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Autore: Thumbelina    25/01/2012    3 recensioni
E’ veramente lì fuori, è così? Dobbiamo essere in grado di difenderci da soli. E se la Umbridge si rifiuta di insegnarcelo ci serve qualcuno che lo faccia.
Ok, questa idea mi è venuta guardando questa sera stessa il film hp5, e al sentire questa frase mi è parso che sullo schermo comparisse la scritta "e se non si stesse riferendo ad Harry?" e da lì è stata tutta un'ispirazione! Quindi mi sono subito tuffata a scrivere (dopo aver visto la fine del film, ovviamente!) ed ecco qua la mia piccola introduzione. Che dirvi, penso che sia un'idea molto originale, probabilmente non avete mai letto niente, niente di simile, o almeno spero, ecco tutto! Spero di avervi quantomeno incuriosito, e che quindi leggerete il mio primo ed insulso capitolo (è una stupida, semplice introduzione, nulla di che) per poi appassionarvi alla storia, quando questa sarà pronta per essere scritta, cosa che avverrà molto presto, temo. Forse è la storia più geniale che mi sia venuta in mente, e di certo è qualcosa di totalmente diverso rispetto al mio genere e quindi... non c'è che dire, sono molto incuriosita anch'io. Prima di finire le parole a disposizione vi lascio. Bacioni. Buona Lettura. Giulia.
Genere: Azione, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dolores Umbridge, Il trio protagonista, Severus Piton, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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La reazione del principe

Era una pessima idea.
Quella di informare gentilmente il loro preziosissimo insegnante che, a meno che non cambiasse il suo indiscutibile metodo, i suoi puntuali servizi non erano più richiesti, quel giorno, parve ad Hermione una pessima, pessima idea.
Era stata una pessima idea fin da quando i suoi compagni d’armata l’avevano proposta, era una pessima idea al momento e lo sarebbe stata anche in futuro, la ragazza ne era sicura.
Aveva provato a protestare contro i suoi compagni di scuola e di Casa per tutti i santi giorni quella settimana, li aveva assillati in tutti i modi che aveva ritenuto possibile, li aveva seguiti ovunque andassero per ribadire, per l’ottantesima volta, che quella era una pessima, pessima idea, ma nessuno le aveva dato ascolto.
Aveva anche tentato di tenere il broncio a tutti, rifiutandosi di correggere i compiti di Harry e Ron, ed anche evitando di alzare la mano durante le varie lezioni per non far prendere punti ai suoi compagni di Casa che per nulla l’avevano spalleggiata. Tristemente, anche questo suo tentativo aveva fallito, in quanto ciò che aveva fatto montare in rabbia ai suoi compagni di Casa, aveva comunque giovato ai componenti Corvonero e Tassorosso dell’esercito.
Infine, la sua idea brillante era stata quella di mentire spudoratamente, comunicando ai suoi compagni di aver già parlato lei con l’insegnante, e dicendo che lui aveva completamente accettato le loro pretese. Ovviamente, l’informazione era un falso, la ragazza non aveva certo fatto nulla di simile, confidava solo che nell’incontro seguente il professore si fosse rivelato un tantino meno scontroso e pazzoide, anche solo poco poco, quel tanto a sufficienza a far in modo che i suoi compagni credessero alla sua messa in scena. Mi sembra del tutto inutile e scontato, dover dire che il suo piano era fallito miseramente. I suoi compagni l’avevano sgamata all’istante, in primo luogo perché nessuno credeva che Hermione Granger avesse davvero deciso infine di obbedire a ciò che loro gli avevano richiesto, e di recarsi dal suo professore tutta da sola. E poi, a dirla tutta, pareva più che impossibile che il professore avesse in qualche modo accettato.
Quindi, anche quell’ultimo, misero prototipo di piano era inevitabilmente fallito.
Complimenti, Hermione Granger.
La ragazza aveva perciò pensato, visti gli scarsi risultati che la sua resistente protesta aveva suscitato, di non presentarsi a lezione quella mattina. Insomma, avrebbe potuto fingere un malessere, tipo la febbre, o magari un’influenza intestinale, o una varicella… Lo so, quel suo sciocco tentativo non aveva affatto il sapore del coraggio di una vera Grifondoro, e questo la cara Hermione Granger lo sapeva, eppure, bisogna dire che c’erano un paio di punti che vertevano in suo favore. Il problema principale che la giovane strega avvertiva, in realtà, era una sorta di timore, timore non tanto per quella che temeva sarebbe stata la reazione del suo insegnante, ma per quello che il suo insegnante avrebbe provato. È vero, Severus Piton non aveva un cuore, né tanto meno dei sentimenti, eppure Hermione Granger cominciava a sospettare, in cuor suo, che quella rivolta, quella presa di posizione contro di lui dei suoi alunni, avrebbe finito per ferirlo. Certo, lui non l’aveva mai ammesso, eppure la ragazza aveva sempre saputo, e ne era convinta anche allora, che il professor provasse, nel profondo, una quanto mai vasta soddisfazione all’idea di condurre quella classe. Insomma, il fatto che loro gli stessero l’opportunità di insegnare a una classe quasi regolamentare la materia che Silente non gli aveva mai concesso, e per la prima volta i ragazzi dimostravano di fidarsi di lui riponendo nelle sue mani tutte le sue speranze, invece di additarlo come il cattivo, come facevano tutte le volte.
Forse sì, forse era un po’ troppo audace provare pena per lui, sintomo di un eccesso di precauzione, di un eccesso di premuro, eppure era proprio quella strana, insolita preoccupazione di ferirlo il sentimento prevalente nel cuore e nella testa della giovane Hermione Granger.
Con il seguente stato d’animo, la ragazza si introdusse chiudendo la fine della fila dei suoi compagni dentro l’aula per le lezioni. Il professore li stava aspettando dentro.
Lievemente appoggiato contro il muro, con la sua solita pergamena fra le mani, Severus Piton, alzando impercettibilmente gli occhi sui ragazzi, fece velocemente due calcoli assicurandosi che ci fossero tutti. Non appena Hermione Granger ebbe chiuso la porta, ed ebbe raggiunto gli altri suoi compagni al centro della stanza, il professore si scansò con una piccola spinta dal muro, e mosse qualche passo in direzione dei suoi alunni.
- Hannah Abbott? – cominciò l’appello brandendo la sua pergamena.
- È presente. – gli comunicò in tono secco la voce di Anthony Goldstein.
- Come, scusi? – chiese lui Severus alzando gli occhi dai foglio.
- Ho detto che è presente, – rimarcò semplicemente il Corvonero – e questo lo sa anche lei, dato che ha alzato gli occhi su di noi nel momento in cui siamo entrati.
- Penso che se la signorina è presente possa rispondere da sola, - sentenziò Severus Piton - a meno che un incantesimo particolare non le abbia polverizzato la lingua, - e qui si rivolse ad Hannah – è andata così, signorina Abbott?
La ragazza non rispose, si limitò a tirar fuori la lingua e a mostrargliela fra i denti.
- Hannah Abbott? – ripeté il professore in tono più severo.
- Lo sa che c’è. – gli sbottò contro Ernie – Lei sa che ci siamo tutti.
Mentre il volto del professore s’incupiva, Fred e George accerchiarono Hermione Granger.
- Sai, Hermione, - fece Fred – credo proprio che questo per te sia il momento di agire.
- Vi prego, vi prego, - li supplicò Hermione – non credo assolutamente che ci sai bisogno di…
- Hermione, ora. – le intimò George.
Dopo di ciò i due le diedero una lieve spinta, e la ragazza avanzò di un mezzo passo.
- Allora, signori, forse non sono stato abbastanza chiaro con voi, mi spiegherò meglio… – cominciò il professore, avanzando adirato ma con passo calmo verso il branco in quasi rivolta dei suoi alunni. Hermione mosse lo sguardo sulla sua figura nera ed il suo lento ondeggiare.
- Ora. ORA! – le ripeterono ancora i Weasley, e sta volta la spinta che le inflissero fu abbastanza forte da costringere la ragazza a fare ben due passi in avanti per non cadere.
- Hey, stop! – intimò loro la ragazza con voce troppo alta, ed il tono sonante dell’esclamazione fece voltare il professore verso di lei.
Severus Piton si fermò all’istante. Indugiò qualche secondo a guardare la ragazza che s’irrigidiva sotto il suo sguardo, e poi cambiò, lentamente, traiettoria, camminando a passo lento verso di lei.
- C’è qualcosa che non va, signorina Granger? – chiese lei guardandola dall’alto il basso non appena l’ebbe raggiunta.
- Io… no, no, assolutamente no – balbettò in risposta Hermione, portando gli occhi alle sue scarpe per sottrarsi allo sguardo inquisitorio di lui.
- Hermione ha qualcosa da dirle, professore. – suonò tonante la voce di Fred Weasley dietro di lei – E’ qualcosa a nome di tutti.
La ragazza si morse le labbra, piegando il volto in una mezza smorfia, e, senza alzare ancora gli occhi dalle scarpe, immaginò in un secondo solo la reazione del suo insegnante. Quasi sicuramente, immaginò la ragazza, quasi sicuramente Severus Piton aveva puntato immediatamente lo sguardo su Fred, e, colta la spinta rivoluzionaria di quella sua esclamazione, i suoi occhi s’erano ridotti in un momento a fessura. Probabilmente, aveva tenuto per qualche istante il suo sguardo e poi, colta la sfida, aveva portato gli occhi nuovamente su di lei. Nel suo tentativo di immaginazione, Hermione Granger era in quel momento davvero, davvero convinta che Severus Piton la stesse fissando nel peggiore dei modi. E non aveva davvero voglia di alzare lo sguardo per rendersi conto che aveva ragione.
Severus Piton, in quei momenti, per inciso, si era comportato più o meno esattamente come Hermione aveva previsto. Nel momento in cui Fred aveva presentato lui la proposta di Hermione, il professore aveva soppesato un momento la sua affermazione, e, una volta compreso il fatto che quasi sicuramente questa non portava nulla di buono, pur rimanendo impassibile, aveva portato gli occhi sulla ragazza, che teneva ancora la testa china come ad aspettarsi una sua imminente decapitazione. La cosa non lo tranquillizzò affatto. Doveva esserci qualcosa che non andava se la stessa Hermione Granger chinava la testa pur di evitare il suo sguardo, questo voleva quasi sicuramente dire che pessime notizie erano in arrivo. Concentrò per un quanto mai lungo arco di tempo la sua attenzione su di lei, aspettando la sua prossima mossa. Questa, per inciso, non avvenne. La ragazza se ne stava lì, davanti a lui, ferma immobile, con la testa china, le mani che si torturavano i lembi della camicia, le scarpe che si portavano ripetutamente l’una sull’altra, i denti che si mordevano le labbra. Pessimo, pessimo segno.
- Ah sì? – disse muovendo nuovamente gli occhi sui gemelli, per poi ritornare a lei – E che cos’aveva di così importante da dirmi, signorina Granger?
La ragazza alzò finalmente gli occhi su di lui.
Lo sguardo inquisitorio del professore verteva ancora immutato su di lei.
- Io volevo… - provò a cominciare la ragazza – io volevo… cioè, la classe, intendeva… i miei compagni volevano… per bocca i miei, per bocca mia volevano farle sapere… loro volevano… Ecco, hanno pensato… la loro idea era… Insomma, quello che volevo dire è che…
- Il suo comportamento ci ha stufato professore. – tagliò corto Fred Weasley.
- Come, scusi?! – chiese lui Severus Piton portando gli occhi a saettare su di lui.
- Fred! – lo rimproverò Hermione – No, no non è così – tentò di riprendersi poi, dando una legera scossa alla veste del suo professore affinché dimenticasse quel che il ragazzo aveva appena detto e tornasse a concentrarsi su di lei. Tutto in utile, lo sguardo duro del suo professore era ancora puntato su di lui – quel che stavo dicendo, quel che volevo dire è che…
- Le spiacerebbe ripetere, signor Weasley? – continuò Severus senza degnarla della benché minima attenzione.
- Quel che Fred vuole dire – riprovò Hermione -…
- Lo so che voglio dire! – l’interruppe il ragazzo. – Non mi serve che tu mi faccia da interprete, Hermione, e non serve neppure a lui – fece alludendo al suo insegnante – è grande, grosso e vaccinato, non ha bisogno che tu gli spalmi il miele sulla coppa per mandar giù la medicina. Quel che volevo dire, professore, – fece poi assumendo un tono di voce più calmo – è che i suoi modi ci hanno stufato.
- Fin dalla prima lezione ci siamo resi conto dell’errore commesso nell’affidare a lei quest’incarico, – continuò George – ed avevamo pianificato di andarcene, ma Hermione ci aveva fatto un bel discorsetto, una cosa sul coraggio in battaglia, e sulla lealtà, e su quanto stupidi saremmo stati se non ce ne fossimo andati, insomma, abbiamo deciso di darle una seconda possibilità. Indovini un po’? Lei l’ha sprecata.
- C’eravamo rivolti ad un insegnante, professore, – prese parola Anthony – ci serviva qualcuno che ci istruisse, che prendesse quel posto che la Umbridge s’era dimostrata tanto indegna di occupare. Non avremmo mai potuto immaginare che lei, professore, che lei potesse essere addirittura peggio di lei.
- Ok, ovviamente stanno un po’ esagerando… - l’interruppe Hermione tentando ancora di salvare quel poco che di salvabile c’era rimasto.
- Non stiamo esagerando, Hermione. – la zittì Zach. – Le abbiamo permesso di insegnarci ciò che più le premeva insegnare, abbiamo accettato i suoi colloqui assurdi, i suoi orari stressanti, i suoi inutili appelli, le sue lezioni assurde per fin troppo tempo. Ora ne abbiamo abbastanza.
- Immagino che lo sbaglio sia stato nostro fin dall’inizio – commentò Harry alludendo a sé stesso, Ron ed Hermione, mentre la ragazza dilatava le pupille al limite dell’immaginabile non trovando alcun argomento utile per indurlo a tacere – e me ne assumo la responsabilità: non avremmo mai dovuto confidare in lei, professore. Sperare che lei avesse potuto portarci qualcosa di buono…
- Ergo, - aveva concluso Padma – noi ragazzi ci siamo riuniti ed abbiamo deciso: o lei cambia i suoi metodi, professore…
- E per “cambia” – aveva specificato Calì – intendiamo dire che li rende più vicini a delle lezioni e meno all’apice di un manicomio.
- Oppure può anche cercarsi un’altra classe. – aveva ripreso la Corvonero. – Con noi ha chiuso.
Eclissatesi le parole dei suoi alunni, Severus Piton rimase muto per qualche istante, limitandosi soltanto a guardarli. Il suo sguardo nero come la più buia delle notti andò a soffermarsi, tranquillo, su uno studente alla volta, come ad abbracciarli, ad analizzarli, a studiarli per qualche frazione di secondo. Mosse pian pianino qualche passo, incrociando la gamba destra dinnanzi alla sinistra, e poi la sinistra davanti alla destra per tre volte, di lato, non per andare in qualche posto di specifico, solo per muovere le gambe. Nei suoi pensieri, Severus Piton analizzò ben bene tutte le parole dette dai suoi studenti, soppesandole come se si trattasse di mettere il voto a degli interrogandi, e dopo tutti quegli istanti, che ad Hermione parvero interminabili e a tutti gli altri eterni, il professore si decise a parlare.
- Mi sento davvero, davvero offeso, – cominciò il professore, - da lei, signorina Granger.
- Da me? – fece sbalordita Hermione – Ma io… io sono stata l’unica… io l’ho difesa io…
- Lei doveva, – l’interruppe il professor Piton in tono tranquillo ma severo – lei doveva lasciare che i suoi compagni lasciassero la mia classe nel momento in cui questi hanno deciso di farlo. Il suo tentativo di tenerli qui è stato terribilmente patetico. Grazie comunque.
La ragazza chinò il capo accettando la finta critica e il ringraziamento, e poi il professor Piton cominciò la sua invettiva.
- Allora, - cominciò l’uomo – da dove cominciare…? Io, beh io modestamente penso che qui si stia partendo da premesse sbagliate. Tanto per chiarire meglio: io non ho chiesto aiuto a voi. - Ma lei… - aveva provato a dire Harry.
- No, no, no, mi scusi signor Potter, - l’aveva interrotto Severus – voi avete detto la vostra senza che io vi interrompessi, ora lasciate parlare me. Come stavo dicendo, io non ho chiesto aiuto a nessuno. Ecco io penso, e forse sarà un’opinione errata la mia, ma credo davvero che qui stiamo partendo da premesse sbagliate. Secondo il dipinto che voi avete tracciato della situazione, qui io dovrei forse inchinarmi alla vostra prorompente cortesia e scusarmi se sono stato un po’ burbero e se non vi ho accontentati. Voi mi avete concesso di insegnare la materia dei miei sogni, voi avete accettato i miei colloqui, i miei orari, i miei appelli, le mie lezioni. Ma penso che voi abbiate tralasciato solo un piccolo, piccolissimo particolare: sono io che ho accettato di aiutarvi. Forse avete perso la memoria, di recente, forse la rabbia vi ha un po’ confuso, ma sarà meglio ridefinire la situazione. Siete voi, voi, voi che siete venuti da me, per chiedermi aiuto. Vi pregherei di non interrompermi per favore, perché credo davvero che questo sia il nocciolo della questione. Non sono stato io a chiedere il vostro aiuto.
- Sì ma…
- Non sono stato io, ed ho chiesto di non interrompermi, signorina Chang, a supplicarvi di aiutarmi, è quelli siete stati voi. Siete venuti in camera mia nel pieno della notte, a parlare di come la Umbridge fosse terribile e su come vi servisse una mano, non vi ho chiesto io di iscrivervi ai colloqui, siete stati voi a presentarvi chiedendomi di ammettervi alla mia classe, voi a chiedermi di istruirvi, voi a pregarmi, scongiurarmi, supplicarmi di…
- Quello che le avevamo chiesto era di dimostrarsi un insegnante migliore della Umbridge, e lei non lo è stato! – protestò Harry.
- Io sto facendo esattamente quello che voi mi avete chiesto, signor Potter, ed ora faccia silenzio! – lo zittì Severus Piton alzando la voce - Come stavo dicendo, - riprese poi il professore in tono calmo – Siete voi ad avere bisogno di me, non il contrario. Se ho sempre voluto insegnare Difesa Contro Le Arti Oscure? Sì, è vero, è risaputo, ma se pensate che questo gioco mi diverta vi sbagliate di grosso. Io sto faticando, rischiando, lottando più di voi tutti messi insieme. La signora Dolores Umbridge lavora direttamente per il Ministero, questo vuol dire che se qualcuno di voi viene beccato si becca un biglietto di sola andata per il ritorno a casa, ma se becca a me io finisco ad Azkaban fino a nuovo ordine! Posso vivere senza questa cattedra io, senza questa classe, insegno una materia che mi piace, ho un lavoro salariato, un ufficio comodo, io, e lo avevo già prima che questa classe nascesse e lo avrò anche se deciderete di sbattermi fuori. La Umbridge non ha potere su di me. Sì, può prendere i suoi appunti, può guardarmi male e meditare di buttarmi fuori, ma sono l’unico qui dentro che non le si è ancora ribellato contro, quello i cui insegnamenti le sembrano più consoni al suo progetto di decoro, ed anche il più pericoloso, date le informazioni sul mio passato che a quanto pare già tutti conoscete. Il mio stipendio qui è assicurato anche con lei, la mia vita non cambia affatto. In caso succedesse qualcosa, e per qualcosa intendo, che Lord Voldemort, l’uomo che ha ucciso il vostro amico Cedric Diggory – e qui alzò la voce – dovesse essere davvero tornato come il signor Potter profetizza e dice, allora io me ne starò qui, al sicuro, preparato abbastanza per poterlo affrontare e sopravvivere. Quindi, se vi aiuto, come sto facendo, le mie aspettative sono fatica e, in caso vada male anche un bel soggiorno all inclusive ad Azkaban, se non lo faccio la mia vita va avanti tranquilla. Ma ora parliamo di voi. Voi vivete qui, nella vostra scuola, oppressi dal regime bigotto che la Umbridge sta cercando di istaurare qui. Le sue punizioni sono pene corporali, i suoi metodi vi impediscono di vivere. E non è tutto. I suoi insegnamenti vuoti fanno in modo che voi siate impreparati proprio nel momento in cui più avreste bisogno di sapere come difendervi. In caso ci dovesse essere una guerra, cosa che francamente mi astengo dall’escludere, sareste deboli, impreparati. In poche parole, non avreste altro scampo o speranza di salvarvi che chiudendovi in casa e pregando che Lui non venga a trovarvi. Questa classe è l’unica chance che avete di sopravvivere. Quindi, facciamoci due calcoli: senza queste lezioni io ho un lavoro che mi paga da vivere, ben pochi problemi, ed in caso Qualcuno dovesse attaccarmi ne so abbastanza per rispedire i suoi incantesimi al mittente almeno il tempo necessario per fuggire; se partecipo mi rischio Azkaban insieme a un grande sforzo e impiego di tempo ed energie. Se voi non partecipate, vi private dell’insegnamento che al momento vi sarebbe più utile limitandovi a studiare (chessò?) le proprietà di un buon incantesimo sopra un libro di carta, e siete totalmente insignificanti, per non dire già morti, in caso di guerra; se partecipate potreste imparare quantomeno lo stretto indispensabile per sopravvivere a Lord Voldemort più di quindici secondi (senza contare il qui presente Harry Potter, questo record appartiene a Dorcas Meadowes, la donna che è riuscita a sopravvivere all’Oscuro Signore più a lungo). Ora, ricapitolando, credete ancora di essere voi a star facendo un favore a me?
La classe rimase in silenzio.
- L’unico motivo per cui ho accettato di lavorare in questa classe – riprese Piton – fregandomene dello sforzo e dei rischi che tutto ciò comportava, era quello di darvi anche una sola possibilità di rimanere in vita, in caso di battaglia. Il mio errore, immagino, è stato quello di considerarvi persone coscienti e responsabili, persone in grado di capire di chi e di cosa avessero bisogno, persone abbastanza umili da comprendere di non potercela fare da sole, e di riporre la loro fiducia nelle mani di una persona un po’ più esperta di loro. Errore mio, appunto, considerarvi come persone tali, invece dei bambini che ovviamente siete.
- Ma lei… - provò a protestare Harry.
- Io cosa, signor Potter? – chiese lui Piton, evidentemente alterato, - Io cosa?
- I suoi insegnamenti, – rispose lui il ragazzo – non assomigliano affatto… non si avvicinano nemmeno… Insomma, il professor Raptor, ed anche Allock, e Remus…
- Raptor e Remus dovevano istruirvi per gli esami io vi sto preparando per la guerra! – tuonò il professor Piton – E non sono disposto a sentirmi dire che i miei metodi non vi piacciono. Potevate tornare da Allock, se tanto vi piacevano i suoi metodi, credo che sia ricoverato al San Mungo in seguito a… che cos’è stato? Ah, già, la perdita della memoria causata da un incantesimo provato ad applicare su due suoi studenti! Non prenderò le veci di qualcun altro solo perché la cosa vi fa piacere, signori, non balbetterò nel vedervi arrivare, non testerò dal vivo incantesimi senza perdono sopra i ragni, non istruirò sui mollicci elargendo cioccolata e non vi farò studiare sui miei libri firmando autografi e conquistandomi con un colpo di chioma fluente o con un sorriso!
- Anche perché non se lo potrebbe permettere… - commentò Marietta all’orecchio della sua amica Cho.
- Silenzio! – gridò il professore – Io mi sono messo al vostro servizio, sto lavorando per voi, e ce la sto mettendo tutta, ed il modo in cui voi mi ringraziate è…
- Ma i suoi metodi assurdi… - provò a ribattere Harry.
- Dei miei metodi lasci discutere qualcuno in grado competere in materia, signor Potter! – lo rimproverò Severus – Quanti anni aveva lei, signor Potter, quando ha visto per la prima volta il signore oscuro? Lei aveva un anno, e si è salvato per fortuna, così come ha fatto per il suo primo anno di scuola quando ha scoperto accidentalmente che il tocco delle sue mani bruciava la carne di Raptor, è stata Fanny a salvarla tre anni fa, e l’hanno scorso probabilmente sarebbe morto se il cerchio di anime non le avesse fatto prendere tempo. E tutta questa fortuna per, e mi lasci fare il calcolo, ah, già, un totale di quattro fortuiti incontri in tutto. Beh, io ho vissuto con lui per due anni, signor Potter, due anni, e non sono sopravvissuto per fortuna. E questo lei, signor Potter, come tutti i presenti, immagino, già lo sa. Ed allora non crede, signor Potter, che dopo due anni di servizio, io sia in grado ora di conoscere i suoi metodi, il suo modo di agire, il suo stile, che non sia forse per questo che l’Ordine, nella veneranda persona di Albus Silente, ha richiesto la mia presenza, e non crede forse che, in vista di queste mie conoscenze, il mio insegnamento con voi sia venuto di conseguenza. Tutti voi conoscevate il mio passato, me lo avete fatto ampiamente capire durante i vostri colloqui, ma a quanto pare questo vi è parso incredibilmente utile nel momento di puntarmi il dito contro, ma neppure uno di voi è arrivato a pensare che forse era proprio questo mio passato che più poteva aiutarvi.
Qui fece una breve pausa. Nessuno osò dire parola, ed anche Harry, che fin ora era stato colui che aveva tenuto più viva la resistenza, aveva adesso indietreggiato di un passo. Il professore riprese.
- Il professor Remus Lupin è stato senza dubbio il professore migliore che voi abbiate mai avuto, – disse Piton – per quanto la sua lentezza nell’eseguire il programma ed i suoi metodi troppo confidenziali non rientrino nella top ten dei miei modi ideali, possiamo dire che non avere il parassita di Lord Voldemort conficcato dietro la testa o di non aver cercato di uccidervi lo renda il professore ideale ai vostri occhi, e questo è ok. Ora, qualcuno di voi sa quante volte Remus Lupin si è trovato di fronte a lord Voldemort? Tre volte. Meno di lei, signor Potter. Ora, non voglio assolutamente screditare il vostro insegnante dinnanzi a voi, ma vorrei che voi teneste a mente quantomeno che il tipo d’insegnamento che era a lui richiesto di fornirvi è molto differente da ciò che son costretto a fare io.
- Mi avete chiesto di istruirvi per la guerra, affinché foste preparati – continuò il professore – e forse ho sbagliato io nel non spiegarvi fin da subito che, cosa che davo per scontata, una preparazione di guerra è una cosa ben diversa da una lezione ordinaria. Non vi sono duelli onesti, in battaglia, signori. È un tutti contro tutti, è il caos più totale, gli incantesimi volano da ogni parte e non vi capiterà poco spesso di venir colpiti da un fuoco nemico. Credetemi, la guerra è molto peggiore di un molliccio.
- A che cosa pensate che potrebbe tornarvi utile, in caso di guerra, imparare l’anatomia dei marciotti? Volete combattere contro una creatura invece che contro un uomo? Beh, Voldemort preferisce i dissennatori. Non credete forse che sarebbe più facile anche per me eseguire lezioni ordinarie? Mettermi comodamente seduto e guardarvi mentre eseguite incantesimi regolari senza muovere protesta, invece di dovermi esporre in prima persona con la speranza di darvi una preparazione maggiore?
- Ora, alla luce di tutto ciò, io vengo qui a lezione come tutte le altre volte quest’oggi, e quello che mi trovo dinnanzi è una gruppo di ragazzini stupidi e immaturi che non fanno che lamentarsi di come siano severi i miei metodi. Ma penso che tutti voi mi conosceste abbastanza prima di questa classe, sapevate già com’ero fatto, e nessuno vi ha costretti a venire qui, potevate rivolgervi a qualcun altro. I miei metodi, i miei modi, sono, per inciso, l’unica speranza che credo abbiate per sopravvivere. E se non sono carino con voi, e se non sono gentile, sappiate che là fuori nessuno sarà gentile, e nessuno si asterrà dall’uccidervi se solo gliene capiterà l’occasione. Ed in più non credo che sia compito mio rendervi piacevoli queste lezioni. Mi pare di aver ribadito in ogni sacrosanto colloquio che questo non era un passatempo, che non andava preso come tale, dovrebbe essere la vostra voglia di imparare, la vostra conoscenza di ciò che vi sta accadendo intorno a far sì che vi presentiate puntuali alle mie lezioni tutti i giorni, non i miei moti garbati. Scegliete voi se volete un insegnante od un migliore amico, per non sono disposto a fare il secondo! Non sono la vostra balia, siete grandi abbastanza per non averne una, sono un vostro insegnante, per l’amor del cielo, e per inciso l’unica persona che vi sta dando una mano in questo, mi meriterei un minimo di rispetto.
- E non vorrei più ritornare sull’argomento, se non vi dispiace. – concluse Severus dopo una breve pausa – Come ho già detto, nessuno vi obbliga o vi costringe a stare qui, potete andarvene quando più vi pare, se i miei metodi vi lasciano così scontenti. Quindi, se c’è qualcuno che vuole andarsene è pregato di spostarsi un momento nella parte destra dell’aula. La vostra destra.
Nessuno degli studenti si mosse di un passo. Si guardarono fra di loro, non trovandosi con gli sguardi, e poi rivolsero nuovamente lo gli occhi al loro professore, rimanendo fermi ai loro posti. Neville Paciock, che stava più vicino degli altri alla parte destra dell’aula, mosse un passo nella zona opposta, come a scansarsi dal luogo del delitto.
Il professore non proferì parola.
- Perfetto. – decretò dopo una manciata di secondi – In caso qualcuno di voi cambiasse idea nel corso delle prossime settimane è pregato semplicemente di non presentarsi in aula. Io stesso non so se lo farò: mi avete molto, molto deluso.
- Per oggi la lezione è finita, - concluse muovendo qualche passo verso l’uscio – Spero che abbiate imparato qualcosa.
Ciò detto sparì dall’aula chiudendo la porta dietro di se.
Nella stanza continuava a prevalere un marmoreo silenzio.
I ragazzi si guardavano pietrificati fra di loro, muti, uno sguardo colpevole stampato sopra le facce.
- Ok, - decretò Ginny Weasley prendendo per prima la parola – siamo tutti d’accordo nel dire che quell’uomo non è mai stato più eccitante di così, o è solo un’impressione mia?
- Oh, no, ti appoggio totalmente – commentò Hannah Abbott .
- Sì, appieno – asserì Alicia.
- Totalmente – le appoggiarono anche la Bones, la Jonson e le Patil.
- Oh, nessuna obiezione – commentarono Fred e George – siamo pienamente d’accordo che Severus Piton non sia mai stato più sexy.
- Il suo modo di risponderci, di spiegarci come stavano le cose… – enfatizzò Justin – e poi tutto il discorso! È stato grande, dieci volte meglio di Allock!
- Davvero affascinante – fece Cho Chang.
- Un po’ spaventoso – commentà Neville – ma affascinante.
- Diamine, - fece Harry – dovrò chiedergli scusa circa un milione di volte per quello che ho fatto, e come non bastasse devo ammettere che, anche se fino ad ora non me ne ero reso conto, lui aveva ragione su tutto.
- Dovremmo chiedergli scusa. – concluse Ron – E pregare che abbia il cuore di perdonarci e tornare a lezione la prossima volta.
- Per ora c’è qualcuno che ha intenzione di non presentarsi, a parte lui? – chiese Harry alla classe.
- Ma vuoi scherzare? – chiese lui Lee Jordan – Ringrazia solo che io non decanti un suo coro alla prossima partita di quidditch!
- Già, è stato fantastico, sensazionale – commentò qualcun altro.
- Il miglio discorso nella storia di Hogwarts, senza dubbio.
- La sua energia, la sua rabbia, ma anche la sua eloquenza era tutto così… wow!
- È stato emozionante, mi ha toccata nel profondo, ragazzi, dico davvero.
- Mi sono sentito uno schifo, e in contemporanea l’ho amato con tutto me stesso…
- Quell’uomo è una forza, Hermione! – decretarono Fred e George – Non capiamo davvero perché mai tu abbia tentato di mandarlo via…
   
 
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