A bordo del Titanic capitolo2
Per rendere più agevole la lettura si consiglia
di visitare questa
pagina
Cap II^
10 aprile 1912. ore 09.00
– "Tempo del Titanic"
Russel osservava con grande interesse il movimento
del traffico, dal finestrino della carrozza che lo stava portando al molo 44
del porto di Southampton. Diverse carrozze come la sua, qualche automobile,
biciclette, molti carri trainati da cavalli, carichi di ogni sorta di
mercanzie, e molti pedoni in un movimento caotico che aveva pero' un suo
particolare ordine dovuto alla consuetudine. In prossimità dei cancelli del
porto la carrozza si fermò impossibilitata a proseguire per la ressa che si era
formata ai varchi, fra persone, bagagli, veicoli di ogni tipo. Il cocchiere, un
omaccione piuttosto rude, vestito con una discutibile palandrana che aveva
veduto di certo tempi migliori, gli comunicò che la situazione era complicata
dal gran numero di persone connesse con le operazioni di imbarco e che ci
sarebbe stato da aspettare un bel po'. Il giornalista decise di non perdere
tempo e quindi scelse di scendere e proseguire a piedi. Si sentiva piuttosto
infagottato negli abiti che aveva dovuto indossare. Un pesante pastrano di
flanella con il collo bordato di pelliccia, marsina grigia completa di gilet,
cravatta a papillon, stivaletti e, per completare il tutto, bastone e bombetta.
Aveva dovuto adattarsi ai costumi dell' epoca ed in particolare a quelli di un
uomo molto abbiente, appartenente alla buona società. Il ruolo che era stato
scelto per lui era quello di un editore di giornali statunitense reduce da un
giro di contatti con pari imprenditori inglesi, per collaborazioni e investimenti.
Per fortuna l' aria rigida contribuiva a limitare i danni derivanti da quel
vestiario così pesante. Recava con sè due pesanti valigie in pelle rigida, di
cui avrebbe fatto volentieri a meno ma che era stato obbligato a portare per
sostenere la parte da lui interpretata. Pur imbarcato regolarmente, il suo nome
non sarebbe mai comparso sulle liste dei passeggeri. Infatti in quel periodo, ci
fu un pesante sciopero nelle miniere di
carbone, che limitò le possibilità di approvvigionamento del Titanic proprio
immediatamente prima del suo viaggio
inaugurale. Per evitare di rimandarlo, la compagnia White Star Line, prese il
carbone necessario dalle altri navi della sua compagnia e se lo fece cedere anche
da altre compagnie minori, con l' impegno che avrebbe imbarcato i loro
passeggeri. Evidentemente, ciò portò ad una situazione di relativa confusione
per ciò che riguardò le liste dei passeggeri. Ad un controllo successivo all'
incidente, risultarono sei diverse liste, ognuna diversa dalle altre. Russel,
in particolare, aveva approfittato dell'annullamento di una prenotazione che
lasciò pertanto libera e disponibile la sua cabina. Avvicinandosi alla zona di
imbarco, notò attorno a lui una moltitudine di persone, per la maggior parte
eccitate e felici, giovani e meno giovani, vestite nei modi più disparati, in
funzione del luogo di provenienza e della condizione economica. Pacchi,
valigie, spesso malandate, ceste, involti, costituivano il bagaglio di quella
gente. Erano i passeggeri della terza classe che venivano imbarcati dal
ponte C, posto quasi a 6 metri di
altezza dal livello della banchina .
Guardando meglio si accorse che non tutti erano felici. Alcuni, spesso i
meno giovani, apparivano tristi e scoraggiati. Certo avevano lasciato la loro
casa, la loro terra e probabilmente anche i loro cari e non possedevano più l'
energia dei giovani, per reagire appieno a questa avventura che li avrebbe
portati nel 'nuovo mondo', a conquistarsi una vita diversa, una seconda
occasione. Fatti pochi passi, quando gia' si era pentito della sua decisione,
in quella bolgia, fu avvicinato da un facchino della compagnia nautica, la
White Star Line, che aveva subito riconosciuto in lui un passeggero di prima
classe in difficoltà. Affidategli le valigie, pote' approfittare per iniziare a
svolgere il suo lavoro, riprendendo le immagini di quella bolgia. Il
travestimento indubbiamente funzionava. Dopo aver chiesto conferma della
appartenenza alla prima classe, sorreggendo vigorosamente il bagaglio, l' uomo
gli disse di seguirlo e si incamminò deciso verso il piroscafo in attesa. Solo
in quel momento Russel sembrò notare la grande nave che incombeva letteralmente
sulla banchina. Incredibile! Lungo 270 metri, si ergeva per 18 metri sulla
banchina (un palazzo di 6 piani), per non parlare della parte sommersa, altri
32 metri. Vide all' albero di poppa la “Blue Insegne”, la fiamma azzurra che il capitano Edward John
Smith aveva diritto di issare, in quanto capitano di fregata della marina reale
e commodoro della White Star Line, segno che questi era gia' a bordo. All'
albero di maestra era stata issata la bandiera della compagnia, la White Star,
stella bianca in campo rosso, sotto la quale sventolava, orgoglio della nave la
bandiera triangolare del Royal Mail Service, in quanto alla nave era stato
conferito il titolo di Royal Mail Ship, con tanto di ufficio postale a bordo,
al quale erano addetti cinque impiegati, due inglesi e tre americani. All'
albero di trinchetto era issata invece la bandiera americana con 46 stelle, che
indicava la destinazione. Noto' anche fra i due alberi principali i quattro
cavi che costituivano l' antenna del modernissimo impianto radio di cui il
piroscafo era stato dotato. Dalle prime tre ciminiere (quelle vere, in quanto
la quarta era stata aggiunta solo per una questione di estetica ed era adibita
al riciclo dell' aria per alcuni ambienti dei ponti inferiori) usciva del fumo,
segno che le caldaie erano gia' accese e pronte a spingere quel gigante che, a
pieno regime, era in grado di raggiungere l' incredibile velocita' di 23 nodi
(circa 43 Km/h), incredibile almeno per quell' epoca. 29 caldaie di 5 metri di diametro
ciascuna , in grado di divorare 728 tonnellate di carbone al giorno,
alimentavano due motori, sinistro e destro, ed inoltre una turbina Parson a
bassa pressione controllava un ulteriore
elica centrale posta proprio dietro al timone. I primi due motori potevano
essere invertiti, mentre il terzo, quello centrale purtroppo no. Questo avrebbe
avuto un ulteriore peso determinante sulla tragedia che sarebbe occorsa da lì a
5 giorni perche' , mentre i motori a vapore furono mandati su 'indietro tutta',
l'elica centrale fu semplicemente fermata riducendo quindi ulteriormente l'
effetto del timone già imprudentemente sottodimensionato in fase di progetto.
Tutte queste informazioni, Russel le aveva apprese da un completo dossier che
gli era stato consegnato prima di partire e che ora, in formato digitale, poteva
consultare in ogni istante. Prima di partire, per favorirlo nel lavoro, lo
avevano sottoposto a tre lunghe sedute di
istruzione sotto ipnosi, nel corso delle quali, gli erano state trasmesse tutte le istruzioni
necessarie per la sua missione, in modo da conoscere gli eventi principali di
cui si aveva notizia, i luoghi più interessanti della nave e le fisonomie e i
nomi di tutti i passeggeri di prima classe e di molti altri delle altre due
classi. Aveva inoltre ricevuto informazioni estremamente dettagliate sui
personaggi più importanti con i quali si sarebbe trovato in contatto. Infine
aveva ricevuto un sistema di videoregistrazione ultra miniaturizzato occultato
in un normalissima agenda personale che egli avrebbe dovuto recare sempre con
sè. Altri dispositivi simili, per ulteriore sicurezza, erano contenuti in un
anello che egli portava all' anulare sinistro e al fermaglio della catena del
prezioso orologio da taschino che ornava il suo gilet, secondo la moda dell'
epoca. Il tutto per circa 500 ore di registrazione, molto più di quelle
necessarie, qualsiasi cosa avesse voluto documentare. Per concludere il suo
armamentario, aveva anche un minuscolo microfono direzionale-registratore,
occultato in un auricolare pressochè invisibile. Per salire a bordo, si accedeva
ai ponti superiori e alla prima e alla seconda classe attraverso una
incastellatura che portava ad una serie di passerelle sovrapposte ognuna
relativa ad un preciso spazio della nave. La prima classe veniva imbarcata dal
ponte A mentre la seconda dal ponte B.
In questa zona l' imbarco si svolgeva in modo assai più ordinato ma quello che maggiormente colpì il giornalista
fu l' incredibile quantità di bagaglio che accompagnava ogni passeggero.
Alcuni, per soli 7 giorni di traversata, avevano appresso un numero incredibile
di valigie e bauli. Dal suo dossier sapeva ad esempio che la signora Charlotte
Drake Cardeza,, una ricchissima ereditiera che però si sarebbe imbarcata a Queenstown, aveva recato con se' la bellezza
di 70 vestiti! C'è da considerare però per
correttezza, che molti di questi crocieristi tornavano a casa dopo un
periodo più o meno breve di soggiorno in Europa, come ad esempio il maggiore
Archie Butt, mentre per altri, questa crociera rappresentava solo una tappa di
un viaggio più articolato, come nel caso dei giovani coniugi Victor e Maria Josè De Soto. Al momento dell'imbarco
fu ricevuto da un gentilissimo ufficiale, il sig Charles Herbert Lightoller,
ufficiale senior, il quale in quella situazione di festosa confusione si limitò
a controllare il biglietto e la carta di imbarco, annotando il suo nome su una
lista da aggiornare in seguito. Fu affidato ad un addetto che, caricatosi il suo bagaglio, lo
precedette alla cabina assegnata, la A-31, ossia posta sul ponte A, lato
destro. Quì giunti, posate a terra le valigie, il cameriere si premurò di
consegnargli un opuscolo che descrisse come il “Vademecum del Titanic”,
distribuito a tutti i passeggeri della 1^ classe. Aveva 28 pagine e riportava i
nomi dei passeggeri di prima classe, almeno quelli regolarmente registrati,
indicava i vari servizi disponibili a bordo e le relative tariffe , se
previste, ed il loro orario, così come
gli orari dei pasti. Si concludeva con un elenco delle traversate oceaniche
della White Star previste per tutto il 1912.
Licenziato il cameriere, Russell rimase un momento attonito ad osservare
ciò che lo circondava. Una cabina bellissima, arredata in stile olandese
moderno, con gli arredi in legno chiaro, con gli odori caratteristici di un
ambiente nuovo e tirato a lucido con la massima accuratezza. Godeva di un oblò
e a contatto con la parete esterna, un modernissimo, per l' epoca, calorifero
elettrico. Osservò l'ora sul suo prezioso orologio da panciotto e vedendo che
si erano fatte le 11.30, decise di recarsi senza indugio sul ponte di
passeggiata coperto. Sarebbe stato interessante riprendere l'evento che egli
sapeva sarebbe successo di lì a poco. La passeggiata era gremita di passeggeri
che,una volta sistemati nelle loro
cabine, ora erano intenti a scambiare saluti con amici e parenti sul molo,
gremito all' inverosimile di persone fra amici, congiunti dei passeggeri o
semplici curiosi. Si appoggiò al parapetto di sinistra del ponte C e osservò le
manovre dei sei rimorchiatori che si disponevano a trainare il grosso piroscafo
fuori dal porto. Alle 12.00 precise, un lungo fischio della sirena posta
davanti al primo fumaiolo, al quale immediatamente risposero le sirene dei
rimorchiatori, dette il via alle operazioni di partenza. A bordo della nave l'
emozione era tangibile. Ad un secco ordine del capitano, il primo ufficiale,
sig. McMaster Murdoch dette inizio alla procedura prevista. Fece mollare gli
ormeggi e i rimorchiatori iniziarono a muoversi. Giunti in tensione, i grossi
canapi agganciati al Titanic, iniziarono scostarlo dalla banchina del molo. Per
agevolare la manovra, anche le macchine della nave collaboravano, sia pure al
minimo della loro potenza. Lentamente, come per miracolo, quel gigante inizio'
a muoversi, dirigendosi verso l'uscita del canale. Nel suo tragitto, sfilava
davanti alle banchine sulle quali si era radunata una moltitudine di folla che
non voleva perdere quell' evento straordinario, mentre dai ponti, instancabili
i passeggeri continuavano a salutare quelli a terra. Il Titanic avanzando, raggiunse
un punto in cui il fiume Test, utilizzato per l' uscita dal porto. si
allargava, consentendo di ormeggiare altre imbarcazioni, senza ostacolare il
passaggio. Dal ponte di comando della nave, allo scopo di avere maggior
capacità di governo, giunse l' ordine di aumentare i giri dei motori. La
potenza delle eliche, in quello spazio ristretto, mosse una incredibile
quantità di acqua, provocando forti
correnti nel canale che causarono la rottura degli ormeggi della piccola nave
New York che in quel momento era proprio a fianco del Titanic e che venne
letteralmente risucchiata verso la sua fiancata sinistra. Immediatamente fu
dato l' ordine di invertire le macchine di dritta e arrestare la turbina.
Sembro' quasi la prova generale del disastro che avrebbe coinvolto il piroscafo
da lì a quattro giorni. Con grande presenza di spirito, il comandante del
rimorchiatore Vulcan che era immediatamente davanti alla nave più piccola,
lanciò delle cime per agganciarne la prua e contemporaneamente manovrò per
inserirsi fra le due navi. Il disastro sembrava imminente. Per fortuna, quando
le fiancate delle imbarcazioni erano a soli tre metri, la manovra del
rimorchiatore iniziò ad avere effetto ed esse furono di nuovo allontanate a
distanza di sicurezza. Era stata una scena incredibile e Russell l'aveva
ripresa dall' inizio alla fine. Notò che anche altri l'avevano fatto, seppure
con i mezzi rudimentali dell' epoca. Infatti era imbarcato un novizio gesuita,
padre Frank Browne, appassionato di fotografia, il quale a bordo riuscì a scattare
innumerevoli foto, alcune delle quali rarissime, come quelle della sala radio,
dell'ufficio postale, della palestra e di numerosi passeggeri di tutte le
classi. Ricevuto il viaggio in regalo da un suo zio, si era imbarcato assieme
alla famiglia Odell, ed anche la signora Lucy Odell era un'appassionata
fotografa. Anche lei fotografò infatti il mancato impatto fra i due scafi. Le
innumerevoli foto furono disponibili perchè tutto il gruppo viaggiò solo fra
Southampton e Queenstown. Padre Browne,
preso in simpatia dalla facoltosissima famiglia Spadden, ricevette da essa
l'invito a proseguire il viaggio in loro compagnia, completamente spesato. Per
fortuna il suo superiore gli negò il permesso. Tutti, dopo aver assistito
ammutoliti a quell'episodio, tirarono un sospiro di sollievo. Però l'atmosfera
festosa di pochi minuti prima non c'era più, qualcosa l'aveva completamente
cancellata. Strano, però che questo evento fosse accaduto, pensò il
giornalista. Ciò dimostra veramente che l'esperienza, a volte, non conta nulla.
Egli infatti ricordò che circa 5 mesi prima, esattamente il 20/09/1911, la nave
gemella Olympic, al comando dello stesso capitano Edward Smith, in quel momento
al timone, transitando lungo il braccio di mare chiamato Solent, fra l' isola
di Wight e la gran Bretagna, con la stessa dinamica, entrò in collisione con l'
incrociatore HMS Hawke riportando uno squarcio nella poppa che allagò due
compartimenti stagni e la perdita di una pala dell' elica. Si dovette riportare
la nave immediatamente nel bacino di Belfast. Le sue riparazioni ritardarono di
un mese l' allestimento del Titanic. Certamente di questo episodio si sarebbe
parlato molto. Essendosi fatte le ore 13.00 circa e ritenendo di essere vestito
in modo acconcio, dato che essendo appena imbarcato sarebbero stati meno
fiscali circa l'abito, si diresse verso la sala da pranzo di prima classe al
ponte E. Per fare questo, avrebbe dovuto usare lo scalone di prima classe,
posto a circa un terzo della lunghezza della nave da prua, che collegava tutti
gli ambienti della prima classe dal ponte delle barche, era quello posto più in
alto, al ponte E. Giunto nel vano dello scalone, per un attimo, rimase quasi
senza fiato. Era bellissimo. Lo scalone in stile barocco con la balaustra in
stile Luigi XVI, era sormontato, in
corrispondenza del ponte aperto, da una grande cupola in vetro e ferro battuto
che illuminava l'intero ambiente. Al centro del pianerottolo del ponte A c' era
un magnifico orologio con il quadrante inserito in un pannello in bronzo con
scolpiti dal maestro Charles Wilson due bellissimi personaggi allegorici che
raffiguravano “l'onore e la gloria che
incoronano il tempo”. Questo orologio era stato finito di montare la mattina
stessa dell'imbarco e, fino a quel momento, era stato sostituito da un bello
specchio. Alla sua destra, d' angolo, un
piano verticale e disseminati alle pareti in posizione simmetrica, dei comodi
divanetti imbottiti, in velluto blu. Sui pannelli dei pianerottoli di mezzo
ponte erano situati grandi quadri. Il corrimano del ponte B era abbellito da uno splendido candeliere a 16
lampade. Il centro del corrimano del ponte D, che dava nella sala di reception,
era abbellito con una statua di un cherubino di stile XVII secolo che reggeva
una delicata lampada a forma di torcia.
Sul retro della scala erano situati tre ascensori, decorati nello stesso
stile, a cui si accedeva attraverso le porte realizzate in un artistico ferro
battuto. Aveva visto innumerevoli riproduzioni, ma l' originale non consentiva
confronti. Iniziò a scendere quasi con rispetto gli scalini, circondato dagli altri passeggeri che, come
lui, si recavano a pranzo. Si rese conto che l' atteggiamento di soggezione e
ammirazione per l' ambiente circostante era comune un po' a tutti. Le dotazioni
e le rifiniture di quella nave erano veramente incredibili. L' attenzione per le
necessita' dei passeggeri aveva quasi del maniacale. Peccato che però detta
attenzione non fosse stata profusa anche nei riguardi della sicurezza. Preferì
fare le scale a piedi malgrado le parole di un solerte steward che invitava ad
usare gli ascensori. Non voleva perdersi nulla di quella meraviglia. Giunto
alla base dello scalone, non potè fare a meno di fermarsi a guardare tutta la
splendida struttura finemente realizzata e culminate in alto con quella
bellissima cupola. Così come non riuscì
a frenarsi dallo sfiorare con le dita la statua del cherubino quando ci passò
davanti. Fu solo un momento, ma si accorse che non era il solo ad avere ceduto
a quell' impulso. Si accedeva alla sala da pranzo sul ponte D attraverso la
sala di ricevimento, un ambiente molto elegante di discrete dimensioni,
arredato con piccoli tavoli rotondi contornati da eleganti poltroncine
imbottite con alto schienale, in un locale
con toni molto chiari nel quale si stava esibendo un' orchestra di 5 elementi,
suonando un allegro motivo del genere ragtime, molto in voga in quel periodo.
Quì i passeggeri avevano l' opportunità di consumare bevande prima dei pasti,
da semplici aperitivi a elaborati cocktails. La sala da pranzo non era da meno.
Realizzata anch'essa in stile giacobino, occupava l'intera larghezza della
nave. Illuminata dalla luce che proveniva da eleganti finestroni e da
innumerevoli plafoniere al soffitto decorato e sorretto da colonne dorate,
poteva ospitare circa 530 commensali. C'erano tavoli rettangolari con otto posti
e, adiacenti alle pareti esterne, tavoli più piccoli per tre posti. Russel,
giunto sulla soglia, attese che un addetto gli indicasse il suo tavolo. Diverse
persone erano gia' sedute ai loro posti, in attesa delle vivande. Un mètre lo
raggiunse subito e gli fece da guida. Gli comunicò che essendo una persona
sola, si era permesso di metterlo al tavolo con altri passeggeri. Russel non
ebbe nulla da obiettare. Per lui quello era comunque lavoro e non aveva smesso
di riprendere un attimo, attraverso la sua inseparabile “agenda” tutto quello
che si svolgeva attorno a lui. Il tavolo assegnatogli era verso il centro della
sala ed era in quel momento ancora vuoto. Accomodatosi, scoprì immediatamente
sotto il tovagliolo il ricchissimo menù. Durante l' attesa approfittò per
guardarsi attorno, favorito dalla posizione centrale. Riconobbe alcuni
personaggi soli o con le famiglie. Altri li avrebbe conosciuti nel corso del
viaggio. Alcuni leggevano e commentavano il “Vademecum” che era stato loro
consegnato. Osservando il menù, per un attimo rimase esterrefatto davanti a
tutto quel ben di Dio, anche perchè nella sua epoca non si mangiava più in quel
modo. C' era di tutto, dagli antipasti, alle ostriche, ai primi piatti, diversi
tipi di carne e di pesce, un' ampia gamma di verdure presentate in vari modi e
dolci e addirittura stuzzichini da consumare fra una portata e l' altra.
Seppure tentato da un' occasione irripetibile, decise di non sfidare la fortuna
e si limitò ad ordinare un filet mignon con asparagi ed una porzione di dolce.
Notò ai tavoli attorno a lui
comportamenti molto diversi. Alcuni stavano ordinando o già consumavano quasi
tutto il menù, zuppe, carne, pesce con ogni tipo di salse e condimenti che i
camerieri, imperterriti, portavano loro. Notò che per mantenere alla giusta
temperatura quei piatti che non sarebbero stati consumati subito, essi erano
serviti con particolari lampade ad alcool che mantenevano la giusta
temperatura. Notò anche che molti piatti giunti dalle cucine, prima di essere
serviti ai tavoli, venivano mantenuti in caldo da speciali fornetti elettrici
posti su un lato della sala. Mentre attendeva di essere servito, Russel conobbe
tre dei suoi commensali che furono condotti al suo tavolo. Mediante le
presentazioni seppe che davanti a lui era seduto Algernon Barkwort, un giudice
di pace di 47 anni, proveniente dallo Yorkshire. Era alloggiato alla cabina
A33. Aveva una corporatura regolare, un viso ovale con baffi e non molti
capelli. Era molto gentile e indubbiamente colto. Al suo fianco aveva preso posto
Arthur Gee di 47 anni, imprenditore, responsabile di una importante attività di
stampa e tipografie. Proveniva dal Lancashire. Aveva una corporatura piccola e
nervosa e folti capelli pettinati all'indietro, un viso magro con baffi e dava
l' idea di una grande determinazione ed efficienza. Il terzo era Charles C.
Jones, 46 anni, sovraintendente di una enorme tenuta nel Vermont. Era un uomo
corpulento, non molto elegante ma compito e misurato, non molto loquace. I tre
davano l' impressione di conoscersi già e chiacchieravano con naturalezza fra
di loro dei fatti del giorno. Cedendo all' impulso di un brutto gioco che non
l' avrebbe certo aiutato nei prossimi giorni, dette una veloce sbirciata alla
sua agenda e così Russel prese atto che di questi, solo Barkwort sarebbe
sopravvissuto. Giunta la sua ordinazione, osservò che il cameriere di sua
iniziativa aveva aggiunto una bottiglia di acqua White Rock ed una bottiglia
piccola di vino Josephshofer Still. La carne si rivelo' eccezionale, tenera e
saporita, e gli asparagi avevano un buonissimo sapore. Durante il pranzo
giunsero al tavolo anche gli altri quattro commensali previsti. Si trattava
della famiglia Beckwith, composta dal padre Richard Leonard 37 anni, alto
funzionario di banca, sua moglie Sallie, 47 anni, ricca di famiglia, e sua
figlia Elena Newson avuta dal suo primo matrimonio. L' ultimo a prendere posto
fu John Bertrand Brady, 41 anni, apparentemente più giovane della sua eta',
abile affarista. Alto, nerboruto con folti capelli scuri e ricci, scaltro,
simpatico. Russel non resse alla curiosita' e, fatto un rapido
controllo, verifico' che la famiglia si sarebbe salvata, Brady, purtroppo, no.
Questa strana situazione rappresentava per lui una notevole prova. Non riusciva
a non farsi coinvolgere. Marcus aveva detto:"Si limiti a guardarsi attorno
con l' atteggiamento di un semplice cronista, viva momento per momento la sua
avventura e nulla di più". Parlava bene, loro erano attorno a lui,
mangiavano, scherzavano, parlavano della loro vita e dei loro progetti.
Malgrado tutti gli scrupoli, consumò il suo delizioso pasto e decise di
concluderlo con un bel bicchiere di porto Fine Old Tawny, che aveva visto sul
menù. Da quello che aveva letto sul vademecum, ogni extra non previsto dal
prezzo del biglietto, andava pagato "pronta cassa" ma se l'
ordinazione veniva fatta al ristorante, essa veniva segnata sul conto e passava
alla competenza del commissario di bordo, il signor Herbert Walter McElroy, che
avrebbe poi incassato allo sbarco. Russel nel "suo tempo", era molto
morigerato, come era usanza normale. Però, durante i suoi precedenti molteplici
viaggi nel tempo, aveva sperimentato delle esperienze che, se possibile,
riprendeva volentieri, usando come alibi la sua non più verde età. A parte
quella degli alcolici e della buona cucina, gradiva di buon grado il caffè e
non disdegnava un buon sigaro. Ordino' quindi al cameriere, prima di alzarsi
dal tavolo, una scatola di Fernandez Garcia Vincedores, i migliori sigari di
bordo. Il cameriere, nel portarglieli, avvisò tutti i commensali che da quella
sera, sarebbe stato usato un segnale preciso per indicare l'apertura della sala
da pranzo. Uno steward trombettista, il sig. P.W. Fletcher, avrebbe suonato con
la tromba un brano della marcia 'Roastbeff of old England', come su tutte le
altre navi della compagnia. Invece un breve squillo di tromba avrebbe segnalato
alle ore 17.00 l'ora del thè. Inoltre
disse che i posti a tavola erano stati assegnati in via provvisoria e che il
mètre sarebbe stato a disposizione per qualsiasi richiesta di cambiamento.
Preso commiato, Russel si alzò e si recò come molti altri, nella sala di
ricevimento, dove seduto ad un tavolo, ordinò un caffe'. Nell'attesa,
completamente appagato per il magnifico pranzo, si accese un sigaro e senza
esitare aspirò una profonda boccata. Eccellente! Mentre gustava il suo sigaro
ed il suo buonissimo caffe' decise di non farsi piu' prendere da sentimenti
come quelli di poco prima. Doveva svolgere il suo lavoro e, da quello che gli
aveva detto Marcus, lo doveva fare bene, con attenzione. Ora era essenziale
studiare un programma che gli consentisse di andare e visitare tutti i luoghi
importanti della nave, contattare piu' persone possibile, essere presente a
tutti i fatti salienti conosciuti e coglierne altri di cui non si era mai
parlato.