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Autore: Elbeth    14/01/2012    3 recensioni
Mi sono sempre chiesta chi era Sirius Black e come mai un personaggio così affascinante come lui, non avesse mai avuto nessuna al suo fianco.
Ho liberato la fantasia e questo è il risultato!
Hogwarts, ultimo anno dei Malandrini, nuovi personaggi, nuovi avversari e l'atmosfera cupa dell'inarrestabile ascesa del Signore Oscuro...
Vi giuro solennemente di non avere buone intenzioni!
***
Dal capitolo XVII:
....
Nessuna anteprima.
Stavolta potete solo leggerlo...
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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La prima notte

 

La Sala comune dei Grifondoro le sembrava immensa.

Lizzie le aveva detto di non preoccuparsi, ma era impossibile. Non riusciva a ricordare neanche la strada per arrivare allo strano ritratto che era l’accesso ai loro dormitori, per non parlare della parola d’ordine! Era tutto così complicato!!!

Ma il prefetto – le pareva che fosse questo l’appellativo con cui lo chiamavano tutti – era stato gentile, quindi forse avrebbe potuto richiedergliela.

Dulcinea era intimidita, non conosceva nessuno e si sentiva un po’ spaesata. Ovviamente conosceva l’inglese, lo parlavano in casa, da sempre, anche quando erano in Francia, ma i cambiamenti erano stati troppi in quell’ultimo periodo e soprattutto non aveva mai contemplato l’idea di stare lontana da sua sorella.

Sospirò vistosamente, abbassando lo sguardo.

- Cosa c’è che non va, piccola? – una voce calda e suadente la distrasse dai suoi pensieri.

- Sei del primo anno, giusto? – Dulcinea annuì senza parlare, alla seconda voce che le aveva rivolto parola.

- Non ti preoccupare, fa questo effetto a tutti la prima volta, ma vedrai che andrà tutto bene – la rassicurò il primo ragazzo.

- Ma… non conosco nessuno… E… - si bloccò, con un nodo alla gola, stava per mettersi a piangere, ma Lizzie le diceva sempre che con le lacrime non si risolve nulla e, quindi, si era fermata.

- Beh, allora consentici di rimediare. Sono Sirius Black e lui è il nostro prefetto Remus Lupin – e con fare cerimonioso le fece un inchino e le porse la mano da stringere.

- Piacere, sono Dulcinea - disse loro timidamente, stringendogli la mano – Lui sapevo già chi era -  aggiunse indicando Remus con un dito.

-  Si, ma non gli dare troppa importanza, piccola – il ragazzo di nome Sirius si inginocchiò accanto a lei – questi prefetti rompono sempre un po’ le scatole!

-  Oh no, no – protestò – lui è stato gentile con me, anzi… Se posso… - ed arrossì.

-  Dimmi pure Dulcinea, ti ascolto – Remus le rispose con voce gentile, condita da un sorriso dolce che la convinse a parlare ancora.

- Non mi ricordo più la parola d’ordine per entrare – confessò imbarazzata.

- Neanche io! – aggiunse Sirius e Dulcinea rise sommessamente – sceglie sempre parole difficili.

- La parola d’ordine è: draco dormiens. E’ latino. Se non la dovessi ricordare, puoi sempre aspettare un tuo compagno ed entrare con lui.

- La imparerò io per te, principessa. – promise Sirius – E se dovessi trovarti in difficoltà, basta che lo dici al ritratto accanto alla signora Grassa. Il Cavaliere bianco mi cercherà in tutta la Scuola ed io verrò in tuo soccorso e ti aprirò.

- Grazie! – rispose entusiasta – Ora vado a letto. E' stata una giornata … impegnativa!

Il tono compito con cui lo disse, suscitò l’ilarità dei due che la salutarono con una carezza sul capo.

- Fai sogni d’oro, principessa.

E Dulcinea sorrise a Sirius, facendo la riverenza.

E’ proprio simpatico!

- Che tesoro, quella bimba!

- E tu non perdi occasione di ammaliare chiunque, Felpato!

- Bhe, hai fatto colpo anche tu Remus: arrossiva ogni volta che le rivolgevi parola.

Ed i due, dandosi pacche reciprocamente, si incamminarono verso i dormitori al piano superiore.

 

- Insomma Sirius… questa volta hai esagerato…

- Si, James, si! Ho capito. Non fai altro che ripetermelo da quando siamo rientrati. Stai diventando più noioso di Silente!

Era comodamente disteso sul divano della sala comune di Grifondoro, davanti al camino ancora spento, e fissava con sufficienza la Gazzetta del Profeta che sfogliava tra le mani.

- Felpato, andiamo, ammettilo! Era già abbastanza imbarazzante, senza che tu complicassi le cose. Lo sai che per molti sei un riferimento. Dovresti contenerti!

- Ed anche tu, Remus, non sei da meno, da quando sei diventato prefetto! Andiamo ragazzi, è una Serpeverde.

- Già, ma quando hai iniziato tu non lo sapevi, Sirius.

Il tono grave di Remus Lupin gli fece alzare gli occhi dal giornale.

Non ha torto e lo sai bene…

Eppure c’era qualcosa nella ragazza, che l’aveva infastidito particolarmente. Sospirò.

- Bah! Intuito... Li riconosco a distanza io!

James sorrise, scuotendo il capo. Lily si avvicinò al gruppetto e la vide accarezzare con dolcezza i capelli di James, seduto in poltrona di fianco al divano, su cui erano stesi lui e Remus. Ogni tanto provava una punta di invidia, per quell’intesa così intensa, che si leggeva nei loro sguardi.

- State parlando della nuova, vero?

- Mmm…

Mugugnò. 

- Ti piace eh?

Questa volta si tirò su di scatto, mettendo definitivamente da parte la Gazzetta!

- Evans, non ti ci mettere anche tu! Essere la ragazza di James, non ti dà il diritto di mettere bocca anche nella mia, di vita! – il tono fu più duro di quello che voleva – Non so come faccia James a sopportarti! E sei anche una visionaria - Forse ho esagerato, pensò mentre fissava il volto perplesso di Lily - Quindi... -  aggiunse  in tono ironico -  ...forse dovresti frequentare con noi le lezioni della Cooman! – si alzò in piedi, prendendo la sciarpa di una compagna più piccola, che sobbalzò per il furto improvviso, se la drappeggiò a mò di scialle ed imitò ad alta voce la professoressa di Divinazione -  Hai la Vista, ragazza….

Tutta la sala scoppiò in una fragorosa risata, mentre Sirius, avvolgendo la sciarpa intorno al collo, si apprestava ad uscire platealmente.
- Vai già in giro Sirius? Siamo appena arrivati… Dai...

Una mano li salutò senza rispondere, prima di uscire dal ritratto della Signora Grassa.

- E’ così irrequieto: speravo che passare un po’ di tempo con te l’avrebbe aiutato.

- Lo so, piccola. E’ fatto così e sai che non è stata un’estate facile per lui.

- Si, James, lo so: è che alle volte penso che gli faccia piacere, fare così!

- Forse… O forse non ha mai conosciuto altro…

- Lo difendi sempre – disse posandogli un bacio sul naso – è anche per questo che ti amo…

James sorrise, prima di baciarla a sua volta.

 

- Hop!

Con un balzo atterrò senza rumore, fuori dalle mura del castello. Quella maledetta frenesia non lo abbandonava mai.

Maledizione! Pensavo che almeno ad Hogwarts mi sarei placato un pò!

Di solito era così, ma non questa volta.
La sua corsa accelerò, corse a perdifiato.
Fin verso la radura.
Appena lontano da occhi indiscreti, si trasformò.  Anche in quella forma, così diversa da quella umana, quell’agitazione non lo lasciava: si diresse verso il lago. Giunto in quello che era un leggero declivio, si ritrasformò. Avanzò camminando fino al bordo e lì si lasciò andare, distendendosi sull’erba bagnata.
Braccia e gambe aperte.
Gli piaceva molto quell’angolo di lago, si rifugiava sempre lì quando voleva riflettere o semplicemente stare da solo. Un brivido freddo gli corse lungo la schiena, penetrandogli nelle ossa, ma affascinato guardava il cielo stellato sopra di lui, pago di tutto. Il respiro, ancora affannato per la lunga corsa, stava riprendendo il suo ritmo regolare. Lo sciabordio delle onde sembrava cullarlo. 

Qui sembra che tutto sia in pace…

Hogwarts. 

Ero così felice di essere finalmente a casa....

Un sorriso sghembo si allargò sul suo viso. Qualcosa però l’aveva turbato. Più di quanto volesse.

Rimase lì per un po’… Un bel po’: gli piaceva stare lì, senza dover continuamente indossare una maschera, quella che aveva scelto di far vedere alla maggior parte del mondo. Solo ai Malandrini era dato di vedere quella che era la sua vera natura. Lentamente, il suo animo agitato si placò. Non seppe per quanto tempo rimase così, seppe solo che, ad un certo punto, ebbe più freddo. 

Le stelle in cielo avevano percorso un bel cammino.

Forse è ora di tornare..

Mentre si avvicinava alle mura del castello, passeggiando con le mani infilate in tasca, alzò ancora una volta gli occhi al cielo, a respirare un po’ di quella pace, a trattenerla per quanto possibile e a portarla con sé. 

Ma qualcosa attirò la sua attenzione.

Sulla torre vide una figura muoversi ed un gufo librarsi alto nel cielo.
La figura rimase immobile per un po’ a fissare  a sua volta il cielo.
Sirius cercò di metterla a fuoco, nel buio della notte.

Chi poteva mandare un gufo alle (guardò l’ora) tre di notte??

Evidentemente non sono l’unico a passare una notte agitata!

Pensò a qualche ragazzino spaurito del primo anno.

Non è possibile che qualcuno di loro abbia avuto l’ardire di arrivare fino alla guferia, non sanno neanche dov’è!

La figura lentamente si girò ed iniziò a muoversi. Si fermò perplesso, sforzandosi di ricordare. Poi, ad un tratto, si illuminò. L’incedere era inconfondibile!

La nuova???

La sorpresa di Sirius, ora, era completa. 

Mille domande gli frullavano per la testa: come faceva a sapere dove era la guferia? Cosa c’era di così urgente da non poter attendere l’indomani? Ed infine - ma non meno importante - perché sfidare le regole, proprio lei, appena arrivata?

Voleva vederci chiaro. Sfilò la bacchetta dai pantaloni.
- Signor Black! Splendida vista, nevvero?

La voce del preside lo colse di sorpresa.

- Professor Silente!

- Si, so chi sono, Sirius. 

Non rispose: sapeva di essere stato beccato in flagrante.

- Puoi rilassarti: non sarò io ad infliggerti la prima punizione dell’anno.

Sirius si voltò a guardarlo, ancor più sorpreso.

- Oh - sussurrò Silente - non ringraziare me.

Con una dito indicò la figura della ragazza, che spariva dentro la torre nord.

- Se proprio vuoi ringraziare qualcuno, ringrazia Mademoiselle Delaroche. Se punissi te Sirius, dovrei farlo anche con lei. E mi pare evidente, che la sua nottata è stata decisamente più impegnativa della tua… O della mia.

Forse… ammise, non ancora convinto, tra sè

Sirius infilò nuovamente le mani in tasca, guardando il terreno imbarazzato. 

Silente aveva il potere di ridurlo, spesso, al silenzio.

- Impara a contenerti, signor Black. Sei uno degli studenti più dotati della scuola, Sirius. Sei un leader, tuo malgrado – Sirius non potè trattenere un sorriso sghembo – e sarai un ottimo Auror un giorno.

Sirius lo guardò negli occhi azzurri ed un lampo di gratitudine passò per i suoi occhi scuri e tristi.
Silente gli poggiò una mano sulla spalla, accompagnandolo gentilmente verso l’ingresso del castello.

- Dovresti riposare ora. Lasciamo che il buon Morfeo ci porti con sé…

- Grazie, professore.

- Sii gentile con lei, signor Black. Sii gentile con te stesso.

E, con un ultimo enigmatico sorriso, lo lasciò lungo il corridoio, che portava verso le stanze dei Grifondoro.

 

******************
Note per i lettori (passati, presenti e futuri):
Ho detto una bugia!
Ho inserito una terza voce narrante, che sarà molto meno presente dei due protagonisti: è quella di Dulcy, la sorellina di Lizzie.
Mi serviva una visione neutra, ogni tanto, da inserire nella trama: quali occhi migliori, per guardare il mondo, se non quelli un un bambino?
Ed ecco che è nata Dulcinea (il nome è un omaggio, ovviamente!).

Buona lettura e, se ne avrete voglia e tempo, recensite pure.
Vi assicuro che sarete deteminanti per gli sviluppi futuri...
Baci
El
  
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