Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: Apricot    10/01/2012    1 recensioni
Arrivarono all'incrocio delle due stradine dove si era fermate il giorno precedente, però questa volta svoltarono a destra.
-Ma guarda che a destra non c'è niente! Perché veniamo qui?-
-Non c'è niente? A destra c'è il mondo intero, ricordatelo bene!-
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
CAPITOLO I
Ethel si svegliò tardi quella mattina. Il freddo invernale trapassava da tutti gli spifferi di casa sua; o meglio di sua sorella.
Aveva un gran fame, ma il mobiletto della cucina era semi vuoto. Cercò qualcosa nella dispensa. Trovò un pacco di caffè non ancora aperto e una scatoletta di tonno che doveva essere lì da troppo tempo.
Optò per il tonno.
Si buttò dentro quella vasca poco igienica del minuscolo bagno che aveva a disposizione, e la riempì di acqua bollente.
Appoggiò la testa contro le piastrelle marroncine e rovinate della parete. Socchiuse gli occhi con il vano desiderio di non riaprirli più.
Non poteva farlo. Non poteva perché era una ragazza forte.
Avrebbe dovuto trovare dei soldi. Quelli di sua sorella non bastavano più. I suoi li aveva praticamente tutti finiti.
Avrebbe sistemato tutto. Ne sarebbe uscita definitivamente. Si sarebbe rivolta a qualcuno di più esperto di lei. Avrebbe ricominciato a vivere come una volta.
Le vie poco trafficate di Doolin le rendevano le cose molto più semplici.
Da quando si era trasferita dalla sorella la situazione era peggiorata notevolmente.
Detestava quel paese. Tutti i paesaggi irlandesi la irritavano senza un vero e proprio motivo.
Passò davanti all'unico mini supermercato presente. Si specchiò nelle vetrate.
La sua immagine esile era più sciupata del mese scorso.
Si toccò la pancia. Piatta. Forse un po' troppo.
L'incavo tra le anche stava diventando sempre più profondo. Poteva far passare l'intera mano dalla pancia alle mutande senza toccare minimamente il bordo dei jeans sgualciti che indossava da giorni.
Le costole le sporgevano, ma lo sapeva nascondere bene.
Il corpo poteva essere mascherato con qualche vestito vecchio che trovava di tanto in tanto in casa, ma il viso no.
Non poteva nascondere il viola che si estendeva sotto gli occhi incavati e arrossati. Non poteva nascondere la pelle eccessivamente bianca, quasi cadaverica.
L'unica cosa che si sarebbe potuta salvare era la chioma che scivolava lungo la schiena, ma ormai anche quella aveva perso il suo fascino.
I suoi capelli erano fini e deboli.
A malincuore notò che persino quel bel biondo, che una volta splendeva, si era spento.
I suoi capelli erano diventati dei comuni capelli. Non venivano notati più da nessuno. Nessuno la distingueva più per quel colore.
I capelli non erano l'unica cosa ad essersi spenta in lei.
Anche quella piccola fiammetta era ormai scomparsa.
Ethel la chiamava così, la speranza.
Girò l'angolo ed attraversò la strada.
Avrebbe dovuto comprare qualcosa da mangiare dato che la casa era completamente spoglia, ma prima doveva sbrigare un faccenda.
Passò sotto il ponte che collegava Doolin al paese vicino e si guardò attorno.
Non c'era nessuno. Non c'era il minimo rumore. Sentì freddo ai piedi; ormai le sue scarpe erano completamente bagnate a causa delle pozzanghere createsi la sera precedente.
Appoggiò la mano alla parete destra del ponte e fissò i graffiti. Erano vecchi e rovinati. Il colore era completamente scomparso e le uniche cose che si potevano leggere erano insulti e parolacce.
Strinse la mano in un pugno e picchiò il più forte che poté contro la parete di pietra umida.
Rivolse il suo sguardo verso la fine del ponte. Un'ombra comparve dal nulla.
Lei si avvicinò.
Anche se quell'ombra era sicuramente qualcosa di fortemente negativo, in quel momento era la sua unica speranza.
A piccoli passi si avvicinò a lei finché poté scorgere il viso.
Si chinò lentamente guardandolo in faccia come se volesse fargli capire le sue intenzioni.
Tirò fuori dai suoi calzini una banconota spiegazzata. Tese il braccio il più possibile, sapeva che sarebbe stato meglio non avvicinarsi troppo.
Il ragazzo afferrò la banconota. Con un rapido gesto la nascose nel palmo della mano e allungò con il pollice una piccola scatoletta rosa.
Ethel l'afferrò e l'aprì.
- Solo questo?-   
- --- -------------------------------É tutto quello che posso darti. Se ne vuoi di più procurati più soldi.-
- Lo sai che non ne ho di soldi. Io ho bisogno che almeno tu mi aiuti, Samuel.-
- Zitta. Io secondo te da dove li tiro fuori i soldi? Non posso più permettermi di pagare la roba anche per te. Ti devi arrangiare da sola. Ora va via.-
- Samuel, per favore.-

Ethel si avvicinò, sperando di fargli compassione.
Quando si spera di far pena a qualcuno pur di ottenere qualcosa significa che la disperazione ha preso il sopravvento.
-Vattene ti ho detto. -
 
Il ragazzo fece due passi indietro, si avvicinò al muro e chiuse la mano a pugno battendo sulla parete.
Secondo battito. Affare concluso.

Ethel scappò via da quel posto.
Aveva passato più tempo seduta su quell'asfalto a fissare dal basso le auto che passavano che a casa sua.
Le erano rimasti pochi soldi. Ma quelli avrebbe dovuto spenderli bene.
Si vergognava di fare la spesa. Più che un super mercato quello era un piccolo negozio di alimentari.
Comprò l'indispensabile. Tutto ciò che non aveva date di scadenza andava bene.
Tutto ciò che era salato andava bene.
Era da mesi ormai che non mangiava più qualcosa di sano.
Era da mesi ormai che non mangiava più qualcosa di realmente nutriente.

Passò davanti alla stazione dei treni con la busta della spesa stretta bene fra le mani.
Affrettò il passo e tenne gli occhi bassi.
Sapeva che Doolin non era pericolosa, ma lei era abituata a ben altri tipi di città; città in cui la stazione dei treni non era il posto più sicuro per una ragazza sola con una borsa colma di cibo fra le mani.
Non appena vi entrò avvertì quell'odore nauseante.
L'odore di sporco e marcio che invadeva le sue narici proveniva dai bagni pubblici. Lei lo sapeva, passava spesso del tempo nei bagni pubblici.
Camminò per quella piccola piazzola ancora vuota. Si affacciò all'unico bar aperto. Annusò l'odore del caffè che vi proveniva. La radio all'interno stava trasmettendo una canzone familiare, ma Ethel non se ne ricordava il titolo.
Continuò per la sua strada, anche se le fragili e magre gambe le davano il tormento.
Attraversò i binari non curante del cartello di divieto che le si trovava di fronte al naso. Scese gli scalini del sotto passaggio e svoltò a destra.
Sapeva che l'avrebbe trovata là.

- Hai visto Samuel?-
Ormai non si dicevano neanche più 'ciao'. Era tutto cambiato, le priorità erano cambiate.
Nonostante questo la loro amicizia era l'unica cosa certa nella sua vita. Non poteva farne a meno.
- No.-
Mentì. Non avrebbe potuto fare altrimenti.
- E quando lo rivedrai?-
- Non lo so.-
- É uno schifo. Tutto questo è uno schifo.-
- Non pensavo che sarebbe successo. Non a me. Io so controllarmi.-
- Ormai è quella cosa che controlla te. Ci controlla tutti ormai. Fanculo.-
- Tu non sei riuscita a rimediare niente?-
- No, sono a secco.-
- Quindi hai passato la notte pulita?-
- Ma scherzi? Trevor me ne ha data un po'. Ma non basta. Non basta, cazzo. Scusa ma tu come hai fatto?-
- Ho rubato i soldi di mia sorella ieri notte e ho usato i suoi.-
Mentì di nuovo. Non poteva farle capire che in realtà vedeva Samuel quasi tutti giorni.
- Stronza! Potevi dirmelo, cazzo. Non vedi come sto!
- Senti erano troppo pochi. Sono bastati per neanche mezza dose, quindi vedi di non arrabbiarti.-
- Che cazzo Ethel, io non ce la faccio più! Aiutami!-
- Come faccio ad aiutarti se non so nemmeno occuparmi di me stessa?-

Ethel scivolò lungo il muro e si sedette sul pavimento piastrellato freddo e sporco, affianco a Frennie. Poteva avvertire la disperazione nella sua voce; non aveva mai provato disperazione prima di quell'anno.
Era successo tutto troppo in fretta.

Sbatté le palpebre molto lentamente e in quell'attimo vide se stessa. Vide se stessa com'era una volta.
Quando ancora poteva dire di avere una vita sua.
Il trasferimento a Doolin l’aveva cambiata, sicuramente peggiorata.
Ricordava le esatte parole che le aveva detto sua madre prima che partisse: ‘Fatti una vita e non combinare casini. Non voglio ritrovarmi responsabile dei tuo atti solo perché sei minorenne.’
Sua madre non era mai stata il classico tipo di madre che ama i propri figli. Avrebbe di gran lunga preferito non averne.
Lasciare Dublino non era stato così difficile, soprattutto perché sapeva sarebbe andata a vivere assieme a sua sorella.
Corinne non era male. Ethel amava vivere con lei. Era la figura materna che non aveva mai avuto.
Anche se Corinne lavorava come cameriera per la maggior parte del giorno, quando tornava a casa era sempre pronta per prendersi cura della sorellina.
Solo che negli ultimi tempi quando usciva dal lavoro Ethel non era mai a casa.
Ogni tanto le capitava di pensare che se non fosse mai andata via da Dublino niente di tutto ciò sarebbe mai successo.
A Doolin era molto più semplice trovare ciò che cercava.

 
-Ti ricordi quando andavamo a scuola?- le aveva chiesto Frennie qualche sera prima a casa sua.
Quella domanda le aveva tolto il respiro per qualche secondo. Frennie la pose abbassando gli occhi e accennando un lieve sorriso, causato probabilmente dai bei ricordi.
Era una domanda retorica. Ovviamente si ricordava di quando andava a scuola. Aveva smesso all’inizio di settembre.
Ma dietro quell’innocua domanda si nascondeva un dolore profondo.
Abbandonare la scuola non era stata una scelta.
Ethel le aveva preso il viso e lo aveva stretto forte.
- Io ti prometto che ritorneremo a scuola. Ritorneremo a vivere come vivevamo prima, ok? Ti ricordi? Ti ricordi quando sono arrivata?-
- Si, a gennaio.-
- Esatto, noi non stavamo messe in questo modo a gennaio. Cosa è successo? Come ha fatto la situazione a scapparci così tanto di mano? -
- Non lo so. È successo tutto troppo in fretta, non me ne sono neanche resa conto.-
- Già. Fanculo.-  
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Apricot