Pov.
Axel
La bambina
corre. Non
c’è una meta, corre e basta, solo per il gusto di
sentire il cuore battere più
veloce, il sangue scorrere impetuoso nelle vene, la terra che cede
sotto i suoi
passi, i polmoni colmi di aria fresca.
“Tesoro!
Vieni dalla mamma!”
Si gira,
ridendo
affannosamente. Due profonde fossette le si formano ai lati della
bocca. I
candidi capelli le sfiorano le guance. Ma non ne vuol sapere di
fermarsi, non
ancora. Vuole divertirsi un altro po’ a farsi richiamare da
quella donna, sua madre.
Ma poi… frena, con gli occhi sbarrati. Una ragazza, molto
simile a lei, le si
para davanti, grondante di sangue.
“No…”
La bambina
comincia a
tremare, chiama ripetutamente la madre, arretrando.
“Amore,
che succ…
ODDIO! Vieni! Tesoro allontanati da li!”
La donna fissa
terrorizzata la giovane che si trova dirimpetto la figlia, trascinando
quest’ultima verso di se.
“Stai
tranquilla,
bambina mia, andrà tutto bene… la mia piccola
Axel.”
La donna si
allontana
con la piccolina, rassicurandola.
La ragazza
allunga un braccio.
Emette un urlo muto…
Non riesce a
raggiungerla. Poi un suono…
Driiin.
Driiin.
Mi misi di
scatto seduta sul letto, completamente sudata e con le lenzuola
arrotolate a
formare una palla di tessuto buttata ai miei piedi. Rimproveri
interiori,
rimorsi, rimpianti e ora anche gli incubi. Quando sarebbe finito
quell’inferno?
Mi passai stancamente una mano sulla faccia, forse per cercare di
svegliarmi
oppure, più probabile, con l’intento di scacciare
via quei pensieri che mi
continuavano ad assillare. Guardai torva la sveglia che non accennava a
smettere di strillare come un ossessa e le diedi un colpo con la mano,
facendola zittire. 7.00. Era
arrivato, in fine, quello stramaledetto giorno. Girai la testa ancora
incricchiata verso il comodino e notai la data: 4 novembre.
Così tardi? Mio
dio, avevo completamente perso la cognizione del tempo. Forse
cominciare ad
andare a scuola mi avrebbe aiutata a riadattarmi almeno un poco a
quella che
sarebbe dovuta essere la mia normale vita di adolescente, anche se non
ci
speravo più di tanto. Mi alzai dal letto stiracchiandomi e
raggiunsi il
balcone, dove scostai le finestre per sbirciare fuori: il mio
disgustoso
appartamento si affacciava su una vecchia ferrovia abbandonata; quando
vidi
l’ambiente per la prima volta, pensai subito che fosse il
posto perfetto per un
circolo di pericolosissimi spacciatori oppure il covo ideale per una
possibile
gang del paese, e forse non avevo tutti i torti. Ma nessuno, nessuno mi
aveva
mai dato fastidio… l’ho già detto che
sono diversa dal resto dei miei coetanei,
no? In quel momento, divertita, guardando il cielo coperto di nubi
scure, feci
una constatazione che mi colpì in tutta la sua
verità: gli altri si poteva dire
che mi temessero, avevano paura di me, dei miei atteggiamenti, del mio
modo di
rapportarmi al resto del mondo e, sinceramente, a me andava
più che bene
l’isolamento. Meno persone mi ronzavano attorno dandomi
nient’altro che
compassione, meglio era. E quel giorno, per la prima volta dopo quasi
un anno
di difficoltà, ritornavo come strisciando proprio in quel
mondo.
Una
mezz’ora
dopo ero fuori di casa, dirigendomi a passo sostenuto verso
l’edificio
scolastico. Dei tuoni cominciavano a farsi sentire e qualche gocciolina
già mi
cadeva sui capelli lisci e castani. Quel giorno avevo optato per una
maglietta
nera piuttosto larga di Bob Marley, delle calze a rete ugualmente nere
coperte
solo al bacino da un paio di pantaloncini corti di jeans e, in fine, le
mie Dr
Martens a stivaletto. Si insomma, il mio normale abbigliamento. Sbuffai
rumorosamente,
provocando una grossa nuvola di nicotina che mi uscì dalla
bocca per poi
disperdersi nell’aria, quando sentii il vociare dei ragazzi
provenire da dietro
un’ampia curva a cento metri di distanza, segno che ero quasi
arrivata a
destinazione.
Axel, mi
raccomando! Trillò
una voce stridula dentro alla
mia testa.
Almeno per
oggi, cerca di non
uccidere nessuno.
Sorrisi con
quel sorriso che solitamente i miei genitori (o come si potevano
chiamare
quelle persone) temevano da morire, un po’ assassino ecco, e
svoltai l’angolo,
sicura.
Pov.
Zayn
“Che
cazzo di tempo di merda c’è?!”
“Oè
Zayn! ‘ngiorno anche a te!”
Mi avviai
sorridendo verso Louis e combriccola, tutti intenti (già
alle otto meno dieci
del mattino, tanto per puntualizzare) a strusciarsi contro un paio di
ragazze
particolarmente interessate al nostro giro. Al mio
giro. Appoggiati al pick up di qualche sfigato che doveva
essere lì intorno e che non aveva il fegato per dirli nulla,
erano avvolti
completamente da una nube di fumo che usciva dalle sigarette di ognuno
di loro.
Alla mia vista, si scostarono per lasciarmi lo spazio centrale del
cofano su
cui mi stravaccai circa 16 secondi dopo essere arrivato, osservando
compiaciuto
i gruppeti di ragazze che mi mangiavano con gli occhi, i ragazzi che mi
guardavano bramando la mia amicizia e pregustandomi lo sguardo
rispettoso che i
professori mi avrebbero rivolto come sempre quando fossi passato per i
corridoi
di quella che potevo benissimo e senza alcun dubbio definire la mia
scuola.
Merda! Che
maleducato! Non mi sono neanche presentato! Io sono Zayn Malik e sono
il
ragazzo più popolare dell’intera Holmes Chapel.
Questa semplice frase secondo
il mio punto di vista dovrebbe già rendervi l’idea
di come sia la mia vita, ma
nel caso in cui a qualcuno di voi servano più
approfondimenti, allora vi
accontenterò subito: oltre ad essere invidiato dai tre
quarti della cittadina,
i miei genitori sono degli imprenditori molto ricchi e molto impegnati
che mi
lasciano casa libera più o meno otto mesi su dodici. Come vi
dicevo, molti
bramano anche solo il mio saluto e farebbero di tutto per ottenerlo, ma
quelli
che posso considerare i miei migliori amici sono Harry, Liam e Louis.
Il primo
l’ho conosciuto ad un merdosissimo corso di teatro al quale i
miei genitori mi
hanno costretto ad andare circa un anno fa (ovviamente smisi dopo
neanche una
settimana) e dove stringemmo subito amicizia; l’ultimo era il
fratello di una
ragazza con cui mi ero messo un migliaio di anni fa e che adesso
dovrebbe
trovarsi in qualche punto non ben definito dell’Africa (per
lavoro) e per
quanto riguarda Liam, bhè, semplice: siamo compagni di
classe.
“Ehi
Zayn, che facciamo questo
pomeriggio?” Mi
chiese Louis, mentre con una mano reggeva il mozzicone di sigaretta e
l’altra
era impegnata a massaggiare i glutei di una delle ragazze.
“E
io che cazzo ne so! Certo che se
per una stramaledettissima volta prendeste voi l’iniziativa
non vi farebbe male
a quei gabinetti che chiamate cervelli!” Dissi
pigramente, prendendo nel
frattempo una ragazza e facendomela sedere sulle ginocchia.
“Uff
e va bene! Pensavamo a qualcosa
come andare alla solita discoteca verso… le
cinque?” Propose
timidamente Harry.
“Si,
e magari prima divertirci un po’
a ficcare la testa di quel merdoso biondino nel cassonetto!”
Annunciò Liam con gli occhi che
brillavano per l’eccitazione.
“Bho…
si dai, si può fare.” Acconsentii
pensieroso stringendo tra
le mani le cosce della ragazza che avevo tra le braccia. Con la coda
dell’occhio vidi Harry irrigidirsi e lo sentii farfugliare
subito dopo un
“Ah…
ehm scusate ma non mi ricordavo
che sono in punizione e mia mamma non mi fa uscire.”
“Fanculo
Harry! E in punizione per
cosa, sentiamo.”
Sbuffai cominciando ad irritarmi.
“C-cioè io, ecco…”
non riuscì a
formulare la frase che fu interrotto da un “Guardate!
E quella chi cazzo è?!” di Louis.
Ancora
più
incazzato per l’interruzione mi voltai spingendo via la
ragazza che ormai si
era installata sulle mie gambe e mi voltai, pronto a prendere a calci
Louis per
aver parlato a sproposito, come era solito fare. Una ragazza, mai vista
prima,
marciava a un centinaio di metri di distanza da noi verso
l’entrata della
scuola. I suoi occhi lampeggiavano e lanciavano saette a chiunque si
avvicinasse
per salutarla e chiederle chi fosse, facendolo arretrare. Camminava a
testa
alta, ondeggiando il corpo lungo e le gambe snelle, sbuffando grandi
quantità
di fumo in aria.
“Ma
questa?” Sussurrai,
riducendo gli occhi a due
fessure per osservarla meglio.
“Qualcuno
di voi la conosce?” Chiese
titubante una delle ragazze.
“Shh!” Girai la
testa di scatto lanciandole
un’occhiata omicida, facendola tremare, per poi tornare ad
osservare la nuova
arrivata, che ormai passeggiava tranquillamente a non più di
una decina di
metri di distanza.
“EHI!
Bel culo!” Urlai con un
ghigno, provocando
risate di ilarità in più o meno tutto il
parcheggio. Incerta, rallentò il
passo, forse per assicurarsi del fatto che mi stessi effettivamente
rivolgendo
a lei. Per toglierle del tutto il dubbio, le dissi ancora
“Si,
tu con le gambe da ballerina erotica!”
La ragazza
si arrestò del tutto, voltando lentamente la testa verso di
me, che rimanevo
immobile sogghignando, ancora appoggiato al pick up. Improvvisamente,
cambiò
rotta e invece che puntare all’ingresso della scuola, si
diresse verso di noi.
Sentii provenire da Louis un “Oh-oh
Malik, questa ti fa male.” e da Harry “Mmm
sbattitela per bene amico!”, mentre le ragazze con
noi si atteggiavano da
troie personali; io intanto mi raddrizzai, con un sorriso arrogante
stampato in
faccia. La ragazza mi si fermò a pochi millimetri dalle
labbra, piantando i
suoi occhi marroni nei miei. Mi scrutò un attimo, il che mi
fece innervosire,
ma non lo diedi a vedere più di tanto. In fine, prendendomi
la sigaretta dalle
mani e buttando via la propria, mi si avvicinò ancora di
più, fino a sfiorarmi
con i denti il lobo dell’orecchio destro, e in un soffio mi
disse “E tu chi saresti, Topo
Gigio?” Mentre
ancora spiazzato cercavo di elaborare un insulto degno di quella
domanda
insolente, lei girò i tacchi ed entrò
definitivamente nell’edificio,
lasciandomi li fuori come un baccalà, con ancora la bocca
dischiusa e gli occhi
strabuzzati. Udii un chiaro “Ahia…”
provenire da Liam e, guardandolo con odio, mandai la maggior parte
delle
persone in quell’orrendo parcheggio al diavolo ed in poche
falcate entrai a mia
volta a scuola.
Pov.
Axel
Mmm
complimenti per l’ottimo sforzo a
socializzare!
Ancora
quella stupida vocina nella testa. Ma cos’era?! Una sorta di
coscienza?
Si ehm
ascolta, facciamo che io mando
al diavolo chi mi pare e piace e tu non mi rompi le palle, ci stai?
Sbuffando
tra me e me entrai in classe, proprio quando la prof stava per chiudere
la
porta.
“O
ciao! Tu devi essere la ragazza
nuova, Axel, giusto?”
Mi chiese
allegra. Che cazzo hai da essere allegra,
strega? Avrei voluto dirle, ma mi trattenni. D'altronde, non
era colpa sua
se la mia vita faceva schifo.
“In
persona.” Le porsi la
mano accennando ad un
sorriso che probabilmente uscì come una linguaccia.
“Bene!
Accomodati pure, io arrivo tra
un momento e ti presento alla classe.”
Mi diressi
svogliatamente vicino alla cattedra e osservai uno per uno gli occhi
stupiti
che mi osservavano, fino ad incontrarne un paio famigliari…
ottimo, era uno di
quelli che facevano da zerbino a Topo Gigio nel parcheggio, uno con i
capelli
riccioli e la faccia angelica ma, già me lo sentivo, con un
animo da stronzo.
“Ehi,
ma guarda chi c’è! Senti, una
curiosità:
quanto vuoi all’ora? No perché immagino che con il
corpo da urlo che ti ritrovi
non devi essere esattamente economica, dico bene?” La classe
scoppiò in una risata
fragorosa, mentre il riccetto mi guardava con aria di sfida. Io gli
sorrisi
amorevolmente.
“Come
ti chiami, tesoro?”
“Harry,
amore.”
“Harry…
capisco. Ascolta Harry, vieni
qui un attimo, che ti devo dire una cosa.”
“No
dai, vieni tu, che devo
risparmiare le forze per utilizzarle dopo con tua
madr…”
Mi fiondai
verso di lui e, piantando gli occhi nei suoi proprio come avevo fatto
con il
suo amichetto poco prima, gli sussurrai con un filo di voce ma che
avrebbe
fatto gelare il sangue nelle vene anche ad un puma affamato
“Ascoltami
molto attentamente: stai
attento a quello che dici, stai attento a quello che fai con me. Tu non
mi
conosci minimamente, e se non vuoi presentarti a scuola domani con gli
attributi legati al collo, non rompermi i coglioni, è
chiaro? Non hai la più
pallida idea di quello che sono capace di fare al genere di persone
come te.
Potresti non rivedere mai più il tuo fidanzatino,
mi sono spiegata?”
Lui
deglutì
rumorosamente ed io, con uno scatto, ritornai a recuperare la borsa che
avevo
abbandonato di fianco alla cattedra. Il resto della classe guardava il
presunto
Harry in attesa di una sua risposta a tono che non arrivò.
“Okay
ragazzi, eccomi qua! Avete già
fatto conoscenza con Axel?”
“Ma
si, diciamo così prof.” Risposi io
per loro, che si erano
ammutoliti.
“Bene,
allora direi di iniziare la
lezione, accomodati pure Axel.”
Liquidandomi
così la professoressa iniziò la lezione, mentre
io mi diressi verso l’ultimo
banco in fondo, senza persone a fianco, e mi accomodai, puntando gli
occhi
sulla nuca di Harry e pronta a torturarlo per il resto
dell’ora lanciandogli
delle occhiate perforatrici.
Pov.
Harry
“Voi
non mi state ascoltando, vero?!
Merda Zayn! Almeno tu! Quella ragazza mi ha minacciato!”
“Uuuh
paura! Cristo santo Harry Tira
fuori le palle! Che ti succede? Ti ha minacciato una ragazza, cazzo!
Una
fottutissima ragazza! Io le uso di notte e le butto via il giorno dopo,
e tu
non sei in grado di tirarle un ceffone e zittirla con la tua
virilità?!” Mi rispose
Zayn alzando di un ottava
la voce, facendo voltare tutti nella sala della mensa.
“Tu
non sai con che tono mi ha
minacciato, Za! Sembrava volesse seriamente uccidermi! Credimi,
è una psicopatica!”
“Okay
Hazza, se ti fa sentire più
tranquillo, finita la scuola usciamo io, te Liam e Louis, ti mettiamo
un
pannolino e poi andiamo ad affrontare faccia a faccia questo mostro di
ragazza,
okay? Ora levati dalle palle però, che mi hai seccato
più che a sufficienza!”
Così
dicendo, mi diede una manata facendomi arretrare e tornò a
concentrarsi sulla
bocca di una tizia del primo anno.
“Ma
vaffanculo.” Mormorai,
allontanandomi furente. Perché
ogni volta mi trattava così? Dopotutto, rientravo nella
cerchia dei suoi
migliori amici e anche io lo consideravo tale… forse. No,
con Zayn era tutto
più complicato: mi sentivo in obbligo a sottostare alle sue
regole e non a
comportarmi come… Harry. Non riuscivo a dirgli neanche il
mio più grande
segreto, quello che mi tenevo dentro da così tanto tempo!
Con chi mi sarei
potuto confidare se non che con il mio migliore amico? No, non andava
affatto
bene così. Mi fermai di scatto e feci retromarcia tornando
da lui. Appena mi
vide riavvicinarmi, si alzò, pronto a mandarmi al diavolo
con qualche insulto
pesante, ma io lo precedetti
“Ascolta
Zayn, io non ce la faccio
più. Oggi non sarò in vostra compagnia, ma
stasera, alle otto, possiamo
trovarci almeno per dieci minuti in piazza? Ti devo parlare ed
è piuttosto
importante.” Dissi
tutto ciò con la massima serietà e lui si accorse
che doveva trattarsi di
qualcosa di fondamentale per me, così si limitò
ad annuire e allontanarsi dalla
tavola, pronto per andare in classe.
Pov.
Liam
“Ehi
tu! Dove pensi di andare?” Con un ghigno
Zayn apparve da un
angolo ed affiancò la ragazza (Axel, da come ci aveva detto
Harry), fermandola
con un braccio.
“Che
c’è, Gigio, l’amichetto qui è
venuto a nascondersi sotto la tua gonna perché gli ho fatto
tanta paura?” Rispose con
sguardo di sfida e
imitando la voce di un poppante spaventato, scrollandosi Zayn di dosso
e
voltandosi dall’altra parte, consapevolissima che saremmo
spuntati tutti noi.
Però, quella ragazza doveva essere stata una macchina nella
vita precedente.
“Ah,
complimenti, una ragazza contro
quattro conigli. Non avete un’opinione molto alta di me, o
sbalglio?” Aggiunse,
ironica.
“No,
bhe, vedi, il fatto che tu venga
qui e assumi il ruolo di capobranco sfascia minchia non mi sta affatto
bene,
quindi vedi di cambiare atteggiamento, o ti convinco io.” Disse
minaccioso il mio amico,
ignorando il suo secondo commento e riafferrandole il polso per
sbattersela
violentemente sul petto. Ero piuttosto certo che non le avrebbe fatto
del male,
ma Zayn era davvero un tipo imprevedibile, così aggiunsi
“Ti conviene ascoltarlo, bellezza, non si sa
mai!”
Lei non mi
considerò neanche e, mentre noi ci avvicinavamo a
mò di semicerchio (prima io,
poi Louis, in fine Harry ed in mezzo Zayn abbarbicato ad Axel), gli
sibilò
all’orecchio:
“Lasciami
andare.”
“Altrimenti?” Rispose lui,
beffardo, stringendo la
presa. Lei rimase immobile e lo osservò a lungo, senza dire
una parola.
Improvvisamente, con un gesto fulmineo si sciolse dalla presa e gli
tirò una
ginocchiata dritta in pancia. Zayn si piegò in due
allontanandosi strizzando
gli occhi per riprendersi, ed in quel momento vidi Harry avvicinarsi
alla
ragazza furibondo, tirandole uno schiaffo che la sbalzò
completamente a
sinistra. Lentamente, Axel si portò una mano alla guancia e
girò la testa verso
Harry, che la guardava minaccioso, mentre Zayn si avvicinava a grandi
falcate.
“T-tu
sei un pazzo.”
“Non
azzardarti a dire una parola,
chiaro?!”
Urlò il
riccio. Zayn la afferrò per un braccio e glielo
stortò dietro la schiena,
facendole strizzare gli occhi per il dolore.
“Zayn…” mi azzardai a
dire io, ma Louis mi
mise una mano sulla spalla intimandomi al silenzio.
“Non fare mai più una cosa del genere,
mai.
Complimenti, sei arrivata qui da neanche un giorno e ti sei
già fatta dei
nemici.”
“E
che nemici.” Rispose lei
arrogante. Quella
ragazza mi affascinava. Nessuno aveva mai osato tener testa a Zayn
così a
lungo. Questo la lasciò andare e, guardandola in cagnesco,
ci fece un segno per
dirci di seguirlo e ci allontanammo. Prima di svoltare
l’angolo, lanciai
un’ultima, breve occhiata a quella strana creatura, che
ricambiò lo sguardo. La
differenza era che il suo era carico di odio e rancore.
Pov.
Harry
19.45
“Ciao piccolo,
ci
vediamo domani, d’accordo?”
“Si…
non vedo l’ora. Ah, voglio che
tu sappia che apprezzo davvero quello che stai per fare. So che per te
è molto
difficile affrontare Zayn, ma credimi: è la cosa
giusta.”
“Lo
so, lo so. Zayn mi accetterà se è
davvero mio amico.”
“SI,
ma se non lo fa, vuol dire che
la tua vita diventerà un inferno per colpa sua!”
Riflettei un
attimo sulle parole che mi aveva detto il biondino, il MIO biondino, e
in fine
risposi, sorridendo
“Per
te, correrò il rischio.”
Niall mi
guardò con un’espressione impenetrabile e, senza
dire una parola, mi afferrò il
bavero della camicia facendo scontrare le sue labbra con le mie. Chiusi
gli
occhi e mi godetti quel dolce contatto, seguendo il profilo della sua
mascella
con una mano, i contorni delle sue spalle con l’altra, non
desiderando niente
di meglio dalla vita. Mi staccai leggermente, poggiando i palmi sul suo
torace,
e sussurrai
“Devo
andare…”
“Vai…
grazie per oggi… per avermi
avvertito dell’ ”agguato” da parte dei
tuoi amici.”
“Ma
figurati.”
Così
dicendo, presi la strada per la piazzetta, alla quale sarei dovuto
arrivare nel
giro di pochi minuti. Guardai il cielo: le nuvole si stavano diradando
per
lasciare spazio ad un cielo ormai quasi nero, segno che le giornate si
stavano
accorciando sempre di più. Puntai gli occhi verso una
palazzina con le mura
scrostate che si affacciavano su una ferrovia abbandonata. Chi avrebbe
potuto
mai vivere in un posto così triste? Ripensai ad Axel, quella
troia che mi aveva
così tanto fatto incazzare. Non sapevo nemmeno io
perché l’avevo colpita, forse
per vedere negli occhi di Zayn un briciolo di approvazione e
orgoglio… no, la
verità era che quella ragazza aveva toccato un punto debole
della mia
personalità dicendo “Potresti
non
rivedere mai più il tuo fidanzatino, mi sono
spiegata?” Come diavolo faceva
a saperlo?! Alla fine, comunque, non ero poi così pentito di
averle tirato uno
schiaffo. Se lo meritava. La odiavo, con tutto me stesso, probabilmente
per
quel suo coraggio e faccia tosta che anche io avrei ardentemente voluto
avere.
L’aria
che
mi sfiorava la pelle era gelida, istintivamente mi portai una mano
sulla faccia
per coprirmi da un po’ di sabbiolina che mi entrava negli
occhi e con il
pollice mi sfiorai le labbra. Chiusi gli occhi e riportai alla memoria
tutti i
baci rubati, le notti d’amore, il desiderio insaziabile di
lui che avevo dovuto
contenere per timore del giudizio pubblico. Ma adesso basta.
L’unica cosa
importante, per me, era il mio Niall.
“Wellà!
Frocio! Come te la passi?”
Mi bloccai
di colpo, il sangue gelato nelle vene ed un senso di terrore nelle
ossa. Come
mi aveva chiamato? Perché?
“S-scusa?”
“Non
fare lo stronzo! Ti abbiamo
visto prima mentre infilavi la lingua nella bocca del biondo!”
“N-non
sono affari vostri…” Balbettai
(perché balbettavo poi?!
Ovvio, perché mi stavo paralizzando dalla paura), cercando
di recuperare un po’
di coraggio e dignità di fronte a quei tizi
dall’aria molto più che pericolosa.
“Ma
certo che sono affari nostri!
Perché, vedi, anche noi ogni tanto ci vogliamo divertire un
po’, e tu… tu sei
così carino…”
Disse
uno dei tre, sfiorandomi la guancia con la mano.
“Non
mi toccare!” Protestai in
un sussurro, arretrando
per sottrarmi al contatto. Scappa Harry!
Cosa fai lì impalato?! Scappa!
Ahh il buon
senso. Ma in quel momento, il mio cervello non era propriamente
collegato ai
muscoli, tanto meno a quelli delle gambe. Così tentai di
fare un passo in
dietro…
Caddi.
Mi vennero
addosso.
Mi
trascinarono in un vicolo buio, tappandomi la bocca.
E fu la
fine.
-Vi prego,
portatemi dal mio Zayn- fu
l’ultimo
pensiero sensato.
Ed
ecco a voi il nuovo capitolo e primo capitolo!
Prima
di tutto, voglio assolutamente ringraziare per
recensione/seguimenti(?)/preferiti directioner4life, The
white soul,
DemzCarrots, ale_sunshine, marthine, sam_91 e un grazie
speciale a nevaeh
che mi ha scritto una recensione BELLISSIMA, proprio di quelle che
piacciono a
me hahahah J
GRAZIE MILLE a tutte, davvero!
Per
quanto riguarda il capitolo, sono abbastanza
soddisfatta di questo e soprattutto sono felice di averlo reso
così lungo! Lo
so, ci ho buttato dentro un po’ di cose ma mi sembrano messe
giù in modo
abbastanza chiaro!
In
fine, oltre ad esortarvi (come sempre d’altronde!) a
dirmi cosa ne pensate, spero continuerete a seguirmi! Un bacione a
tutte e passate
una buona giornata!
Andrea