticina del cancello fino alla porta d’entrata, l’altro, più ampio, era quello che conduceva la limousine al suo garage. La villa era un edificio squadrato, di tre piani più forse un solaio, costituito da un blocco centrale decorato da colonne all’ingresso e un altro blocco per lato; l’insieme era armonico e aveva un non so che di nobiliare. Le pareti erano bianche, pulite, con le finestre disposte in modo regolare.
Ovviamente, era enorme.
-Accidenti!- esalò Ione, con gli occhi spalancati per lo stupore. Mai avrebbero creduto che la loro amica Wei An vivesse in un posto simile!
In effetti, ragionò la sua compagna, prima della sera precedente, di Wei An non sapevano quasi nulla, neanche che avesse un tutore barbuto di nome Tibor. -La nostra amica ha Babbo Natale come maggiordomo!- aveva sospirato Ione una volta che lei e Talia erano tornate a casa, dopo gli eventi sconvolgenti della notte. Talia aveva preferito non fare commenti, si era infilata sotto le lenzuola senza però riuscire a prendere sonno. Aveva ripensato alle cose che aveva rivelato Wei An, ai mostri che avevano dovuto affrontare, all’ombra, al buio, alla paura provata; a parole che al momento non avevano ancora un senso.
Oracolo… chi, cosa è mai? Da cosa ci ha liberate?
E ora si trovava lì davanti, davanti a quella casa incredibile, armata solo di un biglietto da visita e del suo desiderio di ricevere risposte.
Con il cuore in gola, né lei né Ione avevano il coraggio di suonare il campanello. Per tacito accordo, avevano deciso di aspettare le altre.
Un rumore di passi nel silenzio della strada vuota, sulle piastrelle linde del marciapiede, le avvertì dell’arrivo di Naide. La ragazza aveva un paio di pantaloni scuri, stivaletti eleganti con un poco di tacco e un cappotto chiaro, dall’aria morbida e calda: quella mattina, al contrario della sera precedente, il tempo era tornato del consueto freddo autunnale.
-Ciao.- salutò, -Sono in ritardo?-
-No, anche noi siamo arrivate adesso.- rispose Talia, prima che Ione la interrompesse.
-Come sei arrivata? Non avevi il biglietto e ieri non ti sei neanche segnata il nome della via!-
Naide scrollò le spalle.
-A piedi. Conosco questa strada, casa mia non è tanto lontana da qui.-
Silenzio. La risposta di Naide aveva avuto il fantastico effetto di ammutolire la rossa, che si era sentita improvvisamente come uno di quei personaggi dei fumetti con la nuvoletta di pioggia in testa. Non c’erano dubbi sul fatto che Naide avesse un tenore di vita del tutto diverso dal loro, era piuttosto ovvio che abitasse nel quartiere residenziale, mentre loro per arrivare fin lì avevano dovuto cambiare due autobus.
Talia trattenne un sorrisetto quando notò la faccia pietrificata di Ione. Beh, te la sei cercata!, ridacchiò tra sé e sé.
-Ragazze!-
Si voltarono tutte per accogliere l’arrivo di Shara, che correva sbracciandosi verso di loro, mentre la macchina rossa di suo padre si allontanava.
Ora c’erano tutte. Si guardarono negli occhi risolute, poi Talia allungò un dito verso il pulsante del citofono e schiacciò.
-Sì?- rispose dall’altoparlante la voce roca del vecchio Tibor. Le ragazze si sentirono subito in soggezione, in realtà avevano tutte sperato che a rispondere sarebbe stata Wei An.
-Ehm…-
Incerta, Talia non sapeva cosa dire. Perché non si erano preparate niente?!
-S-siamo le amiche di Wei An… quelle di…- Quelle di ieri sera, stava per dire, ma il vecchio non la lasciò finire.
-Ovviamente, entrate, che ci fate lì impalate?-
Si erano aspettate come minimo un interrogatorio, data la visibile ricchezza della villa avevano pensato che i controlli sarebbero stati più severi.  E invece, come la sera prima, alle parole del vecchio le ragazze non poterono che stupirsi, e il cancello si aprì con un sonoro “clack”.
Al portone trovarono la loro amica ad aspettarle: Wei An indossava uno spesso maglione di lana a maniche molto lunghe, che le coprivano le mani, e dei leggings scuri, insieme al suo inseparabile sorriso allegro. Quel maglione, che sembrava di tre taglie troppo grande, le arrivava quasi alle ginocchia e ne accentuava l’aria minuta; se Ione non l’avesse vista in azione contro quel mostro armato di forcone, non avrebbe mai pensato di trovarsi di fronte a una campionessa di arti marziali! La ragazza rossa, un po’ intimorita dalla grandezza dell’edificio, si gettò sull’orientale in un abbraccio teatrale.
-Tu vivi qui?? In questa residenza da diva del cinema?!-
Wei An rimase spiazzata, sentì arrossarsi le guancie quando udì quella nota di rimprovero nella voce di Ione. Sembrava quasi voler dire “Perché non ce l’hai mai detto?”. In realtà, Wei An non aveva potuto dire nulla di quello che sapeva, di quello che era, prima del tempo, anche se avrebbe voluto. Aveva promesso… Ma in quel momento si sentì tremendamente in colpa nei confronti delle sue amiche. Cercò il sostegno delle altre con gli occhi, da sopra la spalla di Ione.
Ci fu solo un attimo di silenzio prima che la rossa scoppiasse a ridere, e la sua risata ebbe un effetto contagioso.
-Wei An è pazzesco! Casa tua è bellissima… Perché fai quella faccia? Guarda che non ce la siamo mica presa! Anche se avrei voglia di strapazzarti un po’…-
-Wei An, non darle retta. Non è abituata a spazi così grandi, le comprimono il cervello.- intervenne Naide, liberando l’amica dalla presa di Ione, che protestò con un “Ehi!” offeso.
Wei An ridacchiò incerta, poi si riprese.
-Benvenute a casa mia, ragazze.- disse, e si fece indietro per permettere loro di entrare.
La sala in cui si trovarono era molto ampia, dai pavimenti in marmo; le pareti in colori chiari, le sculture e i quadri che decoravano l’ambiente e la doppia scalinata bianca sul fondo la facevano sembrare l’ingresso di un salone da ballo, come quelli che si vedevano nei film. Sulla balconata, ecco il vecchio barbuto osservarle dall’alto della sua postazione. A quella vista, qualsiasi commento entusiastico rimase inchiodato alla lingua delle visitatrici, che sotto quello sguardo indagatore si sentirono terribilmente piccole. Non smisero però di guardarsi intorno meravigliate; persino Naide, che era l’unica tra le quattro a poter rivaleggiare con Wei An per quanto riguardava la casa, era ammirata da quanto era tenuta bene la villetta.
Guidate da Wei An, raggiunsero il vecchio: questi sembrava del tutto fuori luogo con l’ambiente, al contrario della sera prima non indossava un completo nero ma una tunica di un azzurro molto chiaro, dalle maniche larghe, che non sembrava proteggere molto dal freddo. Il cipiglio severo, però, era rimasto lo stesso.
-Benvenute, ragazze. Prego, seguitemi.- le accolse, laconico. Senza un’altra parola, si voltò e si diresse verso una porta sulla sinistra, accanto alla porta a vetri del terrazzo, che si intravedeva dietro le grandi finestre. La luce del mattino entrava abbondante e illuminava ogni superficie, riflettendosi anche sul mazzo di chiavi argentee che il vecchio teneva tra le mani. Ne scelse una e la usò per aprire la porta, sempre in silenzio, prima di sparire al suo interno. Wei An fece un imbarazzato sorriso di scuse per il comportamento poco loquace del suo tutore, prima di seguirlo di fretta. Sbalordite, le quattro amiche si lanciarono un’occhiata, poi si avventurarono anche loro al di là della porta.
Tutta quella faccenda era molto strana, i misteri e i segreti che nascondeva la ragazza orientale erano troppi! Talia si rese conto, tutto ad un tratto, mentre si avviavano verso il piano superiore (-Ancora scale?!- fu il commento a mezza voce di Ione) che Wei An non aveva mai raccontato loro niente sulla sua famiglia. Chi era? Viveva in quella villa enorme sola soletta, con il suo tutore? In effetti non avevano notato la presenza di altri oltre a loro due, nella villa, e se poi ci fossero stati, perché non presentarglieli? I genitori sapevano dei suoi poteri? Il vecchio ne era senza dubbio al corrente, anzi, stava per spiegare tutto anche a loro quattro…
Avrebbero capito ogni cosa, finalmente…
Ogni cosa…
Capito, o ricordato? Talia si portò una mano alla testa, confusa. Nella sua mente si affollavano frammenti di immagini, sensazioni, pensieri… tutte cose a cui mancavano dei pezzi, che incomplete non significavano nulla. Erano come i pezzi di un puzzle tutti mischiati tra loro. Vecchi ricordi tornavano a galla, troncati a metà… Tornavano a galla? Ma a che tempo appartenevano, quei ricordi? Pensò distrattamente alla credenza buddhista della rinascita e per un attimo si immaginò in una vita precedente. Era possibile, o no? La risposta era anch’essa raggiunta, ma solo per metà.
Notando il suo malessere , Naide le si avvicinò.
-Tutto bene?- le sussurrò appoggiandole una mano sulla spalla. Il vecchio stava aprendo l’ennesima porta, che le condusse a un salone grande quanto quello d’ingresso, solo che si trovava due piani più in alto e aveva delle poltroncine da salotto disposte a cerchio nel mezzo.
Talia non fece in tempo a rispondere, perché l’uomo si decise infine a parlare, chiamando per nome proprio lei.
-Talia.- La ragazza sobbalzò, ma Tibor si volse verso la sua protetta, con un tono meno severo di quanto avrebbe voluto: -Wei An.- quindi continuò, rivolgendosi a ciascuna delle sue amiche, una alla volta.
-Ione. Naide. Shara.-
Quando fu sicuro di aver ottenuto la loro completa attenzione, fece una breve pausa di silenzio, e iniziò.
-Voi siete Gocce Astrali.-
Gocce…Astrali…?
Cosa voleva dire? Quelle parole… erano così familiari! Ed erano impregnate di un miscuglio di sentimenti che ora appartenevano tutti alla sfera del ricordo… quel misto di rancore, dolore,  solitudine, ma anche speranza, e determinazione… Erano parole che le colpirono con violenza, la violenza di una realtà che si spalanca all’improvviso davanti agli occhi, ma gli occhi erano ancora coperti da un velo, che non permetteva loro di vedere con chiarezza. Ancora non potevano capire a fondo cosa voleva dire il vecchio, perché ancora i loro ricordi erano incompleti.
Talia volse interrogativa lo sguardo verso Wei An, l’unica che non era apparsa scossa da quella rivelazione. Stava poco distante dal suo tutore, e spostava a disagio il peso da un piede all’altro.
Senza fare una piega, Tibor continuò.
-Un tempo eravate le sosia delle Guardiane di Kandrakar, ma per intercessione dell’Oracolo e concessione delle stesse Guardiane, nonché per la vostra tenacia di vedere esaudito il vostro desiderio di libertà, siete state trasformate e vi è stata donata una vita vostra.-
Le quattro ragazze lo fissarono tutte a bocca aperta. Talia aveva la pelle d’oca e rabbrividiva, ma non per il freddo: era… così assurdo! Kandrakar, Guardiane, Oracolo… che roba era?! Eppure era sicura di aver già udito quei termini. Ma per quanto la riguardava, la sua vita era cominciata quando Marylin e Cathrine l’avevano trovata sulla soglia del loro orfanatrofio… Come poteva aver avuto il tempo di fare la sosia di qualcun’altra? Trasformate… in che senso?
Libertà…
Libertà, una vita per loro… non aveva lei stessa espresso, sentito questi sentimenti dentro di sé quando aveva lottato contro l’ombra, la sera prima?
La sera prima… Sembrava tutto un sogno! Lo era?
I suoi pensieri confusi vennero interrotti dalla voce irrequieta e tremante di Ione.
-A- aspetta un attimo! Che accidenti vuol dire tutto questo?!-
-Giusto!- si riprese Talia. Scosse la testa, prima di fissare ostinata lo sguardo sul vecchio.
-Ieri sera ci avete assicurato che ci avreste spiegato tutto, ma questo…beh…questo non spiega assolutamente niente!- esclamò, allargando le braccia esasperata.
-Ci state confondendo le idee ancora più di prima! Come facciamo a sapere che ci state dicendo la verità?-
-Lo vedrete voi stesse.- rispose il vecchio, sorprendendole tutte. Non si era scomposto per nulla, l’unica reazione che aveva avuto era stata il movimento verso l’alto di uno dei bianchi sopraccigli cespugliosi. Allargò un braccio e si spostò, mostrando un’altra porta, in fondo al salone. Tutti gli occhi si concentrarono su di essa, e a malapena notarono che l’uomo si era avvicinato per aprirla; subito dietro di essa, c’era un’altra porta: Tibor vi infilò la chiave, la girò per sbloccare la serratura ma non l’aprì. Aspettò lì accanto, guardandole. Un chiaro invito a entrare.
Esitanti, le ragazze si avvicinarono alla porta, e Talia posò la mano sulla maniglia. Gettò un’ultima occhiata al vecchio, che rimase impassibile, e l’abbassò.
Entrò.
La stanza era come fatta interamente di specchi: il pavimento, le pareti, il soffitto, era tutto talmente lucido che ci si poteva specchiare; in più, sulla parete in fondo, erano appesi cinque specchi a muro, alti fino al soffitto, distanti un metro l’uno dall’altro. Le ragazze si guardarono: sembrò ovvio che ci fosse uno specchio a testa. Naide fu la prima ad avanzare, puntando al primo specchio della fila a sinistra, con Shara alle calcagna, che si posizionò davanti al secondo. Wei An prese l’ultimo a destra, e Ione quello subito prima. Istintivamente, avevano tutte lasciato a Talia quello centrale.
 
Perché Naide aveva deciso di prendere l’iniziativa? In realtà non era così risoluta come sembrava: stava tremando. Quella storia assurda, bislacca, non la convinceva nemmeno un po’; eppure lei sentiva che Tibor non stava mentendo, proprio come aveva fatto Wei An la notte di Halloween. Quella che aveva ascoltato, benché incredibile e inaccettabile, era la verità. E lei aveva assoluto bisogno di chiarezza, chiarezza sulle parole del vecchio, che probabilmente non era solo un tutore della loro amica.
Naide inspirò a fondo, poi aprì gli occhi per fronteggiare il suo riflesso.
Inizialmente non ci vide niente di strano: era il suo viso, i suoi occhi azzurri… ma poi notò il baluginare di capelli biondi, molto lunghi, e le labbra da una forma diversa dalla sua, e da lì cominciò a vedere il gran numero di differenze tra quel riflesso e il proprio viso come se lo ricordava: il suo naso aveva la punta un po’ all’insù, era il tipico nasino alla francese, mentre il riflesso aveva un naso dritto; lei sapeva di avere un piccolo neo sotto l’orecchio sinistro mentre non ve n’era traccia sul riflesso; la fronte se la ricordava leggermente più bassa, e la sua pelle era più pallida di quanto mostrato dallo specchio; gli zigomi non avevano la stessa forma…
Tuttavia, Naide sentiva che quella era lei… o meglio, Lei. Spalancò gli occhi dallo stupore, e il riflesso di se stessa quando era ancora solo una Goccia Astrale fece altrettanto. Un ricordo era giunto improvviso, con un nome: Cornelia. Era il suo nome, e al contempo era anche quello di Naide, quello che portava una volta. Cornelia… quante memorie portava con sé quel nome! Quanta rabbia aveva dovuto reprimere quando sottostava agli ordini di quella tizia insopportabile, e la cosa le era parsa ancora più tremenda quando si era resa conto che i loro caratteri non erano poi così diversi… in fondo, era la sua sosia. Ma in qualche modo lei era diversa, e a un certo punto aveva voluto esprimerlo in ogni azione, ogni attimo concesso in libertà. Era per questo, era per questo che si era tagliata i capelli!, ricordò ad un tratto. Voleva distinguersi da lei. E questa mania le era rimasta anche dopo essere stata… trasformata. Neanche da piccola aveva mai voluto farsi crescere i capelli oltre le spalle, nonostante le insistenze della madre. No, ora sapeva perché non l’avrebbe mai fatto: era stato il passo decisivo, per lei, di costruire la propria identità, e anche durante la trasformazione, ricordò di aver basato ogni desiderio sulla propria nuova vita a partire da questo. Aveva sì desiderato una famiglia come quella di Cornelia, benestante e ricca di amore, ma con un amore speciale diretto solo a lei, lei Naide e non lei Cornelia. In parte, il suo desiderio si era avverato.
 
Shara aveva seguito Naide per riflesso. Talia era troppo avanti rispetto a lei, che era entrata per ultima, e Naide era l’unica che poteva garantirle una sicurezza simile, così per tutto il tragitto le si era praticamente attaccata, neanche fosse la sua ombra. Il vecchio, l’ambiente, la situazione, tutto la metteva in soggezione. In che razza di pasticcio mi sono cacciata?, continuava a pensare. Alle parole di Tibor, era sbiancata. Pensò ai suoi genitori, e immediatamente dopo al fatto che l’avessero trovata in una casa in fiamme, e non poté fare a meno di chiedersi cosa ci fosse stato prima di allora.
Quando vide la determinazione di Naide nell’affrontare il proprio specchio, deglutì e lanciò un’occhiata al proprio. Lei era pronta a scoprire la verità?
Scosse la testa. Certo, lei doveva essere pronta! Dopo quanto era successo ad Halloween, anche se ancora la maggior parte degli eventi le sfuggiva, le sue amiche avevano bisogno di lei, e lei non poteva tirarsi indietro.
Strinse i denti per farsi coraggio e osservò con più attenzione il proprio riflesso.
Rimase un attimo interdetta, perché indossava degli occhiali? Portando ingenuamente una mano al volto si accorse che in effetti non portava nessuno strumento per la vista né qualsiasi altro aggeggio per gli occhi; eppure il riflesso stava toccando, con dita più scure delle sue, un paio di occhiali dalle lenti piccole e tonde. Trasalì rumorosamente quando scoprì che non era solo quella la differenza: che capelli corti che aveva quel riflesso! E quelle perline, quella treccina all’africana? Non ricordava di aver mai avuto una pettinatura del genere.
Certo, non in questavita!, la corresse il suo pensiero. Si lisciò i capelli con le mani, e le mani del riflesso si avvolsero intorno al nulla all’altezza delle spalle. Si toccò il naso, e lo sentì definito sotto le dita, il ponte poco arcuato, la punta non certo a patata; si schiacciò le guance, e sentì sì di avere un viso un po’ tondo, ma meno di quanto il riflesso cercava di farle credere; e poi non aveva bisogno di verificare, ma sapeva di non essere affatto così mingherlina. Aveva occhi più piccoli, per quanto in questo momento quelli del riflesso fossero anch’essi lucidi di lacrime represse; la sua bocca era rosea e a forma di cuore, e la pelle color caffelatte, non color cioccolato!
Avvertì dentro di sé un moto di disperazione, aveva voglia di piangere. Ma quella sono io o no?!
Si riconosceva, non si riconosceva. Ma era un volto così familiare…
Ad un tratto un lampo passò nella sua memoria, e si portò le mani alla bocca per soffocare un urlo. Quella era lei. Taranee. La Guardiana a cui aveva fatto da sosia. E allo stesso tempo, quella era stata anche la sua immagine. La sua ex padrona le tornò alla mente a viva forza: Taranee, che amava la fotografia, la matematica, il fuoco, che era solo una timida ragazza a cui piaceva studiare ma che sapeva tirare fuori la grinta… e che insieme ad essa aveva tirato fuori anche il peggio di sé, quando si era trovata ad avere a che fare con loro, le Gocce Astrali.  Si era rifiutata di credere che fossero persone vere, con sentimenti reali. Per un attimo, avrebbe potuto anche abbandonare la sua ferrea logica. Invece no, dettava ordini e non le prendeva mai in considerazione. Così, per una volta, lasciandosi dominare dalla rabbia e desiderando agire anche lei come stavano già agendo le sue amiche, Shara si era imposta su Taranee facendole urlare degli insulti al suo ragazzo, Nigel. Per una volta, l’aveva ignorata, esattamente come aveva sempre fatto Taranee con loro. E si era sentita benissimo. Si era sentita viva, si era sentita se stessa, finalmente! Ma questa nuova baldanza era sempre offuscata dal timore che le venissero a prendere… come poi era successo. Era per non sentire più questo timore che, nel momento della trasformazione, aveva desiderato di avere ben poco a che fare con lei e il suo aspetto fisico, e di allontanarsi il più possibile, prima che cambiasse idea… Infatti, il signor Fyfield l’aveva trovata in Iran, in una casa in fiamme; nella sua nuova famiglia, però, non aveva mai avuto più nulla da temere.
 
Ione sprizzava diffidenza da ogni poro. Il vecchio non stava spiegando proprio niente, dava risposte a metà che, al posto di chiarire, raddoppiavano i dubbi.
…Delle risposte da “Oracolo”!
Non seppe da dove le arrivava questo pensiero, né cosa significasse, ma lo scacciò con fastidio. La cosa che la irritava di più, era che una parte di se stessa accettava e riconosceva le parole di Tibor. Peccato che il resto di lei non avesse la più pallida idea di che cosa stesse dicendo. Non erano discorsi “normali”, quelli; tuttavia, dovette ammettere che neanche gli incredibili avvenimenti della sera prima lo erano. Si agitò nervosamente, ricordando la sensazione di potere che l’aveva invasa quando aveva disintegrato il “budino”. Si guardò le mani: con che razza di forza era riuscita ad affrontarlo? E poi, cosa aveva affrontato di preciso?
Erano queste le domande di cui voleva la risposta; invece, il vecchio le aveva portate in quella stanza, davanti a quegli specchi. Che idea bizzarra, Ione sapeva benissimo com’era fatta… Almeno, così pensava in un primo tempo, quando i suoi occhi si soffermavano senza troppo interesse sui tratti del suo riflesso. Poi ad un tratto un baluginare di iridi blu la riscosse, e Ione si rese conto, con gran spavento, che lei e quel riflesso non si somigliavano affatto! Avvicinò il volto allo specchio, tanto che per poco il naso non si spiaccicò sul vetro, e osservò quell’immagine a occhi spalancati: capelli castani e mossi, lunghi fino alle spalle, viso pieno, naso a patata, occhi grandi e blu, fisico rotondetto…
Ma che…?!
Il suo cervello si rifiutava persino di formulare una frase completa, tanto era impegnato a confrontare il riflesso con l’aspetto che Ione ricordava di avere. Era l’esatto opposto! Ione rifiutava di farsi crescere i capelli rossissimi oltre le orecchie, cos’erano quei riccioli? E le guanciotte? Talia le diceva sempre che era magrissima nonostante fosse un pozzo senza fondo, mentre il riflesso portava almeno due taglie più di lei! E poi Ione aveva un viso affilato e occhi castani.
Non c’azzecco proprio niente., pensò. Ma allora perché quel volto le sembrava familiare?
Nel momento in cui stava per sforzarsi di ricordare, un nome le apparve chiarissimo nella mente, e con esso tutta una serie di memorie, così improvvise che per poco non barcollò.
Irma!
Irma, sì, quella era Irma, la Guardiana con il potere dell’Acqua! E quella era stata anche lei, al tempo in cui lei e la Guardiana si assomigliavano come due gocce di rugiada.
Allontanò il viso dallo specchio, rabbuiata. Ora ricordava… ricordava, sì, quanto poco avesse amato essere uguale alla sua padrona! Irma l’aveva sfruttata di continuo, l’aveva usata per ogni piccola sciocchezza. Si era ribellata con piacere, quando aveva avuto il potere e l’occasione di farlo! Ma non aveva dimenticato la tristezza del sentirsi “solo una copia”… d’altronde, lei non brillava di particolare fantasia per potersi reinventare completamente. Poteva solo essere se stessa. Era per questo che, durante la trasformazione, aveva desiderato con tutta l’anima essere diversa, molto, molto diversa dalla Guardiana, ed essere capace di esprimere il proprio carattere in un modo tutto suo, ripartendo da zero. In effetti, si può dire che avesse ricominciato proprio da zero, da un orfanatrofio, e poi infine quel modo l’aveva trovato, grazie a una chitarra.
 
Prima di guardare nel suo specchio, Wei An si soffermò a osservare le reazioni che avevano avuto le sue amiche davanti al proprio “vecchio” riflesso. Erano spaventate, scioccate, poi ricordavano, e un lampo di comprensione attraversava i loro occhi.
Chissà. Magari anche lei avrebbe avuto la loro stessa reazione?
Wei An non lo sapeva, ma lo riteneva difficile. In quel momento, si sentì triste per la differenza che c’era tra loro: Wei An aveva sempre saputo tutto, sin da quando aveva avuto la capacità di capire. Era stata cresciuta così, alla luce di un compito che le sarebbe stato affidato una volta compiuti quattordici anni umani. Lei non era cresciuta sulla Terra. Era stata allevata a Kandrakar. A Kandrakar, dove si era allenata con le guerriere provenienti da Basiliade, ma l’Oracolo non le aveva fatto mai incontrare né Orube, né Luba, per rispettare la promessa che aveva fatto al momento della liberazione delle Gocce Astrali: Non sentirete più parlare delle Guardiane. Questa doveva essere una cosa radicale, non avrebbero più avuto contatti con loro o con chi aveva avuto a che fare con le Witch. Le loro vite si erano allontanate definitivamente da loro, e i loro ricordi erano stati offuscati da quelli della loro nuova vita. Nemmeno Wei An ricordava con esattezza del periodo passato da Goccia, lei sapeva solo ciò che le era stato raccontato.
Sbatté le palpebre. In effetti, questo non la rendeva tanto diversa dalle sue amiche, in quel momento. Sorrise, e fu pronta ad affrontare il proprio riflesso.
Beh, mi aspettavo peggio., pensò, un po’ delusa. La ragazza che aveva di fronte sembrava proprio lei. Poi però, com’era successo per le altre, cominciò a notare i dettagli, i particolari, e d’improvviso le parve completamente diversa: era un viso meno ovale del suo, con zigomi molto meno tondi dei suoi; la fronte era poco più alta della sua, ma lasciata completamente scoperta, e le sopracciglia si intravedevano appena; gli occhi del riflesso erano più piccoli dei suoi; il naso era simile ma Wei An ricordava di averlo un po’ più lungo; la bocca era troppo larga per essere la sua, e poi lei non portava l’apparecchio, per quanto non avesse dei denti drittissimi. Solo i capelli assomigliavano  molto i propri, anche se la ragazza nello specchio li portava raccolti in due codini lunghissimi e non aveva la benché minima frangia. Sì, ricordava di aver amato molto quei capelli, nonostante lei ci tenesse a portarli sempre legati; forse era per questo che non erano cambiati molto.
La ragazza nello specchio parve quasi osservarla di rimando, con la stessa curiosità che le era tipica. Wei An non aveva bisogno di improvvisi lampi di memoria per sapere a chi appartenesse quell’aspetto, quel nome le era stato insegnato insieme a tutto il resto: Hay Lin. Però il fiume di ricordi legati ad esso e finora rimasti nell’ombra, quello no, non lo poteva evitare, e ne fu investita come da una forte raffica di vento. Ricordò persino l’odore della cucina del ristorante cinese, e le chiacchiere sommesse della Guardiana scambiate con Eric nel retro mentre lei era lì a sfacchinare al posto suo come cameriera. C’era comunque da dire che, tra tutte, forse Hay Lin era quella che l’aveva sfruttata di meno; tuttavia le aveva comunque imposto delle regole, troppo rigide e severe da rispettare! Come avrebbe potuto, lei, che condivideva la sua stessa immagine e i suoi stessi ricordi, impedirsi di vivere quella stessa vita come avrebbe voluto? Si era così creata delle piccole libertà personali, come sciogliersi i capelli o trovarsi un nuovo nome: era sempre così alla ricerca di uno spazio in cui esprimere solo se stessa! La decisione di scappare con le sue amiche l’aveva presa per inseguire il suo sogno di libertà. Beh, ma cos’altro si poteva aspettare dalla sosia della Guardiana dell’Aria?, ridacchiò Wei An. Non si sentiva triste; alla fine, il suo sogno si era avverato, anzi, già mentre l’Oracolo le stava trasformando l’aveva avvertito, insieme alla sensazione che non avrebbe potuto aver nostalgia di nulla di ciò che apparteneva alla vita di Hay Lin, perché tutto ciò di cui aveva bisogno, il suo mondo, era lì con le sue amiche. Si era sentita talmente grata, in quel momento, che aveva desiderato poter ricambiare la gentilezza dell’Oracolo. E così era stato; alla nuova neonata della Fortezza non era stato dato il nome che si era scelta una volta, perché ora iniziava un nuovo capitolo, ancora tutto da scrivere, della sua esistenza. Era stata chiamata Wei An, “Proteggere la Pace”, come buon augurio per la sua nuova missione.
 
Talia avanzò, esitante, verso lo specchio centrale. Si chiese come mai le altre le avessero lasciato proprio quello, come se riconoscessero implicitamente che a lei spettasse il posto da “leader”. Ma perché?
Indugiò sui tratti del suo riflesso. Perché Tibor le aveva portate lì? Cosa avrebbero dovuto vedere, nei loro riflessi? Erano solo immagini, immagini riflesse…
Quel pensiero le provocò un improvviso, intenso dolore, ma non un dolore fisico: un dolore antico, nostalgico quasi. Non sono solo immagini! Noi, non siamo solo immagini!, sembrava voler dire. Si sforzò di guardare meglio: in effetti, c’era qualcosa di particolare…
Notando per la prima volta i ciuffi di capelli rossi, Talia si domandò sorpresa, in un primo momento, se non avesse preso per sbaglio lo specchio di Ione. Poi la riconobbe… e sbarrò gli occhi, con orrore.
Era Lei! Lei! Lei, da cui credeva di essersi per sempre liberata. Invece era lì, a fissarla con il suo stesso sguardo d’orrore.
Will.
Quel nome le ricordava solo sofferenza. Vita di un’altra, volto di un’altra…tutte cose che lei non aveva e non avrebbe mai avuto solo per sé. E questa sua esistenza sospesa tra l’essere e il non essere era valsa per usarla senza scrupoli, anche quando… anche quando la Guardiana aveva dovuto tirarsi fuori dai guai in qualche modo, e per salvarsi la pelle aveva mandato lei come agnello sacrificale. Sì, come dimenticare quell’uomo terribile che l’aveva rapita, e poi attaccata a delle macchine per cercare chissà cosa? Massì, che importava a Will e alle altre Guardiane di Kandrakar? Lei era solo una Goccia Astrale!
Talia si morse il labbro, per trattenere le lacrime del risentimento. Forse era anche per vendetta che, alla fine, aveva cercato in tutti i modi di crearli lei, i guai, alla vera Will. Vendetta, e, in fondo, la ricerca di uno spazio in cui farsi ascoltare. Perché le Witch erano troppo impegnate a salvare il mondo per stare a sentire le loro sosia. E allora metterle alle strette le era parso l’unico modo per dare voce al proprio dolore, ai propri desideri… Beh, alla fine avevano capito, no? Talia ora era dispiaciuta per tutto quello che aveva combinato, anche se ancora non ricordava ogni cosa con esattezza: sapeva che c’erano altri motivi, altre sofferenze, che l’avevano spinta a gesti estremi di rivolta contro la sua padrona, ma che ora erano ancora avvolti dalla nebbia.
Allungò le dita verso la superficie fredda del vetro, fino a toccare quelle del suo vecchio riflesso. Talia aveva la pelle leggermente più scura di Will, ma le proporzioni erano rimaste molto simili. Sul viso, c’erano però molte differenze: gli occhi blu di Talia contro quelli castani della sosia della Guardiana: i lunghi capelli color paglia, raccolti in una treccia spessa e con la frangia che copriva la fronte,  contro quelli corti e rossi; la biondina aveva un viso più ovale, lentiggini sulle guance, sopracciglia più arcuate e ciglia più lunghe, e bocca meno sottile.
Suo malgrado, si trovò a sorridere. Sì, in fondo, ora, nel complesso era felice, ed era diversa da Will anche nell’aspetto. E poi, aveva improvvisamente ricordato come si erano lasciate lei e la Guardiana: si erano abbracciate, da sorelle. In fondo, alla fine le Guardiane avevano riconosciuto di aver sbagliato, le avevano liberate. E Talia, nel momento della trasformazione, aveva desiderato dimenticare tutti gli eventi che l’avevano fatta soffrire, quegli eventi che prima non le era stato concesso dimenticare, per poter ricominciare una vita sua, interamente sua. Scoprire il mondo con i propri occhi, affrontarlo con le proprie decisioni, percorrerlo con i propri passi… Ecco cosa aveva desiderato, ed ecco perché si era trovata davanti all’orfanatrofio “Speranza”, ed ecco perché l’avevano chiamata Talia Road.
Ecco, cos’era lei adesso.
 
Le cinque ragazze si voltarono tutte nello stesso momento verso il vecchio Tibor, ora riconoscendolo come il braccio destro dell’Oracolo a Kandrakar; ora, in mezzo a quegli specchi, la tunica che indossava non sembrava affatto fuori luogo, anzi, sembrava restituirlo al suo vero ruolo. Tutte (meno Wei An) furono meravigliate nel vedere che un “pezzo grosso” (per dirla come pensò Ione) della Fortezza si fosse degnato di scendere sulla Terra per cercarle, loro, ex riflessi. Tuttavia, questa storia sembrava ancora irreale, i ricordi poco nitidi venuti a galla finora cozzavano con quelli della loro vita di sempre. Erano ancora molto confuse.
Tibor sembrò capire i loro sentimenti, forse interpretò i loro sguardi. Ricominciò allora a raccontare.
-Ognuno, quando sogna, proietta un'altra immagine di sé nel sogno. Molte volte, al risveglio, quest’immagine si perde; altre, se la persona possiede un buon potenziale magico, rimangono intatte nell’inconscio. Ora, le Guardiane, usando i loro poteri, hanno proiettato quell’immagine al di fuori di sé.- Fece una pausa significativa. –Quelle immagini siete voi.-
Talia sbatté le palpebre, stupita. Ricordava di aver detto una cosa del genere, a Will. “Forse sono solo un tuo sogno.”
Finalmente, le ragazze capirono. Ecco perché, quando le loro padrone le riassorbivano, loro, quand’erano nel limbo, non potevano dormire, né sognare. Erano loro stesse nate da un sogno!
Ma quindi… Tutte vennero assalite dall’identico dubbio: ma allora è proprio vero che siamo solo immagini?
Le parole di Tibor che seguirono confutarono quest’angoscia.
-Per quanto solo immagini nate da un sogno, anzi, dovrei dire proprio perché siete nate da un sogno, voi ragazze non potete considerarvi vuote, o solo delle copie. In voi sono presenti tutti i sentimenti umani, una volta appartenuti sì alle Guardiane, ma che sono divenuti vostri, adattandosi a voi come voi vi siete adattate sempre di più a vivere nel mondo reale. Ogni volta che siete state evocate, la vostra presenza qui diventava più solida, e la vostra anima ha, per così dire, preso un corso diverso da quella delle Guardiane. Voi siete voi. E basta.-
L’Anziano di Kandrakar sembrava poter leggere quasi i loro pensieri, e rassicurarle fino alla commozione. In realtà, Talia si accorse della tenerezza burbera con cui guardava Wei An: la sua empatia forse era dovuta anche alla sua vicinanza affettiva con la ragazzina, e l’imparziale Saggio era diventato a quanto pare uno dei difensori più convinti dell’umanità delle Gocce Astrali, alla Fortezza.
Con un cenno del capo, fece loro segno di seguirle fuori dalla stanza. Dopo aver chiuso le due porte, le invitò a sedersi sulle poltroncine del salone, e proseguì nel racconto.
-Quando siete state trasformate, avete acquisito un aspetto vostro, che riflette la vostra anima e non quella delle Witch; siete state trasportate lontano, più lontano di quanto crediate: vi basti sapere che, come voi, ieri sera le Guardiane hanno scoperto di avere dei poteri magici.-
Quest’affermazione gettò lo sconcerto sulle ragazze.
-Come?!- esclamò Ione, infrangendo la cupola di silenzio che le aveva avvolte.
Il vecchio sospirò, ma dalla sua espressione intuirono che si aspettava la domanda.
-Kandrakar è il luogo esatto al centro dell’infinito. Non ha tempo, e non ha spazio. L’incantesimo dell’Oracolo vi ha portate indietro nel tempo, in modo tale che, al momento della rivelazione, avreste avuto la stessa età delle Guardiane.- Alzò le sopracciglia, un po’ perplesso. –Mi disse: “Così saranno pari, non credi?”-
Le ragazze si immaginarono la faccia dell’Oracolo al momento di dire queste parole: il suo sorrisetto enigmatico e ironico balenò loro in mente, e insieme all’espressione perplessa del vecchio Tibor suscitò l’ilarità collettiva.
Il vecchio si sedette a fatica su una delle poltroncine, con un gemito.
-E ora viene la parte meno piacevole.- sospirò, spegnendo anche gli ultimi suoni di risate.
-Come vi ha già spiegato Wei An ieri, esistono dei demoni al confine tra il sogno e il mondo reale. Nonostante quei confini siano sorvegliati, alcune di queste Ombre ci sono sfuggite, e ora cercano di impadronirsi di più potere.-
-E… in che modo ci riuscirebbero?- domandò Talia, già temendo la risposta. Si ricordava fin troppo bene quell’Ombra oscura di Halloween.
Tibor la fissò.
-In genere, si insinuano nei sogni della gente trasformandoli in Incubi, così da poter divorare la loro energia tramite la paura, o altro. Oppure, cercano di assorbire persone dotate di poteri particolari come i vostri….-
-Ecco appunto!- si intromise Ione, -Cosa significa “i nostri poteri”? Perché ne abbiamo? Cosa…cosa sono?-
Il vecchio rimase in silenzio, in parte impermalosito dall’interruzione, in parte perché stava riflettendo.
-Mmmh.- borbottò nella barba. Le folte sopracciglia calcate verso il basso gli davano l’aria un  vecchio gufo.
-A parte Wei An, che è una combattente del Qi, su di voi non so molto. Posso fare delle ipotesi, su quanto ho potuto osservare, ieri.-
Talia non osò commentare, ma non poté fare a meno di pensare, un po’ stizzita, che allora, se se ne stava nascosto a sbirciare, avrebbe potuto anche dare una mano!
-Tu, Naide- disse voltandosi verso l’interessata. –tu hai materializzato un muro dal niente, e poi anche delle spine. Posso immaginare che tu abbia la capacità di portare immagini del sogno nel mondo reale. Sono convinto che sei tu quella che può trasportare tutte voi nel sogno di una persona addormentata. Quando ti troverai in un sogno probabilmente sarai anche capace di alterare le sue caratteristiche…ma non ti so dire di più.
Tu, Shara, ti ho visto all’opera con la magia di guarigione. Oltre a curare le ferite tue e delle tue amiche, sei indispensabile per ristabilire l’energia vitale che i demoni rubano alle persone negli Incubi.
Tu, Ione, hai il potere opposto di Naide: puoi disintegrare ciò che arriva dalla dimensione del sogno, e nel mondo reale questo si traduce in piccole scosse di elettricità.
E infine tu, Talia…-
Talia si resse forte ai braccioli della poltroncina, quando il vecchio posò lo sguardo su di lei.
-Hai il potere della Notte, ma questo potere in sé raccoglie anche quello della luce: non c’è notte, infatti, senza stelle… Ricordati che il tuo potere ha sempre due volti! Inoltre, a te è stata affidata la Luce di Kandrakar: è la luce che vi permette di non perdervi nel labirinto dei sogni degli umani…-
Talia era sbalordita. Non sapeva più cosa dire: ringraziare? Mostrarsi sicura di sé? Schermirsi? Invece, si trovò a chiedere: -Come mai proprio noi abbiamo questi poteri?-
Le sopracciglia folte di Tibor si corrugarono.
-Mia cara, ti ho già detto che voi stesse siete nate dal sogno! Questi poteri erano già latenti in voi… Portarvi in quest’epoca e questo luogo, è quella che l’Oracolo ha chiamato una… “coincidenza fortunata”.- rispose lui.
-Un momento…- intervenne Shara, che era rimasta zitta finora. –Non vorrà mica dire che dovremo affrontare noi queste…queste Ombre?!-
Tibor si alzò, e riacquistò un tono imperioso.
-Vi siete accomiatate da Kandrakar, e dall’Oracolo, con una promessa. Una promessa, che è siglata sulla vostra pelle.-
Istintivamente, ciascuna si portò una mano alla spalla sinistra.
-Tra poco andremo a Kandrakar. È là che allora deciderete se accettare questo compito o no.-
Detto questo si allontanò, lasciandole sole nella sala, per poter riflettere su quel mare di nuove –e vecchie- informazioni. Nella mente di tutte rimbombava la promessa dell’Oracolo:
Quando sarà il momento di tornare, quel segno si illuminerà! Solo allora deciderete se la vostra scelta è definitiva.
Sotto la mano premuta sulla spalla sinistra, sentivano la pelle calda, e intuirono che, nascoste dagli indumenti, le loro rune stavano brillando.
 
 
 
 
 
 
 
 
Eccomi finalmente!! Scusate la lunga attesa… Buon anno a tutti!
Con questo nuovo capitolo si spiegano (quasi ) tutti i segreti apparsi finora, come appare chiaro, adesso, chi è la goccia astrale di chi! Lo avevate intuito? =) Dico subito che MaxT aveva capito già dalla sua prima recensione XD Grazie per la tua perseveranza nel seguire la mia storia!
I poteri delle Twins non sono semplici da spiegare…questo perché ho una mente contorta e molto filosoficheggiante ^^’’ ma spero che si siano capiti comunque. Ammetto che per il potere di Naide mi sono ispirata al film “Inception” =) lo consiglio a chiunque ancora non l’abbia visto! È molto interessante!
Le Gocce quindi si preparano ad affrontare le loro missioni… Missioni che si svolgeranno nel mondo dei sogni! Vi aspetto il mese prossimo con il prossimo capitolo! ^o^ Nel frattempo, mi raccomando, recensite per farmi sapere le vostre opinioni!
 
  
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