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Autore: Afaneia    23/01/2012    1 recensioni
Chi è Luisa? Un tempo non era nessuno, era solo una piccola ragazza di provincia, una piccola allenatrice di Borgo Foglianova partita all'avventura come tanti, come tutti. E ora? Ora è la Campionessa di Kanto e Johto, dopo aver superato sfide e pericoli e aver sconfitto, dopo anni di viaggio e allenamento, Lance e Rosso, il Presidente della Lega Pokémon e il vero Campione delle due regioni.
Ma la vita continua a cambiare. La piccola ragazza di provincia ora è quasi una donna e i suoi nemici (Rosso, Argento, quel ladro che conobbe il primo giorno del suo viaggio) stanno cambiando e le loro relazioni mutano con loro. E soprattutto, ciò che cambierà definitivamente la sua vita sarà l'arrivo di Ho-Oh, la fenice di fuoco delle leggende, che discenderà dal cielo ad annunciarle una grande verità...
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Lance, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga della Prescelta Creatura'
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Era freddo. Blu aveva freddo.

Aveva freddo mentre, stancamente, si trascinava su lungo le ripide pareti del Monte Argento.

Le sue mani tremavano forte mentre saliva, aggrappandosi alle rocce, un passo dietro l’altro. A un tratto scivolò e si fermò dieci passi più in basso, nella terra. Appoggiò la fronte sul terreno roccioso e cominciò a piangere.

“Rosso…”

Ma le parole di Luisa parevano cantare nella sua testa: solo tu puoi salvarlo.

Solo lui poteva. E quella frase non dava tregua alla sua mente.

Come una melodia ossessionante.

Si rimise in piedi, barcollando. Colle dita tremanti si aggrappò alle rocce e ricominciò a salire. E inciampò, e ricadde, e ricominciò a salire.

E ancora, e ancora. E ancora, finché non fu in cima al Monte Argento. E Rosso era lì.

Bellissimo ai suoi occhi e a quelli degli altri, freddo come il ghiaccio per ogni mortale, tranne che per lui.

Era seduto sulle rocce all’interno della grotta, intento a riposare, forse. O a piangere, se solo le creature come lui piangessero.

Blu si mise in piedi al centro della grotta, guardandolo.

“Rosso…”

“Chi c’è?”

Con uno scatto secco, l’allenatore si voltò e lo vide.

I suoi occhi si fecero più grandi. Si alzò, continuando a guardare Blu. Si avvicinò a lui. Poi, rendendosi conto delle proprie azioni, si fermò di scatto.

“Cosa ci fai qui?”

“Sono venuto a cercarti…” mormorò Blu. Come un automa avanzò verso di lui, ma a quel gesto Rosso fece un passo indietro.

“No.”

Blu esitò, per la prima volta incerto. “Come, no?”

“Blu…vattene via.”

Fu allora che Blu perse la pazienza. In poche falcate lo raggiunse e lo afferrò, costringendolo a guardarlo negli occhi.

“Guardami!”

“Vattene via!” gridò Rosso, e con una spinta delle braccia lo allontanò da sé. Ma non era odio il suo, era paura.

Blu arretrò di vari passi e barcollò, ma non cadde.

“No!”

“Per amor di Dio, Blu, lasciami in pace!”

A quelle parole entrambi esitarono.

“Hai smesso di amarmi?” chiese il Capopalestra a bassa voce.

“No.”

“Non dirlo se non è vero.”

“No, non…non potrei mai.”

Era vero. Blu lo capì e chinò gli occhi.

“Non vuoi…non vorresti tornare?”

Rosso allontanò lo sguardo. “Non posso, lo sai.”

“Puoi, ma non vuoi farlo.”

Non vi fu risposta.

“E questo lo chiami amore? È questo per te l’amore?”

“Blu, ti prego…”

“No. Sono troppi anni che non vuoi ascoltarmi, Rosso. Io sono stanco.”

“Devo diventare il migliore, Blu” disse Rosso stancamente. “Perché quando sarò il migliore, Ho-Oh mi riconoscerà.”

“Vuoi che l’ammazzi?” chiese Blu dopo qualche secondo. Rosso si voltò a guardarlo.

“Cosa…?”

“Vuoi che l’ammazzi?” ripeté il giovane seriamente. “Solo Luisa è più forte di te. Allora, vuoi che l’ammazzi? Così sarai il più forte e Ho-Oh ti riconoscerà. Tornerai da me, allora?”

“Blu…non è così semplice.”

“No. Non lo è” disse Blu avvicinandosi. Si fermò davanti a lui. “Non lo è, non lo sarà mai. Perché non è solo Ho-Oh che insegui, Rosso.”

Tristemente, l’allenatore chinò gli occhi e non rispose. Blu l’osservò in silenzio.

“Io t’avrei seguito, lo sai…”

“Lo so.”

“Ma non è per la palestra che sono rimasto. Tu non vuoi legami, Rosso. Mi ami alla follia, ma io sono ciò che t’impedisce di realizzare il tuo sogno. E allora, devo restare a casa, ad aspettarti. Ma tu mi ami e non puoi fare a meno di vedermi.”

Finalmente Rosso lo guardò. Gli cinse la vita con un braccio e lo attirò a sé, baciandolo. Blu ricambiò prima di capire.

“Lasciami” disse cacciandolo da sé. “Non baciarmi per illudermi.”

“Concedimi un po’ di tempo, Blu” sussurrò l’allenatore. “Poco tempo. Meno di un anno… alla prossima Lega, sarò diventato il migliore. E allora, tornerò da te.”

“No” rispose Blu. “Non puoi farlo. Non ne sei capace.”

“Posso farlo…”

“Dimostramelo!” gridò Blu e si staccò da lui seccamente. “Io so chi sei, Rosso. Ti conosco da anni. Non sei capace. Forse puoi diventare il migliore, ma ti conosco, Rosso…non tornerai da me.”

“Te lo giuro, Blu” esclamò Rosso. Lo afferrò per le spalle e lo scosse. “Te lo giuro, dammi un anno. Un solo anno. E uscito dalla Sala d’Onore, tornerò da te.”

Blu lo scrutò in silenzio. Poi, allontanando quelle braccia da sé, si scostò di qualche passo. Restò distante a guardarlo, una mano sulla fronte, in silenzio

“E se Luisa vince?”

“Co…come?”

“E se non sconfiggi la Lega? Se non diventi il più forte? Tornerai da me? Lo farai comunque?”

“Io vincerò la Lega, Blu.”

“NON VOGLIO SAPERE SE VINCERAI LA LEGA!” urlò Blu. “IO VOGLIO SAPERE SE TORNERAI A BIANCAVILLA!”

Stava piangendo. Blu piangeva perché sapeva che Rosso non sarebbe stato capace di tornare da lui.

“Ti prego, Blu, per favore…”

“No!” singhiozzò Blu e con un gesto lo cacciò da sé, impedendogli di avvicinarsi. “Io non posso tollerarlo, Rosso, non posso… tu tornerai, Rosso, forse lo farai, ma non saresti capace di restare.”

“Ascolta…”

“No, Rosso. Non è così. Non potresti rimanere al mio fianco. Perché vorresti andare via, lontano, perché non saresti mai felice. Perché non capiresti come mai Ho-Oh non è venuto da te…”

“Ho-Oh verrà!” lo interruppe Rosso alzando la voce. “Io sono la Prescelta Creatura!”

“Ti credo” mormorò Blu. “Io mi fido di te. So che puoi diventare il più forte. Ma non so se sarai capace di vivere con me e morire, alla fine.” Tacque un poco e nella grotta calò il silenzio. “Lo vedi?” chiese ridendo. “Non sei capace di rispondermi. Neppure tu puoi promettermi che sarai capace di vivere e morire insieme a me.”

Si voltò e prese a camminare a grandi passi. Voleva uscire, voleva andarsene. Doveva andarsene.

“Blu!” chiamò Rosso. Tese la mano, ma il Capopalestra non si voltò. “Blu! Blu, per favore, non andartene!”

Ma Blu non si voltò. Non poteva restare.

“Per favore, per favore, concedimi una possibilità! Ti prego…non lasciarmi.”

Finalmente, il ragazzo si fermò. Si girò verso di lui e restò ad aspettarlo. Rosso lo raggiunse.

“Io non so se sarò capace di vivere con te” disse lentamente. “So che non sono capace di vivere senza di te. Non lasciarmi. Ti prego, non lasciarmi.”

Blu sospirò. Sorrise appena, guardando verso di lui.

“Sono troppo debole per lasciarti, Rosso” esitò. “Io non ce la faccio. Ma non posso neanche illudermi.”

“Concedimi un anno, Blu” lo implorò ancora Rosso.

Il Capopalestra assentì. “Posso concedertelo. Ma, Rosso…”

“Sì?”

“Solo un anno. Hai solo un anno. Sono disposto ad aspettare per questo tempo. Ma non di più. Non posso farcela. Non un giorno di più. Ti aspetterò fino ad allora.”

“Tornerò” promise Rosso.

Blu guardò altrove. Per l’ennesima volta, aveva ceduto.

“Devi diventare il più forte. Promettimelo.”

“Te lo prometto.”

“Altrimenti sarà stata vana la mia attesa.”

“Lo so. Ma diventerò il più forte.”

“Allora, va bene.”

“Ti amo.”

Blu sorrise, ma esitando. Chinandosi su di lui, gli diede un ultimo bacio.

“Ti amo.”

Si abbracciarono, un’ultima volta. Poi Blu se ne andò e Rosso restò nell'ombra di quella grotta.
   
 
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