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Autore: Alessia_Way    15/01/2012    3 recensioni
Bella. Una ragazza che ha molti problemi, sia personali che familiari. Non sa cosa significhi per lei la parola AMORE, una parola del tutto nascosta, non presente nella sua vita. Ma qualcosa di inaspettato arriverà, lei del tutto inconsapevole di ciò, che la cambierà, stravolgerà la sua persona.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Saaaaaaaaaaallllllve :D E buona domenica :D
Scusate l'attesa ma questo capitolo non si decideva ad uscire fuori! >.< Mi sono proprio addannata a scriverlo! Testimone la mia beta u.u
Comunque... *sospira e lacrime le bagnano il viso* E questa storia è finita! T_T La mia primissima storia!
Prima di fare il discorso strappalacrime, vi lascio al capitolo perchè vi ho già fatto attendere troppo!
Ci vediamo giù ;)




Do not leave me 28 - Epilogo (Pov Bella)

1 anno e qualche giorno dopo

E vissero felici e contenti!
Potevo risultare troppo sdolcinata o troppo romantica ma era la verità. Insieme al mio grande amore, finalmente lo avevo trovato. Ero arrivata ad un epilogo decisivo della mia esistenza. Adesso, quella frase poteva essere scritta nel libro della mia vita.
Non potevo ancora crederci. Potevo aver sognato tutto quel tempo, che tutto quello che era successo era solo frutto della mia immaginazione, ma c’era qualcosa che mi diceva che era tutto vero, estremamente vero.
Dopo tutte quelle sofferenze, dopo quei dieci mesi passati da incubo, dopo tutti quei giorni passati a deprimermi, lasciando che il dolore mi uccidesse, mi ritrovavo a fianco di Edward, che, grazie a lui, avevo capito che vivere era una cosa meravigliosa.
Era passato un bellissimo anno, da quando ci eravamo scambiati quel bacio in aeroporto, dopo esserci giurati amore eterno…
Eravamo tornati a casa, nella mia, a Londra, e avevamo cominciato a parlare, a scusarci, a baciarci, a riscoprirci. Mi era terribilmente mancato e non potevo far altro che amarlo ogni giorno di più. E lui… mi ricambiava. Semplicemente, ma lo faceva: con un gesto, con un sorriso, con un bacio, mi faceva capire che lui c’era sempre, ovunque io fossi. E mi amava, incondizionatamente. Non potevo non pensare quanto fossi fortunata ad aver ricevuto un uomo splendido come lui.
Dopo le mie continue lamentele, mi aveva detto come era riuscito ad arrivare a Londra e mi meravigliai del fatto che, dopo tutte quelle parlantine al telefono che Alice faceva con Esme, non avessi capito qualcosa.
Si parlavano tutti i giorni, ed era ovvio che stavano progettando un viaggio o cosa. Ma non era riuscita a capirlo, almeno non fino ad allora.
Insomma, era passato un anno, l’anno migliore della mia vita.
Edward ed io eravamo rimasti a Londra e non avevamo intenzione di tornare. No, perché avevamo deciso di farci una vita insieme, da soli senza l’aiuto o il supporto di nessuno.
In quell’anno, tutto era cambiato: io avevo ripreso gli studi. Dopo aver finito l’ultimo anno di liceo, visto che a Forks non ero riuscita a completarlo, cominciai a frequentare il college, decisa a diplomarmi. Edward, invece, aveva trovato un lavoro in un’agenzia finanziaria. Ci mantenevamo bene e questo era l’importante.
Esme e Carlisle avevano accettato la nostra decisione con molta serenità e senza problemi, anche se, inizialmente, erano rimasti un po’ interdetti sulla nostra scelta di rimanere a Londra. Ma li avevamo tranquillizzati, dicendo che ci saremo mantenuti lavorando e studiando.
Alice, dopo aver capito che la sua “missione salvataggio vite disperate” era finita, tornò a Forks, una settimana dopo Natale. Aveva deciso di passare il Capodanno insieme a Jasper e non poteva lasciarlo solo. Non l’avevo obbligata a restare, anzi l’avevo incoraggiata, dicendole che oramai, dopo avermi aiutato, era il suo momento. Non mi aveva fatto male lasciarla salire in aereo, diretto per Seattle. Mi faceva piacere sapere che era ora che Alice si costruisse un futuro. Di sicuro, Jasper era mille volte meglio dei me: pensavo sempre che non ne poteva più di stare alle mie calcagna e sentirmi lamentare dei miei errori.
Mi riscossi dai miei pensieri, cercando di pensare al futuro che avevo in mente, di guardare avanti con un tocco di speranza, ma la mia routine giornaliera era stancante, perché al college non mi davano un attimo di tregua. Ma non potevo lamentarmi del fatto che avevo al mio fianco un uomo spettacolare, gentile, premuroso e, soprattutto, innamorato.
“Dai Bella, smettila! Finisci questo esercizio”, disse ridendo Edward.
Non riuscivo a rimanere concentrata sul mio compito di biologia avanzata: come riuscire a rimanere con la testa e occhi fissi sui libri, se accanto avevi un dio greco a petto nudo, appena uscito dalla doccia?
Lo fissavo, lo baciavo, lo stringevo, facevo tutto tranne che completare il mio esercizio.
“Oh, suvvia Edward! Domani è sabato, posso completarlo domani!”, mi lamentai io, e mi avvicinai per dargli un bacio.
Si scostò e mi sgridò, “Domani non lavoro neanch’io! Perché vuoi sprecare un giorno, quando possiamo rimanere insieme dalla mattina alla sera? Adesso finisci e poi ceniamo che ho fame”.
Sbuffai e, dopo aver lasciato un bacio sulle sue labbra perfette, mi concentrai sul mio esercizio.
Edward, da bravo insegnate che si rispetti, mi spiegò alla perfezione il mio argomento che dovevo studiare: ecologia delle malattie parassitarie dell’uomo. Ovviamente io non avevo capito nulla di quella lezione ma, grazie la mio “professore”, avevo recepito alcuni tratti importanti.
“Capito tutto adesso?”, mi chiese lui, quasi speranzoso. E certo! Mi aveva ripetuto l’argomento un sacco di volte!
“Si, adesso si”, risposi seria e finii il mio esercizio, “Grazie professor Cullen. Mi è stato di grandissimo aiuto”, lo ringraziai scherzando.
“Oh, sono lieto che abbia capito la lezione di oggi, signorina Swan. Che ne dice se adesso si riposa un secondo? Sa, c’è una persona che è molto bisognosa di lei”, disse lui stando a gioco.
“E chi sarebbe?”.
“Beh… è molto evidente. Sa, mi ha detto che le mancava e che… voleva trascorrere una serata insieme a lei”, rispose lui ridendo ed io mi avvicinai maliziosa, sedendomi a cavalcioni su di lui.
“Ah, davvero?”, sussurrai.
“Già”, soffiò sul mio collo, facendomi rabbrividire.
Cavoli! Solo lui poteva sciogliermi come neve al sole. Non mi ero ancora abituata a certe cose e… di certo, non intendevo farlo.
Gli presi il viso fra le mani e cominciai a baciarlo in tutte le parti, mettendo per ultime le labbra. Quando vi arrivai, lasciai un bacio delicato, appena accentuato.
Però, le sue mani non mi permisero di staccarmi: le sue labbra fameliche si impossessarono delle mie, iniziando una danza passionale e quasi violenta.
“Mmh… Edward… non mi avevi detto che avevi fame?”, chiesi annaspando in cerca di aria.
Lui rise, soffermandosi sull’incavo del mio collo, “E ti avevo detto di che fame avevo? Non mi sembra di dimostrarlo?”, rispose lui, continuando la sua tortura.
Sorrisi al pensiero di come ci eravamo ridotti.
Da quando eravamo tornati insieme eravamo più uniti che mai, in tutti i sensi.
Non eravamo più la solita coppietta di innamorati seri e composti, eravamo diventati qualcosa di più. E questo, mi piaceva più del lecito!
Edward mise le mani sui miei fianchi e cominciò a pizzicarmi la pelle rimasta scoperta dalla maglietta.
“Mi sei mancata oggi”, mormorò piano, sulle mie labbra. Anche con una parola, riusciva a fondermi come burro fuso. Possibile che mi facesse sempre questo effetto?
“Anche tu. Come è andata a lavoro?”, chiesi e poggiai la schiena sul tavolo, mettendo le mani dietro la sua nuca.
“Nulla di che, le solite cose. Oggi, stranamente, pensavo ad una cosa sola”, rispose lui.
“Sarebbe? Sono curiosa di sapere”.
“Te!”, e si fiondò sulle mie labbra.
Risi e continuai a baciarlo. Sciolsi le mie mani intrecciate e le lasciai scorrere sul suo petto, scolpito ma non troppo. Perfetto!
Continuammo a baciarci per ore, senza andare troppo in fondo, dimenticandoci di cenare.
Mi staccai a malavoglia, per colpa del mio stomaco insistente.
Edward mi guardò con gli occhi fuori dalle orbite, sorpreso.
“Che c’è?”, chiesi io, scendendo dalle sue gambe.
Continuò a guardarmi sorpreso, quasi deluso.
“Ho fame!”, mi lamentai dirigendomi in cucina.
“E preferisci mangiare, piuttosto che stare con il tuo ragazzo?”, e alla parola ragazzo, arrossii violentemente. Era la prima volta che diceva quella parola e al solo sentirla dire dalle sue labbra, era musica per le mie orecchie. Mi sentivo… felice.
“Non posso lasciare che il mio stomaco ci interrompa!”, constatai io, non andando oltre con le parole.
“Sei cattiva… ma hai ragione”, soffiò sul mio collo e mi strinse, facendo poggiare la mia schiena al suo petto. Le sue braccia erano come una catena di ferro forte, una dolce prigione.
“Vedi che ho ragione? Comunque, cosa vuoi preparato?”.
“Qualsiasi cosa. Devo ammettere che ho fame anch’io”.
“Che genere di fame hai?”, chiesi ridendo e mi girai per fissarlo.
“Tranquilla, la mia fame di te è passata. Almeno per ora”, rispose roco e mi lasciò un bacio sulle labbra, come sempre delicato e dolce.
Lo guardai dirigersi al piano superiore dopodiché mi dedicai alla cucina: quella sera, avrei preparato una cenetta coi fiocchi.
Subito mi venne in mente di preparare qualcosa di italiano. Alice, da brava cuoca, mi aveva insegnato qualche ricetta. Amavo alla follia la cucina italiana, così come Edward.
Gli farò una sorpresa, pensai e mi misi al lavoro.
Optai per dei spaghetti alla carbonara e, visto che ne avrei preparata tanta, non avrei cucinato il secondo. Controllai che il tiramisù, preparato il pomeriggio precedente, fosse intatto e lo trovai perfetto.
Misi a cuocere la pasta e lasciai rosolare la pancetta, che per miracolo trovai in frigo, in una padella.
Dopo che la pasta fu pronta, l’aggiunsi alla pancetta e un uovo.
“Mmh! Che profumino!”, esclamò Edward dal soggiorno.
“Non ti avvicinare alla cucina! Te lo dico io”, lo avvisai, sperando che non avesse capito che cosa stavo cucinando. Mi affrettai a mettere la pasta a tavola e mi diressi in soggiorno.
Lo raggiunsi di soppiatto e poggiai le mani sui suoi occhi, facendolo spaventare.
“Alzati e vieni con me in cucina”.
“Perché gli occhi chiusi?”.
“Sorpresa!”.
Lo sentii ridere e ci incamminammo verso la cucina. Si sedette a tavola e lasciai il suo viso.
“Posso?”, chiese curioso, ancora con gli occhi chiusi.
“Ok”.
Pian piano aprì gli occhi e quando si ritrovò il piatto stracolmo davanti a sé, si leccò le labbra sorpreso.
“Dio, ma io ti sposo!”, esclamò fissandomi.
Risi di cuore e lo vidi afferrare la forchetta per poi assaggiare la pasta. Mi guardò estasiato.
“Com’è?”, chiesi.
“Perfetta! Complimenti”, rispose e continuò a mangiare.
Mangiammo tranquilli e in silenzio. Di volta in volta lo guardavo mentre si gustava al meglio il piatto. Ridevo, divertita del suo comportamento.
Quando finì, si alzò per andarsi a riempire il piatto.
“Sei sicuro che poi avrai spazio per qualcos’altro di buono?”, lo fermai.
Mi voltai e vidi che teneva il cucchiaio colmo di pasta fermo a mezz’aria.
“Cosa c’è dopo?”.
“Beh, se poi ti sentirai sazio, lo mangerò solo io quello che c’è dopo”.
“Sarebbe?”.
“Rinunci?”, chiesi ignorandolo e puntai il suo cucchiaio.
Lo posò di fretta e furia e si sedette, “Rinuncio”.
Misi i piatti sotto il getto dell’acqua ridendo e poi, dopo essermi asciugata le mani, andai in frigo.
Quando Edward mi vide con la teglia in mano, mi chiese, “E quello?”.
“Il nostro dessert”, risposi trionfante. Lo poggiai a tavola e mi sedetti, “Hai l’onore di aprirlo, mio caro”.
Mi guardò interrogativo poi aprì il coperchio, rivelando uno strato di cacao amaro in polvere.
“Dimmi che non è…”, disse lui con gli occhi sbarrati.
Prese un cucchiaio e cominciò ad assaggiare.
“Lo ripeto, io ti sposo!”, esclamò felicissimo.
Risi e, parlottando del più e del meno, ci gustammo tranquilli quel dolce che tanto amavamo.
 
Eravamo sdraiati da ore sul divano del salotto, intenti a guardare un po’ di televisione. Solo che era accesa inutilmente perché nessuno la stava guardando.
“Grazie per la cena. È stata magnifica”, mi ringraziò, baciandomi il capo.
“Di nulla. Mi era venuta quest’idea e non potevo non mettermi al lavoro. Poi non potevo lasciare il tiramisù intatto”, risposi e rise, stringendomi di più a sé.
“Emh… Bella”, mi chiamò poco dopo, un po’ titubante.
“Si?”.
Attese un attimo prima di rispondere, “No, niente”.
All’improvviso, il silenzio creato fra noi diventò pesante e imbarazzante. Sentivo che c’era qualcosa che non andava.
Sciolsi la stretta delle sue braccia e mi misi a sedere, fissandolo.
“C’è qualcosa che non va?”, chiesi preoccupata.
“No, assolutamente… niente”, rispose, con la stessa titubanza di poco prima.
“Tu mi nascondi qualcosa”.
“Io? No, ma… che dici?”.
“Lo capisco, Edward. Che cos’hai?”, domandai un po’ più calma, avvicinandomi a lui per accarezzargli una guancia.
Sospirò, affranto. Lo vedevo combattere contro se stesso, come se non avesse il coraggio di ammettere o chiedere qualcosa. Mi preparai al peggio, pesando a qualcosa di molto negativo.
“Edward…”, lo chiamai spaventata.
Notò subito il mio cambiamento d’umore e si tirò a sedere, accarezzandomi i capelli.
“Che succede? Come mai quella faccia?”.
“Che cosa mi nascondi?”.
“Niente, Bella”.
“No, non è vero. Tu mi nascondi qualcosa! È così brutto che non sei capace neanche a dirmelo. Se mi devi far male, fallo adesso!”, lo avvisai, quasi con le lacrime agli occhi.
Mi alzai di scatto e mi allontanai dal divano, ma lui si alzò e mi bloccò, prendendomi per le braccia.
“Bella, ma cosa stai dicendo? Come potrei farti del male?”.
Lacrime sfuggirono al mio autocontrollo e non seppi fermarle. Rimasi in silenzio, sperando, con tutta me stessa, che si decidesse a parlare.
Sospirò ancora una volta. Mi prese le mani e, delicatamente, le strinse.
“Ci ho pensato parecchio e non è stato facile ma so quello che voglio. Ho deciso che forse sarebbe meglio mettere fine a questa storia per far si che si cominci a costruire qualcosa di nuovo”, cominciò col dire e quelle parole mi spaventarono.
“Hai un’altra?” sbottai, stufa di tutto quel mistero e di quei giri di parole, “Hai un’altra?”.
Rimase incredulo delle mie parole, “Che cosa? Bella, ma che dici? Non ti sto dicendo che ho un’altra. Amore, io non potrei mai lasciarti!”.
“Che cosa vuoi dirmi, allora?”, chiesi, rendendomi conto di essere arrivata ad una conclusione ridicola. Le sue parole mi rilassarono, ma non del tutto.
“Volevo dirti solamente che…”, disse ma si fermò, passandosi una mano nei capelli in modo nervoso, “Bella… so che per te può sembrare presto questa decisione ma… ci ho riflettuto parecchio in questi giorni. Pensa, la notte non dormivo neanche!”, ammise e lo guardai confusa, aspettando che continuasse, “Tu hai vent’anni e io ne ho ventuno e penso che… tra di noi può esserci qualcosa di più”.
Sospirò e mi rivolse un debole sorriso. Stavo per aprire bocca ma lui non me lo permise: mi baciò appassionatamente, come non aveva mai fatto.
Quando ci staccammo, lui sembrava più sicuro di prima così, dopo avermi lanciato uno sguardo pieno di scuse, cosa che non riuscii a capire, si inginocchiò davanti a me, prendendomi entrambe le mani.
“E-e-edward… che stai…”, dissi con tono confuso ma sorpreso. Mi fece cenno di rimanere in silenzio e lo vidi estrarre dalla tasca dei pantaloni una scatola di velluto blu.
Non dirmi che…
La prese tra le mani e cominciò a parlare, “Isabella Swan… prometto di amarti e onorarti finchè entrambi vivremo. Prometto di starti accanto in salute e in malattia, nel bene e nel male e di non farti mai soffrire. Mi concederesti il grande onore di diventare mia moglie?”, pronunciò quelle sante parole con decisione e fedeltà, e alle mie orecchie sembrarono sincere e colme di amore indissolubile.
Senza rendermene conto, quando aprì la scatolina, rivelando un graziosissimo anello ovale d’oro bianco, coperto da fili obliqui di pietre rotonde e luccicanti e la montatura, anch’essa d’oro bianco, era sottile ma delicata, lacrime di stupore e gioia bagnarono il mio viso.
“Edward… io… sono senza parole”, sussurrai felice. Spostavo lo sguardo dall’anello al suo viso, ancora incapace di rispondere.
“Non devi rispondermi adesso, se non vuoi, non preoccuparti”, si affrettò col dire ma scossi la testa.
Lui si alzò e fece per chiudere la scatola ma, con un movimento quasi brusco, fermai le sue mani e mi gettai sulle sue labbra, dando inizio ad un bacio dolce e pieno di desiderio.
“Si”, risposi a fior di labbra, “Si, Edward. Voglio essere tua moglie”, esclamai.
Mi sorrise, come se il suo cuore stesse scoppiando di gioia come il mio, e mi prese il braccio, facendomi girare.
Mi poggiò a terra, prese la mia mano sinistra e, con molta lentezza, infilò l’anello nell’anulare sinistro, dove sarebbe rimasto per sempre.
 


 

*Cade a terra, scoppiando in lacrime*
Mi sono affezionata da impazzire a questi personaggi! Finalmente si sposano!!! *-* Finalmente posso dire che "Vivranno per sempre felici e contenti!"
Che dire!!! All'inizio pensavo che dovevano avere un bambino, poi l'ho cancellato, pensando che era troppo presto (Non uccidetemi T_T) E poi ho detto che era meglio se prima si sposavano *-*
Comunque, piaciuto? :D L'ultimo capitolo è sempre piaciuto (?) xD
Allora: Discorso? Ok!
Ringrazio con tutto il cuore voi lettrici! Che mi avete seguita e recensita fino alla fine :D Se sono arrivata a scrivere questo finale, è solo grazie a voi ;)
Anche se questa storia non è stata scritta granchè perchè ero ancora alle prime armi e non sapevo come muovermi e tutto il resto. Un mio desiderio mi è balenato proprio ieri sera xD Ma già mi frullava in testa da un pò: Mi piacerebbe che molte di voi continueranno a seguirmi anche nelle altre storie che scriverò nel tempo! Ma non è un OBBLIGO, assolutamente no! Non pensate che io pretenda che voi mi seguiate, certo, è solo un mio pensiero!
Lo desidero perchè voglio farvi capire che sono capace di fare di meglio, perchè questa è stata la prima storia e non è scritta abbastanza bene certo! Ci sono stati degli errori e non voglio ripeterli altrove!
Quindi, desidero che leggiate tutto ciò che scriverò :D Per farvi provare le emozione che provo io mentre scrivo :D E so che UN GIORNO sarò capace di farvi sognare con la mia scrittura (Ok, sto diventando noiosa xD)
Bene, emh... dopo avervi esposto questo desiderio, vi lascio ;) Scappo a continuare la mia one-shot nuova xD (Si, mi è venuta un'altra idea xD)
Come sempre, potete entrare in questo gruppo :D http://it-it.facebook.com/#!/groups/181860785241396/  di Facebook ;) Vi aspetto sempre xD
Scappo gente, ho parlato troppo stavolta!
Bacioni e... Grazie infinitamente! *-*
Alessia

 

   
 
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