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Autore: Elbeth    24/01/2012    3 recensioni
Mi sono sempre chiesta chi era Sirius Black e come mai un personaggio così affascinante come lui, non avesse mai avuto nessuna al suo fianco.
Ho liberato la fantasia e questo è il risultato!
Hogwarts, ultimo anno dei Malandrini, nuovi personaggi, nuovi avversari e l'atmosfera cupa dell'inarrestabile ascesa del Signore Oscuro...
Vi giuro solennemente di non avere buone intenzioni!
***
Dal capitolo XVII:
....
Nessuna anteprima.
Stavolta potete solo leggerlo...
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Confusione
(ovvero Essere o non essere*)

 

 

Lizzie non aveva più lezione per quel giorno e i compiti erano tutti fatti: poteva permettersi il lusso di fare due passi nelle vicinanze. Non aveva mai esplorato, ad esempio, quella splendida collina che conduceva in riva al lago.

Passeggiò senza meta, cercando di non pensare troppo allo strano atteggiamento di Sirius Black.

A lei, così rigida, quello strano altalenare d’umore non era proprio congeniale. 

Ma ciò che la infastidiva maggiormente era il non comprendere come mai questo la turbasse tanto.

Era turbata?

Non riusciva a capirlo e, di più, quello che non riusciva a capire era perché ciò le importasse tanto.

Basta perdere tempo dietro i cambiamenti di umore di Sirius Black!

Una smorfia le si dipinse sul viso, mentre si lasciava scivolare pigramente sull’erba del prato. Fissare le onde calme del lago ed il cielo limpido le dava uno strano senso di pace: quello che le serviva!

Raccolse le ginocchia a sé e si accoccolò sopra, poggiando le mani e poi il viso. Era quasi il tramonto ed il cielo azzurro si tingeva pian piano del rosso del sole, che affondava tra le acque cristalline del lago. Lizzie sospirò. Tra poco sarebbe dovuta rientrare.

Fissava il lago con occhi tristi. Non aveva ricevuto gufi ed era un pò preoccupata, come sempre, quando non riceveva notizie. Il suo sguardo serio era perso nell’orizzonte, dietro i suoi pensieri. 

Le lacrime fecero presto ad arrivare. 

Almeno lì poteva dare libero sfogo alle sue emozioni, senza badare all’etichetta!

Si trovò a singhiozzare disperatamente: era da un pò che non lo faceva e la tensione accumulata in quei mesi doveva pure trovare sfogo, prima o poi.

Non si accorse del movimento intorno a lei. 

Qualcosa alla sua destra si muoveva, in mezzo all’erba alta, al limitare della radura. 

L’erba si mosse più decisamente ed una coda ondeggiante fece capolino dalla radura, trotterellando verso di lei. 

Un cane?

La sorpresa per quella vista inaspettata ebbe il potere di placare i suoi singhiozzi.

Il cane scodinzolò e le leccò una gamba.

Era troppo socievole per essere randagio, eppure non le sembrava di aver mai visto cani a Hogwarts. Sembrava quasi che la conoscesse. 

E quasi come se le avesse letto nel pensiero, il cane le si accucciò accanto, cautamente.

Aveva un musetto simpatico e Lizzie non poté trattenersi dal sorridere.

«Non puoi essere randagio...» sussurrò quasi a sé stessa.

«Dai» gli disse porgendogli il palmo della mano « Fatti accarezzare, non voglio farti del male.»

Sorrise ancora, mentre il cane, dopo quella che le parve un’ultima esitazione, le avvicinò il capo e le leccò la mano.

Lizzie rise.

«Mi fai solletico!»

Il cane scodinzolò felice, mentre lei allungò la mano per accarezzargli il muso. L’animale parve apprezzare. Lizzie continuò ad accarezzarlo, immergendo la mano nel suo pelo scuro e morbido.

«Dove hai lasciato il tuo padrone? Sarà preoccupato per te, io lo sarei....»

L’ultima frase fu sussurrata, mentre continuava ad accarezzarlo lentamente, teneramente, fissando il sole che finiva di tuffarsi tra le onde del lago.

«E’ meraviglioso vero? Qui, ora, sembra tutto in pace, sembra che qui non possa accadermi nulla di male.»

Un punta di amarezza alterò il tono della sua voce e il cane, quasi avesse intuito ancora una volta il suo stato d’animo, le leccò la mano.

«Sei proprio gentile, sai?»

E gli sorrise. Il cane scodinzolò di nuovo. Forse, era il suo modo per farle capire che era d’accordo con lei. I rintocchi della torre dell’orologio la sorpresero e la fecero sobbalzare ed anche il cane si alzò in piedi.

«Mi dispiace, amico mio, ma devo andare, è ora di cena. Grazie per la compagnia e per avermi consolato» lo accarezzò un’ultima volta sul capo, con entrambe le mani, e gli diede un bacio prima di aggiungere « torna dal tuo padrone, mi raccomando!»

Il cane, ancora una volta, sembrò capire e, scodinzolando felice, trotterellò di nuovo verso la radura, scomparendo tra l’erba alta.

«Ciao!»

Lo salutò lei, prima di voltarsi e rientrare verso il castello.

Con l’animo più leggero ed un lieve sorriso sulle labbra Lizzie entrò serena nella Sala Grande e si mise a sedere al suo solito posto.

Poco dopo, dietro di lei, Sirius Black fece il suo ingresso, dirigendosi al tavolo opposto.

 

«Sirius, sei pensieroso... Cosa stai fissando così intensamente?»

Remus, sempre perspicace, sembrava quasi leggergli nel pensiero. 

Girò immediatamente lo sguardo, per non far vedere all’amico l’oggetto dei suoi pensieri.

James era impegnato in una conversazione “privata” con Lily, che gli strappò un mezzo sorriso. Erano tutti seduti a mangiare in Sala Grande.

«Nulla, amico, nulla di importante, solo pensieri senza senso...»

«Ed allora perché questa punta di rammarico nella tua voce?»

Evitò di guardarlo negli occhi: l’amico era fin troppo acuto ultimamente e lui non sempre amava svelarsi agli altri.

«Già, non è usuale»

Commentò a bassissima voce. 

Remus dovette accostarsi a lui per udirlo, ma la tristezza negli occhi di Sirius lo gelò.

«Amico» gli mise una mano sulla spalla «non ti tormentare: nessuno è più severo di te con te stesso, Sirius!»

«Remus, Remus, sei sempre troppo buono. Io non lo sono!»

La voce di Silente che chiedeva silenzio, per sua fortuna, li interruppe.

«Bene! Come tutti sapete domani è Halloween e, come tradizione vuole, festeggeremo! Quindi, abbiamo organizzato» disse indicando con una mano l’intero corpo docenti «una festa in maschera. Ognuno verrà vestito con la maschera che più lo aggrada, senza mostrare il suo volto fino alla mezzanotte. Solo allora sveleremo le nostre identità: vedrete, sarà divertente! E chissà che non scopriate qualcosa che non immaginavate!»

Un applauso scrosciante accolse le parole del Preside.

«Ovviamente le lezioni domani termineranno un’ora prima.» L’applauso si fece più fragoroso, accompagnato da qualche urlo di approvazione «Ed ora buonanotte a tutti!»

Sirius sorrise, lanciò un’ultimo sguardo distante, verso il tavolo dei Serpeverde, prima di alzarsi, poggiare la mano sulla spalla di Remus in segno di ringraziamento e dirigersi verso la porta, fuori dalla Sala Grande, lontano dal suo tormento.

«Cos’ha Sirius? »chiese James, quando Lily si fu allontanata con le amiche.

«E’ turbato»

«Che novità!» ironizzò James.

«Questa volta è diverso...» mormorò quasi tra sè Remus.

Lo videro fermarsi al tavolo con una compagna di Tassorosso, sfoggiando il suo sguardo ammaliatore.

«Mmm...problemi in vista, ora: sta andando a caccia!»

«Chissà che non lo distragga dai suoi cupi pensieri.»

Intanto lo fissavano, mentre con galanteria ed un sorriso ammaliante, accarezzava una ciocca di capelli di una ragazza del quinto anno, molto carina.

«Non è il suo tipo. Non durerà!»

«E quale lo sopporterebbe?»

Remus e James sorrisero. Mentre Sirius da lontano strizzava loro l’occhio.

«Non aspettatemi, questa sera farò tardi.»

Ed uscì, passando un braccio attorno alle spalle della ragazza.

 

Lizzie era più triste del solito quella sera. L’incontro imprevisto con il cane l’aveva distratta, almeno per un pò, ma ora nel rumoreggiare della Sala Grande, con le stoviglie che cercavano di sovrastare le conversazioni, si sentiva più sola che mai e la malinconia stava di nuovo prendendo il sopravvento. Una festa, poi! Lei non amava quel genere di cose, ma la intrigava l’idea della maschera e sarebbe potuta scappare via prima di mezzanotte.

Si alzò prima degli altri, come al suo solito senza parlare con nessuno, ma salutando Dulcy da lontano e si diresse fuori dalla Sala. Lontano dal frastuono, lontano dal mondo. 

Se sparissi ora nessuno se ne accorgerebbe... sarebbe meraviglioso!

Era nervosa, oltre che malinconica, e sapeva benissimo da cosa dipendeva!

Si incamminò verso la torre nord: forse in guferia avrebbe trovato qualcosa, questa volta.

Una volta giunta in cima, trovò la porta accostata, ma non ci fece caso e si diresse verso Bertrand, il suo gufo. Un sorriso le si allargò sul viso: c’era un messaggio per lei legato alla zampa.

«Andrè!» sussurrò quasi tra sè.

E nella foga di andare verso l’agognata pergamena, accuratamente piegata sulla zampa di Bertrand, inciampò in qualcosa.

«Cosa diavolo...?!?»

La voce inconfondibile di Sirius Black le gelò il sorriso.

Possibile che dovesse rovinargli anche quel breve momento di felicità?

Dalle balle di fieno che separavano il terrazzo dall’interno della guferia, emersero i capelli scarmigliati di Sirius.

«Delaroche! Sempre in mezzo ai piedi....»

«Non pensavo che la guferia fosse il tuo territorio riservato...» poi come ricordando una cosa importante, si battè la mano sulla fronte «Ah! Giusto: un animale sta con gli animali! Non ti preoccupare: tolgo subito il disturbo.»

 

La mascella gli si irrigidì.

Quella ragazza era insopportabile! Il suo sarcasmo, la sua alterigia, tutto il peggio, tutto ciò che lui odiava, sembrava essere concentrato in lei. Come aveva potuto solo pensare di avere compassione di lei, poco prima?

«E tu? Finalmente dopo mesi hai ricevuto qualcosa? Deve essere dura ogni notte venire su e non trovare nulla. Chiunque sia non deve tenerci molto a te. D’altronde,  come dargli torto?»

Lizzie si bloccò, tremando finì di staccare la pergamena dalla zampa del gufo, ma le cadde a terra e Sirius fu più veloce di lei a raccoglierla.

«Come l’hai chiamato... Andrè?»

«Non sono cose che ti riguardano, Black!»

«Beh dal momento che mi hai disturbato lo sono diventate e ti assicuro, ne avrei fatto volentieri a meno!

«Ecco, allora, torna pure ai tuoi impegni: non ti tedierò oltre.» e fece per levargli la pergamena dalla mano.

«Non così in fretta, piccola serpe!» alzò il braccio, quel tanto che bastava per renderla irraggiungibile.

«E’ mia, Black!» sibilò Elisabeth, alzandosi in punta di piedi per raggiungerla.

«Era tua!» e alzò ancor di più il braccio.

A quel punto Lizzie perse la pazienza e si slanciò verso l’agognata lettera...troppo in fretta. 

Com’è facile provocarla!

Elisabeth perse l’equilibrio e si ritrovò contro il suo petto muscoloso. La vide arrossire violentemente, mentre lui per sorreggerla le passava un braccio attorno alla vita.

«Calma, piccola serpe, calma... Non esagerare!»

«Ridammela!» il tono, ora, seppur deciso, suonava meno convinto.

Cercò di divincolarsi, ma la sua presa era stabile e forte. La ragazza alla fine alzò il capo altezzosa a sfidare il suo sguardo e... Si perse nei suoi occhi grigi, che la fissavano divertiti.

«Però....» sussurrò al suo orecchio «è quasi piacevole il contatto con il  tuo corpo!»

 

Una miriade di farfalle avevano deciso di dare una festa nel suo stomaco, mentre deglutiva a fatica e non riusciva  a staccare gli occhi dai suoi, così magnetici, così trasparenti.

Per la prima volta da quando si erano conosciuti, Elisabeth iniziava a trovarlo ... attraente!

«Per quanto ancora mi farai aspettare Sirius...»

Una voce suadente e fintamente scocciata si levò dal mucchio di fieno dal quale, poco prima era emerso Sirius. La sorpresa attraversò lo sguardo di Elisabeth, ma anche lui si era lasciato cogliere impreparato, quindi abbassò il braccio, quel tanto che bastava da renderle raggiungibile la lettera.

«Non farla aspettare, Sirius.»

Il tono era secco e fu meno sarcastico di quello che voleva, una punta di rammarico lo aveva attraversato. Mentre si staccava definitivamente da lui, finalmente gli strappò la lettera dalle mani. Lui fece resistenza un pò, prima di lasciarla andare.

Quasi a malincuore... Ma cosa vado a pensare!

Il suo sguardo tornò gelido e distante.

Devo ricordarmi chi è lui ...e chi sono io!

«Hai ragione serpe, meglio dedicare il mio tempo a qualcuno cui valga la pena.»

E girandole bruscamente le spalle, la piantò in asso, sdraiandosi accanto alla ragazza di Tassorosso.

Non fece in tempo a girarsi, che lui aveva iniziato a baciare appassionatamente la ragazza.

Lizzie arrossì, fece un paio di passi indietro, incapace di staccare gli occhi da quella scena, poi si voltò e si precipitò fuori dalle scale.

«Ehy! Cosa ti è successo? Sembra che tu sia distante anni luce!»

«Già, hai ragione, Sarah!» si passò una mano tra i lunghi capelli scuri «forse potremmo  rimandare...»

«Sei proprio impossibile Sirius Black! Scordatelo!»

E alzandosi uscì platealmente dalla guferia.

Sirius si lasciò andare indietro sul fieno. E sospirò.


*un sentito ringraziamento a Sir William Shakespeare


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Note per i lettori presenti, passati e futuri

 

Bonsoir mes amis!

:)

La francese mi ha contagiato!

Intanto un ringraziamento doveroso e meravigliato a chi ha aggiunto la storia alle seguite, alle preferite, alle ricordate e a chi ha fatto la sua prima recensione!!! ;)

Grazie infinite. Sul serio!

Ed ovviamente grazie a chi mi segue dall'inizio di questa storia: siete stupende!

Spero che gradiate anche il settimo capitolo ed attendo curiosa e fiduciosa i vostri commenti!

 

Solo un'ultima cosa: questo è il Sirius Black che immagino! Qui inizia ad uscire in maniera più evidente...spero! 

Buona notte e baci a tutti

 

El

 


 
  
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