Era
freddo. Blu aveva freddo.
Aveva
freddo mentre, stancamente, si trascinava su
lungo le ripide pareti del Monte Argento.
Le
sue mani tremavano forte mentre saliva,
aggrappandosi alle rocce, un passo dietro l’altro. A un
tratto scivolò e si
fermò dieci passi più in basso, nella terra.
Appoggiò la fronte sul terreno
roccioso e cominciò a piangere.
“Rosso…”
Ma
le parole di Luisa parevano cantare nella sua
testa: solo tu puoi salvarlo.
Solo
lui poteva. E quella frase non dava tregua
alla sua mente.
Come
una melodia ossessionante.
Si
rimise in piedi, barcollando. Colle dita
tremanti si aggrappò alle rocce e ricominciò a
salire. E inciampò, e ricadde, e
ricominciò a salire.
E
ancora, e ancora. E ancora, finché non fu in
cima al Monte Argento. E Rosso era lì.
Bellissimo
ai suoi occhi e a quelli degli altri,
freddo come il ghiaccio per ogni mortale, tranne che per lui.
Era
seduto sulle rocce all’interno della grotta,
intento a riposare, forse. O a piangere, se solo le creature come lui
piangessero.
Blu
si mise in piedi al centro della grotta,
guardandolo.
“Rosso…”
“Chi
c’è?”
Con
uno scatto secco, l’allenatore si voltò e lo
vide.
I
suoi occhi si fecero più grandi. Si alzò,
continuando
a guardare Blu. Si avvicinò a lui. Poi, rendendosi conto
delle proprie azioni,
si fermò di scatto.
“Cosa
ci fai qui?”
“Sono
venuto a cercarti…” mormorò Blu. Come
un
automa avanzò verso di lui, ma a quel gesto Rosso fece un
passo indietro.
“No.”
Blu
esitò, per la prima volta incerto. “Come,
no?”
“Blu…vattene
via.”
Fu
allora che Blu perse la pazienza. In poche
falcate lo raggiunse e lo afferrò, costringendolo a
guardarlo negli occhi.
“Guardami!”
“Vattene
via!” gridò Rosso, e con una spinta delle
braccia lo allontanò da sé. Ma non era odio il
suo, era paura.
Blu
arretrò di vari passi e barcollò, ma non
cadde.
“No!”
“Per
amor di Dio, Blu, lasciami in pace!”
A
quelle parole entrambi esitarono.
“Hai
smesso di amarmi?” chiese il Capopalestra a
bassa voce.
“No.”
“Non
dirlo se non è vero.”
“No,
non…non potrei mai.”
Era
vero. Blu lo capì e chinò gli occhi.
“Non
vuoi…non vorresti tornare?”
Rosso
allontanò lo sguardo. “Non posso, lo
sai.”
“Puoi,
ma non vuoi farlo.”
Non
vi fu risposta.
“E
questo lo chiami amore? È questo per te
l’amore?”
“Blu,
ti prego…”
“No.
Sono troppi anni che non vuoi ascoltarmi,
Rosso. Io sono stanco.”
“Devo
diventare il migliore, Blu” disse Rosso
stancamente. “Perché quando sarò il
migliore, Ho-Oh mi riconoscerà.”
“Vuoi
che l’ammazzi?” chiese Blu dopo qualche
secondo. Rosso si voltò a guardarlo.
“Cosa…?”
“Vuoi
che l’ammazzi?” ripeté il giovane
seriamente. “Solo Luisa è più forte di
te. Allora, vuoi che l’ammazzi? Così
sarai il più forte e Ho-Oh ti riconoscerà.
Tornerai da me, allora?”
“Blu…non
è così semplice.”
“No.
Non lo è” disse Blu avvicinandosi. Si
fermò
davanti a lui. “Non lo è, non lo sarà
mai. Perché non è solo Ho-Oh che insegui,
Rosso.”
Tristemente,
l’allenatore chinò gli occhi e non
rispose. Blu l’osservò in silenzio.
“Io
t’avrei seguito, lo sai…”
“Lo
so.”
“Ma
non è per la palestra che sono rimasto. Tu non
vuoi legami, Rosso. Mi ami alla follia, ma io sono ciò che
t’impedisce di
realizzare il tuo sogno. E allora, devo restare a casa, ad aspettarti.
Ma tu mi
ami e non puoi fare a meno di vedermi.”
Finalmente
Rosso lo guardò. Gli cinse la vita con
un braccio e lo attirò a sé, baciandolo. Blu
ricambiò prima di capire.
“Lasciami”
disse cacciandolo da sé. “Non baciarmi
per illudermi.”
“Concedimi
un po’ di tempo, Blu” sussurrò
l’allenatore. “Poco tempo. Meno di un
anno… alla prossima Lega, sarò diventato
il migliore. E allora, tornerò da te.”
“No”
rispose Blu. “Non puoi farlo. Non ne sei
capace.”
“Posso
farlo…”
“Dimostramelo!”
gridò Blu e si staccò da lui
seccamente. “Io so chi sei, Rosso. Ti conosco da anni. Non
sei capace. Forse
puoi diventare il migliore, ma ti conosco, Rosso…non
tornerai da me.”
“Te
lo giuro, Blu” esclamò Rosso. Lo
afferrò per
le spalle e lo scosse. “Te lo giuro, dammi un anno. Un solo
anno. E uscito
dalla Sala d’Onore, tornerò da te.”
Blu
lo scrutò in silenzio. Poi, allontanando
quelle braccia da sé, si scostò di qualche passo.
Restò distante a guardarlo,
una mano sulla fronte, in silenzio
“E
se Luisa vince?”
“Co…come?”
“E
se non sconfiggi la Lega? Se non diventi il più
forte? Tornerai da me? Lo farai comunque?”
“Io
vincerò la Lega, Blu.”
“NON
VOGLIO SAPERE SE VINCERAI LA LEGA!” urlò Blu.
“IO VOGLIO SAPERE SE TORNERAI A BIANCAVILLA!”
Stava
piangendo. Blu piangeva perché sapeva che
Rosso non sarebbe stato capace di tornare da lui.
“Ti
prego, Blu, per favore…”
“No!”
singhiozzò Blu e con un gesto lo cacciò da
sé, impedendogli di avvicinarsi. “Io non posso
tollerarlo, Rosso, non posso… tu
tornerai, Rosso, forse lo farai, ma non saresti capace di
restare.”
“Ascolta…”
“No,
Rosso. Non è così. Non potresti rimanere al
mio fianco. Perché vorresti andare via, lontano,
perché non saresti mai felice.
Perché non capiresti come mai Ho-Oh non è venuto
da te…”
“Ho-Oh
verrà!” lo interruppe Rosso alzando la
voce. “Io sono la Prescelta Creatura!”
“Ti
credo” mormorò Blu. “Io mi fido di te.
So che
puoi diventare il più forte. Ma non so se sarai capace di
vivere con me e
morire, alla fine.” Tacque un poco e nella grotta
calò il silenzio. “Lo vedi?”
chiese ridendo. “Non sei capace di rispondermi. Neppure tu
puoi promettermi che
sarai capace di vivere e morire insieme a me.”
Si
voltò e prese a camminare a grandi passi.
Voleva uscire, voleva andarsene. Doveva andarsene.
“Blu!”
chiamò Rosso. Tese la mano, ma il
Capopalestra non si voltò. “Blu! Blu, per favore,
non andartene!”
Ma
Blu non si voltò. Non poteva restare.
“Per
favore, per favore, concedimi una
possibilità! Ti prego…non lasciarmi.”
Finalmente,
il ragazzo si fermò. Si girò verso di
lui e restò ad aspettarlo. Rosso lo raggiunse.
“Io
non so se sarò capace di vivere con te” disse
lentamente. “So che non sono capace di vivere senza di te.
Non lasciarmi. Ti
prego, non lasciarmi.”
Blu
sospirò. Sorrise appena, guardando verso di
lui.
“Sono
troppo debole per lasciarti, Rosso” esitò.
“Io non ce la faccio. Ma non posso neanche
illudermi.”
“Concedimi
un anno, Blu” lo implorò ancora Rosso.
Il
Capopalestra assentì. “Posso concedertelo. Ma,
Rosso…”
“Sì?”
“Solo
un anno. Hai solo un anno. Sono disposto ad
aspettare per questo tempo. Ma non di più. Non posso
farcela. Non un giorno di
più. Ti aspetterò fino ad allora.”
“Tornerò”
promise Rosso.
Blu
guardò altrove. Per l’ennesima volta, aveva
ceduto.
“Devi
diventare il più forte. Promettimelo.”
“Te
lo prometto.”
“Altrimenti
sarà stata vana la mia attesa.”
“Lo
so. Ma diventerò il più forte.”
“Allora,
va bene.”
“Ti
amo.”
Blu
sorrise, ma esitando. Chinandosi su di lui,
gli diede un ultimo bacio.
“Ti
amo.”